|
|
|
|

Uccelli Cantatori
Prima
Seconda
Terza
Quarta
Quinta
Sesta
Settima
Ottava
Nona
Decima
Undicesima
Dodicesima
Tredicesima
Quattordicesima
Quindicesima
Sedicesima
Diciassettesima
Diciottesima
Diciannovesima Parte
Animali
Invertebrati
Insetti
Mammiferi
Artiodattili
Carnivori
Cetacei
Folidoti
Insettivori
Iracoidei
Lemuri
Marsupiali
Monotremi
Perissodattili
Pinnipedi
Proboscidati
Rosicanti
Scimmie
Sdentati
Sirenidi
Tubulidentati
Volitanti
Gli Uccelli
Brevipenni
Cantatori
Coracirostri
Fissirostri
Giratori
Gralle
Lamellirostri
Levirostri
Longipenni
Pappagalli
Passeracei
Razzolatori
Ronzatori
Steganopodi
Urinatori
Rampicanti
Rapaci

VITA DEGLI ANIMALI - UCCELLI - LAMELLIROSTRI
INTRODUZIONEGli uccelli appartenenti all'ordine dei Lamellirostri sono
i più distinti tra i cosiddetti uccelli nuotatori, quelli cioè che hanno per
carattere più spiccato e distintivo la particolare conformazione dei piedi che
li rende particolarmente adatti a muoversi nell'acqua. I nuotatori sono
parecchi, e si dividono in quattro ordini distinti con i quali si chiude il
lungo elenco degli uccelli; tra di essi, i Lamellirostri godono d'una posizione
di privilegio, avendo doti motorie, vocali, sensoriali ed intellettuali portate
al miglior grado di sviluppo. Il carattere più importante per individuare i
volatili di quest'ordine è, a nostro parere, il becco, il quale assolve alla
funzione di un vero e proprio setaccio e permette a chi lo possiede di prendere
il cibo in modo assolutamente particolare. Raramente più lungo della testa, esso
d'ordinario è dritto, largo e poco convesso superiormente; in punta termina in
un'ampia lamina, ai lati è munito di dentellature cornee che si incastrano con
quelle della mascella inferiore, ed è rivestito ovunque, eccettuati i duri
margini, da una morbida membrana nella quale terminano parecchie diramazioni
nervose che ne fanno un eccellente organo tattile. A rendere più perfetta la
funzione del becco concorre poi la lingua, che è grande, carnosa e
sensibilissima, rivestita di materia cornea solo ai margini, frangiata e
denticolata: cosicché il becco, nel suo complesso, viene ad essere come un
perfetto crivello che serve a separare anche i più piccoli minuzzoli di sostanze
nutrienti dalle materie estranee alle quali fossero eventualmente uniti.Dopo
questo tratto principale, alcuni altri ne vanno citati per i Lamellirostri: il
corpo robusto ma abbastanza allungato, il collo lungo e svelto, la testa
relativamente grande, il piede di regola mediocre o addirittura basso, solo
eccezionalmente altissimo, con quattro dita riunite anteriormente dalla membrana
natatoria; e poi l'ala non molto lunga ma acuta, la coda che può essere troncata
in linea retta, arrotondata oppure conica, e che è composta di un numero di
penne variabile ma comunque quasi sempre superiore a dodici.
Uccelli cosmopoliti, i Lamellirostri sono completamente assenti soltanto dal
Polo Sud, ma si diffondono più abbondantemente nella zona calda e nella
temperata che in quella fredda.
Oltre che la vista e l'udito, è assai sviluppato nei Lamellirostri il senso
del tatto, sia generale che speciale, localizzato cioè nella particolare
membrana del becco. L'intelligenza non può stare alla pari con quella di certe
gralle, ma è comunque di buon livello. Chi considera stupide le oche o le
anatre, per esempio, pecca certamente di superficialità; e il cacciatore che
conosce quanta accortezza sia necessaria per sorprendere le oche selvatiche
potrebbe facilmente smentirlo. Con gli altri uccelli i Lamellirostri si fanno
guidare, in genere, dal loro carattere piuttosto bonario e aperto alla
socievolezza: spesso si uniscono ai loro simili in numerose brigate, anche se
preferiscono sempre farlo con quelli della loro stessa mole, tenendo lontani i
più piccoli. Sono inoltre dotati di una voce incomparabilmente più variata ed
armoniosa di quella di tutti gli altri nuotatori; tenendo presente, beninteso,
che gli altri nuotatori hanno delle voci pessime, e che perciò la buona ventura
dei Lamellirostri è un po' quella del guercio nella terra dei ciechi Il modo in
cui questi uccelli si procurano il cibo è assolutamente peculiare, e non viene
condiviso da nessun altro volatile. Camminando nella liquida mota o tra le
sostanze vegetali galleggianti, esplorano con il becco il terreno e le acque, ed
aprendolo e chiudendolo alternativamente incominciano a separare le parti
liquide dalle solide, e poi con l'aiuto della lingua scelgono tra queste ultime
quelle commestibili e respingono le altre. Il loro nutrimento consiste in
sostanze vegetali ed animali, generalmente alternate: è raro che una specie
rifiuti categoricamente uno dei due tipi d'alimentazione.
I componenti di quest'ordine sono strettamente monogami; la loro fedeltà
tuttavia non è superiore ad ogni dubbio, perché in molti casi le cure
dell'incubazione e dell'allevamento della prole vengono assolte soltanto dalla
madre, mentre il padre se ne va intorno a caccia di avventure. Il nido, una
costruzione generalmente sommaria e grossolana, viene collocato in luoghi fermi
del padule, sul terreno asciutto, in cavità del terreno, degli alberi o delle
rocce, e contiene un numero variabile di uova che di solito hanno un'unica
colorazione. I piccini sono attivi subito dopo sgusciati, crescono molto
rapidamente e assumono l'aspetto degli adulti di solito nel primo anno di vita,
ma, a volte, non è raro che raggiungano il completo sviluppo dopo il secondo od
anche dopo il terzo anno.
FENICOTTERII Fenicotteri sono lamellirostri ad alte zampe, che in tutte
le altre parti non differiscono essenzialmente dalle rimanenti specie del loro
ordine. Hanno tronco snello, collo molto lungo, testa grande, ali di media
lunghezza e coda breve formata di dodici penne. Il becco, alquanto più lungo
della testa, è più alto che largo, massiccio, e a partire dalla metà piegato ad
angolo ottuso verso il basso; la mascella superiore è notevolmente più piccola e
stretta dell'inferiore, notevolmente piatta, ed entrambe hanno i margini muniti
di lamelle. Nudo e duro alla punta, questo becco è ricoperto alla radice da una
pelle piuttosto molle, e lo spazio esistente tra le due branche della mascella è
riempito di una tenera cera.FENICOTTERO (Phoenicopterus ruber)Lungo
circa un metro e venticinque, e con un'apertura alare di un metro e sessanta, il
Fenicottero è generalmente colorato di bianco e molto delicatamente soffuso di
un bel rosso-roseo; ha la parte alta dell'ala color carminio e le remiganti
nere. Il suo occhio è giallo, l'anello perioculare rosso-carminio, il becco
roseo alla base e nero in punta e il piede pure rosso-carminio. Le femmine si
distinguono soltanto per la mole notevolmente ridotta, mentre i giovani sono
completamente bianchi con l'eccezione del collo che è grigio e dell'ala,
screziata sulla sua parte alta.La patria del Fenicottero è stabilita nelle
regioni collocate intorno al Mediterraneo ed al Mar Nero, e si estende a sud
fino alle regioni settentrionali del Mar Rosso ed alle Isole del Capo Verde.
Costantemente riuniti in grandi associazioni che offrono, per l'armonia dei
loro colori, uno spettacolo altamente suggestivo all'occhio dell'uomo, questi
uccelli cercano sempre di evitare i luoghi che potrebbero riuscire pericolosi,
muovendosi nelle acque aperte da cui il loro sguardo può largamente spaziare e
cogliere ogni accenno di pericolo. Per lo più stanno immersi nell'acqua fin
sopra al calcagno, e prendono i più singolari atteggiamenti: il collo viene
mosso e aggrovigliato nei modi più impensati, la testa piegata sopra il dorso o
nascosta sotto le scapolari, il peso del corpo sostenuto da una sola zampa
mentre l'altra viene spinta obliquamente all'indietro oppure piegata e raccolta
sotto il ventre. Solo quando per qualunque ragione venga spaventato, il
Fenicottero innalza la sua testa per quanto glielo permetta la lunghezza del
collo; quando è occupato nella ricerca del cibo, cammina a guado nell'acqua e
infigge il becco nella fanghiglia aprendolo e chiudendolo alternativamente per
scoprire e vagliare, con l'aiuto della sensibilissima lingua ciò che è utile
alla nutrizione da ciò che potrebbe essere superfluo alla sua dieta.
E' difficile esprimere con parole la differenza che passa tra il modo di
camminare di un Fenicottero e quello delle gralle a zampe alte, ad esempio le
cicogne, le gru o gli aironi: questa differenza comunque esiste, ed è
visibilmente molto evidente. Si potrebbe dire che i passi del Fenicottero sono
più lenti, irregolari e vacillanti, probabilmente a causa della estrema
lunghezza delle zampe. Quando deve alzarsi in volo, l'uccello si muove, in parte
aiutandosi con le ali e in parte correndo sulla superficie dell'acqua, ed una
volta che si sia alzato procede leggero e veloce con colpi d'ala rapidi e
rumorosi; tiene distesi in linea retta non solo le zampe ma anche il collo, ed
appare perciò lunghissimo e sottile assumendo l'aspetto di una croce.
Sensi molto sviluppati e intelligenza pronta sono altre caratteristiche
evidenti nella natura di questi uccelli. Tra i primi emergono il gusto, la vista
e il tatto, e della finezza delle doti intellettuali è già una prova il notevole
volume della scatola cranica. Il Fenicottero è sempre previdente, spesso molto
timido, e distingue benissimo esseri e circostanze pericolosi dagli innocui.
Sotto un solo aspetto lo si può considerare poco favorito, e cioè quanto alla
voce: nient'altro che un gracchiare aspro e roco, privo d'ogni armonia e quasi
faticoso, al quale talvolta si alternano delle grida più alte ma egualmente
sgradevoli.
Questi uccelli vivono di piccoli animaletti acquatici e specialmente di
molluschi, vermi, crostacei e pesciolini, e non rifiutano anche certe sostanze
vegetali. E' notevole il fatto che le delicate sfumature rosee del piumaggio
scompaiono con l'uso esclusivo e continuato delle sostanze vegetali.
Il Fenicottero pone il proprio nido o nell'acqua stessa dove è bassa, oppure
sugli isolotti rivestiti di bassi pruneti. Nel primo caso il nido è un conico
cumulo di fango raccolto coi piedi, reso compatto con piante acquatiche e
portato ad altezza tale che la conca si trovi ad emergere di circa trenta
centimetri dal pelo dell'acqua; nel secondo caso è una cavità poco profonda
scavata nel terreno e rivestita con uno scarso strato di foglie. La covata
normale comprende due uova, solo eccezionalmente tre: sono di colore bianco e
vengono covate dall'uccello sedendo sul nido con le zampe piegate, oppure
tenendone una distesa all'indietro e penzolante dal margine del nido.
All'incubazione, che dura da trenta a trentadue giorni, partecipano entrambi i
coniugi. I piccoli sono attivi immediatamente dopo la nascita, e vengono subito
condotti dai genitori nell'acqua e sulla sabbia; imparano a volare solo dopo
parecchi mesi di vita.
Fenicotteri

