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Afghanistan (Talebani hanno preso il potere ad Agosto 2021), Birmania-Myanmar (guerra contro i gruppi ribelli), Filippine (guerra contro i militanti islamici), Pakistan (guerra contro i militanti islamici), Thailandia (colpo di Stato dell'esercito Maggio 2014).

Regione e Provincia Autonoma, Dipendenza, Territorio d'Oltre Mare che lotta per l'Indipendenza.

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Asia.

Il più vasto continente (44.586.806 kmq;

3.787.977.947 ab.) del mondo, corrispondente a poco meno di un terzo delle terre emerse, nonché il più popolato con oltre la metà dell'intera popolazione terrestre.

Confina a Nord con il Mare Glaciale Artico, a Est con l'Oceano Pacifico, a Sud con l'Oceano Indiano e a Ovest con il Mar Rosso, il Mar Mediterraneo, il Mar Nero, la catena del Caucaso e gli Urali.

L'Europa forma con l'A. un'unica massa continentale, chiamata Eurasia, separata virtualmente dalla catena del Caucaso e dagli Urali.

L'A. è separata dall'Africa dal Canale di Suez e dal continente americano tramite lo stretto di Bering.

GEOGRAFIA

Il continente asiatico, limitato a Ovest, verso l'Europa, da una linea di demarcazione del tutto convenzionale che, partendo dal Mar di Kara, segue i crinali degli Urali, la riva sinistra dell'Emba-Ural fino al Caspio con le sue rive orientali, le pendici del Caucaso, le coste meridionali del Mar Nero, lo stretto dei Dardanelli e le coste orientali del Mar Egeo, verso Est arriva fino all'Oceano Pacifico.

All'interno di questi limiti, l'A. si estende per oltre 144° di longitudine, da Capo Baba (in Anatolia) alla punta Deznev (sullo Stretto di Bering), e si allunga per oltre 75° di latitudine, dal Capo Čeljuskin (penisola del Tajmyr) al Capo Buru (penisola di Malacca).

La penisola d'Anatolia, la penisola d'Arabia, il Deccan e la penisola indocinese si aprono, come a ventaglio, rispettivamente dal Mediterraneo orientale al Mar Cinese, accogliendo all'interno delle loro enormi rientranze golfi smisurati e vasti mari:

il Mediterraneo orientale, il Mar Arabico, il Golfo del Bengala, il Golfo del Siam.

Numerosissime isole fronteggiano per oltre 15.000 km le coste asiatiche, estendendosi da Capo Lopakta al Capo Comorin, che costituisce l'estrema punta del Deccan:

l'Arcipelago Nipponico, le isole Ryu Kyu, Formosa, le Filippine, Hainam, l'Arcipelago Indonesiano, le Andamane e le Nicobare, Ceylon, le Maldive, le Laccadive compongono una sequenza quasi ininterrotta di terra, scaglionata tra due Oceani, il Pacifico e l'Indiano.

Anche nel Mar Glaciale Artico, davanti alle gelide coste asiatiche che si piegano lungo la calotta polare artica, si estendono numerose isole:

la Severnaja Zemlja, posta tra il Mar di Barents e quello di Kara, la Terra del Nord e l'Arcipelago della Nuova Siberia, costituiscono soltanto le più importanti.

L'A. è caratterizzata, nonostante tutto questo, da una forte continentalità;

pur occupando le penisole e isole del continente una superficie totale di ben 10,7 milioni di kmq, non esistono in nessun'altra parte della terra località distanti dal mare quanto lo sono quelle situate nel centro dell'A.:

alcune si trovano addirittura a 3.000 km dalla costa.

Il nucleo continentale asiatico, che ha la forma di un quadrilatero, ha la superficie posta interamente nell'emisfero boreale.

L'A., però, nel suo complesso, incluse cioè le sue zone insulari e peninsulari, si protende per ben 11° nell'emisfero meridionale:

tutto questo territorio è disposto su una lunghezza massima di 8.500 km.

Tale enorme massa continentale rappresenta, quindi, la più vasta superficie della terra.

Morfologia: se grandiose sono le dimensioni del continente, altrettanto straordinari risultano i fenomeni legati alla sua configurazione fisica:

l'A. vanta, infatti, le pianure più vaste, le penisole più ampie, i bassipiani più desolati, gli altipiani più aspri, le catene montuose più possenti, dominate dalle vette più elevate del mondo.

Dal punto di vista geologico, il rilievo del continente è il risultato, nelle sue grandi linee, di azioni di sollevamento, spianamento e fratturamento, alcune delle quali hanno avuto luogo nel Paleozoico, altre nel Mesozoico, altre ancora nel Quaternario.

I nuclei cratogeni settentrionali, che sono di età antichissima e formano i tavolati siberiani, rappresentano le più antiche zone del continente.

Nella zona centrale si accumularono, poi, all'interno di un'ampia geosinclinale, potenti sedimenti che le forze orogenetiche del Terziario riuscirono a sollevare e a corrugare, dando così vita alle più elevate montagne del globo, note come sollevamenti alpino-himalayani.

Nella parte meridionale, invece, i numerosi relitti di un antichissimo continente sommerso (Gondvana) si vennero concretando in ampie strutture tabulari, che portarono alla formazione di gran parte della Siria, dell'Arabia, dell'India e di Ceylon.

Sempre nel Sud si vennero originando immense pianure (ad esempio, quella che unisce al tronco continentale il tavolato del Deccan).

Tali pianure si formarono in seguito all'accumulazione sedimentosa delle masse di sgretolamento, che erano state convogliate a valle dai fiumi Indo, Gange e Brahmaputra.

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Anche la vasta pianura cinese ebbe origine dallo stesso genere di sedimento e rappresenta il risultato degli sgretolamenti, trascinati a valle dalle montagne, dal fiume Huang-ho;

lo stesso processo diede origine anche alle pianure di carattere alluvionale del Tigri e dell'Eufrate.

Sedimenti marini e fluviali costituirono, invece, la vasta pianura siberiana, che va a delimitare il Mar Glaciale Artico.

I fenomeni vulcanici si sono concentrati, in linea di massima, nelle regioni di più giovane evoluzione orogenetica, dal momento che le vecchie zone cratogene sono ormai rigidamente stabili:

questo fatto spiega, quindi, l'assenza di attività vulcanica all'interno dell'ampia superficie degli altopiani interni.

La penisola calcarea del Sinai costituisce la saldatura del continente asiatico all'Africa:

questa penisola rappresenta la continuazione del tavolato mesozoico arabico-siriaco, profondamente fratturato dalla fossa che divide l'A. dall'Africa.

Il Giappone, Formosa, le Filippine rappresentano l'orlo montuoso marginale della parte del continente asiatico che si è andato sprofondando nelle acque oceaniche;

mentre l'Arcipelago Indonesiano costituisce ciò che resta di una grande penisola, della stessa estensione della Cina, che andava dal Siam all'Australia, prima di rimanere coinvolta nel cataclisma sismico, dovuto a intensissime attività vulcaniche, che ne provocò lo sgretolamento e il parziale sprofondamento.

Le terre asiatiche possono essere raggruppate, a grandi linee, in cinque zone: la pianura artica e subartica (Siberia);

gli altipiani centrali e del Sud-Est (Mongolia, Cina interna);

le pianure, le isole e le penisole dell'Est (Cina, Manciuria, Corea, Giappone);

le penisole e le isole del Sud (India, Myanmar, Indocina, Indonesia, Filippine, Ceylon) e, infine, gli altipiani e le penisole dell'Ovest (Afghanistan, Iran, Arabia, Anatolia).

L'Oceano Pacifico divide l'A. dal continente americano, ma i due continenti arrivano quasi a toccarsi nei pressi del Circolo Polare Artico:

qui, infatti, lo stretto di Bering, che apre un varco tra la penisola asiatica del Ciukci e quella americana di Seward, ha una larghezza molto ridotta.

Questo elemento ha avuto un'influenza determinante per quanto riguarda il popolamento dell'America da parte delle genti asiatiche;

alla stessa stregua, anche la facile e vasta frontiera esistente tra l'A. e l'Europa ha permesso alla tribù guerriere provenienti dall'A. di invadere, a ondate successive e in epoche diverse, i territori europei.

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È stato calcolato che l'A. è occupata per una metà della sua superficie da alture, mentre un terzo è costituito da bassopiani.

Il nucleo centrale del sistema montuoso asiatico si trova a essere formato così:

dalle alteterre del Tibet (che toccano mediamente i 4.000 m); dagli altipiani del Turkestan cinese e della Mongolia, che sono compresi tra le catene del Tien-Shana (la cui vetta massima, costituita dal Khan-Tengri, arriva a 7.439 m);

dal Grande Altai (la cui vetta massima, rappresentata dal Bjeluka, tocca i 4.506 m);

dai Monti Sajan (la cui vetta massima, il Munkhu-Sardik, arriva a 3.491 m);

dai Monti Jablonovi, dal Grande Cingan e dal Kun-Lun (il Dapsang, la vetta massima, tocca gli 8.611 m);

dal massiccio himalayano (la vetta massima, l'Everest, arriva a 8.848 m);

dal massiccio del Karakorum, dal massiccio del Pamir (la cui vetta massima, il Cungur, sfiora i 7.663 m).

La conquista della vetta dell'Everest risale al 29 maggio 1953, quando il neozelandese Edmund Hillary e la guida nepalese Tensing Norkay raggiunsero per primi la vetta.

Il K2 invece fu conquistato il 31 luglio 1954 da Lino Lacedelli e Achille Compagnoni.

Questo nucleo compatto di montagne rappresenta, poi, il punto di partenza da cui si dipartono i diversi sistemi montuosi che si irradiano verso l'Ovest, il Sud e il Nord, e che sono costituiti rispettivamente:

dalla catena dell'Hindukush e dal susseguirsi degli altipiani iranico, armeno e anatolico;

dal sistema transhimalayano e dalle catene dei Monti Stanovoj, Kolyma, Cerski e dell'Anadyr, che arrivano a toccare il Circolo Polare Artico, formando, infine, la cresta montuosa della costa orientale del continente.

In questo punto, si riallacciano i sistemi montuosi formati dalla penisola della Kamciatka, dalle isole nipponiche e dalla penisola di Corea.

I principali bassipiani del continente si hanno in direzione Nord e Nord-Ovest, cioè verso il Mar Glaciale Artico e il Turkestan Orientale; poi, in direzione Sud-Ovest, nella zona sirio-mesopotamica;

a Sud sono presenti, invece, nelle regioni comprese tra i bacini dell'Indo, del Gange, del Brahmaputra, e tra l'Himalaya e il tavolato del Deccan;

nella fascia sud-orientale, sono ubicati tra il Mekong e il Menam, punto in cui formano la pianura siamese; a Est, infine, costituiscono la pianura cino-mancese.

Le isole meridionali del continente (Sumatra, Giava, Borneo, Celebes, Filippine, Molucche) e la penisola di Malacca presentano rilievi brevi e spezzettati.

Idrografia:

l'A. è un continente immenso, delimitato da numerosi mari: a Nord è bagnata dal Mar di Kara, che si estende tra la Severnaja Zemlja e la Nuova Zemlja;

il Mar di Kara comunica con il Mare di Laptev tramite gli stretti di Sodal'skij e di Vil'kicky.

Lo stretto di Laptev unisce, invece, il Mare di Laptev al Mare della Siberia orientale, che forma il fronte marittimo artico del continente.

Il fronte marittimo dell'A. è costituito dal Mare di Bering, che si apre tra lo stretto di Bering e le isole Aleutine;

dal Mar di Ochotsk, compreso tra la costa siberiana nord-orientale, la penisola della Kamciatka, le isole Curili, Hokkaido e Sachalin;

dal Mar del Giappone, chiuso tra l'Arcipelago Nipponico e la costa siberiano-coreana. Il Mar del Giappone comunica, a sua volta, attraverso lo stretto di Corea, con il Mar Cinese Orientale, che è costituito da un'ampia insenatura, la cui parte settentrionale è formata dal Mar Giallo, con i golfi di Po Hai Wan e di Wangtung.

Il Mar Cinese Orientale è delimitato a Est dall'isola di Formosa, dal Mar Cinese Meridionale (che si apre verso l'Oceano Pacifico con lo stretto di Luzon, compreso tra la punta meridionale dell'isola di Formosa e quella settentrionale dell'isola di Luzon) e dai mari interinsulari della Malesia e dell'Indocina (Mar di Sulu, Celebes, Ceram, Banda, Flores, Acafura, Giava), attraverso gli stretti di Mindoro, Balabac, Makassar e il canale delle Molucche.

In direzione Sud, invece, il Mar Cinese Meridionale comunica col Mare delle Andamane attraverso lo stretto di Malacca e, da Est verso Ovest, col golfo del Bengala e il Mar Arabico, che si trovano a essere separati dalla penisola indiana.

Il rimanente fronte marittimo dell'A. è costituito, in direzione occidentale, dai golfi di Oman e Persico, tra loro comunicanti attraverso lo stretto di Oman;

mentre, in direzione sud-occidentale, troviamo l'angusta striscia del Mar Rosso, comunicante tramite il canale di Suez con il Mediterraneo orientale. Lo sviluppo costiero dell'A. risente delle diversissime condizioni morfologiche e ambientali che investono l'intera massa asiatica.

Le coste del Mar Glaciale Artico hanno una conformazione bassa e si presentano gelate e impraticabili per la maggior parte dell'anno.

Articolatissime, ma spesso inaccessibili per i rigori invernali, sono le coste siberiane dell'Est e quelle giapponesi settentrionali, mentre amene e ricche di porti si presentano le coste nipponiche centro-meridionali e quelle coreane.

Le coste del Mar Giallo, quelle della Corea occidentale e della penisola dello Shantung, le coste del golfo di Tonkino e del Siam, nonché tutta la costa cinese, hanno invece caratteristiche molto varie: si presentano a tratti molto scogliose e alte, a tratti basse e paludose, ma sono, nel complesso, ricchissime di articolazioni e provviste di ottimi porti, anche se soggette alla violenza repentina di terribili tempeste.

Le coste dell'Indocina e dell'India, pur basse e in più punti paludose, ebbero già in epoca antichissima enorme importanza dal punto di vista economico e vantano scali tra i più importanti del mondo.

Nel Mediterraneo orientale le costiere del Levante, che si presentano via via sinuose, alte, frastagliate, dirupate, cinte di isole e ricche di porti, costituirono nell'antichità classica il fulcro delle civiltà euro-asiatiche, che stabilirono qui un importantissimo punto di contatto.

I litorali del Mar Nero, pur non presentando sulla sponda turca numerosi approdi, furono comunque sede di fiorenti città commerciali greche e genovesi.

