L'Epoca di Francesco I e Carlo V.

L'imperatore Carlo V

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STORIA MODERNA - L'EPOCA DI FRANCESCO I E CARLO V

FRANCESCO I DI FRANCIA

Luigi XII, che aveva ormai portato a termine un processo di pacificazione con il papato e con la Spagna, morì il 1° gennaio del 1515, lasciando la corona a suo cugino Francesco I di Valois-Angouleme.

Il nuovo sovrano manifestò subito l'intenzione di riconquistare i possessi italiani, a cominciare dal Ducato di Milano.

Per riuscire nel suo intento stipulò un accordo con Venezia e un patto di non belligeranza con gli Spagnoli di Napoli, assicurando loro di voler solo conquistare il Ducato degli Sforza.

Francesco I attraversò le Alpi nell'agosto del 1515, con un grande esercito affiancato dalle forze di Venezia, ancora una volta allineata con la Francia.

In aiuto di Massimiliano Sforza intervennero contingenti armati toscani, pontifici, napoletani e imperiali.

L'esercito francese discese attraverso il passo dell'Argentera costringendo gli Svizzeri, che erano alleati di Milano, a ritirarsi nella capitale lombarda.

Sconfitte le truppe milanesi a Villafranca, i Francesi si appostarono vicino a Milano, a Marignano (l'odierna Melegnano), dove si svolse una violenta battaglia che durò per due giorni.

A decidere la vittoria francese fu l'arrivo delle forze veneziane con a capo Bartolomeo d'Alviano.

Questa battaglia fu chiamata la Battaglia dei Giganti e segnò il definitivo allontanamento della Svizzera dalla politica italiana.

Nella battaglia di Marignano gli Svizzeri persero il possesso della città di Domodossola, mentre mantennero Bellinzona, Locarno e il Canton Ticino, definendo un confine rimasto quasi immutato fino ai nostri giorni.

Gli Svizzeri continuarono a combattere, ma solo come mercenari, e lo stesso papa li scelse come guardie del corpo, dando il compito di disegnare le loro divise al grande Michelangelo.

Riconfermato il dominio francese su Milano, Francesco I stipulò con i suoi avversari Spagna, Stato Pontificio, Austria, Confederazione Elvetica una serie di trattati (pace di Noyon, 1516) che, nelle intenzioni dei firmatari, avrebbero dovuto mantenere per lungo tempo stabile la situazione italiana.

Massimiliano Sforza si ritirò in Francia, il Papato restituì Parma e Piacenza al Ducato di Milano, ottenendo in cambio la garanzia che la Francia avrebbe sostenuto il governo dei Medici a Firenze.

Alla Spagna rimase il Napoletano, mentre l'imperatore Massimiliano rinunciò a rivendicare i territori veneti.

È evidente che tale trattato sancì per l'Italia l'inizio di un periodo buio, dominato dallo "straniero invasore" e da tutto ciò che, come vedremo, questa presenza comporterà.

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IL CONCORDATO DEL 1516

La nuova situazione creatasi in Italia, favorì l'insorgere di problemi religiosi tra la Chiesa francese e il papato. Questi contrasti erano sorti con la nascita in Francia del gallicanesimo, un movimento ispirato da alcuni teologi del secolo XV che teorizzavano l'indipendenza delle Chiese nazionali dalla Chiesa di Roma. Nel 1515, Leone X e il re di Francia, Francesco I, si incontrarono a Bologna, per discutere della riconciliazione tra il papato e la Chiesa francese. In quell'occasione il papa riuscì ad ottenere un successo politico importante, in quanto venne sancita l'abolizione della prammatica sanzione di Bourges, che aveva definito tempo addietro la posizione della Chiesa di Francia. Ma presto la situazione si capovolse. Col nuovo concordato del 1516 Leone X riconobbe la Chiesa nazionale gallicana. Il concordato rimasto in vigore fino alla rivoluzione francese del 1798, rappresentò la sanzione ufficiale alla costituzione della Chiesa francese in Chiesa di Stato.

