Home Geografia Italia Itinerari Italia Europa Itinerari Europa America Asia e Oceania Africa Storia antica Medievale Scienza e tecnica Animali Passeracei Insetti Matematica Classici Classici I Itinerari culturali Guida medica Lavoro
Non chiedete che cosa il vostro Paese può fare per voi; chiedete che cosa
potete fare voi per il vostro Paese. La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l'individuo
in condizione di fare a meno di essa. Quando con passione dedichi tempo ed energie al tuo lavoro i risultati si vedono nelle reazioni dei tuoi visitatori. Grazie di cuore, per fornirci ogni giorno l'energia di cui abbiamo bisogno, fornendoci feedback per migliorarci. |
L'Assolutismo di Filippo II Foto La Spagna nel Mediterraneo La battaglia navale di Lepanto Piccolo lessico Carrera de Indias Cavalieri di Malta Gueux Monopolio Moriscos Personaggi celebri Miguel de Cervantes Saavedra Foto Dizionario di storia antica e medievale Dizionario Storia Antica e Medievale Prima Seconda Terza parte Dizionario di Storia Antica e Medievale Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea STORIA MODERNA - LA SPAGNA DI FILIPPO IIL'ASSOLUTISMO DI FILIPPO IICarlo V, padre di Filippo II e fratello di Ferdinando I, avrebbe voluto lasciare la successione del trono imperiale al primo. L'operazione, però, come abbiamo visto, non gli riuscì e la corona del Sacro Romano Impero passò a Ferdinando I e quindi al ramo austriaco della casa d'Asburgo. Filippo II, nel 1556, fu invece incoronato re di Spagna, un regno che comprendeva i possedimenti italiani, la Franca Contea, i Paesi Bassi e le colonie dell'America centro-meridionale. Si trattava di un regno immenso e con delle potenzialità notevolissime di sviluppo economico: basti pensare che Siviglia era il porto da cui partiva la carrera de Indias, cioè la via che univa la Spagna all'America e soprattutto alle ricchissime miniere d'argento peruviane; mentre Lisbona, che nel 1580 passò alla Spagna con tutto il Portogallo, era il punto cardinale del commercio con India, Cina e Giappone. Filippo II tuttavia non seppe mai sfruttare questo potenziale. Non a caso, infatti, nel 1561 quando si trattò di spostare la capitale da Valladolid, il sovrano scelse Madrid, semplicemente per un legame affettivo che lo vincolava alla «sua Castiglia», trascurando così Lisbona e Siviglia che avrebbero potuto proiettare lo sviluppo della Spagna verso l'Atlantico. Filippo II governò il suo regno perseguendo due obiettivi: la grandezza della Spagna e la strenua difesa dell'ortodossia cattolica, contro il dilagare della Riforma protestante ormai in atto in buona parte d'Europa. Più di una volta Filippo II dichiarò con estremo vigore che non avrebbe mai accettato di essere il sovrano di un popolo eretico. Si trattava di una forma di fanatismo che lo portò addirittura al matrimonio con Maria Tudor, regina d'Inghilterra di undici anni più vecchia di lui. L'unione fu combinata esclusivamente per tentare di sradicare il protestantesimo da uno Stato in cui si era ormai largamente diffuso. Al pari di suo padre, Filippo II cercò di governare controllando di persona la distribuzione delle cariche più importanti. A differenza di Carlo V, che durante il suo regno viaggiò continuamente per avere sempre sotto controllo i domini europei, egli evitò però contatti diretti con i territori a lui soggetti, provocando così un notevole allentamento dei legami di lealtà. LA POLITICA INTERNAAnche per quanto riguarda la politica interna, Filippo II si propose l'eliminazione dell'eresia e di chiunque la sostenesse, non trascurando di perseguitare le minoranze etniche e religiose (particolarmente vessati furono infatti gli ebrei e i moriscos, cioè i musulmani cristianizzati). Inoltre, in linea con la scelta di un assolutismo inderogabile, accentrò tutto il potere su di sé, smantellando tutti i diritti di