Fermiers Généraux.

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Dizionario di storia moderna e contemporanea

FERMIERS GÉNÉRAUX

Garanti dell'appaltatore della ferme générale, istituita in Francia nel 1681 per riscuotere le imposte in regime di monopolio. Mentre l'appaltatore doveva necessariamente cambiare dopo sei anni, i fermiers potevano rimanere sempre gli stessi. Divennero perciò un gruppo estremamente influente dell'alta finanza. La loro funzione fu soppressa durante la rivoluzione francese.

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Garantire.

Vincolare un proprio bene a garanzia dell'adempimento di un'obbligazione propria o altrui; impegnarsi col proprio patrimonio a intervenire qualora l'obbligato non adempia.

║ Procurarsi delle garanzie, assicurarsi contro un eventuale danno o contro il rischio insito in un'attività economica, in un contratto.

║ Nei contratti di compravendita, assicurare l'acquirente del perfetto funzionamento dell'oggetto venduto, impegnandosi a ripararlo o a sostituirlo gratuitamente qualora, entro un periodo determinato, esso riveli difetti di fabbricazione.

║ Per estens.

- Assicurare, sia della verità di una cosa sia dell'avverarsi di un fatto nel futuro, assumendosi la responsabilità di quanto si afferma.

Imposta.

Quota parte della ricchezza privata che lo Stato preleva coattivamente per fare fronte alle spese necessarie per il mantenimento dei pubblici servizi indivisibili e per la soddisfazione di altri pubblici bisogni. • Encicl. - Nel diritto romano era l'antico tributum, che veniva imposto di volta in volta, quando se ne fosse presentata la necessità. Tale imposizione straordinaria tese a trasformarsi in ordinaria prima del 167 a.C. quando, in seguito ai proventi della terza guerra macedonica, il tributo cessò di essere esatto in Roma per più di un secolo, e continuò a gravare di regola soltanto sui sudditi delle province. Per quanto riguarda l'imposizione e la ripartizione tributaria, i cittadini venivano distribuiti nelle cinque classi della costituzione serviana, in base alle risultanze del censimento della popolazione. La pratica dell'imposizione del tributo, e di conseguenza delle rilevazioni censuali, è continuata nelle province, dove si è cominciato a distinguere tra un tributum soli, gravante direttamente sulla proprietà terriera, e un tributum capitis, considerato come un tributo gravante su altre forme di proprietà. A cominciare dall'età di Augusto, si estesero per tutto l'Impero regolari rilevazioni catastali, aventi lo scopo di accertare l'estensione delle proprietà sulle quali gravava il tributo stesso. Per la ripartizione e l'esazione del tributo venivano compiuti nelle province, a partire da Augusto, regolari censimenti. Una parte sempre più considerevole delle entrate dello Stato derivava da i. indirette. ║ Ai giorni nostri gli sviluppi della teoria dell'economia del benessere da un lato e della teoria generale del reddito nazionale e dell'occupazione di Keynes dall'altro, hanno portato notevoli mutamenti nella considerazione del problema economico dell'i. Gli sviluppi della teoria dell'economia del benessere ci consentono di dare una definizione economica più ampia delle i. Esse possono essere definite generalmente come i prelievi coattivi in denaro o in natura che l'ente pubblico (federale, statale, locale) raccoglie per realizzare i suoi scopi nel campo della produzione e della distribuzione del reddito nazionale. Ogni i., rispetto al proprio imponibile, può essere proporzionale, progressiva o regressiva: ma questo andamento non ne comporta necessariamente uno dello stesso genere (ossia, rispettivamente, del genere proporzionale o di quello progressivo o di quello regressivo) rispetto al reddito netto. Così l'i. proporzionale sui patrimoni è probabilmente progressiva rispetto al reddito netto di tutti i cittadini, poiché si può presumere che, in media e salvo eccezioni, la quota di redditi di capitale sul reddito totale del singolo cittadino cresca al crescere del suo reddito complessivo. Un'i. generale proporzionale sulle spese per consumi invece è, con tutta probabilità, regressiva rispetto al reddito, per il fatto