Modello
tridimensionale di fenicottero rosa


-^
CIGNINell'ordine dei lamellirostri un posto elevato spetta ai superbi e
maestosi Cigni. La loro grande mole, le belle forme, la grazia dei movimenti e
il colorito concorrono a farceli apparire come esseri estremamente attraenti.
Nella loro struttura si notano il corpo allungato, il collo molto lungo, la
testa di media grandezza, il becco dritto, tondeggiante alla punta e nudo o
rigonfio alla radice, le zampe basse e robuste con le dita anteriori riunite
dalla membrana interdigitale; nelle ali le ossa appaiono singolarmente allungate
e le remiganti invece piuttosto corte, la coda si compone di
diciotto-ventiquattro timoniere che si accordano gradatamente verso l'esterno, e
l'abito è molto ricco, con le piume straordinariamente fitte, molli ed opache. I
Cigni si incontrano in tutte le zone della Terra eccettuata quella equatoriale,
ma sono più abbondanti nelle regioni temperate e fredde dell'emisfero
settentrionale. In Asia ed in Europa ne vivono tre specie che nel corso della
loro migrazione invernale visitano l'Africa; due di queste specie si trovano
anche in America, assieme a parecchie altre che sono proprie di quel continente,
mentre l'Australia ne presenta una specie sola. Tutte abitano i grandi laghi
d'acqua dolce e le paludi, intorno a cui collocano i loro nidi; esaurito il
periodo della riproduzione, si dirigono verso il mare, dove trovano maggiori
possibilità di procurarsi il cibo. Sono attivi soltanto di giorno, e non
approfittano della notte nemmeno per viaggiare Il vero elemento dei Cigni è
l'acqua: le zampe, articolate molto all'indietro, rendono malagevole il loro
camminare, il volo richiede grande sforzo specialmente quando l'uccello deve
alzarsi dall'acqua nella quale, invece, essi si muovono a tutto loro agio.
La voce differisce molto da specie a specie: alcune emettono dei suoni simili
a quelli di una piccola tromba, oppure forti fischi e cupi mormorii; altre
invece possiedono una voce forte e piena, che udita da lungi riesce abbastanza
gradevole.
Prudenti ed intelligenti, i Cigni sanno regolare il proprio comportamento a
seconda delle circostanze, e lo improntano normalmente ad una grande
riservatezza. La costruzione del nido è compito normale della femmina, che il
maschio aiuta semplicemente apportando i materiali necessari. Il risultato è un
edificio grande e rozzo, formato alla base da piante acquatiche d'ogni specie e
compiuto e foderato in alto con cannucce secche, erbe e simili. Vi si possono
trovare da sei ad otto uova di colore bianco-sporco o verde-pallido, dalle
quali, dopo un'incubazione di cinque o sei settimane, sgusciano graziosissimi
piccini coperti di fitto piumino che, dopo essere stati riscaldati ed asciugati
nel nido per circa un giorno, vengono condotti in acqua perché imparino a
procurarsi il cibo.
Piante acquatiche d'ogni sorta, le loro radici, le foglie, i semi, gli
insetti e le loro larve, i vermi, le chiocciole, i piccoli rettili ed i pesci
sono il nutrimento dei Cigni, che li ricercano rimestando il fondo e spingendo
sott'acqua il lungo collo.
CIGNO SELVATICO (Cygnus cygnus)Conosciuto anche con il nome di Cigno
Canoro, è di forme piuttosto tarchiate, ha il collo allungato ma abbastanza
massiccio e il becco privo di protuberanze, alquanto rigonfio alla base e
colorato, a partire da questa, di giallo e di nero. Il suo piumaggio è
bianco-puro, l'occhio bruno, il piede bruniccio o nero; misura in lunghezza
circa un metro e mezzo, ha venti centimetri di coda, sessanta centimetri d'ala e
fino a due metri e quaranta di apertura alare.Il Cigno Selvatico è una delle
tre specie della famiglia che vivono in Europa e in Asia: appartiene alla zona
temperata e fredda, e dalle sue regioni d'origine si è spinto fino al Continente
americano. Nelle sue regolari migrazioni raggiunge ogni inverno il nord ed il
nord-ovest dell'Africa; le sue sedi di residenza sono quelle che abbiamo
indicato parlando in generale dell'intera famiglia.
Il tratto più spiccato, tra quelli che distinguono questa specie di cigni, è
dato dalle eccezionali qualità della loro voce, denunziate già dal nome che vien
loro attribuito scientificamente. Essa viene descritta da tutti i naturalisti
come forte, variata e pura, ed i suoni di cui si compone vengono definiti ora
simili a quelli di una campana, ora a quelli di uno strumento a fiato; un
concerto che rende plausibile la tradizione del canto del cigno, ritenuto sempre
una pura e semplice finzione poetica. Esso è infatti sovente il canto funebre di
questi splendidi animali, che non potendo più provvedersi di cibo nelle acque
profonde per effetto del freddo e del ghiaccio, si esauriscono talmente da non
avere più la forza di recarsi in regioni più miti, e si lasciano morire,
continuando a far udire i suoni della loro voce malinconica e chiara.
Nei grandi paduli della Finlandia, nel nord della Russia, nella Siberia
centrale, ed anche nel nord dell'America e della Islanda, il Cigno Selvatico
nidifica con notevole regolarità. In casi molto più eccezionali la riproduzione
si verifica anche in Germania e nel sud del Continente europeo. Ogni coppia,
quando non disponga da sola di un piccolo lago, si stabilisce in un suo
distretto e non permette ad alcun estraneo di avvicinarsi combattendo fino
all'estremo tutti quelli che cercano di farlo; costruisce il proprio grande nido
su d'una isoletta oppure galleggiante sull'acqua, e lo intesse con vegetali
acquatici di varie sorta, canne e cannucce, rivestendo di piumino morbidissimo
la conca interna. Alla fine di aprile od all'inizio di maggio (nelle regioni
meridionali anche molto prima), la femmina depone da cinque a sette uova di
color bianco-gialliccio con sfumature tendenti al verde, oppure di color
giallo-bruniccio e nei primi giorni di luglio vengono alla luce i piccini.
Tutte le popolazioni del nord danno la caccia ai cigni, più per le loro carni
che per le loro piume. Una pessima stagione corre per essi quando, in
conseguenza della muta, hanno perduto la massima parte delle penne remiganti, e
non sono più in grado di salvarsi al volo: vengono inseguiti nell'acqua con
piccoli battelli ed uccisi a colpi di bastone.
CIGNO REALE (Cygnus olor)Si distingue dal precedente per il corpo più
allungato, il collo lungo e snello e il becco rosso, lungo quanto la testa e
segnato da una gibbosità nera. Raggiunge in lunghezza anche un metro ed ottanta,
ha le singole ali di settanta centimetri e la coda di venticinque, e vive nel
settentrione d'Europa e nelle parti orientali della Siberia. Le sue abitudini di
vita rientrano nelle regole generali che si sono descritte a proposito
dell'intera famiglia.
Cigno reale

