Ottone di Frisinga.
Ottone di Frisinga Cronista e storico medioevale. Nipote dell'imperatore Enrico IV, compì gli studi a Parigi, dedicandosi, in particolare, alle opere dialettiche di Aristotele e all'intera patristica. Nel 1132 entrò nel monastero cistercense di Morimond, di cui più tardi diventò abate, e nel 1138 fu eletto vescovo di Frisinga. Partecipò alla Seconda Crociata al seguito del fratellastro Corrado III (1147-49) e si recò più volte come ambasciatore presso papa Eugenio III. Sostenne il progetto politico di suo nipote Federico Barbarossa, anche accompagnando l'imperatore nella sua prima discesa in Italia. La sua fama è legata a due opere: Chronicon o Historia de duabus civitatibus, in otto libri e due redazioni (1143 e 1157); Gesta Friderici imperatoris, in due libri, composta intorno al 1157 e poi aggiornata fino al 1160 dal cappellano Radewino. Il Chronicon è una delle opere più significative e caratteristiche della storiografia altomedioevale, concepita secondo lo schema teologico agostiniano. Abbraccia la storia umana dalla creazione fino all'epoca dell'autore e ne rappresenta la progressiva decadenza fino alla crisi della "città terrena", preludio all'affermazione della "città di Dio". Questo pessimismo storico, supportato da una certa tradizione teologica e patristica e insieme dalla situazione storica contingente (impotenza dell'Impero, decadenza del papato, ecc.), risulta tuttavia attenuato nelle opere di O. dal trapelare di una forma di fiducia e di spontanea adesione alla politica di Barbarossa (1114 circa - Morimond, Borgogna 1158). Autore di una cronaca storico-letteraria. ║ Redattore della cronaca di un giornale. Scrittore, studioso di storia. • Mus. - In composizioni oratoriali o liturgiche, il personaggio a cui è affidato il compito di narrare le vicende. (o medievale). Proprio del Medioevo, relativo al Medioevo. ║ Latino m.: il latino usato nel Medioevo come lingua scientifica, letteraria, amministrativa. ║ Spreg. - Che ha principi e valori arretrati, retrogradi, superati. Tale significato negativo del termine risale all'interpretazione storica negativa della civiltà m. come epoca di barbarie e di oscurantismo, tipica dell'epoca rinascimentale e illuminista. • Ind. tess. - Tela m.: tela color avorio usata per la produzione di tovagliati; ha grana grossa e fortemente cordonata. Sovrano successore di Augusto nel governo di Roma. ║ Somma autorità politica. • St. - In Roma antica, chi era investito di una suprema autorità di comando. Poi, termine con il quale era acclamato dai soldati, dopo una vittoria, il generale dotato di comando. Ottaviano nel 40 a.C. lo adottò al posto del prenome. Il titolo, solitamente non usato dai primi i., divenne d'uso comune da Vespasiano in poi. La nomina dell'i. doveva essere riconosciuta dal senato e dal popolo. La designazione avveniva di solito da parte del predecessore. L'i. aveva il comando supremo dell'esercito e il diritto di pace e di guerra; nel campo legislativo, mediante l'emanazione di costituzioni, aveva una giurisdizione propria e superiore; esercitava, per mezzo di funzionari di propria nomina, l'amministrazione pubblica; era arbitro nel campo finanziario; era infine, in quanto pontefice massimo, capo religioso. La residenza dell'i. era sul Palatino, e gli uffici della corte acquistarono sempre più il carattere di alte funzioni pubbliche. Il titolo imperiale, cessato in Occidente dopo il 476 d.C., fu ripreso da Carlo Magno nell'800. Con Ottone I, il titolo di i. si unì alla corona di Germania e d'Italia. Svuotatosi l'Impero di ogni contenuto religioso e di ogni idealità universale, l'i. finì con il ridursi a un monarca tedesco, eletto dai sette elettori imperiali secondo le regole sancite dalla Bolla d'oro. Per rompere la tradizione della regalità, e nel ricordo dei fasti militari dell'antico Impero romano, Napoleone assunse nel 1804 il titolo di i., mentre costrinse Francesco II a rinunciare (1806) al titolo di i. del Sacro Romano Impero per quello di i. ereditario