Cerca con Google ! 

Animali Invertebrati Crostacei.

Notizie del giorno per documentarsi su ciò che accade nel mondo.

Ti invitiamo a dedicare qualche minuto per aiutarci a capire meglio quanto soddisfiamo le tue esigenze!

Dizionari Enciclopedia Storia Link utili

Non chiedete che cosa il vostro Paese può fare per voi; chiedete che cosa potete fare voi per il vostro Paese.
John Fitzgerald Kennedy

La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l'individuo in condizione di fare a meno di essa.
(Ernesto Codignola)

Introduzione Decapodi Granchi quadrati Granchi convessi o ad Arco Granchi triangolari Granchi Tondi Piedorsali

Anomuri Loricati Gamberi Caridine Stomatopodi Schizopodi Anfipodi

Gammarini Iperine Lemodipodi Issopodi Onisci Onisci orinatori Cimotoe e Bopiri Pecilopodi Branchiopodi Fillopodi Cladoceri Ostracodei Trilobiti Entomo Coperodi Parassiti

Cirripedi Lepadidi Balanidi

Animali

Linea flashing backefro

Linea flashing backefro

-^

VITA DEGLI ANIMALI - INVERTEBRATI - CROSTACEI

GAMMARINI

Il Gammaro Comune (G. pulex) appartiene alla famiglia dei Gammarini, nella quale esistono zampe prensili, grazie all'uncino ricurvo che hanno le due paia anteriori delle sette indicate e che sono attaccate al cefalotorace. Tutti quelli che sono atti al salto hanno il corpo compresso, e le paia posteriori di piedi anali, mediante le quali si effettua il salto, sono stiliformi. Si nutre generalmente di sostanze vegetali, delle parti polpose delle foglie che, ingiallite in autunno, cadono in acqua. Spaventati dalla luce, i Gammarini si disperdono rapidamente cercando nuovi rifugi, o raggiungendo l'elemento protettore. Se non riesce loro la fuga, le branchie si disseccano rapidamente e il sole li uccide. Infatti, se, presi, vengono deposti in un recipiente, la prima loro cura è quella di cercarsi un ricovero, possibilmente al buio, sotto qualche foglia o sassolino. Oltre il Gammaro Comune esistono nelle acque dolci d'Europa alcune specie affini, ed un grandissimo numero nei mari. Vi sono generi che vivono liberamente in mare, e si distinguono per le proporzioni di lunghezza delle antenne e la conformazione delle zampe. Tali sono i generi Orchestia, Talitrus e Lysianassa, specialmente numerosi nei mari settentrionali. Le specie del genere Corophium si scavano gallerie nella melma, quelle del genere Cerapus si fabbricano, come le larve delle friganee, delle abitazioni cilindriche che si trascinano dietro.

IPERINE

La famiglia parassita delle Iperine (Hyperina) si distingue per il corpo grosso e compresso, con capo grande, ugualmente sporgente. Mancano le zampe che servono al salto, e sebbene siano delle agili nuotatrici, stanno per lo più attaccate ai pesci ed alle meduse, come anche la Phronima.

LEMODIPODI

In stretta relazione con i gammari si trovano i Lemodipodi (Laemodipoda), che somigliano loro per la saldatura del capo e del primo segmento pettorale, mentre se ne scostano per l'atrofizzazione dell'addome. Generalmente si trovano, invece delle zampe, in due anelli del corpo, le branchie fogliformi. Essendo saldato con il capo il primo anello pettorale, l'animaletto dà l'impressione di avere il primo paio di zampe piantato nella gola. Il primo genere di questa famiglia, quello delle Caprelle (Caprella), ha corpo sottile, filiforme, allungato. Le due prime paia di zampe hanno il penultimo articolo ingrossato, le tre ultime lo hanno invece allungato. Le numerose specie, lunghe da 6 a 12 mm., stanno sulle alghe e su altre piante di mare, e passano inavvertite per la loro piccolezza. Sono i veri acrobati della loro classe, e si muovono con una grande agilità, con movimenti comici, molte capriole e giri sopra e fra i delicati rami delle piccole foreste sottomarine. Sempre allegri e affaccendati, sono in netto contrasto con i loro compagni del genere Ciamo (Cyamus), il cui corpo ovale è piattamente depresso, con il capo piccolo e stretto. Le tre paia di zampe posteriori sono brevi e robuste. Il nome che si dà a questi animaletti di Pidocchi delle Balene indica il loro modo di vivere a spese dei delfini e delle balene, alla cui pelle si aggrappano saldamente, rendendo difficile trovarli e studiarli.

