Il Teatro nel XVI e nel XVII Secolo.
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Una commedia di Moliere: L'avaro Ritratto di William Shakespeare Un eroe di Shakespeare: Amleto Il teatro tedesco fino a Lessing Teatro la prima metà del novecento Struttura del teatro antico e il teatro greco CULTURA - TEATRO - IL TEATRO NEL XVI E NEL XVII SECOLOLA COMMEDIA DELL'ARTE.Nel XVII sec. la principale forma di spettacolo aristocratico fu il melodramma, i cui soggetti erano ispirati alle favole pastorali. Accanto a questo genere teatrale se ne diffuse un altro veramente nuovo e originale: la commedia dell'arte, recitata da attori professionisti riuniti in compagnie dirette da un capocomico. Caratteristica di questa commedia era il fatto che gli attori non recitavano un testo scritto interamente. L'autore, infatti, molto spesso un attore, si limitava a scrivere uno scenario o canovaccio: qui era esposta la trama, venivano indicati scena per scena i personaggi, e veniva riassunto il dialogo. L'attore doveva poi improvvisare l'azione sulla scena. In questa improvvisazione era aiutato dagli zibaldoni, in cui erano trascritti i modelli delle scene più frequenti, che egli poteva combinare a suo piacimento adattandoli alle situazioni della commedia e alle esigenze del pubblico. Il dialogo era poi arricchito e completato dai lazzi, scene mimiche che suscitavano il riso. Altro elemento caratteristico della commedia dell'arte erano le maschere, con cui venivano riproposti i tipi comici già presenti nella commedia latina e rinascimentale. L'uso delle maschere e dei costumi sempre uguali permetteva al pubblico di riconoscere immediatamente il personaggio e le sue caratteristiche. La commedia dell'arte ebbe un grande successo anche all'estero e influenzò la produzione teatrale contemporanea e successiva.IL TEATRO CLASSICO FRANCESE.Nel XVI sec. in Francia i principali generi teatrali erano le già citate moralità e le farse, che avevano come tema principale la satira politica. Queste farse vennero proibite verso la metà del secolo per motivi politici e religiosi. Fu a causa di queste proibizioni che i membri della Confraternita della Passione, che aveva il monopolio delle rappresentazioni sacre, iniziarono a proporre tragedie di argomento profano che ricalcavano gli intrecci e i personaggi del teatro sacro. Questi spettacoli avevano luogo all'Hotel de Bourgogne, primo teatro stabile di Parigi, che venne poi dato in affitto dalla Confraternita alle compagnie di attori professionisti. Gli umanisti francesi, seguendo l'opera di recupero dei tragici antichi iniziata dagli autori italiani, cercarono di dare vita a un teatro in lingua francese che avesse la stessa grandezza del teatro classico. Il principale argomento di studio fu dunque la tragedia, e anche i teorici francesi si ispirarono alle regole aristoteliche delle tre unità. La nascita del teatro classico francese si fa coincidere con la rappresentazione del Cid (1637) di Pierre Corneille (Rouen 1606 - Parigi 1684), tragedia, o meglio tragi-commedia, in cinque atti di soggetto spagnolo. Caratteristiche di quest'opera sono la fusione di lirismo, eroismo e senso del tragico, e l'interesse psicologico per i personaggi, i cui sentimenti sono analizzati in profondità. Dopo il Cid, Corneille scrisse altre tragedie (Orazio, Cinna, Poliuto) in cui sviluppò un originale sistema drammatico che si staccava dalla concezione tradizionale della tragedia. L'eroe di Corneille non è vittima della fatalità, ma è artefice del proprio destino, poiché è libero, di fronte alle situazioni, di scegliere una linea di comportamento. Le opere di Corneille vennero criticate per lo scarso rispetto delle unità aristoteliche. Il drammaturgo che seguì fedelmente i precetti dei teorici fu Jean Racine (1639-1699), nelle cui opere si realizzò il ritorno alla grandezza delle tragedie classiche. Il primo grande successo di Racine fu Andromaca, rappresentata