d'Austria. Intanto, già all'inizio del XVIII sec., il titolo di zar di Pietro il Grande era stato tradotto in quello d'i. Così i sovrani dei grandi stati orientali, Cina e Giappone, nella nostra terminologia occidentale furono detti. Nome di sei imperatori di Germania. ║ E. II, santo: duca (937-1024) di Baviera, dopo la morte di Ottone III fu proclamato re di Germania (1002). Ebbe in moglie santa Cunegonda. ║ E. III: figlio di Corrado II il Salico e di Gisella. Successe al padre nel 1039, occupandosi subito di allargare i domini e di consolidare l'autorità del suo regno (1017-1056). ║ E. IV: figlio del precedente e di Agnese. Ottenne la successione paterna nel 1056, e governò sotto la reggenza della madre. A sedici anni sposò Berta di Savoia. Si adoperò energicamente a rafforzare la sua autorità sulle terre dell'Impero, per cui dovette sostenere numerose lotte. Ma la lotta più aspra la ingaggiò contro la Chiesa, a proposito della controversia per le investiture (1050-1106). ║ E. V: figlio del precedente e di Berta di Savoia. Fu incoronato re nel 1099. Ruppe ogni rapporto con la Chiesa essendosi preso il diritto di nominare e dare l'investitura ai vescovi. In seguito, però, dovette scendere a patti e stipulare con Callisto II il Concordato di Worms nel 1122 (1081-1125). ║ E. VI: figlio di Federico Barbarossa e di Beatrice di Borgogna. Nel 1186, per mire politiche, sposò, a Milano, Costanza di Altavilla, erede al Regno di Sicilia. Il papa Urbano III si rifiutò di incoronarlo, e allora E., per ordine del padre, invase il territorio pontificio, saccheggiandolo; solo quando il successore di Urbano, Gregorio VIII, gli promise che non avrebbe ostacolato le sue pretese sulla Sicilia, sospese le ostilità (1165-1197). ║ E. VII: figlio del conte Enrico III di Lussemburgo. Alla morte di Alberto di Asburgo (1308), fu nominato imperatore. Fu incoronato ad Aquisgrana nel 1309 (1270 circa-1313). Guadagnare navigando! Acquisti prodotti e servizi. Guadagnare acquistando online. (detto lo Stagirita; dal nome della sua città natale). Pensatore e filosofo greco. Dopo la morte del padre Nicomano, medico di corte presso Aminta II re di Macedonia, si stabilì ad Atene e fu discepolo per vent'anni di Platone. Nel 347 a.C., dopo la morte del maestro, si trasferì ad Asso, nella Troade, e sotto la protezione di Ermia, tiranno di Atarneo, frequentò il circolo di studi platonico. Si recò poi a Mitilene, nell'isola di Lesbo; nel 343-342 venne chiamato come precettore di Alessandro alla corte del re di Macedonia. Nel 335 tornò ad Atene e fondò la scuola del Liceo, denominata peripatetica perché A. teneva le lezioni passeggiando con i suoi allievi. Morto Alessandro Magno, Atene insorse contro i Macedoni, e A. dovette ritirarsi nell'Eubea dietro accusa di empietà, dove morì. ║ Opere: si è soliti distinguere le sue opere in scritti esoterici o acroamatici, destinati a una cerchia ristretta di discepoli, ed essoterici, rivolti al pubblico. Gli scritti esoterici sono andati perduti quasi tutti; sono rimasti frammenti dell'Eudemo, nel quale è affrontato il tema dell'immortalità, del Protreptico, nel quale la filosofia è presentata come l'attività conoscitiva propria della parte superiore dell'anima e di Sulla filosofia o sul bene, tutte opere giovanili. Gli scritti essoterici, pervenuti a noi per intero, comprendono un gruppo di 6 opere di logica (Categorie, Dell'interpretazione, Analitici primi, Analitici secondi, Topici, Confutazioni sofistiche), definite complessivamente dal VI sec. Organon; la Metafisica, in 14 libri; 4 opere di scienza naturale (Fisica, Sul cielo, Sulla generazione e la corruzione, Sulle meteore); un gruppo di opere sugli animali (Storia degli animali, Le parti degli animali, Sulle trasmigrazioni degli animali, Sul movimento degli animali); Dell'anima, in 3 libri, legata a otto trattati minori riuniti più tardi sotto il titolo di Parva naturalia; un gruppo di opere morali e politiche (Etica Eudemea, Etica Nicomachea, Grande etica, Politica, Costituzione