che la quota del reddito spesa per i consumi generalmente diminuisce all'aumentare del reddito globale del singolo (mentre, inversamente, cresce la quota dei risparmi). Un'i. proporzionale sui consumi secondari, ossia su quelli che corrispondono ai bisogni diversi da quelli base, probabilmente è meno regressiva (e forse è, per un certo tratto, persino progressiva) rispetto ai redditi che non un'i. sui consumi primari delle classi popolari. Questi rilievi possono servire per inquadrare il significato distributivo del problema i. dirette - i. indirette. Alcuni economisti hanno distinto le i. in dirette e indirette badando al fenomeno della traslazione: dirette, da questo punto di vista, sono le i. il cui onere economico cade principalmente sul contribuente di diritto; indirette quelle il cui onere cade, attraverso processi di traslazione, su soggetti diversi dal contribuente di diritto e quindi raggiungono il vero contribuente in senso economico indirettamente, dopo essere andate a colpirne altri. Alcuni economisti poi hanno indicato come dirette le i. sul reddito e sul patrimonio, considerando questi come indici diretti di capacità contributiva, e come indirette tutte le altre i. (sui consumi, sugli scambi) in quanto colpiscono fenomeni che appaiono solo indici diretti di capacità contributiva. Altri economisti infine si limitano a denominare come dirette le i. sul reddito e sul patrimonio e come indirette tutte le altre, senza la pretesa di volere collegare questa nomenclatura a una spiegazione rigida, predeterminata. Le i. dirette risultano, nel complesso, maggiormente rispondenti a criteri di progressività sul reddito delle altre: i tributi patrimoniali infatti, anche se hanno aliquote proporzionali, sono generalmente progressivi sul reddito; i tributi sul reddito negli Stati contemporanei non hanno mai aliquote regressive, di solito sono proporzionali e, più spesso, progressivi (fatte salve però le evasioni che possono deformare la ripartizione del tributo per le vere classi di redditi, soprattutto quando per i dividendi ed i guadagni di capitale la tassazione risulta più ardua che per i redditi fissi). Considerazioni analoghe valgono anche per le i. sui profitti delle società. Infine va notato che fra le i. sul patrimonio si possono includere anche i tributi di successione che colpiscono i patrimoni al momento della morte del loro titolare e del loro acquisto gratuito da parte dei successori. Ora questi tributi hanno di solito aliquote progressive. La distinzione tra i. dirette e indirette può essere impiegata anche per un giudizio globale sugli effetti del sistema tributario sulla domanda globale, sul reddito nazionale, sulle fluttuazioni cicliche. Basti pensare al fatto che le i. progressive sui redditi incidono sui risparmi più di quelle sui consumi e che le i. sui consumi riducono la domanda di consumi più delle i. progressive sui redditi. Le i. indirette poi possono essere contrapposte a quelle dirette in relazione ai diversi effetti di formulazione: le prime, salvo che siano completamente generali ed uniformi, tendono a discriminare fra i vari consumi e le seconde nei riguardi dell'incentivo a lavorare e, forse, a risparmiare.

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Regime.

(dal latino regimen, der. di regere: reggere). Forma di governo di uno Stato, ordinamento politico.

║ Usato in assoluto, come abbreviazione delle espressioni r. monarchico, assoluto, ecc., il termine indica uno Stato o un Governo autoritario e, in particolare, quello fascista.

║ Comportamento, modo di agire: avere un elevato r. di vita.

R. alimentare: insieme di regole cui ci si attiene nell'alimentazione, per abitudine o per prescrizione medica. ║ Ordinamento di un'attività economica o finanziaria: r. di fabbrica.

- Fis. e Tecn.

- Andamento di un fenomeno in un determinato arco di tempo.

║ In fluidodinamica, si parla di r. permanente quando una corrente fluida mantiene in ogni punto pressione e velocità costanti nel tempo; di r. variabile quando pressione, velocità e portata in ogni punto variano nel tempo; di r. uniforme quando la velocità è la stessa e si mantiene costante in tutti i punti.

