Padre Pio Aneddoti e Ricordi.

Padre Pio

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Dizionario

Uno schiaffo sonoro

Vieni subito a San Giovanni Rotondo

Assiste alla morte di Padre Pio

Una dichiarazione di Margherita Hamilton

La morte di Margherita Hamilton

Profezia e bilocazione Cinquant'anni dinanzi a noi Ritornerete a Pietrelcina! Pensasse alla morte

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Pio da Pietrelcina, Padre

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PAPI E BEATI - PADRE PIO - ANEDDOTI E RICORDI

Uno schiaffo sonoro

La signora Giovanna, trovandosi a Napoli per impegni di lavoro del marito, una mattina si recò nella chiesa dei Padri Missionari del Sacro Cuore a Marechiaro di Posillipo per confessarsi. Alla fine della confessione, dimentica della promessa fatta a Padre Pio, accusò nuovamente i soliti peccati e si accostò all'altare del SS. Sacramento per soddisfare alla penitenza.

Mentre stava pregando, ricevette da una mano invisibile uno schiaffo così sonoro, da essere avvertito in tutta la Chiesa.

Il confessore, alla risonanza dello schiaffo, sporse il capo fuori del confessionale per vedere che cosa fosse successo; ma si rassicurò, non vedendo altra persona, presso l'altare del sacramento, che la penitente in ginocchio.

Quando la signora Giovanna ritornò da Padre Pio, gli disse: «Se non smetti di accusare sempre le stesse colpe, avrai un altro schiaffo più tremendo di quello che hai ricevuto».

D'allora in poi la penitente non osò più ripetere i peccati già confessati.

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«Vieni subito a San Giovanni Rotondo»

Nell'ultimo anno della vita terrena di Padre Pio, Giovanna per alcuni mesi si assentò da S. Giovanni Rotondo. Un giorno Padre Pio le fece sentire la sua voce: «Vieni subito a S. Giovanni Rotondo, perché me ne vado. Se ritardi, non mi vedrai più».

L'anziana signora, senza perdere tempo, accompagnata dall'amica Margherita Hamilton, si recò subito a S. Giovanni Rotondo e prese alloggio presso una pensione vicina al Convento.

Quattro giorni prima della morte di Padre Pio, ebbe la fortuna e la gioia di confessarsi per l'ultima volta. Il Padre, quando la vide, disse: «Questa è l'ultima confessione che fai con me. Ora ti do l'assoluzione da tutti i peccati commessi dall'uso di ragione fino a questo momento».

La signora: «Perché, Padre?».

Padre Pio: «Già te l'ho detto che non posso più confessarti, perché me ne vado... È arrivata l'ora mia... Gesù mi viene incontro».

La signora capì subito che Padre Pio stava per lasciare questa terra e con le lacrime agli occhi si tolse dallo sportello; si fece davanti per baciargli la mano e per offrirgli cinquantamila lire a beneficio dell'ospedale.

Padre Pio: «Ti ho detto di tenerti il denaro, perché ne avrai bisogno... ti tratterrai qui ancora parecchi giorni», alludendo alla permanenza prolungata a causa della sua morte e dei funerali.

La signora scoppiò a piangere.

Assiste alla morte di Padre Pio

Nel pomeriggio del 22 settembre 1968, mentre sul piazzale del convento si commentavano in varie lingue le stazioni della Via Crucis, in programma in occasione del Congresso Internazionale dei Gruppi di Preghiera, riconosciuti ufficialmente dalla Sacra Congregazione dei Religiosi, la signora Giovanna si trovava con l'amica Margherita presso l'entrata centrale della grande Chiesa.

Passandole io dinanzi, mi fermò e mi disse:

«Padre Alberto, posso chiedervi un favore?». Le risposi che, se potevo, ben volentieri, l'avrei fatto. Ella soggiunse: «Vorrei una di quelle rose, che sono nei vasi di cristallo sull'altare, dove Padre Pio questa mattina ha celebrato la sua ultima S. Messa».

In quell'istante non feci riflessione alle parole «la sua ultima S. Messa» pensando che fosse l'ultima in ordine di tempo, e non nel senso pronunziato dalla signora, che già era a conoscenza della prossima morte di Padre Pio.

Risposi che l'impresa si presentava difficile, dato che la Chiesa era gremita di fedeli e che Padre Pio già si trovava in preghiera sul matroneo dell'Altare Maggiore, ma avrei fatto il possibile per accontentarla. Andai direttamente sull'Altare, finsi di preparare l'occorrente per la celebrazione della S. Messa; poi allungando la mano, tirai due rose, incurante delle proteste di alcune donne.

