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QUINTA REPUBBLICA
Ordinamento assunto dallo stato francese il 28 settembre 1958 in seguito a un referendum popolare che a larghissima maggioranza (80 per cento) approvò una nuova costituzione. Il generale De Gaulle, chiamato a superare la crisi originata dalla guerra d'Algeria, con un colpo di mano chiese il superamento della Quarta repubblica, ottenendo di poter riformare la costituzione del 1946. Nel dicembre del 1958 egli divenne presidente della nuova repubblica. La costituzione prevedeva, con maggiori poteri al capo dello stato, un regime semipresidenziale che si rafforzò nel 1962, quando, dopo un attentato, De Gaulle fece approvare l'elezione del presidente a suffragio universale diretto. L'Assemblea nazionale (parlamento) veniva svuotata del proprio potere, mentre l'esecutivo acquistava una posizione di predominio. De Gaulle ricorse più volte al giudizio diretto del popolo per rafforzare la propria legittimità. Le elezioni del 1962 segnarono un'avanzata della maggioranza gollista, mentre le sinistre subirono una notevole flessione. Alle elezioni presidenziali del 1965 la sinistra sostenne unita François Mitterrand, che fu però nettamente sconfitto. Il sistema politico subì una trasformazione in senso bipartitico, con due schieramenti netti di maggioranza e di opposizione. In politica estera, superata drammaticamente la questione algerina (1962), la Francia si ritirò dalla Nato (1966) e mutò profondamente nella politica internazionale il proprio ruolo. De Gaulle volle ripristinare la grandezza (grandeur) della Francia con una maggiore autonomia dagli Stati Uniti in campo diplomatico, militare e finanziario, praticando una politica europeista coerente, il dialogo con i paesi dell'est europeo, il riconoscimento della Cina, la produzione della bomba atomica (force de frappe), il rastrellamento massiccio di oro per bloccare la supremazia del dollaro. Sul versante interno De Gaulle dovette far fronte allo scontento sociale e riuscì solo con la minaccia delle armi a contenere l'ondata del maggio francese (1968), in seguito alla quale legò il proprio destino a un referendum per la riforma del Senato. Sconfitto, si ritirò dalla politica (1969). La presidenza passò a Georges Pompidou che cercò di garantire la stabilità interna attorno a un blocco politico di centrodestra. In politica estera consolidò la posizione internazionale della Francia mantenendo l'autonomia emersa nel periodo precedente e traendo beneficio da una "politica mediterranea" di rapporti con i paesi arabi.

D. De Bianchi
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