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Storia Medievale dal Comune alle Signorie.

Link utili:

Lo sviluppo dei comuni

Le città a regime repubblicano

Le principali signorie dell'Italia settentrionale

Verona

Milano e i Visconti

I Medici a Firenze

Guerra tra Milano e Venezia

Piccolo lessico Doge Oligarchia

Personaggi celebri

Conte di Carmagnola

Riassunto cronologico

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STORIA MEDIEVALE - DAL COMUNE ALLE SIGNORIE

LO SVILUPPO DEI COMUNI

Dopo la vittoria su Federico I, approfittando della crescente decadenza dell'impero, i Comuni italiani si fecero sempre più forti e indipendenti, diventando quasi degli Stati veri e propri. Le nuove forze cittadine entrarono però in urto con il potere dell'alta nobiltà feudale e l'alto clero, che furono costretti ad unirsi e ad agire in comune. Questa alleanza fra nobiltà e clero preoccupò le masse cittadine e le stimolò a tutelare i propri interessi e le proprie attività: la vita comunale visse così il fenomeno delle associazioni, che coinvolse la piccola e media nobiltà, i giuristi, i notai, commercianti e artigiani. Le associazioni all'inizio ottennero dai vescovi alcuni diritti di produzione, di commercio e di transito, e in alcuni casi la facoltà di non pagare tasse o dazi. Quando esse però si estesero ulteriormente, fino a comprendere l'intera cittadinanza, i Comuni si sostituirono completamente ai rappresentanti del re o del papa o dell'imperatore, espandendo al massimo i propri poteri. Così, agli inizi del XII secolo, il Comune divenne una realtà sociale ed economica dotata di ampia autonomia amministrativa e politica.

Proprio in questo periodo molte città italiane del nord incominciarono un processo di trasformazione molto radicale. Nel momento di pieno sviluppo, i Comuni divennero qualcosa di più di semplici città. Infatti intorno al centro urbano vi erano territori piuttosto vasti, con borgate e cittadine minori, che dovevano essere organizzate e governate. Il numero degli abitanti crebbe progressivamente e le esigenze e i rapporti di vita si fecero sempre più complessi. D'altro canto i Comuni italiani continuarono ad avere vita piuttosto travagliata: le lotte intestine tra le fazioni e i rancori personali non assicuravano infatti quella stabilità necessaria al fiorire dell'economia. Si fece così strada tra i cittadini stessi l'idea che occorresse un governo più stabile, al di sopra delle parti, capace di far rispettare la legge e di difendere il Comune dai nemici esterni. Da qui prese il via la trasformazione che portò i Comuni a diventare Signorie. I Comuni, sorti e sviluppati fino a quel momento sulla base di organismi di tipo repubblicano (in cui i cittadini votavano gli Statuti, eleggevano di anno in anno i magistrati e controllavano che questi rispettassero fedelmente gli Statuti stessi), assunsero così un ordinamento di tipo monarchico. Le leggi, in questo ambito, dipendevano praticamente solo dal signore, e i magistrati erano da lui nominati e controllati. Ai cittadini, in cambio della pace e del normale sviluppo della vita economica, fu tolto il diritto di influire, con il libero voto, sulla vita politica. Ma non tutte le città subirono questa trasformazione: nella seconda metà del Duecento, divennero Signorie solo i più importanti Comuni del settentrione d'Italia. Treviso passò sotto la Signoria della famiglia dei Da Camino, Padova sotto quella dei Carresi, Mantova dei Bonacolsi prima e dei Gonzaga poi, Ferrara degli Estensi, Milano dei Della Torre prima e dei Visconti poi, Verona degli Scaligeri. Le Signorie più importanti furono quelle di Verona e Milano. Il passaggio della città dall'ordinamento comunale a quello della Signoria veniva, in genere, ratificato attraverso l'elezione a vita del signore a capitano del popolo o a podestà. Questi dunque non intaccava formalmente gli organismi comunali ma si sovrapponeva ad essi, svuotandoli progressivamente del loro potere. Con il passare del tempo i signori ebbero la facoltà di trasmettere il loro potere agli eredi e ottennero il riconoscimento da parte dell'imperatore, che li nominò marchesi o duchi. Ma se in alcuni casi l'istituzione di un capitano del popolo con poteri illimitati portò dei benefici alla città, assicurando un governo più equo e promuovendo lo sviluppo economico, si verificò anche l'effetto contrario. Accadde infatti che alcuni signori, ispirati dai tiranni del passato, approfittassero dei loro poteri per trarre dei vantaggi economici a discapito dei cittadini, che invece speravano, proprio attraverso l'istituzione della Signoria, di trovare la soluzione alle ingiustizie.