Portai le due rose alla signora Giovanna, che attendeva all'ingresso della Chiesa. Mi ringraziò e pianse.

Quella medesima sera, Padre Pio, dopo avere benedetto più volte le migliaia di figli spirituali acclamanti, venuti a S. Giovanni Rotondo da varie parti del mondo, si ritirò nella cella per prepararsi all'incontro con la sorella morte. Fu allora che Suor Iacopa si trovò in spirito nella cella di Padre Pio per assistere al suo beato transito, come le aveva predetto il caro Padre molti anni prima, quando la vestì Terziaria francescana e le impose il nome di Suor Iacopa.

La pia signora assistette minuto per minuto alle ultime ore del Padre. Lo vide soffrire; lo vide pregare... confessarsi con Padre Pellegrino... rinnovare i voti religiosi... lo vide alzarsi da letto e portarsi da solo sulla veranda... vide poi i tre medici in camice bianco che lo assistevano.

Vide Padre Paolo che gli somministrava l'Olio Santo. Quando Padre Pio spirò, la signora emise un forte grido: «È morto Padre Pio! È morto Padre Pio!».

Si svegliò l'amica Margherita che riposava nella medesima camera, dicendole di smettere di gridare, che era un sogno, un incubo. Si svegliarono tutti nella pensione. Suor Iacopa si vestì frettolosamente, uscì dalla pensione e corse sul piazzale del Convento, dove già si erano radunate molte persone, mentre un Padre Cappuccino dava l'annunzio ufficiale della morte di Padre Pio.

La signora Giovanna, qualche giorno dopo, mi chiamò alla pensione, dove alloggiava, e mi raccontò quanto ho scritto su questi fogli, concludendo che si trovò nella cella di Padre Pio nelle ultime due ore della sua vita e assistette al suo beato transito. Io non ci volli credere. Allora la signora mi disse: «Padre Alberto, io vi descriverò la cella di Padre Pio nei minimi particolari: voi mi dovete rispondere semplicemente: "Sì" o "no"».

Quando la signora mi descrisse la cella del Padre e tutto ciò che vi era dentro, nei minimi particolari, esclamai:

«Basta signora! Sì, io credo che lei è stata nella cella di Padre Pio ed ha assistito alla sua morte».

Debbo chiarire che la cella di Padre Pio prima del dicembre 1969 non era mai stata fotografata e che nessuna donna vi era entrata.

La signora Giovanna Rizzani, nel Terz'Ordine Suor Iacopa, è un'anima molto pia, mite, umile e caritatevole. Schiva del chiasso, del mondo e dei facili entusiasmi delle anime superficiali, soffre quando si presentano a lei persone fanatiche, che si dicono figlie spirituali di Padre Pio ed avanzano strane ed insulse proposte.

È stata chiamata dalle Autorità Religiose a testimoniare su quanto ho narrato per il processo di beatificazione di Padre Pio.

Una dichiarazione di Margherita Hamilton

Margherita Hamilton, deceduta nell'aprile 1974, ha lasciato scritto su un foglio la scena dolorosa che si stava verificando nella camera di una pensione in S. Giovanni Rotondo, dove alloggiava insieme con l'amica Giovanna, durante le ultime ore della vita terrena di Padre Pio. Con semplicità e con verismo descrive la trepidazione, la paura, la sofferenza di Giovanna, che, già presente la fine del caro Padre, si ritrova in spirito nella sua cella, come le predisse quando le impose il nome di «Iacopa» nella ammissione al Terz'Ordine Francescano. Riporto fedelmente quanto la Hamilton ha scritto a matita.