La grande estensione di bacini chiusi, senza flusso al mare, si spiega con la disposizione delle lunghissime catene e della serie di altopiani, che si estendono da Ovest a Est al centro dell'A., trattenendo i venti umidi provenienti dagli oceani.

I bacini interni costituiscono una delle maggiori caratteristiche dell'idrografia asiatica:

il più vasto bacino chiuso del mondo è rappresentato dal Mar Caspio, che riceve la massima quantità di acqua fluviale dal fiume europeo Volga, ma anche dall'asiatico Kura, proveniente dall'Armenia.

La regione più ricca di fiumi che appartengono a bacini interni è il Turkestan, che conta sulle acque del Pamir e del Tien-Shan.

Nel Turkestan occidentale, i principali corsi d'acqua sono rappresentati dal Syr Dar'ja, dall'Amu Dar'ja, dal Glani Dar'ja; nel Turkestan orientale dal Tarim e dall'Ili.

L'Ili contribuisce anche alla formazione di un altro grande bacino, quello del lago Balchas.

Insieme al Giordano porta, poi, alla formazione del Mar Morto, in Palestina;

mentre il bacino dell'Helmand, in Afghanistan, è formato dai fiumi Helmand e Shelag.

Scarsi, invece, i grandi laghi;

degni di nota il lago Bajkal, nella Repubblica dei Buriati, il lago Issyk, nella catena del Tien-Shan, il lago Urmiya e il lago di Van, al confine tra l'altopiano iranico e quello anatolico, i laghi Tungting Hu e Poyang Hu, nella Cina centrale.

I grandi specchi d'acqua interni e i bacini chiusi favorirono la formazione e il potenziamento di quei nuclei pastorali che sono al centro di racconti e leggende, a causa delle loro migrazioni guerriere.

Grande importanza hanno anche le oasi arabiche;

in epoche passate, esse consentirono lo sviluppo culturale e la successiva espansione guerriera e religiosa delle tribù di Beduini.

Il versante dell'Oceano Glaciale Artico è attraversato da tre grandi fiumi:

l'Ob, l'Enisej e il Lena, i quali formano un'importantissima rete di comunicazioni, dovuta alla fortunata disposizione a ventaglio dei loro affluenti, quasi tutti navigabili.

Il versante dell'Oceano Pacifico è solcato anch'esso da numerosi e importanti fiumi, quali l'Amur, che scorre lungo il confine manciurio siberiano;

il Pei-ho, che passa vicino a Pechino; lo Huang-ho e lo Yang-tze-Kiang, che rendono fertile la vasta pianura cinese;

il Mekong e il Menam, che irrigano la grande pianura indocinese e siamese.

I fiumi cinesi, indocinesi e quelli del versante dell'Oceano Indiano (Brahmaputra, Gange, Indo) hanno la loro comune origine dai contrafforti tibetani.

Nel versante del Mediterraneo orientale affluiscono, invece, fiumi che non sono rilevanti né per la portata, né per importanza economica, anche se hanno avuto un passato glorioso: si tratta, ad esempio, dell'Oronte, del Meandro, dell'Ermo, ecc.

Nel complesso, i grandi fiumi e le loro ampie vallate sono stati, alla stessa stregua dei grandi bacini interni, prevalentemente fonte di civiltà.

Clima: l'A. presenta fortissime differenze di clima, dovute all'enorme estensione del continente, all'imponenza del suo rilievo, alla disposizione dei mari adiacenti. In Siberia, nella Manciuria e nella Mongolia, il clima presenta caratteristiche artiche e subartiche: nel periodo invernale si raggiungono mediamente i -40 °C, mentre d'estate il termometro tocca i +30 °C. In Arabia, nell'Iran interno, in alcune zone del Turkestan orientale, nella Zungaria e nel deserto dei Gobi si ha un clima essenzialmente arido; in Giappone il clima è temperato, mentre in Cina, nell'Indocina e nell'India centrale è di tipo subtropicale; nell'India settentrionale e nel Tibet il clima è quello tipico dell'alta montagna; in India meridionale, in Malesia, in Indocina e nelle Filippine il clima è tropicale e subtropicale (con temperature massime che superano i +50 °C); infine, nelle regioni mediterranee, il clima risulta temperato sulle coste e di tipo continentale verso l'interno. Le aree monsoniche estive e invernali occupano zone molto estese. La fascia costituita dai Ghati occidentali, dalla costa occidentale dell'Indocina e dall'arcipelago indonesiano ha un indice di piovosità medio, ma vi sono zone vastissime dove la pioggia è quasi inesistente, sia a causa del clima troppo arido, sia per la particolare disposizione delle catene montuose, che bloccano le correnti d'aria umida marina, sia, infine, a causa della temperatura troppo rigida. Queste zone sono costituite dai deserti d'Arabia, dell'Iran e dell'A. centrale e dalle steppe siberiane dell'estremo Nord.

Flora e fauna: partendo dall'estremo settentrione e scendendo verso Sud, si incontrano zone caratterizzate da tipi di vegetazione diversissimi tra di loro. Nelle latitudini nordiche predomina, infatti, la tundra, che gela durante il lungo inverno artico (della durata di circa otto mesi), mentre è umida e pantanosa d'estate, coperta da un sottile rivestimento di muschi e licheni. Più a Sud la foresta subentra alla tundra; iniziano a comparire vasti oliveti, agrumeti, cedri, pini, querce, abeti: questa fascia è meglio conosciuta con il nome di taiga siberiana. Nella zona compresa tra l'Arabia e la Mongolia si ha, invece, una larga fascia di steppe e deserti che si avvicendano alla foresta; nell'Anatolia ricompaiono poi la foresta e la tipica macchia mediterranea, mentre nei Paesi levantini sono presenti vasti oliveti, agrumeti, cedri, pini, querce e faggi. L'A. monsonica è dominata dalla savana, che prevale nella zona tropicale caratterizzata da precipitazioni periodiche, e dalla foresta equatoriale, prevalente invece nella regione equatoriale dominata da precipitazioni costanti (Indonesia). Le grandi zone di divisione faunistica dell'A. corrispondono, grosso modo, alla suddivisione delle grandi zone di vegetazione. Si ha, infatti, una fauna propria delle tundre, caratterizzata soprattutto dalla presenza della renna. Questa rappresenta poi l'unico animale che renda la tundra abitabile per l'uomo, in quanto gli fornisce nutrimento e pelli per coprirsi. La tundra è, inoltre, popolata dalla volpe polare, dalla lepre bianca, dal lemming, dall'orso bianco (anche se limitatamente alla zona costiera, in quanto si nutre di pesci, foche e otarie). La fauna della taiga è caratterizzata, invece, dalla presenza di varie specie, quali orsi bruni, lupi, volpi, tassi, cervi, caprioli, scoiattoli e da animali da pelliccia (zibellino, ermellino, martora, puzzola), però sempre più rari a causa della caccia. La steppa e i deserti sono popolati da capre d'Angola (Anatolia), leoni (Iran), tigri (Bengala, Tibet e Cina), antilopi, gazzelle, ovini ed equini selvatici, dromedari, yak (Tibet) e da numerose specie di roditori. Nella fauna tropicale, che in Giappone è caratterizzata dalla presenza di scimmie, rientrano anche tigri, pantere, leopardi, ghepardi, jene, linci, rinoceronti, sciacalli (savana); tapiri e oranghi (foresta), nonché numerosissimi rettili (serpenti, coccodrilli). Il più imponente rappresentante della fauna asiatica è costituito dall'elefante, mentre numerose sono le specie di avifauna: pappagalli, pavoni e fagiani (originari della Cina e dell'Indocina). Nell'Indonesia la fauna cala via via che si procede verso il continente australiano: le scimmie sono testimoniate soltanto fino a Timor e alle Celebes; fino al Borneo e a Sumatra l'orango e l'elefante; fino a Giava il rinoceronte e fino a Sumatra e a Giava la tigre.

Cartina dell'Asia

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Cartina delle aree geologiche dell'Asia

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Paleozòico Mesozòico Cenozòica, Era Neozòico Ròccia

ECONOMIA

Agricoltura: la base dell'economia del continente asiatico è indubbiamente l'agricoltura che, in certi Paesi, occupa perfino il 70% della popolazione attiva. Arretrata fino a non molto tempo fa, l'agricoltura in A. sta subendo un'ampia trasformazione che segue di pari passo l'evoluzione economica e sociale della maggior parte dei Paesi. In seguito all'impiego di mezzi moderni che sostituiscono, sia pur con una certa lentezza data la vastità del territorio, gli antiquati metodi tradizionali, le possibilità di sviluppo agricolo hanno acquistato potenzialità notevoli; del resto, ricchissima è la varietà dei prodotti del suolo in relazione, naturalmente, alla differenza dei terreni e, in modo particolare, dei climi diversi che caratterizzano le varie regioni del continente. Eppure la percentuale delle persone dedite ai lavori agricoli è in lenta, ma costante, diminuzione; ciò si spiega evidentemente col moltiplicarsi delle attività industriali nei singoli Paesi, soprattutto a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. Per quanto concerne la produzione agricola occorre tener presente che essa dipende, come già abbiamo detto, dal clima e dalla qualità del suolo. A tale proposito si può ottenere un quadro chiaro ed efficace suddividendo il continente in alcune aree, più o meno vaste, caratterizzate particolarmente dall'essere soggette a uno stesso tipo di clima. Abbiamo così una zona mediterranea dove, compatibilmente con la natura del terreno, si ottengono prodotti di tipo comune ai territori circostanti il Mediterraneo: cereali, agrumi, tabacco, ortaggi, ecc.; una zona tropicaleche comprende l'A. centro-occidentale, la Mesopotamia e la Penisola Arabica, nella quale, sebbene con difficoltà (causata dalla scarsità delle piogge e dalla necessità di opere di irrigazione artificiale), si producono cereali, cotone, datteri, caffè, ecc. Un'altra area, che potremmo chiamare monsonica, cui appartengono la Cina, l'Indocina, l'India, ecc., caratterizzata da colture di riso, di canna da zucchero, di tè, di cotone, juta, semi da olio, ecc. Da quest'area si distingue un'area equatoriale (Sri Lanka, Malaysia, Indonesia, ecc.), nella quale si hanno colture tipicamente equatoriali come la canna da zucchero, l'albero della gomma, cacao, palma da olio, palma da copra, spezie, ecc. L'ultima area da prendere in considerazione è quella siberiana, prettamente continentale, dove prevalgono le coltivazioni di cereali, ma che, in seguito a lavori di irrigazione, può produrre anche cotone, tabacco e altri prodotti. Riforme fondiarie molto importanti furono effettuate nella Repubblica Popolare Cinese, dove la terra venne distribuita ai contadini; riforme simili furono effettuate anche in Giappone e in India; in quest'ultimo Paese si tentò l'eliminazione dei cosiddetti zamindar, tutti quegli intermediari che sfruttavano il lavoro dei contadini. Le principali innovazioni in campo agrario riguardano, poi, la motorizzazione delle macchine agricole, le colture a rotazione, l'uso razionale dei concimi, l'introduzione di nuove coltivazioni, ecc. Anche i sistemi di irrigazione dei terreni coltivabili hanno subito importanti modifiche, secondo i dettami delle tecniche più avanzate. In Israele, in alcune Repubbliche dell'ex Unione Sovietica, nel Pakistan, i nuovi metodi hanno dato eccellenti risultati, rendendo possibile la coltivazione di terreni mai utilizzati in precedenza perché aridi o addirittura desertici.

Allevamento: anche l'allevamento del bestiame è molto diffuso in A.; in certe zone, anzi, costituisce l'unica fonte economica di una certa importanza (specialmente nelle zone a bassa densità di popolazione). In genere, l'allevamento è abbinato all'agricoltura; in India, Pakistan e nella Cina è maggiormente sviluppato l'allevamento dei bovini; nella Russia Asiatica, nell'India, in Cina, nell'Iran, nell'Afghanistan, in Turchia sono importantissimi gli allevamenti di ovini. La Cina e l'ex Unione Sovietica nel suo complesso sono le maggiori produttrici di carni suine. Nella Siberia del Nord vi sono notevoli allevamenti di renne; nei Paesi dell'Estremo Oriente sono diffusissimi gli allevamenti di pollame in genere e del baco da seta. Sull'altopiano del Tibet viene allevato lo yak.

Risorse minerarie: dal dopoguerra ha avuto una grande spinta lo sfruttamento delle risorse minerarie. Tuttavia è certo che la maggior parte delle ricchezze del sottosuolo è ancora sconosciuta, specialmente in certe regioni. Giacimenti di platino sono stati scoperti presso i confini fra l'ex Unione Sovietica e la Siberia; miniere d'oro vengono sfruttate attivamente in Siberia, nell'India meridionale e nel Giappone; il carbone abbonda in Siberia e in Cina, mentre il ferro si trova in grandi quantità in Manciuria, in Cina, in Siberia, in India e in Giappone. Attivi giacimenti di alluminio e di cromo si trovano in Siberia, in Turchia, in India, in Cina, a Sumatra e nelle Filippine. Piombo, zinco, stagno, antimonio non mancano in Indocina, in Giappone, a Sumatra, in India, nel Caucaso. Numerosi sono anche i giacimenti di nichel, manganese, tungsteno, wolframio, amianto. Ma oggi, una delle maggiori ricchezze del sottosuolo asiatico sono i giacimenti petroliferi: in Persia, nell'Arabia, nel Caucaso, in Cina, in Myanmar, in Siberia, in Giappone e nell'Indonesia. Tali giacimenti nell'ultimo secolo hanno addirittura capovolto le sorti di intere regioni, apportandovi la ricchezza e, con essa, non di rado anche conflitti di carattere sociale e territoriale. Importanti oleodotti sono stati costruiti per il trasporto del grezzo fino ai porti d'imbarco (Trans Arabian Pipeline; Tapline; tra Beersheba ed Eilat; tra Ufa e Omsk in Siberia; da Abadan a Teheran; da Kirkuk a Banivas).

Oggi la produzione asiatica di petrolio corrisponde a più del 40% di quella mondiale, ma con l'entrata in funzione negli ultimi anni di nuovi giacimenti nel Sinkiang, nel Kansu, nello Shansi, in Israele e nell'Arabia Saudita, la produzione è tuttora destinata a un notevole aumento. Accanto ai pozzi, poi, sono sorte anche molte industrie per la lavorazione del petrolio.

