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Asia.MUSICA E FOLCLORELa musica di carattere folcloristico, in Cina, è impostata su forme responsoriali, ovvero sul canto di un solista cui risponde il coro. È notevole il fatto che esista una certa affinità stilistica fra gli antichi canti popolari cinesi e la musica sacra buddhista. Molta parte della tradizione popolare sinica è contenuta negli spettacoli del teatro classico, sia per gli accessori che ne fanno parte, sia per il trucco che ha precisi significati, sia ancora per il balletto che esprime fatti appartenenti alla più pura tradizione popolare cinese. A. Centrale: in Mongolia esiste tuttora il cantastorie girovago che diffonde i canti epici raccolti nella Storia segreta dei Mongoli (1240 circa). La musica che lo accompagna è fornita dall'ohotraka (liuto ad arco) e dal bihur (flauto di terracotta o di bambù), e si basa su ritmi liberi o tutt'al più con andamento binario: molto in uso la sincope. Nelle danze popolari hanno grande parte i tamburi, mentre nelle cerimonie buddhiste non mancano mai le lunghe trombe del tipo tibetano. Molto in voga, nella musica popolare, il tremolo glissato per gli strumenti e l'oscillazione delle note nel canto. Si percepiscono, di conseguenza, molte dissonanze che non appaiono, invece, nella musica cinese. Presso i Kazachi la danza ha inconfondibile carattere erotico. I Mongoli attribuiscono grande importanza al tamburo e per costruirne la cassa si servono esclusivamente del legno fornito dall'albero del mondo (tronchi colpiti dal fulmine, o indicati dallo sciamano in stato di trance). Presso i Calmucchi lo strumento base è la balalaika arcaica, dalla quale sicuramente deriva quella russa, la dom 'ra; queste genti usano anche una tromba di legno simile all'alpenhorn. Nel Turkestan i cantori di musiche popolari, per ottenere il vibrato, sogliono picchiare il loro pomo di Adamo mentre emettono le note, abitudine comune agli antichi popoli dell'Assiria. Caratteristiche sono certe musiche popolari del Shing-Kiang basate spesso sulla scala eptafonica, ma ancora poco note agli studiosi. Corea: anticamente in questo Paese si usavano vari strumenti come lo y'ack (flauto traverso), il koan (flauto doppio), lo haing-pipa (una specie di strana chitarra), oltre al kum (un salterio di cui si fabbricavano alcune varianti); l'esistenza di questi strumenti è comprovata dalla loro figurazione nei famosi affreschi di Pyongyang (X sec.). Essi esistono tuttora, sia pure lievemente modificati. I Coreani, a differenza dei Cinesi, fecero uso dei ritmi ternari, di tremoli, di glissandi e di altri abbellimenti. La loro musica subì certamente l'influsso di quella cinese e di quella giapponese, ma è certo che essa diede un sensibile apporto a quella dei due Paesi vicini. Tipiche le pantomime esoteriche che fanno parte del folklore locale. Giappone: dopo la vittoria ottenuta dall'imperatrice giapponese Jingo
sui Coreani, intorno alla metà del III sec. d.C., fra i tributi pagati dai
principi della Corea vi furono anche quelli musicali. È da quel momento, dunque,
che ebbe inizio la storia della musica giapponese.
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