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ARABO, NAZIONALISMO
Movimento ideologico e politico, variamente orientato, che percorse nel XX secolo i paesi arabi contro le diverse forme di dominazione coloniale. La fine della Prima guerra mondiale, con la conseguente spartizione dell'impero ottomano e la costituzione dei mandati francesi e britannici su gran parte delle sue vecchie province arabe, modificò radicalmente i termini delle rivendicazioni nazionalistiche arabe. Non si trattava più infatti di strappare concessioni a un regime straniero ma di uguale ispirazione religiosa, bensì di confrontarsi con dominatori "infedeli". La causa dei nazionalisti arabi era così in grado di coinvolgere potenzialmente la stragrande maggioranza della popolazione. Un primo impulso alla mobilitazione era venuto dall'insoddisfazione per i risultati della conferenza di Versailles (1919), dove erano rappresentati da due delegati dello sceriffo hashemita Husain ibn Ali. Questi avevano chiesto l'indipendenza della penisola arabica (eccezion fatta per i possedimenti britannici, in primo luogo Aden), della Siria (che avrebbe dovuto unirsi al regno hashemita dell'Higiaz), dell'Iraq e della Palestina, ma non riuscirono a far valere le loro ragioni non soltanto per la riluttanza dei vincitori ad abbandonare territori già occupati militarmente, ma anche per la debolezza derivante dalle divisioni interne al mondo arabo. Le prime massicce dimostrazioni contro l'assetto del mondo arabo voluto dai vincitori (sancito poi dal trattato di Sèvres) si svolsero nel 1919 in Egitto, che dal 1914 era ufficialmente protettorato britannico; esse vennero represse duramente, ma l'opposizione aveva ormai raggiunto dimensioni tali che la Gran Bretagna dovette riconoscere l'indipendenza dell'Egitto, sia pure limitata dalla presenza di sue basi militari. Il successo dei nazionalisti egiziani, guidati dal Wafd, diede impulso ai movimenti di lotta anticoloniale anche in altri paesi sottoposti alla dominazione britannica, specie in Palestina, dove la crescente immigrazione di ebrei d'origine europea, incoraggiata dalla dichiarazione di Balfour, suscitava la protesta dei nazionalisti arabi locali, culminata nella vana rivolta del 1936-1939 ispirata dal mufti Amîn al-Huseinî, e in Iraq. Qui l'opposizione alla politica filobritannica dei governi succedutisi anche dopo la piena indipendenza (1932) esplose durante la Seconda guerra mondiale nel colpo di stato del generale Rashîd 'Alî al-Keilanî, che sollecitò con scarsi risultati un appoggio militare italo-tedesco. In Siria i nazionalisti si batterono con successo contro i tentativi francesi di smembrare il paese, e invano contro la decisione di separarlo dal Libano, dove, incoraggiando i sogni maroniti di una roccaforte fenicio-cristiana in funzione antimusulmana, la Francia pose di fatto le basi della guerra civile esplosa negli anni settanta. Teatro del più aspro scontro con la dominazione coloniale fu comunque l'Algeria, dove il nazionalismo si organizzò a partire dagli anni venti in due filoni, uno laicizzante e di ispirazione originariamente marxista, l'altro prettamente autoctono, islamico, guidati il primo da Messali el-Haggi e Ferhat 'Abbas e il secondo da 'Abd el-Hamîd Ben Badis. Di ispirazione islamica fu anche la Fratellanza musulmana fondata in Egitto nel 1932 da Hasan el-Banna. Ostile ai nazionalisti "tradizionali" del Wafd, che accusava di eccessiva timidezza nella lotta contro le influenze occidentali, tale movimento può considerarsi il capostipite dei gruppi integralisti che fecero successivamente ricorso al richiamo religioso per condurre una lotta essenzialmente politica contro gli alleati dell'Occidente, considerato il principale responsabile delle sperequazioni sociali, delle ingiustizie e della miseria della stragrande maggioranza degli arabi. Impulso decisivo alla causa nazionalista venne dalla Seconda guerra mondiale, alla fine della quale sorsero nuovi moti anticoloniali, come a Sétif (maggio 1945), preludio della guerra di liberazione algerina (1954-1962). Mentre in passato coloro che si battevano contro la dominazione coloniale, come Omar al-Mokhtar (impiccato nel 1931 in Libia) o i guerriglieri del Rif, avevano potuto contare soltanto su una generica solidarietà, negli anni cinquanta nacquero movimenti politici che, facendo del nazionalismo panarabo la propria bandiera, riuscirono a mobilitare le masse contro i nemici esterni (le vecchie potenze coloniali, il neocolonialismo) e interni (i regimi monarchici moderati vicini all'Occidente). Primo animatore di questa tendenza fu il presidente egiziano Nasser, fautore di una reale indipendenza, anche economica, araldo dell'unità araba dall'Atlantico al Golfo e teorico del non allineamento. Temi analoghi si ritrovano nel programma del Ba'th, il partito socialista della rinascita araba di cui furono ispiratori già negli anni quaranta i siriani Michel Aflak e Salah ed-Din el-Ritar, e in quello dei Nazionalisti arabi, sorto a Beirut, in seno al quale si formarono numerosi dirigenti della resistenza palestinese, tra cui i fondatori (1967) del Fronte popolare per la liberazione della Palestina e del Fronte democratico per la liberazione della Palestina. Travolti gli ideali panarabisti e socialisteggianti dalla sconfitta contro Israele del 1967, che ridimensionò drasticamente il prestigio dei loro più accesi sostenitori in Egitto e in Siria, fu proprio la resistenza palestinese a incarnare, per una breve stagione, le speranze di riscatto della "nazione araba", concetto profondamente sentito dalle masse arabe, ma ormai incompatibile con il consolidarsi dei singoli stati. Questo spiega da una parte la popolarità della causa palestinese, dall'altra la sua imbalsamazione per opera dei regimi che ne fecero una pedina di rivalità e di giochi politici interarabi. Lo spazio così lasciato cominciò negli anni ottanta a essere occupato dalla propaganda fondamentalista di impronta sciita, che pur minoritaria religiosamente e ispirata da un regime non arabo come quello iraniano, tuttavia cominciò a dare anche alle masse arabe una prospettiva di riscossa e di identità politica.

P.G. Donini


A. Giannini, L'ultima fase della questione orientale (1913-1932), Istituto per l'Oriente, 1933; G. Antonius, The Arab Awakening. The Story of the Arab National Movement, Hamish Hamilton, Londra 1938; F. Gabrieli, Il risorgimento arabo, Einaudi, Torino 1958; P.G. Donini, I paesi arabi, Editori Riuniti, Roma 1983-1988.
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