Anfibi Batraci.

Ululone focato

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Anfibi Batraci

Introduzione Rane Arboree Raganella Arborea (Hyla arborea) Raganella Elegante (Hyla elegans) Raganella Palmata (Hyla palmata) Sapo dei Brasiliani (Hyla luteola) Raganella Venulosa (Hyla phrynohjas venulosa) Rugunella Mursupiale (Gastrotheca marsupiata)

Fillomedusa (Phillomedusa bicolor) Rana delle Steppe (Acris grillus) Driofite Cangiante (Dryophytes versicolor) Rane Rana Esculenta o Ranocchia Verde o Rana Comune (Rana esculenta) Rana Temporaria o Ranocchia Rossa (Rana temporaria)

Rana Muggente (Rana mugiens) Cistignano Ocelato (Cystignathus ocellatus) Cistignano Adorno (Cystignathus ornatus) Aliti Alite Ostetrico (Alybs obsbtricans) Itannia (Ceratophys cornuta) Ceratrofide di Boje (Ceratophrys bojei) Matlamatlo (Pyxicephalus adspersus) Pelobate Fosco (Pelobates fuscus) Ululone Focato (Bombinator igneus) Rospi

Rospo Comune (Phyrne vulgaris) Rospo Palustre o Rospo Calamita (Bufo calamita) Rospo Smeraldino o Rospo Variabile Agua (Bufo agua) Rospo Nasuto (Rinophryne dorsalis) Aglossi Pipa (Asterodactylus pipa)

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VITA DEGLI ANIMALI - ANFIBI - BATRACI

RANA MUGGENTE (Rana mugiens)

Le rane europee sono pigmee in confronto ad alcune loro affini americane ed asiatiche: nell'America del Nord vive una rana, la Rana Muggente, che raggiunge una lunghezza di 20 centimetri e una larghezza di 9; le zampe posteriori sono lunghe ben 36 centimetri.

Nella parte dorsale è di color verde oliva con macchie bruno-scure e una larga striscia gialla che corre lungo la spina dorsale; nella parte ventrale è bianco-gialla e l'occhio rossiccio è circondato di giallo. Io non so dire per mia esperienza diretta se il nome di Rana Muggente sia ben meritato, ma i naturalisti d'America e i viaggiatori concordano nell'affermare che non si può paragonare il coro di uno stagno europeo con il concerto di cinquecento rane americane; essi parlano di notti insonni, di «dannati perturbatori della quiete», e si può perciò ben ammettere che il volume della voce sia in stretta relazione con la mole del corpo.

La Rana Muggente è diffusa soprattutto nella zona che va da New York a New Orleans, ma sembra che in nessuna regione sia tanto comune come lo è da noi la nostra rana esculenta: forse la ragione è che non le è facile trovare alimenti sufficienti per saziare la sua voracità. Di solito la si trova nei torrenti limpidi, ombreggiati da folti cespugli; nel pomeriggio si distende sulle rive per godere il sole, rimanendo però sempre in vista dell'acqua, dove, con un potente balzo, si rifugia in caso di pericolo. La sua voce risuona più alta di qualsiasi altra voce di rana e la si ode distintamente anche a grande distanza per tutto l'anno, ma specialmente in primavera e in estate. Durante l'accoppiamento si comporta come la sua affine europea, cantando a squarciagola per notti intere.

La voracità di queste rane è attestata da tutti i contadini. Esse non si accontentano di insetti e di chioccioline, che pure formano il loro cibo principale, ma si impadroniscono anche con grande facilità dei pulcini delle anatre e delle galline, e degli uccelletti; una fu uccisa mentre stava per ingoiare un serpente prigioniero. Tale voracità spesso nuoce loro, perché cadono vittime di esche; non solo gli ami servono a catturarle, ma anche le reti e le trappole e perfino una palla di fucile, visto che alcuni esemplari pesano fino a 250 grammi. Di questa rana l'uomo mangia solo le grasse cosce; la sua carne è assai apprezzata anche dai rapaci e dai pesci: alcuni dicono che non esiste esca migliore, per prendere il pescecane, che una grossa rana muggente.

