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Reazioni europee al Concilio di Trento Le guerre religiose in Francia Piccolo lessico Barnabiti Cappuccini Valdesi Personaggi celebri Farnese Ignazio di Loyola STORIA MODERNA - LA CONTRORIFORMA CATTOLICAIL PROTESTANTESIMO IN ITALIALe teorie protestanti nell'Italia cattolica iniziarono a diffondersi a partire dal 1530 grazie all'opera dei predicatori, ma solo negli anni compresi tra il 1535 e il 1550 riuscirono a guadagnare terreno anche nelle regioni non strettamente di confine. In Piemonte i valdesi, alleatisi con i calvinisti, svolsero un'intensa opera di proselitismo grazie soprattutto alla tolleranza religiosa delle autorità francesi. La corte di Renata di Francia a Ferrara divenne un centro di diffusione del protestantesimo, tanto da ospitare Calvino nel 1537, per una serie di prediche riformiste. Altri importanti circoli protestanti si raccolsero intorno a nobildonne come Giulia Gonzaga e Vittoria Colonna o in città come Padova, Pavia e Venezia. Inoltre il protestantesimo si diffuse massicciamente a Bologna, con radici solide nell'Università, e in varie città della Toscana. All'interno del mondo cattolico, comunque, già prima della burrascosa nascita ed affermazione del protestantesimo, si parlava di riforma radicale della Chiesa. In più di un'occasione, per esempio, ai Concili di Costanza e Basilea era messa in discussione l'autorità del papa. Esisteva tuttavia una grande differenza di base tra i cattolici riformatori e i protestanti; infatti i primi non volevano delegittimare le strutture della Chiesa, mentre per Lutero e Calvino era necessario revocare le prerogative del papa, riconoscendo nel papato la causa dello sfacelo e della corruzione del mondo cristiano-cattolico. In questa situazione di confronto-scontro, si delinearono ben presto in seno al mondo cattolico due orientamenti profondamente diversi riguardo all'atteggiamento da assumere nei confronti del fenomeno protestante. Da un lato, infatti, vi erano gli Evangelici, che consideravano i sostenitori della riforma dei fratelli caduti in errore, poiché conducevano la loro lotta dall'esterno, rifiutando di impegnarsi per un radicale rinnovamento dall'interno del corpo della Chiesa; e dall'altro, gli Intransigenti, che invece consideravano i protestanti come una massa di eretici da perseguitare, includendo nella condanna anche gli Evangelici.Aree di diffusione delle dottrine protestanti (1560 ca.) I NUOVI ORDINI RELIGIOSICome abbiamo visto, il mondo cattolico era in vivo fermento, e dal pullulare dei vari movimenti controriformistici si originarono ben presto dei veri e propri ordini religiosi. Una rapida diffusione ebbero gli Oratori del Divino Amore, sostenuti da un membro prestigioso come Gian Pietro Carafa, futuro papa Paolo IV; lo stesso Carafa, allora cardinale, diede vita insieme a Gaetano di Thiene, nel 1524, all'ordine dei Teatini. Nel 1528 si costituì la nuova comunità francescana dei Cappuccini; nel 1530 venne istituito l'ordine dei Barnabiti e nel 1532 quello dei Somaschi. Nel 1535 e 1536 furono fondate rispettivamente le congregazioni delle Orsoline e le Angeliche, impegnate nell'educazione delle giovani ragazze del tempo. Molto importante fu anche il movimento napoletano che, tra il 1531 e il 1541, si riunì intorno allo spagnolo Juan de Valdés. Ma l'ordine destinato ad assumere un'importanza fondamentale nell'opera di restaurazione cattolica fu la Compagnia di Gesù.I GESUITIIl nuovo ordine dei Gesuiti, chiamati anche Compagnia di Gesù, fu fondato da Ignazio di Loyola. Discendente da una famiglia della nobiltà spagnola, Ignazio, dopo uno sfortunato inizio di carriera militare, all'età di trentasette anni cominciò a frequentare l'Università di Parigi, convinto che solo una profonda cultura gli avrebbe permesso di portare avanti quelli che erano i suoi neonati slanci mistici. Durante la sua permanenza in università, Ignazio di Loyola costituì, con un piccolo gruppo di compagni, quella che sarebbe diventata la Compagnia di Gesù; tra essi figurava Diego Lainez, che fu il secondo «generale» dell'ordine e che diede un grande apporto al perfezionamento della struttura organizzativa dell'ordine. Dato il clima teso e le lotte religiose che travagliavano quel periodo storico, i Gesuiti furono visti con una certa diffidenza alla loro nascita, ma nel 1540 furono riconosciuti