degli Ateniesi); la Retorica, in 3 libri; la Poetica, rimasta incompiuta. ║ Il sistema filosofico: A. sovrasta, per vastità e potenza di pensiero, l'intera storia del sapere ellenico. Le sue opere raccolgono in sintesi i problemi di tutti i filosofi greci, abbracciando lo scibile ed esercitando sulla scienza delle età che seguirono un influsso determinante. Discepolo di Platone, ne continuò la filosofia concettuale, perfezionando la teoria degli esseri e deducendone le regole del sillogismo e della definizione; operò la distinzione tra le sostanze e le varie categorie e il rigoroso spirito di metodo lo portò a fondare una classificazione delle scienze. Riconobbe l'esistenza della realtà, non nell'eterna e immutabile idea platonica, ma nell'individuo e nell'atto. Platone, nella sua concezione filosofica, aveva separato il mondo delle idee dalla realtà sensibile. Ne risultava una netta separazione della ragione dai sensi, del corpo dall'anima, cosicché la loro coesione nella realtà empirica era necessariamente dovuta a un intervento divino. A., pur ammettendo la superiorità dell'Ente razionale, avvertì la necessità di legare in modo inscindibile l'elemento astratto (le idee) alla materia. Affermò, quindi, che le idee sono intrinseche alla sostanza, eliminando, di conseguenza, ogni necessità di interventi trascendenti perché esse potessero manifestarsi. Da questo punto di vista A. può considerarsi rappresentante del Realismo in antitesi all'Idealismo platonico. Il sistema cosmico di A., che informa e compenetra tutta la sua filosofia, è un sistema chiuso dai due estremi insuperabili della pura materia e della pura forma; l'intervallo è coperto da un ascendere per gradi secondo lo schema che segue: 1) materia indifferenziata, cioè amorfa; 2) materia dei corpi fisici (in essa la forma si identifica col movimento); 3) materia organica (la forma assume caratteri specifici di vita); 4) materia animata (la forma è data dal predominio dell'anima razionale sulla materia sottoposta); 5) pura forma (la forma sussiste sola, fuori e oltre la materia). L'indirizzo logico della ricerca scientifica, ereditato da Socrate e da Platone, è posto a base del sistema aristotelico, ma da A. compiuto e codificato nella sua Logica. Per A. la scienza è una sequenza di proposizioni che possono essere vere o false; è possibile costruire sequenze di proposizioni tali che da proposizioni vere derivino sempre proposizioni vere. Si tratta dei sillogismi, che A. analizza negli Analitici primi. Un sillogismo è una sequenza in cui da due proposizioni (premesse) che hanno un termine comune (il medio) deriva una terza proposizione. I sillogismi sono caratterizzati da diverse figure, nelle quali il termine medio ha un ruolo logico-sintattico differente. Se il medio è soggetto in una premessa e predicato in un'altra, si ha la prima figura (se A = B e A = C, ne consegue che B = C); se il medio è predicato in entrambe, si ha la seconda figura (se ogni B è A e nessun C è A, nessun C è B); se il medio è soggetto nelle due premesse, si ha la terza figura (se ogni A è B e ogni A è C, allora qualche C è B). Le figure possono avere modi diversi a seconda che le premesse siano universali o particolari, affermative o negative. Dal sillogismo nasce il metodo della dimostrazione scientifica che trova conforto nella realtà dove sussiste un ordine gerarchico di precedenze: dai generi agli individui attraverso le specie. La reversibilità induce due metodi: il deduttivo, che ricalca il pensiero divino; l'induttivo, che è il cammino inverso con cui l'uomo procede nell'appercezione della conoscenza. Ma per A. il primo metodo è l'unico valido. Partendo dalla concezione del movimento dei corpi fisici inteso quale elemento intrinseco alla loro natura, A. concepì così la sua fisica; ogni corpo è mosso da un altro corpo in movimento in una concatenazione di sollecitazioni il cui principio si identifica nel primo motore immobile, cioè Dio. Ma esistono due tipi di moto: il primo dall'alto in basso (la gravità), cui partecipano i quattro elementi classici stratificati in ordine decrescente di peso (terra, acqua, aria e fuoco), a cui A. aggiunge un quinto elemento, l'etere; il secondo, quello circolare dei corpi celesti, sottratti alla gravità in quanto corpi celesti. Nasce quindi una contrapposizione terra-cielo, che produrrà in seguito la concezione tolemaica dell'universo. Il pensiero filosofico di A. acquista particolare importanza in riferimento alla concezione platonica dell'immortalità dell'anima, di cui rovescia le conclusioni. Infatti, se la forma non può sussistere senza la materia cui dà specificazione - modo di essere e di manifestarsi della forma stessa - risulta evidente che la morte del corpo comporta anche quella dell'anima. A completamento del sistema, A. tratta dell'etica, della politica e della poetica. La prima è intesa come attività del pensiero mirante alla conoscenza del bene; la seconda, in cui le virtù dell'uomo si determinano in vista del fine comune che è il benessere sociale, si attua con tre forme perfette di governo: monarchia, aristocrazia, democrazia; la terza, definita come imitazione dell'universale, è la presentazione ideale delle cose. A. ne riscontra il tipo nella tragedia, il cui coronamento è la catarsi. A. viene considerato il precursore dell'anatomia comparata; per primo tentò una classificazione sistematica di animali e piante. Fra le sue grandi opere zoologiche si ricordano: Storia degli animali, Parti degli animali, Movimento degli animali (Stagira 384 - Calcide 322 a.C.). (dal latino pater, con riferimento ai Padri della Chiesa). Complesso della produzione letteraria, sia greca sia latina, in cui consiste la più antica riflessione teologica cristiana. In senso proprio il termine sarebbe da riferire alle opere dei soli Padri della Chiesa; in senso lato è però comprensivo degli scritti di tutti gli autori cristiani vissuti tra il II e il VII sec. Lo studio scientifico di tale letteratura fu definito, in un primo momento, patrologia; l'intima connessione tra l'aspetto dottrinale e quello filologico-letterario ha però condotto all'unificazione delle due nozioni e dei due ambiti nel termine p. I limiti cronologici della p. sono stati fissati all'epoca della Riforma, quando si distinsero nel corpo della letteratura cristiana periodi fra loro autonomi: la cosiddetta letteratura apocrifa (V. APOCRIFO) rappresentò il termine post quem e la scolastica (V.) il termine ante quem della p. stessa. Nelle loro opere, gli autori di questo periodo mirarono a sviluppare in modo organico, da un lato lo studio delle Sacre Scritture e dei dati della Rivelazione in esse contenuti, dall'altro gli aspetti inerenti il sorgere delle prime comunità (organizzazione, gerarchia, disciplina, liturgia, azione missionaria, ecc.). Questo intento pratico caratterizzò in particolare misura, a scapito di quello teologico, il primo momento (sul finire del I sec.) della p., quello dei "padri apostolici", così chiamati perché ebbero rapporti con gli apostoli o si rifacevano a una diretta tradizione orale del loro insegnamento. Fra loro ricordiamo Clemente, vescovo di Roma, Ignazio di Antiochia, Policarpo, vescovo di Smirne, che indirizzarono numerose lettere a diverse comunità cristiane per dirimere contrasti, spronare alla virtù, indirizzare alla disciplina, ecc. Già dopo i primi decenni del II sec., però, gli interessi dottrinali si imposero nella p., prima in Oriente e poi in Occidente, con gli apologeti (V. APOLOGETICA). Le loro opere avevano carattere schiettamente polemico, sia nei confronti dell'ambiente culturale esterno (paganesimo, cultura ufficiale e statale, ecc.), sia verso il degrado interno segnalato dalle prime eresie. Per quanto riguarda il primo aspetto, era necessario che il Cristianesimo si affrancasse dal sospetto popolare (che attribuiva alla nuova religione colpe odiose quali l'infanticidio, l'incesto, ecc.), dalla persecuzione delle autorità e dall'opposizione culturale pagana. Tale compito fu svolto