Medicina Il Corpo Umano Il Sistema Nervoso.
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Guida medica I^ parte II^ parte Istituto Superiore di Sanità I. S. S. Salute del Cittadino Il Medico in Casa Svenimento Ustioni Vaneggiamento Vomito Medicina - IL CORPO UMANO - IL SISTEMA NERVOSO INTRODUZIONELa vita di relazione di un individuo, e cioè i suoi rapporti con altri individui e con l'ambiente che lo circonda, la possibilità di recepire gli stimoli esterni e di saper rispondere ad essi in maniera adeguata, la capacità di apprendimento, di pensiero e di ideazione dipendono dalla più raffinata e complessa delle strutture che l'organismo possiede: il sistema nervoso. Tutti gli animali dispongono di sistemi di trasmissione nervosa, talvolta rudimentali, ma non vi sono differenze significative nella loro struttura fondamentale: la conformazione delle cellule nervose è simile in tutte le specie viventi e anche i meccanismi di comunicazione nervosa non differiscono in modo sostanziale.Ciò che cambia, passando da un organismo semplice ad uno più complesso, è il numero delle cellule nervose e l'organizzazione sempre più complessa delle cellule stesse in strutture specializzate. Nell'uomo il sistema nervoso ha raggiunto il livello più alto di specializzazione, tanto che la comprensione di alcune funzioni psichiche superiori, quali la memoria e il pensiero, è tuttora oggetto di ricerche. L'IMPULSO NERVOSOIl tessuto nervoso è costituito da cellule e da fibre. Le cellule nervose, o neuroni, possiedono un corpo centrale dal quale si diparte un numero variabile di ramificazioni più o meno lunghe e sottili chiamate dendriti, per mezzo dei quali l'impulso nervoso viene trasmesso al corpo cellulare del neurone stesso.Le fibre nervose, chiamate assoni, sono i prolungamenti dei neuroni. Di lunghezza variabile, anche superiore ad un metro, gli assoni hanno il compito di trasmettere gli stimoli nervosi da una parte all'altra dell'organismo. Questi stimoli sono essenzialmente di due tipi: stimoli sensitivi in entrata, cioè percepiti dagli organi di senso alla periferia del corpo e trasmessi al cervello attraverso le fibre nervose sensitive; e stimoli in uscita, prodotti dal cervello e dal midollo spinale e trasmessi agli organi o ai tessuti attraverso le fibre nervose motrici. Le cellule nervose formano la sostanza grigia, che svolge le funzioni superiori del sistema nervoso centrale, cioè del cervello e del midollo spinale. Le fibre nervose costituiscono la sostanza bianca del sistema nervoso centrale e dei nervi, fasci di fibre nervose che si dipartono dal cervello e dal midollo spinale per raggiungere le regioni dell'organismo alle quali sono destinati. Nel tessuto nervoso sono presenti anche le cellule gliali, le quali formano un tessuto reticolato detto nevroglia che ha funzioni di sostegno e di nutrimento. Il meccanismo di trasmissione dell'impulso nervoso risponde a uno schema relativamente semplice: i neuroni (cellule nervose), provvisti di ramificazioni dendritiche, si collegano gli uni agli altri per mezzo degli assoni, i prolungamenti di cui sono dotati. Questi ultimi hanno la funzione di condurre, con una velocità che può variare da 1 metro a circa 100 metri al secondo, la successione degli impulsi nervosi. La parte terminale di ciascun assone si dirama in un gran numero di sottili fibre che alla loro estremità hanno un rigonfiamento, o bottone, situato a contatto con il corpo del neurone successivo e con i suoi dendriti. Questo contatto, o punto di congiunzione, si chiama sinapsi, attraverso la quale si svolge effettivamente la trasmissione degli impulsi nervosi. La stimolazione nervosa è resa possibile da una caratteristica della membrana della cellula nervosa, che presenta cariche negative lungo il suo strato interno e cariche positive sullo strato rivolto all'esterno. Quando la terminazione di una fibra nervosa viene stimolata, la situazione si inverte e se lo stimolo è sufficiente a creare una differenza di potenziale fra esterno e interno della membrana, il neurone risponde con la produzione di un'onda elettrica, che corrisponde a un impulso nervoso. Quest'ultimo si propaga dal corpo centrale del neurone al suo assone, ma giunto in prossimità