Pupilla Isocoria Anisocoria Anisociclia Leucocoria Midriasi.

Anatomia del globo oculare

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Pupilla.

(dal latino pupilla, diminutivo di pupa: bambola, bambina, per la piccola immagine che vi si vede riflessa). Orifizio circolare posto al centro dell'iride, attraverso il quale la luce penetra nell'occhio raggiungendo la retina.

║ Per estens.

- L'intera iride.

║ Fig.

- Cosa preziosa a cui si attribuisce un grande valore e per cui si nutre un grande affetto.

║ Fig.

- Epiteto laudativo [Celebrativo, Commemorativo, Esaltatorio] riferito alla persona amata.

- Lett.

- Come ulteriore estensione, occhio.

- Anat.

- L'ampiezza della p. è regolata dall'attività funzionale dei muscoli dilatatore e sfintere dell'iride; nelle medesime condizioni di illuminazione, tale ampiezza è identica nei due occhi (isocoria). La dilatazione (midriasi) e il restringimento (miosi) delle p. dipendono principalmente dalla variazione dell'intensità luminosa (riflesso fotomotore); tuttavia anche fattori ormonali, psichici e farmacodinamici possono intervenire sul sistema nervoso autonomo, provocando una modificazione del diametro pupillare.

- Patol.

- Numerose e di diversa gravità sono le patologie congenite o funzionali delle p.: l'acoria è la loro assenza totale; l'anisocoria indica la loro diversa ampiezza; l'anisociclia è la perdita della loro perfetta circolarità in seguito a traumi, esiti postchirurgici e postinfiammatori; la leucocoria, ovvero il loro aspetto biancastro, corrisponde sempre ad alterazioni patologiche oculari quali la cataratta evoluta, i tumori, ecc.

- Ott.

- La porzione del fascio di luce che può attraversare un sistema ottico e che coincide, di solito, con la lente frontale o con il foro del diaframma.

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Ìride.

Arcobaleno. - Mit. - Figlia del titano Taumante e di Elettra, personificazione dell'arcobaleno su cui, secondo Virgilio, essa cammina. Messaggera degli dei e, nell'Iliade, specialmente di Giove e di Giunone. - Anat. - Membrana posta nella parte anteriore del globo oculare, formante un diaframma antistante al cristallino. È variamente colorata a seconda delle persone; il colore è dovuto al pigmento nero della parte iridea della retina che traspare dal tessuto dell'i. (negli albini è rossa, perché vi manca il pigmento e vi traspare il colore del sangue). L'i. è forata da un'apertura detta pupilla (il cui diametro è di 3-4 mm), che si dilata nell'oscurità e nella visione di oggetti lontani e si restringe in opposte condizioni, favorendo il fenomeno di accomodamento.

Rètina.