soprattutto da filosofi e letterati, ex pagani convertiti che, muovendo dalle categorie culturali proprie ai detrattori del Cristianesimo, compirono un'efficace opera di chiarificazione e divulgazione della nuova fede. Le loro argomentazioni comprendevano la confutazione delle accuse sul piano dottrinale, religioso, morale anche mediante la ritorsione delle stesse contro i pagani, ma svolgevano contemporaneamente una dimostrazione positiva della verità del Cristianesimo (profezie, miracoli, collegamento dei contenuti della Rivelazione con elementi della cultura greco-romana, indicata come una sorta di "rivelazione naturale"). Tra questi autori, numerosi, citiamo Giustino per la lingua greca e Tertulliano per quella latina. Tale filone si sviluppò particolarmente nelle regioni dell'Africa romana, abbracciando anche il III sec., nelle opere di Cipriano, Minucio Felice e Lattanzio. Per quanto riguarda la coeva produzione antiereticale, essa fu stimolata principalmente dalla diffusione in Oriente delle dottrine gnostiche (V. GNOSTICISMO) che, fornendo risposte eterodosse a problematiche di natura teologica e filosofica, spinsero gli apologeti a contrastarle a tale livello. La figura di maggior rilievo in questo ambito fu Ireneo di Lione con la sua opera Adversus haereses, che confutò lo gnosticismo in tutte le sue manifestazioni e sette e affermò l'unicità dell'ispirazione divina nella composizione di Antico e Nuovo Testamento, secondo una visione teleologica e ottimistica della storia. Contro la gnosi e altre eresie (montanismo, modalismo, ecc.) si mosse anche Ippolito di Roma. Durante il III sec. assunsero maggior rilievo la teologia dogmatica e l'esegesi biblica, che furono particolarmente sviluppate nella scuola alessandrina del didaskáleion. I due maestri Clemente e Origene lavorarono a un dialogo profondo tra Cristianesimo ed Ellenismo e perseguirono una sintesi speculativa e dottrinale, fondata su un imponente lavoro esegetico in chiave allegorica, di orientamento spiritualista e platonico. Agli indirizzi alessandrini si contrappose presto un'altra scuola, quella di Antiochia e della teologia asiatica, più incentrata sull'aspetto salvifico della religione cristiana (in particolare nella riflessione di Ireneo) e sostenitrice dell'esegesi letterale dei testi sacri. I secc. IV e V videro una fioritura letteraria di grande livello dovuta, oltre che al percorso dei secoli precedenti, anche alle mutate condizioni storiche per cui il Cristianesimo, resistendo alle persecuzioni, nel giro di breve tempo fu tollerato, poi riconosciuto, protetto e infine proclamato culto ufficiale dell'Impero (cesaropapismo). Essendo ormai libera la Chiesa dalla clandestinità e dalla necessità di legittimarsi sul piano religioso e culturale, anche la produzione letteraria mutò nelle forme (ebbero grande diffusione raccolte storiche celebrative o agiografie e composizioni liturgiche) e nei contenuti, impegnandosi nei grandi quesiti dogmatici trinitari (IV sec.), cristologici e relativi alla Grazia (V sec.). Alla fine del V sec., comunque, la p. aveva contribuito a fissare la teologia dogmatica in tutti i suoi punti fondamentali. Tra gli autori di questo periodo ricordiamo Alessandro di Alessandria, Atanasio (Discorsi contro gli Ari), Ilario di Poitiers (De trinitate), Ambrogio di Milano (De officiis; Inni), Gregorio di Nazanzio (Orazioni), Basilio (Intorno allo Spirito Santo), Gregorio di Nissa (Grande discorso catechetico). Per quanto riguarda l'esegesi, condotta in questi secoli secondo il metodo letterale, spicca l'opera di Giovanni Crisostomo (m. 407), raccolta nelle Omelie. La p. latina ebbe il suo apogeo nel V sec. con Girolamo (m. 420), Agostino (354-430) e Prudenzio (348 - dopo il 405). Girolamo, con la sua opera di traduttore elegante, assicurò all'Occidente la conoscenza della tradizione p. orientale. Agostino, in particolare, raccolse nella sua opera l'intera tradizione speculativa precedente in una sintesi originale ed elevata, che esercitò la sua influenza