della sinapsi si arresta e induce il rilascio di una sostanza chimica che si diffonde attraverso la sinapsi provocando l'inizio di un nuovo impulso nervoso nel neurone successivo. La prima sostanza chimica con questa funzione ad essere scoperta è stata l'acetilcolina; oggi sono note molte molecole in grado di svolgere la funzione di neurotrasmettitori. La maggior parte delle fibre nervose è avvolta da una membrana di rivestimento, detta mielina, che consente una maggiore conducibilità elettrica e quindi una trasmissione del segnale nervoso più efficiente e veloce. I meccanismi che permettono la formazione degli impulsi nervosi IL SISTEMA NERVOSO AUTONOMOFra i diversi apparati organici del corpo alcuni svolgono la loro funzione per la nutrizione, l'accrescimento e la riproduzione dell'individuo; essi svolgono attività vegetative, indipendenti dalla nostra volontà, e vengono regolati dal sistema nervoso autonomo, che si distingue a sua volta in sistema nervoso simpatico e parasimpatico. I nervi formano, lungo il loro decorso, una serie di rigonfiamenti chiamati gangli, disposti ai lati della colonna vertebrale. Dai gangli si dipartono numerosi rami laterali che penetrano nei fori delle vertebre e si collegano ai nervi del midollo spinale appartenenti al sistema nervoso centrale. Esiste quindi una stretta relazione fra sistema nervoso autonomo e i centri nervosi superiori.Da ciascuno dei gangli prendono origine fasci di nervi, alcuni dei quali si dirigono verso la cavità viscerale, altri raggiungono le ghiandole e altri ancora seguono il decorso dei vasi sanguigni e linfatici. Il sistema nervoso autonomo regola il mantenimento della stabilità dell'ambiente interno: controlla i meccanismi cardiovascolari, le secrezioni ghiandolari, l'attività motoria dei muscoli lisci (che non sono sottoposti ad un'attività volontaria). Tutti gli organi connessi con il sistema autonomo hanno una doppia innervazione: una proveniente dal simpatico, l'altra dal parasimpatico. La stimolazione del parasimpatico e l'inibizione del simpatico producono, in complesso, gli stessi effetti, poiché l'azione che svolgono su di un medesimo organo è antagonista. Un esempio di questo meccanismo è rappresentato dalla regolazione del ritmo cardiaco: il parasimpatico svolge un'azione inibitrice o frenante, mentre il simpatico aumenta l'attività cardiaca. Esiste quindi un controllo reciproco fra i due sistemi, ma evidentemente essi sono a loro volta condizionati dal sistema nervoso centrale il quale decide, sulla base di stimoli esterni, se accelerare o rallentare determinati processi. IL SISTEMA NERVOSO PERIFERICOLa funzione del sistema nervoso periferico è quella di trasmettere ai centri del midollo spinale e del cervello le sensazioni provenienti dagli organi di senso e di inviare ai gruppi muscolari periferici gli impulsi di moto elaborati dal sistema nervoso centrale. La trasmissione nervosa avviene dunque in due opposte direzioni e viene effettuata da fibre nervose di due specie: fibre sensitive, che dagli organi di senso vanno al midollo spinale e al cervello; fibre motrici, che dal cervello e dal midollo spinale vanno ai muscoli. Queste fibre possono costituire separatamente nervi sensitivi e nervi motori, oppure si riuniscono in un unico cordone nervoso per formare i nervi misti. Fra questi ricordiamo il nervo vago, che ha un decorso molto lungo: prende origine nella porzione dell'asse cerebro-spinale contenuta nella scatola cranica, attraversa il collo, scende nel torace dove innerva il cuore e i polmoni, penetra nell'addome attraverso il diaframma e raggiunge gli apparati viscerali.IL SISTEMA NERVOSO CENTRALELa porzione di tessuto nervoso contenuta nella scatola cranica e nella colonna vertebrale prende anche il nome di asse cerebro-spinale e si distingue in quattro organi fondamentali: il midollo spinale, il midollo allungato (detto anche bulbo), il cervelletto e il cervello. Un rivestimento compatto formato da tre membrane, le meningi, avvolge l'intero asse cerebro-spinale. Il primo strato, chiamato dura madre, è la membrana più superficiale delle tre ed è costituito da tessuto connettivo fibroso. Nel canale vertebrale la dura madre prende la forma di un cilindro cavo; nello