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CISTIGNATO OCELLATO (Cystignathus ocellatus)

Nella loro conformazione i cistignati mostrano delle differenze essenziali: il punto comune a tutti, e che serve a collegarli, è costituito dallo scarso sviluppo delle palmature. Uno dei cistignati più noti è il Cistignato Ocellato, animaletto della lunghezza di 4 centimetri, con una mole inferiore a quella della nostra rana esculenta; sul dorso presenta sette carene o rialzi cutanei di color verde oliva; sui fianchi notiamo due rialzi di color bianco-giallo. Questa bestiolina è diffusa in tutta l'America centrale e meridionale; impacciata e goffa nell'acqua, essa si muove a terra con molta rapidità e destrezza e compie salti sorprendenti in considerazione della sua piccola mole. Durante il giorno si nasconde nelle pozzanghere, nelle paludi, nelle acque stagnanti; al sopravvenire della sera o del tempo umido, essa saltella sveltamente fra le erbe. La sua voce è singolare e somiglia al fischio con cui si suole chiamare un cane; durante il periodo dell'accoppiamento, che si svolge nell'acqua, la voce cambia.

CISTIGNATO ADORNO (Cystignathus ornatus)

Il Cistignato Adorno è una specie affine alla precedente, che abita nell'America settentrionale e presenta macchie scure marginate di giallo su fondo bruno-rossiccio; inferiormente è di color bianco-argento con punteggiature grige. Nel modo di vivere rassomiglia al precedente, specialmente rispetto all'agilità e all'amore per la terraferma. Gettato a forza nell'acqua, si affretta il più possibile a ritornare a riva.

ALITI

Gli Aliti sono rane che somigliano ai rospi per il corpo tozzo e le membra corte. Essi hanno denti sulla mandibola superiore e sul palato, hanno le stesse abitudini dei rospi e sono chiamati anche «Rane-Rospi». Negli Aliti si notano anche la pelle cosparsa di bitorzoli e la grossa lingua saldamente attaccata.

ALITE OSTETRICO (Alybs obsbtricans)

L'Alite Ostetrico è il rappresentante europeo del gruppo degli aliti. E' un animaletto di circa 40 millimetri di lunghezza, di colore grigio-celeste nella parte superiore e bianco sporco al di sotto; i bitorzoli sono generalmente di colore più scuro tranne alcuni, distribuiti in una linea che scorre dall'occhio alla coscia e che sono di colore bianchiccio. L'animale è comunissimo in Francia e in Italia e si trova anche in Svizzera e sulle rive del Reno. Sua dimora sono le buche nei luoghi ombrosi, sotto vecchie radici di alberi, o semplicemente nella terra. I suoi movimenti ricordano quelli del rospo comune, essendo lenti e stentati; la sua voce è gradevole e limpida come quella di una campana di cristallo. Il nome che porta è ben giustificato già alla fine del 1700 furono fatti studi sulla riproduzione di questo animale e i risultati non mancarono di suscitare un generale stupore; in seguito, altri studi e altri esperimenti provano la verità di quanto segue. Il maschio, posato sul dorso della femmina, afferra con le due dita mediane del piede posteriore il principio del cordone gelatinoso in cui sono avvolte le uova al loro passaggio nell'ovidutto materno. Poi stende la zampetta ed è pronto ad afferrare di nuovo il cordone con l'altro piede posteriore; stende a sua volta anche l'altra zampetta e seguita questa operazione fino alla completa estrazione delle uova. Mentre è intento all'operazione dell'estrazione, il maschio pensa anche a fecondare le uova e ad avvolgersi il cordone in giri molteplici a forma di 8 intorno alle cosce. La sostanza gelatinosa che collega le uova non tarda a seccarsi, in modo che le uova stesse, collocate ad intervalli di circa un centimetro, sembrano collegate con un filo. Portando intorno alle zampe il gomitolo della prole futura, l'Alite Ostetrico si nasconde nella terra e vi passa parecchi giorni prima che le uova abbiano raggiunto un certo sviluppo: il tuorlo da giallo diventa giallo scuro e il terzo giorno già si possono distinguere la testa, il tronco e la coda dell'embrione. Verso l'undicesimo giorno lo sviluppo è giunto a tal punto che il tenero padre può scaricarsi del suo fardello; per raggiungere questo scopo, esso scende nell'acqua, si dimena energicamente e riesce così a scaricarsi dei figli. Liberatosene, sfrega le cosce contro qualche corpo ruvido per staccare i resti del cordone e se ne ritorna all'asciutto senza darsi più pensiero della prole. Non si sa quanto tempo esiga lo sviluppo del girino, ma si pensa che tutto si svolga nel tempo e nel modo consueti.