nel 1667. Già in questa tragedia sono presenti i tratti tipici della concezione drammatica dello scrittore: primo tra tutti il rispetto delle tre unità mediante lo svolgimento dell'azione in un unico luogo, la durata dell'azione limitata a poche ore, l'azione molto semplice e concentrata su un solo problema. Una volta presentata la situazione dei personaggi, nelle opere di Racine accade un fatto improvviso che provoca una crisi. Da questo momento si scatenano le passioni, e l'azione procede verso il suo tragico epilogo. Diversamente da Corneille, Racine ristabilisce l'emozione tragica che nasce dal conflitto tra l'uomo e la crudeltà del destino: lo spettatore è testimone della caduta dell'eroe, vittima di una passione (generalmente l'amore), a cui non può reagire e che lo porta alla completa distruzione. Oltre al teatro tragico, nel XVII sec. in Francia il teatro comico conobbe un periodo di grande successo e fu completamente rinnovato grazie all'opera di Molière, pseudonimo di Jean-Baptiste Poquelin (Parigi 1622-1673), attore e commediografo che si esibiva al teatro Petit-Bourbon a Parigi. Molière iniziò la sua carriera di commediografo scrivendo farse che si ispiravano alla commedia dell'arte italiana. La sua produzione è molto vasta e comprende, oltre alle commedie, commedie-balletto, commedie d'intrigo e fantasie poetiche. La prima opera della maturità è La scuola delle mogli (1662), a cui seguirono Tartufo (1664), Don Giovanni (1665), Il Misantropo (1666), L'avaro (1668), Il borghese gentiluomo (1670) e Il malato immaginario (1673). Caratteristica dello stile di Molière è la precisa osservazione della realtà e dei comportamenti degli uomini da cui scaturisce la comicità. Più che all'azione, Molière è attento alla rappresentazione dei personaggi e dei costumi del tempo, analizzati con estremo senso realistico. Tali personaggi, pur rappresentando ancora tipi abbastanza convenzionali, divengono esseri umani le cui disavventure assumono valore universale.Una commedia di Moliere: L'avaro.L'avaro è una commedia in prosa in cinque atti scritta da Molière nel 1668.E' ispirata all'Aulularia di Plauto, sia in alcuni dei meccanismi più importanti della trama, sia per la caratterizzazione psicologica dell'avaro. Arpagone, il vecchio protagonista, è a dir poco odiato dai suoi due figli, Cleante ed Elisa. Cleante lo odia perché Arpagone vuole sposare la giovane e povera Marianna che lui segretamente ama; Elisa, invece, lo detesta perché vuole darla in sposa all'anziano Signor Anselmo che è disposto a prenderla senza alcuna dote. Cleante fa rubare dal suo servo, La Flèche, la cassetta dove lo stizzoso Arpagone tiene tutti i suoi averi pensando d'usarla come merce di scambio con il padre per avere Marianna. Ma il padre accusa del furto il suo intendente Valerio, che da tempo ha imbastito una storia d'amore con Elisa. Tutto s'aggiusta con l'arrivo del ricco Anselmo che, invece di chiedere ufficialmente la mano di Elisa, riconosce nella bella Marianna e nell'intendente Valerio i suoi figli, che credeva da tempo morti in un naufragio. Convolate a giuste nozze le due coppie di innamorati, Arpagone ritroverà il suo tanto bramato ed adorato tesoro. In questa commedia Molière riesce magistralmente a ridicolizzare all'estremo l'avarizia e la totale mancanza di sentimenti del vecchio Arpagone rendendole, soprattutto nelle scene in cui sono poste a confronto con gli impeti giovanili del figlio Cleante, drammaticamente amare. IL SECOLO D'ORO SPAGNOLO.Nel XVI sec. in Spagna convivevano i drammi religiosi, il teatro di corte ed il teatro dei cortili.Fra i drammaturghi e commediografi di questo periodo sono Lope de Rueda (1510-1565), attore e autore di brevi e vivaci composizioni drammatiche (i pasos, in cui anticipa alcuni temi del teatro realistico), e M. Cervantes (1547-1616), che opta per un teatro nobile e colto di ispirazione classica, sull'esempio del teatro italiano. Le