Anat. - Tunica interna dell'occhio costituita da una membrana di natura nervosa che si estende dal nervo ottico, del quale rappresenta l'espansione terminale, alla pupilla. Nell'occhio dei vertebrati è posizionata tra la membrana corioidea, sul versante periferico, e la membrana ialoide del corpo vitreo, dalla parte interna. Nella r. si distinguono: una porzione posteriore (porzione corioidea), una media (ciliare) e una parte anteriore (porzione iridea). Soltanto la prima è in grado di captare gli stimoli visivi, mentre le altre due sono ridotte a semplici membrane epiteliali. La r. presenta inoltre la papilla ottica o punto cieco, corrispondente al punto in cui il nervo ottico si espande a ventaglio continuandosi con la r. stessa, e la macula lutea, di forma ovale e di colore giallo limone, che rappresenta il polo posteriore e che mostra la fovea centrale. Questi due elementi corrispondono rispettivamente alla porzione insensibile e a quella più sensibile della r., dato che la prima è completamente priva di cellule fotosensibili (coni e bastoncelli) mentre la seconda è molto ricca soprattutto di coni. Dal punto di vista istologico, la r. è composta da due tipi di elementi: cellule nervose, comprendenti neuroni disposti in catena (cellule bipolari e cellule gangliari) e neuroni di associazione (cellule orizzontali e cellule amacrine) e cellule di sostegno comprendenti le cellule della neuroglia. Gli elementi costitutivi della r. sono organizzati in 10 strati sovrapposti; procedendo da quello più interno, che separa le fibre del nervo ottico dal corpo vitreo, si hanno: membrana limitante interna; strato delle fibre ottiche; strato delle cellule multipolari; strato plessiforme interno; strato granuloso interno; strato plessiforme esterno; strato granuloso esterno; membrana limitante esterna; strato dei coni e dei bastoncelli; strato delle cellule pigmentate. Tra questi, lo strato dei coni e dei bastoncelli è il più importante, poiché i coni e i bastoncelli costituiscono gli elementi fotosensibili della r: i primi assicurano la visione diurna, intervengono nella elaborazione degli stimoli luminosi in sensazioni di forma e di colore e nella discriminazione dello spazio; sono più concentrati nel centro della r., raggiungendo la loro massima densità nella fovea centrale. I secondi, dislocati prevalentemente alla periferia, sono in grado di registrare le variazioni di intensità luminosa, consentendo la visione notturna. Le arterie che irrorano la r. provengono dall'arteria centrale del nervo ottico che, a sua volta, rappresenta la porzione terminale dell'arteria oftalmica; le vene, seguendo a ritroso il percorso appena descritto, sboccano nella vena centrale del nervo ottico. ║ R. ciliare: la parte della r. che riveste anteriormente la faccia interna del corpo ciliare. ║ R. iridea: la porzione della r. che anteriormente contribuisce a formare l'iride. - Fisiol. - Quando i fotorecettori vengono colpiti dalla luce, il pigmento in essi contenuto, la iodopsina dei coni e la rodospina dei bastoncelli, subisce un cambiamento di stato che si traduce in una modificazione della sua struttura e dei rapporti tra i suoi elementi costitutivi (il gruppo cromoforo e la proteina). Ciò produce l'insorgere di un potenziale d'azione che dal fotorecettore si trasmette, sotto forma di impulso nervoso, al neurone a cui è collegato. - Anat. comp. - La r. ha origine dalla duplice parete del calice ottico nel quale lo strato interno si differenzia nella porzione nervosa mentre lo strato esterno, che in un secondo momento si fonde con il primo, si trasforma nello strato pigmentoso contenente i coni e i bastoncelli, esistenti in tutte le classi di vertebrati. Anche la regione dell'area centrale, che nell'uomo e in alcuni primati prende il nome di fovea centralis, densa di fotorecettori, è presente in tutti i vertebrati e costituisce la zona con le più spiccate capacità percettive. Negli occhi dei vertebrati, la luce, prima di arrivare a stimolare i fotorecettori, deve attraversare tutti gli strati retinici e per questo motivo la r. è detta inversa. Negli invertebrati, al contrario, i raggi luminosi investono direttamente le cellule fotorecettrici che costituiscono le retinule degli occhi semplici e di quelli composti, di origine epiteliale, e perciò la r. è detta eversa. - Patol. - Le patologie che possono colpire la r. sono di natura infiammatoria (retinite degenerativa, retinopatie), circolatoria (embolia dell'arteria centrale della r., emorragie), o tumorale. Molto diffuso è il distacco della r., ovvero il suo scollamento dalla sottostante membrana coroidea, che può essere dovuto a fattori traumatici o morbosi, come la miopia di grado elevato.

Anatomia del globo oculare

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Prezioso.

Che ha un alto valore economico, che è di gran pregio. ║ Per estens. - Che è particolarmente apprezzato in quanto dotato di certe caratteristiche o ciò a cui si riconosce valore in quanto necessario o indispensabile: le foreste sono p. per l'uomo. ║ Che ha importanza e significato da un punto di vista morale, affettivo, intellettuale. ║ Che è raffinato da un punto di vista artistico. ║ Al plurale, con valore sostantivato, i gioielli.