«Il 23 settembre 1969, primo anniversario del transito di Padre Pio, una mia amica cara ed io ci recammo a S. Giovanni Rotondo per prendere parte alle onoranze tributate al nostro amatissimo Padre spirituale. Furono una vera apoteosi e, finite le imponenti funzioni, ci ritrovammo con altri figli spirituali per una commemorazione più ristretta, nella quale alcuni di loro narravano il proprio ricordo personale del Padre. Finita anche questa, mentre uscivamo dalla sala, venne chiesto alla mia amica se anch'essa non avesse qualcosa da raccontare. Nella sua modestia ella non volle parlare, ma m'incaricò di scrivere quanto avvenne nella notte della morte del Padre, essendo io stata testimone di quanto le era accaduto. Il 20 settembre l'affluenza delle persone, venute per il 50mo anniversario delle Stigmate del Padre e per la riunione dei Gruppi di Preghiera nei giorni seguenti, fu grandissima e non si trovava più un posto per dormire in tutto il paese. Per carità cristiana, noi che normalmente dormiamo in camere singole, fummo pregate di accontentarci di una sola camera, lasciandone una per quelli che non avevano alloggio e noi lo facemmo volentieri. La sera del 22 ci coricammo stanchissime e addolorate per l'aspetto sofferente del Padre e continuammo a discorrere tra noi fin verso la mezzanotte quando spegnemmo il lume. Dopo circa mezz'ora Giovanna si lagnò con me per i cani, che guaivano. Io non li avevo sentiti, ma quando essa me lo disse, prestai orecchio ed udii distintamente i cani guaire a morto (come suol dirsi in Toscana), come se dialogassero tra loro; pensai e dissi che forse c'era la luce e che per questo mugolavano così.

Finalmente ci addormentammo.

Improvvisamente fui destata di soprassalto da un grido della mia amica. Accesi il lume, vidi l'ora e dissi: "Ma che ti piglia! Sono le 2.25..." Ma lei, agitatissima: "O Dio mio, il Padre sta malissimo! Ero nella sua cella e c'erano tanti frati! e tristi!...".

"Quanti?"

"Credo cinque, e mi pare che uno avesse un saio sul braccio e due vestiti di bianco..."

"Ma il Padre dov'era?".

"Non l'ho visto, perché erano tutti chinati, guardando in giù. Il Padre sta male, ne sono certa".

Io tentai di calmarla, dicendo che era un incubo, che aveva fatto un brutto sogno, che si calmasse; ma lei continuò a dire: "L'ho visto, ti dico che l'ho visto...".

Dopo pochi minuti, saltò giù dal letto, dicendo: "devo sapere... io vado a vedere... a sentire...".

Si vestì frettolosamente ed uscì.

Io restai a letto, persuasa che sarebbe tornata presto tranquillizzata. Invece pochi minuti dopo, sentii delle grida fortissime e, pur non percependo le parole, conobbi la voce della mia cara amica. Saltai giù dal letto e così come stavo mi precipitai verso l'ingresso della pensione, giungendovi proprio mentre lei stava arrivando urlando: «ll Padre è morto! è morto! siamo tutti orfani... Come faremo a vivere senza di lui?».

A questa notizia provai un acutissimo dolore al cuore e pensai: "Adesso mi viene un infarto; ma non posso, devo occuparmi di lei". La presi tra le braccia, la trascinai sul letto e la sgridai severamente, facendole presente che il Padre non avrebbe mai approvato una simile disperazione, perché Lui ci voleva come le bibliche donne forti. Pian piano si stava calmando e riuscì presto a dominarsi.

Ma una cosa resta da dire, la cosa più importante, che mi era stata detta da Giovanna circa nel 1955, oltre dieci anni prima della morte del Padre. Quando Giovanna nel 1926 divenne Terziaria Francescana chiese a Padre Pio che nome dovesse prendere, sperando nel suo cuore che fosse «CHIARA», invece si sentì dire: "IACOPA... Iacopa!".

"Padre, perché IACOPA?".

"Non ti rammenti che IACOPA dei Settesoli fu presente alla morte di San Francesco?... Tu sarai presente alla mia morte". Così è stato».

Margherita Hamilton

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La morte di Margherita Hamilton

Il 29 aprile 1974, passando per Roma, telefonai alla signora Giovanna Rizzani per sapere se avesse ricevuto una mia lettera. Mi rispose emozionata, comunicandomi la notizia della recente ed improvvisa morte della sua amica Margherita Hamilton, che io conoscevo da parecchi anni. Mi disse che l'Hamilton la notte precedente alla morte aveva visto Padre Pio, in sogno, presso il letto, che, sorridendole, la benedisse tre volte.

La mattina di buon'ora, svegliatasi con l'animo pieno di gioia, le telefonò, dicendo:

«Giovanna, questa notte ho sognato Padre Pio sorridente presso il mio letto e per tre volte mi ha benedetta».

Giovanna: «Beata te, che hai fatto un bellissimo sogno! Io non l'ho mai fatto così bello».

Margherita: «Sì, il sogno è bello e consolante, ma io ora sono tormentata da un cruccio. Ti ricordi quando ci confessammo l'ultima volta con Padre Pio?».