Linea flashing backefro

Linea flashing backefro

-^

ISSOPODI

La disposizione generale delle parti del corpo negli Issopodi è simile a quella dei gammari. La testa porta un paio di occhi fissi, i sette anelli pettorali liberi portano zampe d'aspetto per lo più uguale, che terminano raramente con chele. Gli anelli addominali sono al massimo sei, ed un importante carattere distintivo della specie è dato dalla trasformazione delle zampe del postaddome in lamine doppie, che servono da apparato respiratorio. Le femmine hanno ai piedi pettorali appendici fogliformi che formano una cavità per tener le uova ed i piccoli, nei primi giorni della loro nascita. I piccoli sono simili ai genitori, sebbene non abbiano subito il numero completo di segmenti e di zampe. Nel loro complesso gli Issopodi sono piuttosto piccoli, avendo misure oscillanti da 1 a 2 centimetri e mezzo. Si nutrono di sostanze decomposte, e si adattano facilmente ad acque dolci o di mare, sulla terra, nei luoghi umidi e secchi, parte allo stato libero, e parte come parassiti di pesci e di altri crostacei.

ONISCI

La famiglia degli Onisci (Oniscodea) è facile riconoscere grazie all'ultimo paio di zampe posteriori sporgenti a guisa di stili, da ogni lato dell'addome. Inoltre sono animali terragnoli, amano l'umidità, e vivono sotto le pietre, in cantine, avendo bisogno appunto di aria pesante e carica di umidità. Il foglietto interno dei loro piedi anali è di pelle sottile e serve da organo respiratorio; l'esterno, di qualità più solida, forma al di sopra dell'altro una specie di coperchio che ne impedisce il disseccamento. Nei generi Oniscus, Armadillidium ed altri, che vivono in luoghi asciutti e soleggiati, sembra che, oltre alla debole respirazione delle branchie, ne esista un'altra aerea, poiché nell'opercolo anteriore delle branchie si trovano spazi ramificati per il passaggio dell'aria, apribili esternamente mediante fessure. Gli Onisci dei Muri (Oniscus murarius) sono generalmente ritenuti animali schifosi, come gli Onisci delle Cantine (Oniscus scaber), che non possono avvoltolare a palla il loro corpo piatto; questa facoltà la possiede invece l'Armadillo delle Officine (Armadillo officinarum), che formava un tempo, sotto il nome di Millepedes, un articolo molto vantato, ma poco efficace, di farmacia. Questi innocenti Porcellioni Terraioli (Porcellio), considerati dal volgo erroneamente velenosi vengono invece mangiati in grande quantità in certe regioni da gente che non accusa alcun disturbo.

ONISCI NATATORI

Le famiglie seguenti si possono riunire sotto il nome di Onisci Natatori, poiché il paio posteriore piatto di piedi forma una pinna con l'articolo terminale del corpo; fra di essi sono da considerare gli Sferomi (Sphaeroma). Quello delle coste d'Europa (Sphaeroma serratum) si trova ovunque sulle sponde le sassose e al limite dell'acqua; vive socievolmente sotto le pietre, e si atteggia a palla se viene toccato. Anche fra gli abitanti ciechi delle caverne si trova una di queste specie, la Monolistra coeca.