CIGNO MINORE (Cygnus bewicki)Rispetto al cigno selvatico, è soprattutto
caratterizzato dalla mole minore, dal collo sottile, dal becco molto alto alla
radice, e dalla coda composta da diciotto penne timoniere. E' la terza delle
specie che, come abbiamo precedentemente detto, vivono in Europa ed in Asia; ed
ha abitudini di vita analoghe alle precedenti.CIGNO DAL COLLO NERO (Cygnus
melanocoryphus)E' una delle due specie di cigni che, come sappiamo, vivono
nel Continente americano, e precisamente nella sua parte meridionale. Uccello
graziosissimo, ha come particolarità strutturali la notevole brevità delle ali,
che racchiuse raggiungono appena la radice della coda, ed il fatto che
quest'ultima è formata da diciotto timoniere. Il suo piumaggio è bianco, ma
testa e collo fin verso la metà sono neri e l'occhio è sormontato da una linea
bianca; l'occhio stesso è bruno, il becco generalmente plumbeo ma con la punta
gialla, la protuberanza e la regione nuda delle redini sono di color
rosso-sangue, e i piedi sono rosso-pallidi. Le misure: circa un metro di
lunghezza, trentacinque centimetri d'ala e quindici di coda.L'area di
diffusione del Cigno dal Collo Nero si limita all'estremità meridionale del
Sudamerica, dal Perù fino alle isole Falkland e da qui, lungo la costa
orientale, fino al Brasile; entro questi limiti l'uccello compie regolari
migrazioni, che d'autunno lo portano verso il nord dove va a trascorrere
l'inverno, e in primavera verso il sud, dove dà opera alla riproduzione.
CIGNO NERO (Chenopis atrata)E' il rappresentante australiano della
famiglia dei cigni, un uccello che in bellezza di forme ed in grazia di
movimento non è affatto inferiore ai suoi affini europei. Il suo corpo è molto
allungato, il collo proporzionalmente anche più lungo di quello del cigno reale,
la testa piccola e ben conformata ed il becco privo di protuberanza. Il Cigno
Nero ha proporzioni alquanto inferiori a quelle del cigno reale; è colorato
quasi uniformemente di nero-bruniccio, con le parti inferiori leggermente più
chiare e le remiganti primarie e quasi tutte le secondarie d'un bianco
abbagliante. Ha gli occhi rossi, le redini rosso-garofano, il becco
rosso-carminio con una fascia e le punte bianche, e i piedi neri.Il Cigno
Nero vive in tutti gli stagni, i laghi ed i corsi d'acqua dell'Australia
meridionale e della Tasmania: nei luoghi ancora abbastanza inesplorati
dell'interno è possibile rintracciarne tuttora, nonostante gli venga data una
caccia spietata, migliaia di esemplari.
Nell'indole e nel modo di comportarsi il Cigno Nero si avvicina molto al
reale, del quale tuttavia è più rumoroso e scomposto. Specialmente verso l'epoca
degli amori, vale a dire tra i mesi d'ottobre e di gennaio, fa udire con
frequenza la sua voce singolare, nella quale ad un suono basso e poco sensibile
ne segue un secondo, più alto e fischiante. Con i suoi simili e con gli animali
più deboli, poi, questo cigno mostra uno spirito sempre pronto alla battaglia ed
all'affermazione della propria supremazia.
OCHELe Oche si distinguono dai cigni per avere il corpo tozzo, il collo
corto, la testa grossa, il becco breve e le gambe più alte ed articolate più
vicino al centro del corpo. Il becco è lungo all'incirca quanto la testa, e
spesso anche meno; superiormente convesso, è piatto nella parte inferiore e
molto alto alla radice, i suoi lati sono muniti di duri denti, e per il resto è
ricoperto da una molle membrana. Le ali sono lunghe, larghe ed acute, e mostrano
inoltre alla piegatura una dura tuberosità che in certe specie prende la
consistenza di uno sperone vero e proprio: la coda, infine, formata di un numero
di penne variabile tra quattordici e venti, è breve, ottusamente arrotondata
oppure tronca in linea retta.Ogni parte della Terra ha le sue specie di Oche:
parecchie specie si trovano egualmente in Europa ed in Asia, altre si spandono
su tutto il settentrione del globo, mentre verso il sud appaiono più nettamente
distinte. Rispetto agli altri lamellirostri hanno una maggiore tendenza a vivere
sul terreno, ed alcune sono veri uccelli arboricoli o quanto meno scelgono gli
alberi per riposare, dormire o collocare il nido; più numerose nelle pianure,
non temono tuttavia i rilievi, e in certi casi vi risiedono normalmente. Nei
movimenti le Oche sono superiori a tutti gli altri componenti del loro ordine:
camminano egregiamente, nuotano meno bene di certe anatre e dei cigni, ma sempre
con notevole destrezza; hanno un volo leggero e bello, capace di superare
grandissime estensioni, e sanno pure, come già s'è accennato, tenersi in
equilibrio sui rami degli alberi. La loro voce offre parecchie analogie con
quella dei cigni: ve ne sono che brontolano, che gracidano, che emettono suoni
lamentevoli e risonanti. Nell'ira, quasi tutte si esprimono fischiando.
Non è ancora stato spiegato in che modo sia nata e si sia diffusa la
convinzione che le Oche siano degli animali stupidi e sprovveduti. Tutte le
circostanze, in realtà, stanno a provare il contrario, e cioè che si tratta di
esseri prudenti, intelligenti e svegli.
Il luogo ed il tempo della riproduzione possono essere vari. Molte specie si
portano, in primavera, in distretti sicuri e lontani dalle abitazioni dell'uomo,
paludi estese e ricche di piante, e vi costruiscono su isolette o su mucchi di
canne un grande nido grossolanamente intessuto di sostanze vegetali e rivestito
all'interno di piumino; altre preferiscono per nidificare gli alberi, o meglio
le cavità e le biforcazioni degli alberi, magari avendo a base del proprio nido
quello vecchio di un rapace. Le covate comprendono sempre un numero di uova
variabile da sei a dodici, più o meno opache e di un solo colore; dopo circa
quattro settimane d'incubazione vengono alla luce i pulcini, attivissimi fin
dalla nascita e capaci di destreggiarsi a meraviglia sia sul terreno che
nell'acqua. Crescono molto rapidamente, e dopo circa due mesi si possono dire
già assai simili ai genitori ed in grado di essere sufficienti a sé stessi. Le
famiglie, tuttavia, rimangono ancora unite per lungo tempo.mpo.
Tutte le Oche sono erbivore. Con il loro becco duro e tagliente esse si
pascono di erbe, cereali, cavoli; scorticano i giovani arboscelli, beccano le
foglie, colgono bacche e semi.
OCA DALLO SPERONE (Plectropterus gambensis)Le oche dallo sperone si
distinguono dalle altre per la mole notevole, il collo lungo, il becco grande,
robusto e notevolmente rigonfio alla base della mascella superiore, la parte
anteriore della faccia nuda e le zampe molto alte, nude fin sopra il calcagno e
munite di lunghe dita e di larghe palmature; hanno inoltre ali lunghe ed acute,
ed il bitorzolo osseo, che secondo la regola generale della famiglia ne segna la
piegatura, ha la consistenza e la forma di un vero e proprio sperone. Lunghe
quasi un metro, hanno diciotto centimetri di coda e un metro e settanta circa
d'apertura alare; ricoperte quasi completamente di un piumaggio di colore
bianco, hanno soltanto la parte posteriore del collo e del dorso tinteggiate di
verde-nero. I loro occhi sono bruno-rossi, il becco e la sua protuberanza
rosso-azzurrognoli ed i piedi rosso-sporchi. Le femmine si distinguono dai
compagni per le proporzioni notevolmente inferiori; i giovani sono bruni sulle
parti superiori, neri sulle ali, bruno-grigi sul davanti del collo, bianchi
sulla gola e per il resto colorati di grigio-chiaro.Le oche dallo sperone
sono diffuse in tutto il centro ed il meridione dell'Africa, lungo le rive dei
fiumi e i grandi stagni di origine pluviale; nei mesi di marzo e di luglio, che
sono quelli della muta, si tengono molto nascoste, e più tardi, all'aprirsi
della stagione delle piogge, si riuniscono in coppie che si recano nei luoghi in
cui intendono nidificare e vi costruiscono con giunchi, carici e canne un gran
nido non di rado galleggiante, nel quale depongono da tre a sei uova. Nei mesi
di settembre e di ottobre; di solito, si possono vedere le famiglie al completo
che si aggirano nei loro luoghi preferiti, con i piccoli paperi rivestiti di
morbido piumino.
OCA CIGNO (Cygnopsis canadensis)L'Oca Cigno, nota anche con il nome di
Oca del Canadà, misura intorno ai novanta centimetri di lunghezza, e ne ha
diciotto di coda e quarantacinque d'ala; ad ali spiegate tocca quasi il metro e
settanta. Il suo abito è nero sulla testa e sulla parte posteriore del collo,
bianco o bianco-grigio sulle guance, sulla gola e sulla regione tracheale,
mentre le parti superiori sono grigio-brunicce, il petto e l'alto del collo
grigio-cenere, le parti inferiori bianche, le remiganti grigio-nere, le
timoniere, infine, completamente nere.L'occhio è grigio-bruno, il becco nero
e il piede grigio-nero. L'area di diffusione di questa specie di oche comprende
tutta l'America settentrionale, ed è localizzata particolarmente negli stati
meridionali dell'Unione; entro questi confini le loro sedi preferite sono
costituite dalle rive dei laghi, degli stagni e delle paludi.
Per quanto riguarda il modo di fare e di vivere, e le doti intellettuali,
l'Oca Cigno si può considerare piuttosto vicina alla più comune delle nostre
specie, vale a dire quell'oca selvatica dalla quale sono venuti gli esemplari
domestici che vivono nelle nostre case. Quando covano negli stati meridionali
degli USA, questi uccelli incominciano a predisporre il nido fin dal mese di
marzo. Per collocare il nido, la coppia sceglie di solito un sito un po'
distante dall'acqua, nascosto tra le alte erbe o tra i cespugli; eccezionalmente
può accadere che lo collochi anche sui rami di qualche robusto albero. Le covate
comprendono un numero di uova variabile fra tre e nove, e di solito stabilito,
mediamente, sulle sei; la incubazione si protrae per circa ventotto giorni, dopo
di che vengono alla luce i piccoli, coperti di un lanugginoso piumino. Dopo
essere rimasti per un paio di giorni nel nido, incominciano ad aggirarsi
nell'acqua e sul terreno sotto la scorta dei genitori, i quali montano loro una
guardia ferrea e sono disposti ad affrontare qualsiasi pericolo per difenderli.
OCA SELVATICA (Anser anser)L'Oca Selvatica, progenitrice di quella
ordinaria o domestica che siamo abituati a vedere comunemente sulle nostre aie,
viene anche indicata con il nome di Oca Paglietana. Ha una lunghezza di quasi un
metro, coda di quindici centimetri, ali di quarantacinque ed apertura alare di
centocinquanta. Le sue piume sono uniformemente colorate di grigio, tendente ai
bruno sul dorso ed al gialliccio sulle parti inferiori; il sottocoda è bianco,
le remiganti e le timoniere sono grigio-nere con i fusti bianchi, e le ultime
bianche alla punta. L'occhio è bruno-chiaro, il becco giallastro e il piede
d'una smorta tonalità di rosso.L'Oca Selvatica appartiene più alle regioni
temperate che all'estremo nord: la sua area di diffusione incomincia dalla
Norvegia e si estende verso oriente attraverso tutta l'Europa e l'Asia, fino
all'ultimo confine orientale di questo continente. Nel corso delle sue
migrazioni si spinge in tutto il meridione europeo, in Cina, in India e nel
nord-ovest dell'Africa, rientra nei confini della sua vera patria, il
centro-nord dell'Europa e dell'Asia, con lo sciogliersi delle nevi, vale a dire
verso la fine di febbraio o il principio di marzo, ed incomincia subito ad
occuparsi delle operazioni della propagazione. Sia all'andata che al ritorno è
difficile che si riunisca a parecchie consorelle, formando delle schiere molto
grandi.
Le sedi predilette da questi uccelli per nidificare e per risiedere sono date
dalle paludi ricche d'acqua, in particolare quelle segnate d'isole ricoperte
d'erbe e difficilmente accessibili, sulle quali le coppie scendono al loro
arrivo, si riposano e pongono i loro punti di riferimento. Subito dopo il
rientro dalle stanze invernali, le coppie già formate si cercano i posti adatti
per disporre il nido, i giovani di due anni si dedicano alla conquista d'una
femmina e quelli non ancora adatti alla procreazione vanno a stabilirsi
socievolmente in qualche angolo della palude. Ogni maschio fa alla sua compagna
una corte serrata e intensa, e battaglia aspramente con chiunque osi
gironzolarle intorno. In seguito, entrambi i coniugi si occupano attivamente del
reperimento e del trasporto del materiale necessario per intessere il nido; e
nella scelta del luogo in cui collocarlo danno un'ulteriore prova della loro
scaltra prudenza, poiché vanno regolarmente a cercare i punti più nascosti,
difficili ed inaccessibili.
Ogni covata comprende un numero di uova abbastanza variabile: a seconda,
infatti, che si tratti di femmine giovani o anziane, esso può andare da cinque o
sei fino a dieci e qualche volta sino al massimo di quattordici.
Occorre un'incubazione di circa ventotto giorni per veder sgusciare i piccoli
pulcini, che restano per un altro giorno nel nido, sotto le calde penne della
madre e poi si dispongono a seguire i genitori sul terreno e nell'acqua alla
ricerca di un cibo che dapprima è tenero e morbido e via via si va facendo
sempre più consistente. Lo spettacolo offerto da una famiglia di paglietane in
movimento è dei più attraenti: di solito la fila è aperta dalla madre, che tiene
sotto osservazione tutto lo spazio antistante ed è seguita dalla schiera dei
piccoli paperi; ultimo viene il padre, che volge continuamente il capo dall'uno
e dall'altro lato, pronto a cogliere qualsiasi segno di pericolo. Per le prime
settimane i due genitori sembrano perennemente posseduti dal terrore di qualche
avvenimento improvviso e ineluttabile che venga a privarli della loro famiglia:
cercano perciò di garantirsi come meglio possono montando ai figli una guardia
continua ed attentissima, conducendoli nei pascoli più riparati, attaccando
briga con tutti, anche con le persone o gli animali che non hanno alcuna
intenzione di interessarsi di loro.
Se prese in giovane età, le oche paglietane o selvatiche si addomesticano
rapidamente e riconoscono nell'uomo un guardiano affezionato. Se si danno le
loro uova in cova alle domestiche, poi, se ne cavano degli sveglissimi pulcini
che tendono bensì alla vita domestica, ma non possono sopprimere l'impulso alla
libertà che è nella loro natura, e perciò, quando imparano a volare, se non li
si tiene sotto osservazione, tendono a raggiungere i loro liberi regni, salvo
magari tornare periodicamente a far visita alle antiche compagne. Del resto, la
propensione delle paglietane per le loro compagne che vivono a contatto con
l'uomo è abbondantemente provata: esse amano confondersi con loro, sia pure per
brevi periodi. E' facile che da queste intrusioni vengano dei piccini che sia
nella forma che nelle abitudini si mostrano dei veri esseri intermedi tra le
oche selvatiche e quelle da cortile, e che sono perfettamente in grado di
procreare.
Le grandi aquile, i falchi nobili, le volpi ed i lupi sono acerrimi nemici
delle paglietane. Anche l'uomo le considera con molta stima, e il cacciatore si
considera abile e fortunato quando può coglierne qualche esemplare.
Oche
domestiche

OCA IPERBOREA (Chen hyperboreus)
L'Oca Iperborea si distingue da tutte le altre oche selvatiche per il suo colore
bianco-niveo, diffuso in tutto il corpo meno che nelle ultime penne remiganti,
decisamente colorate di nero. Ha gli occhi bruno-scuri, il becco rosso-pallido e
nericcio ai margini, e il piede rosso-carminio. In lunghezza raggiunge quasi i
settanta centimetri, ne misura quindici di coda, quaranta d'ala e fino a
centotrenta di apertura alare.Questa specie abita soprattutto nell'America
del Nord, ma si estende anche al nord-est dell'Asia e si smarrisce talvolta in
Europa; nel corso delle regolari migrazioni che intraprende ogni inverno si
dirige verso le parti meridionali degli Stati Uniti e verso l'America centrale.
Durante i loro viaggi i branchi si tengono sempre a notevole altezza, e solo
ricercandoli nelle loro stanze invernali ci si può formare un'idea del numero
straordinario di individui di cui sono composti.
L'Oca Iperborea vola in maniera eccellente e cammina bene; il suo contegno
non è, però, così grazioso come quello delle oche cigni, rispetto alle quali,
inoltre, essa si dimostra molto silenziosa e, soprattutto nelle sue sedi
invernali, portata ad una confidenza verso l'uomo che spesse volte si rivela
esiziale.
OCA COLOMBACCIO (Branta bernicla)
L'Oca Colombaccio è una delle specie più comuni del genere: misura in lunghezza
circa sessanta centimetri, e ne ha dieci di coda, trentacinque d'ala e
centoventi di apertura alare. In essa il capo, il collo, le remiganti e le
timoniere sono di color nero; il dorso, il petto e la parte superiore
dell'addome sono grigio-scuri con margini alquanto più chiari sulle singole
piume, mentre i lati del ventre, la regione del sottocoda e le copritrici
superiori della coda sono bianchi. Sui due lati del collo spicca una macchia
bianca in forma di mezzaluna, e le piume appaiono leggermente striate: un
ornamento che manca agli individui più giovani, i quali inoltre hanno una
colorazione generale più scura.La patria di questi volatili è stabilita
all'estremo nord del vecchio e del nuovo mondo: pochi di essi nidificano in
Islanda, moltissimi invece allo Spitzberg, su tutte le coste del Mar Glaciale,
nella Baia di Hudson e nelle acque circostanti. Da queste regioni inospitali si
ritirano con il sopraggiungere dell'inverno, compiendo delle migrazioni che li
portano verso il centro dell'Europa e, talvolta, anche nelle sue regioni
meridionali. Entro i confini che sono loro propri, abitano generalmente, ed in
stuoli che raggiungono spesso dimensioni notevolissime, le rive del mare: solo
individui isolati si incontrano talvolta nell'interno dei continenti, presso i
laghi e le altre consimili grandi pozze d'acqua.
Per quel che concerne il nutrimento, l'Oca Colombaccio - e tutte le oche di
mare in genere - unisce alla dieta vegetale, consueta alla famiglia di cui fa
parte, una notevole quantità di insetti e di molluschi. Gli individui
prigionieri si abituano rapidamente a mangiare semi e granaglie, ma per
mantenerli bene occorre integrare questa dieta con sostanze vegetali di diverso
genere. Il nido, com'è naturale, viene costruito sulle rive del mare o nelle
immediate vicinanze. Quelle coppie che, in particolare, nidificano allo
Spitzberg, usano collocarlo tanto all'interno dell'isola quanto sui suoi scogli,
e lo costruiscono grossolanamente con piante acquatiche e foglie. La covata
comprende di solito da sei ad otto uova di color bianco-verdiccio, ed incomincia
normalmente a schiudersi verso la metà del mese di luglio.
OCA DEL NILO (Chenalopex aegyptiacus)
Il genere cui questa specie appartiene si distingue per le forme snelle, il
collo sottile, la testa grande, il becco corto, i piedi alti e l'elegante abito;
le ali sono degne di nota per un breve sperone collocato alla loro piegatura, e
la breve coda si compone di quindici penne. L'Oca del Nilo, in particolare, si
presenta con i lati del capo e il davanti del collo colorati di
bianco-gialliccio e finemente macchiettati, con una macchia intorno all'occhio,
la parte posteriore del collo ed una stretta fascia posta alla metà di esso di
color bruno-rugginoso, e le parti superiori coperte d'un piumaggio generalmente
grigio-nero; inferiormente, invece, è colorata di giallo-fulvo con ondulazioni
trasversali bianche e nere, ha le copritrici delle ali bianche e le remiganti e
le timoniere nere. Gli occhi sono giallo-arancio, il becco rossiccio-azzurro il
piede rossiccio o giallo-chiaro, e le misure vanno dagli oltre sessanta
centimetri della lunghezza al metro e trenta della apertura alare, passando per
i tredici centimetri della coda ed i trentasette circa delle singole ali.
Dall'Egitto al Capo di Buona Speranza, e dalla costa orientale fin molto innanzi
nell'interno, l'Africa è la patria di questa oca, che sembra invece del tutto
assente dalle coste occidentali di quel continente. Dall'Africa essa è passata a
stabilirsi in Palestina ed in Siria, e si è ripetutamente smarrita in Grecia,
nel sud dell'Italia e in Spagna; in casi isolatissimi, vale a dire per individui
assolutamente casuali e dispersi, la si è talvolta incontrata anche in Francia,
nel Belgio e in Olanda.
Le residenze predilette dell'Oca del Nilo - e ce lo dice del resto il suo
nome - sono stabilite lungo il corso del gran fiume, specialmente laddove le
acque non sono profonde e lasciano emergere isolotti di sabbia e zone fittamente
ricoperte di vegetali acquatici; del resto, essa si acconcia a vivere dovunque
esista una certa abbondanza d'acqua dolce e di vegetazione palustre, e da questi
punti di riferimento si muove per dirigersi verso i campi in cerca di cibo.
Il nutrimento è misto, composto cioè di sostanze vegetali d'ogni sorta e di
qualche animaletto acquatico, difficilmente un pesce, raccolto razzolando nella
fanghiglia. Il nido viene collocato sul terreno soltanto nei casi in cui le rive
siano completamente prive d'alberi e di cespugli: diversamente lo si trova
sempre sui rami, sia pure a poca altezza dal suolo. Per costruirlo, le coppie si
servono dei rami stessi dell'albero che le ospita, nonché di ramoscelli più fini
e di erbe; la conca contiene, nel tempo adatto, da quattro a sei uova di colore
bianco-gialliccio o grigiastro, che vengono covate dalla sola femmina mentre il
maschio svolge un suo proficuo ruolo di guardiano, incaricandosi di affermare,
anche con la forza, la sua assoluta proprietà sul distretto scelto per la
riproduzione.