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ITANNIA (Ceratophys cornuta)

Con le ceratofridi ci addentriamo fra le specie americane della famiglia che sorprendono per la loro mole, per la bellezza e la singolarità della loro forma. Hanno il corpo compresso, la testa grande e larga con le fauci grosse in proporzione: solo la mascella superiore è munita di finissimi denti. I piedi anteriori hanno quattro dita e quelli posteriori cinque e sono collegati solo alla base da una breve palmatura. Il nome deriva da due particolari rilievi sopra gli occhi che altro non sono che le palpebre allungate in una punta affilata. Una cresta di protuberanze e di suture sulla testa e sul dorso ripete esattamente una tale singolare conformazione. L'Itannia dei Brasiliani è l'animale più bello dell'ordine: è un enorme anfibio lungo anche 15 centimetri. Una larga striscia, che dal muso corre sul dorso, è giallo-arancio con disegni verdi; numerose strisce e macchie sui lati del corpo e sulle spalle sono color marrone con riflessi rossi o neri; i fianchi sono di color grigio scuro con macchie verde-nere orlate di grigio-rosato. Le zampe sono verdi con fasce trasversali verde erba, il ventre è giallo-bianco con macchie rossicce. La femmina, più grossa e più bella, è superiormente grigio-scura con la fascia dorsale di un meraviglioso verde splendente; l'occhio, circondato da una striscia dello stesso verde, è verde chiaro. Oltre ad alcune macchie verdi sulla nuca, notiamo una striscia bruna sottolineata di bianco che corre dall'occhio al naso. Anche le zampe sono traversate da fasce verdi e rossicce. L'Itannia è diffusa in tutto il Brasile e, secondo alcuni naturalisti, anche nelle Guiane. Essa dimora nelle umide e impenetrabili foreste vergini, saltella nelle pozzanghere, ma qualche volta si può incontrare anche nelle asciutte foreste di Catinga. L'Itannia adulta ha fauci così grandi da poter inghiottire senza difficoltà anche un piccolo pollo. Mangia in grande quantità rane, sorci, lumache ed altri piccoli animali e spesso, nel silenzio della sera, si ode gracidare la sua voce acuta e monotona. Questo bellissimo animale desta un senso di ripugnanza nei brasiliani, come da noi il rospo, mentre gli indigeni delle Guiane lo amano molto e lo tengono spesso in schiavitù.

CERATROFIDE DI BOJE (Ceratophrys bojei)

Questa Ceratofride rassomiglia all'itannia, ma se ne distingue per il colore più chiaro del muso e per un ordine diverso nelle file dei bitorzoli.

MATLAMATLO (Pyxicephalus adspersus)

