Gli stati confinanti con l'impero tedesco tra il XIII ed il XIV secolo Caratteristiche fonetiche e morfologiche I Normanni - Vichinghi - Saraceni - Magiari - Mongoli Storia cronologia dall'anno 0 al 2000 ![]() (Kesh 1336 - Otrar 1405) Conquistatore mongolo, sovrano di un impero che si estendeva dall'India al mar Mediterraneo. Nato in una tribù mongola insediata in Transoxania (attuale Uzbekistan), si mise in luce al servizio del khan Tughluq Timur. Tra il 1364 e il 1370 riuscì a conquistare l'intera Transoxania, spodestando gli antichi suoi signori e alleati. Con l'intento di restaurare l'impero di Gengis Khan, cominciò col soggiogare anche i vicini khanati per poi invadere in successione, a partire dal 1394, Iran, Mesopotamia, Armenia e Georgia, compiendo ripetute incursioni in Russia e in Lituania. Tamerlano (in persiano Timur Lang, cioè "Timur lo Zoppo"), il sovrano e condottiero mongolo del Turkestan che si diceva discendente di Gengis Khan, fu uno dei più grandi conquistatori della storia. A partire dal 1364 sottomise la Transoxiana, l'Iran, la Mesopotamia, l'Armenia e la Georgia, e fece incursioni in Russia, in Lituania, in India, in Siria e nell'impero ottomano. Mausoleo
di Tamerlano, Samarcanda. L'antica città di Samarcanda, nell'attuale Uzbekistan, ospita il Mausoleo di Gur-e Amir, dove è sepolto il conquistatore mongolo Tamerlano. L'edificio venne eretto all'inizio del XV secolo; i dettagli costruttivi e la magnifica decorazione a mosaico sono tra i migliori esempi dell'arte islamica dell'Asia centrale. Tra il 1389 e il 1395 attaccò il khanato dell'Orda d'Oro, mentre nel 1398 invase l'India, occupando Delhi e massacrandone gli abitanti. Nel 1401 tolse la Siria ai Mamelucchi, saccheggiò Damasco e, passato nei territori corrispondenti all'odierno Iraq, sterminò la popolazione di Baghdad. L'anno successivo sconfisse il sultano ottomano Bayazid I. Morì nel 1405 capeggiando l'ennesima spedizione, indirizzata questa volta contro la Cina; fu sepolto a Samarcanda nel mausoleo di Gur-e Amir, una delle più pregevoli opere architettoniche della città. I suoi discendenti, i timuridi (da Timur Lang o Lenk, 'Timur lo Zoppo', il nome in persiano di Tamerlano), governarono l'Iran e la Transoxania fino agli inizi del XVI secolo; uno di essi, Babur, nel 1526 fondò la potente dinastia indiana dei Moghul. Christopher Marlowe Tamerlano il Grande Il teatro elisabettiano I Mongoli. I Mongoli, popolazione delle steppe dell'Asia centrorientale, erano pastori nomadi che cominciarono col tempo a premere sulla Cina, che per difendersi avviò dal III sec. a.C. la costruzione della Grande Muraglia. Inizialmente i Mongoli presero a distruggere a scopo di razzia tutte le più importanti città conquistate, massacrandone la popolazione, e solo in seguito, assimilando le culture dei popoli vinti, consentirono la ripresa delle attività economiche e dei contatti tra Oriente e Occidente. Il loro ingresso nella storia mondiale avvenne con Gengis Khan nel 1206, che guidò la prima grande espansione mongola dal mar Caspio alla Manciuria [una regione dell'Asia nord-orientale]. Sotto i suoi successori il grande Impero venne frazionato, ma furono conquistati la Cina, il Tibet, la parte settentrionale dell'Indocina, dell'Iran e una parte dell'Ucraina e dell'Asia centrale fino al Volga. A partire dal 1236 i Mongoli avanzarono in Occidente, invadendo la Valacchia, la Polonia e conquistando Kiev (1240). Nel 1241 gli eserciti tedesco-polacchi e ungherese subirono una dura sconfitta. L'Europa si salvò per il ritiro delle truppe a causa della morte del gran Khan. Con la Cina, che nel frattempo aveva attraversato momenti di unità e divisione guidata da grandi dinastie, fu condotta una lunga guerra, fino a quando Kubilay Khan vi fondò la dinastia Yüan (1280). Presso di lui soggiornò per 17 anni il veneziano Marco Polo. Dopo la fine della dinastia Yüan, nel 1368, Tamerlano, sovrano turco supposto discendente di Gengis Khan, si