Epìteto.

(dal greco epítheton: aggiunto). Nome o aggettivo aggiunto ad un sostantivo per meglio qualificarlo. Nome che accompagna sempre un altro nome e con questo fa quasi corpo unico. ║ Titolo ingiurioso, offensivo.

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Òcchio.

Organo di senso preposto alla funzione visiva. ║ Qualsiasi organo che permetta di percepire le radiazioni luminose. ║ Le palpebre. ║ Per estens. - Lo sguardo, considerato come atto del guardare. ║ Per estens. - Vista, atto del vedere. ║ Fig. - Modo di considerare, disposizione d'animo. ║ Fig. - Capacità di giudicare o valutare con la vista; capacità intellettuale. ║ Fig. - Opinione, valutazione, giudizio; modo di giudicare. ║ Fig. - Foro di forma circolare presente in alcuni oggetti, nei quali può svolgere funzioni diverse. ║ Fig. - Macchia di forma circolare, che richiama quella dell'o. ║ Fig. - O.!: esortazione a fare attenzione. ║ Fig. - A o. o a o. e croce: in modo approssimativo. ║ Fig. - A o. nudo: senza l'ausilio di strumenti ottici. ║ Fig. - A perdita d'o.: in uno spazio molto esteso, del quale non si intravede il termine. ║ Fig. - A vista d'o.: con estrema velocità. ║ Fig. - A quattr'o.: alla presenza di due persone. ║ Fig. - Un o. della testa: una somma enorme. ║ Fig. - A o. chiusi: con estrema fiducia, senza prendere alcuna precauzione. ║ Fig. - Dare nell'o.: essere appariscente, attirare l'attenzione. ║ Fig. - Non perdere d'o.: tenere sotto stretto controllo, sorvegliare. ║ Fig. - Perdere d'o.: allontanarsi, perdere di vista. ║ Fig. - Aver fatto l'o. su qualcosa: avere esperienza. ║ Fig. - Aprire gli o. a qualcuno: avvertire, mettere in guardia. ║ Fig. - Rifarsi gli o.: ritemprare la vista, guardare qualcosa di particolarmente bello. ║ Fig. - Balzare agli o.: essere molto evidente. ║ Fig. - Mettere gli o. addosso a qualcosa: desiderare qualcosa. ║ Fig. - Divorare con gli o.: guardare qualcuno o qualcosa con affetto o con forte desiderio. ║ Fig. - Chiudere un o.: far finta di niente, tollerare una mancanza o un difetto. ║ Fig. - O. per o., dente per dente: formula, tratta dall'Esodo (21, 24), che definisce la legge del taglione, esprimendo l'intenzione di una vendetta o di una ritorsione. ● Arch. - Apertura di forma ovale o rotondeggiante, usata nelle facciate, nei tetti, nelle cupole. Trovò largo impiego durante il Rinascimento e nei secc. XVII e XVIII. ● Bot. - Organi o strutture vegetali a forma rotondeggiante, simile a quella di un o. Spesso il termine viene usato come sinonimo di gemma. ● Tipogr. - La parte superiore di un carattere. ● Anat. comp. - Per quanto non tutti gli animali presentino organi della vista distinti, tutti risultano sensibili alle radiazioni luminose. L'organismo più semplice in grado di percepire la presenza di una sorgente luminosa è la medusa degli scifozoi, dotata sul bordo dell'ombrello di cellule fotosensibili, mentre altri esemplari sono forniti di sistemi di cellule unite a cellule pigmentate, che formano macchie oculari in grado di recepire l'intensità della luce. Tali forme, tuttavia, possono solo percepire le radiazioni luminose distinguendo la luce dal buio. Man mano che si passa a forme più evolute, si riscontrano organi visivi più perfezionati, in grado di percepire il movimento e le forme degli oggetti. La percezione del movimento è possibile solo quando le cellule visive siano immerse in una cavità e siano, quindi, impressionate in tempi successivi da un oggetto in movimento, mentre la visione di un'immagine sommaria si ha solo se la cavità è profonda e ha un'apertura più stretta; per ottenere un'immagine nitida è necessaria la presenza di mezzi diottrici in corrispondenza dell'apertura, come nei vertebrati e nei cefalopodi. Particolare è l'organo visivo degli artropodi, costituito da numerosi o., ognuno con propri sistemi diottrici e sensitivi. A seconda della loro posizione, gli o. si distinguono in epidermici e subepidermici. Nei vertebrati la struttura dell'o. non presenta differenze sostanziali: si compone di un globo oculare con retina inversa, di una sclerotica robusta, di una cornea trasparente, di una coroide pigmentata e di una lente convergente (cristallino). Cambiano, piuttosto, la forma e la grandezza del globo (schiacciato negli osteitti e nei rettili, globoso nell'uomo e negli anfibi), la curvatura della cornea (maggiore nei vertebrati terrestri, appiattita in quelli marini), la formazione tessutale della sclerotica (fibrosa nei mammiferi e negli ofidi, rafforzata da cartilagine negli anfibi), la forma e la dimensione dell'iride e della pupilla. All'o. sono unite diverse formazioni anatomiche (annessi dell'o.), che ne permettono i movimenti e nello stesso tempo lo proteggono (congiuntiva, palpebre, ciglia, muscoli oculari, ecc.). ● Anat. - Nell'o. umano si possono distinguere una parte anteriore e una parte posteriore. Nella prima sono localizzate la cornea, sottile