da papa Paolo III a cui giurarono fedeltà assoluta. Sin dal momento della fondazione si poterono individuare le rigorose caratteristiche del nuovo ordine: la preparazione di un gesuita era regolata da un rigido periodo di tirocinio dedicato agli studi e agli esercizi spirituali, che poteva durare anche più di sedici anni; solo dopo il superamento di tale periodo si poteva essere ordinati sacerdoti. In un'ottica di obbedienza assoluta all'ordine gerarchico, la Compagnia di Gesù faceva capo a un «generale», eletto a vita dall'assemblea dei professi, il quale era in possesso di un potere assoluto, limitato solo dal pontefice e dalla costituzione stessa dell'ordine. Ai Gesuiti inoltre, oltre ai voti tradizionali di castità, povertà e obbedienza, era richiesto anche un particolare voto di assoluta obbedienza al pontefice, sempre e in qualsiasi caso. Costante e incessante fu l'impegno dei Gesuiti per una sempre crescente diffusione del cattolicesimo, che si basava soprattutto su un sistematico progetto educativo. Si ponevano così le basi del prestigio dei collegi gesuiti, nei quali avveniva la formazione culturale dei rampolli dell'aristocrazia, futuri membri della classe dirigente. La loro opera di diffusione del cattolicesimo andò presto esplicandosi ovunque: in Germania difesero la fede cattolica contro l'attacco protestante, facendo della Baviera una vera roccaforte contro gli eretici; portarono con vigore la loro predicazione in stati anticattolici come l'Ungheria e la Boemia e riconquistarono in maniera capillare la Polonia. La Compagnia di Gesù diede inoltre un grande impulso alla vita missionaria: sin dai primi anni di fondazione dell'ordine, uno dei primi discepoli di Ignazio di Loyola, Francesco Saverio, si imbarcò alla volta delle Indie occidentali. Pochi anni dopo i padri Matteo Ricci e Roberto Nobili partirono per portare il cattolicesimo rispettivamente in Cina ed in India. In sostanza, la Compagnia di Gesù fu il vero pilastro della controriforma cattolica e divenne col tempo uno dei fondamenti del potere temporale e spirituale della Chiesa.
IL CONCILIO DI TRENTOPer la corrente evangelica, convinta della validità dottrinale di alcune delle tesi protestanti, il Concilio avrebbe dovuto segnare la riconciliazione di tutti i fedeli cristiani, o perlomeno, un riavvicinamento tra le due Chiese. E con queste speranze il Concilio si aprì. Ben presto però la corrente evangelica venne messa in minoranza da quella intransigente, contraria ad ogni forma di compromesso con gli «eretici» protestanti. Grazie alle pressioni di Carlo V, sostenitore di una soluzione moderata, al Concilio intervennero anche alcuni rappresentanti della riforma tedesca, ma questi, esasperati dalle lungaggini, decisero presto di abbandonare Trento e rientrarono in patria. Già nel 1547 il concilio fu trasferito a Bologna, a causa di una pestilenza che aveva colpito la città di Trento, per essere poi sospeso nel 1549. Durante il pontificato di Giulio III, nel 1552, si ripresero i lavori a Trento, ma ancora una volta, nell'aprile dello stesso anno, si arrivò ad una sospensione causata dalla guerra di religione che si stava combattendo in Germania e che minacciava da vicino la stessa Trento. Si dovettero aspettare ben dieci anni per poter riprendere i lavori; infatti, Paolo IV, successore di Giulio III, morto nel 1555, e feroce nemico degli Asburgo e di ogni forma di tolleranza nei confronti dei protestanti, non fece mai alcun tentativo di riaprire il concilio. Solo nel 1562, con papa Pio IV si poté ricominciare e giungere alla conclusione dei lavori nel 1563. L'esito del Concilio di Trento, conformemente alle previsioni, vide un'affermazione totale delle tesi sostenute dalla corrente intransigente. Nonostante ciò furono comunque sancite delle regole che dovevano arginare il malcostume e la corruzione imperante nel mondo clericale, nella speranza di riconquistare almeno in parte i dissidenti ancora incerti. In merito alla questione delle indulgenze si disse che «...il Santo Concilio insegna e ordina che l'uso delle indulgenze è molto salutare al popolo cristiano e colpisce con anatemi tutti coloro che pretendono che le indulgenze siano inutili, o che negano alla Chiesa il potere di accordarle...». Una decisione evidentemente in netto contrasto con le tesi protestanti. Inoltre, fu sancita la riduzione della fiscalità