fece proclamare gran Khan, dando vita al secondo Impero mongolo, conquistando immensi territori. Nel 1405, alla vigilia di un attacco contro la Cina, Tamerlano morì e l'Impero declinò rapidamente, sfaldandosi in molti stati. La cartina mostra le campagne compiute da Tamerlano, signore della Samarcanda. Quando Tamerlano morì, nel 1405, mentre era in marcia con il suo esercito verso la Cina, le sue conquiste si estendevano dall'Anatolia al sultanato di Delhi, dalla Mesopotamia alle coste del Baltico. Lingue altaiche. Famiglia linguistica comprendente circa 40 lingue, parlate da quasi 75 milioni di persone in un'ampia area dell'Eurasia, che va dalla Turchia al mare di Ohotsk, e divisa in tre grandi gruppi: il turco, il mongolico e il manciù-tunguso. ![]() [Attila. Vissuto nella prima metà del V secolo d.C., Attila, detto il Flagello di Dio, unificò gli unni e invase i territori dell'impero romano. Dopo aver fatto uccidere il fratello per non dividere il potere con lui, scese in Italia devastando Aquileia, Milano, Padova, e giungendo alle porte di Roma. Come conseguenza della calata degli unni in Italia, alcune popolazioni venete dell'Italia nordorientale si rifugiarono su un gruppo di piccole isole dell'Adriatico, che doveva costituire il sito della futura città di Venezia. Attila è conosciuto nella storia occidentale e nella tradizione come il "Flagello di Dio", e il suo nome è diventato sinonimo di crudeltà e barbarie; a questa fama può aver contribuito il fatto che la sua figura sia stata nel tempo assimilata a quella di altri condottieri della steppa: Mongoli come Genghis Khan e Tamerlano, noti come signori della guerra abili in combattimento, crudeli e sanguinari, e dediti al saccheggio; Attila (Atle, Atli in norvegese antico; Etzel in tedesco, 406 - 16 marzo 453) fu l'ultimo e più potente re degli Unni in Europa, dove, dal 434 fino alla sua morte, governò un vastissimo impero che si estendeva dall'Europa Centrale al Mar Nero, e dal Danubio al Baltico. Durante il suo regno divenne il più irriducibile nemico dell'Impero Romano d'Oriente e dell'Impero Romano d'Occidente; invase due volte i Balcani e, nella seconda incursione, cinse d'assedio Costantinopoli; marciò attraverso la Francia spingendosi fino ad Orleans prima di essere respinto a battaglia di Chalôns (451) e nel 452 scacciò da Ravenna l'imperatore Valentiniano III. Per la sua ferocia fu soprannominato flagellum dei (flagello di Dio) e si diceva che dove passava col suo esercito non nascesse più l'erba. Nonostante il suo impero si sia disgregato alla sua morte per la mancanza di successori di un certo rilievo, è diventato una figura leggendaria nella storia europea, che lo ricorda soprattutto come esempio di crudeltà e cupidigia. In alcuni racconti viene celebrato come un grande e nobile re, ed è il personaggio principale di tre saghe norvegesi. Gli Unni. Erano costoro guidati, dal re Attila, detto «il flagello di Dio», che li aveva riorganizzati al punto da costituire un vastissimo regno negli attuali territori della Russia e della Siberia. Di là dopo avere invaso e sottoposto a tributo l'impero d'Oriente, avanzò verso Occidente raggiungendo la ricca regione gallica, ove il generale Ezio riuscì a vincerlo in una grande battaglia ai Campi Catalaunici nei pressi dell' odierna Chàlons sulla Marna (451). Attila allora si ritirò nella Pannonia, donde l'anno seguente mosse di nuovo, invadendo l'Italia e prendendo d'assalto Padova, Verona, Milano ed altre città per poi accamparsi alla confluenza del Mincio nel Po, presso Govèrnolo, deciso a marciare su Roma. Intanto però una terribile peste era scoppiata tra le sue orde: nello stesso tempo Ezio sì dìsponeva a fargli resistenza sulla destra del Po e l'imperatore d'Oriente si accingeva a mandare un esercito in difesa dell'Italia: Stretto così da tanti mali e pericoli, Attila accolse un'ambasceria romana condotta dal papa Leone I e si piegò al trattato di pace ch'essa gli propose. Dopo