CIMOTOE e BOPIRI

La famiglia delle Cimotoe (Cymothoadae) è composta principalmente di specie che vivono da parassiti sulla pelle o sulle branchie dei pesci. Si distinguono dalle precedenti per il piccolo capo e i grandi uncini che si trovano o sulle prime tre paia di zampe, o su tutte le altre; ne fanno parte gli uncini più grandi, lunghi cinque e più centimetri. Nei Bopiri (Bopyrini) si notano uno strano storpiamento ed una varietà esterna nei sessi oltremodo curiosa. Questi onisci vivono di preferenza nella cavità branchiale dei Crangon, e talvolta anche sopra le porcellane. Si riconosce la presenza del poco desiderato ospite dal rigonfiamento pustoloso del cafalotorace; esso è prodotto dalle femmine, le quali, molto superiori ai maschi, si attaccano saldamente si dilatano, si gonfiano, sino a sfigurarsi e a perdere ogni simmetria. I maschi molto più piccoli, rimangono elegantemente articolati, e eleggono domicilio sulla faccia inferiore delle femmine. Un altro genere, parente degli issopodi, è quello delle Pranize (Praniza); assomigliano ai decapodi perché hanno gli anelli pettorali saldati con la testa, e nell'aspetto complessivo. Hanno, tuttavia, anche gli occhi fissi degli onisci, e possono servire ad aumentare gli esempi dell'incredibile varietà del tipo crostaceo. Nel primo stadio di vita, la Praniza vive da parassita sopra diversi pesci, ha il capo piccolo, occhi molto grandi ed una proboscide per succhiare. Divenuti adulti, la femmina si indurisce, ed il maschio si distingue per una enorme testa quadrata e robuste mandibole. I sistematici inoltre hanno collocato presso l'asello comune un onisco munito di chele del genere delle Tanaidi (Tanais). In questi onisci a chele, i giovani maschi assomigliano alle femmine sino all'ultima muta che precede lo sviluppo sessuale; allora subiscono un'importante trasformazione, e, quel che è più strano, appaiono sotto due forme diverse. Gli uni hanno potenti chele dalle lunghe dita, mobili, e, al posto dell'unico filo olfattivo della femmina, ne hanno 12 o 17, piantati a due o tre sugli articoli dello staffile delle antenne. Gli altri serbano la pesante forma delle chele della femmina, ma hanno allora le antenne ornate di fili più numerosi, che sono disposti a 5 o 7 insieme. Non si è ancora potuto stabilire nulla di preciso intorno alle due forme del maschio, poiché questo onisco vive tra intricate conferve (alghe marine filamentose), che formano spesso un rivestimento di oltre due centimetri di spessore. Resta perciò in sospeso la spiegazione della diversa conformazione di questi animaletti, dei quali alcuni presentano organi olfattivi, altri organi atti ad abbrancare.

PECILOPODI

Nei grandi acquari si vede spesso questo crostaceo piatto, lungo persino 60 cm., dalla forma di una casseruola dal lungo manico. Il suo corpo è coperto da due scudi. Il primo e più grande ha la forma di mezzaluna: i suoi angoli terminano con aculei. Le parti laterali si allargano, staccandosi da due spigoli longitudinali provvisti di aculei, sui quali si trovano gli occhi sfaccettati reniformi. Due occhi semplici si trovano più vicino l'uno all'altro, accanto al margine anteriore. A questo scudo, che copre a guisa di corazza il cefalotorace, si collega, mediante una articolazione quasi in linea retta, lo scudo posteriore quasi esagonale, adorno di denti e di robusti aculei laterali. A questo si articola anche il lungo ed affilato aculeo caudale. In questo animale l'apertura boccale è ancora più distante che negli altri crostacei, ed è circondata da sei paia di zampe terminanti in chele. Il paio anteriore e più piccolo si trova del tutto davanti alla bocca e potrebbe corrispondere alle antenne. Le tre paia seguenti, simili alle zampe a chele dei decapodi, si distinguono per un articolo di anca tondeggiante e munito di piccole spine, con le quali il crostaceo mastica. Questo articolo basale è costruito in modo diverso dai due seguenti, mentre gli altri somigliano a quello anteriore. Sulla faccia inferiore del grande scudo a forma di mezzaluna è attaccato il grande coperchio; esso si stende sulle cinque paia di zampe addominali che servono da remi e da branchie. L'aculeo caudale, alla cui base si trova l'apertura del canale intestinale, non esiste ancora nei giovani nati, come non esistono i piedi natatori posteriori; per il resto hanno tutto l'aspetto dei genitori. Questi animali, chiamati Limuli (Limulus), nuotano male, strisciano più lentamente ancora, e, se il tempo è brutto, si avvicinano alla sponda, spingendosi avanti sui tratti di sabbia, come scudi animati. In mare si soffermano di solito in luoghi profondi, non possono sopportare il calore e si affondano nella sabbia se il sole li coglie durante le loro escursioni. Il loro nutrimento è soltanto animale. I selvaggi adoperano il loro aculeo caudale come punta di lancia, mentre nell'America del Nord ed in Cina si mangiano le loro uova. Questi animali, che per la loro grandezza e la corazza molto sviluppata potrebbero sembrare molto simili ai decapodi, se ne allontanano per la diversa conformazione e ripartizione delle membra; anzi, alcuni naturalisti sostengono che essi hanno relazioni molto più strette con i branchiopodi e con le trilobiti fossili. Purtroppo mancano altri dati precisi sulla vita di questi crostacei e sul loro sviluppo.