per tutto il Medioevo; a lui si deve in particolare la chiarificazione linguistica e concettuale del dogma trinitario e cristologico (De trinitate), del problema della grazia (De gratia et libero arbitrio), lo sviluppo dell'apologetica in una positiva prospettiva teologica (De civitate Dei), oltre alla testimonianza della sua personale esperienza umana raccolta nelle Confessioni. Il VI sec. segnò il principio della decadenza della p. dovuto, in particolare, all'affievolirsi della riflessione originale, a una generalizzata tendenza a rifarsi al pensiero delle età precedenti come a una dottrina intoccabile e non perfettibile, alla preferenza per attività di compendio ed enciclopediche piuttosto che di speculazione autonoma (l'opera di Isidoro di Siviglia in Occidente e di Giovanni Damasceno in Oriente). Non mancarono eccezioni a queste impostazioni, ad esempio in Massimo il Confessore (m. 622) o in Gregorio Magno (m. 604). (o Cisterciènse). Ordine monastico istituito da San Bernardo di Chiaravalle (1113) il quale, per ricondurre la regola benedettina alla primitiva austerità, fondò nel 1098 il monastero di Cîteaux a Digione, nella Costa d'Oro, fondando poi in tutta Europa numerose comunità (dette anche dei Bernardini), ove i C.(a differenza dei Benedettini, dediti solamente allo studio) si dedicavano anche a lavori di bonifica e agresti (il sistema d'irrigazione delle campagne circostanti l'abbazia c. di Chiaravalle Milanese ne offre mirabile esempio). Cominciò il decadimento dell'ordine, allorché nel 1664 i C. si scissero in Trappisti (osservatori della regola primitiva), in C. propriamente detti e in Foglianti. È da porre in rilievo l'influenza esercitata da quest'ordine monacale nella formazione e nello svolgimento dei principali stili architettonici medioevali: il romanico e il gotico. La potenza e la ricchezza raggiunta dai C., specie in Francia, dettero loro modo di costruire numerose abbazie. Esse, nello schema costruttivo come nei particolari decorativi, rispondevano ad un piano comune, in progressiva evoluzione, cosicché costituirono ovunque motivo d'esempio agli architetti del tempo. Si attribuisce ai C. l'introduzione in Italia dello stile gotico, i cui elementi iniziali si riscontrano nelle abbazie di Fossanova, Casamari, Santa Maria d'Arbona. Grande fu la fortuna del gotico c. anche fuori d'Italia; ne troviamo esempi nelle prime chiese borgognone o in altre assai note a Pontigny o a Fontenay (dove si conserva l'unico complesso monastico c. pervenuto intatto). La loro arte si diffuse anche in Germania (rovine di Eberbach, Erbach), in Gran Bretagna e in Spagna, in Svizzera, Austria, Belgio, Portogallo, fino in Danimarca, in Polonia e nei Paesi Scandinavi. L'ordine dei C. diede alti personaggi alla Chiesa, tra i quali Gregorio VII. (in tedesco Freising). Centro (37.000 ab.) della Germania, in Baviera, a Nord-Est di Monaco, sul fiume Isar. Eretta a vescovado sovrano nell'VIII sec., visse un periodo di splendore nel Medioevo. Nel 1803, soppresso il vescovado, fu riunita alla Baviera; nel 1817 il vescovado fu ripristinato, ma unito a Monaco. Re dei Romani. Figlio di Federico I di Svevia, contrastò a lungo Lotario II cui si sottomise solo nel 1035. Nominato antire nel 1127, venne incoronato re a Monza nel 1128. In Germania dovette combattere con i grandi feudatari, ai quali tolse la Baviera che passò alla casa di Babenberg. Indotto da San Bernardo a intraprendere la Seconda Crociata (1147), si recò in Terra Santa, ma il suo esercito fu distrutto nell'assedio di Damasco. Sotto il suo Regno si formarono le fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini; vinse i Guelfi nella battaglia di Weinsberg. Ebbe come successore Federico Barbarossa (1093 - Bamberga 1152). Nome di quattro Papi. ║ E. I: Papa dal 654 al 657; tentò di ricondurre alla Chiesa Cattolica i monoteliti. ║ E. II: Papa dall'824 all'827; tenne un concilio a Roma per la riforma del clero. ║ E. III: Papa dal 1145 al 1153; lottò col sorgente Comune di Roma; emigrò