Il Matlamatlo vive nell'Africa meridionale, appartiene al genere dei pissicefali, così chiamati per la testa gigantesca, in proporzione del corpo. Le dita dei piedi posteriori sono piuttosto lunghe e sono palmate sino a metà. Il maschio ha una grande vescica sonora. Esso giunge da una lunghezza di 5-8 centimetri ed è spesso adorno di macchie rossicce e di strisce gialle che spiccano su di un fondo bruno-verde. Il ventre presenta macchie arancio su fondo giallo chiaro. Il Matlamatlo popola in gran numero tutte le acque dell'Africa meridionale ed orientale. La sua vita estiva ha inizio con la stagione delle piogge: quando l'acqua si essicca, esso si affonda nella melma per tutto il tempo della siccità. L'enorme quantità di rane che sbuca fuori dopo una pioggia dove prima non se ne sospettava la presenza induce quelle popolazioni a credere che esse piovano dal cielo. Livingstone racconta di essere stato accompagnato da alcuni boscimani a vedere i rifugi invernali del Matlamatlo, che spesso si trovano in cavità sotto le piane insieme ai nidi dei ragni, e di essersi meravigliato nel constatare come esso viva anche in luoghi asciutti. In ogni modo non si deve dar credito a chi dice che esso possa passare la stagione secca senza cadere in letargo.

PELOBATE FOSCO (Pelobates fuscus)

Rappresenta il genere dei pelobati: animali anch'essi simili ai rospi, ma con zampe lunghe e dita palmate. Questo animale variegato è lungo 65 millimetri: superiormente è marrone chiaro o grigio chiaro con macchie color marrone scuro, di forma e grandezza diverse, che sembrano delle isole su di una carta geografica, secondo il paragone di Schinz. L'area di diffusione di questo animale si estende in Francia, Germania, Italia e Spagna; in alcuni di questi luoghi è assai comune. Esso vive per molto tempo in acqua e si può dire che vi passi per intero la primavera; durante l'estate si aggira sui campi arenosi e passa il giorno in qualche buca, mentre di notte si dà alla caccia. Nei suoi movimenti supera in agilità i rospi, saltella destramente e nuota con vivacità; sa anche scavare con abilità un ricovero nella melma o nella sabbia. Il suo nutrimento consiste in insetti, limacce e, eventualmente, rane temporarie. Un solo punto ha in comune con i rospi: sparge un pestifero odore di aglio - in tedesco viene chiamato il Rospo dell'Aglio - tanto che gli occhi lacrimano se ci si accosta troppo. Sembra che questo odore provenga dalla parte posteriore del corpo: infatti, quando un nemico è nelle vicinanze, il Pelobate solleva il suo didietro. Si possono mangiare le cosce di questo animale, perché, una volta tagliate dal corpo, esse non hanno più alcun cattivo odore. L'accoppiamento ha inizio alla fine di marzo. Il maschio e la femmina stanno nell'acqua, ogni tanto sollevano il capo al di sopra della superficie e il maschio fa udire uno spiacevole gracidìo, simile ad un grugnito; il suono con cui risponde la femmina è ancora più sgraziato. Il maschio abbraccia la femmina per i fianchi, incurvandosi tutto con il corpo. Le uova escono in un cordone lungo circa 60 centimetri, fatto di materia gelatinosa, e il maschio le feconda di tanto in tanto; il cordone è poi avvolto ai giunchi o ad altre piante acquatiche poco distanti dalla sponda. Al principio del quarto mese i girini escono fuori dell'acqua con un moncone di coda che non tarda a scomparire: da quel momento ha inizio la stessa vita dei genitori. Con qualche cura i pelobati si possono tenere bene in schiavitù; richiedono cibo in gran quantità, dato che la loro fame e insaziabile.

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ULULONE FOCATO (Bombinator igneus)