autonomia acquisiti da città e regioni. Nel 1559 Filippo II ordinò quello che è passato alla storia come il rogo di Valladolid, nel quale furono arsi vivi tutti gli esponenti di quell'opposizione politica e religiosa che si era manifestata in Andalusia e nella Castiglia. Questo non fu che il primo di una lunga serie di auto da fé (atto di fede) perpetrati durante il suo regno. Inoltre, essendo ormai la Riforma protestante un fenomeno europeo, egli volle preservare il suo regno da questa insidia varando una serie di leggi che impedivano ai sudditi di recarsi all'estero per motivi di studio e di insegnamento, proibivano l'emigrazione negli Stati protestanti e prevedevano una serie di severi controlli sugli stranieri che varcavano i confini del regno. In sostanza Filippo II volle creare una barriera contro la Riforma, senza rendersi conto che agendo in questo modo portava la Spagna ad un graduale ma inevitabile isolamento sotto tutti i punti di vista, sia culturali sia commerciali. All'interno di questa barriera occorreva però eliminare tutte quelle presenze che potevano essere pericolose per la diffusione di idee contrarie alla sua politica. I primi a fare le spese di questa tendenza furono gli ebrei e quindi i moriscos. Questi ultimi non erano considerati alla stregua dei protestanti, ma, essendo di recente conversione, erano odiati dai vecchi cristiani che rivendicavano la superiorità e la supremazia del loro sangre limpio («sangue puro»). La politica di assimilazione dei moriscos era iniziata immediatamente dopo la riconquista cristiana e la caduta di Granada, ultimo avamposto arabo nella Penisola Iberica. Filippo II attuò contro di loro una sottile politica repressiva e vessatoria che portò all'esasperazione i moriscos che si ribellarono, nel giorno di Natale del 1568, contro il cardinale Diego de Espinoza, presidente del Consiglio di Castiglia. Questo fu un ottimo pretesto per deportare nell'interno del Paese migliaia di moriscos. Dalla persecuzione dei musulmani cristianizzati, così come da quella ai danni degli ebrei, derivò alla Spagna un danno enorme, giacché questi ultimi erano in gran parte commercianti, professionisti e uomini di cultura, mentre i moriscos erano quasi tutti abilissimi agricoltori. Da quel momento, la Spagna non fu più in grado di produrre beni e ne finanziò l'importazione con l'oro delle colonie.L'ANNESSIONE DEL PORTOGALLODalla fine del XV secolo, l'unificazione della Penisola Iberica fu uno degli scopi principali della politica della corona spagnola. Fu così che, grazie ad un'accorta politica matrimoniale e conquistando con le armi i territori ancora soggetti agli Arabi, alla metà del XVI secolo i re di Spagna dominavano su tutta la penisola con l'unica eccezione del Portogallo. Anche questo Paese doveva tuttavia piegarsi al volere di Filippo II, il quale riuscì, senza grossi problemi, a realizzare la sospirata annessione quando, nel corso della guerra contro gli Arabi, perse la vita il giovane re portoghese Sebastiano I, ultimo rappresentante della casa regnante di Braganza. Con l'estinzione della casa regnante del Portogallo, Filippo II rivendicò subito i suoi diritti sulla corona facendo valere gli stretti vincoli di parentela che legavano gli Asburgo e i Braganza. Tuttavia, nel 1578, anno della morte di Sebastiano I, il potere passò al cardinale Enrico, prozio del defunto re, che governò fino alla morte per soli due anni. Nel 1580 quindi, Filippo II, per evitare complicazioni riunì l'esercito e si mise in marcia alla volta del Portogallo. L'impresa non presentò difficoltà, infatti ben presto egli fu riconosciuto come legittimo re del Portogallo, coronando così il secolare sogno dell'unificazione della penisola Iberica. Naturalmente con l'annessione del Portogallo, la Spagna si impadronì anche delle colonie portoghesi in America, in Africa e in Asia, con