migliori opere teatrali di Cervantes sono gli entremeses, brevi composizioni burlesche, rappresentate nell'intervallo fra un atto e l'altro (intermezzi). Colui cui spetta il titolo di iniziatore del nuovo teatro spagnolo è Lope de Vega (1562-1635), autore di commedie e autos. Le commedie profane riprendono fatti storici e leggende tradizionali spagnole (Fuente Ovejuna, 1612-14; Il Miglior Giudice è il Re, 1620-23; Il Cavaliere di Olmedo, 1620-25), oppure trattano soggetti pastorali e mitologici. Nelle opere di Lope de Vega predominano gli elementi popolari e nazionali. Importante fu il suo contributo alla creazione delle formule teatrali che domineranno il teatro spagnolo del XVII sec.: riduzione degli atti da cinque a tre, mescolanza di elementi comici e drammatici, fusione di elementi colti e popolari. Inoltre, più che all'approfondire sull'aspetto psicologico dei personaggi, l'autore dedicò la sua attenzione all'azione. A Lope de Vega seguirono Tirso de Molina (1584-1648), e Calderón de la Barca (1600-1681). Tirso de Molina, fra le cui opere teatrali ricordiamo Il Beffatore di Siviglia e Convitato di pietra (1630), si distingue per l'acuta psicologia dei personaggi e il rifiuto del mondo cavalleresco, mitologico e pastorale a favore della realtà sociale del suo periodo. Autore di commedie, autos e entremeses, Calderón de la Barca è considerato il più grande drammaturgo spagnolo, e con lui si conclude il periodo d'oro del teatro spagnolo. Nelle sue opere egli riprende e porta a compimento il rinnovamento teatrale iniziato da Lope de Vega. Contrariamente a Tirso de Molina, Calderón rifiuta gli elementi realistici a favore di quelli simbolici e fantastici. La sua produzione è molto vasta e comprende commedie di cappa e spada, di argomento storico (Il sindaco di Zalamea, 1642), fantastiche e mitologiche, religiose (Il mago dei prodigi, 1637) e filosofiche. Nel teatro di Calderón i personaggi non hanno una dimensione concreta, ma sono simboli di concetti astratti: gli elementi drammatici sono subordinati al tema centrale e la messa in scena è molto complicata, ricca di invenzioni ed effetti scenografici. Un personaggio: Don Giovanni.La leggenda di Don Giovanni Tenorio nasce in Spagna intorno al XVI sec. e viene fissata nel 1630 da Tirso de Molina, frate madrileno, nella commedia Il Burlador de Sevilla. La trama della vicenda viene poi ripresa in numerosi canovacci della commedia dell'arte italiana, da autori francesi quali Dorimond e Villiers, per poi essere raccolta da Molière, che nel 1665 scrisse Don Giovanni, e da molti altri, tra cui ricordiamo Mozart, con il suo Don Giovanni del 1787 su libretto di Lorenzo da Ponte, Gasparo Angiolini, con il suo balletto su musiche di Gluck (1761) e, infine, Hoffmann e Byron in piena età romantica. Don Giovanni, aristocratico, giovane, bello, sensuale, ma anche bugiardo, arrogante ed inguaribile seduttore, è uno dei più inquietanti personaggi della letteratura di ogni tempo. La sua storia è quella di un uomo che sfida Dio trasgredendone le leggi. Egli gode nel travestirsi, nel sostituirsi ad un altro per riuscire, con l'inganno, a godere di donne che abbandonerà poco dopo aver con esse consumato un giocoso rito d'amore. La trama dell'opera è proprio data dal susseguirsi di queste seduzioni e dalle inevitabili successive fughe fino al momento in cui, durante un'incursione notturna, Don Giovanni uccide il padre di Donna Anna, una delle sue vittime. Da questo momento in poi è il rapporto tra il protagonista e la statua parlante del morto ad animare la scena. Infatti la statua, sfidata da Don Giovanni che non ha paura della morte, lo invita a cena e questi, coraggiosamente, accetta. La sera della cena, la statua, nel salutare Don Giovanni, gli porge la mano trascinandolo così con sé all'inferno. In realtà, il tema centrale intorno a cui ruota la vicenda è il rapporto tra il protagonista e Dio. Nel Seicento, con Tirso