║ Nel caso di macchinari, i termini r. continuo e r. orario indicano il funzionamento in un periodo di tempo rispettivamente illimitato, o della durata di un'ora, alle massime prestazioni.

║ Per veicoli stradali o ferroviari si riconoscono un r. di avviamento, in cui il veicolo raggiunge una certa velocità partendo da fermo; un r. di marcia, in cui esso si muove a velocità costante; un r. di frenatura, in cui esso diminuisce progressivamente la velocità.

- Geogr. fis.

- R. fluviale: insieme delle variazioni stagionali di portata di un corso d'acqua. Esso si valuta in base allo studio delle portate giornaliere, di quelle medie mensili e di quelle annuali, ed è strettamente legato all'andamento della temperatura e delle precipitazioni. Si distinguono un r. ad alimentazione semplice nivale o glaciale, influenzato dallo scioglimento di nevi o ghiacci; un r. ad alimentazione semplice con precipitazioni liquide, direttamente influenzato dall'andamento delle piogge e solo in minima parte dallo scioglimento delle nevi; un r. ad alimentazione mista, influenzato sia dallo scioglimento delle nevi sia dall'andamento delle precipitazioni. In Italia si hanno un r. alpino, un r. sublitoraneo, un r. pluviale mediterraneo.

R. dei litorali: comportamento di un litorale in relazione all'andamento dei venti, delle correnti e del moto ondoso. La valutazione di tale comportamento è di estrema importanza per la costruzione di opere costiere, poiché permette di controllare i successivi mutamenti del litorale.

R. nivometrico: andamento delle precipitazioni nevose nel corso dell'anno.

R. pluviometrico: andamento delle precipitazioni piovose nel corso dell'anno. Esso è uno degli elementi di differenziazione dei diversi tipi di clima. I tipi principali di r. pluviometrici sono i seguenti: r. intertropicale, con distribuzione delle piogge in tutti i mesi dell'anno e due massimi in aprile e ottobre; r. monsonico, con semestre estivo piovoso e invernale asciutto; r. desertico, con meno di 250 mm di pioggia l'anno; r. mediterraneo, con clima asciutto d'estate e abbondanti precipitazioni invernali; r. polare, con scarse precipitazioni durante tutto l'anno, nella maggior parte dei casi nevose.

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Monopòlio.