Visita virtuale alla Sala dei Nove del Palazzo Pubblico di Siena

Visita virtuale a San Gimignano: piazza del Duomo, il palazzo del Podestà e le torri del Salvucci

Trasformazione virtuale nel corso dei secoli del castello estense a Ferrara

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LE CITTÀ A REGIME REPUBBLICANO

Non tutti i Comuni italiani, come abbiamo detto, subirono la trasformazione in Signoria.

Alcune città continuarono infatti, per tutto il Trecento, a mantenere regimi repubblicani e non caddero nelle mani di un singolo Signore e dei suoi eredi.

I più importanti Comuni «repubblicani» furono Firenze, Venezia e Genova.

A Firenze, le lotte tra le diverse fazioni, appoggiate dalle grandi famiglie cittadine, per il possesso del potere politico, si mantennero accese per tutta la seconda metà del Duecento e, verso la fine del secolo, determinarono una vera e propria divisione della città in due schieramenti.

Si formarono infatti i «partiti» dei Bianchi e dei Neri, facenti capo rispettivamente alla famiglia dei Cerchi, esponente della ricca borghesia di tendenza popolare, e a quella dei Donati, propugnatrice di una piena restaurazione del potere nobiliare.

Papa Bonifacio, desideroso di ristabilire il proprio controllo sulla città, inviò allora nella città toscana Carlo di Valois, con l'incarico di far da paciere tra i due schieramenti.

Ma questi, rispettando i segreti propositi del papa, si schierò dalla parte dei Neri, che riuscirono così ad avere il sopravvento (1302).

Si trattò comunque di una vittoria parziale in quanto i Neri non riuscirono a restaurare il potere nobiliare.

Con l'andare del tempo, anzi, la loro azione politica finì per coincidere con gli interessi e le aspirazioni della grande borghesia.

Per tutto il Trecento, pur perdurando le lotte interne, nessuna Signoria riuscì ad affermarsi e la città continuò pertanto a vivere nell'equilibrio interno fra le grandi famiglie della ricca borghesia mercantile.

La città, intanto, andò espandendo il proprio territorio a danno dei comuni vicini, estendendo i propri lucrosi traffici non solo in Italia ma in tutta Europa.

Anche un tentativo di instaurare un governo basato sul popolo (tumulto dei Ciompi del 1378) non ebbe fortuna.

Nel Comune di Venezia, dopo la serrata del Maggior Consiglio, che limitò l'accesso a tale organo alle famiglie che ne facevano già parte, il carattere oligarchico della repubblica si consolidò.

Tale carattere dello Stato veneziano non mutò per tutta la storia della Serenissima.

Il popolo non ebbe mai la possibilità di entrare a far parte della vita politica e il doge (quantunque fosse nominato a vita e avesse onori quasi regali) non riuscì mai ad instaurare la Signoria.

Nel Comune di Genova continuò a dominare un gruppo ristretto di famiglie, ciascuna delle quali impedì alle altre di imporre il proprio dominio assoluto sulla città.

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LE PRINCIPALI SIGNORIE DELL'ITALIA SETTENTRIONALE

VERONA

Verona mantenne la struttura comunale fino alla metà del Duecento. A partire da quel periodo, iniziò però a prevalere la parte popolare che, guidata dal capitano del popolo a vita, instaurò la Signoria, attribuita alla famiglia dei Della Scala o Scaligeri (nome derivato dalla scala a pioli raffigurata sul loro stemma). All'inizio del Trecento, Cangrande della Scala diede avvio al periodo di maggior splendore della Signoria degli Scaligeri. Infatti Cangrande e i suoi successori si dedicarono alla conquista di varie città del Veneto, spingendosi anche verso la Toscana. Ma la progressiva espansione del dominio scaligero allarmò gli Stati e le repubbliche vicine, che si unirono in una lega per battere la Signoria veronese. I Visconti di Milano e la Repubblica di Venezia, alleatisi nel 1379, vinsero gli Scaligeri, i quali furono costretti ad abbandonare tutte le città conquistate, riuscendo a mantenere soltanto Verona e Vicenza. Infine la Signoria dei Della Scala fu abbattuta dai Visconti che occuparono il Veneto, conquistando anche la città di Verona.