Giovanna: «Si, mi ricordo molto bene. Ci confessammo alcuni giorni prima del suo beato transito. Mi confessai prima io e dopo ti confessasti tu».

Margherita: «Dopo la confessione, chiesi a Padre Pio di venire ad assistermi nel momento della morte, ed egli mi rispose col sorriso sulle labbra: "Figlia mia, non abbandonerò mai i miei figli spirituali. Quando arriverà l'ora tua, certamente verrò. Ricordati, ti benedirò tre volte". Questa notte Padre Pio è venuto, mi ha sorriso e mi ha benedetta tre volte, dunque è arrivata l'ora della mia morte!».

Giovanna: «Ma no, stai tranquilla; è un sogno. Non bisogna dare importanza ai sogni. Nel pomeriggio verrò a trattenermi un po' con te e ne riparleremo».

Nel pomeriggio, Giovanna si recò a fare visita all'amica Margherita; si riprese il discorso su Padre Pio e sul sogno della notte. Mentre si stava discorrendo, improvvisamente Margherita impallidì, si sentì venire meno, colpita da un violento collasso cardiaco, che la stroncò in pochi minuti. Si spense serenamente nelle braccia di Giovanna senza un grido, senza un gemito. - Giovanna, dinanzi alla morte dell'amica, rimase turbata e impressionata.

Dopo tali notizie la signora Giovanna aggiunse un altro particolare, dicendomi:

«Padre Alberto, vi debbo ancora dire qualche altra cosa. Durante la nostra lunga amicizia, parecchie volte ci scambiammo la promessa, non per tentare il Signore, ma per scherzo, che chi fosse morta prima, sarebbe apparsa all'altra per assicurarla dell'altra vita. La terza sera dopo la sepoltura di Margherita, mentre mio marito si tratteneva nel salotto, io, seduta sul letto, con la corona nelle mani e con la luce accesa, stavo recitando il santo rosario in suffragio dell'anima benedetta della mia cara amica, allorché, fissando lo sguardo sul seggiolone, dove mio marito nel pomeriggio è solito fare il pisolino, vidi seduta Margherita. Non volevo credere a tale visione, pensai subito ad una allucinazione o ad un'autosuggestione; mi stropicciai gli occhi, per fare svanire l'immagine, ma Margherita non si muoveva, era lì seduta che mi guardava. Mi feci coraggio e gridai:

"Margherita, sei tu?".

Margherita, alzandosi rispose: "Sì, Giovanna, sono io. Non temere. Il Signore nella sua infinita bontà mi ha permesso di venire a dirti che sono in luogo di salvezza; ma tu prega, prega per me. Non puoi immaginare quanto mi è stata dolce la morte. Padre Pio mi fu vicino ad assistermi".

Pronunziate queste parole, l'immagine della mia cara amica, svanì nel nulla, lasciandomi in una grande serenità di spirito. Scesi subito dal letto e andai nel salotto a raccontare l'accaduto a mio marito, che rimase impressionato e pensoso».

PROFEZIA E BILOCAZIONE

«Cinquant'anni dinanzi a noi»

Alle prime ore del 23 settembre 1968, si avverarono le parole profetiche di Padre Pio, dette cinquant'anni prima al signore Vinelli Modesto, giovane fotografo ambulante, che, nel 1918, quando il Padre ricevette le sacre stimmate, riuscì a scattare qualche foto e, stampandone parecchie copie, le vendeva a chi ne volesse. Avvenne un increscioso incidente a Rodi Garganico, dove un uomo, vedendo le foto di Padre Pio, cominciò a imprecare e a bestemmiare, chiamandolo impostore ed avutane una nelle mani, la strappò e la calpestò sotto i piedi.

Il Vinelli reagì immediatamente con calci e ceffoni. Si accese una zuffa violenta, in cui quell'uomo fu ferito, Vinelli fu chiuso in carcere per quaranta giorni.

Uscito dalla prigione, ritornò a S. Giovanni Rotondo e presentatosi a Padre Pio, gli disse: «Padre, per causa vostra, sono andato in galera». Padre Pio: «Per causa mia? Che cosa hai fatto?».

Vinelli gli raccontò l'accaduto.

Padre Pio lo riprese, dicendogli di tenere le mani a posto e di essere più paziente. Poi, ringraziandolo dell'affetto e del coraggio nel rimproverare il bestemmiatore, gli disse: «Modesto, ricordati, abbiamo cinquant'anni dinanzi a noi».

Vinelli non capì il significato delle parole di Padre Pio; ogni anno immancabilmente, il 20 settembre, porgeva gli auguri per l'impressione delle stimmate.