a Parigi, quando Arnaldo da Brescia gli sottrasse il potere temporale a favore del Comune. Tornato a Roma, stipulò con Federico Barbarossa il trattato di Costanza, che impegnava l'imperatore ad abbattere il Comune romano e ad espellere Arnaldo. Morì prima della venuta del Barbarossa. Sotto il suo pontificato San Bernardo predicò la seconda Crociata. ║ E. IV: Papa dal 1431 al 1447; convocò il Concilio di Basilea, in cui propose di promuovere la riunione della Chiesa greca alla romana, e di indire a questo fine un nuovo concilio in Italia. Per opposizione dell'imperatore Sigismondo, fu iniziata contro di lui una lotta intesa ad esautorare il pontefice e, mentre egli e i suoi fedeli si riunivano di nuovo a Ferrara e a Firenze, i frati di Basilea lo dichiararono deposto ed elessero in sua vece Amedeo VIII di Savoia, col nome di Felice V (1439). Lo scisma durò un decennio, e E. IV sostenne, a Roma, una lunga lotta coi Colonna, detentori dei tesori della Chiesa (Venezia 1383 - Roma 1447). Barbarossa, Federico. Nome di tre imperatori. ║ F. I di Svevia detto Barbarossa (in tedesco Rotbarb): imperatore e re di Germania, figlio di un Hohenstaufen (ghibellino) e di una principessa di casa guelfa (suo padre era il duca di Svevia, Federico II, e sua madre, Giuditta, la sorella del duca di Baviera, Enrico il Superbo). Alla morte del padre, nel 1147, gli succedette nel ducato di Svevia e, nel 1152, alla morte di suo zio Corrado III, salì al trono di Germania. Rafforzò l'autorità regia contro il papato, pacificando le due fazioni, soprattutto mediante concessioni ai maggiori feudatari tedeschi. Tra l'altro, a suo cugino Enrico il Leone, capo dei guelfi, assicurò i ducati di Sassonia e di Baviera. Ristabilito il controllo reale sulla Chiesa tedesca, e riuscito in tal modo ad assicurarsi una larga autonomia dal Papato, aumentò la sua potenza, ingrandendo i propri domini personali e facendoli aumentare ai suoi più devoti collaboratori. Nel 1153 papa Eugenio III annullò le sue nozze con Adele di Vohburg; nell'ottobre dell'anno successivo, F. scese in Italia e, a Roma, fu incoronato imperatore (17 giugno 1155) da Adriano IV, il papa che aveva chiesto il suo intervento contro la minaccia normanna e contro la ribellione del popolo romano fomentata da Arnaldo da Brescia. Ma anziché attaccare il regno normanno, come aveva promesso al papa, F. preferì far ritorno in Germania per rafforzarvi la propria autorità. Nel luglio del 1156 sposò l'erede di Borgogna, Beatrice, figlia del conte Rinaldo III. Nel 1158 ritornò in Italia per riaffermare i suoi diritti sovrani (regalie) sui Comuni lombardi, in particolare su Milano. Nel novembre dello stesso anno, convocò a Roncaglia una dieta in cui emanò la Constitutio de regalibus, elaborata dai giuristi dell'università di Bologna, in cui si rivendicavano all'imperatore i pieni poteri sovrani. Con essa il diritto romano diventava il fondamento giuridico dell'impero medioevale. Nonostante questa costituzione venisse riconosciuta da tutti i partecipanti, compresi i rappresentanti dei Comuni, questi, pur riconoscendo formalmente la sovranità imperiale, non si mostrarono concretamente disposti a rinunciare alle larghe autonomie conseguite sotto i precedenti imperatori. All'opposizione dei Comuni, si aggiunse poi anche quella del papato, che non tollerava l'intromissione imperiale nelle elezioni episcopali e che aspirava alla supremazia universale. Il contrasto si accentuò dopo la scomparsa di Adriano IV e l'elezione di Alessandro III al quale F. oppose un antipapa (Vittore III, cui succedette nel 1164 Pasquale III). L'alleanza tra il pontefice e i Comuni portò nuovamente F. contro Milano, che nel 1162 fu vinta e distrutta. Nonostante questa e altre vittorie (nel 1167 fu occupata la stessa Roma), la posizione di F. andò indebolendosi per le crescenti resistenze e per gli attacchi che da varie parti venivano alla sua politica. I grandi vassalli tedeschi erano riluttanti a seguirlo nelle imprese italiane; papa Alessandro III intesseva