spazio compreso tra la membrana e la superficie esterna del midollo spinale è presente il liquido cefalo-rachidiano che circola liberamente nelle cavità e negli spazi dell'asse cerebro-spinale (quindi anche nel bulbo e nel cervello). È un liquido incolore e ha una funzione protettiva, perché agisce come un cuscinetto liquido, mantenendo costante la pressione interna.Nel cranio, la dura madre avvolge le masse cerebrali. La sua faccia esterna è in rapporto con la scatola cranica mentre dalla sua superficie interna si staccano dei prolungamenti laminati a forma di tramezzi o setti, che penetrano fra i diversi segmenti della massa cerebrale isolandoli. La seconda meninge, cioè l'aracnoide, è una membrana molto sottile, simile a una tela di ragno. È ricca di vasi sanguigni e aderisce intimamente alla superficie interna della dura madre. La terza meninge viene chiamata pia madre e avvolge interamente la superficie interna dell'asse cerebro-spinale, penetrando anche nei solchi e nelle fessure dei vari organi. Il midollo spinale è la parte del sistema nervoso centrale che occupa il canale vertebrale. È un cordone lungo 45 centimetri, di forma irregolarmente cilindrica. All'estremità superiore si collega con il midollo allungato (o bulbo) e termina inferiormente a livello della seconda vertebra lombare con un filamento sottile che giunge fino al coccige. La funzione nervosa del midollo spinale si manifesta sotto forma di riflessi, che sono la forma più elementare dell'attività nervosa. Il riflesso consiste in un impulso, condotto dalle fibre sensitive del nervo, da una zona periferica (pelle) alla sostanza grigia del midollo spinale, e in un impulso di moto che viene trasmesso attraverso le fibre motrici al gruppo muscolare corrispondente. Con il riflesso spinale si determina il movimento involontario e spesso incosciente che non dipende dai centri superiori del cervello. Questa attività riflessa si estende per tutta la lunghezza del midollo spinale e comprende anche la prima porzione del cervello, cioè il midollo allungato. IL BULBO E IL CERVELLETTOIl midollo allungato, o bulbo, è la continuazione del midollo spinale e nello stesso tempo opera un collegamento con i centri nervosi superiori. Ha la forma di un tronco di cono rovesciato, la cui estremità inferiore è collegata con il midollo spinale.A circa metà altezza del bulbo, una serie di fasci nervosi, disposti obliquamente da sinistra a destra e da destra a sinistra, si incrociano formando i fasci piramidali. Ai lati della fessura decorrono due cordoni bianchi paralleli detti piramidi anteriori, costituiti da fibre provenienti dalla zona rolandica della corteccia cerebrale che trasmettono gli impulsi di moto, per cui sono dette fibre motrici discendenti. Prima di entrare nel midollo spinale, molte di queste fibre si incrociano appunto nei fasci piramidali della faccia anteriore del midollo allungato. Quindi gli impulsi inviati dalla zona rolandica di destra vanno ai gruppi muscolari della parte sinistra del corpo e viceversa. I cordoni posteriori del bulbo, a loro volta, contengono fibre che dal midollo spinale vanno ai centri nervosi superiori. Conducono le sensazioni periferiche, provenienti dagli organi di senso, e per questo sono dette fibre sensitive ascendenti. Come quelle dei cordoni anteriori, prima di penetrare nella massa cerebrale si incrociano con le fibre del lato opposto. La funzione del midollo allungato si svolge sulle principali attività motrici degli organi destinati a funzioni vegetative. Dal bulbo prendono origine infatti la maggior parte dei nervi cranici e il nervo vago, cui abbiamo precedentemente accennato, che è l'origine del sistema parasimpatico. Questo nervo stabilisce la più importante correlazione fra il sistema nervoso centrale e il sistema nervoso autonomo. Il cervelletto è la porzione del sistema nervoso centrale che occupa la parte posteriore della scatola cranica. Nella sua conformazione si distinguono tre settori: una parte mediana, denominata verme per la sua forma particolare, e due parti laterali chiamate lobi laterali o emisferi cerebellari. Il cervelletto è collegato con le altre parti del sistema cerebro-spinale per mezzo dei peduncoli cerebellari. Come la massa