de Molina, Don Giovanni deve fare i conti con la morale cattolica imperante; infatti ha il senso dell'onore e crede in Dio pur se, consapevolmente, ne viola le leggi in nome del suo piacere personale. Solo con Molière l'azione di Don Giovanni si sposa ad un razionalismo molto vicino all'ateismo.IL TEATRO ELISABETTIANO.Nel periodo compreso tra la seconda metà del XVI sec. e la rivoluzione puritana- nel 1642 era stata decretata la chiusura dei teatri), l'Inghilterra conobbe una grande fioritura di autori drammatici, i quali elaborarono una concezione teatrale diversa da quella degli umanisti italiani e francesi. Come i drammaturghi spagnoli, quelli inglesi rifiutarono le regole aristoteliche, e nelle loro opere fusero elementi comici e tragici, narrando avvenimenti che duravano anni, che si svolgevano in luoghi diversi e mettendo in scena omicidi e battaglie. Fin quasi alla fine del XVI sec. misteri, miracoli e moralità continuarono ad essere rappresentati da compagnie di attori professionisti al servizio di un signore, senza il cui privilegio non potevano recitare. Le rappresentazioni avevano luogo soprattutto nei teatri pubblici - nel 1576 venne fondato il primo teatro pubblico inglese -, ma anche nei teatri privati dei signori e in quelli delle università. Gli autori, sovente attori essi stessi, per aumentare l'interesse del pubblico iniziarono a scrivere opere ispirate all'attualità contemporanea, alla storia e alle tradizioni inglesi e praticarono tutti i generi teatrali, dalla farsa alla tragedia, dalla commedia al dramma allegorico. Oltre a questo, fu molto importante la riscoperta dei classici greci e latini, e soprattutto del teatro di Seneca. Il teatro inglese di questo periodo ebbe la sua più alta espressione nelle opere di William Shakespeare (1564-1616), ma non dobbiamo dimenticare due drammaturghi che lo precedettero: Christopher Marlowe (1564-1593) e Thomas Kyd (1558-1594). Marlowe ebbe una solida formazione umanistica, che si rivela nella perfetta padronanza del verso sciolto. Le sue principali opere teatrali sono le tragedie Tamerlano il Grande (1587-88) e Doctor Faustus (1588 o 1592), in cui l'attenzione è concentrata sui due protagonisti, distrutti il primo dall'ambizione e il secondo dalla sete di conoscenza. Con Tragedia spagnola (1585) Kyd iniziò il genere della tragedia della vendetta, ispirata a storie truci di ambiente italiano e spagnolo, nelle quali molto forte è l'influenza di Seneca. Ritratto di William Shakespeare L'opera di Shakespeare si può suddividere in quattro fasi che permettono di seguire l'evoluzione dell'artista. Nelle opere della prima fase il drammaturgo si cimenta con i vari generi teatrali: il dramma storico, la farsa, la tragedia senechiana, la commedia di carattere (La bisbetica domata, 1594) e la commedia cortese. Dello stesso periodo sono i suoi primi due capolavori: la tragedia Romeo e Giulietta (1594) e la commedia fiabesca Sogno di una notte di mezza estate (1595). Caratteristiche della seconda fase sono la commedia e il dramma storico. Le commedie (Il mercante di Venezia, 1596; La dodicesima notte, 1599) hanno come tema principale l'amore e sono contraddistinte da intrecci piuttosto complicati. Nei drammi storici (Riccardo III, Riccardo II, Enrico IV, Enrico V, scritti fra il 1593 e il 1598) Shakespeare rappresenta le vicende della storia inglese seguendo la tradizione dei chronicle plays, opere teatrali molto popolari all'epoca, in cui venivano celebrati gli eroi e il passato inglese. Il suo interesse è rivolto allo studio del carattere dei personaggi centrali. La terza fase è quella delle opere della maturità: le grandi tragedie (Amleto, Otello, Macbeth, Re Lear), i drammi di argomento romano (Giulio Cesare, Antonio e Cleopatra, Coriolano) e le commedie amare (Tutto è bene quello che finisce bene, Misura per Misura, Troilo e Cressida). Temi comuni uniscono le tragedie ai drammi romani: in Giulio Cesare