Linea flashing backefro

Linea flashing backefro

-^

BRANCHIOPODI

La maggior parte dei crostacei che appartengono a questa grande divisione ha una scaglia scudiforme, simile ad un nicchio, che partendo dal dorso ricopre il corpo sino all'estremità delle membra. Escluso quest'involucro, che non in tutti esiste, questi crostacei si distinguono per una divisione meno marcata del corpo in parti distinte, e l'assenza, più o meno totale, di una parte toracica con le sue membra. Spesso mancano anche quelle corrispondenti ai piedi-mascelle dei decapodi, e spesso manca pure il secondo paio di mascelle. Più sviluppate, tuttavia, le membra del postaddome. Tutte, o soltanto le anteriori di tali membra, sono fogliformi e trasformate in branchie e pinne, e si chiamano false zampe. Le femmine dei Branchiopodi sono molto più numerose dei maschi, ed in alcuni generi, come l'Apus, si sono scoperti i maschi solo recentemente. La maggior parte delle specie appartenenti a questo ordine vive nell'acqua, e ciò indica un'antichissima diramazione del tipo primitivo dei crostacei fossili; questo ci richiama alle trilobiti, da maggior tempo note, e prossime parenti di un altro gruppo di Branchiopodi, quello dei fillopodi.

FILLOPODI

La famiglia dei Fillopodi (Phyllopoda) comprende i più grandi branchiopodi, diffusi in pochi generi molto distinti. Il loro corpo, dalla pelle sottile, è coperto di solito da un guscio scudiforme o bilobato, e porta sui numerosi anelli del postaddome da 10 a 60 paia di false zampe natatorie fogliformi, con appendici branchiali. Ai giovani mancano tanto l'involucro duro quanto l'articolazione del corpo, e prendono anche un aspetto strano, dovuto alle grandi antenne che servono loro da remi, e scompaiono, più o meno, negli individui adulti. Nuotano sul dorso, e creano grande stupore presso coloro che ignorano che le loro uova serbano la facoltà di svilupparsi anche dopo essere rimaste all'asciutto per parecchi anni. Il genere Branchipo (Branchipus) appartiene ad un piccolo gruppo dagli occhi peduncolati, mobili; il corpo non è munito di involucro duro. La maggior parte delle 18 specie conosciute abita l'acqua dolce; tuttavia l'interesse più grande è destato dal Branchipo Salino (B, salinus, o Artemia salina), che vive non solo in mare, ma nelle saline artificiali, nei laghi interni salati, nelle pozze d'acqua anche distanti dal mare, ma purché siano salate. Questo animaletto, lungo pochi millimetri, è stato trovato frequentemente nelle botti delle saline, e anzi si dice che i lavoranti, dalla repentina morte delle artemie, prendano il segnale dello svaporamento effettuato dal sole nelle saline. E' molto notevole la relazione che passa fra questo Branchipus salinus ed alcuni altri crostacei, in rapporto alla formazione della schiuma di mare, dalla quale sarebbe emersa Afrodite, secondo la leggenda. Il botanico Unger, trovandosi a Cipro, scoprì che, lungo le sponde di quell'isola, la formazione di schiuma era talmente rilevante da giustificare in pieno la leggenda intorno a Venere. Oltre a questa constatazione, ebbe modo di farne altre più importanti per i suoi studi. Raccolta la schiuma con le mani, si accorse che la finissima sostanza conteneva una grande quantità di granellini, simili a sabbia, ma che in realtà erano miriadi di uova mescolate ad un'altra sostanza bianca, componenti ambedue della massa schiumosa. Quelle uova, perfettamente sane e capaci di vita, erano del piccolo crostaceo chiamato Pilummus hirtellus, mentre la sostanza gelatinosa che le univa, formando insieme la schiuma, era prodotta da due microscopici crostacei l'Artemia salina e una Cypridina. Sempre ai Fillopodi appartiene l'Apo (Apus) dagli Occhi Fissi. Il corpo delle specie conosciute è coperto di sopra da un largo involucro duro, scudiforme; su di esso stanno anteriormente collocati i due occhi che quasi si toccano. Essi non hanno meno di 60 paia di false zampe branchiali; nella femmina l'undicesima è trasformata in due borse pettorali, destinate a ricevere le uova. Vivono nelle acque stagnanti, disseccandosi le quali muoiono tutti gli animali; tuttavia, la continuazione della specie è assicurata dalle uova che si mantengono in buone condizioni in mezzo alla melma indurita. Solo a distanza di cento anni dalla pubblicazione del naturalista Schäffer edita nel 1756, intorno alla vita degli Api, venne scoperto il maschio di tali crostacei, chiamato Apo Cancriforme (Apus cancriformis). Un altro genere con gli occhi fissi è la Limnadia, il cui corpo è interamente chiuso in un grande involucro, saldato ai due lati del dorso.