(dal latino monopolium). Forma di mercato che prevede il totale controllo di un determinato settore produttivo o dell'offerta di un servizio da parte di un'unica impresa. In senso più ampio, si definisce come monopolistica ogni strategia aziendale volta alla messa in atto di misure restrittive della libera concorrenza. Esistono anche forme di cosiddetto m. pubblico, che consistono nel diritto esclusivo dello Stato o di altro ente pubblico a esercitare una qualunque attività economica (produzione di beni, vendita, offerta di servizi, ecc.). Tale diritto viene generalmente distinto in due tipologie: m. fiscali (o privative fiscali) e m. extrafiscali. In molti Paesi vigono leggi specifiche volte a limitare le situazioni di m.: si parla in questo caso di normative antitrust. Il m. di acquisto o monopsonio è assoluto quando la domanda di un bene o di un servizio sia rivolta da un solo compratore a una pluralità di offerenti. La nascita di una situazione di m. si può verificare anche per cause di forza maggiore, nel caso in cui, ad esempio, un solo operatore disponga di un particolare bene richiesto sul mercato, in quanto tale bene risulta reperibile in natura solo in quantità limitate. Questa situazione può determinarsi anche nel caso in cui l'autorità pubblica conceda a un solo operatore economico la facoltà di vendere in esclusiva un determinato bene oppure nel caso in cui un'impresa pubblica o privata elimini dal mercato le imprese concorrenti. Il m. di vendita è comunque assai più frequente rispetto a quello di acquisto, che si verifica solo in condizioni eccezionali e in congiunture economiche particolari (in tempo di guerra, ad esempio). In regime di concorrenza, l'operatore economico tende a massimizzare la differenza fra l'utilità totale del bene ricevuto (moneta) e l'utilità totale del bene offerto nello scambio. Tale differenza non potrà comunque mai superare un determinato livello. In regime di m. è possibile raggiungere il livello massimo di questa differenza. Il guadagno di m., detto anche rendita monopolistica, è calcolato sulla differenza tra il massimo assoluto e il massimo relativo che viene ottenuto in regime di libero mercato. La caratteristica principale del regime monopolistico consiste nella possibilità, da parte dell'imprenditore, di fissare rigidamente il prezzo o la quantità della merce venduta. Non gli è tuttavia possibile fissare insieme prezzo e quantità. Il dominio del monopolista sul proprio segmento di mercato trova un limite nella flessione della domanda. Infatti, se il monopolista fissa rigidamente il prezzo della merce, sul mercato si troveranno solo un certo numero di richiedenti disposti all'acquisto; se ne fissa invece la quantità, il mercato sarà in grado di assorbirla solo a un prezzo determinato, automaticamente stabilito dalla domanda. Una perfetta conoscenza della curva della domanda permette al monopolista di calcolare anticipatamente il prezzo e la quantità della merce da porre in vendita. Se la curva della domanda ha un andamento fluttuante, il monopolista ha la convenienza a immettere sul mercato tutto il quantitativo di merce di cui dispone. Se, al contrario, la curva della domanda ha un andamento rigido, al monopolista conviene limitare l'offerta. Evitando di applicare un prezzo unico, il monopolista può adottare una politica di prezzi differenziati (legati a una differenziazione di gamme di prodotto) per aprirsi a diverse fasce di compratori. In casi di questo genere, è frequente l'articolazione dei beni offerti in prodotti di lusso e prodotti "standard", questi ultimi rivolti ad acquirenti meno facoltosi ed esigenti. Il regime di m. assoluto conforme a questa definizione è in pratica poco comune, sia per i limiti posti dalle legislazioni statali sia per considerazioni di carattere politico che guidano la strategia delle grandi imprese. Negli Stati Uniti, il sorgere di imprese rigorosamente monopolistiche è stato limitato da leggi antitrust, che hanno cercato di proteggere gli interessi generali dell'economia senza tuttavia danneggiare lo sviluppo delle grandi imprese. Le forme più comuni di regime monopolistico sono nella pratica il m. bilaterale e il m. imperfetto. ║ M. bilaterale: il regime di m. bilaterale è alla base di rapporti di scambio internazionali, di compravendita tra due m. e per la regolamentazione del mercato del lavoro. Il m. bilaterale si verifica quando vi sia la presenza contemporanea sul mercato di due monopolisti, l'uno venditore e l'altro acquirente di una determinata merce. Nel mercato del lavoro, ad esempio, da un lato viene offerta come merce la forza-lavoro e dall'altro vengono offerte prestazioni salariali. In regime di libera concorrenza lo scambio (cioè il rapporto che determina la curva salariale) si verifica solamente quando per entrambi gli scambisti viene a determinarsi una differenza tra l'utilità del bene dato e l'utilità del bene ricevuto. Nel regime di m. bilaterale questo scambio ha al suo interno anche un ulteriore elemento che è la forza