-^
GIRIA (Nettapus coromandelianus)
La Giria è una delle cosiddette oche nane, caratterizzate cioè soprattutto dalla
mole ridotta, che abitano il sud dell'Asia, l'Africa e l'Australia. Gli altri
loro tratti distintivi sono costituiti dal becco piccolo e alto alla base, dalle
ali fortemente arrotondate e dalla coda tondeggiante e formata da dodici penne.
La nostra specie in particolare misura in lunghezza non più di trentacinque
centimetri, ne ha otto di coda e poco più di quindici d'ala. Il suo abito è nero
sul capo, verde con eleganti riflessi porporini sul dorso, bianco sulla faccia,
sul dietro della testa e su tutte le parti inferiori, con l'eccezione del ventre
e del sottocoda che sono neri con macchie bianche. Il collo è segnato da un
collare nero che ne fascia la parte inferiore, mentre le penne timoniere sono
bruno-nere e le remiganti in parte completamente nere ed in parte macchiate di
bianco e di nero. Il suo occhio è rosso, il becco nero e il piede giallo-ocra
verdiccio.
La Giria è originaria della Penisola indiana, ed è soprattutto frequente
nelle sue parti nord-occidentali. Abita gli stagni ricchi d'erba e di ciperacee,
in stormi mediamente o eccezionalmente numerosi; ed è distinta da una
particolare imperizia nei movimenti sul terreno, mentre sia in acqua che in volo
le sue qualità non appaiono inferiori a quelle delle affini.
CEREOPSIDE (Cereopsis movaehollandiae)
La Cereopside, nota anche con i nomi di Oca Gallina e di Oca Incappucciata, è la
più singolare tra le oche originarie del Continente australiano.
Morfologicamente si distingue per il corpo robusto, per il collo grosso e corto
la testa piccola, il becco molto breve, robusto ed ottuso, ricurvo alla punta e
uniformemente troncato; ha inoltre piedi dotati di tarsi lunghi e dita brevi,
ali molto larghe e coda corta e tondeggiante. Il suo colorito generale è un bel
grigio-cenere dai riflessi brunicci, più chiaro sull'alto del capo e segnato sul
dorso da rotonde macchie di color bruno-nero collocate alla punta delle singole
piume; la metà terminale delle remiganti del braccio, le timoniere ed il
sottocoda sono nero-brunicci, mentre l'occhio è scarlatto, il becco nero e il
piede nericcio. Le femmine si distinguono unicamente per la mole molto più
piccola di quella dei maschi.Diffusa, come s'è detto, nel Continente
australiano, la Cereopside era un tempo molto comune, ma con il trascorrere
degli anni s'è fatta sempre più rara e difficile da scoprire, a cagione delle
enormi stragi che l'uomo ha portato nelle sue file. Il tratto più tipico del suo
modo di vivere è costituito dalla avversione, singolarissima per un uccello
della sua famiglia, verso l'acqua, o quanto meno dalla tendenza a vivere
soprattutto sul suolo asciutto. E' rarissimo, infatti, che essa si induca a
nuotare, mentre si trattiene sulla terra notte e giorno, pascolando nelle ore
del mattino e della sera e riposando, oltre che durante la notte, nelle ore più
calde del meriggio.
La smania amorosa si manifesta in questa specie in modo molto appariscente. I
due sessi fanno udire più spesso del solito il loro singolare brontolìo, il
maschio si aggira intorno alla femmina, la corteggia e sta continuamente sul chi
vive, pronto a battagliare a morte contro ogni intruso. E' la femmina che, in un
secondo tempo, si dedica alla costruzione del nido, - il quale senza essere
un'opera d'arte è però costruito con abilità notevolmente maggiore di quella
normalmente messa in opera dalle altre oche -, ed all'interno della conca depone
poi le sue uova, di colore bianco-gialliccio, dedicandosi da sola alla cova.
ANATRE
Le Anatre costituiscono la famiglia più numerosa dell'ordine dei lamellirostri.
Si distinguono dalle oche soprattutto per avere i piedi più bassi, e dai cigni
per il collo più corto; ed hanno, più in generale, corpo breve, largo oppure
compresso dall'alto al basso, la testa grossa, il becco lungo quanto questa o
anche più corto, egualmente largo in tutta la sua estensione, più o meno alto
alla radice e qualche volta anche rigonfio e dotato di qualche tuberosità. Il
piede, che si salda al tronco molto all'indietro, è basso, piumato fino al
calcagno, dotato di tarsi deboli e di dita riunite da una membrana ampia e
completa, le ali sono strette ed acute e la coda è larga, corta, tondeggiante ed
acuta al termine.Le loro attitudini motorie sono diverse. Certe specie
camminano bene quanto le oche, altre sono invece goffe e pesanti; tutte si
destreggiano abilmente nel nuoto, e sono invece tuffatrici appena mediocri;
nell'aria, poi, si muovono agilmente e con velocità, alzandosi bene sia
dall'acqua che da terra e scorrendo a volte molto in basso, rasente la
superficie dell'acqua e del terreno, a volte ad altezze di decine e decine di
metri. La voce, grata e chiara in alcune specie, in altre è gracidante o
fischiante, ed è quasi sempre diversa nei due sessi.
Lo sviluppo sensoriale appare quasi sempre eccellente, e così pure le facoltà
intellettuali. Le Anatre sono di solito timide e previdenti, astute e
calcolatrici, e la loro prudenza aumenta ancora quando siano riunite in gran
numero; in cattività sanno osservare assai bene il comportamento dei loro
padroni e le diverse circostanze entro cui si trovano a vivere, adattandosi
perfettamente ad esse, e si addomesticano perciò con facilità, divenendo dei
perfetti uccelli da casa e da cortile. Per quanto riguarda il cibo, si può dire
che esso si componga in misura pressoché eguale di sostanze vegetali e di
sostanze animali: in linea di massima le Anatre propriamente dette, la cui
caratteristica più spiccata è la capacità di nuotare, pascolano tra i vegetali
al modo delle oche, mentre le cosiddette tuffatrici preferiscono di gran lunga
il cibo animale. Tutte le Anatre si propagano abbondantemente. E' vero che
vivono, in linea di massima, in monogamia, ma è tutt'altro che raro che i maschi
violino i loro legami e si uniscano ad altre femmine ed anche ad altre specie di
uccelli nuotatori. La nidificazione ha carattere societario, perché, sebbene
ogni coppia si scelga un proprio ambito e cerchi di tenerne lontane le altre, le
femmine costruiscono i propri nidi l'uno accanto all'altro, in luoghi nascosti
oppure, e non tanto di rado quanto si potrebbe pensare, liberamente sul suolo
scoperto.
Anatra della
specie Codone