un conseguente aumento della sua potenza, soprattutto dal punto di vista economico. Tuttavia il Paese non seppe adeguarsi alla mutate condizioni. La classe dirigente spagnola, infatti, molto lontana da una mentalità borghese-mercantilistica, rimase sempre ancorata a quegli ideali cavallereschi che ritroviamo ben descritti nel celebre Don Chisciotte di Miguel de Cervantes. Le attività intellettuali ed economiche erano considerate dagli Spagnoli come professioni poco dignitose; l'unico scopo della vita era rappresentato dalla conquista di un titolo nobiliare da conseguire per meriti militari. Appare chiaro, a questo punto, come fu possibile lo sperpero delle ingenti ricchezze provenienti dalle colonie, dissipate per finanziare le continue guerre e l'acquisto di prodotti d'importazione. Nello sfascio economico la Spagna coinvolse anche le proprie colonie, che furono letteralmente rovinate dalla politica monopolistica di Filippo II.I PAESI BASSII Paesi Bassi, soggetti alla Spagna già sotto il regno di Carlo V, erano tra le maggiori potenze economiche di tutta Europa. Al consolidamento di tale posizione economica aveva contribuito, oltre alla classe borghese locale, anche l'illuminata politica di Carlo V che, nonostante gravi imposizioni fiscali, non pretese mai di uniformare la dinamica ed efficiente economia dei Paesi Bassi a quella spagnola. Prima di Filippo, aveva regnato sui Paesi Bassi la regina Margherita che, fiamminga di nascita e figlia illegittima di Carlo V, aveva governato con molto buon senso, interpretando le aspirazioni della borghesia e incentivando la crescita economica del Paese. Purtroppo i poteri della regina vennero ben presto ridimensionati dal fratellastro Filippo II che, senza nulla conoscere dei Paesi Bassi, volle applicare in questa regione i metodi autoritari già sperimentati in Spagna, senza tener conto del fatto che la struttura sociale del Paese era assai più libera, decentrata e progredita di quella spagnola. Questo stato di cose provocò subito scontenti in tutte le classi sociali: la nobiltà locale, che si era sempre impegnata nel processo dello sviluppo economico del Paese, vedeva ora diminuire i propri affari soprattutto a causa della chiusura delle frontiere francesi ai prodotti fiamminghi (questa fu una delle conseguenze della politica di Filippo II contro la Francia). L'elemento che però scatenò la ribellione della popolazione intera, fu il tentativo di Filippo II di imporre le deliberazioni del Concilio di Trento e di instaurare il potere del Tribunale dell'Inquisizione, la ribellione esplose in tutto il Paese (1566). I primi a dare «fuoco alle micce» furono i calvinisti che insorsero violentemente distruggendo chiese e conventi; alla rivolta si affiancarono ben presto sia la nobiltà che la borghesia fiamminga, che si fregiarono con orgoglio del nome di Gueux (pezzenti), un appellativo che un cortigiano aveva coniato, con un certo disprezzo, per le due classi. La situazione precipitò ulteriormente quando, nel 1567, Filippo II decise di inviare nei Paesi Bassi il duca d'Alba al comando di un esercito di truppe italiane e spagnole, nonostante la disapprovazione della regina Margherita. Il duca d'Alba, che di fatto sostituì la regina in tutti i suoi poteri, fu un generale dalle grandi capacità, ma con una accentuata predisposizione a risolvere con la violenza qualsiasi genere di problema. A questa sua malaugurata tendenza è addebitabile l'instaurazione del Tribunale dei Torbidi, ribattezzato dal popolo Tribunale di Sangue, che in soli tre mesi condannò a morte ben 1.800 ribelli.GUGLIELMO D'ORANGENonostante la feroce repressione, la rivolta del popolo fiammingo proseguì capeggiata da Guglielmo d'Orange, che pur non conseguendo grossi successi militari, costrinse la Spagna a sostenere spese elevatissime per fronteggiare la guerra. Questo nuovo tracollo economico