e trasparente, al cui centro si notano l'iride, che si presenta di vario colore negli individui, e la pupilla, soggetta a dilatazione maggiore nel caso di luce debole, minore nel caso di luce intensa, e regolata da appositi muscoli (costrittore e dilatatore). Nella sezione posteriore si trova la sclera (o sclerotica), membrana connettivale di colore biancastro, dalla quale nel cosiddetto punto cieco, corrispondente a una zona della retina priva di cellule sensibili, si diparte il nervo ottico. Cornea e sclera formano la tunica esterna (fibrosa); sotto questa si trovano la tunica media (articolata in una zona posteriore aderente alla sclera, in una regione intermedia che aderisce alla sclera e cui è ancorato il cristallino, in una zona unita alla cornea e che forma l'iride con il foro pupillare e con i muscoli che ne regolano la dilatazione) e la tunica interna, composta dalla retina, una sorta di espansione del nervo ottico, aderente alla superficie della sclera (coroide). Il nucleo dell'o. è costituito da una camera anteriore, da una camera posteriore comprendente l'umor acqueo, dal cristallino e dal corpo vitreo. L'umor acqueo è un liquido fluido, trasparente, incolore, che svolge una funzione nutritiva a favore del cristallino. Il corpo vitreo è una sorta di massa gelatinosa, incolore, composta da una serie di fasce fibrose intrecciate, posta tra la faccia posteriore della lente cristallina e la membrana interna del globo oculare. Il cristallino è una lente biconvessa, tenuta in tensione da una membrana anulare (zonula di Zinn) disposta intorno all'equatore del cristallino stesso; essa può rilasciarsi per contrazione del muscolo ciliare. All'irrorazione dell'o. presiede l'arteria oftalmica con i suoi diversi rami; il sangue refluo viene invece raccolto dalle vene oftalmiche. Quasi tutta la retina è irrorata dalla circolazione retinica; un'eccezione è costituita da coni e bastoncelli, alimentati per imbibizione dell'epitelio pigmentato. Il globo oculare viene innervato dai nervi ciliari lunghi e brevi, i primi provenienti dal ramo mascellare oftalmico, i secondi dal ganglio ciliare. ● Fisiol. - V. VISIONE. ● Patol. - Il quadro delle patologie che possono colpire l'o. è piuttosto complesso; la loro classificazione è condotta secondo un criterio che fa riferimento alla parte anatomica dell'organo interessata e all'eziologia della malattia stessa (traumi, infiammazioni, alterazioni congenite, ecc.). Le malformazioni più comuni riguardanti il bulbo oculare sono il mancato sviluppo delle vescicole ottiche (anoftalmo), la loro fusione in un'unica formazione (ciclopia), oppure lo sviluppo inferiore (circoftalmo). Le palpebre possono andare incontro a processi infiammatori della cute (dermatiti) o del bordo (blefariti); la congiuntiva può essere colpita da congiuntiviti (di carattere cronico o acuto), simblefaron, tracoma. Le anomalie della cornea possono riguardare le sue dimensioni, più spesso la sua trasparenza, mentre tra i processi infiammatori cui va incontro si distinguono le cheratiti ulcerative (con perdita di materiale corneo) e quelle intalamellari (nelle quali risultano danneggiati anche l'iride e il corpo ciliare). Corpo ciliare e iride sono soggetti a infiammazioni (uveiti), mentre l'apparato lacrimale può essere colpito da flogosi delle ghiandole e del sacco lacrimale, oltre che da stenosi del dotto naso-lacrimale. Il cristallino può presentare malformazioni nelle dimensioni, nella forma e nella posizione. Una delle malattie più comuni dell'o. risulta la cataratta, che si manifesta con opacità totale o parziale. Per quanto riguarda la retina, oltre alle retinopatie ereditarie va ricordato il distacco della stessa, che può avere gravi conseguenze sulla vista. Numerosi sono, inoltre, i vizi di rifrazione quali ipermetropia, astigmatismo, miopia, presbiopia e le alterazioni della capacità di movimento del bulbo oculare (strabismo) (V. SINGOLE VOCI). ● Antropol. - Nello studio antropologico rivestono un significato rilevante il colore dell'iride e la forma complessiva dell'o. e della palpebra. Il colore dipende dalla quantità di pigmentazione (granuli di melanina) presente sulla parete esterna e interna dell'iride. Una scarsa pigmentazione determina il colore azzurro o comunque chiaro dell'iride, mentre una quantità maggiore ha come conseguenza una colorazione scura. Come nel caso della distribuzione della pelle e dei capelli, si può constatare che il colore dell'iride ha una precisa distribuzione geografica. Nella trasmissione ereditaria la colorazione domina su quella chiara, ma il meccanismo che presiede alla determinazione della colorazione dell'o. non è ancora del tutto chiaro. Per quanto riguarda la forma del globo oculare non si riscontrano invece grosse differenze nei diversi gruppi umani: in genere l'elemento più variabile è costituito dalle palpebre (rotondeggianti, inclinate, ecc.).

