AFRICAN NATIONAL CONGRESS (Anc, Congresso nazionale africano). Partito politico sudafricano, principale sostenitore del nazionalismo antirazzista. Fondato nel 1912 come South African Native National Congress in reazione all'esclusione dei neri dalla politica della nuova Unione Sudafricana, divenne Anc nel 1923. Ispirato ai principi della non violenza gandhiana e orientato verso la strategia della mobilitazione di massa, auspicò il suffragio universale e la creazione di un Sudafrica unito e democratico. Insieme alle forze antirazziste di bianchi, meticci e asiatici, adottò nel 1955 una Carta della libertà (Freedom Charter), che postulava una futura democrazia multirazziale. In contrasto con tale principio, nel 1959 una minoranza uscì dall'Anc per dare origine al Pan-African Congress. Nel 1960 l'Anc venne dichiarato illegale dal governo sudafricano; entrò allora nella clandestinità, passando alla lotta armata contro il regime (si formò nel 1961 l'ala militare Umkhonto we Sizwe, Lancia della nazione), sotto la direzione di Oliver Tambo e in comunità d'intenti con il Partito comunista sudafricano (Sacp), pur mantenendo un carattere di fronte unito, senza connotazioni ideologiche o dogmatiche. Nel 1963 (processo di Rivonia) Nelson Mandela, leader storico del Congresso, insieme ad altri militanti fu condannato all'ergastolo con l'accusa di attività sovversiva. Sostenuto dalla crescente solidarietà internazionale, l'Anc operò costantemente sia dai paesi confinanti sia all'interno del paese e soprattutto nei quartieri segregati (township). Nel 1990, con l'apertura del processo di riforma in Sudafrica per opera del presidente F.W. De Klerk e la liberazione di Mandela, l'Anc tornò alla legalità ed elesse Mandela suo presidente. Per tutti gli anni novanta il partito guidato da Mandela fu protagonista nel processo di estensione dei diritti politici ai neri. Nel 1997 Thabo Mbeki è succeduto a Mandela alla direzione dell'Anc e nel 1999 alla presidenza della repubblica. |