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ASSOLUTISMO
ILLUMINATO
(o dispotismo illuminato). Governo di un
principe che si avvale del suo potere assoluto per migliorare, attraverso
una politica di riforme, le condizioni di vita dei popoli che gli sono
soggetti. Storicamente l'assolutismo illuminato si sviluppò in
alcuni paesi dell'Europa, in particolare quelli di area centro-orientale,
tra gli anni quaranta e ottanta del XVIII secolo e venne favorito da un
vasto movimento culturale che ebbe i suoi autorevoli esponenti negli illuministi
francesi. I sovrani che più si identificarono con l'ideologia e
la pratica dell'assolutismo illuminato furono Federico II di Prussia,
Maria Teresa e Giuseppe II d'Asburgo, Caterina II di Russia e alcuni sovrani
di stati italiani come il duca di Parma Filippo di Borbone, i re di Napoli
Carlo e Ferdinando e i granduchi di Toscana Francesco Stefano e Pietro
Leopoldo di Lorena. Riforme nelle amministrazioni locali, esautoramento
di organi di autogoverno dei ceti privilegiati, introduzione del principio
di tolleranza religiosa, ruolo rilevante assegnato all'esercito e agli
apparati burocratici vennero a definire i caratteri di uno stato che si
muoveva nel senso della centralizzazione. L'abolizione della servitù
della gleba, l'istituzione di nuovi strumenti di controllo e di prelievo
fiscale, la soppressione dei vincoli alla libera circolazione delle merci,
furono, fra gli altri, gli obiettivi che, nel governo dell'economia, l'assolutismo
illuminato intese perseguire. Ma l'attività frenetica dispiegata
dai sovrani e dai loro ministri non conseguì i risultati sperati.
Una concezione spesso astratta e intellettualistica dei bisogni dei sudditi
e dei rimedi necessari ad ammodernare le strutture dello stato si scontrò
con realtà economicamente arretrate e caratterizzate da scarsa
articolazione sociale o con l'incapacità dei sovrani illuminati
di costruire solide alleanze con i gruppi sociali che dalle riforme avrebbero
tratto vantaggi. Lo strapotere delle aristocrazie, il debole sviluppo
di forze produttive di matrice borghese, i conflitti etnici e religiosi
resero aleatoria una centralizzazione basata solo sugli apparati burocratici.
Ne conseguirono oscillazioni e contraddizioni nella pratica delle riforme.
L'ostruzionismo delle élite, ribellioni contadine e repressioni segnarono
i decenni dell'assolutismo illuminato; contro il livellamento dei particolarismi
territoriali e il ridimensionamento delle istituzioni ecclesiastiche insorsero
i ceti e le masse dei fedeli, tanto che alla fine degli anni ottanta
molti sovrani erano divenuti dei despoti non più illuminati e i
popoli guardavano con interesse a ciò che stava avvenendo in Francia.
Vedi anche assolutismo, giuseppinismo,
Illuminismo.
A. Spagnoletti
F. Venturi, Settecento riformatore, Einaudi, Torino 1969-1988; L.
Guerci, Le monarchie assolute. Il Settecento, in Storia universale
dei popoli e delle civiltà, Utet, Torino 1986.
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