Burger, dovendo trovare un termine di paragone ad un coro di spiriti, non trova di meglio che queste parole: Al gracidar del notturno ululone Poteasi comparar quella canzone. Probabilmente egli esprime i sentimenti del volgo piuttosto che una sensazione da lui provata; l'Ululone è infatti legato all'idea dello spavento e dell'orrore senza che sussista una valida ragione. L'Ululone Focato, rappresentante degli ululoni, si distingue dai suoi affini per la membrana del timpano nascosta, la lingua sottile e circolare, saldata tutt'intorno, due piccoli gruppi di denti palatini e i piedi posteriori interamente palmati. La pelle del dorso, cosparsa di protuberanze, è di color grigio scuro o verde bruno; nella parte inferiore, su fondo grigio scuro, vediamo numerose macchie giallo-arancio che si fondono fra loro. Le protuberanze, che sono presenti anche sul ventre, sono di color bianco con il punto centrale nero. E' lungo 4 centimetri. L'Ululone è diffuso in tutta l'Europa, tanto nei fossati quanto nei vasti stagni e nelle paludi, in pianura come in montagna, fino ad un'altezza di 1600 metri. Vero anfibio acquaiolo, sta quasi tutta l'estate nelle gore, negli stagni e nei pantani; verso l'autunno sale qualche volta a terra dove saltella con agilità, aiutandosi con le lunghe zampette posteriori. Nell'acqua è solito starsene immobile con il capo fuori dell'acqua a poca distanza dalla riva, modulando il suo lamentevole canto. Al più lieve indizio di pericolo si tuffa nelle profondità per scomparire tra la melma; dopo brevissimo tempo risale per riprendere la primitiva posizione, guardando in giro con gli occhietti dorati. Si comincia a sentire la sua voce verso la sera e il canto si prolunga per tutta la notte: non si può dire che sia sgradevole, ma è senz'altro seccante per la sua monotonia. La unica nota suona, più o meno, così: kn, kn, ed è udibile solo a pochi passi: siccome, per esprimere il loro benessere, tutti i maschi gridano insieme, si ha l'impressione che il suono sia interrotto. L'Ululone si muove nell'acqua con grande facilità, per quanto non possa gareggiare con la rana esculenta; sa nascondersi perfettamente nella melma; a terra avanza con piccoli salti che si succedono rapidamente. Uno dei caratteri principali della sua indole sembra essere la sua grandissima timidezza: si immerge nelle acque limpide solo se è spinto da necessità, perché preferisce, sopra ogni altra cosa, l'acqua coperta di melma dove può nascondersi anche all'occhio più acuto. Sul terreno asciutto cerca con scaltrezza di sfuggire all'avversario e, se non può raggiungere abbastanza rapidamente l'acqua, si appiattisce al suolo, confondendosi con esso, grazie al color terra della sua pelle. Quando è irritato, assume un singolare atteggiamento, piegando il corpo ad arco in modo da mostrare il ventre e, a volte, secerne dai pori del dorso una schiuma che somiglia a quella del sapone ed è leggermente agra. Si nutre di insetti e vermiciattoli, è atto alla riproduzione solo nel terzo anno di vita; si accoppia in maggio o giugno. La tecnica è quella solita a tutti i batraci e le uova fecondate sono abbandonate sulla superficie dell'acqua. I girini compiono la loro metamorfosi rapidamente: verso la fine di settembre o al principio di ottobre le zampe sono sviluppate, spariscono la coda e le branchie. L'Ululone sopporta la schiavitù solo per pochissimo tempo e con le cure più assidue, forse perché non si è in grado di apprestargli cibo sufficiente. Se ogni giorno si empie di melma fresca il suo recipiente, si riesce a mantenerlo più a lungo in vita, ma quasi mai esso riesce a passare l'inverno.