Nel venticinquesimo anniversario, secondo il solito, dando gli auguri, si sentì rispondere: «Modesto, sono passati venticinque anni! Abbiamo ancora venticinque anni dinanzi a noi!...».

Vinelli cominciò a preoccuparsi e a pensare agli anni che passavano velocemente.

La scena degli auguri si ripeteva ogni anno; Modesto con trepidazione sempre crescente, man mano che passavano gli anni, cominciò a contare alla rovescia.

Alcuni giorni prima del cinquantesimo anniversario delle stimmate di Padre Pio, Vinelli mi raccontò questo piccolo episodio della sua vita, che iniziato nel 1918, stava per concludersi dopo cinquant'anni. Mi espresse il timore della sua prossima fine.

La mattina del 20 settembre, prima che Padre Pio vestisse i paramenti sacri per la celebrazione della S. Messa, vidi entrare in sacrestia Vinelli. Mi meravigliai come fosse entrato, essendo le porte chiuse. Mi disse che lo aveva fatto entrare un Padre. Avvicinatosi a Padre Pio, s'inginocchiò, baciò la mano e diede gli auguri. Padre Pio, vedendolo, disse: «Modesto sono passati i cinquant'anni».

Per poco Modesto non cadde morto a terra. Lo aiutai a rialzarsi: tremava come una foglia.

Lo incoraggiai, dicendogli che le parole di Padre Pio non erano rivolte a lui, come immaginava, ma alla prossima fine del venerato Padre.

Il 1918 nel dire che vi erano cinquant'anni dinanzi, Padre Pio voleva alludere ai cinquant'anni della sua crocifissione e nello stesso tempo fargli capire che per cinquant'anni avrebbe beneficiato dei meriti delle sue sofferenze, delle sue SS. Messe, delle preghiere, delle benedizioni e dei consigli. Infatti, due giorni dopo, Padre Pio si spense serenamente.

Modesto, purificato dalla sofferenza e dalla preghiera, ha raggiunto Padre Pio nella patria celeste, il 2 marzo 1983.

«Ritornerete a Pietrelcina!»

Nell'aprile del 1960 incontrai sul piazzale di S. Maria delle Grazie a S. Giovanni Rotondo due figlie spirituali di Padre Pio e insigni benefattrici del convento di Pietrelcina, Grazia Pannullo e Lucia Iadanza, le quali, dopo avermi salutato, dissero: «P. Alberto, l'anno venturo ritornerete a Pietrelcina, ce lo ha detto Padre Pio».

Risposi: «Non è possibile. Sono Parroco a S. Severo e non credo che i superiori mi vogliano trasferire ora che ho preso conoscenza di tutta la Parrocchia e mi trovo in piena attività di lavoro e di apostolato. Non ci verrei neppure volentieri, perché mi dispiacerebbe cambiare lavoro ed abitudini per ritornare indietro».

Le donne soggiunsero: «Padre Alberto, vi abbiamo voluto sempre bene, perché non volete più venire a Pietrelcina? La popolazione vi ricorda con stima e con affetto e desidera che torniate a Pietrelcina».

«Sono sempre grato alla popolazione pietrelcinese per la stima e per la benevolenza prestatami in tutti i momenti, nei tre anni di residenza. Ormai sono passati tanti anni, tutto è cambiato. Del resto, sono Religioso e in caso di trasferimento, dinanzi all'obbedienza, non potrò rifiutarmi».

Le donne: «Vi attendiamo in mezzo a noi, come ci ha assicurato Padre Pio».

Nel settembre del 1961, alla distanza di un anno e mezzo, la profezia di Padre Pio si avverò.

Nella congregazione capitolare fui trasferito a Pietrelcina come Vicario e l'anno dopo fui nominato Superiore, riprendendo tutta l'attività del primo triennio nel Terz'Ordine, nella Gifra e nella stessa Parrocchia, assistita da noi Religiosi, per una lunga malattia del vecchio Parroco. Padre Pio era prodigo di consigli e di incoraggiamenti nelle varie iniziative per il bene del suo paese nativo.

La permanenza a Pietrelcina questa volta durò poco, due anni e tre mesi. Con la venuta dell'Amministratore Apostolico, P. Clemente da S. Maria in Punta, in Provincia ci fu uno spostamento generale di tutti i Frati ed io fui trasferito per la seconda volta a S. Severo come Superiore del convento.

Non tutti i mali vengono per nuocere.