CLADOCERI

Per poter studiare agevolmente le piccolissime Dafnidi, o Cladoceri (Cladocera), sono necessari un microscopio e una tavoletta di vetro quale sostegno (portaoggetto), munita di un solco nel quale si possano vedere tali animaletti anche sullo spigolo dorsale. Il Cladocero ha la testa convessa, munita di un becco e coperta di un elmo particolare, che sporge dal dorso munito di un guscio bilobato. Sotto l'estremità del becco si trovano le antenne interne, che terminano in palpi filiformi, delicati e nervosi. Sotto la convessità superiore si trova l'occhio grande, il quale può essere mosso in ogni direzione da un gran numero di muscoli. Le antenne esterne sono foggiate a guisa di poderosi e ramificati organi rematori, i colpi dei quali dànno origine ai movimenti saltellanti, simili a quelli delle pulci. Molto nascosto sotto l'elmo e l'incavo anteriore dell'involucro si trova l'apparato boccale; esso è composto di un labbro superiore, di mandibole e di mascelle. L'involucro bilobato è una dilatazione cutanea di quella divisione del corpo che corrisponde al torace degli insetti. Come in alcune larve trasparenti di insetti, anche qui si può osservare il cuore in azione; esso si trova sul dorso, nella linea mediana del corpo, ed ha per lo più la forma di una tonda vescica. Da una fessura simile ad una bocca riceve in rapida pulsazione il sangue, ed i corpuscoli sanguigni che espelle sono respinti di nuovo dall'altra parte attraverso una seconda fessura. Come organi di respirazione servono le appendici lamelliformi delle quattro o sei paia di zampe. Anche questi crostacei hanno un postaddome, corrispondente alla coda dei gamberi comuni, il quale sta libero sotto l'involucro, e termina con uncini o con due setole caudali. Serve anche come robusto remo. I maschi sono più piccoli delle femmine, hanno antenne interne diversamente foggiate, ed un primo paio di zampe conformate in modo tale da permettere loro di aggrapparsi. Le femmine emettono uova di due specie, d'estate e d'inverno; quest'ultime hanno involucri più robusti che le difendono meglio. Le così dette uova estive nascono e si sviluppano senza essere fecondate. Quando invece, nella stagione adatta, sorgono i maschi delle Dafnidi, nascono le uova così dette d'inverno. Esse sono avvolte nell'«ephippium» (sella), il quale non è altro che una parte o la totalità dell'involucro che si apre, e avviluppa, come una difesa, uno o due pacchi di uova. Resistendo tali uova, grazie a questo involucro, al disseccamento delle acque ed al gelo, vengono chiamate uova d'inverno. I numerosi generi si distinguono, oltre che per la forma del corpo, per il numero variabile dei piedi e per la conformazione dei remi. Così, il genere Sida ha sei paia di zampe e coda allungata, il genere Daphnia ne ha cinque paia e la coda è ripiegata in avanti. Affine a quest'ultimo è il genere Acanthocercus; i generi Polyphemus e Bythotrephes debbono il loro aspetto strano alla riduzione dell'involucro alla proporzione di un semplice spazio di incubazione. Leydig scoprì l'ultimo di questi generi nello stomaco di un coregono preso nel lago di Costanza; infatti è difficile prendere vivo questo animale, poiché preferisce vivere sul fondo delle acque. Pochi sono infatti i Cladoceri che vivono in mare.