CARLO V E LE GUERRE D'ITALIA

Come abbiamo visto, dalla discesa di Carlo VIII fino al 1515 l'Italia fu coinvolta in un lungo periodo di guerre e contrasti che nella sostanza portarono alla definitiva perdita dell'indipendenza da parte del nostro Paese. Francesi e Spagnoli dominavano rispettivamente nel Milanese e nel Napoletano, mentre erano riusciti a salvare la propria indipendenza i Savoia, Venezia, Roma (sotto l'autorità papale). La pace tanto auspicata non durò a lungo in quanto l'ascesa al trono imperiale di Carlo V sconvolse il panorama politico europeo. Figlio di Giovanna la Pazza e di Filippo di Asburgo, Carlo V ereditò infatti da parte della madre (che era figlia di Ferdinando il Cattolico) la corona di Spagna e, con essa, il Regno di Napoli, e da parte del padre (che era figlio di Massimiliano) i Paesi Bassi. Il re di Francia venne così a trovarsi in una situazione tutt'altro che facile, dal momento che si trovò completamente accerchiato dai possedimenti di Carlo V. Di fronte a tanta potenza Francesco I non si perse d'animo e decise anzi di passare alla controffensiva, attaccando il potere imperiale. Ebbe così inizio una lunga guerra tra Francia e Spagna, di cui l'Italia fu la principale vittima in quanto divenne il campo di battaglia principale degli scontri tra i due eserciti. La guerra venne preceduta dalla firma di un accordo segreto tra Carlo V e papa Leone X, e dalla stipulazione del Trattato di Bruges (1521) tra lo stesso imperatore e il re d'Inghilterra Enrico VIII. Nella prima fase della guerra Carlo V, con l'aiuto delle truppe papali, conquistò il Milanese, che era nelle mani dei Francesi, sconfiggendoli in battaglia presso Pavia nel 1525; in questa occasione Francesco I fu fatto prigioniero. Nella città lombarda gli imperiali insediarono, come duca, il figlio minore di Ludovico il Moro, Francesco II Sforza. Francesco II, venne in seguito liberato dietro la promessa di rinunciare definitivamente a rivendicare il possesso del Ducato di Milano, ma poco dopo contravvenne alla promessa facendosi promotore della Lega Santa di Cognac, una coalizione antimperiale alla quale aderirono papa Clemente VII, Venezia, Firenze e Genova.

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L'imperatore Carlo V

L'imperatore Carlo V

CLEMENTE VII

Con la morte di papa Leone X nel 1521, era stato eletto papa Adriano VII di Utrecht, già precettore e tutore di Carlo V e inquisitore generale di Castiglia e d'Aragona.

Egli cercò, nonostante i suoi legami con l'imperatore, di seguire una politica di neutralità tra i due avversari, tesa ad indirizzare i loro sforzi contro l'attacco dei Turchi a oriente.

Nel 1523 si schierò però apertamente in favore di Carlo V. Adriano VII fu l'ultimo papa non italiano e il suo pontificato fu troppo breve per poter esercitare una azione di qualche importanza, nonostante il suo impegno per la riforma della Chiesa.

A lui succedette un rappresentante della famiglia dei Medici, Giulio, il quale assunse il nome di Clemente VII.

Egli manifestò presto le proprie tendenze, rovesciando la precedente alleanza del papato con l'imperatore.

Dopo la battaglia di Pavia, egli comprese infatti che il maggior pericolo era rappresentato dagli Asburgo, e si avvicinò alla Francia.