pontificia, la proibizione del cumulo dei benefici ecclesiastici, l'obbligo del celibato (una norma certamente non nuova ma caduta largamente in disuso), l'obbligo di residenza nelle loro sedi per gli ecclesiastici, nonché la riforma degli ordini religiosi, l'istituzione di seminari per l'educazione del clero e l'adozione del latino come lingua universale della Chiesa (anche in quest'ultimo caso è molto evidente l'intransigenza nei confronti dei protestanti). A livello dottrinale poi il Concilio di Trento non poté, tra l'altro, che riaffermare la validità e l'inderogabilità delle gerarchie clericali che vedevano al proprio vertice il papa, infallibile e indiscutibile, e la validità e l'obbligatorietà di tutti i sacramenti, contrariamente alle tesi protestanti che riconoscevano solo il battesimo e l'eucarestia. Ma il provvedimento che più di ogni altro crediamo sia passato alla storia a causa delle gravi conseguenze provocate, fu l'istituzione del Santo Uffizio, composto da nove cardinali che dovevano sovrintendere il Tribunale dell'Inquisizione. Quello stesso Tribunale a cui si devono addebitare efferatezze come: la pubblicazione dell'Indice dei libri proibiti (molti dei quali si rivelarono poi determinanti per lo sviluppo culturale e scientifico dell'intera umanità), le persecuzioni e la condanna al rogo del filosofo Giordano Bruno, la condanna di Galileo Galilei nel 1663 ed altre forme di ingerenza nella vita culturale e politica italiana.REAZIONI EUROPEE AL CONCILIO DI TRENTOFallita ogni possibilità di accordo con i protestanti, il concilio di Trento aveva passato in rassegna tutti i punti dogmatici controversi riconfermando le formulazioni conformi alla più rigida tradizione dottrinale cattolica, sancendo l'autorità assoluta del papa. Comunque, il corso degli eventi dimostrò la difficoltà di attuare le riforme stabilite, date le forti resistenze, sia da parte dei governi cattolici, che non intendevano rinunciare a interessi ormai consolidati, sia da parte del clero, che, pur di mantenere le proprie prerogrative secolari, assumeva spesso una condotta scandalosa. Così, quali che fossero state le intenzioni dei padri conciliari, l'applicazione delle riforme istituite dalla Chiesa cattolica si trovò a dover dipendere dal favore dei governi, poiché ormai da tempo la religione non era che un aspetto subordinato alla politica nazionale. Se la Francia costituiva in tal senso l'esempio più clamoroso, la Spagna, per quanto considerata il fulcro della controriforma, non era da meno, dal momento che le bolle papali erano anche lì soggette al consenso del re. Alla chiusura del Concilio di Trento la situazione del cattolicesimo si presentava quindi ancora molto precaria in tutta Europa; anche in Italia e in Spagna, dove non mancavano i dissensi religiosi, si rese necessaria una durissima opera di repressione, esercitata dal Tribunale dell'Inquisizione. In Germania il luteranesimo si era ormai stabilmente diffuso negli Stati del Nord; e nei Paesi scandinavi era diventato la religione di Stato. Non solo, i luterani di questi due Stati, dopo decenni di dure discussioni, ristabilirono l'unità del movimento nel 1580 con la promulgazione della «Formula della Concordia», accettata a grandissima maggioranza sia dalle Chiese luterane tedesche che scandinave. Nei territori asburgici, dopo il distacco della Spagna dalla corona imperiale, non era ancora sicuro che la religione ufficiale sarebbe rimasta quella cattolica. Nel 1564 a Ferdinando I, fratello di Carlo V, successe Massimiliano II, favorevole ad un compromesso con i protestanti. In Inghilterra, alla cattolica Maria Tudor era succeduta Elisabetta I che ristabilì la Chiesa anglicana, mentre in Francia il calvinismo si consolidò al punto di poter contare su parecchi sostenitori influenti. Analoga era la situazione nei Paesi Bassi che, pur essendo soggetti al dominio della corona spagnola, si andavano orientando verso la religione protestante. Rilevante era infine la posizione e l'influenza politica dei calvinisti in Polonia e Ungheria. La situazione si modificò a favore del cattolicesimo solo negli ultimi anni del XVI secolo, quando la Chiesa Cattolica fu protagonista di una grande ripresa a livello europeo, grazie anche al prestigio di uomini come Pietro Canisio, Francesco di Sales e Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano dal 1560 al 1584.