OSTRACODEI

Nelle medesime acque ove prosperano i crostacei precedenti è raro che si cerchino invano piccoli e vivaci animaletti della famiglia degli Ostracodei (Ostracodea), i quali hanno una certa rassomiglianza esterna con le conchiglie, avendo l'involucro bilobato che circonda perfettamente il corpo. Quando nuotano, mediante rapide spinte delle antenne e delle zampe posteriori adibite a remi, tali organi sporgono di sotto gli orli del guscio e rivelano agli inesperti che non si tratta di molluschi. Il genere Cypris, con molte specie europee, appartiene alle acque dolci; il genere Cypridina ed altre, al mare. Sono lunghi ora pochi millimetri, mentre erano molto più grandi gli esemplari di specie fossili, i cui involucri si sono conservati grazie alla loro solidità. La loro quantità ha formato strati calcarei noti sotto il nome di «calce cipridina».

TRILOBITI

I crostacei di cui ci siamo fino ad ora occupati, e specialmente i fillopodi, sembrano essere, fra gli animali articolati dell'epoca attuale, i più prossimi affini al gruppo delle Trilobiti; queste si possono considerare come i rappresentanti più antichi e fossili dei crostacei, e soprattutto degli animali articolati. La loro faccia superiore era coperta di una crosta abbastanza solida; il segmento anteriore, che porta i due occhi composti, è disposto come un grande semicerchio, o un pezzo a forma di mezzaluna. Tutto il corpo è diviso da due solchi paralleli longitudinali in una parte mediana rialzata, e da due lobi laterali; spesso il corpo termina con un grande anello caudale, a forma di scudo, il così detto pigidio. La faccia inferiore del corpo deve essere di pelle molle per poter permettere a questi animali di arrotolarsi a palla, e, malgrado l'esame fatto su migliaia di esemplari, non si sono trovate tracce di membra. Sia per la loro esistenza fossile, sia per il modo in cui vivono i fillopodi attuali, si deve supporre che le Trilobiti abitassero in società le spiagge ove il mare era basso; comunque, la loro diffusione doveva essere enorme. Le Trilobiti possono essere considerate non soltanto gli articolati fossili più antichi, ma anche i più antichi rappresentanti del mondo animale. Alle Trilobiti appartiene il genere Paradoxides, i cui rappresentanti non hanno la facoltà di arrotondarsi a palla; nel genere Calyemene, invece, il corpo dall'involucro duro si arrotola.