di che, carico di doni e di bottino, lasciò l'Italia e rientrò in Germania, ove poco dopo morì, aprendo in tal modo la via alla totale dissoluzione del suo regno. Di questo episodio, caricato di un significato religioso e miracolistico, ebbe ad impadronirsi ben presto la leggenda, che sostenne tra l'altro l'apparizione alle spalle del pontefice degli apostoli Pietro e Paolo con le spade sguainate in atto di ammonire il re barbaro. In realtà il successo di papa Leone fu il risultato di tutta una serie di circostanze sfavorevoli agli Unni : prima tra esse il pericolo di essere assaliti alle spalle e di trovarsi così privati di ogni possibilità di ritirata. Con tutto ciò l'incontro di Govèrnolo ebbe un eccezionale valore sul piano politico e diplomatico, in quanto contribuì in modo decisivo a dare risalto e prestigio eccezionali al papato e ad affermarne sempre più l'autorità nella coscienza dei popoli latino-cristiani in un momento nel quale le pubbliche autorità avevano dato chiarissima prova di incapacità e di inefficienza.] Popoli storicamente importanti che parlarono lingue altaiche furono gli unni e i mongoli, che invasero l'Europa fra il IV e il XIII secolo, e i manciù della dinastia Ching, che regnarono in Cina dal 1644 al 1912. I primi testi scritti in una lingua altaica risalgono all'VIII secolo e si tratta di documenti di provenienza turca scritti in un alfabeto assai simile alle rune. Per il mongolo le prime attestazioni non sono anteriori al XIII secolo, mentre bisogna aspettare fino alla metà del Seicento per avere documentazioni scritte di una lingua del gruppo manciù. Vari, nel corso del tempo, sono stati i sistemi di scrittura impiegati: ad esempio, solo in epoca recente (1929) il turco ha adottato l'alfabeto latino, abbandonando i caratteri arabi. Gli stati confinanti con l'impero tedesco tra il XIII ed il XIV secolo. 1200 - 1500 d.C. Storia. Nell'orbita dell'Impero germanico, ruotavano due Stati di lingua slava costituitisi ai suoi confini: la Boemia e la Polonia. Il primo entrò a far parte dell'Impero come Stato vassallo, seppure con obblighi meno impegnativi rispetto a quelli riservati ai vassalli tedeschi. La Polonia riuscì invece ad evitare il vassallaggio, mantenendo la propria autonomia. Entrambi questi paesi furono soggetti ad una continua penetrazione tedesca, promossa dai re e dai nobili germanici. I re boemi, per rafforzare la propria posizione nei confronti dei feudatari locali, avevano l'abitudine di fondare dei monasteri, dotandoli poi di terre e mettendovi a capo dei vescovi o degli abati provenienti dalla Germania; questi, non avendo collegamenti con i nobili locali, riconoscevano unicamente al re i propri benefici. Alla stessa maniera agivano sia i re che i nobili nei confronti dei cavalieri tedeschi, che venivano da essi arruolati per utilizzarli nelle lotte interne. Infine, i re boemi erano soliti promuovere la prosperità delle loro città, attirandovi in gran numero artigiani e mercanti tedeschi, che vi si recavano volentieri perchè si trovavano favoriti e protetti in quelle terre, mentre in Germania essi erano perennemente in lotta con i feudatari e perfino contro gli imperatori. In questo modo si vennero a costituire in Boemia due diverse nazionalità, tra le quali quella tedesca era la meno numerosa, ma occupava le posizioni più importanti all'interno dello Stato boemo. Quasi tutto l'alto clero, la gran parte dei cavalieri ed i mercanti più importanti erano infatti tedeschi. Il processo di germanizzazione era molto evidente nelle città, mentre nelle campagne viveva la maggior parte della popolazione di ceppo slavo. Questa strana situazione, ebbe in seguito delle conseguenze disastrose per la Boemia. In Polonia, la monarchia appariva assai debole per due motivi principali: la prima causa era l'abitudine dei re polacchi di dividere il territorio del Paese tra i vari figli, mentre la seconda causa era costituita dal processo di formazione del