MILANO E I VISCONTI

Verso la metà del '300, nella Pianura Padana assunse grande importanza la città di Milano, retta dalla famiglia dei Visconti, che si erano impadroniti della città al tempo di Enrico VII. La Signoria restò a questa famiglia fino alla metà del Quattrocento. La potenza dei Visconti incominciò con Matteo Visconti e crebbe, verso la metà del secolo, con Giovanni Visconti, che riuscì ad allargare i confini milanesi fino a Genova, a Bologna e all'attuale Canton Ticino (Svizzera). La fortuna della città di Milano era naturalmente legata alla sua posizione geografica, proprio nel cuore della Pianura Padana, dove affluivano le principali vie commerciali che, attraversando le Alpi, legavano l'Europa all'Italia. Questa fortunata circostanza fece di Milano un grande centro artigianale e industriale (industrie tessili e metallurgiche), il cui sviluppo economico fu continuamente incrementato anche dall'agricoltura, che i Visconti curarono scrupolosamente con opere di bonifica, di canalizzazione e irrigazione. Questa grande espansione fu ripresa e sfruttata con grande slancio da Giangaleazzo (1378-1402) che, grazie alla sua eccezionale abilità politica, riuscì a riunificare i territori viscontei, costituendo un saldo organismo. Le fortune politiche di Giangaleazzo trovarono riconoscimento da parte dell'imperatore Venceslao, che lo insignì del titolo di duca, e gli procurarono l'appoggio della monarchia francese, soprattutto in seguito al matrimonio della figlia di Giangaleazzo con il duca d'Orleans, fratello del re Carlo VI. Giangaleazzo favorì inoltre le arti presso la sua corte, come testimoniano il Duomo di Milano e la Certosa di Pavia, la cui costruzione fu da lui promossa. La potenza del nuovo duca stava incominciando ad allarmare gli Stati vicini quando, a causa di una epidemia, Giangaleazzo morì improvvisamente nel 1402, lasciando incompiuti i suoi progetti. Così ancora una volta il potere visconteo minacciò di dissolversi nelle lotte di successione. Nel 1412, tuttavia, un figlio del defunto duca, Filippo Maria, ricostituì l'unità del ducato, riuscendo ad affermare il suo dominio anche sul porto di Genova.

Tour Virtuale del Castello di Pavia

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I MEDICI A FIRENZE

Fallito il moto popolare dei Ciompi, verso la fine del Trecento, la ricca borghesia fiorentina riprese il controllo della città e diede vita ad un governo di tipo oligarchico, retto dagli esponenti delle più ricche e potenti famiglie. Tra queste prevalse, all'inizio del Quattrocento, quella dei Medici, una famiglia di ricchi banchieri. I ceti più poveri della popolazione guardavano con simpatia alla famiglia dei Medici ed in particolare a Cosimo il Vecchio, detto padre della patria, il suo più qualificato rappresentante. L'oligarchia cittadina invece, temendo che Cosimo potesse essere eletto signore della città, lo esiliò. Egli dovette perciò rifugiarsi prima a Padova e poi a Venezia, dove fu accolto molto amichevolmente. L'anno seguente poté tornare a Firenze dove riuscì ben presto ad impadronirsi del potere. Dal 1434, per trent'anni, Cosimo de' Medici tenne saggiamente e saldamente la città sotto la propria tutela, trasformando il Comune di Firenze in una Signoria. Egli fu un grande mecenate, non solo per la protezione da lui accordata a letterati ed artisti, ma anche per le sue qualità di uomo di ingegno. A Cosimo succedette il figlio Piero, detto il Gottoso, personaggio debole e malaticcio, che riuscì quasi a pregiudicare le fortune della famiglia. Alla sua morte il potere passò ai suoi due figli Giuliano e Lorenzo, sotto il governo dei quali l'oligarchia fiorentina ebbe un ultimo sussulto d'opposizione. I due Medici erano infatti al potere da quasi un decennio, quando, nel 1478, esplose la Congiura dei Pazzi (dal nome della famiglia che guidò il tumulto). Questa famiglia, decisamente avversa ai Medici, poté godere dell'appoggio della famiglia dei Salviati e di papa Sisto IV. Quest'ultimo infatti era fortemente interessato ad allontanare i Medici da Firenze volendo procurare al nipote Girolamo di Riario una Signoria. La congiura portò all'assassinio di Giuliano de' Medici nella chiesa di Santa Maria del Fiore, durante una messa. Una volta sopraffatta la rivolta, Lorenzo rimase così solo alla guida della Signoria toscana. Il re di Napoli, Ferdinando, tentò di approfittare della delicata situazione, muovendo guerra a Firenze e ai Medici. Ma Lorenzo, per prevenire lo scontro, si recò personalmente alla corte del re di Napoli riuscendo, grazie alla sua eloquenza, a persuaderlo del comune interesse per la pace italiana, poiché una guerra generale tra i vari Stati della penisola avrebbe attirato in Italia le mire delle maggiori nazioni europee. Lorenzo de' Medici, passato alla storia con il soprannome de il Magnifico, segnò il primato dei Medici nella vita politica del tempo, e per primo riuscì ad intuire la necessità di una politica d'equilibrio tra gli Stati italiani.