cerebrale, il cervelletto è costituito da una corteccia esterna di sostanza grigia (neuroni) e da una zona interna di sostanza bianca (fibre nervose). La funzione del cervelletto non è ancora stata chiarita del tutto. Tuttavia è certo che quest'organo esercita una doppia azione di rinforzo sull'attività del cervello: un'azione tonica, cioè in grado di determinare uno stato permanente di semi-contrazione delle masse muscolari, e un'azione statica, che promuove la coordinazione dei movimenti volontari del corpo. Quando quest'organo subisce delle lesioni si hanno gravi disturbi nell'equilibrio e nel movimento. LA MASSA CEREBRALEIl cervello è la parte più voluminosa dell'asse cerebro-spinale, ha sede nella scatola cranica e si appoggia sulle ossa della base del cranio. La sezione inferiore, a diretto contatto con il piano osseo, prende il nome di base del cervello. La parte superiore, che ha una caratteristica forma convessa e perciò viene detta convessità del cervello, è attraversata da un lungo solco denominato scissura longitudinale che divide la massa cerebrale in due metà laterali chiamate emisferi cerebrali. Nella parte anteriore e in quella posteriore del cervello la scissura è molto profonda e divide nettamente i due emisferi alla loro base; nella parte mediana invece si arresta a circa metà nello spessore della massa cerebrale in corrispondenza di una formazione a lamina orizzontale detta corpo calloso, che tiene uniti i due emisferi cerebrali.Nel cervello umano la superficie degli emisferi non è liscia come quella di altri animali, ma presenta numerosi solchi chiamati scissure che delimitano numerose sporgenze dette circonvoluzioni cerebrali. Le scissure più profonde suddividono la superficie esterna e gli emisferi in un certo numero di regioni chiamate lobi cerebrali, che prendono il nome dalle ossa craniche con le quali sono a contatto. Nella regione anteriore è localizzato il lobo frontale, in quella posteriore il lobo occipitale; il lobo parietale occupa la parte superiore del cervello, il lobo temporale è situato nella porzione inferiore. Due scissure cerebrali hanno una grande importanza funzionale: sono la scissura di Silvio e la scissura di Rolando. Nella regione adiacente a queste due formazioni hanno sede i centri nervosi che presiedono alle funzioni essenziali dell'organismo, come la motilità e la sensibilità. Gli emisferi cerebrali sono formati da una sostanza centrale bianca di notevole spessore; ad essa si sovrappone un'altra sostanza dal colore più scuro, grigiastro, che ha uno spessore minore e che riveste la sostanza midollare come un mantello: è la sostanza grigia della corteccia, chiamata anche corteccia cerebrale. La sostanza bianca è formata unicamente da fibre nervose, la sostanza grigia della corteccia contiene i neuroni, alcune fibre nervose e le cellule gliali, che hanno una funzione di sostegno. Poiché le fibre sono semplicemente i conduttori dell'impulso nervoso, è la sostanza grigia della corteccia che svolge l'attività funzionale del cervello. Infatti i centri sensitivi e motori hanno sede nelle circonvoluzioni cerebrali, alla superficie degli emisferi. Al cervello spetta la funzione più importante del sistema nervoso centrale. In esso hanno sede, fra gli altri, i centri dei movimenti volontari che dipendono in gran parte dalle strutture situate in prossimità della scissura di Rolando, alla quale abbiamo accennato precedentemente. Le parti del cervello e le sue funzioni L'ATTIVITÀ DEL CERVELLOAi centri motori corrispondono altrettanti centri sensitivi, situati nella medesima posizione, in corrispondenza della scissura di Rolando. Questa zona rappresenta quindi l'area sensitivo-motrice della corteccia cerebrale, dove arrivano le fibre nervose sensitive e da cui partono le fibre nervose motrici.I centri sensitivi e motori della zona rolandica non sono però isolati come quelli localizzati nel midollo spinale, che funzionano attraverso semplici riflessi involontari. I centri rolandici sono infatti collegati con tutti gli altri settori del cervello che dirigono le funzioni nervose superiori, cioè le attività psichiche che si svolgono nella corteccia cerebrale. Il cervello contiene un numero grandissimo di neuroni. Ma