Ululone focato

Ululone focato

Ululone dal ventre giallo

Ululone dal ventre giallo

ROSPI

Sin dai tempi più antichi nessun animale soffrì tanto le conseguenze dell'avversione umana quanto il Rospo e nessuno più di esso fu ingiustamente e accanitamente accusato. Dice di esso Gessner: «Questo animale è una bestia bruttissima, umida, del tutto avvelenata, spaventevolmente dannosa. Se viene stuzzicata, si inferocisce tanto che, orinando o alitando contro l'uomo, lo avvelena... queste bestie sono assai nocive con il loro veleno, tanto che se la loro orina tocca qualcuno, la pelle contaminata imputridisce o guarisce con grande stento. La semplice vista di questa bestia è fatale: la gente rimane pallida e sconvolta. Essi avvelenano anche le foglie che mangiano o su cui strisciano lentamente. In Bretagna esiste l'uso di mettere dei giunchi nei salotti per rinfrescare l'aria: un giorno un monaco ne portò in casa un gran fascio, lo posò sul pavimento e, dopo mangiato, ci si stese sopra per godere di un fresco riposo. Ma ecco che dalle erbe sbuca fuori un grosso rospo e si attacca alla sua bocca, afferrando il labbro superiore con le zampe anteriori e quello inferiore con le posteriori. Strappare la bestia voleva significare la morte dell'uomo, ma lasciarvela era ancora peggio della morte; i saggi diedero allora il consiglio di portare il monaco vicino al luogo dove un ragno si era insediato. Nel vedere il suo nemico, il ragno lo aggredisce con acute punture finché alla fine il rospo, trafitto, cade e muore. Capita anche, a volte, che l'uomo, bevendo, ingoi uova di rospo: bisogna allora ricorrere a energici ermetici o purganti per espellere i girini che nel frattempo sono nati». Davvero non si capisce come uomini ragionevoli abbiano potuto ammettere simili fandonie e ancora meno si capisce come, anche oggi, esistano migliaia di persone disposte a dar credito a queste scipite menzogne senza fondamento. La vita notturna del Rospo, non certo bella a paragone di quella della rana, può essere la causa dei sospetti e delle calunnie di cui fu vittima il nostro animale, sempre tanto innocente ed utile. Una cosa non si può negare: in questa avversione contro il Rospo, nel cieco furore che porta a perseguitarlo e ad ucciderlo, si accordano perfettamente la gente ignorante e la persona colta, l'europeo e l'americano, il bianco, il nero e il mezzosangue. Nessuno di coloro che con tanta sicumera sogliono snocciolare le loro cognizioni si è mai curato di esaminare il Rospo e di studiarlo con cura. Questi animali sono una prova convincente di quello che vale la nostra cultura; essi forniscono la prova di come è trattata a tutt'oggi nelle scuole la più importante di tutte le scienze! I Rospi si distinguono dai batraci per la totale mancanza di denti, per la struttura tozza, per la lunghezza quasi uguale delle zampe e per la pelle che è sempre cosparsa di abbondanti bitorzoli. Essi abitano tutte le parti del globo, scegliendo, a preferenza, le regioni calde; durante l'accoppiamento rimangono nell'acqua; sono perfetti animali notturni e di giorno abbandonano solo eccezionalmente i loro nascondigli. Nei movimenti rassomigliano alle rane e ai pelobati, pur dimostrandosi più impacciati e più tardi. Il loro cibo è formato da diversi animali a noi molesti, in particolare di vermi, di limacce, di insetti e di piccoli vertebrati. Il consumo che fanno di sostanze alimentari è notevole, e perciò anche più apprezzabile è per noi l'opera di questo disprezzato animale. L'accoppiamento dei Rospi e lo sviluppo dei piccoli sono simili a quelli delle rane; le uova sono emesse,in cordoni e fecondate poco alla volta dai maschi. Come tutti gli altri anfibi, i Rospi non possono rimanere a lungo in vita senza acqua: essi vivono a lungo senza cibo mesi, a volte, anni - ma devono poter stare in un luogo umido. E' più volte avvenuto di trovare dei rospi in cavità che non avevano un'uscita visibile e ciò ha dato origine a numerose false credenze. Allo scopo di appurare la verità in tutta la faccenda, furono fatti in Inghilterra numerosi e convincenti esperimenti. Si forò un grosso masso di granito praticandovi degli abitacoli in cui furono rinchiusi alcuni rospi, si chiusero ermeticamente i fori con un coperchio di vetro e si sotterrò il masso di calcare; dopo un primo esame, a distanza di qualche mese, i rospi nel calcare erano ancora vivi, mentre quelli imprigionati nel granito risultarono tutti morti e in stato di putrefazione. Dopo 13 mesi tutti gli animali erano morti e putrefatti. Da queste osservazioni risulta che la tenacità di vita non permette loro di rimanere per anni interi chiusi in spazi dove manchino l'aria, l'umidità e il cibo. E se si sono trovati dei rospi vivi chiusi in buchi nelle rocce, è segno che non si sono esaminate bene tutte le condizioni ambientali.

Un rospo

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