indusse il duca d'Alba ad inasprire ulteriormente il regime fiscale; una scelta che portò alla causa della rivolta nuove forze e nuovi mezzi soprattutto da parte degli ambienti commerciali. Nel frattempo i Gueux, ormai appoggiati anche dagli ugonotti e da Elisabetta d'Inghilterra, conseguirono notevoli successi sul mare, impedendo così ogni approvvigionamento di uomini e mezzi alle truppe del duca d'Alba. La situazione a quel punto era ormai talmente grave che a nulla servì, nel 1574, il rientro in patria del duca d'Alba; anzi, proprio in quegli anni Guglielmo d'Orange iniziò la penetrazione anche nelle province del sud finora rimaste fedeli a Filippo II. Nel 1576 con l'Unione di Gand, egli riuscì ad associare alla rivolta proprio le province del sud e, cogliendo l'occasione, ufficializzò le principali mozioni politiche dell'esercito ribelle: l'allontanamento di tutte le truppe straniere dai Paesi Bassi; la formazione di un governo riconosciuto dagli Stati Generali; l'abolizione di editti contro gli eretici e la soluzione definitiva del problema religioso. Venne così riconosciuto il predominio del calvinismo in Olanda e in Zelanda e del cattolicesimo nelle province meridionali. La guerra comunque continuò e gli Spagnoli, sotto il comando del giovane fratellastro del re, don Giovanni d'Austria, ottennero nuovi successi, ma ormai le province del nord erano definitivamente perdute. Morto don Giovanni, nell'ottobre del 1578, Filippo II chiamò alla successione il nipote Alessandro Farnese, figlio di Margherita di Parma e uomo dalle grandi capacità politiche e diplomatiche. Egli infatti riuscì a spaccare l'Unione di Gand, e con la sottomissione di Arras, nel gennaio del 1579, le province del sud ritornarono sotto l'egemonia della Spagna. A loro volta, le regioni del nord e in particolare l'Olanda risposero all'iniziativa di Farnese nel marzo del 1579 con il trattato dell'Unione di Utrecht, che sancì la costituzione della Repubblica delle sette Province Unite. Guglielmo d'Orange, impegnato in un progetto di pacificazione religiosa che permettesse ai cattolici del sud e ai protestanti del nord di costituire un'unica entità politica, fu assassinato nel 1584 da un fanatico. Le ostilità comunque proseguirono sotto la guida di suo figlio Maurizio d'Orange. Nel frattempo, mentre la posizione internazionale della Spagna si andava sempre più deteriorando, i rivoltosi dimostravano una sempre maggiore fermezza nella conquista di una propria autonomia politica, economica e religiosa. Solo nel 1609, dopo la morte di Filippo II, venne firmata una tregua di dodici anni, scaduti i quali, nel 1621, furono riprese le ostilità. Si dovrà attendere il 1648 per la conclusione definitiva della lunga guerra e il riconoscimento da parte della Spagna della piena indipendenza dei Paesi Bassi.LA SPAGNA NEL MEDITERRANEOFilippo II fu ben presto costretto ad occuparsi dell'insidia turca che si avvicinava non solo dall'oriente, ma anche dai vicini stati dell'Africa del Nord, vassalli del sultano, mettendo così in pericolo i traffici commerciali sulle tradizionali rotte marittime. La prima iniziativa di Filippo II fu l'attacco del Marocco e la conquista di Ceuta, Tetuan e Melilla. Era però il controllo delle coste algerine e tunisine il vero obiettivo del sovrano. Per questo motivo la Spagna tentò la conquista dell'isola di Gerba, che con Malta, dominata dai Cavalieri, cacciati da Rodi dai Turchi, avrebbe dovuto costituire una sorta di barriera alle scorrerie ottomane. Tuttavia nel 1560, proprio nel tentativo di conquista dell'isola di Gerba, l'esercito spagnolo venne sonoramente sconfitto, dovendo così abbandonare l'intera impresa. Anche papa Pio V entrò nella lotta contro i Turchi con l'organizzazione di una crociata, che avrebbe dovuto coinvolgere in primo luogo la tradizionalmente neutrale Repubblica di Venezia. L'importante