Anatra della
specie Alzavola

Moretta dal
ciuffo

Un Fischione

CASARCA (Casarca ferruginea)
La Casarca è tipo di un genere particolare i cui caratteri sono dati dalle forme
snelle ed in certo senso simili a quelle delle oche, dalle ali di scarsa
lunghezza e dal colorito quasi eguale nei due sessi. La sua lunghezza si aggira
sui sessanta centimetri; l'apertura alare raggiunge il metro e dieci, mentre la
coda è di diciotto centimetri e l'ala di quaranta. Ha un piumaggio generalmente
colorato di rosso-ruggine vivo, il collo giallo-ruggine, la regione delle guance
bianco-gialla e un esile nastro, visibile soltanto nel periodo degli amori, che
cinge di nero-verde la parte inferiore del collo; le copritrici superiori della
coda, le remiganti e le timoniere, sono di una splendente tonalità nera. I suoi
occhi sono bruno-chiari, il becco nero ed il piede grigio-piombo.La Casarca
ha come centro della sua area di diffusione l'Asia centrale, dalla quale la sua
patria si allarga verso oriente fino ai confini della Manciuria e verso
occidente fino al Marocco. In autunno inoltrato lascia i luoghi in cui nidifica
e si dirige verso il meridione, toccando talvolta, ma solo di passaggio, la
Grecia e il sud dell'Italia, ed andandosi a fermare in India, in Egitto, in
Tunisia e in Algeria; all'inizio della primavera la si ritrova già entro i
confini della sua patria in senso stretto, impegnata nei preparativi della
riproduzione.
Il livello delle attitudini intellettuali della Casarca è molto buono, come
dimostrano la prudenza e la timidezza di cui fa sfoggio nei suoi rapporti con
l'uomo, e la perizia con la quale sa distinguere le circostanze favorevoli dalle
contrarie. La Casarca preferisce decisamente le sostanze vegetali alle animali,
e ama soprattutto aggirarsi nei campi di cereali. Pacifica fino al termine
dell'inverno, l'aprirsi della buona stagione scatena dentro di lei una passione
amorosa delle più violente, che si manifesta nelle aspre lotte combattute tra i
maschi per il possesso di una compagna e di un distretto esclusivo in cui
nidificare. Alla fine di aprile o al principio di maggio le coppie incominciano
ad occuparsi della ricerca di un luogo in cui collocare il nido: non possono
fare a meno, per questo, di una cavità, si tratti di quella d'un albero o di un
incavo rupestre, e per trovarla sono spesso costrette ad allontanarsi parecchio
dal luogo in cui sogliono risiedere, o magari a dividere il posto con altre
specie molto diverse di uccelli. Il nido viene costruito con foglie secche, e
ricoperto di piumino nella cavità interna: vi si possono trovare da quattro a
sei uova di color bianco puro oppure bianco-gialliccio, da cui sgusciano dei
pulcini vispi e mobilissimi, che appena nati si accodano alla madre e la seguono
immediatamente nell'acqua e tra le vegetazioni palustri, impegnati nella ricerca
del cibo. Il loro abito di piumino è piuttosto singolare, grigio-bruniccio sulle
parti superiori ad eccezione di una macchia frontale che è bianca, e bianco
sporco su quelle inferiori.
VOLPOCA (Tadorna tadorna)
Le differenze tra le volpoche e le casarche sono, dal punto di vista
strutturale, abbastanza insignificanti: il becco del maschio si distingue per
una gobba che compare al tempo della propagazione e sparisce completamente dopo
di essa, nonché per la maggior ampiezza della mascella superiore; le ali delle
volpoche sono inoltre un po' più corte di quelle delle affini, e le loro zampe
più piccole.Per quanto riguarda i colori del piumaggio, testa e collo sono di
una lucente tonalità verde-scura, sulle spalle spiccano due grandi macchie nere,
il centro del dorso, le copritrici delle ali, uno spazio sul petto, i lati del
corpo e una parte delle remiganti sono d'un bianco abbagliante; mentre il centro
del petto ed il ventre sono nero-grigi, un largo collare e le remiganti
dell'omero rosso-cannella, il sottocoda gialliccio e le altre remiganti
grigio-nere. La Volpoca ha gli occhi di color bruno-noce scuro, il becco
rosso-carminio e il piede carnicino; la sua lunghezza è di circa sessanta
centimetri, la coda di dieci, le singole ali di trentacinque e l'apertura alare
di novanta.
Sulle coste del Mare del Nord e del Baltico quest'anatra è tra le specie più
comuni della famiglia; verso nord essa arriva all'incirca fino al centro della
Svezia e verso sud fino al Nordafrica, dove durante l'inverno si incontra a
volte in moltitudini incalcolabili; la si è inoltre osservata sulle coste della
Cina e del Giappone, in tutti i maggiori laghi della Siberia e del centro
dell'Asia.
Attratta soprattutto dalle acque marine e salmastre in genere, la Volpoca
cerca tra i vegetali che crescono in loro prossimità la base della propria
alimentazione; ha però bisogno di una certa dose di cibo animale per mantenersi
in buona salute. Il nido viene posto sempre ed esclusivamente nelle cavità del
terreno. A questo proposito, è piuttosto singolare il fatto che la nostra anatra
vada a scegliersi le tane profonde e oscure che le volpi, i tassi e gli altri
animali dello stesso genere scavano per ospitarvi la loro prole, e conviva senza
danno con questi ospiti che, per loro natura, dovrebbero essere portati ad
attaccarla e ad ucciderla. Ciò non succede, viceversa, che in casi molto rari; e
la ragione va probabilmente ricercata nell'estrema decisione con cui la Volpoca
sa difendere sé stessa, le proprie uova ed i propri piccoli contro le altrui
violenze. Sta di fatto, ad ogni modo, che le tane di volpe e di tasso che
scendono nel terreno in prossimità delle rive del mare e dei laghi sono
regolarmente messe a profitto per la deposizione delle uova e l'incubazione; per
favorire le quali in certe località del nord gli stessi abitanti provvedono a
scavare delle cavità artificiali, ammassando nei loro paraggi parecchio
materiale vegetale destinato ad essere usato dalle coppie per l'edificazione del
nido vero e proprio. Le covate comprendono, di norma, da sette a dodici uova: se
l'uomo, come spesso succede, non interviene a sottrarle man mano che vengono
deposte per cibarsene o darle a covare in cattività, esse possono raggiungere il
limite di venti o trenta unità. L'incubazione dura all'incirca per ventisei
giorni, dopo di che la madre conduce i suoi piccoli verso la più vicina zona
acquitrinosa per insegnar loro a muoversi nell'acqua ed a procacciarsi il cibo.
ANATRA VEDOVA (Dendrocygna viduata)
L'Anatra Vedova fa parte, con alcune affini, del gruppo delle anatre con
abitudini arboricole, le quali esteriormente sono distinte dalle forme alte e
snelle, dal collo di media lunghezza, dalla testa ben conformata, del becco
sottile; hanno inoltre zampe alte, ali ottuse e coda corta, rigida e
tondeggiante.Lunga circa quarantacinque centimetri, con coda di sei ed ali di
poco superiori ai venti, la nostra specie si presenta colorata di bianco sulla
faccia e sulla gola, con la fronte e le guance bruno-rossicce l'occipite, i lati
ed il retro del collo neri, l'alto del petto e il basso del collo bruno-rossi, i
lati del petto e il dorso di color giallastro-fulvo con ondulazioni trasversali
e macchie più scure. La parte inferiore del dorso, il centro della coda e tutte
le parti inferiori a cominciare dal petto sono tinti di nero, mentre le
remiganti secondarie sono bruno-olivastre e le primarie, assieme con le
timoniere, nero-brunicce. L'occhio è bruno-rosso, il becco nero e segnato da un
nastro grigio-cenere prima del bitorzolo terminale, e il piede è plumbeo.
L'Anatra Vedova vive in moltitudini sterminate nei luoghi paludosi delle
steppe dell'America meridionale, e si incontra in gran numero nelle analoghe
località dell'ovest e del sud del Continente africano. Si distingue dalle affini
sin qui nominate per il camminare facile, che richiama alla mente quello delle
oche, e per il volo che, al contrario, è piuttosto faticoso e pesante.
GERMANO REALE o ANATRA SELVATICA (Anas platyrhynchos)
Fra tutte le anatre, la più importante per noi è il Germano Reale o Anatra
Selvatica, capostipite della nostra razza domestica. Con alcune altre specie ha
per caratteri esteriori il corpo robusto, il collo corto, il becco largo, poco
convesso e con la punta assai ricurva; possiede inoltre zampe di media altezza
che si innervano alla metà del tronco, ali abbastanza lunghe e coda
tondeggiante, le cui copritrici superiori si arricciano verso l'alto.Sulla
testa e sull'alto del collo, il piumaggio del Germano Reale è verde; il bruno
predomina viceversa sul davanti del petto e sulla parte superiore del dorso,
mentre le spalle sono bianco-grige, l'alto dell'ala è grigio, la parte inferiore
del dorso grigio-nera come il groppone e le parti inferiori finemente marezzate
di nericcio sul fondo bianco-grigiastro. Uno stretto collare bianco separa il
verde del collo dal bruno-castano del davanti del petto, le copritrici superiori
sono di color verde-nero, le inferiori nero-velluto e le penne remiganti
grigio-cupe. L'occhio è bruno-chiaro, il becco giallo-verde ed il piede
rosso-pallido. In lunghezza, il maschio raggiunge i sessanta centimetri, ne ha
otto di coda e quasi trenta per ciascuna delle due ali.
Quasi sempre nascosto, e raramente impegnato a muoversi nelle acque aperte,
il Germano Reale mostra nel suo fare, nell'indole e nei costumi analogie
strettissime con le sue discendenti, le anatre domestiche, rispetto alle quali
lo si direbbe soltanto più vivace e scattante, come s'addice, per l'appunto, ad
un animale che gode di tutta la sua libertà. Cammina, nuota, si tuffa e vola
come e meglio dell'anatra domestica, ed ha precisamente la sua stessa voce, cioè
il sonoro quach della femmina ed il cupo quech del maschio, e tutti gli altri
suoni consimili che esprimono a volta a volta il richiamo, la paura o l'affetto.
I suoi sensi sono ben sviluppati, e così pure le facoltà intellettuali: il
Germano Reale sa osservare esattamente le circostanze esterne, e regola su di
esse il proprio comportamento, mostrando in generale una notevole previdenza e
diventando timido e sospettoso qualora s'accorga di essere perseguitato. Non
appena sono rientrati in patria, gli stormi di germani si dividono, ed
incominciano i corteggiamenti e le battaglie dei maschi per il possesso d'una
compagna. I membri di ciascuna coppia stanno molto uniti tra di loro; questo non
esclude tuttavia che la grande passione amorosa da cui sono dominati li induca a
violare i legami di una stretta fedeltà. Avvenuto l'accoppiamento, i coniugi si
cercano un posto acconcio per la collocazione del nido: si tratta di lembi di
terreno protetti dai cespugli o da altre piante, vicini all'acqua o anche
abbastanza lontani da essa, oppure di un vecchio nido altrui rinvenuto sui rami
d'un albero. Nel primo caso i germani procedono con grande circospezione nel
costruire il nido, nel secondo omettono qualunque cautela. Steli secchi, foglie
ed altre sostanze vegetali lassamente riunite, e rese più morbide nella conca
interna mediante la deposizione d'una certa quantità di piumino, raccolgono le
otto-sedici uova di cui ciascuna covata si compone, colorate di bianco-grigio.
L'incubazione dura per circa ventotto giorni: ad essa provvede, con estrema
cura, la sola madre, che riscalda poi per un paio di giorni i piccoli appena
sgusciati, e successivamente li conduce in acqua per insegnar loro a nuotare ed
a procacciarsi il cibo, difendendoli con amore infinito da ogni minaccia,
comprese quelle che potrebbero arrivare dall'uomo. I nuovi nati crescono molto
rapidamente, e dopo circa sei settimane sanno già volare. A tutte queste
operazioni il maschio non partecipa. Da quando la femmina ha incominciato a
covare, esso si allontana e si aggira nel padule in cerca di avventure e di
novità; si riunisce alla famiglia soltanto verso l'autunno, quando si avvicina
il momento di intraprendere la migrazione. Danni veri e propri, i germani reali
non ne provocano. Mangiano qualche quantità di pesce, ma non si indirizzano che
verso le specie minori e poco pregiate. Devono viceversa guardarsi da parecchie
situazioni pericolose, e da molti temibili avversari.
SPOSINA (Aix sponsa)
Il genere rappresentato da questa bella anatra è distinto dal tronco snello, dal
collo non molto lungo né sottile, dalla testa voluminosa e provvista d'un ciuffo
di penne, dal becco corto, snello, con il bitorzolo terminale fortemente ricurvo
e ripiegato sulla mascella inferiore; ha poi i piedi brevi e robusti che si
annettono al corpo molto all'indietro, le ali non gran che lunghe, strette ed
acute, e la coda forte, lunga, larga e tondeggiante.Lungo oltre quaranta
centimetri, il maschio della Sposina ha quasi settanta centimetri d'apertura
alare, dieci di coda e venti d'ala; il suo abito è di color verde-scuro lucente
sul capo e nella regione delle guance, tra il becco e gli occhi, mentre i lati
della testa ed una grande macchia ai lati del collo sono di tinta
verde-porporina con splendori azzurrognoli, il ciuffo è verde-oro ed ornato da
due strette strisce bianche. L'alto del petto presenta, sul fondo bruno-castano
vivace, delle delicate macchie bianche a forma di goccia; le scapolari, le
remiganti primarie e le timoniere sono rispettivamente azzurro-porporine, verdi
e nero-velluto splendenti; la parte posteriore del dorso e le copritrici
superiori della coda sono tinte di verde-nericcio; il sottocoda è bianco e lo
stesso colore si ritrova sul mento, sulla gola ed in un nastro che circonda
l'alto del collo, sul centro del petto e sul ventre. La Sposina ha poi gli occhi
rosso-vivi, le palpebre aranciate, il becco biancastro ma con la radice
rosso-bruniccia e la punta nera, ed il piede giallo-rossiccio.
A partire dalla Nuova Scozia ed andando verso sud, la Sposina è diffusa in
tutti gli Stati Uniti, e nel corso delle regolari migrazioni stagionali visita
l'America centrale e le Indie Occidentali; negli stati centrali si limita a
compiere delle semplici escursioni, avendo l'abitudine di non allontanarsi da
quelle località dove le acque non gelano e consentono perciò il costante
reperimento del cibo.
Quand'è libera, la Sposina si nutre di grani e di semi, delle tenere sommità
di parecchie piante acquatiche, di pesciolini, vermi, insetti, rettili e piccoli
vertebrati. In cattività si accontenta di grani e di pesci, adattandosi
rapidamente a qualsiasi cibo che l'uomo giudichi conveniente somministrarle.
Normalmente riunite in stuoli molto numerosi, queste anatre all'incirca nel
mese di marzo incominciano a sentire i richiami della passione amorosa e si
sciolgono in coppie. E' proprio nel periodo che precede la riproduzione, e
durante questa, che si vengono manifestando i tratti più piacevoli della loro
indole. Gli approcci amorosi si svolgono normalmente in acqua, e si assiste alle
curiose e sfrenate evoluzioni del maschio che cerca di interessare a sé la
compagna e di farla innamorare, nel contempo tenendosi pronto a respingere gli
attacchi dei suoi simili intenzionati a disturbarlo. Una volta formate, le
coppie vivono in strettissima unione, manifestando reciprocamente una grande
tenerezza. Incominciano poi a preoccuparsi di rintracciare un sito idoneo alla
collocazione del nido: è raro che lo trovino sulle erbe galleggianti o su quelle
che circondano le acque; di solito si dirigono verso le cime degli alberi e,
scorrendo con estrema abilità lungo i rami ed i tronchi, vanno in cerca di
opportune cavità, mettendo a profitto quelle scavate dal picchio imperiale o
dagli scoiattoli. Il nido viene costruito apportando svariati materiali erbosi,
sui quali alla fine avviene la deposizione di sette-dodici uova colorate di
bianco o di gialliccio. Il maschio resta accanto alla femmina finché questa non
abbia portato a termine l'intera covata, dopodiché si allontana e va ad unirsi
agli altri compagni, tenendosi ritirato per tutto il periodo di tempo che gli è
necessario per compiere la muta: alla sola madre incombono perciò i compiti
dell'incubazione, dell'istruzione e del primo allevamento della prole, compiti
che essa svolge con infinita cura ed amorevolezza, badando ad allontanare dal
capo dei deboli figli ogni possibile minaccia. Di solito in ottobre il maschio
ha ripreso il suo aspetto migliore, e s'è rivestito dello splendido abito
nuziale: allora si riunisce alla famiglia già abbastanza cresciuta, e le reca il
contributo della propria collaborazione.
ANATRA MANDARINA (Dendronessa galericulata)
Rispetto alla sposina, quest'anatra non presenta che delle differenze marginali,
e riscontrabili soltanto nell'abito nuziale del maschio: la si considera perciò
una sua stretta affine. Gli elementi distintivi sono dati da una specie di
collare laterale a foggia di giubba o di criniera, e da due sorta di ventagli,
dovuti alle remiganti dell'omero allargate e rivolte verso l'alto, presenti
negli individui di sesso maschile. L'Anatra Mandarina è originaria dell'oriente
asiatico, ed in particolare della Cina e del Giappone; le migrazioni invernali
la portano fino al sud della nazione cinese, nella quale essa è tenuta in gran
pregio e considerata, in certi casi, poco meno che un portafortuna.MESTOLONE
(Spatula clypeata)
Il Mestolone, o Fagiano di Mare, è il tipo di un genere avente per carattere più
spiccato il becco grande, posteriormente stretto, anteriormente molto allargato,
convesso, molle e finemente dentellato. Misura in lunghezza circa quarantasei
centimetri, ne ha cinque di coda, poco più di venticinque d'ala e settantacinque
d'apertura alare. L'abito del maschio, molto variopinto, è verde-scuro sul capo
e sull'alto del collo, grigio-chiaro sulla parte superiore del dorso, sulle
scapolari e sul basso e sul retro del collo stesso bianco sull'ingluvie e sulle
più alte copritriuperiori dell'ala e azzurro-chiaro sulle altre copritrici; la
parte inferiore del dorso ed il groppone sono nero-verdi, il petto ed il ventre
bruno-castani, il sottocoda nero le remiganti grigio-brune, le timoniere
centrali brune con margini bianchicci e le laterali più o meno bianche. L'occhio
è giallo, il becco nero ed il piede giallo-rosso. Le femmine si distinguono per
essere segnate, sul fondo generalmente grigio-giallo, da numerose macchie scure,
ed inoltre per avere la parte superiore dell'ala di colore grigio e il becco
giallo-verde con i margini di tonalità rosso-pallida. Il Mestolone si trova in
tutte le zone temperate, mentre è assente, o si incontra solo come individui
dispersi, nell'estremo nord.Rispetto alle anatre che gli europei usano
incontrare più di frequente, questa è distinta soprattutto dall'eleganza e dalla
vistosità dell'abito, mentre nei modi di vita le analogie con le specie affini
sono numerosissime. Anche il Mestolone è un agile camminatore, nuota con
destrezza e celerità, non tuffandosi tuttavia che in caso di bisogno, e vola
veloce e leggero; possiede inoltre una voce assai simile ad un gracidìo. Molto
di rado, anche nelle stanze invernali, si unisce in grandi società, preferendo
tenersi in famiglie non troppo numerose; è di natura aperta e confidente anche
nei riguardi dell'uomo, e la timidezza insorge in lui soltanto in primavera -
probabilmente perché in quest'epoca i maschi si rendono conto che il loro abito
vistosissimo li espone alla vista ed agli agguati di tutti - oppure in caso di
prolungate e pericolose persecuzioni.
Attive dal crepuscolo fino a notte inoltrata, e spesso fino al mattino
seguente, queste anatre trascorrono volentieri le ore diurne riposando, ferme su
di una sola zampa oppure accoccolate sul terreno. La loro attività principale,
naturalmente, consiste nella ricerca del cibo, che si compone di vermiciattoli
d'ogni fatta, insetti, larve, uova di pesci, rane, chiocciolette e simili;
rovistando nelle liquide fanghiglie si procurano inoltre una quantità di piccoli
esseri ivi viventi e non ancora ben decifrati, anche perché nel ventricolo degli
individui uccisi è estremamente difficile riconoscerli. Quest'ultimo tipo di
alimentazione deve avere per i mestoloni una essenziale importanza, tant'è vero
che gli esemplari tenuti in cattività, nonostante si cerchi di somministrare
loro un cibo il più possibile vicino a quello naturale, sono destinati ad una
morte lenta ma inesorabile, proprio come se loro mancasse qualche vitalissima
componente dietetica. Altra cosa certa è che il Mestolone non ha che una
scarsissima inclinazione per il cibo d'origine vegetale.
Le zone in cui queste anatre nidificano sono stabilite nelle grandi ed aperte
paludi, a partire dal settentrione della Germania e procedendo verso nord. Qui
esse arrivano, di ritorno dalle sedi invernali alla fine di marzo o al principio
d'aprile, e subito i maschi si danno ad inseguire le femmine e ad azzuffarsi per
il possesso esclusivo d'una di esse, prolungando queste diatribe intestine fino
a che la scelta definitiva sia stata operata e le singole coppie possano
ritirarsi nel loro angolo di palude per procedere alle operazioni della
riproduzione. La fedeltà non è molto spiccata tra i mestoloni: anch'essi
appaiono dominati da una smania amorosa prepotente, che li porta ad insidiare le
compagne altrui e ad interessarsi anche delle femmine di specie diversa, spesso
oggetto di estemporanee unioni amorose. Formato di cannucce, di erbe secche e di
giunchi ordinatamente intessuti, il nido si trova tra le erbe ed i cespugli che
circondano le paludi, in prossimità dell'acqua, oppure in siti analoghi ma
distanti dalle onde e addirittura nei campi coltivati circostanti.
ANATRA MUSCHIATA (Cairina moschata)
Ha corpo cilindrico e allungato, collo snello, becco relativamente lungo e
forte, nodoso alla base e munito d'un bitorzolo terminale largo e corto, redini
nude occupate da una grande caruncola, piedi robusti, ali corte e coda forte,
tondeggiante e composta di diciotto penne. La sua lunghezza si aggira sugli
ottanta centimetri; la coda è di diciotto centimetri, l'ala di trentacinque e
l'apertura alare di quasi un metro e venti. L'abito dell'Anatra Muschiata di
sesso maschile è verde-bruniccio sul capo, verde metallico con riflessi
porporini sul dorso, sulle ali e sulle altre parti superiori, mentre le
remiganti sono verdi con splendori d'acciaio, le copritrici dell'ala pure verdi,
le parti inferiori bruno-nericce ed il sottocoda, in particolare, di una
splendente tonalità verde.L'occhio è giallo, la parte nuda delle redini
nero-bruniccia, la caruncola d'un rosso-cupo segnato da qualche macchia nera; ha
poi il becco nericcio, ornato dinanzi alle narici da una fascia trasversale
bianco-azzurrognola e sulla punta colorato di un pallido rosso-carne. Le femmine
si differenziano soltanto per la mole notevolmente ridotta.La patria di
queste anatre comprende gran parte del Continente sudamericano, dal Paraguay
fino alle Guiane: per risiedere esse scelgono le foci dei fiumi che sboccano al
mare non meno dei corsi d'acqua interni e dei paduli delle savane spingendosi
dalle pianure fino ad elevazioni di circa cinquecento metri. Sono di abitudini
crepuscolari.
Abili e disinvolte nei movimenti, le anatre muschiate sono in particolare
capaci di un volo straordinariamente veloce, che si accompagna sempre con un
rombo cupo e forte provocato dai movimenti delle ali. Nell'epoca della
riproduzione, che si svolge con due successive incubazioni, l'una nel maggio e
l'altra nel settembre, i maschi si combattono selvaggiamente, e spesso i luoghi
che hanno ospitato queste zuffe si trovano coperti delle loro piume. Le cure
della prole sono affidate, secondo l'uso, soprattutto alla madre, che le svolge
con encomiabile solerzia. Forniti di carni molto pregiate, questi uccelli sono
fatti segno alle attenzioni dei cacciatori, sia indigeni che europei.
Anatra
muschiata