Industria: nel campo industriale si tende particolarmente a creare impianti per la lavorazione delle materie prime ricavate dal sottosuolo. In certi Stati sono stati addirittura stabiliti piani quinquennali e finanziamenti per lo sviluppo dell'industria, specie di quella siderurgica, metalmeccanica e per la costruzione d'ogni tipo di macchina, dagli elettrodomestici ai macchinari agricoli. Il più avanzato, oggi, fra i Paesi industrializzati è certamente il Giappone, riuscito a mettersi in concorrenza con i più forti costruttori di tutto il mondo nel campo degli apparecchi elettronici, delle automobili, delle macchine fotografiche, ma ormai saldamente affermato come superpotenza economica in diversi altri settori. Anche la Cina ha fatto uno sforzo particolarmente intenso, nel corso degli anni, per dotare il Paese di attrezzature moderne capaci di assecondare un'industrializzazione accelerata. Nella tecnologia la Cina è certamente a uno stadio avanzato, essendo diventata una potenza nucleare. Importante in tutta l'A. è oggi anche la produzione di energia elettrica, per la quale esistono impianti idroelettrici e termoelettrici notevolissimi. In Siberia, in Cina, nelle Filippine, in India, in Corea, in Giappone esistono già potentissime centrali, capaci di fornire milioni e milioni di kW.

Vie di comunicazione: ancor oggi, in A., il maggior traffico commerciale (da e per il continente, dalle coste verso l'interno e viceversa) avviene lungo le vie marittime e le vie fluviali, come da secoli è sempre successo. Sono stati migliorati i mezzi di comunicazione, per quanto in certe zone gran parte del traffico a brevi distanze sia ancora affidato a mezzi tradizionali. Le comunicazioni via mare hanno luogo soprattutto in direzione dell'America settentrionale, dell'Europa e viceversa. Paesi come il Giappone e l'India hanno notevolmente rafforzato, negli ultimi tempi, il loro potenziale marittimo con la costituzione di importanti flotte mercantili. India e Giappone dispongono di porti attrezzatissimi che godono di un intenso movimento commerciale; ricordiamo in India i porti di Bombay, di Calcutta, di Madras e in Giappone quelli di Osaka, di Tokyo, di Kobe. Questi ultimi hanno avuto un fortissimo incremento in seguito al grande sviluppo industriale della Nazione. La Cina, che finora ha disposto di una flotta mercantile per lo più adatta al traffico costiero, sta organizzando i propri porti in vista di un futuro traffico intercontinentale; già dispone di ottimi porti come Canton e Shangai, ma ha pure potenziato il porto di Tang Ku sul golfo di Chibli, che sarebbe il porto di Pechino e di T'ien-Tsin; fin dal 1957 è stato aperto anche il porto di Tsamkong, nelle regioni meridionali. Altri Paesi, come prima conseguenza della scoperta del petrolio nei loro territori, sono stati costretti a creare nuovi porti o a potenziare quelli già esistenti; ciò si è verificato lungo le coste del Golfo Persico (Al Kuwait, Umm Qasr, Fao, Abadan, Bushire, Bandarabbas). Altri porti importanti nel continente sono quelli di Hong Kong, di Karachi nel Pakistan occidentale, di Singapore nella Malaysia, di Bangkok in Thailandia.

Nell'Indonesia importantissimi sono oggi i porti di Djakarta (Giava), di Manila (Filippine), di Makasar (Celebes). Un'importante via di comunicazione marittima è quella artica, che sfiora le coste settentrionali della Siberia. Anche le vie d'acqua interne sono state in genere potenziate a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. La sola Cina ha raddoppiato le percorrenze navigabili, raggiungendo i 150.000 km dei quali almeno 40.000 navigabili (battelli a vapore e navi). La rete stradale asiatica ha subito notevoli miglioramenti con la costruzione di molte strade asfaltate atte al traffico automobilistico. Notevoli i potenziamenti apportati nelle Repubbliche dell'ex URSS, in Giappone, in Cina; in quest'ultimo Paese sono state costruite due grandi strade militari attraverso il Tibet; altra nuova strada di grande importanza è quella costruita in Israele, che unisce Eilat a Tel Aviv attraverso il Negev. In India è stata aperta al traffico la strada che collega il Punjab al Kashmir attraverso il colle di Banihal; nuove strade sono pure state costruite nell'isola di Giava. Tuttavia in molti Paesi asiatici la rete stradale è ancora insufficiente. Le più estese reti ferroviarie del continente asiatico appartengono all'India e al Pakistan e risalgono all'epoca dell'occupazione britannica; ma la rete è assai mal distribuita e, inoltre, soltanto la metà del chilometraggio era fino a non molto tempo fa a scartamento normale. Ricordiamo, a titolo di curiosità, che solo il 38% della rete ferroviaria ex sovietica si trovava in territorio asiatico e comprendeva la Transiberiana, la Transiberiana meridionale, la Transiberiana settentrionale, la Transkazakhistana, la Turksiberiana e due linee che univano il Paese alla Cina, attraverso la Mongolia e l'A. centrale. Nell'Indonesia l'unica linea importante è la Djakarta-Surabaja. Negli altri Paesi le singole reti ferroviarie sono piuttosto scarse; le reti aeree sono distribuite meglio di quelle ferroviarie. Nella Cina già nel 1958 vi erano 18 aviolinee interne che univano 38 città a Pechino. Il Giappone è assai ben organizzato sia per i servizi aerei interni che per quelli internazionali (compresa la linea polare Tokyo-Londra). Anche l'India, a partire dal 1953, anno in cui i servizi aerei furono nazionalizzati, si è dotata di una buona rete interna e internazionale. Mentre Israele ha una propria compagnia aerea, altri Paesi dipendono per i servizi aerei dalle compagnie internazionali di altri Stati asiatici o anche extra-continentali.

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ESPLORAZIONI

Scarsissima era la conoscenza dei territori asiatici da parte dei popoli mediterranei, ai primordi della storia. Solo i Fenici, popolo di commercianti, si spinsero all'interno della Mesopotamia via terra; essi ebbero probabilmente modo di commerciare oggetti e prodotti provenienti anche dalle regioni più orientali del continente, ma sempre per mezzo di intermediari che, con le merci, portavano notizie di terre lontane e sconosciute. D'altronde, i lunghi viaggi erano allora organizzati soltanto per ragioni di guadagno; non c'erano motivi ideali, ambizioni di scienza, che spingessero le genti a indagare su terre e popoli sconosciuti. Successivamente furono i Greci ad avviarsi sulla strada delle scoperte; anch'essi non lo fecero per motivi "scientifici", ma per trovare nuovi sbocchi alle loro attività di commercianti, di pescatori, di pirati e di colonizzatori. Interessati dalle ricche possibilità di pesca nel Mar Nero e dal desiderio di sfruttare le risorse minerarie dell'A. Minore settentrionale, già nel 500 a.C. essi conoscevano perfettamente tutte queste regioni costiere. Più tardi, attraverso il Mar Rosso, marinai egiziani, fenici e mesopotamici raggiunsero le coste meridionali dell'Arabia. Fu Dario, re dei Persiani, a organizzare una vera spedizione scientifica nell'Oceano Indiano, allora noto come Mare Eritreo; vi mandò, infatti, un certo Scylax, incaricato di portargli notizie geografiche sulle coste dell'A. meridionale. Probabilmente, Dario pensava già di appropriarsi dell'India. Sembra che il viaggio di Scylax di Carianda, originario del popolo marinaro dei Carii, sia avvenuto intorno al 518 a.C. Dopo la conquista di Babilonia, nel 359, Alessandro Magno partì alla conquista dell'India (dal 327 al 325 a.C.), stabilendo rapporti culturali fra la Grecia e il Paese di Buddha. Poiché in quella spedizione Alessandro venne seguito da un folto gruppo di eruditi e di scienziati, essa può giustamente essere considerata una vera spedizione scientifica e come tale lasciò una durevole traccia. Durante l'occupazione dell'India, il sottocapo Nearco effettuò, per ordine di Alessandro, un viaggio esplorativo via mare che lo condusse dall'Indo al Tigri in cinque mesi di navigazione. In seguito, verso la fine del IV sec., durante il Regno dei Tolomei, furono gli Egiziani a iniziare una sistematica esplorazione del Mar Rosso; sempre a quei tempi fu il greco Eudossio a raggiungere l'India, partendo dalle sponde egiziane del Mar Rosso. Questo tragitto verso l'India divenne abbastanza comune fino a diventare addirittura abituale, dopo che il commerciante Ippaio, ai tempi dell'imperatore Tiberio, scoprì il "segreto" dei monsoni, scoperta che facilitò la navigazione verso l'Oriente, permettendo anche l'impiego di rotte diverse da quella solita (che, partendo da Capo Jarbak, raggiungeva l'Indo). Nell'anno 60 d.C. fu effettuato il primo Periplo del Mare Eritreo. Tolomeo riteneva l'Oceano Indiano un mare interno, limitato da un continente che univa l'A. all'Africa. Nel 165 d.C., per ordine di Marco Aurelio, ebbe luogo una spedizione romana in Cina, allo scopo di allacciare più continui rapporti commerciali con quel Paese. Si sa soltanto che la spedizione raggiunse il Celeste Impero e fece ritorno a Roma. Verso il 550 d.C. Antonino di Piacenza raggiunse la Mesopotamia e lasciò una discreta descrizione di quei posti e di Costantinopoli. Verso la metà del VII sec. il viaggiatore irlandese Arculfo fece la relazione di un suo viaggio in Palestina e in Egitto. Sempre in Palestina si recarono l'inglese Willibard e il franco Bernardo (870 d.C.). Fruttuoso fu il viaggio del francescano Giovanni del Pian del Carpine, inviato da papa Innocenzo IV quale messo per Gengis Khan, che raggiunse Caracorum, la capitale della Mongolia, il 22 luglio 1246. Egli aveva attraversato mezza Europa, giungendo dapprima fino al fiume Syr Darya e proseguendo poi per la depressione uralo-caspica fino alle montagne del Tian-Scian; raggiunse così Caracorum, dove si fermò 4 mesi. In seguito, scrisse l'Historia Mongolorum, un documento attento e preciso sulla geografia e sui costumi dei popoli da lui avvicinati. Un'altra ambasciata a Gengis Khan fu inviata da Luigi IX di Francia; era capitanata dal francescano Guglielmo di Rubruk e giunse a Caracorum il 26 dicembre del 1252, seguendo un itinerario diverso da quello compiuto da Giovanni del Pian del Carpine. Anche la sua relazione apportò nuove conoscenze su quelle terre. Nel 1256 fu la volta dei due mercanti veneziani Nicolò e Matteo Polo, figli del patrizio Andrea. Essi soggiornarono tre anni a Bokhara e poi penetrarono in Cina, fino alla residenza imperiale di Cai-ping presso Pechino, dopo essersi accodati a un'ambasceria del Gran Khan. Ritornarono in Italia nel 1269, recando un messaggio per il papa e nel 1271 ritornarono in A., portando con loro il figlio di Nicolò, Marco, l'autore del Milione, un libro fondamentale nella letteratura mondiale di viaggi. I Polo rimasero in Cina 17 anni e ciò permise a Marco, osservatore attento e coscienzioso, di descrivere usi e costumi di quelle genti. In quell'epoca, del resto, altri italiani si erano recati in A.; tra costoro, fra' Ricoldo da Montecroce (Tabriz e Bagdad) e fra' Giovanni da Montecorvino (Persia, Coromandel, India e Cina), che nel "Celeste Impero" fu autorizzato dall'imperatore a fondare un arcivescovado. Con lui era andato anche il commerciante genovese Pietro di Lucalongo. Nel 1308 altri missionari si unirono a Giovanni a Pechino, mentre nel 1312 frate Odorico da Pordenone, dopo aver attraversato gran parte dell'A. centro-meridionale da Tabriz a Ormuz, raggiunse per mare Ceylon, Malabar, Madras e, poi, anche Giava e Sumatra. Forse dopo aver toccato anche il Borneo, egli arrivò in Concincina e, quindi, a Canton. Da Canton tornò a Venezia dopo aver attraversato il Tibet: fu il primo europeo ad avere mai affrontato quella regione selvaggia. La sua relazione fu raccolta in volume dal confratello Guglielmo da Solagna. Un'ulteriore esplorazione in A. dei missionari ebbe luogo dal 1340 al 1353 col francescano Giovanni dei Marignolli di Firenze. Egli raggiunse la Cina, poi visitò anche Giava e Sumatra. Durante il XV sec. si recarono in A. non pochi viaggiatori, soprattutto mercanti, alcuni dei quali lasciarono ampie relazioni; così fecero Nicolò dei Conti, di Chioggia, e Ludovico di Varthema (inizio del XVI sec.), come pure Ruy Gonzales de Clavijo che andò a Samarcanda per conto di Enrico III di Castiglia.