repubblica marinara infatti deteneva posizioni decisive nell'ottica di un eventuale scontro con l'impero ottomano: le isole Ionie, Candia, Cipro e la Dalmazia erano zone di frontiera per arginare lo strapotere turco. Proprio per questa straordinaria importanza strategica la Repubblica di Venezia fu attaccata dai Turchi, che la ritennero la potenza più pericolosa qualora la crociata di Pio V fosse stata realmente effettuata; fu così che nel 1569 l'impero ottomano intimò a Venezia di ritirarsi dall'isola di Cipro. Un ultimatum evidentemente inaccettabile e che portò alla guerra: l'esercito turco sbarcò così sull'isola e la conquistò rapidamente, con la sola eccezione della fortezza di Famagosta che, comandata da Marcantonio Bragadin, resistette fino all'esaurimento dei viveri e delle munizioni. Gli uomini della fortezza furono costretti alla resa il 7 agosto 1571 e i Turchi, eludendo le promesse fatte, massacrarono gran parte dei militari, vendendone alcuni come schiavi. Nel frattempo, già dal 20 maggio 1571, Pio V era riuscito a costituire la Lega Santa che, naturalmente, era ampiamente appoggiata e composta da forze spagnole e dalla Repubblica di Venezia. Nell'ottobre dello stesso anno le forze navali della Lega Santa, guidate da don Giovanni d'Austria, ottennero una vittoria memorabile sulla flotta turca nel corso della celebre battaglia di Lepanto.La battaglia navale di Lepanto PICCOLO LESSICOCARRERA DE INDIASCon questo nome venne chiamata la rotta atlantica che da Siviglia permetteva agli Spagnoli di raggiungere l'America meridionale e in particolar modo le miniere d'argento peruviane.CAVALIERI DI MALTACon questa carica venivano nominati gli appartenenti all'Ordine di Malta; questa organizzazione religioso-militare, originaria dell'Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, venne fondata all'inizio del XII secolo per assistere i pellegrini e per promuovere la lotta contro i musulmani. Dopo aver partecipato a tutte le guerre in Terrasanta, nel 1308 l'ordine si trasferì a Rodi, da cui fu allontanato per opera dei Turchi. Nel 1529 i Cavalieri si trasferirono a Malta, continuando la loro lotta contro Turchi e Barbareschi. Nel 1834 l'Ordine di Malta si trasferì definitivamente a Roma. L'Ordine Sovrano Militare di Malta opera ancora oggi con scopi prettamente assistenziali. Retto da un grande maestro, il suo stemma è costituito da una croce bianca a otto punte su campo rosso.GUEUXLa traduzione letterale dal francese è «pezzenti». Con questo appellativo spregiativo vennero chiamati i nobili fiamminghi recatisi nel 1566 da Margherita d'Austria per chiedere il ripristino delle autonomie e una maggiore tolleranza religiosa. Questo termine, divenne il simbolo della rivolta antispagnola dei Paesi Bassi.MONOPOLIOÈ una forma di mercato caratterizzata dalla presenza di un solo venditore e da molti compratori. Il monopolista tende generalmente a limitare l'offerta, in base alla domanda di mercato, per trarre il massimo utile possibile. Esiste anche il monopolio fiscale, grazie al quale lo Stato si riserva il diritto di vendita di un particolare prodotto (ad esempio il tabacco).MORISCOSCon questo nome vennero chiamati i musulmani che si convertirono al cattolicesimo in terra spagnola. Eredi dei mudéjar medioevali, furono in alcuni casi sottoposti a conversioni forzate e a pesanti persecuzioni. A causa di questa situazione i Moriscos provocarono una serie di rivolte fra il 1568 e il 1570 e nel 1588. Nel 1609 furono definitivamente espulsi dalla Spagna e circa mezzo milione di Moriscos si rifugiarono nel Maghreb.PERSONAGGI CELEBRIMIGUEL DE CERVANTES SAAVEDRA(1547-1616). Fu uno dei più importanti poeti e commediografi spagnoli. Il suo capolavoro Don Chisciotte della Mancia (scritto in parte nel 1605 e in parte nel 1615) è il primo romanzo moderno, nato dalla crisi dei valori