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In qualità di tutore della pace, nel 1485 intervenne per impedire che il pontefice Innocenzo VIII, appoggiato da alcuni baroni, si impadronisse dei territori dell'Aquila, appartenenti al Regno di Napoli. Lorenzo riuscì così a distogliere il papa da una politica che sarebbe risultata dannosa per il Regno di Napoli e per tutta l'Italia, mentre Ferdinando sedò la rivolta baronale nel napoletano, appena in tempo per evitare l'intervento nella vicenda italiana da parte della Francia e della Spagna. Dopo la morte di Lorenzo il Magnifico, nel 1492, si sviluppò un profondo dissidio tra Ferdinando d'Aragona e il reggente del ducato milanese, Ludovico il Moro, il quale si era impossessato del potere a danno del nipote, Gian Galeazzo II. A causa di questo contrasto, come vedremo, gli Stati italiani persero la propria autonomia e caddero sotto il completo dominio degli Spagnoli.

Stemmi delle principali signorie italiane

Stemmi delle principali signorie italian

Lorenzo de' Medici detto il Magnifico (1449-1492)

Lorenzo de' Medici

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GUERRA TRA MILANO E VENEZIA

Alla morte di Giangaleazzo, nel 1402, il ducato di Milano entrò in un periodo di grande crisi, caratterizzato da una pericolosa disgregazione; di questa situazione approfittò prontamente Venezia, che si appropriò di vari territori del Veneto, già dei Visconti, quali Vicenza e Verona. Ma nello stesso anno Giovanni Maria Visconti ricostituì il ducato sotto la sua Signoria, facendosi riconoscere anche da altre città del Piemonte, della Liguria e dell'Emilia. La Repubblica di Venezia, che estendeva il suo dominio fino alla sponda orientale del Garda, si sentì minacciata nei suoi interessi, così come Firenze, i cui territori confinavano in Liguria con quelli dei Visconti. Tra queste due città si costituì quindi una lega antimilanese, in cui soltanto Venezia, animata dal doge Francesco Foscari, sostenne la guerra. Per merito del Conte di Carmagnola (un valente condottiero al servizio della Repubblica della Serenissima) Venezia vinse il primo scontro con Filippo Maria Visconti nella battaglia svoltasi a Maclodio, in territorio bresciano, nel 1427. Tra i condottieri al servizio della Repubblica di Venezia vi era anche Francesco Sforza, il quale aspirava a diventare Signore di Milano, essendo lo sposo della figlia del duca, il quale non aveva eredi diretti. Dopo un breve periodo di pace, il ducato di Milano estese le proprie mire espansionistiche al centro-Italia, e in particolare verso i territori dello Stato Pontificio. Per fronteggiare il nuovo pericolo, di nuovo Venezia e Firenze invocarono l'alleanza. La guerra riprese e ben presto si estese anche al regno di Napoli, dove, in seguito alla morte della regina Giovanna II, era nato un conflitto per la successione tra Alfonso d'Aragona, già re di Sicilia, e Renato d'Angiò, figlio di Luigi II. I milanesi in un primo tempo si schierarono dalla parte degli angioini, ma poi si allearono con Alfonso I. A decidere il conflitto fu comunque il passaggio di Francesco Sforza dalla parte dei Milanesi. Con le sue vittorie accelerò infatti la conclusione della guerra, sancita nel 1441 con la pace di Cremona. In seguito a questa, Venezia ottenne Ravenna, mentre Alfonso d'Aragona si insediò sul Regno di Napoli. Morto improvvisamente Filippo Maria nel 1447, i Milanesi proclamarono la fondazione della Repubblica Ambrosiana. Francesco Sforza aveva tutt'altre intenzioni che servire la repubblica e, in un attimo di debolezza della città, si fece proclamare duca nel 1450. Venezia riprese allora la lotta contro Milano, lotta alla quale Firenze non partecipò in quanto preoccupata della eccessiva volontà di espansione della stessa Repubblica di Venezia. Con la caduta di Costantinopoli sotto il dominio turco nel 1453, i Veneziani furono però costretti a rinunciare ai progetti di espansione ai danni di Milano e non poterono far altro che condurre una politica di grande prudenza. Al pensiero di una possibile invasione turca, gli Stati italiani conclusero nel 1454 la Pace di Lodi, che consolidò nuovi rapporti di alleanza.