Linea flashing backefro

Linea flashing backefro

-^

ENTOMOSTRACI

Questo gruppo multiforme di crostacei, microscopici o piccoli, lunghi al massimo da 6 a 13 millimetri, comprende sia generi che vivono indipendenti, ed in tal caso sono muniti di apparato boccale e di articolazioni, sia altri che, vivendo da parassiti, perdono ogni articolazione esterna, e il cui apparato boccale si trasforma in proboscide atta a succhiare. In tedesco gli Entomostraci (Entomostraca) si chiamano Piedifessi, perché il loro corpo, distintamente staccato dal cefalotorace, possiede zampe biforcute, spaccate. Non posseggono organi speciali di respirazione come gli ordini precedenti, ma il rivestimento del loro corpo, non indurito in scudo o corazza, permette dappertutto il passaggio del gas necessario alla respirazione. Le loro antenne anteriori formano un paio di potenti organi atti a remare, ed il corpo termina con due piastre che si scostano a forchetta l'una dall'altra, presentando alla loro estremità parecchie lunghe setole caudali. Lo sviluppo si compie mediante una strana metamorfosi consistente in una atrofizzazione di alcune parti del corpo. Le larve ovali, con un paio di occhi frontali e tre paia di zampe intorno alla bocca, furono, durante il loro stadio giovanile, credute un genere distinto e battezzate con il nome di Nauplius. Attraverso una serie di mute si effettua un graduato spuntare dei segmenti del corpo, dell'addome e dei loro articoli. Dopo la prima muta, o alcune altre, quando la loro articolazione è alquanto progredita, molti di questi crostacei parassiti si aggrappano saldamente, perdono le articolazioni del loro corpo fattosi ovale, e i loro piedi rematori restano come piccoli monconi, cioè, come suol dirsi, in «sofferenza». In questi parassiti, che per tutta la vita si fissano sopra un punto dell'animale di cui vivono e che tormentano, anche l'occhio sparisce, cessata come è la sua utilità, di quando andavano in giro.

COPEPODI

I Copepodi (Copepoda), che nuotano liberamente, hanno apparato boccale masticatore; vivono sia in acque dolci che nel mare. Si nutrono di materie animali, sia di parti di grossi animali morti, sia di creature più piccole di cui fanno bottino. Non risparmiano neanche le proprie larve, la propria prole, come è facile convincersene, osservando il contenuto del loro canale digerente. Il genere di locomozione, il soggiorno, variano secondo le famiglie e secondo il modo di nutrirsi. Le Calanidi Sottili, le Pontellide, sono le migliori nuotatrici, e quasi tutte abitano il mare. Ora fendono le acque con la velocità del lampo, con misurati colpi di remo, ora riposano immobili, portate dall'acqua, agitando rapidamente le piastre pennate della mandibola per attrarre gli animaletti più piccoli. I Ciclopidi invece si muovono anch'essi con salti vivaci, ma non producono nessun vortice con le parti mascellari; essi si attaccano alle piante acquatiche con le setole delle loro piccole antenne. Più di questi ancora gli Arpactidi e le Peltidie sono destinati a vivere fra le piante acquatiche e le alghe. Le Coricaidi vivono come le Calanidi in alto mare, perché sono eccellenti nel nuoto; tuttavia, la depressione e la forma dell'apparato boccale, le antenne atte ad aggrapparsi, e il loro soggiorno accidentale nelle salpe, le mette in sospetto di parassite temporanee. Gli abitanti d'acqua dolce furono compresi sotto il nome generico di Ciclopi, e si distinguono per avere un unico occhio frontale. Le femmine portano solitamente una o due ovaie. Si trovano dappertutto nelle acque stagnanti. Un genere prossimo affine, che vive di preferenza nel mare, è il genere Harpacticus; tuttavia il norvegese Sars, estraendo dalla profondità di un lago un po' di melma, la trovò piena di Copepodi rossi fra i quali riconobbe la specie marina detta Harpacticus chelifer. Questo dimostra, come in altri casi, che in date circostanze anche gli abitanti del mare possono adattarsi a vivere in acque perfettamente dolci.