IL SACCO DI ROMA

Carlo V, essendo venuto a conoscenza della Lega di Cognac, reagì arruolando e mandando in Italia un corpo di lanzichenecchi, soldati di religione luterana e quindi nemici del papato, guidati da Giorgio Frundsberg. I lanzichenecchi non trovarono grandi ostacoli nella loro calata nella penisola, in quanto Francesco I in un primo tempo non intervenne direttamente nella contesa. Le forze alleate italiane, guidate dal duca di Urbino, vennero così travolte dall'esercito imperiale che, senza difficoltà, occupò Milano, dove nel luglio del 1526 venne cacciato Francesco Sforza. Proseguendo quindi nella sua avanzata, l'esercito di Carlo V, superata l'ultima valorosa opposizione delle truppe di Giovanni de' Medici (noto anche con l'appellativo di Giovanni dalle Bande Nere), nel 1527 entrò a Roma e la devastò. Fu questo, uno degli avvenimenti più drammatici della storia di Roma. Papa Clemente VII, rifugiatosi a Castel Sant'Angelo, dovette cedere alle condizioni imposte dall'imperatore e firmare l'accordo di Barcellona, col quale si impegnò a riconoscere la corona imperiale in cambio dell'aiuto per restaurare i Medici a Firenze, dove era stata proclamata una repubblica retta da Niccolò Capponi. Da allora il papato fu costretto a sottostare all'imperatore, ma non solo: dopo il cosiddetto Sacco di Roma, gli altri stati italiani ritirarono infatti il proprio appoggio al papato, rafforzando invece l'alleanza con la Francia. Nel clima di esaltazione che si creò in seguito al Sacco di Roma, Firenze si ribellò al governo dei Medici e proclamò la nascita della repubblica sotto Niccolò Capponi, mentre l'esercito imperiale venne cacciato da Genova, che con Teodoro Trivulzio passò sotto il dominio francese. In seguito al tradimento di Andrea Doria, Genova ritornò però presto sotto il controllo degli Asburgo.

Il saccheggio di Roma

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Giovanna la Pazza

Giovanna la Pazza

LA PACE DI CAMBRAI

La Pace di Cambrai (5 agosto 1529) pose fine a un decennio di lotte fra la dinastia francese e quella asburgica per il possesso della penisola. Questa pace, detta anche "pace delle due dame", fu negoziata da Luisa di Savoia, madre di Francesco I e reggente durante la prigionia del figlio, e Margherita d'Asburgo, zia di Carlo V. Con la firma del trattato, Carlo V si impegnò a permettere l'annessione della Borgogna alla Francia, mentre Francesco I rinunciò ad ogni diritto sul Milanese, sul Napoletano, sull'Artois e sulle Fiandre. Inoltre il re di Francia si impegnò a pagare per la liberazione dei suoi due figli, prigionieri in Spagna, un riscatto di due milioni di scudi, un terzo dei quali fu versato in oro. Francesco I si impegnò infine a sposare Eleonora d'Austria. Liberatosi dall'ingombrante minaccia francese, Carlo V poté finalmente dedicarsi al consolidamento del suo potere in Italia.

IL CONGRESSO DI BOLOGNA

La situazione italiana venne regolata completamente nel Congresso di Bologna (1530), durante il quale Carlo V, avendo ricevuto in quell'occasione dal papa la corona imperiale e quella di re d'Italia si riservò il diritto di dettare legge agli Stati italiani. Carlo V mantenne sotto il suo dominio, in qualità di re di Spagna, il Napoletano, la Sicilia e la Sardegna, mentre lo Stato della Chiesa poté tornare in possesso delle città di Cervia e Ravenna, conquistate dai veneziani. Il Milanese venne assegnato ad un discendente della famiglia Sforza, sempre in qualità di ducato dipendente dall'impero e, alla sua morte, Carlo V si impossessò del titolo di duca di Milano, esercitando il proprio dominio direttamente. Il Ducato di Savoia fu occupato e incluso nei domini francesi. A Firenze, Alessandro de' Medici fu eletto duca, cioè principe dell'impero. Come abbiamo già ricordato, approfittando del crollo politico di papa Clemente VII in seguito alla presa e al Sacco di Roma, i fiorentini avevano cacciato i Medici e instaurato la repubblica. La situazione mutò però presto di nuovo a favore dei Medici dopo il Congresso di Bologna, allorché Carlo V, in segno di riconoscenza verso Clemente VII, che l'aveva consacrato imperatore, si impegnò a riportare la famiglia dei Medici al potere. Di nuovo le truppe imperiali cinsero così d'assedio la città. I fiorentini, animati dal grande amore per la libertà della propria repubblica, diedero l'incarico a Michelangelo di fortificare le mura; le torri della città resistettero all'assedio per un anno e Francesco Ferrucci, un generale della repubblica, tentò anche di tendere un agguato agli imperiali assedianti, ma il 3 agosto del 1530, nella battaglia di Gaviniana, fu ucciso da Fabrizio Maramaldo, condottiero italiano al servizio di Carlo V. La leggenda narra che il Ferrucci prima di morire abbia esclamato la famosa frase: "Vile Maramaldo, tu uccidi un uomo morto". In seguito la repubblica fiorentina, tradita anche dal capitano delle truppe in città, Malatesta Baglioni, cessò di esistere. Al suo posto fu instaurata la signoria di Alessandro de' Medici, sotto il patrocinio imperiale.