un'abile politica diplomatica; i Comuni italiani si stringevano in leghe e nell'aprile 1167 veniva costituita, a Pontida, la Lega lombarda. F. ritornò in Italia nel 1174, ma il rifiuto di Enrico il Leone di appoggiarlo militarmente nell'impresa contro la Lega lombarda gli costò la sconfitta di Legnano (1176). Essendo divampata la rivolta anche in Germania, F. si risolse a riconoscere Alessandro III come unico papa (luglio 1177) e a concludere una tregua di sei anni con i Comuni che, nella pace di Costanza (1183) ottennero il riconoscimento delle loro autonomie cittadine. F. poté allora volgersi contro Enrico il Leone che fu dichiarato decaduto dal possesso di tutti i beni feudali ed esiliato. Con la sconfitta di Enrico veniva annientata definitivamente la potenza della casa guelfa. Negli anni successivi sopravvennero però nuove difficoltà nei rapporti col papato, dovute soprattutto al matrimonio (1184) del figlio del Barbarossa, Enrico, con Costanza d'Altavilla, erede al trono normanno. Con tale matrimonio, infatti, F. riusciva a realizzare l'antico sogno imperiale, cui si era sempre opposto il papato, di riunire la corona imperiale con quella reale di Silicia. Il nuovo conflitto col Papato sembrò trovare una soluzione di compromesso nell'impegno preso da F. (dieta di Magonza, 1186). Quest'impresa doveva però costargli la vita: partito verso la Terra Santa da Ratisbona, nel maggio 1189, e gli morì in Cilicia, mentre, nei paesi di Seleucide, stava bagnandosi nelle acque del fiume Salef. Mentre nella tradizione comunale italiana, F. Barbarossa viene indicato come simbolo dell'oppressione tedesca, la tradizione popolare tedesca ne ha fatto un eroe nazionale, celebrato in innumerevoli saghe come il puro eroe germanico. Grandioso fu il suo progetto di creazione di un impero universale, partendo dall'unione di Germania e Italia sotto un'unica monarchia. Ma tale progetto, come anche la sua coraggiosa rivendicazione di una nuova dignità laica dello Stato, doveva scontrarsi con il vigoroso universalismo papale, contro cui riprese poi la lotta suo nipote Federico II (Waiblingen 1123 circa - Cilicia 1190). ║ F. II: figlio dell'imperatore Enrico VI e di Costanza d'Altavilla, per volontà della madre fu posto sotto la tutela di Innocenzo III. Incoronato re di Sicilia (1198), sposò nel 1209 Costanza d'Aragona. Fu eletto re di Germania a Francoforte nel 1212. Dopo la promessa fatta a Onorio III di condurre una Crociata contro gli infedeli, fu incoronato imperatore in San Pietro nel 1220. Dopo l'elezione di Gregorio IX partì finalmente per la crociata, ma dovette tornare precipitosamente indietro a causa di un'epidemia (1227). Scomunicato, ripartì l'anno dopo, e riuscì con un accordo ad ottenere Gerusalemme di cui si fece incoronare re (1228). Al ritorno trovò che l'esercito del papa stava devastando il suo Regno. Nel 1231 promulgò le Costituzioni melfitane. Sconfisse la Lega lombarda a Cortenuova (1237). A deporlo dopo una nuova scomunica papale fu il Concilio di Lione (1245). F. tenne la testa alla crociata di tutti i popoli cristiani scatenata sotto le mura di Parma. Mentre il figlio Corrado batteva Guglielmo d'Olanda, F. moriva improvvisamente. F. II è considerato come la figura più geniale e moderna tra gli statisti del Medioevo. Alla sua corte di Palermo, dove s'incontravano le culture greca, latina, araba ed ebraica, nacque la poesia volgare italiana. Poeta egli stesso, autore di un famoso trattato scientifico di falconeria (De arte venandi cum avibus), fondatore dell'università di Napoli (1224), lottò per i diritti dello Stato laico contro la teocrazia papale (Iesi 1194 - Castel Fiorentino, Lucera 1250). ║ F. III: figlio del duca Ernesto d'Austria detto il Ferreo e di Zimburgis di Masovia. Re di Germania (1440), alleatosi con papa Eugenio IV contro l'antipapa Felice V, cinse a Roma la corona imperiale (1452) (Innsbruck 1415 - Linz 1493). Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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