LE GUERRE RELIGIOSE IN FRANCIACome abbiamo detto, grazie alla sua grande spinta innovativa il calvinismo si diffuse rapidamente in tutta Europa e soprattutto in Francia, in Gran Bretagna e nei Paesi Bassi. In Francia, la riforma protestante, pur avendo raccolto numerosi sostenitori, si scontrò ben presto con l'opposizione della corona che, avendo pressoché pieno potere sulla Chiesa francese, non aveva alcun interesse a permettere cambiamenti di ordine religioso, tanto più che le forze della riforma tendevano ad identificarsi con il potere particolare e locale, nemico dell'accentramento monarchico. Alla progressiva diffusione del protestantesimo in Francia contribuì anche la conclusione della guerra tra gli Asburgo e i Valois, a cui seguì una gravissima crisi economica che provocò rivolte contadine in Normandia e in Linguadoca. Anche i commercianti e gli artigiani erano allora in agitazione, mentre molti esponenti della piccola nobiltà da tempo si trovavano sull'orlo del tracollo economico. Questa situazione permise ai calvinisti di trovare sempre maggiori consensi in vista di una riforma religiosa nel Paese. Dal 1560 i protestanti, detti ugonotti, forti di un sempre più ampio consenso, si organizzarono in veri e propri quadri militari, ponendosi sotto la protezione della nobiltà locale, particolarmente sensibile alla Riforma soprattutto nel sud della Francia. Enrico II rispose alla diffusione del protestantesimo con grande fermezza; tuttavia il governo centrale si era talmente indebolito che i funzionari locali non furono in grado di far valere l'autorità regia e molti di loro si unirono al movimento protestante. La situazione precipitò ulteriormente quando, alla morte di Enrico II, nel 1559, salì al trono suo figlio Francesco II, un giovane di quindici anni che ben presto fece naufragare la politica paterna di equilibrio tra le grandi famiglie aristocratiche. Il giovane sovrano si rifiutò di affidare il governo ai Borbone, suoi parenti stretti, appoggiandosi invece ai Guisa, cioè alla famiglia di Maria Stuart, futura regina di Scozia. Il breve regno di Francesco II fu contrassegnato da numerosi episodi di violenza, che culminarono nel marzo 1560 nella fallita «Congiura di Amboise» con la quale gli ugonotti tentarono, attraverso un atto di forza, di sottrarre il giovane re all'influenza dei Guisa. Nel dicembre dello stesso anno Francesco II morì lasciando il trono al fratello Carlo IX, che aveva solo dieci anni. Anche questa volta i parenti Borbone reclamarono la reggenza, ma la regina madre, Caterina de' Medici, si dimostrò subito ben decisa a mantenere il potere nelle proprie mani sia per salvaguardare la monarchia che per conservare il diritto alla corona dei propri figli.CATERINA DE' MEDICICaterina de' Medici, destreggiandosi tra le varie fazioni, tentò di indurre i cattolici e i protestanti a una soluzione di compromesso pacifico. Ma gli sforzi della regina madre in tal senso si rivelarono ben presto vani. Infatti nel 1562 un gruppo di seguaci cattolici del duca di Guisa assalì e trucidò una trentina di persone durante un servizio religioso protestante a Vassy. Per reazione, nello stesso anno il principe di Condé, Luigi Borbone, potendo contare sull'appoggio di oltre duemila Chiese protestanti, radunò tutte le forze ad Orléans e assalì di sorpresa Lione, Tours, Blois, Rouen e altre città. Ebbe così inizio un lungo periodo di guerra tra cattolici e protestanti destinato a concludersi soltanto in seguito all'editto di Nantes, nel 1598. La prima fase della guerra si concluse nel 1563 con l'Editto di Amboise, che riconobbe la libertà religiosa dei principi ugonotti. In seguito però le ostilità ripresero e gli ugonotti subivano due gravi sconfitte, a Jarnac e Moncontour. In seguito alla morte del principe di Condè, avvenuta a Jarnac, al comando delle truppe ugonotte rimase Gaspard de Coligny. Egli organizzò la resistenza in Borgogna e riuscì ad ottenere un importante risultato con la pace di Saint Germain (1570), con la quale agli ugonotti vennero concesse quattro roccaforti (La Rochelle, Cognac, Montauban e La Charitê sur Loire) e il permesso di esercitare il culto in due città per distretto. Due anni dopo, in seguito alla firma del trattato di Blois per una alleanza difensiva tra Francia e Inghilterra, il Coligny riuscì ad inserirsi nella corte francese. Entrato a far parte del consiglio della corona, tentò subito di accattivarsi le simpatie del re, cercando di indurlo ad intraprendere una vigorosa politica antispagnola.
