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ANTIFASCISMO ITALIANO
Opposizione politica e ideologica al fascismo, alla quale contribuirono diverse forze politiche e correnti d'opinione. Nel primo dopoguerra, l'antifascismo si identificò con la resistenza (peraltro inadeguata e compromessa da incertezze e contrasti) opposta dal movimento operaio e dai partiti della sinistra alle violenze squadristiche, ma, dopo il 1922, atteggiamenti decisamente antifascisti si delinearono anche tra deputati dell'area liberal-democratica (Giovanni Amendola) e con l'uscita dei ministri del Partito popolare dal primo governo Mussolini (1923); accanto alla difesa delle istituzioni condotta da quotidiani come "La Stampa" o il "Corriere della Sera", si deve ricordare l'opposizione di Piero Gobetti (1922-1925). Dopo il delitto Matteotti (1924) le opposizioni parlamentari rifiutarono di partecipare ai lavori della camera (Aventino), ma, al di là della protesta morale, non riuscirono a esprimere una risoluta azione politica; con le leggi eccezionali e il Tribunale speciale (1926) fu anzi accelerata la disgregazione dei partiti dell'Aventino e la liquidazione del movimento operaio organizzato, e cancellata, con la complicità della monarchia e nonostante alcune voci di protesta (come il manifesto redatto da B. Croce nel 1925), la possibilità di opporsi al fascismo sul piano legale. L'attività antifascista proseguì allora all'estero, dove si erano rifugiati esponenti dei partiti socialisti e del Pri che costituirono la Concentrazione antifascista (1927); mentre i cattolici si rifugiavano nell'associazionismo o nel silenzio, soltanto i comunisti mantennero in Italia la loro attività clandestina, nonostante la durezza della repressione e i moltissimi arresti di dirigenti e militanti. L'insoddisfazione per la prudenza della Concentrazione e l'esigenza di spostare la lotta in Italia e di superare schieramenti inattuali spinsero Carlo Rosselli a fondare Giustizia e libertà (1929), animata da personalità di varia estrazione politica, il cui programma prevedeva, accanto alla lotta armata, profonde trasformazioni socioeconomiche. Dopo il 1933, nel quadro dell'antifascismo ormai internazionale, il cui terreno di prova fu la guerra civile spagnola (1936-1939), l'antifascismo trovò una nuova unità d'azione, che ne fece poi, dopo l'8 settembre 1943, la forza dirigente nella Resistenza e nella fondazione della Repubblica democratica e permeò a lungo i rapporti tra la maggioranza delle forze politiche.

F. Koch
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