feudalesimo, che originò una nobiltà orgogliosa e indisciplinata. Fu così che all'inizio del XIII secolo, furono gli stessi re polacchi a richiedere l'aiuto degli ordini cavallereschi tedeschi per eliminare la resistenza dei Prussiani e delle altre tribù baltiche, che si erano ribellate al governo reale. Questo aiuto costò molto caro ai re polacchi, che si videro espropriare dai tedeschi il litorale baltico, privando in questo modo la Polonia del suo accesso al mare, con gravi conseguenze per la sua economia. A questi problemi, si aggiunse l'invasione dei Mongoli, che sempre nel corso del XIII secolo devastarono a più riprese una buona parte del territorio polacco. Per ripopolare i territori e riavviarne la vita economica, i re ed i nobili polacchi, chiamarono artigiani, mercanti e contadini tedeschi, garantendo loro molti privilegi. Ebbe così inizio la colonizzazione tedesca della Polonia occidentale e delle più importanti città polacche, anche questa foriera di terribili conseguenze future per l'avvenire della Polonia. La pianura della Pannonia fu il limite occidentale raggiunto dalle orde mongoliche, che dal V secolo dopo Cristo si riversarono sull'Europa: qui si stanziarono infatti gli Unni di Attila ed in seguito gli Avari che all'epoca arrecarono molto danno nell'area; qui si fermarono anche le sette tribù, a capo delle quali erano i Magiari o Ungari, che nel IX secolo giunsero dalla Russia meridionale. Per due secoli, le devastazioni da essi arrecate, terrorizzarono l'Europa occidentale, finchè Ottone I non vi pose termine. Nel frattempo, essi si erano trasformati da pastori nomadi in agricoltori stanziali: infatti, dagli slavi che avevano sottomesso, essi appresero l'agricoltura e, grazie ai Bizantini adottarono il Cristianesimo come propria religione. Con il re Stefano I, ebbe inizio la dinastia Arpad, che optò per la Chiesa di Roma, anche per migliorare i propri rapporti con la Germania e con l'Italia. Nei secoli successivi si potè assistere ad un rafforzamento della monarchia magiara, grazie anche all'appoggio della nobiltà locale. Evitato il vassallaggio all'imperatore di Germania, l'Ungheria svolse una propria politica indipendente, che la vide estendere il proprio territorio alla Transilvania romena, sulla Slovacchia, e ad unirsi successivamente al Regno di Croazia, al quale faceva capo la Dalmazia. Con il suo estendersi nei Balcani e sul Mare Adriatico, il regno entrò in conflitto con la Repubblica di Venezia e con l'Impero Bizantino, riuscendo a sviluppare la propria economia, favorita anche dal dominio del medio corso del Danubio. Anche in territorio ungherese sorsero città commerciali quali ad esempio Buda, Pest, Esztergom, Bratislava e altre ancora. Il progresso di questo Stato, venne bloccato dall'invasione mongola, che nel biennio 1242-1243, devastò l'intera Ungheria, distruggendo le città e sterminando parte della popolazione. Cacciati i Mongoli con l'aiuto dei Boemi, l'Ungheria riuscì a risollevarsi. All'inizio del XIV secolo, con l'ascesa al trono del figlio di Carlo d'Angiò, che aveva sposato la figlia del re e che quindi era divenuto il primo re angioino d'Ungheria, ebbe inizio un nuovo periodo di potenza della monarchia ungherese. I Turchi. Dall'arabo turk (plurale di turki), "le genti turche", che deriva dal persiano turk(i) o turk; in turco osmanico türk ("turco"), significa propriamente "forza", "potenza". Sostantivo con il quale si designano varie popolazioni di lingua uralo-altaica, anticamente stanziate nell'Asia nordorientale ma poi emigrate, a partire dal sesto secolo verso occidente, e convertite all'islamismo. Ma intorno al Quattrocento, per l'Occidente europeo, Turchi per eccellenza furono solo gli Ottomani (discendenti della dinastia fondata da Othman nel Trecento), in quanto unica popolazione di lingua turca che avesse contatti politici e commerciali con l'Europa. La forma antica turchio compare in Boccaccio con l'accezione di "maomettano", cioè "non