Il Signore, nei disegni della sua divina bontà, aveva disposto che negli ultimi anni della vita terrena di Padre Pio gli fossi vicino. Infatti, gli incontri col venerato Padre divennero settimanali. Potevo dire che gli ero sempre vicino, ora per un motivo, ora per un altro, per accompagnare persone, per domandare consigli per me, e per tutti quelli che non potendo avvicinare il Padre, venivano a chiedere il mio aiuto.

Ordinariamente andavo a chiedergli consigli per gli infermi, che non sapevano quale decisione prendere, in casi difficili di discordanza dei medici; o per risolvere situazioni delicate; o per tranquillizzare anime tormentate da dubbi e da scrupoli; o per preghiere. Quante volte Padre Pio mi disse: «Rispondi tu... dagli tu il consiglio... Tu non sai dare il consiglio?».

«Padre, temo di sbagliare».

Padre Pio: «Prima di scrivere o di dare a voce il consiglio, prega. Il Signore ti assiste e non puoi sbagliare».

Spesso mi capitava che, quando davo un consiglio, autorizzato dal caro Padre, mi sentivo inquieto e timoroso di avere sbagliato, mi recavo subito da lui a riferire il consiglio dato. Padre Pio mi rinfrancava con poche parole: «Hai consigliato bene... avrei dato anch'io lo stesso consiglio».

I consigli di Padre Pio erano illuminati e sapienti. Qualche volta le sue parole sembravano errate e, alle osservazioni, rispondeva: «Non sono il Padre eterno. Do il consiglio secondo ciò che mi dicono e mi raccontano... secondo il modo di espormi e di presentarmi i casi... Se travisano le mie parole, che colpa ho io!...».

«Pensasse alla morte»

Un episodio conferma l'asserzione di Padre Pio. In una città dell'Italia centrale, una vedova mi diede l'incarico di chiedere a Padre Pio se poteva risposarsi con un vedovo. Entrambi di età sulla cinquantina, avevano una figlia ciascuno sui diciotto anni. Recatomi a S. Giovanni Rotondo, riferii il desiderio della vedova a Padre Pio, che mi rispose: «Pensasse alla morte». Soggiunsi: «Padre, che cosa devo rispondere?».

Padre Pio: «Ti ho dato la risposta».

Scrissi alla signora addolcendo l'espressione, dicendo di pensare a santificarsi. La signora, non soddisfatta della risposta per corrispondenza si rivolse al Cappellano di Casa Sollievo della Sofferenza e ad una suora, pregandoli d'interrogare Padre Pio sul suo secondo matrimonio. I due incaricati le risposero, l'uno che Padre Pio benediceva il matrimonio ed augurava numerosa prole, l'altra che Padre Pio approvava e benediceva il matrimonio.

L'anno successivo, recatomi nella stessa città e incontrata la signora, non sapendo che ella si fosse rivolta ai due Religiosi per lo stesso incarico dato a me, chiesi scusa della risposta negativa di Padre Pio. La signora sorridente mi disse:

«Padre non si offenda, se dopo la sua risposta, mi sono rivolta a Padre S. e a Suora M., ai quali Padre Pio disse che benediceva il mio matrimonio».

Io: «Non credo che Padre Pio ci abbia ripensato...».

La signora, per convincermi, mi presentò le due lettere, che io lessi stupito ed incredulo, per gli auguri espressi in una delle lettere.

Pregai la signora di darmele, per portarle a Padre Pio; ma si rifiutò, dicendomi che non era il caso, dato che si era già sposata.

Ritornato a S. Giovanni Rotondo, andai da Padre Pio e gli dissi: «Padre Spirituale! Che figuraccia mi ha fatto fare!».

Padre Pio: «Che cosa è successo?».

«Se ben ricorda, l'anno scorso, venni a chiedere un consiglio per incarico di una vedova, che voleva risposarsi con un vedovo, Lei mi rispose: "Pensasse alla morte"».

Padre Pio: «Sì, mi ricordo bene».

«Perché a Padre S. e a Suor M., che ebbero lo stesso incarico dalla vedova, lei disse di sposarsi e benedisse anche il matrimonio?».

Padre Pio: «Da me sei venuto solo tu e nessun altro. Mi fanno dire tante cose, che non ho mai dette».

Recatomi all'ospedale, parlai prima col Cappellano e poi con la Suora; sia l'uno che l'altra mi risposero che per non importunare il Padre non lo interrogarono affatto, ma si regolarono secondo il pensiero di Padre Pio in simili circostanze.