LA NOTTE DI SAN BARTOLOMEOIl giovane Carlo IX fu ben presto affascinato dalla grande personalità del Coligny, tanto da appoggiare con entusiasmo i nuovi indirizzi politici da lui proposti. Naturalmente questa neonata simpatia tra i due provocò numerosi risentimenti all'interno di molte delle forze in campo: i Guisa, nemici implacabili da sempre del Coligny, l'ambasciatore spagnolo, il nunzio pontificio e, non ultimi, la regina madre e il fratello del re, duca d'Angiò; tutti vedevano gradatamente sfuggire quel controllo che in passato avevano avuto sul monarca. Fu allora che venne presa la decisione di uccidere il pericoloso concorrente: Caterina de' Medici preparò l'operazione con la massima cura e i Guisa si assunsero la responsabilità degli aspetti operativi. Era il 22 agosto 1572 quando un sicario ferì Coligny senza però riuscire ad ucciderlo. Parigi fu subito scossa dall'episodio, soprattutto anche a causa della presenza in città di molti nobili ugonotti convenuti per le nozze tra la principessa Margherita e Enrico di Borbone; nozze che avrebbero dovuto sancire la fine della guerra civile. Immediatamente i nobili ugonotti pretesero che l'offesa fosse vendicata dal re in persona, il quale si recò in visita da Coligny assicurandogli che avrebbe punito i colpevoli. Caterina de' Medici, per salvare se stessa e i suoi complici, riuscì a convincere il figlio Carlo IX della necessità di eliminare tutti i capi ugonotti, le cui ingerenze sul potere della corona, a detta della regina madre, stavano diventando troppo pesanti. Fu così che, durante la notte tra il 23 e il 24 agosto 1572, il duca d'Angiò con il giovane Enrico di Guisa e il capo della municipalità parigina guidarono le loro truppe al massacro di tutti gli ugonotti al momento in città. Nel corso di quella notte, passata alla storia come «Notte di San Bartolomeo», trovarono la morte, oltre naturalmente al Coligny, più di tremila ugonotti; tra i capi furono risparmiati soltanto Enrico di Borbone e il giovane principe di Condé, che però furono costretti a rinnegare il protestantesimo. Il massacro, che proseguì poi per vari giorni estendendosi anche alla provincia, fu salutato come una grande vittoria del cattolicesimo: messe di ringraziamento vennero celebrate a Roma, Madrid e in varie città francesi, italiane e spagnole. La ripresa della guerra civile fu inevitabile anche se nel 1573 si ebbe una nuova tregua. Accadde infatti che il duca d'Angiò dovette abbandonare le armi per assumere la corona di Polonia offertagli dalla Dieta polacca, essendosi estinta la dinastia regnante degli Jagelloni. Negli anni seguenti gli ugonotti, capeggiati nuovamente dal principe di Condé e da Enrico di Borbone, riconvertitisi al protestantesimo, riuscirono ad ottenere notevoli successi soprattutto nelle regioni meridionali, facendosi portavoce dei risentimenti provinciali contro le ingerenze del governo centrale.ENRICO IIINel 1574, all'età di ventiquattro anni, morì Carlo IX e suo fratello Enrico, duca d'Angiò e re di Polonia, si affrettò a ritornare in patria per cingere la corona assumendo il nome di Enrico III. Nel 1576, vista l'impossibilità di schiacciare con la forza gli ugonotti, Enrico III negoziò un trattato sulla base del quale veniva concessa ai protestanti la libertà di professare la loro religione ovunque, fatta eccezione per Parigi. Contro il trattato e contro il re andò allora costituendosi un movimento cattolico estremista, capeggiato dai Guisa e dalla nobiltà militare cattolica, che