Ci furono, poi, Caterino Zeno che visitò la Persia, Giosafatte Barbaro, che si spinse nel Mar Nero e nel Caucaso e Ambrogio Contarini, che giunse in Persia. Anche i genovesi Girolamo da Santo Stefano e Girolamo Adorno si informarono sull'Arcipelago delle Maldive, su Ceylon, Sumatra, ecc. Nel 1542 la prima nave europea battente bandiera portoghese arrivò a toccare il Giappone, dove giunsero circa sette anni dopo San Francesco Saverio e i suoi missionari gesuiti per predicarvi la fede. Ma soltanto nel XVII sec. gli Europei conobbero le altre isole del Sol Levante e solo nel 1728 Bering raggiunse l'America, partendo dalle coste dell'A. Nel frattempo, i Portoghesi avevano occupato la Malacca, le isole Banda, parte dell'Indocina e le Molucche. Queste conquiste furono rese possibili dai ripetuti tentativi italiani e portoghesi di scoprire una via marittima per l'India (fratelli Vivaldi, Giovanni Gonzalo Zarco, Tristano Vaz Teixeyra, Diego Cao e Bartolomeo Dias) e, soprattutto, dal fortunato viaggio di Vasco da Gama che il 28 maggio del 1498 approdò a Calicut, in India, dopo aver doppiato il Capo di Buona Speranza. Va ricordato che la flottiglia comandata da Vasco da Gama era stata armata dai fiorentini Sernigi che, in seguito, parteciparono con altri Italiani a viaggi in India. Da allora Francesi, Olandesi e Inglesi entrarono in gara con i Portoghesi per la supremazia commerciale in quelle ricche regioni. Con il raggiungimento dell'India per via marittima iniziarono anche le esplorazioni all'interno del continente, specialmente ad opera di missionari cattolici. Così il Tibet fu raggiunto dal gesuita Bento de Goes nel 1602-1605, dopo la traversata del bacino del Gange; nel 1625 il gesuita Antonio de Andrade penetrò in Cina, dopo aver oltrepassato la pianura del Gange. Una documentata relazione sul Tibet e sui Lama ci è stata lasciata dall'italiano Ippolito Desideri, che visitò anche la valle dello Tsang po. L'Atlas Sinensis, pubblicato nel 1655 da padre Martino Martini da Trento, descrive usi e costumi della Cina di quell'epoca in modo assai esauriente. Altre spedizioni all'interno si susseguirono durante i secc. XVIII e XIX, quasi tutte organizzate da missionari, ma ve ne furono anche alcune a carattere eminentemente scientifico, come quella del geologo danese Carsten Niebuhr che si spinse all'interno della penisola arabica. La Siberia fu esplorata dal naturalista tedesco Peter Simon Pallas per incarico di Caterina II di Russia; egli visitò anche la regione del lago Baikal e i Monti Altaj. La prima carta orografica dell'India fu curata dalla Società Asiatica di Calcutta, sorta espressamente per l'approfondimento delle conoscenze geografiche e geologiche della grande penisola. Dal 1854 gli Europei ebbero via libera anche per lo studio del territorio nipponico, prima ermeticamente chiuso alle infiltrazioni occidentali. L'esplorazione scientifica del Tibet e dell'Himalaya cominciò con il viaggio dei fratelli Schlagintweit, tedeschi, che aprì la strada a Russi e a Inglesi, i primi provenienti dal Nord, i secondi dal Sud. Famosi divennero per le loro imprese nelle regioni del T'ienshan, della Mongolia, dell'Ala-Tau, della Zungaria e del Kuen-lun, gli esploratori russi Nikolaj Prevalskij e Piotr Semenov. Decisivo apporto alla conoscenza dell'Himalaya e dell'A. centrale fu dato negli ultimi anni del XIX sec. dallo svedese Sven Hedin (Tibet e Turkestan) e da molti Inglesi, che diedero precise notizie sulle montagne del Karakorum, dell'Himalaya e del bacino del Tarim. Agli inizi del 1900 molti Italiani si dedicarono all'esplorazione del continente asiatico; tra questi il Duca degli Abruzzi, Dainelli, De Filippi, il duca di Spoleto. Dal 1860 al 1872 il tedesco von Richthofen attraversò la Cina fino alla Grande Muraglia, impresa difficilissima a quei tempi. Dal suo viaggio egli ricavò un'opera basilare sulla Cina, sia dal punto di vista geografico che antropologico e del costume. Le nuove strade militari costruite durante la seconda guerra mondiale schiusero ancor più alla conoscenza alcuni impervi e selvaggi territori del continente asiatico. Tra le imprese alpinistiche sull'Himalaya ricorderemo quella inglese del colonnello Hunt che portò alla conquista dell'Everest da parte del nepalese Tenzing e del neozelandese Hillary; nello stesso anno venne raggiunta anche la cima del Nanga-Parbat (8.114 m). Una spedizione italiana guidata da A. Desio giunse, per merito di Lacedelli e di Compagnoni, sulla vetta del K2 nel Karakorum (8.611 m) il 31 luglio del 1954. Altre spedizioni scientifiche vennero organizzate su alcuni ghiacciai dell'Himalaya, sull'Annapurna, sul Gaurishankar, nella Vallata Barun del Nepal. Nel 1956 Desio fu a capo di una seconda spedizione di esplorazione del Pakistan nord-occidentale. Scienziati cinesi effettuarono recentemente esplorazioni del Sinkiang e del Tibet, a scopo di ricerche minerarie e per studi geologici delle zone disabitate. Cinesi e Sovietici esplorarono anche scientificamente, nelle zone di loro competenza, la Mongolia esterna, la Siberia e il Caucaso.

STORIA

In A., accanto a popolazioni di cultura primitiva, vi furono, fin da epoche remotissime, popoli organizzati in vasti e forti Imperi, come quello assiro e babilonese nella Mesopotamia e quello degli Ittiti nell'Anatolia. Nel II millennio a.C. iniziò un grande movimento di popoli indoeuropei, che provenivano dalla regione russa: una parte di essi, i Medi e i Persiani, si insediarono nell'altipiano dell'Iran, abbattendo prima il regno degli Assiri, poi quello dei Babilonesi, e fondando un grande Impero che si estendeva dall'India all'Egeo e riusciva a imporre il suo dominio persino sull'Egitto; l'altro gruppo indoeuropeo, gli Ari, si stabilì nel XIII sec. a.C. nella regione del Punjab, sovrapponendosi a popolazioni preesistenti e iniziando una vasta espansione. Sempre nel II millennio a.C. incominciò il processo di formazione dell'Impero cinese, per opera di popolazioni autoctone, e nel VII sec. a.C., secondo la tradizione, sorse l'Impero giapponese. Mentre le civiltà indiane, cinesi e giapponesi rimasero per lungo tempo chiuse a qualsiasi contatto con l'Occidente, l'A. occidentale ebbe frequenti relazioni con le popolazioni europee. Fin dal XII-XI sec. a.C. i Greci avevano iniziato l'occupazione delle coste settentrionali dell'A. Minore, finché, con Alessandro Magno, non riuscirono addirittura ad aver ragione dei Persiani, loro potenti avversari, e a conquistare anche l'Impero assiro-babilonese, giungendo fino in India. All'espansione greca seguì la conquista romana che, iniziata nel 190 a.C. e contrastata dalla Persia risorta, dilagò successivamente nella Siria, nella Palestina, nell'Armenia e nella Mesopotamia, finché sull'Impero Romano d'Oriente si abbatté l'invasione araba nel VII sec. Gli Arabi giunsero fino nel cuore dell'A. e fondarono potenti Stati che si frazionarono, più tardi, in numerosi Sultanati; essi raggiunsero le regioni centrali e le coste dell'Oceano Indiano, lasciando descrizioni che contribuirono a far conoscere l'A. alle popolazioni europee. La decadenza dell'Impero musulmano fu causata dall'invasione dei Turchi Selgiuchidi, che sopraggiunsero nell'A. centrale nell'XI sec., arrivando fino all'A. Minore e alla Siria, senza però riuscire mai ad arrestare la penetrazione commerciale delle Repubbliche marinare di Genova e di Venezia, che avevano instaurato un legame, specialmente economico, tra l'Oriente e l'Occidente. Questo legame si rafforzò durante il periodo delle Crociate e, poi, nel XIII sec., quando il popolo dei Mongoli, guidato dal leggendario Gengis Khan, si oppose ai Turchi e in pochi anni s'impadronì di immensi territori. I Cristiani cercarono di allearsi ai Mongoli, per abbattere il dominio musulmano, e inviarono nell'interno dell'A. alcune missioni, tra cui quella di frate Giovanni da Pian del Carpine, che attraverso il Turan e la Zungaria riuscì ad arrivare a Karakorum, capitale del Regno mongolo. La gloria di aver rivelato agli Europei il più remoto mondo asiatico e di aver scoperto la via di terra per l'Oriente spetta però alla famiglia veneziana dei Polo, in modo particolare a Marco, che raccolse nel famoso libro Il Milione le descrizioni degli innumerevoli Paesi che aveva visitato. Incoraggiata dalla benevolenza dei sovrani mongoli, la Chiesa romana inviò in Oriente dei missionari: Giovanni da Montecorvino raggiunse la Cina, frate Oderico da Pordenone arrivò fino in India (V. sopra ESPLORAZIONI). Gli scambi fra l'Occidente e l'Oriente furono interrotti dalle imprese del mongolo Tamerlano che, rinnovando le gesta di Gengis Khan, si impadronì rapidamente dell'A. centrale, dell'India, dell'A. anteriore, dell'Egitto e della Sarmazia, minacciando seriamente l'Impero turco. Ancora un veneziano, Nicolò de' Conti, riuscì a visitare il Malabar, Sumatra, Giava, la Birmania e l'Indocina (1414-39), ma, successivamente, la controffensiva dei Turchi e la loro conseguente espansione fino alla Penisola Balcanica vietarono agli Europei le vie di terra e li costrinsero a cercare di raggiungere l'Oriente per via marittima. Questa fu aperta dal portoghese Vasco da Gama, che nel 1497-98 circumnavigò l'Africa e raggiunse Calcutta. Le diverse spedizioni che si susseguirono e le conseguenti scoperte geografiche diedero una notevole spinta alla colonizzazione europea: i Portoghesi si spinsero sulle coste asiatiche fino al Giappone; gli Spagnoli si insediarono nelle Filippine; gli Olandesi, per mezzo della Compagnia delle Indie Orientali, si impadronirono di Giava, Ceylon e delle isole della Sonda; gli Inglesi si insediarono a Calcutta e a Madras. Frattanto, la Russia aveva rapidamente conquistato la Siberia (XVI-XVII sec.) e anche la Francia aveva iniziato la sua penetrazione in A. (XVII sec.), fondando Pondichéry e Chandernagor sulle coste orientali dell'India. Tra il 1748 e il 1767 l'inglese Robert Clive conquistò quasi tutta l'India per conto della Compagnia delle Indie; in seguito, questa regione passò sotto il diretto dominio della corona inglese (1858) e nel 1877 divenne un Impero, pur rimanendo possesso britannico.

L'Inghilterra occupò successivamente una parte della Birmania, Rangoon (1852), e il Belucistan (1886); già dal 1819 era in possesso di Singapore e, dopo la guerra dell'Oppio contro la Cina (1839-1842), si era impadronita di Hong-kong; nel 1888 stabilì il protettorato sul Borneo occidentale, mentre le altre isole malesi rimasero sotto il dominio dell'Olanda. La Russia, che era giunta fino a Vladivostok, sul Pacifico, e aveva tolto alla Cina il bacino dell'Amur, tra il 1880 e il 1884 conquistò tutto il Turkestan, cercando poi, dopo l'occupazione del Pamir (1890-92), di penetrare in Afghanistan. La Francia occupò la Cocincina (1858), la Cambogia e il Tonchino (1873) e nel 1884 impose il protettorato sull'Annam. Frattanto il Giappone, per contrastare l'espansione europea, iniziava un movimento di modernizzazione che in breve tempo portò alla formazione di un potente Stato, in gara con le potenze europee per il predominio sul continente asiatico. Sul finire del secolo, il Giappone entrò in conflitto con la Cina (1894-95) e, dopo averla sconfitta, occupò la Corea, Formosa e Port Arthur, provocando l'intervento armato delle potenze europee, che ridussero le sue conquiste e divisero, invece, ulteriormente la regione cinese. Nel 1900 la Russia, approfittando della rivolta nazionalista dei boxers in Cina, occupò la Manciuria e alcune piazzeforti, provocando l'alleanza del Giappone con l'Inghilterra. Scoppiò così la guerra russo-giapponese (1904-05), al termine della quale il Giappone rientrò in possesso della Corea e di Port Arthur, mentre la Manciuria venne restituita alla Cina. Nel 1911-12 scoppiò in Cina una violenta rivolta che portò alla formazione della Repubblica; questa però, travagliata da continue lotte civili, non riuscì a opporre all'imperialismo giapponese una resistenza efficace, perdendo vari territori. Frattanto, un vasto movimento nazionalista nasceva anche nei Paesi Arabi, in India e nei cosiddetti Mandati (Siria, Palestina, Mesopotamia), che si erano formati nel vicino Oriente dopo lo sgretolamento dell'Impero turco, conclusosi con la sconfitta nella prima guerra mondiale.

Il primo dopoguerra: nel 1918, dopo l'armistizio di Mudros, le flotte alleate entrarono nel Bosforo e occuparono parte dei territori turchi nell'A. Minore; venne creato così il nuovo Stato di Armenia e i Curdi iniziarono un movimento separatista. Come reazione sorse il Movimento nazionale turco, guidato da Mustafà Kemal, che propugnò la creazione di un nuovo Stato turco entro i confini nazionali (congressi di Erzerum e di Sivas, 1919). Nell'aprile del 1920 si riunì ad Ankara la Grande Assemblea Nazionale e Kemal venne condannato a morte. Col trattato di pace di Sèvres la Turchia venne spartita. I Russi occuparono Erivan, capitale dell'Armenia e si appropriarono della parte orientale di questo Paese, mentre Kazim Karabekir batté in guerra la stessa Armenia. Nel 1921 col trattato di Kars (fra Turchia e URSS) venne stabilito il confine del Caucaso. Il terrorismo turco costrinse i pochi superstiti armeni a riparare all'estero. Dopo la Pace di Losanna, Mustafà Kemal divenne presidente della Repubblica Turca con capitale Ankara; a partire dal 1935 egli si fece chiamare Kemal Ataturk (padre dei Turchi). Iniziò una serie di grandi riforme.

L'appoggio del colonnello britannico Lawrence consentì all'emiro Feisal di farsi nominare re di Siria (1918), ma il Paese venne posto sotto mandato della Francia e Feisal fu costretto ad abbandonare la Siria. Intanto, continue ribellioni avvenivano in Siria e, nel 1914, la Francia fu costretta a promettere l'indipendenza del Paese.

Nel 1920 anche la Palestina venne posta sotto mandato britannico; risalgono a questo periodo i primi scontri tra Arabi ed Ebrei.

Il Libano diventò una Repubblica indipendente nel 1925.

Anche l'Iraq passò sotto mandato inglese (1919), ma nel 1921 l'emiro Feisal venne proclamato re dell'Iraq e, nel 1925, fondò una monarchia costituzionale. Col trattato di Mossul, l'Iraq ottenne l'assegnazione dei territori petroliferi che gli erano stati contestati dalla Turchia; nel 1930 l'Inghilterra riconobbe l'indipendenza del Paese.

Nel 1924 Abd el Aziz lbn Saud, sultano dei Nagd (Arabia), sconfisse in guerra il re dell'Higiaz, Hussein, e venne proclamato re dell'Higiaz e dei Nagd che, riuniti, formarono il Regno dell'Arabia Saudita (1932).

La Persia, che nel 1935 assunse la denominazione di Iran, vide proclamare re di Persia, col nome di Reza Shah Pahlevi, il capo cosacco Reza Khan che promosse riforme atte a modernizzare l'impalcatura dello Stato. Nel 1927 egli fece iniziare la costruzione della ferrovia Transiraniana e nel 1933 sottoscrisse un trattato con l'Anglo-Persian (poi Iranian) Oil Company, per la concessione dello sfruttamento delle zone petrolifere. Nel 1941 il Paese fu invaso da Russi e Inglesi; Reza Pahlevi abdicò in favore del figlio, Mohammed Reza.