contrattuale delle due parti. Quest'ultima consta anche di fattori extraeconomici quali l'abilità con cui le parti sanno trarre vantaggio dalla trattativa, oltre alle condizioni politiche generali in cui la contrattazione si verifica. ║ M. imperfetto: nel caso di regime di m. imperfetto la condizione che si viene a verificare è l'offerta di una determinata merce da parte di pochi venditori a una pluralità di richiedenti. Si distingue in omeopolio, nel caso in cui la merce posta in vendita sia perfettamente identica per ogni venditore, ed eteropolio nel caso in cui la merce presenti caratteristiche differenti (se pure non essenziali). Altre tipologie particolari di m. sono: il duopolio che si verifica quando si ha la presenza contemporanea sul mercato di due venditori che cercano di coordinare le rispettive condotte al fine di ottenere il massimo vantaggio possibile. Nel caso in cui uno dei due venditori controlli una notevole parte dell'offerta di merce si verifica una condizione di oligopolio. Si ha il m. multiplo quando, in particolari condizioni economiche, tutte le merci vengano scambiate sul mercato in condizioni di m., e il m. di Stato, nel caso in cui sia lo Stato ad avocare a sé l'esercizio di una particolare attività economica di produzione e/o di distribuzione. In questa categoria monopolistica non rientrano i casi in cui la legge consente direttamente l'esercizio del m. a soggetti economici diversi dallo Stato, quali possono essere il m. comunale dell'affitto dei banchi pubblici oppure il m. della vendita di determinati prodotti a soggetti economici privati (è il caso della coltivazione e della vendita del tabacco). Oltre a ciò lo Stato può anche autorizzare, in deroga al regime monopolistico, determinati soggetti a esercitare la produzione di un bene determinato. Rientra in questa categoria, anche se non si tratta direttamente di un'attività produttiva, l'autorizzazione all'esercizio delle lotterie. ║ M. di Stato: i m. di Stato si distinguono in fiscali ed extrafiscali. I primi (sali e tabacchi, cartine di sigarette, lotto e lotterie, pubblicità stradale e valori bollati) hanno la funzione di creare nuove entrate per le finanze statali. Il regime di m. permette, infatti, allo Stato di praticare prezzi più alti di quelli che verrebbero fissati in regime di libera concorrenza. I m. extrafiscali riguardano la gestione di servizi pubblici quali le poste, i telegrafi e telefoni e le ferrovie. Rientrano nella categoria dei m. extrafiscali anche l'esercizio di attività di interesse pubblico come l'acquisto all'estero di oro, l'importazione di stagno, nichelio, carbone e rame. Il ricorso al regime di m. per attività di questo tipo viene giustificato con il richiamo all'interesse collettivo, benché sia prevalente il motivo del profitto economico. L'origine del m. di Stato e le notizie relative a questa particolare forma economica sono estremamente remote, addirittura antecedenti all'età ellenica. Si trattava spesso della risposta ad autentiche e pressanti esigenze economiche dello Stato. Spesso però l'instaurazione di m. rispondeva all'esclusivo interesse personale del sovrano. Nella Roma repubblicana, il commercio era considerato un'attività di carattere inferiore, sia perché la proprietà della terra era prerogativa del patriziato, sia perché la temibile concorrenza esercitata dai Greci, dagli Etruschi e dai Cartaginesi, ne avrebbe decurtato i profitti. Tuttavia, con l'espandersi delle conquiste territoriali, lo Stato cominciò a imporre il suo m. sulle miniere e a cedere in cambio di denaro, a privati cittadini, l'appalto di vendite esclusive all'interno del territorio controllato dalla Repubblica. Verso la fine della dominazione romana quasi tutta l'attività commerciale era riservata ai m. delle corporazioni di artigiani e il commercio libero era considerato come una speculazione e perseguito per legge. Durante il Medioevo i m. si concentrarono nella mani dei sovrani. Tuttavia, con l'incipiente sviluppo della borghesia cittadina e delle attività economiche connesse, iniziarono ad assumere un carattere che li rese assimilabili a quelli moderni. L'epoca di massimo sviluppo del m. (a prescindere dall'attuale congiuntura di capitalismo maturo) si può collocare tra il XVI e il XVIII sec. quando la scoperta, la conquista e l'esplorazione di nuove terre, indussero gli Stati a svolgere una politica mercantilistica. Tra le varie disposizioni vennero affidati a imprese private i diritti di m. per lo sfruttamento delle nuove risorse. In seguito, con lo sviluppo dell'economia a carattere capitalistico, il sistema concorrenziale riuscì a spezzare i m., imponendosi in virtù della superiore efficienza determinata dall'ottimizzazione delle forze produttive. La grave crisi attraversata dall'economia capitalistica verso la fine del XIX sec., ha riportato alla ribalta fenomeni di concentrazione monopolistica che si sono progressivamente affermati sulla scena dell'economia mondiale.

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