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ARTIGIANATO
Attività manuale esercitata grazie alla conoscenza di una tecnica (in latino ars) più o meno raffinata, tramite utensili e anche macchine, generalmente di proprietà del lavoratore, per produrre beni strumentali e di consumo. Il mondo antico e romano aveva già conosciuto un forte sviluppo di produzioni artigiane specializzate e destinate al mercato, che non andò perduto del tutto nell'alto Medioevo, almeno in Italia e nelle regioni bizantine. Ma nella gran parte dell'Europa uscita dalle invasioni barbariche dei secoli IV-VI la differenziazione dei mestieri si era estremamente ridotta. Le fonti germaniche più antiche ricordano solo i lavori di importanza primaria per un popolo di guerrieri: il cuoco, il fornaio, la filatura e la tessitura delle donne, e soprattutto il forgiatore di spade e l'orafo. Ancora nei secoli VIII-XI, prevaleva un'attività artigiana limitata all'essenziale, svolta nelle campagne per le esigenze della comunità di villaggio e per quelle delle corti di signori e grandi proprietari. La figura del libero artigiano era comunque rara. Molti erano servi specializzati del signore, e soprattutto i mestieri legati alla lavorazione di materie prime vegetali e animali (cuoiai, macellai, calzolai, birrai, fornai, bottai), come quelli di costruzione (carpentieri, falegnami, muratori) non erano nemmeno sempre separati dall'attività agricola. Essi erano spesso parte del tempo di lavoro del contadino, mentre la produzione tessile restava prerogativa delle donne, talvolta in laboratori gestiti dal signore (ginecei). Più specializzati e importanti erano il mestiere del mugnaio, data la proprietà signorile dei mulini, le attività di lavorazione del metallo per le armi e gli utensili agricoli e quelle di produzione di vasellame e ceramiche. Nelle abbazie e nei grandi monasteri, come intorno ai castelli dell'aristocrazia maggiore, si addensavano ,invece, i detentori di tecniche più raffinate: vetrai, scalpellini, orafi, produttori di pergamene e tinture, maestri fonditori e monetieri. Dopo l'XI secolo, il mondo dell'artigianato medievale andò incontro a una profonda crescita e trasformazione. La rinascita urbana e l'affermarsi di regolari relazioni di mercato fra città e campagna confinarono il piccolo artigianato rurale a finalità di mero autoconsumo locale, ma si sviluppò all'interno delle mura cittadine e nei borghi un'altissima concentrazione di categorie produttive e una forte divisione e specializzazione del lavoro. I numerosi elenchi superstiti di abitanti delle principali città bassomedievali contengono centinaia di mestieri diversi. Con le loro botteghe a pianterreno delle case intorno alle piazze centrali e nelle vie adiacenti ai mercati urbani, le diverse categorie di artigiani tendevano a raggrupparsi a seconda del lavoro esercitato, dando così il nome a intere strade e contrade. Attraverso la formazione di corporazioni di mestiere (arti) esse influirono anche sugli sviluppi costituzionali e sulla organizzazione amministrativa delle città. La situazione mutò nel corso dei secoli XIV e XV, quando iniziarono a diffondersi condizioni privilegiate di accesso per i figli dei maestri, mentre venivano rese sempre più difficili e onerose le regole di iscrizione all'apprendistato e di conseguimento del grado di maestro. La funzione sociale dell'istituzione mutò di segno, trasformandosi in uno strumento di gelosa tutela dei privilegi acquisiti da parte dei diversi gruppi artigianali e professionali. Fu questo anche il periodo in cui si manifestarono il malcontento e il disagio dei lavoratori sottoposti e non apprendisti, completamente esclusi da ogni partecipazione al governo dell'arte e da ogni possibilità di emancipazione dalla condizione di dipendenza professionale. Contemporaneamente si rafforzavano le tendenze monopolistiche e di rigida conservazione di fronte all'innovazione tecnica e alle nuove iniziative imprenditoriali. Di questi aspetti negativi risentì col passare del tempo soprattutto l'economia urbana dell'Italia centrosettentrionale, cioè proprio di quell'area dove le arti avevano avuto modo di conquistare maggiore importanza. L'estendersi dei traffici a lunga distanza, che favorivano la specializzazione produttiva e manifatturiera dei diversi centri urbani, allontanarono l'artigiano medievale dal contatto diretto con i destinatari dei manufatti e accentuarono la sua dipendenza dalla intermediazione del mercante di lungo raggio, che comprava l'intero prodotto e anticipava capitali, materie prime e anche (soprattutto nel caso della produzione tessile) macchine utensili. Per questa via, nelle regioni europee economicamente più evolute (Toscana, Valle padana, Francia nordorientale e meridionale, Catalogna, Inghilterra, Fiandre e città tedesche meridionali), nasceva lentamente una produzione manifatturiera di tipo industriale, che a quello degli artigiani sostituiva il lavoro salariato.

G. Petralia
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