diede vita ad una Lega cattolica. Tale partito, essenzialmente antirealista e aristocratico, esprimeva nel profondo il desiderio della grande nobiltà di restaurare gli antichi privilegi feudali.ENRICO IV DI BORBONECon la nascita della Lega cattolica le lotte si fecero ancora più aspre e anzi, nel 1584, dopo la morte di Francesco d'Alençon, fratello di Enrico III e successore legittimo al trono, la situazione si complicò ulteriormente proprio per la questione della successione. Infatti aspiravano al trono Enrico di Guisa, capo della Lega cattolica, Enrico di Borbone, cognato del re e figura di spicco dell'Unione protestante e Filippo II, che rivendicava la corona per una figlia nata dal suo matrimonio con Isabella di Valois, sorella di Enrico III. Con tre aspiranti al trono di orientamento politico e religioso tanto diverso, il problema della successione diventava estremamente delicato, anche per le conseguenze che avrebbe avuto sul destino della stessa Francia. Nel frattempo Enrico III, dopo aver tentato a lungo di conquistare le simpatie dei cattolici della Lega, si rese conto della grande ostilità che i Guisa nutrivano nei suoi confronti. Per questo motivo, nel 1588, fece assassinare il massimo esponente della famiglia e capo della Lega cattolica, Enrico di Guisa. Questo atto sconsiderato non fece altro che accentuare l'odio della Lega cattolica che, comandata dal duca di Mayenne, fratello di Enrico di Guisa, si trasformò in un vero e proprio partito antirealista, che conquistò ben presto un grande potere a Parigi, limitando l'effettivo potere di Enrico III alle città della valle della Loira. Nel tentativo di riconquistare il potere perduto, Enrico III fu costretto ad allearsi con Enrico di Borbone (1589) per marciare, insieme, verso la capitale. Il 1° agosto 1589, quando ormai Parigi stava per essere conquistata, un monaco cattolico, Jacques Clément, pugnalò il re che, prima di morire, designò Enrico di Borbone (Enrico IV) quale erede al trono. Subito si scatenarono cruente lotte contro l'eventualità di un re di Francia ugonotto, sfruttando le quali Filippo II tentò quella che poteva essere la sua ultima possibilità per conquistare la corona: una prova di forza. Dal Reno fece entrare in territorio francese un esercito comandato da Alessandro Farnese, ma il tentativo di Filippo II fallì per gli effetti di un'abile mossa politica di Enrico IV. Come da promessa fatta a Enrico III in punto di morte, il 25 luglio 1593 Enrico IV si convertì al cattolicesimo, suscitando le simpatie della Chiesa e dell'aristocrazia parigina, culla tradizionale dell'oltranzismo cattolico. A questo punto Filippo II, costretto a combattere contro un monarca che aveva avuto la benedizione dello stesso pontefice, non poté far altro che accettare il Trattato di Vervins (1598), che ripristinava quelle che erano le condizioni della Pace di Cateau Cambrésis. Allontanata l'insidia spagnola, gli ugonotti non mancarono di dimostrare il proprio disappunto per la conversione di Enrico IV di Borbone, nonostante la volontà del monarca di astenersi dall'imporre alcun credo con la forza. Comunque, a dimostrazione della sua saggezza e lungimiranza, Enrico IV, il 13 aprile 1598, promulgò l'Editto di Nantes, che garantì ai protestanti libertà di coscienza e diritto di culto in tutta la Francia tranne che a Parigi e nelle altre città episcopali. Questa limitazione, che può apparire ancora di marca medievale, fu tuttavia necessaria per evitare una ripresa delle guerre interne.