Anatomia del globo oculare

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Miòsi.

Restringimento del diametro pupillare. Avviene fisiologicamente come fenomeno di accomodazione della convergenza oculare quando l'occhio è colpito da luce viva. In condizioni patologiche, invece, la m. è provocata da uno spasmo delle fibre circolari o da paralisi delle fibre raggiate, per l'azione di sostanze tossiche o per lesioni del simpatico cervicale. È l'opposto della midriasi, che designa la dilatazione della pupilla. ║ M. spinale: restringimento della pupilla dovuto a lesione del centro ciliospinale.

Acorìa.

(dal greco a privativo e kóre: pupilla). Med. - Assenza congenita o acquisita di una o ambedue le pupille. ║ Disturbo analogo alla bulimia, consistente nell'assenza della sensazione di sazietà, con conseguente ingestione di alimenti in quantità esagerata (polifagia).

Cataratta.

(dal greco kataráktes, der. di katarásso: precipitare). Opacità mono o bilaterale del cristallino. Si presenta in particolare nella vecchiaia, in seguito a traumi o associata al diabete. In alcuni casi la c. è congenita o secondaria a malattie infettive della madre durante la gravidanza. Provoca una diminuzione della vista e una colorazione bianco-lattiginosa della pupilla. Il trattamento chirurgico consistente nell'asportazione del cristallino permette un parziale recupero della vista. È così chiamata perché un tempo era attribuita alla caduta di un umore sugli occhi.

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