FULIGOLE
Comprese, fino a non molto tempo addietro, nella famiglia delle anatre, le
Fuligole se ne discostano in realtà abbastanza decisamente, poiché le loro
differenze rispetto ad esse non sono inferiori a quelle che hanno giustificato
la separazione delle anatre dalle oche e dai cigni. Si tratta di lamellirostri
dal corpo corto, largo e massiccio, con i piedi saldati al tronco molto
all'indietro, il collo corto e grosso, la testa voluminosa e il becco di
mediocre lunghezza, ordinariamente largo, munito di corta dentatura e qualche
volta rigonfio alla base. Le loro gambe sono corte piumate fino al calcagno e in
massima parte comprese nella pelle dell'addome; le dita anteriori non solo sono
riunite tra di loro mediante una grande palmatura, ma in certo modo lo sono
anche con il posteriore, tramite un margine membranoso.Assai abili nel
tuffarsi, le Fuligole preferiscono le acque profonde e libere a quelle basse e
segnate dalla presenza delle piante acquatiche. Così, per la maggior parte
dell'anno vivono nel mare, non cercando le acque dolci che nel periodo della
riproduzione.
Dell'acqua, in ogni caso, hanno un bisogno essenziale, poiché essa è
l'elemento in cui possono destreggiarsi a loro maggior agio: sul terreno,
infatti, a causa delle gambe saldate molto all'indietro, si muovono male,
essendo costrette a stare molto rialzate per tenere il corpo in equilibrio, per
cui ne viene un moto tentennante che le stanca assai presto. Anche in aria si
stancano rapidamente, ancorché vi scorrano con velocità, mentre nel liquido
elemento sono di un'abilità largamente superiore a quella delle famiglie
precedentemente menzionate. Nuotano con destrezza e velocità, sono in grado di
inabissarsi istantaneamente verso il fondo e di tenersi sott'acqua per periodi
di tempo abbastanza prolungati. Sul fondo fangoso raccolgono la maggior parte
del loro cibo, che è principalmente a base animale, almeno per la maggior parte
della specie. Esso comprende molluschi, vermi, crostacei, pesci e simili, quando
viene rintracciato nelle acque marine, oppure insetti, vermiciattoli ed altri
animaletti viventi nelle acque dolci. La voce delle Fuligole si distingue da
quella delle anatre per essere più stridente che gracchiante. Quanto a livello
sensoriale ed a capacità intellettuali, esse non sembrano meno favorite delle
affini più prossime.
Il processo di riproduzione si verifica spesso societariamente, in vere e
proprie colonie. A volte due femmine della stessa specie si dividono persino il
nido, e quindi covano di comune accordo e collaborano nell'allevare la prole,
senza far distinzioni tra la propria e l'altrui. Il loro istinto materno è così
forte che in certi casi si rubano a vicenda le uova, oppure cercano di chiamare
a sé i piccini estranei per allevarli.

Guadagnare navigando.
Guadagnare navigando! Acquisti prodotti e servizi.
Guadagnare acquistando online.