non è tanto la quantità di cellule, quanto le loro connessioni che determinano la complessità dei meccanismi cerebrali. L'attività stessa dei centri sensitivo-motori, anche se localizzata in una regione precisa del cervello, è strettamente connessa e dipendente da quella svolta dalla corteccia, dai nuclei interni del cervello e dagli altri sistemi che regolano l'attività cerebrale. Non esiste dunque una rigida «geografia» del cervello, che possa localizzare le sedi specifiche delle varie funzioni nervose, poiché queste sono frutto di un'integrazione fra diverse strutture. IL PENSIERO E LA MEMORIAEsiste uno stretto rapporto tra fenomeni nervosi e fenomeni psichici, ma non è stato ancora chiarito quale sia il loro nesso reciproco, cioè quali sono i meccanismi che provocano la trasformazione degli impulsi nervosi in pensiero.L'attività elettrica del cervello può essere registrata graficamente per mezzo dell'elettroencefalogramma, che serve ad individuare eventuali lesioni del cervello e a studiarne l'attività durante il sonno o la veglia. Ma questo tipo di indagine non è in grado di riscontrare alcuna differenza qualitativa, in diversi individui, nell'attività del loro cervello. Non è possibile quindi individuare l'attività psichica da semplici registrazioni di variazioni elettriche del sistema nervoso. Le ricerche sui meccanismi del pensiero sono dunque aperte a tutte le ipotesi. La memoria è una prerogativa del cervello che più di ogni altra è in relazione con il pensiero. La capacità di registrazione del cervello è enorme, al punto da affascinare gli studiosi, che da tempo cercano di risolvere il problema di come una quantità così enorme di informazioni possa essere registrata e ordinata in un volume così piccolo. L'ipotesi più probabile è che gli impulsi nervosi trasmessi al cervello dagli organi di senso lascino una traccia permanente sui neuroni. Ricerche recenti fanno supporre che la memoria sia incorporata nelle cellule nervose sotto forma di modificazioni molecolari dell'acido ribonucleico (RNA), sostanza presente nel nucleo cellulare e specializzata nel trasferire e nel fissare le informazioni. Alcuni esperimenti hanno infatti dimostrato che l'acquisizione di conoscenze aumenta la quantità di RNA prodotta dai neuroni cerebrali. La memoria lascerebbe quindi una traccia permanente sotto forma di alterazioni nella struttura dell'RNA. L'enorme numero dei neuroni cerebrali umani consente perciò tutto lo spazio necessario a questa forma di registrazione chimica dei ricordi; ma non sono ancora state definitivamente individuate le aree cerebrali dove la memoria viene conservata. Tuttavia sembra accertato che non esiste un unico centro della memoria. Porzioni importanti del cervello possono venire gravemente danneggiate senza provocare perdite sensibili di memoria. Questo dimostrerebbe che le tracce della memoria vengono registrate, e queste registrazioni moltiplicate e conservate in centri separati. Il ricordo non consiste soltanto nel ritrovare un'informazione nella sua forma originale. Il cervello ha la possibilità di disporre e classificare le informazioni con la rapidità del pensiero, e in questo consiste forse la maggiore utilità del ricordo. Molte delle cose che l'uomo fa per semplice abitudine sono collegate con il funzionamento automatico dei ricordi, che richiamano esperienze già vissute e quindi ripetibili grazie alle conoscenze che abbiamo conservato nella nostra memoria. LA VISTATutti gli esseri viventi, animali o vegetali, sono più o meno sensibili alla luce; alcuni di essi ne traggono l'energia necessaria ai loro processi vitali (per esempio le cellule vegetali), altri se ne servono per trarne informazioni (per esempio i recettori ottici degli animali). Che cos'è un recettore? È una cellula altamente specializzata nel recepire degli stimoli esterni (luminosi, acustici, pressori, termici, chimici) e nel trasformare tutte queste energie in un impulso nervoso da inviare al cervello: l'informazione. Generalmente i recettori ottici si trovano riuniti a formare un vero e proprio organo di senso (l'occhio) più o meno complesso e perfezionato. Di solito un occhio comprende un insieme di recettori (nell'uomo e in molti animali, i coni e i