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Dizionario

empio.

(agg.), 1 sacrilegio, non pio, irriverente verso la religione: uomo -. 2 che manifesta empietà: idee - e, filosofia - a. 3 crudele, spietato: - furore. 4 poet. infausto: empia profezia. 5 (avv. empiamente), in modo empio, senza religione: vivere -.

Inglese

impious

Francese

impie

Tedesco

gotteslästerisch

ospizio.

(s.m.), pio luogo dove sono ricoverati per carità i poveri, i vecchi, gli orfani, ecc.

Inglese

home for the aged

Francese

(m.) hospice

Tedesco

(n.) Altersheim

papato.

(s.m.), dignità e governo papale; durata del regno papale; essere innalzato al -; dopo il - di Pio X.

Inglese

papacy

Francese

(f.) papauté

Tedesco

(n.) Papsttum

pietoso.

(agg.), 1 atto a destare pietà: uno spettacolo -. 2 incline alla pietà, sin. di caritatevole. 3 dettato dalla pietà. 4 lett. pio, devoto, buono. 5 (avv. pietosamente), in modo pietoso.

Inglese

pitiful

Francese

pitoyable

Tedesco

mitleidig

pio.

(agg.), 1 rispettoso, devoto, osservante delle pratiche religiose. 2 che è volto a fini religiosi. 3 pietoso, misericordioso, animato da sentimenti di riverenza, carità, amore del prossimo, di patria ecc. 4 si dice di intenzione, speranza a rimanere irrealizzati. 5 (avv. piamente), in modo pio, religiosamente, devotamente.

Inglese

pious

Francese

pieux

Tedesco

andächtig

santerello.

(o santarello s.m.; f. -a iron.), chi si mostra devoto e pio pur non essendo tale: non fidarti di quel -; dim. di santo,

Inglese

little saint

Francese

petit saint

Tedesco

(m./f.), Scheinheilige

santo.

1 (agg.), degno di venerazione; riguarda Dio e ciò che a Lui si riferisce: il - Natale; la santa Comunione; il - Nome. 2 buono, giusto, pio: una santa donna; un - pensiero; la Guerra Santa. 3 di cose da tutti tenute in grande considerazione: una promessa è santa. 4 con puro significato rafforzativo: tutto il - giorno; di santa ragione; fammi il - piacere.. 5 (avv. santamente), in modo santo: comportarsi -. 6 (s.m.), chi vive in grazia di Dio: quell'uomo è un -. 7 chi è stato canonizzato dalla Chiesa: San Pietro; tutti i Santi; a che santo votarsi: a chi rivolgersi; non c'è santi: non c'è nulla da fare; non è uno stinco di santo: è un tipo senza scrupoli; il mio santo: il mio onomastico; abbr.: San.

Inglese

holy

Francese

saint

Tedesco

heilig

servo.

1 (s.m., f. -a), chi è privo della libertà: schiavo; - del denaro: esserne schiavo. 2 chi è al servizio presso qualcuno: domestico; - di Dio: uomo pio e devoto. 3 (agg.), schiavo, servile.

Inglese

servant

Francese

(m.) domestique

Tedesco

(m.) Knecht

gĕnĕro

as, āvi, ātum, āre, TR. 1ª: generare, procreare, partorire, creare, fare, produrre. Esempi: Deus hominem generavit, Dio creò l'uomo; quale portentum neo Iubae tellus generat, mostro quale non produce la terra di Giuba; verba quae litem generant, parole che suscitano lite; is pium ex se Anchisem generat, costui genera il pio Anchise; Troiā generatus Acestes, Aceste, oriundo da Troia.

rĕlĭgiōsus

a, um, agg. (compar. religiosior, ius; superl. religiosissimus, a, um): religioso, devoto, pio; superstizioso, sacro, santo, augusto; sacrilego, empio, nefasto; scrupoloso, leale, coscienzioso. Esempi: iura religiosa, costumi religiosi; dies religiosus, giorno nefasto (in cui era vietato compiere sacrifici o dedicarsi agli affari); religiosus iudex, giudice scrupoloso; religiosum est, è di cattivo augurio

sanctus

a, um, part. perf. di sancio e agg. con compar. e superl. regol.: santo, sacro, inviolabile, intatto; venerato, venerabile, venerando, divino; pio, illibato, puro, casto, virtuoso, innocente, buono, giusto; sancito, prescritto. Esempi: iura patriae sanctiora quam hospitii duxit, stimò più sacri i diritti della patria che quelli dell'ospitalità; aliquem sanctum habere, ritenere qualcuno come inviolabile; nihil veri, nihil sancti, nessun senso del vero e del giusto. Come SOST.: sanctum, i, n.: santità, santuario; sanctum sanctorum (o sancta sanctorum), parte più interna e più sacra del tabernacolo o del tempio.

beatificare.

