BANDITISMO Attività di gruppi che aggrediscono e rapinano a mano armata, tipica delle società agricole precapitalistiche con forti squilibri economici. Qui i banditi cosiddetti "sociali" si opponevano alle forze oppressive dei contadini (proprietari terrieri, uomini di legge, rappresentanti dei governi) e non erano considerati criminali dalla popolazione rurale, che li vedeva invece come giustizieri e benefattori dei poveri e attribuiva ai più famosi di loro doti di invincibilità e di immortalità, come accadde in molti casi per i briganti dell'Italia meridionale (vedi brigantaggio); essi non erano però dei rivoluzionari, in quanto non desideravano l'abbattimento dell'autorità costituita, ma solo la fine di presunti torti o ingiustizie. Altri tipi di banditi erano i nobili decaduti che si dettero al crimine in alcune zone d'Europa durante l'età moderna, e che, mancando di quella base sociale, non risparmiavano, durante le loro azioni, le popolazioni delle campagne. I banditi delle società contadine erano comunque, di solito, abitanti delle campagne non legati stabilmente alla terra (pastori, contrabbandieri, ex soldati, oppure abitanti di zone sovrappopolate e con limitate risorse) che potevano agire liberamente anche in quei periodi dell'anno in cui la popolazione rurale era impegnata nei lavori agricoli. L'avvento del capitalismo e dell'industrializzazione ridusse le radici sociali del banditismo grazie all'aumento del reddito rurale e alla diminuzione della popolazione nelle aree rurali più povere, e ne rese più facile la repressione con il miglioramento delle comunicazioni nelle campagne, che rendeva più difficile l'esistenza clandestina di gruppi armati, e con la miglior organizzazione e dotazione delle forze di polizia. |