rinascimentali, dal bisogno di scoperta e dallo studio delle zone d'ombra della coscienza umana (quali i sogni e la fantasia). Tutto il romanzo è incentrato sulla contrapposizione tra la folle fantasia del cavaliere della Mancia e il realistico buon senso del suo scudiero Sancho Panza. Entrato ormai nel patrimonio culturale mondiale, il Don Chisciotte ha ispirato molti scrittori, musicisti (fra cui Strauss), artisti e registi. Fra le opere minori di Cervantes ricordiamo le 12 Novelle esemplari e Le otto commedie e otto intermezzi.RIASSUNTO CRONOLOGICO1556: Filippo II viene incoronato re di Spagna.1559: Filippo II dispone il rogo di Vallodolid per sterminare gli esponenti dell'opposizione dell'Andalusia e della Castiglia. 1561: Filippo II sposta la capitale spagnola da Valladolid a Madrid. 1566: prende il via nei Paesi Bassi la rivolta dei Gueux. 1568: il giorno di Natale anche i Moriscos si ribellano alle persecuzioni religiose di Filippo II, dimostrando il loro dissenso contro il cardinale Diego de Espinoza. 1571: il 20 maggio Pio V costituisce la Santa Lega contro il pericolo turco; aderiscono tutti gli Stati cattolici fra cui Spagna, Repubblica di Venezia e Francia. 1571: la Santa Lega sconfigge l'esercito turco a Lepanto. 1574: il Duca d'Alba rientra in patria dopo la sua missione nei Paesi Bassi. 1579: Alessandro Farnese, con la sottomissione di Arras, riesce a riportare i territori del sud sotto il controllo del governo centrale. 1580: Filippo II riesce a coronare il suo sogno di riunire sotto la sua autorità tutta la penisola Iberica, annettendo il Portogallo ai suoi domini. 1584: Guglielmo d'Orange, impegnato nella costituzione di un'unica entità politica nei Paesi Bassi, viene assassinato. Regno di Filippo II d'Asburgo (Encarta Enciclopedia) Filippo II Filippo II (Valladolid, 1527 - Escorial, Madrid, 1598), figlio di Carlo V e di Isabella di Portogallo fu re di Spagna e dei territori conquistati in America centrale (eccetto il Brasile) e Asia (Filippine, 1556-1598), re di Napoli, Sicilia e Portogallo (1580-1598), duca di Milano (dal 1540), signore dei Paesi Bassi (1555-1581), conte di Borgognona e Charolais, signore dei presidi dell'Africa del nord. Nel 1543 fu reggente di Spagna, quando il padre se ne allontanò. Sposò Maria Emanuela del Portogallo (1543), dalla quale ebbe don Carlos (m.1568) e poi Maria Tudor, regina d'Inghilterra (morì nel 1558), Elisabetta di Valois (1560) e infine Anna d'Austria (1570), figlia dell'Imperatore Massimiliano II, che gli diede cinque figli di cui solo uno gli sopravvisse come Filippo III. Carlo V avrebbe voluto farlo riconoscere come successore all'Impero, ma non vi riuscì e dovette accontentarsi delle Fiandre nel 1549 e poi nel 1551 della Navarra. Su consiglio del padre nel 1556 riprese la lotta contro la Francia. Venne attaccato in Italia dai Francesi del duca Francesco di Guisa, contrattaccò in Francia vincendo la battaglia di San Quintino (10 agosto 1557). Dopo la morte del padre e della sua seconda moglie Maria (1558), seguì in Inghilterra una forte reazione anticattolica condotta dalla nuova regina d'Inghilterra Elisabetta, che rifiutò di divenire sua sposa. Allarmato inoltre dal diffondersi dei movimenti eretici nei Paesi Bassi, si decise di firmare la pace con il re di Francia Enrico II a Cateau Cambrésis. Con questi patti la Francia cedeva alla Corona spagnola la Contea di Borgogna e, in Italia, il Regno di Napoli, della Sicilia e della Sardegna, il Ducato di Milano e lo Stato dei Presidi (costituito dalle fortezze di Talamone, Orbetello, Porto Ercole, Porto Santo Stefano, Monte Argentario, una rete di basi navali che collegava strategicamente Napoli e Genova). Filippo II affermò allora a pieno la sua politica impegnata a riunire la cristianità sotto la guida della Corona spagnola. Come politica interna instaurò un rigoroso regime