CONGIURE E POTERE IMPERIALE

La pace di Cambrai e il Congresso di Bologna segnarono però solo un'interruzione temporanea delle ostilità tra Impero e Francia. Dopo sette anni di tregua il conflitto riprese infatti per iniziativa di Francesco I, desideroso di riconquistare Milano e Genova. In questa nuova fase della guerra la Francia poté beneficiare del prezioso e indiretto aiuto dei Turchi che, per ben due volte, riuscirono a portare l'assedio a Vienna, e a saccheggiare inoltre le coste del Regno di Napoli. Con l'aiuto degli stessi ottomani i Francesi riuscirono a conquistare Nizza. La guerra durò fino al 1544, anno in cui venne stipulato tra Francia e Impero il trattato di Crepy, che in sostanza riconfermò gli accordi di Cambrai. Contemporaneamente a Firenze, contro il potere assoluto dei Medici, era venuto formandosi un partito di opposizione, con a capo Filippo Strozzi. I suoi membri appartenevano alle famiglie aristocratiche; l'imperatore però confermò il proprio appoggio ad Alessandro de' Medici, dandogli per moglie una delle sue figlie, Margherita. In seguito, un appartenente alla famiglia medicea, Lorenzino, uccise il duca Alessandro, per poi rifugiarsi a Venezia. L'episodio però non causò mutamenti dal punto di vista politico, tant'è che Cosimo de' Medici, figlio di Giovanni dalle Bande Nere, fu posto a capo della città. Successivamente un decreto imperiale lo nominò duca ereditario. Il duca di Parma e Piacenza, Pier Luigi Farnese, figlio naturale di Paolo III, fautore delle tendenze filo-francesi, nel 1547 fu vittima di una congiura. All'assassinio non fu estraneo Ferrante Gonzaga, governatore di Milano che, impadronitosi di Piacenza, non riuscì però ad occupare Parma per il pronto intervento di Ottavio Farnese. Nello stesso anno fallì anche la congiura antispagnola di Gian Luigi Fieschi a Genova. L'anno precedente era fallita anche la rivolta guidata da Francesco Burlamacchi, che a Lucca aveva tentato di instaurare un regime repubblicano; il rivoltoso, denunciato e consegnato al governatore di Milano, era stato giustiziato. Per quanto riguarda la Santa Sede, sotto il pontificato di Paolo III incominciò a interessarsi sempre meno della politica interna italiana, per occuparsi invece maggiormente delle tensioni religiose ed ecclesiastiche europee. Al primo piano della Galleria degli Uffizi si apre una serie di sale dedicate a Caravaggio e ai Caravaggeschi. La prima sala, detta Sala di Guido Reni, ospita opere del grande classicista della prima metà del Seicento, legato per temi e tecniche alla pittura di Caravaggio. Qui vi troviamo David con la testa di Golia e l'Estasi di Sant'Andrea Corsini. La seconda sala che incontriamo nel breve spazio espositivo posto al primo piano della Galleria degli Uffizi è detta Sala dei Caravaggeschi. Qui sono ospitati quattro dipinti di pittori provenienti da diverse aree geografiche: il senese Francesco Rustici, il romano Spadarino, il francese Nicolas Regnier e un maestro di cui non si conosce ancora l'identità. La terza sala che incontriamo nel breve spazio espositivo posto al primo piano della Galleria degli Uffizi è detta Sala di Gherardo delle Notti. Qui sono conservate opere dell'olandese Gerard van Honthorst, un artista che soggiornò a lungo in Italia e che si ispirò al Caravaggio per le sue scene al lume di candela che gli valsero il nome di Gherardo delle Notti. L'artista si guadagnò l'ammirazione del Granduca Cosimo II de' Medici. La quarta sala che incontriamo nel breve spazio espositivo posto al primo piano della Galleria degli Uffizi è detta Sala di Bartolomeo Manfredi. Qui si possono ammirare alcune tele di Bartolomeo Manfredi, uno dei pittori più prossimi al Caravaggio: ve ne era anche un'altra, distrutta durante l'attentato subito dal Museo nel 1993. La quinta sala che incontriamo nel breve spazio espositivo posto al primo piano della Galleria degli Uffizi è detta Sala del Caravaggio. Qui vi sono tre importanti opere del maestro lombardo, Bacco, il Sacrificio d'Isacco e la Medusa, insieme a un dipinto di Artemisia Gentileschi, Giuditta che decapita Oloferne e uno di Battistello Caracciolo, Salomè con la testa del Battista. Dopo le cinque sale che formano il breve spazio espositivo posto al primo piano della Galleria degli uffizi vi è l'ampio Verone sull'Arno, dalle cui finestre è possibile ammirare, da un lato il fiume fiorentino, dall'altro la Piazza degli Uffizi.