Nel 1919 Amanullah si proclamò emiro dell'Afghanistan e iniziò la terza guerra di indipendenza contro l'India Britannica. Nel 1921, col trattato di Kabul, venne riconosciuta l'indipendenza e Amanullah fu eletto re dell'Afghanistan. In seguito alla sue riforme, venne costretto a fuggire dal Paese da elementi ostili alla modernizzazione dello Stato. Suoi successori furono Mohammed Nadir (1929-1933) e Mohammed Zahir.

Nel 1921 la Mongolia ottenne l'indipendenza; nel 1924 venne proclamata la Repubblica Popolare Mongola (Mongolia esterna), praticamente legata a doppio filo all'URSS. La regione nord-occidentale del Paese, poi, nel 1944 entrò a far parte dell'Unione Sovietica come Repubblica dell'Urjanchal (in seguito, Repubblica Tannu-Tuva).

In India l'ondata di ribellione contro la Gran Bretagna si acuì nell'immediato dopoguerra; nell'aprile del 1919 gli Inglesi repressero una insurrezione, uccidendo e ferendo più di mille indiani. Nello stesso anno i Britannici furono costretti a cedere parte del governo a elementi indigeni; ciò nonostante, si formò un Movimento nazionale indiano capeggiato da Mohandas Karamchand Gandhi, detto il Mahatma (grande anima). Dopo la campagna di resistenza passiva contro la Gran Bretagna (Satyagraba) durata dal 1920 al 1922, Gandhi venne condannato a 6 anni di carcere, ma fu graziato nel 1924. Uscito di prigione, egli riprese la lotta contro i dominatori e la campagna in favore dei paria, i cosiddetti "intoccabili". Nel 1928 Motilal Nehru sottopose agli Inglesi uno schema di Costituzione e pose un ultimatum alla Gran Bretagna, chiedendo per l'India la trasformazione in Dominion entro il 1929.

Nel 1930 Gandhi iniziò la seconda campagna Satyagraba, ma nel 1931 venne nuovamente incarcerato, unitamente a 60.000 nazionalisti indiani. Col Patto di Dehli del 1931 fra Gandhi e Lord Irwin, vicerè dell'India, il Mahatma cessò la disobbedienza civile in cambio della liberazione dei nazionalisti; ma nel 1932 la Satyagraba venne ripresa e durò fino al 1934. Nel 1935 l'Inghilterra emise il Government of India Act che concedeva quasi tutti i ministeri agli Indiani (eccetto quelli della Difesa e degli Esteri), ma rafforzava i poteri del vicerè e dei governatori britannici. Nel 1937, con la vittoria del Partito del Congresso, entrò in vigore la nuova Costituzione indiana. La Birmania diventò, però, colonia inglese e venne staccata dall'India.

Nel 1917 il Siam - che dal 1939 si chiamò Thailandia - entrò in guerra contro la Germania, a fianco della Triplice Intesa. Dal 1925 il re del Siam fu Rama VII Prajadhipok che, nel 1932, in seguito a un colpo di Stato, venne costretto a instaurare la Monarchia costituzionale. Nel 1935 egli abdicò in favore di Rama VIII Ananda Mahidon, che dimostrava simpatia per le potenze dell'Asse e per il Giappone.

In Indonesia, nel 1927, Ahmed Sukarno e Mohammed Hatta fondarono il Perserikatan National Indonesia, ovvero il Partito nazionalista indonesiano. Questo, nel 1937, riuscì a strappare all'Olanda la promessa d'indipendenza a partire dal 1947.

In Cina, dopo la fondazione del Kuomintang da parte di Sun Yat Sen, questi venne assassinato; scoppiò pertanto la seconda rivoluzione di Nanchino che il presidente della Repubblica, Yuan Shih-k'ai, riuscì a stento a domare (1913). Alla sua morte, si scatenò la guerra dei Generali (1916) per il possesso di Pechino. Un governo democratico venne formato a Canton e, a suo capo, venne nominato il nazionalista Sun Yat-Sen, generalissimo delle forze del Sud. Ma nel 1918 egli cedette la carica, per riorganizzare il Kuomintang. Nel 1923, dopo la partecipazione della Cina alla guerra contro la Germania, guerra nella quale il Paese non ebbe che grandi delusioni da parte degli Alleati, il Kuomintang collaborò col Partito comunista cinese fondato nel 1921 a Shangai da un gruppo di politici e di intellettuali, tra i quali Mao Tse-Tung. Il Kuomintang si accordò con un inviato di Stalin e, nel 1924, organizzò il suo Primo Congresso nazionale. La base del suo programma politico consisteva nei tre principi di Sun Yat-Sen: socialismo, democrazia e nazionalismo. A partire dal 1925 il generale Chiang Kai-shek acquistò un potere sempre maggiore (dirigeva, tra l'altro, la scuola militare di Whampoa, organizzata dal generale russo Blucher, ed era a capo di tutto l'esercito cinese). Una dimostrazione di studenti cinesi a Shangai, nel 1925, spinse la polizia britannica a sparare sulla folla e ciò provocò, da parte dei nazionalisti, la Rivoluzione Nazionale (1925-1927). L'esercito rivoluzionario di Chiang Kai-shek iniziò una campagna contro i militari al potere nella Cina settentrionale e centrale. Nel settembre del 1926 egli conquistò Hankow, Shangai e Nanchino; Hankow divenne la capitale dei nazionalisti. I dissidi e i disaccordi fra Chiang Kai-shek e i comunisti portarono al massacro di questi ultimi nelle città conquistate; nel 1927 il generale istituì un governo nazionalista a Nanchino, che perseguitava i comunisti. Nel 1928 l'esercito nazionalista riunificò la Cina e Chiang diventò un vero e proprio dittatore. Sotto la guida di Mao Tse-Tung si formarono allora le leghe contadine, schierate con i comunisti. Nel 1930 scoppiò la guerra civile: vi furono cinque campagne dell'Armata rossa contro Chiang Kai-shek, ma i comunisti nella quinta campagna furono battuti e dovettero iniziare la Lunga Marcia verso il Nord (1934-1935); dopo aver percorso 10.000 chilometri, nello Shensi fondarono una Repubblica comunista. Nel 1937 ebbe inizio la guerra nippo-cinese; venne pertanto sospesa la guerra civile, in seguito a un accordo fra comunisti e Kuomintang (capo dell'esercito era Chiang Kai-shek). Dopo l'attacco giapponese contro la base americana di Pearl Harbour, i Cinesi tennero impegnate grandi forze nipponiche e nel 1943, in cambio, gli anglo-americani rinunciarono ai loro privilegi in quasi tutto il territorio cinese. Nel 1945 si riaccese la guerra civile.

Il Giappone, dopo la prima guerra mondiale, attraversò un periodo di grande crisi (1920-1922); i terremoti del 1923 contribuirono ad aumentarla. In seguito alla Conferenza di Washington, il Giappone dovette rinunciare alle sue precedenti conquiste in Siberia; gli USA chiusero l'immigrazione nel loro Paese ai Giapponesi. I rapporti fra i due Stati peggiorarono e portarono, come conseguenza, a un trattato nippo-sovietico (1925). Dopo l'ascesa al trono di Hirohito (1926), la situazione interna del Paese si fece sempre più tesa; si propugnava da molte parti una politica estera di espansione. I Giapponesi fondarono lo Stato del Manciukuò, ma il Giappone, in seguito a tale iniziativa ritenuta illegale, dovette lasciare la Società delle Nazioni (1933). In seguito, occupò alcune provincie cinesi e, nel 1935, denunciò gli accordi di Washington. Nel 1936, poi, aderì al Patto Anticomintern. Nel 1937 iniziò la guerra nippo-cinese, che vide grandi successi dei Giapponesi, ma non la sperata capitolazione della Cina. Nel 1940 il Giappone sottoscrisse il patto tripartito con Italia e Germania; dopo il patto di non aggressione con la Russia, continuò inoltre la sua infiltrazione in territorio asiatico. Nel 1941, sotto il Governo del generale Hideki Tojo (che verrà giustiziato nel 1948), il Giappone bombardò Pearl Harbour, entrando in guerra con gli USA. Nel maggio del 1941, intanto, gli Inglesi occuparono militarmente la Siria e il Libano, nonché l'Iraq e l'Iran (assieme all'URSS).

Nel 1942, con una poderosa offensiva contro i Giapponesi, la Cina riaprì i porti sul Mar Giallo, favorendo così la controffensiva degli Alleati. Durante la guerra, si ebbe anche lo sbarco americano nelle Filippine, precedentemente occupate dai Giapponesi (1944), e nel 1945 i primi Statunitensi sbarcarono a Iwojma, in territorio giapponese. Nello stesso anno gli Alleati riconquistarono la Birmania. Il 9 agosto 1945 venne sganciata dagli Americani la prima bomba atomica su Hiroshima (più di 100.000 morti e altrettanti feriti, senza contare le conseguenze delle radiazioni). Frattanto anche la Russia dichiarò ufficialmente guerra al Giappone e penetrò in Manciuria e nella Corea. Il 2 settembre 1945 il Giappone fu costretto a capitolare.

Il secondo dopoguerra: nell'immediato dopoguerra la Cina vide fallire i tentativi per organizzare un Governo di coalizione fra nazionalisti e comunisti. Dal 1947 la guerra civile s'inasprì nuovamente e le truppe comuniste ottennero successi sempre più ampi finché, nel 1949, lanciarono una grande offensiva contro la Cina meridionale, arrivando a conquistare Nanchino. Venne proclamata la Repubblica Popolare Cinese (1949); i nazionalisti del Kuomintang si rifugiarono a Formosa. Nel 1954 venne proclamata la nuova Costituzione della Repubblica Popolare; presidente del Consiglio Centrale era Mao Tse-Tung e primo ministro Chou En-lai. Nel 1957 Mao Tse-Tung pronunciò il discorso dei "Cento Fiori", a sfondo liberale, ma poi il Partito comunista stroncò ogni critica al Governo. Nel 1959 la presidenza dello Stato fu assunta da Liu Shao-Chi, mentre Mao rimase capo del partito e Chou En-lai venne riconfermato primo ministro. Nel 1966 iniziò la cosiddetta Rivoluzione Culturale che condusse a numerosissime epurazioni; Lin Piao venne presentato come successore di Mao Tse-Tung. Cominciò pure il conflitto ideologico con la Russia, per le critiche mosse alle Comuni Popolari Cinesi durante il XXI Congresso Comunista Sovietico (1958). Dopo la crisi di Cuba, ebbe luogo l'aperta rottura con il PCUS (1962); la Cina accusò Krusciov di tradimento del marxismo-leninismo. Nel 1964 i Cinesi realizzarono il loro primo esperimento atomico; nel frattempo avevano occupato il Tibet (1950), provocando la successiva rivolta del 1959, in seguito alla quale il Dalai Lama dovette fuggire per evitare misure repressive nei suoi confronti. Un'offensiva cinese contro Formosa (roccaforte dei nazionalisti) nel 1957 provocò una reazione che avrebbe potuto condurre a un vastissimo conflitto; ma le pressioni russe su Mao Tse-Tung evitarono il peggio. Nel 1962 i Cinesi attaccarono anche l'Assam e il Kashmir. La Francia fu la prima Nazione occidentale a riconoscere la Cina comunista (1964). La mai sopita tensione russo-cinese sfociò nei conflitti a fuoco lungo la frontiera sul fiume Ussuri (marzo 1969). Nel 1971 la Cina venne riconosciuta anche dall'Italia, dagli Stati Uniti e da altri Paesi. Dopo la morte di Chou-En-lai e di Mao Tse-Tung (1976), i nuovi dirigenti inaugurarono sul piano interno un radicale cambiamento di linea politica, teso alla riforma del sistema politico-economico, indebolitosi negli anni della Rivoluzione Culturale. Sul piano internazionale, invece, la Cina continuò la politica di equidistanza dai blocchi, inaugurata fin dal 1971 in occasione dello storico incontro con gli USA. Si acuì la tensione con l'URSS, a causa del permanere delle truppe sovietiche in Afghanistan e per la situazione nella penisola indocinese. Nel 1982 la Cina, sotto la guida di Deng Xiaoping, si avviò verso una profonda trasformazione: importanti modifiche vennero introdotte in campo economico e politico, conducendo il Paese verso una progressiva modernizzazione. Si intensificarono, quindi, i contatti con gli USA e con i Paesi europei; riprese gradualmente il dialogo anche con l'URSS, specie dopo l'ascesa al potere di Gorbaciov. Nel 1989, il nuovo corso subì una brusca interruzione in occasione della sanguinosa repressione della pacifica manifestazione degli studenti di Pechino nella piazza Tienamen, ordinata dal premier Li Peng sostenuto dallo stesso Deng.

Il Giappone, dal 1945 al 1950, venne posto sotto un governatorato americano retto dal generale Mac Arthur che, nel 1946, varò una Costituzione improntata su quella degli USA. Nel 1954, sotto il Gabinetto Yoshida che aveva condotto a un'alleanza fra Stati Uniti e Giappone, a quest'ultimo venne concesso il riarmo. Nello stesso anno il Giappone fu ammesso all'ONU. A partire dal 1960 l'industria giapponese visse una fase di sviluppo eccezionale. Nonostante la neutralità giapponese nella guerra del Vietnam, questa permise al Giappone di raggiungere la piena stabilità della sua bilancia dei pagamenti: si calcola che le forniture giapponesi agli USA, per la guerra del Vietnam, abbiano fruttato al Giappone quasi 600 milioni di sterline. Negli anni Settanta e Ottanta uno sviluppo industriale divenuto ormai travolgente portò il Giappone a erodere la supremazia economico-industriale statunitense, fino all'affermazione del Paese come prima potenza finanziaria del mondo.