assolutista, distruggendo il potere che avevano ancora la nobiltà e il clero e quello che andava allora a formarsi tra i nuovi ceti produttivi. Ancora più aspro fu il rigore nell'ambito religioso: fu accresciuto il potere dell'Inquisizione e sterminati coloro che abbracciarono la riforma. L'egemonia spagnola cominciò a vacillare con la rivolta antispagnola dei Paesi Bassi, che si concluse con la costituzione delle sette Provincie Unite (la futura Olanda); con la disfatta, a opera del generale Drake, della "Invincibile Armata" spagnola (1588), la flotta mandata contro l'Inghilterra di Elisabetta I; in ultimo con l'Editto di Nantes (1598) che promulgava la libertà di culto in Francia, sconfiggendo il partito della Lega cattolica, sostenuto da Filippo II. Se la politica di Filippo II si rivelò fallimentare su vari fronti, nel Mediterraneo ebbe risultati positivi nella lotta contro i Turchi, evitando che Malta cadesse nelle loro mani e togliendo loro il primato navale, sconfiggendoli il 7 ottobre 1571 a Lepanto. Per quanto riguarda il dominio spagnolo in Italia, Filippo II aveva ottenuto il dominio su vari territori italiani con la pace di Cateau Cambrésis. Anche gli altri Stati indipendenti gravitarono intorno alla Spagna e subirono l'influenza politica di Madrid. Napoli, Sicilia e Sardegna furono governate ciascuna da un viceré, mentre il Ducato di Milano da un governatore. I ceti dominanti assunsero ben presto a modello l'esempio della nuova classe dirigente spagnola, tutta dedita allo sfarzo, al disprezzo di ogni attività produttiva e a un pesante fiscalismo, con gabelle e tasse che servivano per finanziare il fasto della corte e le imprese belliche della Corona spagnola. I tributi inoltre non erano equamente distribuiti tra i vari strati sociali, ma gravavano unicamente sul popolo, in quanto nobili e clero godevano di privilegi e esenzioni, attraverso i quali gli Spagnoli si assicuravano la fedeltà della classe dominante italiana. Questo fece sì che i territori italiani entrarono in un periodo di progressivo ristagno economico: a Napoli e in Sicilia l'economia del tempo del dominio angioino, basata sul commercio e sulle attività marinare, fu caratterizzata, con il dominio spagnolo, dall'affermarsi del latifondo e del fenomeno di "rifeudalizzazione". Anche la Lombardia, dove si erano sviluppate in età comunale e durante la Signoria importanti attività produttive industriali e commerciali, s'incamminò sotto il dominio soffocante e intollerante degli Spagnoli, verso una fase di impoverimento. L'economia italiana, basata nel Cinquecento sullo sviluppo dell'industria e del commercio, in questa fase di dominazione spagnola si basò soprattutto sui prestiti mobiliari e sugli investimenti fondiari. Questo comportò un impoverimento progressivo dei capitali e quindi una regressione economica generale, proprio quando i paesi dell'Europa nordoccidentale progredivano nello sviluppo industriale e si aprivano ai nuovi commerci oltre oceanico. Numerose furono le rivolte del popolo oppresso dai carichi fiscali e dalle continue carestie e pestilenze. A Napoli nel 1647-48 Tommaso Aniello, detto "Masaniello", guidò la più celebre insurrezione antifeudale e antibaronale. Da Napoli il moto di rivolta si propagò anche nelle campagne. Gli scontri portarono all'uccisione e alla distruzione di molte famiglie nobili. Masaniello, designato dal vicerè "Capitano generale del fedelissimo popolo di Napoli", venne assassinato a sua volta dal popolo. La rivolta continuò e assunse un carattere sempre più antispagnolo: fu proclamata la Repubblica in attesa di un intervento da parte della Francia, che non arrivò. Arrivò invece l'offensiva spagnola e baronale che portò al bombardamento di Napoli per più giorni e a una spietata repressione nelle campagne. Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z |
![]() |
Ultima modifica :