-^
EDREDONE (Somateria mollissima)
Il primo posto nella famiglia delle fuligole spetta all'Edredone o Somateria,
che non è solamente il maggiore, ma anche il più bello e più utile
rappresentante di essa. Di mole notevole, questo uccello è inoltre distinto dal
becco molto snello, lungo, in alcune specie rigonfio e dotato di un bitorzolo
terminale così largo da abbracciare tutto il margine della mascella superiore;
di piedi bassi a lunghe dita e a pianta larga, di ali non eccessivamente lunghe
con le remiganti dell'omero piegate verso il basso sulla parte anteriore
dell'ala stessa, ed infine di coda tondeggiante formata di quattordici penne.
Tutte le specie si assomigliano, e tutte abitano il nord della Terra: ci
soffermeremo perciò diffusamente solo sulla prima di esse, dedicando alle altre
qualche cenno descrittivo dell'aspetto esteriore.L'Edredone propriamente
detto arriva in lunghezza ai sessanta centimetri, ed ha otto centimetri di coda
e un metro d'apertura alare. Il suo abito è colorato di bianco sulla sommità del
capo, sul collo, sul dorso e sulle copritrici superiori dell'ala; sul davanti
del petto è soffuso di rossiccio, mentre è nero sulla fronte, sulle tempie sulla
parte inferiore del dorso e sul ventre. Le remiganti e le timoniere sono
nero-brunicce, e dello stesso colore sono anche gli occhi, mentre il becco è
giallo-verdiccio e il piede verde-olivastro. Questa distribuzione di colori è
caratteristica dell'abito nuziale del maschio, che però, dopo il tempo della
cova, subisce una muta al termine della quale si presenta molto più dimesso e
privo di ornamenti, con un colore generalmente tendente ai toni grigi e nericci.
Le femmine, che sono di mole minore, sono quasi completamente di un colore
tendente al giallo-ruggine, con macchie longitudinali brune alla testa ed al
collo e macchie semilunari e trasversali sulle altre parti.
L'Edredone è uccello marino nel pieno senso della parola: sul terreno si
muove difficoltosamente, e spesso incespica e cade; il suo volo è del pari
malagevole, e si mantiene sempre a poca altezza dall'acqua. In quest'ultimo
elemento, invece, l'uccello appare il più abile e spedito dell'intera famiglia,
nuota con elegante agilità e si sprofonda fino a quaranta metri sotto la
superficie, riuscendo a resistere in immersione anche per qualche minuto. Tutti
gli edredoni incominciano a covare piuttosto tardi, non mai prima della fine di
maggio e più spesso in giugno ed in luglio. Per farlo, si riuniscono di solito
in certe piccole isole coperte da bassi cespugli, alle quali è facile approdare:
le coppie si separano dalla moltitudine, e si dirigono dondolando verso la zona
in cui intendono nidificare. In questo periodo la loro indole, e soprattutto
quella delle femmine, sembra mutare radicalmente: al posto dell'originaria
timidezza subentra, nei confronti dell'uomo, la più grande confidenza. In molte
località è l'uomo stesso che prepara alle coppie dei siti adatti per collocarvi
il nido; altrove esse ne vanno a cercare di naturali, spesso avvicinandosi
moltissimo alle case dei pescatori; ed è tutt'altro che raro che penetrino anche
tra di esse, e addirittura al loro interno, mettendo a profitto stanze e stalle
per procedere alla deposizione delle uova ed all'incubazione. L'uomo può
liberamente aggirarsi tra queste colonie nidificanti, può accarezzare la femmina
mentre cova, addirittura sollevarla dal nido per constatare lo stato delle uova:
l'uccello ben difficilmente si spaventa e fugge. Inizialmente il maschio
accompagna sempre la femmina in tutte le escursioni a piedi, nei movimenti cioè
tra le rive del mare, che vengono raggiunte normalmente al mattino per le
esigenze della nutrizione, ed il luogo scelto per porvi il nido: ma quando la
covata è completa se ne allontana, e si rifugia in alto mare in compagnia degli
altri maschi, componendo degli stuoli che costituiscono come delle curiose
ghirlande intorno alle isolette su cui le femmine stanno covando. Il nido è di
struttura molto semplice, formato di sottili ramoscelli, erba, paglia ed altri
simili materiali facilmente reperibili: più esso è grossolanamente intessuto,
più abbondante è la quantità di piumino con cui la conca interna, destinata a
ricevere le uova, viene rivestita. Questo piumino è molto importante per gli
uomini del nord, che al termine dell'incubazione se ne impadroniscono e ne fanno
un vero e proprio commercio. Le covate possono variare in numero tra quattro e
dieci uova: di norma se ne trovano però sei o otto, e sono di forma
schiettamente ovale e di colore verde-sporco o verde-grigio. L'incubazione,
naturalmente, è compito della sola femmina, che lascia le sue uova solo una
volta al giorno, nelle ore del mattino, per andarsi a procurare il cibo, e ne
raccoglie in grandissima quantità, rimpinzandosene letteralmente, in modo da non
subire gli stimoli della fame fino al mattino seguente.
I piccoli edredoni vengono alla luce dopo circa venticinque giorni, se tutto
procede regolarmente. Sono piccole ed amabilissime creature, interamente
rivestite d'un piumino variopinto, e subito in grado di correre, di nuotare e di
tuffarsi. Spesso per giungere al mare hanno bisogno di superare distanze
abbastanza notevoli: in questi casi, l'uomo aiuta la piccola famiglia, e porta i
piccoli verso l'acqua ponendoli in un cesto, mentre la madre lo segue
tranquillamente, sapendo di non aver nulla da temere.
EDREDONE ELEGANTE (Somateria spectabilis)
L'Edredone Elegante presenta, intorno alla gibbosità laterale del becco, una
finissima striscia nera; un'altra striscia dello stesso colore parte dalla
radice della mascella inferiore e discende lungo i lati del collo. Il suo capo è
grigio, la guancia verde-mare, il collo bianco, il davanti del petto
carnicino-chiaro; il centro e la parte inferiore del dorso sono bianchi, così
come le copritrici dell'articolazione dell'ala, mentre tutte le altre penne sono
nere. L'occhio è bruno, il becco rosso ed il piede rossiccio. La femmina si
distingue dalle specie affini per essere di un colore bruno-rosso chiaro.
EDREDONE DI STELLER (Somateria stelleri)
L'Edredone di Steller è più piccolo dei precedenti, ma ancor più elegante di
essi. Ha la testa, la nuca ed i lati del collo bianchi, una macchia sulla fronte
ed un nastro che attraversa la regione occipitale, verdi, un cerchio intorno
all'occhio il davanti ed il retro del collo, il dorso, la coda e le punte delle
remiganti, nere; le copritrici superiori dell'ala e le scapolari sono bianche
con striature longitudinali azzurro-cupe, mentre le parti inferiori, fino al
centro dell'addome che è tinto di bruno-nero, sono bruno-gialle. L'occhio è
bruno, il becco grigio, il piede grigio-verde. Nelle femmine domina un colore
fondamentale bruno-ruggine.GERMANO DI MARE od ORCO MARINO (Oidemia fusca)
E' la specie più frequente in un genere avente per caratteri il becco piuttosto
lunghetto, largo, rigonfio verso la fronte, i piedi e le dita molto lunghi, le
ali di mediocre misura e la coda conica, formata di quattordici penne. Il
Germano di Mare può arrivare in lunghezza a sessanta centimetri, ne ha otto di
coda, trenta d'ala e cento d'apertura alare. Il maschio è di colore generale
nero-carbone, con una macchia bianca sotto l'occhio e un'altra sull'orecchio; ha
poi il becco rosso, nero però ai margini ed alla radice, il piede
rosso-carnicino pallido e l'occhio bianco-perla.Patria di questi uccelli è
l'estremo nord: essi non covano mai, o solo per eccezione, al di fuori del
circolo polare. Dal nord della Scandinavia andando verso levante, li si incontra
in tutte le regioni convenienti fino all'America: sembrano tuttavia assenti
dall'Islanda e dalla Groenlandia, mentre sono comuni in Russia e in Siberia.
Nelle loro migrazioni raggiungono di solito le coste del centro d'Europa, dalle
quali si ritirano tuttavia assai presto, prima di tutti gli affini, riprendendo
la via del nord. In casi rari ed eccezionali può accadere che il limite delle
migrazioni si sposti più a sud, e tocchi anche la Grecia, la Spagna e l'Italia.
I molluschi, specie quelli provvisti di conchiglia, costituiscono il cibo
prediletto del Germano di Mare. Nei luoghi in cui cova raccoglie anche insetti,
vermi e qualche pesciolino, ma, appena può, fa qualche puntata verso il mare per
rintracciarvi l'alimento preferito; non si può dire tuttavia che disdegni del
tutto le sostanze vegetali. I nidi di questa fuligola si trovano già piuttosto
regolarmente intorno ai laghi montani della Norvegia; procedendo verso nord, è
difficile non incontrarlo tra le acque dolci dello stesso genere, sempre,
beninteso, a non troppa distanza dal mare. La località in cui è riposto può
essere un opportuno nascondiglio nei cespugli, un anfratto tra le alte erbe o
tra i giunchi: e si tratta in ogni caso d'una costruzione lassamente intessuta
con steli, fusti e foglie, nella cui conca, rivestita dalla femmina di morbide
piume, si possono trovare nel tempo adatto da otto a dieci uova di delicata
tonalità bianco-gialliccia. I nuovi nati si trattengono nello stagno che li ha
visti venire alla luce fino a che non abbiano imparato a volare, dopodiché
prendono la via del mare e non ritornano alle acque dolci che per brevi puntate:
se poi la stagione si fa inclemente, verso la fine d'ottobre abbandonano del
tutto la regione in cui sono nati.
MORIGLIONE (Aythya ferina)
Questo volatile bello e robusto, dotato d'un becco mediocremente lungo e non
rigonfio alla base, di piedi corti dalla pianta larga, di ali mediamente estese
ed acute, è la specie più nota tra quante compongono la famiglia delle fuligole.
La sua lunghezza è di circa quarantasette centimetri, la coda ne misura cinque,
l'ala ventitré e l'apertura alare settantacinque. L'abito del maschio è di un
bel bruno-rosso sulla testa e sul davanti del collo, nero sulla parte anteriore
del petto, grigio-arancio pallido sul dorso e sui fianchi, segnati inoltre da
ondulazioni trasversali molto delicate, nero sul sottocoda e bianco-grigio sulle
parti inferiori; le copritrici delle ali sono grigio-cenere, e le remiganti e le
timoniere semplicemente grige. L'occhio è giallo, il becco nero alla radice ed
ai margini ed azzurro nelle altre parti, il piede grigio-verdiccio. Le femmine
hanno la testa ed il collo di color bruno-grigio-rossiccio; il dorso, il petto
ed i fianchi sono ornati di macchie scure e poco appariscenti sul fondo
grigio-gialliccio, mentre la parte centrale del petto ed il ventre sono
grigio-bianchi e le ali grigio-cenere. Il maschio, quando non riveste l'abito
nuziale, assomiglia alla compagna, con la sola differenza che tutti i suoi
colori sono più neri e le piume del dorso sono grigio-cupe. Dal Circolo Polare
Artico fino al Tropico corrispondente, in tutta la parte settentrionale della
zona temperata, il Moriglione non è assente in nessuna delle località che gli
sono congeniali, ed in esse è localizzata la sua patria: vi compare regolarmente
nel mese di marzo, e le abbandona di solito in ottobre o in novembre,
dirigendosi verso il meridione dei rispettivi continenti nonché, quando parta
dall'Europa, verso il nord dell'Africa. Questi viaggi si compiono per lo più di
notte, con gli uccelli riuniti in grandi stuoli confusi quando si tratta di
raggiungere le sedi invernali, oppure riuniti in piccole società od anche in
coppie sulla strada del ritorno. I luoghi che il Moriglione si sceglie per
risiedere sono i laghi d'acqua dolce, i grandi stagni oppure le paludi che
presentino acque scoperte, ampie e di qualche profondità.Durante l'estate il
Moriglione si attiene ad una dieta molto variata, nella quale entrano in misura
preponderante le sostanze vegetali, senza che, peraltro, quelle animali ne siano
del tutto escluse; queste ultime divengono essenziali durante le migrazioni, dal
che deriva l'ingrato sapore d'olio di pesce che viene assunto dalle carni, nel
resto dell'anno saporitissime. La cova di questi uccelli incomincia piuttosto
tardi, raramente prima di maggio, ed il nido viene per lo più collocato in
prossimità delle acque nelle quali essi vivono, tra le canne e le ciperacee. Si
tratta del consueto intreccio non molto accurato di materie vegetali, con la
conca piuttosto profonda e rivestita opportunamente di morbido piumino. Il
maschio resta accanto alla compagna fino a che essa non abbia portato a termine
la deposizione delle uova, il cui numero varia normalmente da otto a dieci ed il
cui colore è grigio o anche verdiccio-oliva; quando l'incubazione ha inizio, il
capofamiglia si allontana e va ad unirsi agli altri maschi, senza più curarsi né
della compagna, né della prole.
Dopo ventidue o ventitré giorni le uova si aprono e vengono alla luce i
piccini, già perfettamente in grado di nuotare e di muoversi, sia pure
pesantemente, sul terreno: la madre li assiste amorevolmente, ed essi si
sviluppano con celerità. Imparano tuttavia a volare soltanto dopo essere
completamente cresciuti, ed a partire da questo momento, il padre si riunisce
alla famigliola portandola a far parte dei grandi branchi che si vanno
preparando al viaggio di migrazione invernale. Oltre agli uccelli da rapina, che
insidiano sia gli individui adulti che le nidiate, anche l'uomo è uno dei nemici
più assidui del Moriglione, attratto com'è dalla bontà delle sue carni.
GOBBO RUGGINOSO (Erismatura leucocephala)Il Gobbo Rugginoso ha la testa
bianca e macchiata di nero, colore che si ritrova nel collare e sulla gola; la
parte inferiore del collo e l'ingluvie sono bruno-castano con fini ondulazioni
nere, il dorso è giallo-grigio con ondeggiature pure nere, le parti inferiori
sono giallo-ruggine e bianco-grigiastre, le remiganti grige e le timoniere nere.
L'occhio è giallo-ruggine, il becco grigio-azzurro, il piede grigio-rosso. Le
misure: quarantasei centimetri circa di lunghezza, dieci o poco più di coda,
quindici d'ala e oltre sessanta d'apertura alare. Le femmine si distinguono per
essere più piccole, più variegate e, in complesso, meno belle dei compagni.
L'Asia centrale, il nord-ovest dell'Africa ed il sud e il sud-est d'Europa (ma
in Spagna è rarissimo, e così pure in Italia, mentre lo si incontra abbastanza
facilmente nella Sardegna) sono la patria del Gobbo Rugginoso, che non è
frequente in nessuna regione, eccettuati i laghi piccoli e grandi del centro
dell'Asia. Le sedi che sceglie per risiedere sono le stesse che abbiamo indicato
parlando degli affini, e così pure i modi di vita ed i vari tipi di movimento.
E' agile soprattutto nell'acqua, dove scorre e si tuffa con grande destrezza,
mentre sul terreno appare impacciato e in volo si sposta lentamente e
faticosamente. Anche per quel che riguarda il cibo ed i modi di riproduzione non
ci sono da segnalare differenze di rilievo.
SMERGHI
Gli Smerghi si distinguono dai lamellirostri fin qui esaminati per il corpo
snello, il collo non molto lungo ma sottile, la testa voluminosa e per lo più
ornata da un ciuffo, il becco lungo, fine, con i margini affilati, rivolto
all'insù e provvisto di un potente uncino; hanno, inoltre, piedi bassi ed
attaccati molto all'indietro, con le dita grandi di cui il posteriore porta,
come quello delle fuligole, un ampio lobo membranoso; ali molto acute e coda
corta, larga e tondeggiante, formata di sedici o diciotto penne.Tutti gli
Smerghi appartengono alle regioni settentrionali del globo, e sono uniformemente
distribuiti nelle metà orientale ed occidentale, con le singole specie che si
trovano ad abitare tanto il nuovo che il vecchio mondo. Il freddo intenso li
scaccia dall'estremo nord e li obbliga a compiere delle migrazioni che li
conducono di solito nel nord della Germania, più di rado nel sud d'Europa e,
naturalmente, alle corrispondenti latitudini d'Asia e d'America. Compiono questi
viaggi per lo più seguendo il corso dei fiumi fino a trovare delle acque non
gelate; ed a seconda delle regioni abitate si comportano da uccelli di passo,
migratori o escursori. Per quanto riguarda i movimenti, i membri di questa
famiglia sono dei pessimi, barcollanti camminatori, degli eccellenti nuotatori e
tuffatori, ed hanno un volo leggero e celere, simile a quello delle anatre anche
per l'abitudine di assumere in aria un certo ordinamento. La loro voce è un
notevole stridìo che, emesso in toni diversi, può dare, qualche volta, risultati
abbastanza armoniosi.
Il loro cibo è costituito dai pesci e dagli altri animali acquatici, piccoli
rettili, crostacei ed insetti; le sostanze vegetali, anche se non
categoricamente escluse, occupano tuttavia una posizione secondaria. La
riproduzione si verifica in modi abbastanza vicini a quelli delle anatre: il
nido viene costruito sul terreno o sotto i cespugli, sui rami o nelle cavità
degli alberi, a volte mettendo a profitto quello vecchio di un altro uccello; le
coppie vivono in stretto coniugio, mettono poco impegno nella tessitura del
nido, e si occupano della prole con tenerissimo amore. Da sette a quattordici di
numero, le uova sono di colore generalmente bianco-verdiccio-grigio, vengono
covate dalla sola femmina, mentre il maschio si limita a proteggerle assieme
alla compagna, e si schiudono dopo circa ventidue giorni di incubazione. A
questo punto, il padre resta ancora per qualche giorno assieme alla famigliola,
e poi si ritira insieme agli altri individui del suo sesso per passare in loro
compagnia il periodo della muta.
Le specie minori degli Smerghi vengono insidiate dai falchi nobili e dagli
astori, mentre le nidiate sono oggetto di volente incursioni da parte di tutti i
rapaci. L'uomo non si interessa molto ad essi: le loro carni non sono granché
apprezzate, mentre di maggior valore sembrano essere considerate le uova e le
penne.
PESCIAIOLA (Mergus albellus)
La Pesciaiola ha molte analogie con le fuligole, e merita quindi di essere
nominata per prima; è stata assunta a rappresentare un genere particolare per
via del becco corto e largo, ed ancor più per certi aspetti singolari del suo
modo di vivere.Si tratta d'un uccello lungo circa quarantasei centimetri, con
otto centimetri di coda, oltre venti d'ala e settantacinque d'apertura alare. Il
colore predominante nell'abito nuziale del maschio è il bianco puro: un tratto
tra l'occhio e il becco e un nastro sulla nuca sono di color verde-nero, il
dorso e la maggior parte dell'ala, come pure due strette fasce alla spalla ed
una fascia longitudinale sull'ala, sono neri, mentre i lati sono di color
grigio-azzurrognolo con ondulazioni trasversali nere, le remiganti sono
bruno-nere e le timoniere grigie. La Pesciaiola ha gli occhi
grigio-azzurrognoli, il becco e i piedi azzurro-grigi. Le femmine. oltre ad
essere di mole ridotta, presentano la testa ed il retro del collo colorati di
bruno, le redini nere, la gola e le parti inferiori bianche, il mantello grigio,
le ali, la parte superiore del petto ed i fianchi tinteggiati di bianchiccio con
ondulazioni nere nel senso della larghezza. Il maschio veste un abito dello
stesso tipo in seguito alla muta di estate.
La patria vera e propria di questa specie è il nord dell'Asia; da qui essa si
allarga verso occidente fino al nord dell'Europa e verso oriente fino
all'America, per cui si può considerare appartenente alle tre parti
settentrionali del globo. Il freddo invernale spinge le pesciaiole verso la Cina
e l'India, al centro ed al meridione del nostro continente ed anche, ma più
raramente, verso le regioni meridionali degli Stati Uniti. Entro i confini che
sono loro propri vivono quasi esclusivamente in prossimità delle acque dolci,
oppure in tranquilli seni del mare presso i quali, tuttavia, si trattengono
sempre per breve tempo; preferiscono, a differenza delle fuligole e seguendo una
regola caratteristica della loro famiglia, le acque fluenti a quelle ferme.
Questi smerghi si nutrono principalmente di pesciolini, crostacei ed insetti
acquatici e sono straordinariamente abili nel pescare, grazie alla facoltà con
cui scorrono, velocissimi, sotto la superficie delle acque. E' curioso
osservarli quando, durante l'inverno, la superficie delle acque presso cui
abitano è quasi completamente gelata: essi si introducono nelle onde attraverso
i piccoli buchi esistenti nella crosta ghiacciata, e compiono regolarmente le
loro battute di pesca nelle onde, emergendo ogni tanto dallo stesso buco dal
quale sono entrati per respirare e riposarsi. Solo quando arrivare all'acqua, e
quindi al cibo, è divenuto del tutto impossibile, essi si decidono a cambiare
residenza.
Intorno alla riproduzione, si sa che le pesciaiole costruiscono con erbe e
fuscelli un nido collocato sulle sponde dei corsi d'acqua, sulle piccole isole
oppure nelle cavità degli alberi, lo rivestono con il loro piumino e vi
depongono da otto a dodici uova di color bianco-sporco o bruno-verdiccio. Per
quanto, infine, riguarda i loro rapporti con l'uomo, esse non hanno molto da
temere da parte dei cacciatori, dal momento che possiedono delle carni di
pochissimo pregio; come animali prigionieri sono invece molto ricercate, poiché
costituiscono un vero ornamento degli stagni.