In India, durante la seconda guerra mondiale, Gandhi indisse una terza campagna di disobbedienza civile, indirizzata anche contro la guerra; intanto si andava formando, specie tra i musulmani, una coscienza nazionale, che portò alla costituzione della Lega Musulmana; essa aspirava alla separazione del Pakistan dall'India (1940). Nel 1947 gli Inglesi, con l'Indian Independence Act, abbandonarono l'India. Si ebbero così i due Stati: India e Pakistan; la separazione fu caratterizzata da disordini sanguinosi e da lotte fra musulmani e indù, causate da motivi religiosi. Un fanatico, nel 1948, assassinò il Mahatma Gandhi e si ebbero oltre 100.000 morti da una parte e dall'altra. Molti gravi problemi economici e sociali furono risolti dal Pandit Nehru, dopo che l'India ebbe occupato il Kashmir, originariamente assegnato al Pakistan. La nuova Costituzione entrò in vigore nel 1950, ma dopo questa data l'India fu continuamente turbata da avvenimenti bellici che non contribuirono certamente ad aumentare il livello di vita dei suoi popoli. Numerosi furono gli scontri col Pakistan a causa del Kashmir, che, poi, nel 1957 venne definitivamente assegnato all'Unione Indiana; nel 1965 si ebbe una vera e propria guerra indo-pakistana, che terminò l'anno dopo grazie all'intervento dell'ONU. Prima c'era stata la guerra di confine con la Cina, nel Sikkin, durata dal 1959 al 1963. Dopo la morte del primo ministro Lal Bahadur Shastri, succeduto a Nehru, la figlia di quest'ultimo, Indira Gandhi, assunse le redini del Governo (1966). La sua amministrazione fu ostacolata da violente manifestazioni antigovernative, tanto che si dovette ricorrere alla sospensione della Costituzione nel Bengala, nel Punjab e in altri Stati dell'Unione. Il Partito del Congresso perse molti voti e, per attuare la nazionalizzazione di alcune banche, Indira Gandhi dovette ricorrere all'appoggio del Partito comunista locale. Nel 1968, nello Stato di Guarat, si ebbero centinaia di morti negli scontri fra indù e musulmani. Dopo aver appoggiato la secessione del Pakistan Orientale e la nascita del Bangladesh (1971), l'India attraversò alla fine degli anni Settanta una profonda crisi istituzionale. Nel 1977 la stessa Indira Gandhi venne arrestata, riuscendo a riassumere il potere solo con le elezioni del 1980. Negli anni Ottanta scoppiarono in India una serie di rivolte intestine (nell'Assam, nell'Andra Pradesh e nel Punjab); in particolare, la rivolta del Punjab, dove la popolazione sikh rivendicava la propria indipendenza, doveva segnare il destino di Indira Gandhi; l'esponente politica indiana periva, infatti, nel 1984 in un attentato organizzato proprio dai Sikh, decisi a punirla per la dura repressione subita. La leadership passò così a Rajiv Gandhi, figlio di Indira, cui spettava il difficile compito di pacificare il Paese. L'ultimo esponente della dinastia Gandhi venne assassinato nel 1991 da un gruppo terroristico Tamil.

Nel 1948 in Corea che, partendo dal 38° parallelo, era stata divisa in due zone controllate rispettivamente dai Russi (Nord) e dagli Americani (Sud), furono create la Repubblica della Corea del Sud e la Repubblica Popolare della Corea del Nord; le truppe di occupazione russe e americane vennero ritirate. Nel 1950, un'aggressione dei nord-coreani provocò la guerra di Corea, nella quale intervennero l'ONU (con un esercito formato da 15 Nazioni) e gli Stati Uniti a favore della Corea del Sud. L'esercito misto comandato dal generale Mac Arthur venne respinto fino alla testa di ponte Pusan; poi, la controffensiva ONU-USA portò le truppe associate fino al confine con la Cina. Intervennero allora i volontari cinesi che costrinsero gli Alleati alla ritirata fino al 38° parallelo. Mac Arthur nel 1951 venne sostituito dal presidente Truman con il generale Ridgway, più prudente del suo predecessore. Attraverso negoziati, si giunse all'armistizio di Panmunjon che confermò sostanzialmente la divisione del territorio nelle due Coree. Nel 1961 la Corea del Nord concluse un patto di amicizia con l'URSS e in seguito, dopo il 1966, iniziò un graduale sganciamento dalla Cina. La Corea del Sud, grazie agli aiuti ricevuti dagli Stati Uniti, non solo ricostruì rapidamente il Paese, ma diede anche l'avvio a un veloce sviluppo economico che la rese una delle Nazioni più avanzate del continente. Il progresso economico favorì anche l'evoluzione della Corea del Sud verso forme di governo democratiche. Nel 1990 si tennero i primi colloqui volti a riunire la penisola coreana in un solo Stato.

Nell'Indocina, subito dopo la seconda guerra mondiale, il leader comunista Ho Ci-Minh proclamò la Repubblica Democratica del Vietnam a Nord del 16° parallelo. La regione a Sud del confine venne occupata dagli Inglesi che, nel 1946, ne cedettero l'amministrazione alla Francia. I Francesi mirarono a una soluzione militare del problema vietnamita e, nel 1946, iniziarono delle operazioni militari alla foce del fiume Rosso, ma subirono una serie di rovesci ad opera dei Viet-Minh comandati dal generale Gaip. Il conflitto si allargò, in seguito agli aiuti americani alla Francia e a quelli russi e cinesi ai Viet-Minh. Penetrati nel Laos, i Francesi chiesero l'intervento americano, ma il presidente Eisenhower rifiutò; nel 1954 la fortezza francese di Dien Bien-Phu fu costretta alla capitolazione. Con la Conferenza di Ginevra del luglio 1954, l'Indocina venne suddivisa in Laos, Cambogia, Vietnam del Nord e Vietnam del Sud. Il Vietnam del Nord si avvicinò sempre più alla Cina Popolare mentre nel Vietnam del Sud, con l'appoggio americano, si arrivò alla dittatura del primo ministro Ngo Dinh Diem. I guerriglieri Viet-Cong iniziarono la lotta per la liberazione del Vietnam del Sud e, nel 1957, diedero l'avvio alla seconda guerra dell'Indocina, caratterizzata da colpi di mano e da atti terroristici. Nel 1963 Ngo Dinh Diem, durante un colpo di Stato, venne ucciso; seguirono continue crisi governative. Gli Americani inviarono al Vietnam del Sud aiuti sempre più massicci, finché nel 1964 intervennero direttamente bombardando il Vietnam del Nord e intensificando le azioni di guerra. Nel maggio del 1968 i governi di Hanoi e di Washington decisero di iniziare negoziati per una pace nel Vietnam; i negoziati cominciarono il 18 gennaio 1969. Il 31 ottobre 1968 il presidente Johnson aveva annunciato la cessazione dei bombardamenti sul Vietnam del Nord. Nel 1969 morì Ho Chi Minh e in sua vece venne eletto presidente Ton Duc Thang. Nel 1970, pressato dall'opinione pubblica, il presidente Nixon iniziò il ritiro a scaglioni delle truppe americane dal Vietnam, dove la guerra continuò fino alla totale vittoria dei comunisti (1975).

Si aprì, in seguito, una nuova fase politica contrassegnata dalla parallela presa di potere dei comunisti nel Laos e in Cambogia. L'allineamento filo-cinese del regime cambogiano introdusse una serie di contrasti che portarono all'invasione della Cambogia da parte del Vietnam, appoggiato dall'Unione Sovietica (1979). La successiva reazione cinese non impedì al Vietnam di perseguire le sue mire espansioniste, che negli anni Ottanta provocarono scaramucce alla frontiera con la Thailandia, Paese in cui si erano rifugiati i guerriglieri cambogiani antivietnamiti. La guerriglia in Cambogia si trascinò sino al 1991, quando a Parigi venne siglata la pace tra tutte le parti in lotta, dopo che l'esercito vietnamita aveva abbandonato il Paese l'anno precedente.

Già nel 1936 in Palestina era iniziata una vera guerra civile fra Arabi e Ebrei. Questi ultimi formarono due corpi militari molto attivi durante la seconda guerra mondiale, l'Irgum Zwai Leumi e l'Haganah che avevano come fine la liberazione della Palestina dal mandato britannico; anche gli Arabi formarono gruppi armati con l'intenzione di cacciare gli Ebrei che, per merito del movimento sionista, immigravano in quelle terre in contingenti sempre più numerosi. Dopo un inutile tentativo di mediazione da parte del conte Bernadotte, che venne poi ucciso dai terroristi ebrei del gruppo Stern, nel 1948 ebbe termine il mandato britannico sulla Palestina e Ben Gurion proclamò lo Stato di Israele. I dissidi con gli Arabi aumentarono e, nello stesso anno, questi attaccarono gli Israeliani. Un armistizio fece cessare momentaneamente le ostilità, ma nel 1956 si arrivò a un nuovo conflitto: gli Israeliani attaccarono l'Egitto, invadendo il Sinai; stavolta fu l'intervento dell'ONU a porre fine alla guerra. Appoggiato dagli USA, Israele si armò potentemente mentre, d'altro canto, la Russia forniva notevoli aiuti militari agli Arabi. Azioni sporadiche di terroristi arabi trovarono dure rappresaglie da parte della Nazione ebraica, tanto da suscitare spesso l'opposizione dell'ONU. Gli scontri divennero endemici e, nel giugno 1967, scoppiò il terzo conflitto fra Arabi e Israeliani: gli Arabi subirono una grave sconfitta, perdendo vasti territori; nello stesso mese si giunse al cessate il fuoco, sempre per l'intervento dell'ONU. Con la cessazione ufficiale delle ostilità si passò, però, alle continue incursioni di terroristi arabi in Israele. Nel 1969, venne eletto primo ministro la signora Golda Meyr che proseguì la politica dei suoi predecessori. Nel frattempo, in Egitto, dopo la morte di Nasser, presidente della RAU, si verificò una svolta politica, ma, dopo un incontro col leader sovietico Podgorny avvenuto nella primavera del 1967, il nuovo presidente egiziano Anwar el Sadat riconfermò la sua politica di amicizia con l'URSS. In Giordania re Hussein prese posizione contro i terroristi palestinesi allo scopo di sottrarre il Paese alle sanguinose rappresaglie di Israele; si ebbero quindi numerosi scontri a fuoco anche per le strade di Amman fra forze regolari e gruppi armati di terroristi. Nel 1969 re Hussein annunciò la formazione di un unico comando per le truppe giordane, siriane e dell'Iraq contro Israele. In Siria, nello stesso anno, venne proclamata la Repubblica Democratica Popolare e Socialista con il nuovo Baath, unico partito ammesso dalla nuova Costituzione. Nel Medio Oriente nel suo complesso, la quarta guerra tra Israele e i Paesi arabi (1973) finì col rafforzare l'Egitto, che riconquistò la sponda occidentale del canale di Suez. La tregua intervenuta subito dopo il conflitto si attuò con il tacito assenso degli Stati Uniti e dell'URSS, preoccupati della improvvisa concordia tra gli Arabi che, controllando gran parte dei giacimenti mondiali di petrolio, decisero di usarlo come arma di pressione nei confronti dell'Occidente, accusato di sostenere Israele. Gli accordi di Camp David (1978), tra Egitto e Israele, contribuirono tuttavia a incrinare l'unità dei Paesi arabi che respingevano in blocco, seppure con diverse sfumature, gli accordi stessi. L'Egitto perse così momentaneamente la leadership panaraba che deteneva dai tempi di Nasser. La guerra civile libanese (1975), trascinatasi anche negli anni Ottanta, introdusse ulteriori momenti di divisione, ratificando la scissione del fronte arabo tra un gruppo di Paesi oltranzisti, il cosiddetto fronte del rifiuto egemonizzato dalla Siria e dalla Libia, e un gruppo di Paesi moderati guidati dall'Arabia Saudita, che invece assumevano posizioni più concilianti rispetto all'Occidente e all'Egitto. Nel 1981, al Cairo, venne assassinato il presidente egiziano Sadat, vittima di un attentato ordito da quell'oltranzismo islamico che dall'Iran andava estendendosi a tutto il mondo arabo. Nel frattempo, la guerra civile libanese continuava a trascinarsi con alterne vicende (caratterizzate da interventi sia israeliani che siriani) fino al 1990, data in cui si arrivò alla pacificazione del Paese sotto la tutela militare siriana. Non si risolse, invece, il problema dei Palestinesi che, nei territori occupati, dettero vita a partire dal 1987 a una rivolta contro il dominio israeliano (l'Intifada, V.), destinata a destare l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale. Nel 1991, grazie agli sforzi compiuti dagli Stati Uniti dopo la vittoriosa conclusione della guerra in Kuwait, si arrivò alla Conferenza arabo-israeliana di Madrid, nella quale, per la prima volta, esponenti delle due parti si incontrarono per regolare pacificamente la convivenza nell'area mediorientale. Questo fu il primo passo che portò, due anni più tardi, pur tra mille difficoltà e mediazioni internazionali, alla pace tra Israele e l'Olp (Organizzazione di liberazione della Palestina).

Nell'Iran, lo scià Mohammed, figlio di Reza Pahlavi, dopo che Mossadeq aveva nazionalizzato nel 1951 le imprese petrolifere britanniche, riallacciò i rapporti con le stesse compagnie e ottenne il 50% dei profitti. Iniziò, quindi, una grande serie di riforme, nonché un processo di avvicinamento ai Paesi socialisti. Nel 1968, inoltre, lo scià intraprese una politica di buon vicinato con l'URSS, invitando il presidente Kossighin in Iran. I Sovietici, da tempo, fornivano a questo Paese notevoli aiuti tecnici, sostenendo l'industrializzazione locale. L'Iran fu anche accusato dall'Iraq di aver fomentato la rivolta degli autonomisti Curdi, scoppiata nel 1969 e in seguito sedata. Dal 1979, dopo l'abbattimento del regime dello scià Reza Pahlavi determinato da una rivoluzione integralista islamica guidata dall'ayatollah Khomeini, la tensione coinvolse gradualmente anche l'area del Golfo Persico. La nuova classe dirigente iraniana assunse, infatti, drastiche posizioni nei confronti delle superpotenze, di Israele e dei Paesi occidentali. Il tentativo di esportare la rivoluzione islamica provocò, poi, un repentino peggioramento dei rapporti con l'Iraq, che nel 1980 invase l'Iran. Il conflitto continuò con fasi alterne riaccendendosi bruscamente nel 1982, allorché le poderose offensive iraniane spostarono il fronte in territorio iracheno. Dall'anno seguente la guerra subì una pericolosa escalation: i due Paesi infatti, nel tentativo di danneggiare le rispettive economie (basate sull'esportazione del petrolio), estesero le ostilità al Golfo Persico, via naturale di transito del petrolio dell'intera penisola arabica. Negli anni seguenti, il conflitto entrò in una fase di stallo, senza che nessuna delle parti riuscisse a prevalere o che si arrivasse a trattative di pace. Finalmente, nell'estate 1988, i due Paesi belligeranti accettarono la risoluzione dell'ONU per il cessate il fuoco e avviarono trattative di pace. Nel 1989 in Iran, dopo la morte dell'ayatollah Khomeini, si aprì una nuova fase caratterizzata dalla lotta per la successione.