bastoncelli, che formano la retina), un apparato diottrico che serve a convogliare sui recettori i raggi luminosi (nell'uomo il cristallino), ed un diaframma che regola la quantità di luce che entra nell'occhio e va a stimolare i recettori (la pupilla).Nella retina umana si trovano due pigmenti (sostanze naturali colorate fotosensibili) che sono la rodopsina e la iodopsina, e due recettori, i coni e i bastoncelli. I coni contengono solo iodopsina e sono responsabili della visione in condizioni di forte intensità luminosa. I bastoncelli sono invece responsabili della cosiddetta visione crepuscolare, quando cioè l'illuminazione è molto scarsa. Alcuni animali spostano i coni e i bastoncelli a seconda dell'intensità luminosa, in modo da utilizzare le cellule più adatte nelle diverse situazioni. Altri animali hanno retine formate da soli coni o da soli bastoncelli: avranno chiaramente abitudini prevalentemente diurne o notturne. L'occhio dell'uomo utilizza come apparato diottrico un sistema a lente (il cristallino) che consente di concentrare su un solo punto (il centro ottico) tutti i raggi luminosi. L'immagine che si forma sulla retina è capovolta e molto nitida. Nei vertebrati e negli invertebrati evoluti è presente un occhio di questo tipo; in altri invertebrati (per esempio il nautilus) si ha invece un sistema a «camera oscura», dove l'occhio è costituito da una struttura sferica cava con un'apertura attraverso la quale passa la luce. Per avere un'immagine nitida, questo foro deve essere molto piccolo, il che però porta ad una bassa luminosità dell'immagine. Viceversa se il foro è più grande, l'immagine è più luminosa ma è sfocata; ecco perché questo tipo di occhio è stato abbandonato nel corso dell'evoluzione: esso consente infatti di ottenere soltanto informazioni grossolane, come l'esistenza o no di un oggetto ed il suo movimento. Un occhio a lente ha inoltre il vantaggio di potersi adattare a situazioni diverse: è infatti possibile anche la messa a fuoco (allontanando e avvicinando la lente in alcuni animali; variando la forma della lente stessa in altri animali e nell'uomo). Struttura e funzionamento dell'apparato visivo Modello tridimensionale dell'occhio Implantologia di lenti oculari UDITO E OLFATTOL'udito è un'importante fonte di informazioni per gli animali; tutti i vertebrati hanno la capacità di recepire i suoni. I messaggi sonori sono di fondamentale importanza nella vita di relazione degli animali; essi emettono suoni per riconoscere ed essere riconosciuti da altri animali della stessa specie, per delimitare il loro territorio, ecc. Nell'uomo l'emissione di suoni è divenuta particolarmente complessa con l'uso di un linguaggio sofisticato. È chiaro che l'orecchio ha assunto un ruolo fondamentale per recepire questa forma di comunicazione ormai così specializzata. Nell'orecchio umano trovano in realtà la loro localizzazione due sensi: il senso dell'udito e quello dell'equilibrio. Quest'ultimo è legato a quella parte dell'orecchio che si chiama labirinto e ci informa istante per istante della nostra posizione nello spazio e dei nostri movimenti. Ma torniamo all'udito: la parte più esterna dell'orecchio è il padiglione auricolare che serve a raccogliere i suoni e a dirigerli - attraverso il condotto acustico - sulla membrana del timpano. Questa è una membrana di tessuto connettivo, la cui tensione può in una certa misura essere regolata, e che entra in vibrazione quando è colpita dalle onde sonore. I nervi trasformano queste vibrazioni meccaniche nell'impulso nervoso - fenomeno di natura elettrica - che va al cervello. In questo modo possiamo distinguere suoni di diverso tipo, riconoscendo timbri ed altezze diverse.Struttura e funzionamento dell'apparato uditivo Modello tridimensionale dell'orecchio Un altro senso importante, forse più per gli altri animali che non per l'uomo, è quello dell'olfatto. Negli esseri umani i recettori olfattivi sono situati nella mucosa nasale e sono stimolati dalle sostanze chimiche presenti nell'aria. Si tratta di recettori sensibilissimi (capaci di riconoscere una sostanza presente ad una concentrazione di una parte su trenta miliardi). Gli animali, come è noto, hanno un olfatto molto più sensibile ed acuto