PICCOLO LESSICOBARNABITIOrdine religioso fondato da S. Antonio Maria Zaccaria nel 1530. Il loro nome deriva dalla chiesa di San Barnaba a Milano, che fu la loro prima sede.CAPPUCCINIOrdine religioso fondato da Matteo da Bascio come nuovo ramo dell'ordine dei francescani. Il loro nome deriva dal caratteristico cappuccio cucito direttamente sul saio che abitualmente indossano. L'ordine fu riconosciuto nel 1528 da papa Clemente VII.VALDESIIl movimento dei valdesi ha radici medioevali; esso si ispirò a Pietro Valdo, un ricco mercante di Lione che nel 1174 donò tutte le sue ricchezze ai poveri e si dedicò alla predicazione del Vangelo. Nel 1184 furono condannati come eretici dal sinodo di Verona, ma nonostante ciò proseguirono le loro predicazioni raccogliendo numerosi adepti soprattutto nell'Italia settentrionale. Aderirono alla riforma protestante e, con il sinodo di Cianforan nel 1532 il movimento dei valdesi si trasformò in Chiesa riformata con forti tendenze calviniste. Nel 1980 la Chiesa valdese italiana si è integrata con la Chiesa metodista.
PERSONAGGI CELEBRIFARNESEFu una grande famiglia italiana, con origine nell'Alto Lazio, che conobbe il massimo del suo splendore nei secoli XVI e XVII, soprattutto con Alessandro Farnese, eletto papa con il nome di Paolo III nel 1534. Durante il suo pontificato Alessandro Farnese riconobbe l'ordine dei Gesuiti nel 1540 e convocò il tanto atteso concilio di Trento nel 1545. Fu famoso anche per la sua prodigalità nei confronti dei familiari, che beneficiarono della sua posizione di grande prestigio ottenendo via via i ducati di Castro, Parma e Piacenza. La famiglia Farnese iniziò il suo declino alla fine del 1600, fino a che si estinse nel 1731 con la morte dell'ultimo suo rappresentante, Antonio, che non lasciò nessuno.IGNAZIO DI LOYOLA(1491-1556). Discendente da una nobile famiglia spagnola, si dedicò alla vita militare fino a che, ferito nel 1521 durante la difesa di Pamplona, abbandonò le armi per dedicarsi alla predicazione della parola di Dio. Trasferitosi prima a Venezia e poi a Roma diede vita all'ordine dei Gesuiti, che riconosciuto da papa Paolo III nel 1540, può essere considerato uno degli ordini più importanti nella storia della Chiesa.RIASSUNTO CRONOLOGICO1537: Calvino, alla corte di Renata di Francia a Ferrara, tiene una serie di prediche riformiste. Si tratta di uno dei pochi momenti di aggregazione protestante in Italia. 1540: Paolo III riconosce il nuovo ordine dei Gesuiti. 1545: Paolo III convoca il Concilio di Trento con lo scopo di appianare i dissidi esistenti tra i fedeli delle varie confessioni. 1547: a causa di una pestilenza che ha colpito la città di Trento il concilio si trasferisce a Bologna. 1549: prima sospensione del concilio. 1552: Giulio III riconvoca il concilio a Trento ma durante lo stesso anno lo sospendeva a causa della guerra di religione che si sta combattendo in Germania e che, marginalmente, coinvolge anche la città di Trento. 1559: muore Enrico II e sale sul trono di Francia il figlio Francesco II, che rompendo il delicato equilibrio sempre mantenuto dal padre, si appoggia decisamente alla famiglia cattolica dei Guisa. 1560: con la Congiura di Amboise gli ugonotti tentano di allontanare il re dall'influenza dei Guisa. 1562: papa Pio IV convoca nuovamente il Concilio di Trento. 1563: conclusione del Concilio di Trento con una sostanziale affermazione delle tesi intransigenti e controriformiste. 1572: si compie il massacro della «Notte dei San Bartolomeo», durante la quale vengono assassinati più di tremila ugonotti. 1576: Enrico III firma un trattato che permette libertà di culto agli ugonotti. Nello stesso anno i cattolici francesi, guidati dai Guisa, rispondono fondando la Lega Cattolica. 1589: Enrico III viene assassinato dal monaco cattolico Jacques Clement. Gli succede al trono Enrico di Borbone. 1598: Enrico IV promulga l'Editto di Nantes.
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