Il Kuwait, che aveva ottenuto l'indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1961, si schierò a fianco degli Arabi nella guerra contro Israele e interruppe le forniture di petrolio ai Paesi occidentali, che avevano aiutato quest'ultimo. Quindi, messo in difficoltà dal calo delle entrate, riaprì le forniture e finanziò il riarmo arabo con milioni di sterline (1968-1969). Malgrado gli aiuti forniti dal Kuwait all'Irak nel corso della guerra contro l'Iran, nel 1990 lo sceiccato subì l'invasione delle truppe di Baghdad; iniziò, così, la guerra del Golfo. L'occupazione determinò un deciso intervento armato dei Paesi aderenti all'ONU e degli Stati Uniti, culminato nel 1991 con la liberazione del Kuwait stesso.

La Malaysia, occupata dai Giapponesi durante la seconda guerra mondiale, tornò nel dopoguerra sotto il dominio della Gran Bretagna. I frequenti contrasti fra Malesi e minoranze indiane e Cinesi sfociarono, nel 1948, in una guerriglia contenuta a fatica dai Britannici. Nel 1957 venne fondata l'indipendente Federazione Malese, composta da 13 Stati. Nel 1962 Singapore si costituì Stato indipendente e, in breve tempo, diventò uno dei più moderni porti dell'A. La guerriglia condotta dai comunisti malesi continuò ancora dopo il 1968, finché la Malaysia e la Thailandia si accordarono per un'azione comune contro di essa. Nel 1981 essa si estinse totalmente, anche a causa del graduale venir meno dell'appoggio cinese. Il Paese poté intraprendere una efficace politica di sviluppo economico che lo portò ad affermarsi nell'agguerrito mercato orientale.

Le Filippine ottennero l'indipendenza nel 1946 e, legate economicamente agli USA, entrarono nel 1954 a far parte della SEATO. I rapporti diplomatici con la Malaysia si interruppero nel 1968, dopo la proclamazione della sovranità filippina sull'ex Borneo settentrionale (Sabah) da parte del presidente delle Filippine Marcos. Nel 1986 una sollevazione popolare pose fine alla ventennale dittatura della famiglia Marcos; venne eletta alla presidenza nazionale Coraçon Aquino, vedova del leader democratico Benigno assassinato tre anni prima.

Il Nepal, di cui era stata riconosciuta l'indipendenza già dal 1923 (come rinuncia dell'Inghilterra), fu teatro nel 1950 di una grave rivolta popolare contro i Rana, la dinastia regnante. In seguito a ciò, il re Trihuvana proclamò la Monarchia costituzionale, attuando una politica di neutralità assoluta.

Nel Pakistan, dove fu istituita una dittatura militare dopo la guerra con l'India, nel 1969 il generale Kahya Khan, assunti i poteri, proclamò la legge marziale al fine di porre ordine nell'intricata situazione interna. Nel 1970 venne eletto presidente Zulfikar Alī Bhutto, il cui regime fu rovesciato nel 1977 da un nuovo colpo di Stato militare. Paese in prima linea contro l'espansionismo sovietico al tempo dell'invasione dell'Afghanistan (1979), il Pakistan ritornò alla democrazia nel 1988 in seguito alla morte del generale Zia Ul-Haq.

In Afghanistan, Repubblica dal 1977, il regime del generale Daud venne abbattuto nel 1978 da un colpo di Stato organizzato da militari comunisti. Le divisioni all'interno della nuova classe dirigente e la vasta e profonda opposizione popolare alle riforme varate dal Governo sfociarono nella guerra civile, che provocò l'intervento sovietico nel 1979. Neppure questo, tuttavia, riuscì a fermare la resistenza al Governo di Kabul. Con l'ascesa al potere di Gorbaciov nell'Unione Sovietica (1985) e la morte di Zia Ul Aq in Pakistan, nel 1988 maturarono tuttavia le condizioni per il ritiro dell'Armata Rossa dall'Afghanistan, ultimato nei primi mesi del 1989. Il regime filosovietico di Najibullah rivelò, però, insospettate capacità di resistenza alla pressione della guerriglia islamica, divisa in fazioni rivali.

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ANTROPOLOGIA

I più antichi abitatori del continente asiatico di cui ci siano pervenute prove sicure appartennero al tipo umano, i cui fossili sono stati rinvenuti a Ciu-cu-tien, presso Pechino, classificato dagli antropologi come Sinanthropus Pechinensis. Essi sarebbero vissuti nella seconda metà del Günz-mindel (primo periodo interglaciale), ossia circa mezzo milione di anni or sono, durante il Pleistocene inferiore. I resti del ritrovamento appartenevano a 40 individui classificabili tra gli ominidi, perché dotati di posizione eretta e perché forniti di una regione frontale sinistra conformata in modo da consentire un linguaggio articolato. Inoltre, nel luogo del ritrovamento apparvero resti di focolari e alcuni manufatti litici, ricavati da schegge di quarzo. Per altri particolari strutturali il Sinantropo avrebbe potuto essere anche considerato un pitecoide. Altri reperti umani furono trovati anche nell'isola di Giava, classificati come appartenenti al Pithecanthropus erectus e attribuibili al Pleistocene medio e al Pleistocene superiore. Altri resti umani fossili furono, poi, reperiti sul Monte Carmelo, in Palestina; essi appartenevano a dieci individui vissuti probabilmente nel periodo compreso fra 180.000 e 120.000 anni fa, nell'ultimo periodo interglaciale, il cosiddetto periodo di Riss-würm. Questi resti presentano una somma di caratteri fanerantropici e neandertaliani, per cui la teoria più accettata farebbe appartenere tali individui a un tipo già avviato sulla linea evolutiva di Neanderthal, ma non ancora ben differenziato dal Fanerantropo. Da esso sarebbe poi lentamente derivato il vero Paleantropo neandertaliano, vissuto fra i 120.000 e i 70.000 anni a.C. (durante la prima fase dell'ultimo periodo glaciale). Mentre in Europa gli uomini perdettero i caratteri fanerantropici per dare pieno sviluppo a quelli neandertaliani, in A. successe l'opposto: l'uomo mantenne i caratteri fanerantropici e perdette quelli neandertaliani, ammettendo che il suo predecessore presentasse la somma di due ben distinti caratteri. Fanerantropi fossili furono ritrovati presso la già ricordata Ciu-cu-tien (con caratteri simili a quelli degli attuali Aynu giapponesi); altri fossili di tipo australoide furono reperiti a Madjak (Giava); altri ancora si trovarono nell'Iran a Hotu-Cave, a Belt-Cave ed ancora nelle grotte palestinesi di Athlit e di Shuqbab. Tra i manufatti del Paleolitico, in A. furono trovati oggetti lavorati in osso o in avorio, ma anche di pietra (industria microlitica geometrica). Reperti di manufatti preistorici furono trovati un po' dappertutto in A., alcuni molto simili a quelli delle "industrie" europee (tecniche aurignaziane, capsiane, ecc.). Del periodo neolitico è stato trovato un importante giacimento nella Persia settentrionale e molti datano i suoi manufatti a 6000 anni a.C. Più recenti, datati intorno al 4000 a.C., sono invece i reperti trovati in Mesopotamia a testimonianza di quelle antichissime civiltà. Sotto l'aspetto etnologico il continente asiatico, data la sua vastità, comprende tutti e quattro i rami in cui, a seconda dei caratteri morfologici, è divisa l'umanità attuale (homo sapiens). Vi figurano, quindi, Europoidi, Mongoloidi, Negroidi e Australoidi. Agli Europoidi appartengono i ceppi degli Europidi e dei Pre-Europidi; il primo comprende le razze Mediterranea, Iraniana, Pamiriana e Indiana; occupa le regioni comprese fra la Turchia e la parte meridionale della pianura indo-gangetica. Le quattro varietà sono caratterizzate da una epidermide più scura di quella presentata dagli Europidi nordici, capelli scuri, statura da 162 cm a 172 cm a seconda della razza. I Pre-Europidi vivono nella zona nord-occidentale del continente (razza uralica) e in una parte dell'Estremo Oriente (razza Ainu): colore della pelle da bianco bruno-chiaro a bruno, capelli neri o castani, statura piccola, forte pelosità, cranio allungato, faccia larga con zigomi forti, occhio di forma europea, naso tendenzialmente mesorrinico, corporatura tarchiata. Ai Mongoloidi appartengono i ceppi dei Mongolidi, dei Premongolidi e degli Eschimidi. I Mongolidi sono caratterizzati dal colore giallastro della pelle, dalla statura bassa o media, dall'indice nasale leptomesorrino, dall'occhio mongolico, dal cranio privo di rilievi sopraorbitali, dalla brachischelia (braccia corte), dal palato molto largo; si suddividono nella razza tungusa che vive particolarmente nell'A. centrale, nella razza sinica diffusa nella Cina e nella razza sudmongolica, la quale riunisce anche le sottorazze birmana e palaunica, che vivono nell'A. meridionale. I Pre-Mongolidi, diffusi nella Siberia, nel Tibet, nel Sarawak, tipici per l'assenza della vera plica mongolica, si dividono nelle seguenti razze: paleosiberiana, tibetana e punan; quest'ultima si distingue per la bassissima statura (1,55 m). Gli Eschimidi sono rappresentati da pochi individui, gli Yuin, che popolano lo stretto di Bering, hanno statura medio-bassa (160 cm), pelle color giallastro chiaro, capelli neri grossi e diritti, braccia molto corte, cranio a forma carenata lungo, alto e voluminoso, faccia larga con ossa nasali lunghe e strette, occhio mongolico (non sempre negli adulti), accentuata leptorrinia. L'occhio è sprovvisto di plica mongolica. Al ramo Negroide appartengono le genti della penisola di Malacca e delle Filippine, ma se ne trovano anche nelle isole Andamane. Gli Andamanesi fanno parte del ceppo dei Negridi: hanno pelle scurissima, capelli a glomeruli, statura pigmoide (1,49 m), ossa nasali corte e appiattite, narici poco dilatate; hanno inoltre le natiche molto sviluppate e la faccia quadrata. La razza Aeta-Semang, pure del ceppo Negride, propria della penisola della Malacca, presenta spesso l'occhio "negro". Gli individui hanno capelli crespi, pelle color bruno scuro, statura pigmoide (1,50 m), testa corta a fronte diritta, faccia larga e corta, labbra grosse. In A. i Negroidi, come anche gli Australoidi, sono in fase di grande regresso spaziale. Il ramo Australoide è diffuso in India centrale e meridionale, nell'isola di Ceylon, nell'Indonesia e nell'Indocina. Il ramo è rappresentato dal ceppo dei Vedditi, che comprende la razza veddaica, caratteristica per la bassa statura (1,57 m), per i capelli ondulati, gli occhi infossati, il frequente prognatismo, e la razza malica di cui fa parte la sottorazza gondica: essa è caratterizzata dai capelli ricciuti, dalla dolicocefalia, dal naso largo, il mento piccolo, la statura spesso pigmoide (1,56 m), la faccia larga e corta. La razza malica corrisponde alla vera razza indiana; vi appartengono i Kurubà. Inserito nel ciclo delle razze derivate sub-equatoriali è il ceppo razziale paleoindide che presenta i seguenti caratteri: pelle scura, occhi scuri, capelli neri ondulati, pelosità media, corpo longilineo ma di statura bassa o media, testa allungata e stretta con faccia corta e mento piccolo, naso dal dorso diritto con pinne alquanto dilatate e radice leggermente infossata, occhio di forma europoide. Esso è presente nella penisola indiana e si divide in due razze: la tamilica, caratteristica per la pelle molto scura quasi nerastra, il naso mesorrinico, la faccia angolosa con mandibola larga e fronte verticale; la malabarese, dal corpo gracile, la testa piccola allungata, la statura sui 164 cm, la faccia corta e il mento non prominente. Dopo aver preso in esame le razze attualmente esistenti nel continente asiatico, occorre stabilire l'origine delle stesse.

Mentre è facilmente spiegabile la presenza di Negroidi con il fatto che durante l'ultima glaciazione le coste dell'A. anteriore erano collegate direttamente all'Africa mediante una lunga fascia boschiva (là dove oggi c'è il Mar Rosso), l'origine dei Mongoloidi è ancora molto oscura, così come non è per niente provata l'origine della presenza di Europoidi. Ci si deve accontentare di teorie, e tra queste la più importante suppone che le forme mongoliche si siano sviluppate nelle zone steppose dell'A. orientale nel periodo dell'ultima glaciazione. Contemporaneamente, o quasi, lo sviluppo delle razze del ciclo boreale, gli Europoidi, sarebbe avvenuto nelle regioni occidentali del continente; ma neppure questa teoria è suffragata da reperti paleoetnologici. Più facile da seguire è, invece, lo sviluppo delle razze lungo la fascia meridionale, anticamente abitata dai primi Fanerantropi appartenenti al ciclo equatoriale (Negroidi) i quali, con l'insorgenza di variazioni in senso autonomo che portarono alla stabilizzazione dei caratteri intermedi di ibridazione, diedero luogo alle attuali razze andamanese e Aeta-Semang; altri Fanerantropi, appartenenti allo stesso ciclo, diedero luogo alle razze di forma australoide, come la veddaica e la malica. Gli Europoidi, invece, provenienti dalle regioni occidentali si sarebbero spinti fino a tutta la fascia meridionale dell'A., dove si sarebbero verificati rapporti di sangue, sia con i popoli mongolici - che avrebbero frenato con la loro presenza l'avanzata degli Europoidi - che con Negroidi e Australoidi già stanziati nella zona. Nuove immigrazioni provenienti dall'Ovest e rappresentate da tipi più evoluti di Europoidi si sarebbero fermate sulle rive del Gange e, in seguito a ibridazione con tipi di forme equatoriali, avrebbero originato il ceppo dei Paleoindidi. Altri Europoidi, probabilmente appartenenti al ceppo dei Pre-Europidi, si sarebbero avventurati lungo le regioni settentrionali del continente e, quindi, aggirando gli stanziamenti mongoloidi, avrebbero raggiunto le coste orientali dell'A. (Siberia, Corea, ecc.); di qui si sarebbero spinti prima in Giappone, dove avrebbero contribuito alla formazione della razza Ainu, e, poi, attraverso lo stretto di Bering, nel continente americano dove furono rintracciate non poche forme europoidi. Se, come già detto, i Mongoloidi popolarono le steppe dell'A. centrale, essi sarebbero stati gli ultimi ad abbandonare le loro terre d'origine. Se ci furono emigrazioni verso l'India, verso la Siberia o verso l'Indonesia, esse vennero effettuate, quasi con certezza, da elementi Pre-Mongolidi e non prima delle trasmigrazioni fatte dagli Europoidi. Una prova di questi spostamenti dei Mongoloidi sarebbe appunto offerta dall'esistenza della razza Tibetana. Successivamente, l'avanzata dei Mongoloidi avvenne lungo la direttiva dell'Indocina ed ebbe come conseguenza la frantumazione e la dispersione in zone periferiche della razza Punan. Le forme Pre-Mongolidi si sono conservate più numerose nelle isole dell'Arcipelago Indiano e così pure nell'A. settentrionale, dove il ceppo ha dato origine alla razza paleosiberiana. Anche il ceppo dei Mongolidi ebbe molta diffusione, per quanto essi siano stati gli ultimi a lasciare i loro antichi stanziamenti per occupare le zone dell'A. centrale o centro-orientale, dove si svilupparono le razze sinica, tungusa e sudmongolica. Questo, naturalmente, a prescindere dalla recentissima colonizzazione russa dei territori che si estendono dagli Urali fino al Mar del Giappone. Rispetto alle altre, la migrazione dei Mongolidi è certamente quella avvenuta in epoca più recente.