battezzato": "credendo che turchio fosse, il fe' battezzare e chiamar Pietro" (Decameron, V 7). La conoscenza e lo studio dei Turchi si accrebbero in Occidente parallelamente all'interesse per il mondo bizantino, ma furono soprattutto eventi storici come la caduta di Costantinopoli (1453) e la serie ininterrotta di vittorie militari ad incrementare in Italia e nel resto d'Europa il desiderio di notizie e informazioni sulla civiltà ottomana. Ne sono testimonianza, durante tutto il Cinquecento, le diverse trattazioni dedicate all'argomento da storiografi come Andrea Cambini (Libro della origine de' Turchi e imperio delli Ottomani, Firenze 1528), Paolo Giovio (Commentario de le cose de' Turchi, Roma 1531), Giovan Antonio Menavino (Trattato de' costumi e vita de' Turchi, Firenze 1548), Teodoro Spandugino (Delle istorie e origine de' principi de' Turchi, ordine della corte, loro rito e costumi, Lucca 1550), Francesco Sansovino, Istoria universale dell'origine ed imperio dei Turchi, Venezia 1560; Lazzaro Soranzo, L'Ottomanno, Ferrara 1598). Quando Solimano II (1520-1566) conquistò Rodi, la Serbia, l'Ungheria, e pose l'assedio a Vienna (1529), il conflitto tra mondo musulmano e cristianità apparve più drammatico e l'espansione turca verso occidente più minacciosa. Mentre la paura di un'invasione ottomana alimentava la diffusa inquietudine religiosa per la debolezza e la corruzione della Chiesa, una vastissima pubblicistica anti-turca rafforzava la propaganda per la nuova crociata, promossa dal pontefice, e l'invito ai principi cristiani ad unirsi nella lotta contro l'infedele. Si moltiplicarono in Italia stampe e fogli volanti, pamphlets di vario genere, poemetti bellici, lamenti, componimenti profetici e narrazioni mitiche sull'origine dei Turchi, sulle loro sterminate ricchezze, le azioni crudeli e sanguinose. Le imprese di Carlo V contro Tunisi e Algeri, nel 1535 e nel 1541, ebbero notevole eco letteraria e ispirarono un poemetto in ottave di Lodovico Dolce (Stanze composte nella vittoria africana novamente avuta dal sacratissimo imperatore Carlo Quinto, Venezia 1535), il quale più tardi volgarizzò e commentò una celebre raccolta latina di finte lettere del sultano Maometto II a vari sovrani europei (Lettere del gran Mahumeto imperadore de' Turchi scritte a diversi re, prencipi, signori, e repubbliche con le risposte loro, Venezia 1563). Vastissima fu poi la risonanza e la celebrazione letteraria che accompagnarono la vittoria di Lepanto del 1571. Alle rime più direttamente ispirate al tema del trionfo cristiano si affiancarono composizioni minori, poemetti in ottave, sonetti, frottole, barzellette, poesie in vernacolo. In quest'occasione fu pubblicata, da Luigi Groto (1572), un'ampia raccolta di liriche di petrarchisti veneziani, intitolata Trofeo della vittoria sacra ottenuta dalla cristianissima Lega contra i Turchi nell'anno 1571. Nei diversi generi letterari il motivo medievale dell'Oriente favoloso, durante tutto il Cinquecento, fu rivitalizzato da immagini turchesche. Se Matteo Bandello aveva dedicato due novelle al ritratto di Maometto II, come crudele e barbaro assassino (X e XIII), Sebastiano Erizzo sviluppò l'argomento con più lucida aderenza alla realtà storica (Le sei giornate, Venezia 1567, I, 1 e V, 29 e 30). Particolare fortuna ebbero temi e stereotipi legati ai Turchi nella letteratura epico-cavalleresca, dove le vicende della storia contemporanea si intrecciano alla tradizione propria del genere, mediante la consueta opposizione cristiani-pagani. Il ricordo del "Turco e 'l Moro / con stupri, uccision, rapine ed onte" è presente nelle ottave del Furioso (XVII, 6, 3-4) insieme con il motivo della crociata: "Perché Costantinopoli e del mondo / la miglior parte occupa il Turco immondo?" (XVII, 75, 7-8), vagheggiata anche da Castiglione nel libro quattro del Cortegiano: "qual più nobile e gloriosa impresa e più giovevole potrebbe essere, che se i Cristiani voltasser le forze