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PICCOLO LESSICO

DOGE

Capo supremo delle antiche Repubbliche di Genova e Venezia.

OLIGARCHIA

Termine di origine greca usato nel linguaggio politico per indicare l'esercizio del potere ristretto solo ad un gruppo di persone.

PERSONAGGI CELEBRI

CONTE DI CARMAGNOLA

(1380-1432). Francesco Bussone, detto Conte di Carmagnola, fu capitano di ventura prima al servizio di Filippo Maria Visconti e poi, dal 1425, dei Veneziani. Vinse a Maclodio (1427) per conto del doge, segnando le sorti di Bergamo e Brescia, sottratte a Milano ed incorporate nella Repubblica di Venezia. Sospettato in seguito dagli stessi Veneziani e accusato di voler tornare al servizio dei Visconti, cadde vittima di quella ragion di Stato, che fu rigido criterio di governo della Repubblica di San Marco. Morì giustiziato.

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RIASSUNTO CRONOLOGICO

1250: dopo la morte di Federico II, l'impero vive un periodo di profonda crisi, causato dalle lotte per la successione al trono.

1300: a Roma, durante il Giubileo, papa Bonifacio VIII proclama la supremazia del papato su tutti i re della terra. Nonostante questo tentativo teocratico, il potere temporale della Chiesa è in declino.

1303: muore papa Bonifacio VIII, dopo essere stato prigioniero di Guglielmo di Nogaret, nobile francese, ad Anagni.

1305: Clemente V, il nuovo papa imposto da Filippo il Bello, decide di portare la nuova sede del papato ad Avignone perché il papato possa godere della protezione del re di Francia.

1313: l'imperatore Arrigo VII scende in Italia per imporre ordine; la sua impresa fallisce a causa della morte dell'imperatore durante la spedizione.

1342: fallisce il tentativo di Gualtieri di Brienne di instaurare una Signoria a Firenze.

1347: Cola di Rienzo riesce a sollevare un moto di rivolta romana e a proclamare la Repubblica di Roma.

1354: Cola di Rienzo viene assassinato dai suoi stessi uomini.

1377: papa Gregorio XI può rientrare a Roma, ponendo fine all'esilio ad Avignone.

1378: tumulto dei Ciompi. Il popolino di Firenze insorge contro l'oligarchia nobiliare ed ottiene alcune concessioni. Muore papa Gregorio XI.

1379: gli Scaligeri sono costretti ad abbandonare tutte le città conquistate ad eccezione di Verona e Vicenza. Milano e Venezia si erano alleate per mantenere la pace in Italia.

1381: pace di Torino tra Veneziani e Genovesi mediata da Amedeo VI di Aosta. I Veneziani al comando di Vittor Pisani liberano Chioggia.

1387: i Visconti riescono a conquistare parecchie città venete compresa Verona, sede degli Scaligeri. La signoria scaligera scompare dalla scena italiana.

1388: Venezia, partecipando alla lega anti-scaligera, si impadronisce di Treviso, di Bassano, Belluno, Feltre e Padova, ex-sede della signoria dei Carresi.

1402: muore Giangaleazzo Visconti.

1427: per merito del Conte di Carmagnola, Venezia sconfigge Filippo Maria Visconti nella battaglia di Maclodio.

1434: Cosimo de' Medici assume la guida della città di Firenze.

1447: muore Filippo Maria Visconti; il popolo milanese proclama la nascita della Repubblica Ambrosiana.

1450: Francesco Sforza, inizialmente condottiero della Repubblica Ambrosiana riesce ad instaurare una propria Signoria nel capoluogo lombardo.

1453: Costantinopoli cade in mano ai Turchi.

1454: con la Pace di Lodi, Venezia si riappacifica con Milano. È il primo passo verso la Lega Italica, che vedrà unite Milano, Venezia, Firenze, il Regno di Napoli e lo Stato della Chiesa.

1478: congiura dei Pazzi contro Lorenzo e Giuliano de' Medici. Quest'ultimo viene assassinato nel corso di una messa a Santa Maria del Fiore.

1492: muore Lorenzo de' Medici, il Magnifico.

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