(v. rifl.), 1 dare beatitudine. 2 proclamare per autorità ecclesiastica che un defunto è beato in cielo.

Inglese

to beatify.

Francese

béatifier.

Tedesco

seligsprechen

beatificazione.

(s.f.), l'atto e la funzione con cui si proclama un beato.

Inglese

beatification.

Francese

(f.) béatification.

Tedesco

(f.) Beatifikation

beato.

1 (agg.), che è felice: vivere -; - fra le donne, detto di uomo solo fra molte donne, - lui!, per indicarne la buona sorte. 2 che dà gioia: che vita beata! 3 indica impazienza o compatimento: quel - uomo non capisce niente! 4 che gode della visione di Dio: uno spirito -. 5 (avv. beatamente) in maniera beata. 6 (s.m.), chi gode della visione di Dio: i beati del primo cielo; chi è elevato agli altari ma non è santo.

Inglese

blissful

Francese

bienheureux.

Tedesco

selig

me.

(pron. pers. m. e f. di prima persona sing.), 1 si usa come compl. ogg. quando gli si vuol dare particolare rilievo, e nei complementi con prep.: vogliono proprio -; parla di -; è venuto da -; vieni con -; l'ho fatto da - da solo senza aiuto; secondo -, a mio parere; tra - e -, dentro di me; non so né di - né di te, non so nulla. 2 si usa come sogg. nelle esclamazioni: beato -! - infelice! nelle comparazioni, dopo come e quanto: tu sei come -; ne sa quanto -; come predicato dopo i verbi: essere, potere, sembrare, a meno che il soggetto non sia io: egli non è -; ma: io non sono più io. 3 si usa come compl. di termine in luogo del pron. pers. mi, in presenza delle forme pronominali atone lo, la, li, le, e della particella ne, sia in posizione enclitica che proclitica; - lo disse; - li ha dati, - ne ha parlato; portamelo; dimmelo.

Inglese

me

Francese

moi

Tedesco

mich

beātus

a, um, agg. (compar. beatior, ius; superl. beatissimus, a, um): beato, felice, fortunato; ameno, piacevole; ricco. Esempi: agricolae prisci fortes parvoque beati, gli antichi agricoltori forti e contenti di poco; rus beatum, villa beata; munera beata, doni ricchi. Come SOST.: beātum, i, n.: la felicità; beāti, ōrum, m. pl.: i beati (le anime dei morti non più soggette alle umane miserie); i ricchi.

caelum

i, n. (plur. caeli, caelōrum, m.): cielo, volta celeste, orizzonte, tratto di cielo; aria, tempo, atmosfera, clima, paese. Esempi: caelum suspicere, guardare il cielo; huius caeli spiritus, il respiro di quest'aria; status caeli, le condizioni dell'aria (l'atmostera); caelum, non animum, mutant qui trans mare currunt, mutano paese, ma non l'animo, coloro che tragittano di là dal mare; hoc caelum, sub quo natus educatusque sum, questo tratto di cielo, sotto il quale nacqui e fui educato; digito caelum attingere, toccare il cielo con il dito (ossia: conseguire il colmo della gioia); aliquem in caelum ferre, innalzare uno fino al cielo; ad caelum (laudibus) efferre (tollere), portare alle stelle (lodare grandemente); esse in caelo, esser beato; aliquem detrahere de caelo, rovesciare uno dal colmo della fortuna; tangi de caelo (oppure ici a caelo), esser colpito dal fulmine; gravitas huius caeli, l'aria malsana di qui; intemperies caeli, le intemperie; caelum palustre, aria di palude; morbus caeli, infezione dell'aria; albente caelo, sul far del giorno; vesperante caelo, sull'imbrunire.

immortālis

e, agg.: immortale, che non muore; imperituro, eterno; sommamente felice, beato. Esempi: dii immortales, gli dèi immortali; animi immortales, le anime immortali; nemo ignaviā immortalis factus est, nessuno diventò immortale con l'ignavia; gloria immortalis, gloria imperitura; immortalis ero, si..., sarò felice, se... Come SOST.: immortalis, immortalis, m.: un immortale, un dio. Esempio: ex immortali procreati, generati da un immortale.

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