loro a subiugare gli infideli? non vi parrebbe che questa guerra, succedendo prosperamente ed essendo causa di ridurre dalla falsa setta di Maumet al lume della verità cristiana tante migliaia di omini, fosse per giovare così ai vinti come ai vincitori? E veramente, come già Temistocle [...] il medesimo ancora i Turchi e i Mori, perché nella perdita loro saria la lor salute" (IV 38). Con un sentimento di nostalgia della pace, di timore della violenza e della morte, Tasso intraprende l'epopea della prima crociata: "e s'avien che la guerra anco rinove / il perso e 'l Turco e di Cassano il figlio, / quai forze opporre a sì gran furia o dove / ritrovar potrai scampo al tuo periglio?" (Gerusalemme liberata, II, 71, 3-6). Nel mutato clima culturale anche il ritratto dell'eroe pagano si presenta più complesso e articolato: "Mentre ei [Ismeno] ragiona ancor, gli occhi e la voce / de l'uomo antico il fero turco [Solimano] ammira / e dal volto e da l'animo feroce / tutto depone omai l'orgoglio e l'ira" (X, 13 1-4). Guadagnare navigando! Acquisti prodotti e servizi. Guadagnare acquistando online. Gruppo turco. Tra le lingue del gruppo turco, detto anche turco-tataro, la più importante è, ovviamente, il turco, o osmanli. È parlato da circa 45 milioni di persone in Turchia e nelle zone balcaniche confinanti. Altre lingue di questo gruppo sono, nell'area sudoccidentale, l'azerbaigiano, o azero, parlato da circa 12 milioni di persone tra Azerbaigian e Iran nordoccidentale e il turcomanno, o turkmeno, lingua di circa tre milioni di abitanti il territorio del Turkmenistan; nella regione nordoccidentale, il kazako e il tataro, per circa 12 milioni di persone, il kirghizo e il baschiro; nel sud-est, l'uzbeko, con oltre dieci milioni di parlanti, e, nella regione cinese dello Xinjiang Uygur e nei territori limitrofi della ex URSS, l'uiguro. Spostandosi verso nord-est, verso la Siberia, la densità di parlanti diminuisce vistosamente: circa 300.000 persone parlano lo jacuto e meno della metà il tuva (o tuvano). Gruppo mongolo. Le lingue mongoliche, oltre al mongolo (detto anche khalkh, dal nome del dialetto su cui si basa lo standard della lingua ufficiale della Repubblica popolare di Mongolia), includono il buryat (circa 300.000 parlanti in Siberia orientale), il calmucco, l'oirat (entrambe intorno ai 140.000 parlanti), il santa (200.000 parlanti), il mogol, il daguur e il monguor (tutte con meno di 100.000 parlanti). Per questo gruppo la presenza di centinaia di varianti dialettali rende particolarmente ardua l'identificazione di rapporti evolutivi e di parentela. Gruppo Mangiù - Tunguso. La stessa frammentarietà del panorama dialettale si riscontra nel gruppo manciù-tunguso. Soltanto l'evenki, un tempo detto tunguso, è la lingua di quasi 30.000 parlanti, mentre ciascuna delle altre (lamut, nanai) non raggiunge le diecimila unità. Il manciù, ora praticamente estinto, un tempo aveva il più alto numero di parlanti e fu per duecento anni usato come lingua franca nei rapporti tra la Cina e gli altri paesi. Caratteristiche fonetiche e morfologiche. Le lingue altaiche sono caratterizzate da un tipo di suffissazione agglutinante e da armonia vocalica: all'interno di una parola si possono trovare solo vocali dello stesso timbro e le vocali dei suffissi vengono alterate per concordare con il timbro vocalico della radice. Grandissima è la varietà di vocali, mentre sono relativamente scarse le consonanti. Mancano le distinzioni grammaticali di genere, così come articoli e preposizioni. Alcuni studiosi collegano queste lingue alle lingue uraliche, nel più ampio gruppo uralo-altaico, ma ricerche più recenti tendono a escludere questo legame. Vedi anche Classificazione delle lingue. Invasioni dei Turchi. Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
Buon Giorno! ::::: Grazie per la visita! |
![]() |
Copyright (c) 2002 - 19 Mag. 2025 12:58:44 am trapaninfo.it home disclaim |
Ultima modifica : 02/08/2025 16:18:38