Culture dei popoli asiatici: escludendo le grandi civiltà asiatiche per le quali rimandiamo alle singole voci, daremo qui di seguito notizia delle attuali culture minori del continente che, per semplificare, suddivideremo in aree geografiche; esse sono, naturalmente, rappresentate negli usi e costumi tradizionali, oggi spesso del tutto o parzialmente modificati, in seguito allo sviluppo economico e sociale, che ha coinvolto direttamente o indirettamente molte di queste culture.

Area settentrionale: presso i Cukci vige la famiglia patriarcale, con l'usanza del matrimonio di prova e del matrimonio per acquisto della sposa; certe tribù di questo popolo ammettono anche il matrimonio di gruppo e la prostituzione per doveri di ospitalità. Sempre presso i Cukci i cadaveri dei parenti vengono abbandonati senza sepoltura; abitano in tende di forma cilindro-conica fatte di pelli o di scorza d'albero, adoperano piroghe di scorza, l'arco composto, vesti di pelle.

I Cukci allevano le renne solo per mangiarne le carni o per utilizzarle nel tiro; fanno pure uso di racchette da neve e alcuni impiegano slitte trainate da cani. I Soioti, come altre popolazioni, allevano la renna non solo per la carne e per il tiro, ma anche per la mungitura. Presso i Paleosiberiani è in uso il matrimonio uxorilocale ed è ammessa la libertà sessuale delle ragazze; presso i Kamcadali si pratica anche lo scambio delle mogli; queste genti, fra l'altro, non si occupano affatto dell'allevamento della renna e lo stesso avviene fra i Voguli, gli Ostiachi, i Ghiliaki e gli Ainu. I popoli civilmente più arretrati, in quest'area, sono certamente gli Jukagiri, i Lamuti e i Tungusi della Transbajkalia. Fra i Coriaki vige l'incenerimento delle salme, mentre fra i popoli della Siberia centrale i cadaveri vengono posti in una bara sopraelevata da terra. Ghiliaki, Voguli, Ostiachi, Ainu ed altri popoli del Nord sono esclusivamente cacciatori e raccoglitori. In tempi recenti, però, molte tribù che prima praticavano la raccolta e la caccia, sono passate esclusivamente all'allevamento di renne; le tribù prossime alle coste marine si dedicano anche proficuamente alla pesca, usando tradizionali piroghe monoxile (Coriaki marittimi).

Area centro-meridionale: nelle zone più orientali di quest'area le abitazioni sono costituite da capanne emisferiche o, talvolta, da capanne seminterrate, simili a quelle che si riscontrano anche in Alaska o nel Canada settentrionale. Le armi di queste genti sono i propulsori, la clava, la lancia, l'arco rinforzato e la corazza formata da una serie di stecche di osso o di legno. Diffusi la racchetta da neve e l'uso del kayak, sul tipo di quelli eschimesi. Alcuni popoli praticano, o praticavano, la caccia alla balena, alla foca e ad altri mammiferi marini; è nota anche la lavorazione della ceramica. Nella zona più centrale, dove sono stanziate anche tribù tartare e gli Jakuti, si ha la capanna di forma rettangolare, col tetto piano formato da travi, e viene praticata la lavorazione del metallo e la tessitura. Diffuso è pure l'allevamento del bestiame ovino e bovino; la religione più praticata è quella islamica. Quasi tutti i popoli stanziati in quest'area risentono dell'influenza cinese, sia nel vestiario che negli ornamenti personali. Anche il Buddhismo ha molti proseliti.

Area indocinese: qui le popolazioni sono soprattutto stanziate ai margini dell'area o nelle zone montane e, pur essendo a contatto con genti di superiore cultura come i Birmani, gli Annamiti, i Cinesi, i Cambogiani, ecc., hanno un livello culturale alquanto basso. In genere, la famiglia è di linea patriarcale, ma esistono pure rami in cui l'ordinamento sociale è puramente matrilineare (Assan e Annam). Esistono clan esogamici a carattere totemico; domina l'animismo e si crede negli spiriti tutelari. Nelle zone più settentrionali si pratica il culto dei crani dei defunti (manismo) e si erigono anche tombe a carattere commemorativo. Fino a non molto tempo fa, tra alcune tribù della Birmania settentrionale e dell'Annam erano in uso i sacrifici umani, oggi trasformati in sacrifici di animali; alcune tribù erano anche considerate cacciatrici di teste. Le armi adoperate sono la balestra, l'accetta, la lancia, la mannaia o, meglio, la sciabola-mannaia, l'arco del tipo semplice col quale si lanciano anche frecce avvelenate. Un tempo era molto diffuso anche l'impiego della cerbottana; come arma di difesa viene ancora fatto uso dello scudo rettangolare. Le abitazioni sono costituite per lo più da capanne su palafitte; solo poche tribù fabbricano le loro case all'altezza del suolo, tra queste i Mosso, i Miao, i Lolo, gli Angami e gli Yao. Talvolta, si incontrano abitazioni plurifamiliari e, in talune zone, case per gli scapoli. Spesso gruppi di capanne formano villaggi, che vengono fortificati mediante la costruzione di mura fatte di pali. Nelle regioni settentrionali, dove si risente dell'influenza cinese, il vestiario è molto abbondante, mentre ridottissime sono le vesti verso il Sud; in gran voga dovunque sono gli ornamenti e i tatuaggi. Nel Sud-Est le tribù usano annerirsi i denti, a volte li estraggono addirittura; sempre nella stessa zona sono di moda gli ornamenti degli orecchi, anche a costo di deturpare i padiglioni auricolari. Quasi tutti i popoli stanziati in quest'area basano la loro economia sull'agricoltura e sull'allevamento; vengono coltivati tuberi di sagu, di igname, di taro, ma anche piante da frutto, riso da montagna e miglio; oggi si coltiva anche il tabacco e il granoturco. I lavori agricoli vengono fatti con arnesi assolutamente primitivi; sono ancora in uso il bastone da scavo o zappe rudimentali. Diffuso è l'allevamento di bovini (escluso il bufalo) particolarmente nella Cina meridionale, nel Tonchino settentrionale e nel Myanmar del Nord; altrove si allevano i suini, il pollame e, in Cina, anche il cavallo.

Area indonesiana e delle Filippine: nelle isole più occidentali, ovvero nelle Nicobare e nelle Engano, le abitazioni degli indigeni sono cupoliformi ed erette su palafitte, l'attività agricola è limitata alla coltivazione della palma da cocco e delle piante da tubero; l'allevamento si occupa soltanto dei maiali, del pollame e dei cani. È in questa zona che si manifesta la cultura paleoindonesiana più arcaica; qui, infatti, non si conosce neppure la tessitura, mentre la metallurgia è di acquisizione assai recente (successiva alla colonizzazione). A Bali e a Giava emerge la cultura neoindonesiana che ha subito apporti dalla cultura europea e da quella araba e indiana. La tipica cultura indonesiana ha, invece, sede in numerose isole dell'Arcipelago Indonesiano (eccetto Giava e Bali) e di quello Filippino, e si manifesta molto differenziata a seconda delle zone. Accanto a regioni dove tuttora vivono genti dedite esclusivamente alla raccolta e alla caccia (nelle isole più orientali), se ne trovano altre, come l'isola di Luzon, dove la cultura rasenta alti livelli. Gli Igorot e gli Ifugao delle Filippine sono, infatti, assai noti per la perfezione delle loro coltivazioni a terrazza molto ben irrigate. Tipica è l'abitazione a pianta quadrata, su palafitte, con o senza cupola cilindrica; a Timor le case sono costruite direttamente sul suolo. Spesso si tratta di costruzioni plurifamiliari. Molto diffuso è l'ornamento del corpo e il tatuaggio che non appare, però, nelle sedi della cultura neoindonesiana. Le armi più usate sono la lancia, il pugnale, la sciabola, l'accetta, mentre l'arco si trova nelle zone in cui non è in uso la cerbottana. Scudi, elmi e corazze servono per la difesa; esiste lo scudo rotondo caratteristico dell'A. e lo scudo di forma allungata che è di origine locale. Clan patrilineari e clan matrilineari caratterizzano l'organizzazione sociale nelle regioni periferiche. Fra i Daiacchi del Borneo esistono classi di età; classi matrimoniali si hanno presso le tribù dei Menangkabau. Riti di iniziazione o di passaggio da una classe all'altra comportano spesso mutilazioni sessuali o dentarie; certe tribù praticano l'antropofagia a scopi rituali e la caccia alle teste del nemico. Anche il culto dei crani era assai diffuso a Timor, a Borneo, a Luzon, a Celebes, ecc. Oggi però quasi tutte le pratiche sanguinarie hanno cessato di esistere. Il culto degli spiriti e degli antenati domina ovunque, insieme all'animismo; grazie a questa attività religiosa numerose sono le manifestazioni artistiche, con produzione di statuette lignee assai interessanti. Salvo che nelle isole occidentali, la lavorazione dei metalli è dovunque praticata ma non è certo di origine molto antica. Come imbarcazioni, diffusissime sono le piroghe a uno o a due bilancieri. Moltissime tribù ricorrono alla deformazione artificiale del cranio dei neonati. In quasi tutta l'area, ad eccezione di certe zone cui abbiamo già accennato, si allevano bovini - tra cui anche il bufalo - suini, pollame, cani e, da poco, anche il cavallo. Per la tessitura si usano telai orizzontali a mano.

Cartina etnografica dell'Asia

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RELIGIONE

Si può affermare che quella forma di speculazione filosofica che dovette indubbiamente portare all'indagine religiosa, intesa come credenza in esseri o forze superiori e, quindi, al culto, ebbe le sue origini proprio in A. Quasi tutte le grandi religioni hanno avuto origine nel continente asiatico: Confucianesimo, Taoismo, Scintoismo, Buddhismo, Brahmanesimo, Ebraismo, Islamismo, Cristianesimo. Il Confucianesimo, cosiddetto dal fondatore Confucio (551-479 a.C.), consiste in una raccolta di massime etico-religiose, tratte dalle concezioni che già da secoli regolavano la vita sociale dei Cinesi. Contemporaneo di Confucio fu il filosofo Lao-Tse, propugnatore del Taoismo, oggi degenerato in forme magico-rituali, che originariamente si basava su precetti incitanti alla vita contemplativa, nell'intento di seguire la via che porta al riconoscimento dell'eterno dualismo della vita: il bene e il male. Lo Scintoismo nipponico si ispirò, viceversa, al culto delle forze della natura e alla venerazione degli eroi e degli antenati, considerati esseri divini. Dell'India è originario il Brahmanesimo, religione di caste che si fonda sulla trasmigrazione delle anime in corpi di animali (donde il culto per gli stessi), sulla purificazione (mediante abluzioni nelle acque del sacro fiume Gange) e sulla penitenza. Buddha si levò, nel 520 a.C., contro il Brahmanesimo e contro la suddivisione in caste che esso aveva predicato. Pur ammettendo la credenza nella trasmigrazione delle anime, il Buddhismo considera come fine supremo il Nirvana, cioè il dissolvimento nel nulla, dopo il ciclo trasmigrativo. La meta suprema deve essere raggiunta attraverso determinate pratiche, tra le quali importantissima quella della segregazione dal mondo, al fine di rendere possibile il dedicarsi interamente alla preghiera. È appunto dalla diffusione di tale massima che si affermò il monachesimo asiatico, seppure in forme talvolta deviazionistiche (Lamaismo) in parti dell'A. quali il Tibet, la Mongolia, ecc. Oggi il Buddhismo è diffuso in Indocina, in Cina, in Giappone e in Corea. L'A. occidentale fu la culla delle religioni monoteiste. Infatti dall'Arabia provenne l'Islamismo, propagatosi nella Turchia, nell'Iran, nel Turkestan, nell'Afghanistan e nel Pakistan; più anticamente, dalla Palestina si irradiarono invece l'Ebraismo e il Cristianesimo, diffusosi in Europa e riportato in A. dai padri missionari. L'Ebraismo fonda la propria credenza in un solo Dio (Jahve) che, per mezzo dei patriarchi, e in particolare di Mosè, rivelò al popolo ebraico le sue leggi etiche; tale religione si basa, infatti, sui Comandamenti. Tra le caratteristiche distintive dell'Ebraismo vi sono la circoncisione e il riposo di sabato. Testo sacro è la Bibbia; inoltre, fanno parte della letteratura religiosa ebraica la Misnha e il Talmud. Infine il Cristianesimo, religione rivelata da Gesù Cristo, fonda la propria dottrina sulle massime contenute nel Vangelo e si avvale altresì dell'Antico Testamento, come pure degli scritti dei Padri della Chiesa. Numerose ancor oggi, in A., le colonie cristiane, soprattutto per opera dei missionari, cui molto si deve per la conoscenza geo-antropica del continente asiatico. L'Islamismo (da Islam, ossia sottomissione assoluta ai valori di Dio-Allah), fondato da Maometto (570-632 d.C.), si basa sui principi contenuti nel Corano, libro religioso e codice legislativo al tempo stesso. Ammissione della poligamia, possesso collettivo della terra e delle acque, diffusione della fede islamica, credenza in una vita futura felice per i fedeli e colma di castighi per gli infedeli, astensione da determinate bevande (vino) e da determinati cibi (carne suina), sottomissione al volere divino, abluzioni rituali, sono i precetti più importanti che caratterizzano la religione islamica. Le sette più importanti del mondo musulmano sono quelle dei Sunniti, degli Sciti e degli Ibaditi. Oggi, per quanto riguarda le religioni principali, vi sono in A. 850 milioni di politeisti (brahmanisti, confucianisti, buddhisti); 260 milioni di musulmani e 30 milioni di cristiani. Va ricordato che, attualmente, in A. vi è una percentuale non bassa di popolazioni laicizzate. Per ciascuna delle religioni principali: V. la voce singola.

Cartina della situazione religiosa in Asia

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