del nostro, e se ne servono per trovare il cibo, catturare le loro prede, sfuggire ai nemici e riconoscersi fra loro. Parte terminale del condotto uditivo GUSTO E TATTOMolti animali, inclusi gli esseri umani, sono in grado di riconoscere sostanze chimiche diverse per mezzo di particolari strutture, le papille gustative, che si trovano sulla lingua.Alcuni animali hanno la capacità di sentire i «sapori» anche con altre parti del corpo, ad esempio con la pelle. Le papille gustative possono essere di forma diversa e sono classificate a seconda del loro aspetto in foliate (a forma di foglia), fungiformi (a forma di fungo), circumvallate, ecc. Esistono quattro tipi di gusti fondamentali: il salato, il dolce, l'acido e l'amaro. Le papille in grado di recepire con maggiore intensità il gusto salato si trovano situate sulla punta della lingua, quelle specializzate a distinguere il gusto dolce ai lati e sulla punta; l'amaro è invece avvertito soprattutto nella porzione posteriore della lingua, mentre il gusto acido si avverte sui suoi bordi laterali. Il senso del tatto è un senso complesso, che comprende in realtà la capacità di recepire sensazioni di tipo diverso: il caldo, il freddo, il dolore, la pressione, la consistenza diversa delle superfici (ruvido, liscio, ecc.). Si tratta di un senso particolarmente importante perché ci informa della presenza di pericoli (ad esempio del fuoco) o di situazioni sgradevoli (troppo caldo o troppo freddo) e ci consente quindi di agire di conseguenza, fuggendo o spostandoci dove le condizioni sono più favorevoli. I recettori tattili sono situati nello spessore della pelle; esistono zone della cute particolarmente ricche di questi recettori, ad esempio i polpastrelli: si tratta di regioni particolarmente sensibili. I recettori tattili possono essere rappresentati da semplici terminazioni nervose libere nel derma o da corpuscoli sensitivi, strutture più complesse, nelle quali la terminazione nervosa è avvolta da una capsula. I principi che regolano il gusto LA PREVENZIONEChe cosa si intende esattamente con prevenzione? Possiamo dire che si tratta di tutte quelle misure sanitarie ed igieniche che hanno lo scopo di evitare l'insorgere di una malattia e di proteggere in generale la salute degli individui. Un fatto deve essere ben chiaro: prevenire una malattia è sempre più conveniente ed economico (spesso anche più facile) che curarla. Per questo motivo oggi la medicina preventiva è particolarmente importante e si cerca di sensibilizzare l'opinione pubblica su questi problemi. In effetti, mentre una persona malata si rivolge spontaneamente al medico per una cura, una persona sana spesso non lo fa, anche se i vantaggi della prevenzione sono chiari a tutti: si tratta spesso di una forma di pigrizia. Per questo motivo la necessità della prevenzione e della collaborazione fra popolazione e strutture sanitarie deve essere pubblicizzata e divulgata al massimo, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, sui giornali e dai vari mass-media (radio, televisione, ecc.).Quali malattie possiamo oggi prevenire efficacemente? Innanzi tutto quelle per le quali esiste un vaccino. Alcune vaccinazioni sono oggi obbligatorie in Italia, altre lo sono solo per chi si reca in determinati Paesi dove esiste un pericolo reale di contrarre una particolare malattia. Altre ancora sono facoltative, e vengono praticate solo a richiesta. In questo modo malattie come il tetano, il vaiolo, la difterite, la poliomelite, il tifo, il colera, ecc., sono state debellate o possono comunque essere attenuate nella loro intensità e gravità. Importante, in particolare per bambini e adolescenti, è la prevenzione della carie, attraverso una corretta e costante igiene orale, l'uso del fluoro e periodici controlli dentistici. La prevenzione di altre malattie è affidata a norme di comportamento che tutti dovremmo osservare. Prima fra queste: non riutilizzare mai, per nessun motivo, siringhe del tipo usa-e-getta; una siringa infatti deve essere sterile e dopo il primo uso non lo è più: esse rappresentano una delle più importanti fonti di contagio fra i tossicodipendenti, che hanno l'abitudine di scambiarsele (epatite virale, AIDS). In linea di massima bisognerebbe