e in Amleto, ad esempio, sono mostrati i conflitti che animano personaggi malinconici (Bruto e Amleto), pervasi da un desiderio di purezza, che soccombono travolti dalle loro azioni e dai meccanismi che essi stessi innescano (l'uccisione di Giulio Cesare da parte di Bruto; la vendetta di Amleto). Tutte queste tragedie presentano personaggi condotti all'annientamento da passioni distruttive (in Macbeth l'ambizione, in Antonio e Cleopatra l'amore, in Coriolano l'orgoglio, in Otello la gelosia). Con le opere dell'ultima fase (Il racconto d'inverno, La tempesta) Shakespeare ritorna ad atmosfere meno cariche di tensione, in cui i conflitti si risolvono nella serenità. Fra i contemporanei di Shakespeare ricordiamo Ben Jonson (1572-1637), fedele ai tipi e alle strutture della commedia classica, e John Webster (1580 circa - 1634), autore di commedie satiriche a cui si devono due tragedie (Il diavolo bianco, 1612 e La duchessa di Amalfi, 1614) che riprendono lo schema della vendetta per dare vita ad un mondo dominato dal male e privo di valori morali. Verso il 1630 si fece più acuta la campagna puritana contro il teatro concepito come luogo di corruzione: due anni dopo la rivoluzione di Cromwell, infatti, i teatri vennero chiusi (1642). Un eroe di Shakespeare: Amleto.La trama dell'Amleto trae spunto da un'antica tragedia danese che narra l'infelice destino del figlio di Horvendel, re dello Jylland. Nella tragedia di Shakespeare il principe Amleto, erede al trono di Danimarca, vede apparire, nel castello di Elsinore, lo spettro del padre, che gli rivela d'essere stato ucciso dal proprio fratello Claudio, che poi si è sposato con la madre di Amleto, la regina Gertrude. Amleto, sconvolto da quanto narratogli, promette al padre di vendicarlo, e, per non essere a sua volta ucciso, si finge pazzo. Ma, dopo aver fatto questo solenne giuramento, il principe di Danimarca si ritrova diviso tra pensiero ed azione, tra fare e non fare, tra essere e non essere; proprio questa frase del suo celebre monologo sintetizza il suo dramma, che è quello del dubbio: il suo stato d'animo è un continuo alternarsi di slanci improvvisi e malinconici smarrimenti. Turbato dalla condotta materna, respinge Ofelia, che lo ama, perché teme di vedere in lei quella mancanza di rigore morale che è invece della regina madre. In un attimo d'ira, uccide Polonio, padre d'Ofelia; la ragazza, sconvolta da questo orribile gesto, s'annega e suo fratello, d'intesa con Claudio, sfida Amleto a duello e ne rimane ucciso. Mentre la regina madre giace in agonia per aver bevuto un veleno destinato al figlio, Amleto, finalmente, vendica il padre uccidendo Claudio. Il principe di Danimarca è però vittima della parte a lui assegnata dal destino: morente, saluta l'amico Orazio, il solo rimastogli fedele in una vita piena d'incertezze, sogni e fantasmi inquieti.IL TEATRO TEDESCO FINO A LESSING.Fondatore del teatro tedesco è Hans Sachs (1494-1576) poeta e autore di tragedie, commedie e farse carnevalesche. Queste opere teatrali sono ancora nella forma del racconto dialogato, e portano sulla scena un mondo popolare e borghese imperniato su solidi principi morali. Il dramma sacro in latino venne usato al tempo della Riforma come strumento di lotta sia dai cattolici sia dai protestanti, e continuò nel XVII secolo sotto la gestione dei gesuiti, che diedero vita ad un teatro cattolico in lingua latina. Verso la fine del XVI sec. l'arrivo di attori inglesi in Germania fece conoscere qui il patrimonio teatrale anglosassone, che influenzò notevolmente la produzione tedesca fino all'arrivo delle compagnie francesi destinate a dominare la scena. Sarà solamente nel XVIII sec., grazie all'opera di Friedrich Gottlieb Klopstock (1724-1803) e di Gotthold Ephraim Lessing (1729-1781), che si delineerà un teatro nazionale tedesco.Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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