PARASSITI

Nei Parassiti (Parasita) un paio di antenne ed uno o più paia di piedimascelle si trasformano in organi aggrappanti, mentre le mascelle sono di solito disposte a tubo, a guisa di stiletti atti a pungere; tutti traggono il loro nutrimento da altri animali, specialmente dai pesci. Si muovono liberamente, ed il Parassita può abbandonare l'ospite quando gli talenta; oppure si fissano con l'estremità anteriore infitta nella carne della loro vittima tanto saldamente che si può avere la loro testa affondata, soltanto tagliando le carni all'intorno. A tale fissità allora va sempre congiunta una metamorfosi regressiva che fa sparire la struttura del corpo, in origine articolato, almeno negli individui femmine; con questa metamorfosi il loro corpo diventa molle e vermiforme, o prende gli aspetti più singolari, adornandosi o deformandosi con ogni sorta di escrescenze nodose, ramificate o lobate. I maschi, di solito, non si deformano fino a questo punto, ma rimangono allo stato di pigmei, e si lasciano vivere attaccati al corpo delle femmine. Fra i molteplici crostacei parassiti dei nostri pesci d'acqua dolce si distinguono per la maggior vivacità e per i frequenti cambiamenti di domicilio gli Argoli (Argulus). L'Argolo Comune (A. foliaceus) ha la parte anteriore del corpo a forma di disco con addome rattratto, bilobato; sui lati del capo si trovano due grandi occhi composti. Dietro l'apparato boccale ed i piedimascelle esistono quattro paia di piedi natatori allungati, fessi; esso vive sulla pelle della carpa. Il Caligo (Caligus) ha il corpo piatto che comincia con un grande cefalotorace scudiforme. La sua famiglia comprende quei crostacei parassiti la cui mobilità è dovuta al grande sviluppo degli organi che servono ad aggrapparsi, ad attaccarsi, a suggere; si attaccano alla pelle, alle pinne, e specialmente alle branchie dei più diversi pesci di mare. Le femmine, di solito provviste delle due borse delle uova, sono molto più numerose dei maschi. Ad un'altra famiglia (Dichelestina) appartiene il Lernantropo (Lernanthropus), sul cui piccolo cefalotorace vediamo tre paia di organi uncinati. Le zampe anteriori dell'addome sono quasi atrofizzate, le posteriori foggiate a grandi piastre. Della famiglia intera, piuttosto numerosa, che vive tanto sui pesci di mare quanto su quelli di acqua dolce, i maschi sono fino ad ora sfuggiti all'osservazione. Della famiglia dei Lernaeonemidae è rappresentante una Brachiella, perfettamente degna di figurare nella nostra galleria di bellezze femminili. Alla base del suo cefalotorace, allungato come un verme, si trova un paio di piedimascelle. Esse si stendono a guisa di braccia, si saldano all'estremità e vi formano una ventosa che viene cacciata nella pelle dell'ospite. Escluso il piccolo apparato boccale, ogni traccia di articolazione è cancellata. Le altre quattro forme appartengono ai Lernaeoceridae, i quali sono notevoli per certe appendici ed escrescenze proprie del capo. Al ventre dell'Haemobaphes, munito di dilatazioni a forma di sacchi, pende un paio di ovaie anellate come lunghe ciocche di capelli. Da questo ventre si stacca una parte sottile, simile ad un collo. La parte superiore ne è rientrata, e tutta l'estremità anteriore, a partire da quell'angolo, viene confitta nei vasi sanguigni che vanno dal cuore alle branchie dei pesci scelti dal parassita, mentre il resto del corpo tozzo posa tranquillamente fra le branchie. La Lernaeonema monilaris elegge per sua sede un altro nobile organo: infila il suo capo nell'occhio dell'aringa, formandovi una schifosa appendice. Anche le specie del genere Pennella infilano nei pesci la parte anteriore del loro corpo molto profondamente. Pochi di questi parassiti vivono sopra altri animali e non sui pesci; fra essi troviamo l'Herpyllobius, che succhia alcuni vermi dei mari settentrionali. La sua parte anteriore forma una piastra irregolare che si affonda tutta nel corpo della vittima. Un collo peduncolato collega questa parte anteriore al ventre, gonfio come una palla, al quale non mancano le ovaie che promettono una numerosa discendenza. Questa lunga esposizione di informi esseri famelici, senza esistenza propria, eterno tormento di altre creature, non può certo suscitare la simpatia dei nostri lettori. Tuttavia, anch'essi occupano un posto in natura che già esisteva, e che si sono conquistato.

Linea flashing backefro

Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z

Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z

Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z

Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea

Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte

Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea

Storia Antica Storia Moderna

Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z

Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9

Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z

Linea flashing backefro

Google

w3c ^up^ Stats

TP Comuni

Copyright (c) 2002 -   trapaninfo.it home disclaim

TP Comuni

Visitors

trapaninfo.it

Ultima modifica :

Down @webmaster Up