sempre evitare il contatto con oggetti che possono essere sporchi di sangue: in primo luogo dunque le siringhe, ma anche spazzole, pettini, spazzolini da denti, forbicine da unghie, ecc. Tutti questi oggetti dovrebbero essere sempre strettamente personali. SONNO E VEGLIALo studio delle attività del sistema nervoso è particolarmente complesso. Infatti, mentre per tutti gli altri organi ed apparati è piuttosto facile usare dei modelli animali, questo diventa problematico nel caso del sistema nervoso. Ad esempio, la riproduzione nell'animale di quadri come l'ansia, lo stress, la depressione o la psicosi presenta particolari problemi in quanto l'attività psichica dell'animale è profondamente diversa da quella umana. Inoltre l'animale non può comunicarci tutte quelle sensazioni «soggettive» (cioè non misurabili) che hanno tanta parte nel determinare lo stato psichico (ad esempio la paura e tutte le emozioni).Nonostante ciò, soprattutto per lo studio dello stato di sonno e di veglia, esiste uno strumento che ci può dare delle informazioni affidabili ed oggettive: si tratta dell'elettroencefalogramma (EEG). Posizionando in modo opportuno degli elettrodi, si ottiene un tracciato che corrisponde all'attività elettrica del cervello. In questo tracciato sono riconoscibili delle onde di ampiezza (voltaggio) e frequenza diverse: - onde alfa: sono onde ampie con frequenza da 8 a 14 cicli/ secondo; - onde beta: sono onde poco ampie, con frequenza da 15 a 35 cicli/secondo; - onde delta: onde molto ampie a bassa frequenza (0,5-3 cicli/secondo); - onde theta: poco ampie, frequenza da 4 a 7 cicli/sec. I diversi tipi di onde si susseguono nell'elettroencefalogramma e danno un'idea dell'attività cerebrale: ad esempio, la diagnosi di epilessia può essere fatta osservando il tracciato. Nell'individuo normale, è molto interessante notare le differenze fra il tracciato registrato durante la veglia e quello durante il sonno. Nell'individuo sveglio e ad occhi aperti, e cioè notevolmente stimolato, si ha una preponderanza di onde beta, mentre se gli occhi sono chiusi, e gli stimoli perciò sono notevolmente ridotti, sono preponderanti le onde alfa. Nel sonno si possono distinguere cinque fasi: Fase 1. È la fase di addormentamento, di dormiveglia; è caratterizzata da un tracciato EEG con onde alfa, beta e theta. Se si priva una persona di questa fase del sonno, le si impedisce di raggiungere gli stadi successivi (questo significa che per arrivare alla fase 2 di sonno è necessario passare per la fase 1). Gli individui che soffrono di insonnia hanno una fase 1 particolarmente lunga. Fase 2. L'individuo è ora decisamente addormentato, tuttavia può essere facilmente svegliato. Nel tracciato elettroencefalografico si ha preponderanza di onde theta e la comparsa di elementi particolari, i cosiddetti «fusi» ed i complessi K. La fase 3 e la fase 4 costituiscono il sonno profondo, caratterizzato da onde theta, delta, fusi e complessi K nella fase 3 e da onde delta nella fase 4. L'individuo che si trova in queste fasi di sonno è difficile da risvegliare; la privazione per lunghi periodi della fase 4 del sonno può portare al suicidio. Gli individui che soffrono di insonnia hanno fasi 3 e 4 normali. Dalla fase 4 si passa al cosiddetto sonno REM, cioè alla fase di sonno durante la quale avviene il 74% dei sogni. Durante questo sonno i bulbi oculari si muovono rapidamente come se gli occhi stessero seguendo un oggetto in movimento; il tracciato elettroencefalografico presenta onde di diverso tipo, ma mai fusi o complessi K. La privazione di questo tipo di sonno porta ad ansia, disturbi del comportamento, diminuzione della capacità di concentrazione e di apprendimento, ecc. Normalmente, si passa dallo stato di veglia a quello di sonno attraverso le 4 fasi descritte e poi al sonno REM; un ciclo completo dura circa 90 minuti; successivamente si ritorna alla fase 1 e si ricomincia un nuovo ciclo. La percentuale di sonno REM sul totale di sonno è molto alta nel bambino piccolo e va via via diminuendo con l'età. Nel giovane adulto sano il sonno REM rappresenta dal 23 al 34% del sonno totale. Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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