AMERICA LATINA, PARTITI POLITICI IN Con la formazione degli stati nazionali, nella prima metà dell'Ottocento, la lotta politica nei vari paesi dell'America latina ebbe come asse fondamentale il contrasto fra unitaristi, cioè i seguaci dell'ideale di uno stato forte e centralizzato, e federalisti. Il regionalismo, molto forte, espresse direzioni locali che si caratterizzarono per personalismo e costanti conflitti interni. Fu il periodo dei caudillos che ha lasciato un segno profondo nello sviluppo della storia latinoamericana fino ai nostri giorni. A seguito di più intense relazioni con il mercato internazionale, dell'importazione di capitali, della crescita delle città, nella seconda metà del XIX secolo lo stato ebbe la tendenza a centralizzarsi e la società si fece più complessa. Emerse una frazione della classe dominante interessata al commercio estero e alla speculazione finanziaria, mentre aumentava il numero di professionisti, di funzionari pubblici, di intellettuali e si profilava anche un embrione di borghesia industriale. Tutti costoro confluirono nei partiti liberali che si scontravano con i partiti conservatori, rappresentanti del vecchio latifondo. LIBERALI E CONSERVATORI. I conservatori attingevano i loro argomenti dal vecchio arsenale coloniale, ultracattolico, antimodernista; i liberali usavano fraseologia e simbologia legate alla rivoluzione francese e alle successive rivoluzioni del 1830-1848. Anticlericali, arditi nelle parole, erano invece assai cauti nelle proposte di reali cambiamenti sociali. La contrapposizione fra liberali e conservatori si rinnovò, pur con la necessaria evoluzione, fino a tutto il XX secolo in alcuni paesi: per esempio in Colombia o Uruguay, dove esistono un partito bianco (conservatore) e un partito colorato (liberale). Con il tempo si manifestarono settori liberali di sinistra che in alcuni casi evolsero verso partiti radicali, come l'Unione civica radicale argentina (1891). Per costoro erano importanti il voto universale segreto e l'educazione. L'inizio dell'industrializzazione, il flusso migratorio con la formazione di un proletariato diede la base per dei partiti moderni interessati a una profonda rottura delle arcaiche relazioni sociali e di lavoro, disposti a discutere dell'assetto della proprietà. MOVIMENTO OPERAIO E POPULISMO. Con il passaggio del secolo si organizzarono i primi partiti operai e socialisti. Dopo la rivoluzione d'ottobre (1917) si raggiunsero le condizioni per la formazione di partiti comunisti. L'esistenza di una riflessione di sinistra che analizzava le cause delle ingiustizie esistenti e fra esse denunciava la presenza dell'imperialismo, fece fiorire una forte componente nazionalista che, con accenti indigenisti, si sdoppiò in altre componenti politiche come l'Alleanza popolare rivoluzionaria americana in Perù (1924) o il Movimento nazionalista rivoluzionario della Bolivia (1941) o ancora l'Azione democratica del Venezuela (1941). L'emergere di settori medi, di un sottoproletariato, l'impossibilità per i partiti operai di esercitare il potere, la tradizione caudillesca, il nazionalismo contribuirono alla nascita del fenomeno del populismo, che ebbe le maggiori manifestazioni nel peronismo (J. Perón) in Argentina, nel varguismo (G. Vargas) in Brasile e nel velasquismo in Ecuador. Erano movimenti interclassisti che potevano raccogliere al loro interno un ampio spettro ideologico dalla sinistra radicale a settori fascistizzanti: ognuno affermava di interpretare meglio le idee del leader. Questi movimenti dunque poterono dare corpo a diversi partiti. Eredi di questa tradizione sono il Partito giustizialista dell'Argentina, il Partito laburista brasiliano e il Partito democratico laburista brasiliano. I partiti cattolici si svilupparono dopo la Seconda guerra mondiale, traendo origine dal filone conservatore; si andarono spostando poi verso il centro, e negli anni sessanta, sull'onda del concilio Vaticano II, espressero una componente di sinistra. Si ricordano il Copei venezuelano del 1946 (Comitato di organizzazione politica elettorale indipendente) e il Partito democratico cristiano cileno (1957). Diversa fu l'evoluzione del caso messicano dove l'organizzazione politica nata dalla rivoluzione (1910-1917), il Partito rivoluzionario istituzionale (Pri), dominò in modo totale lo stato. Solo nelle elezioni del 1986 cominciò a essere messo in scacco dal Partito della rivoluzione democratica, raggruppamento di forze diverse di sinistra. Atipico fu anche il caso di Cuba degli anni sessanta, con un governo a partito unico comunista che riunì le differenti organizzazioni che avevano partecipato al processo rivoluzionario. Nel corso della lotta antidittatoriale in Brasile negli anni ottanta si formarono il Partito del movimento democratico brasiliano (Pmdb), rappresentante di un diversificato arco di forze democratiche, e il Partito dei lavoratori (Pl), con base sindacale e con forte caratterizzazione di sinistra. Il Partito comunista brasiliano all'inizio degli anni novanta si era sciolto dando vita, assieme ad altre forze di sinistra, al Partito popolare socialista (Pps). J.L. Del Roio G. Urbani, F. Ricciu, Dalle armi alle urne: economia, società e politica nell'America latina degli anni '90, Il Mulino, Bologna 1991; T.S. Di Tella, Tra Caudillos e partiti politici. La mobilitazione sociale in America Latina, Feltrinelli, Milano 1993. |