-^
SMERGO MAGGIORE (Mergus merganser)
Questa specie si distingue da quella precedente soprattutto per il becco lungo e
lateralmente compresso. Lungo fino ad ottanta centimetri, con coda di otto, ali
di trenta ed apertura alare di un metro, lo Smergo Maggiore è colorato di
verde-nero sulla testa e sull'alto del collo, mentre ha la parte superiore del
dorso, le spalle, i margini delle ali e le scapolari anteriori completamente
neri, le parti inferiori e le copritrici superiori dell'ala rosso-gialle, le
remiganti nericce e le timoniere grigie.Le femmine si presentano con l'alto
del capo e la nuca bruni, il dorso grigio-azzurro, le parti inferiori bianche,
il davanti del petto ed i fianchi grigi con ondulazioni più scure e più chiare.
Questo stesso abito, con colori alquanto più vivi ed eleganti, è vestito dai
maschi dopo la muta estiva, mentre si mantengono costanti i colori del becco,
degli occhi e dei piedi, rispettivamente rosso-corallo, giallo-rossi e
rosso-smorti.
Lo Smergo Maggiore abita il nord dell'Europa, dell'Asia e dell'America, ed
emigra con grande regolarità verso il meridione dei rispettivi continenti con il
sopraggiungere dell'inverno.
E' tra i più abili uccelli nuotatori, sia alla superficie che sotto le onde,
mentre si muove malamente sul terreno e vola celermente, ma con non poca fatica.
Perennemente attivo, con l'unica, naturale eccezione delle ore del riposo
notturno e di quelle più calde della giornata, è provvisto di sensi molto acuti
e di notevoli risorse intellettuali, delle quali si serve per destreggiarsi
abilmente in ogni circostanza e per sfuggire le insidie dell'uomo; nella sua
indole entrano anche una certa dose di malignità, che lo porta a litigare spesso
con i suoi simili, e una notevole mancanza di socievolezza verso tutti gli
uccelli che non appartengono alla sua stessa specie.
Il suo cibo ordinario, a parte i periodi in cui può essere costretto da
particolari circostanze di clima o d'ambiente a cercarsene uno diverso, è
costituito dai piccoli pesci; quando è giovane, si ciba pure di vermi e di
insetti.
Le coppie degli smerghi si formano già nei periodi invernali, ma non
incominciano il processo di riproduzione che nel mese di giugno. Collocato il
nido sul terreno, tra i cespugli o nelle cavità degli alberi, la femmina vi
depone da otto a quattordici uova colorate di grigio-bruno o di
verdiccio-olivastro: le cova da sola, e da sola provvede poi all'allevamento dei
piccoli, dei quali il padre si disinteressa quasi completamente. I nuovi nati
sono attivi non appena sgusciati, e dopo pochi giorni danno già prova di
grandissima agilità, nuotando e tuffandosi con perizia assoluta: dopo cinque
settimane sono già perfettamente sviluppati, ma non ancora adatti al volo.


Enciclopedia termini lemmi con iniziale
a
b
c
d
e
f
g
h
i
j
k
l
m
n
o
p
q
r
s
t
u
v
w
x
y
z
Storia Antica dizionario lemmi
a
b
c
d
e
f
g
h
i
j
k
l
m
n
o
p
q
r
s
t
u
v
w
x
y
z
Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea
a b
c
d e
f g
h i j k
l m
n o
p
q r
s
t u v w y z
Lemmi Storia Antica
Lemmi Storia Moderna e Contemporanea
Dizionario Egizio
Dizionario di storia antica e medievale
Prima
Seconda
Terza Parte
Storia Antica e Medievale
Storia Moderna e Contemporanea
Storia Antica
Storia Moderna
Dizionario di matematica iniziale:
a
b
c
d
e
f
g
i
k
l
m
n
o
p
q
r
s
t
u
v
z
Dizionario faunistico
df1
df2
df3
df4
df5
df6
df7
df8
df9
Dizionario di botanica a
b
c
d
e
f
g
h
i
l
m
n
o
p
q
r
s
t
u
v
z

|
|
|
|