LA PACE DI CATEAU CAMBRÉSIS

La morte di Francesco I nel 1547 non portò ad alcun mutamento nella politica antimperiale della Francia. Il nuovo re, Enrico II, riprese infatti la guerra, occupando i territori dei vescovadi di Metz, Toul e Verdun e attuando nel contempo una politica di alleanza con i principi protestanti. Una svolta decisiva, non soltanto per il conflitto in corso ma per il generale equilibrio politico europeo, si ebbe invece nel 1456 con la decisione di Carlo V di abdicare. L'imperatore infatti non lasciò il trono ad un unico successore ma divise il suo immenso regno tra il figlio Filippo II e il fratello Ferdinando. Al primo affidò la Spagna, con i domini italiani, le colonie americane e i Paesi Bassi; al secondo concesse i domini ereditari della Casa d'Austria e la corona imperiale. In seguito a questa divisione dell'Impero, per la Francia venne a cadere la ragione principale della contesa. Poterono essere così avviate le prime trattative segrete di pace, che andarono in porto però soltanto dopo la battaglia di San Quintino, conclusasi con la sconfitta delle truppe spagnole di Filippo II. Il sovrano francese e Filippo II si accordarono definitivamente nel 1559 con la Pace di Cateau Cambrésis. In base ai termini dell'accordo, alla Spagna vennero confermati i possessi italiani (Lombardia, Regno di Napoli, Sicilia e Sardegna), cui si aggiunse un territorio in Toscana, detto Stato dei Presidi (Orbetello, Talamone, Argentario). I francesi abbandonarono il Piemonte ma conservarono il Marchesato di Saluzzo; ebbero inoltre Calais e i vescovadi di Metz, Toul e Verdun. Genova mantenne la propria indipendenza, pur rimanendo strettamente legata, sia finanziariamente che politicamente, alla Spagna. Carlo V aveva concepito il sogno di realizzare un nuovo impero universale, ma questo sogno era fallito. I motivi vanno ricercati, più che nell'opposizione esterna francese, di cui egli era quasi sempre riuscito ad avere ragione, nei dissensi interni al suo regno. Oltre che per l'ostilità dei principi tedeschi, i quali volevano conservare la propria sovranità territoriale, l'unità dell'impero si disgregò infatti anche a causa del dissidio sorto tra protestanti e cattolici.

L'Europa dopo la Pace di Cateau-Cambrésis

L'Europa dopo la Pace di Cateau-Cambrésis

PICCOLO LESSICO

MERCENARIO

Letteralmente significa "colui che serve per mercede". I mercenari erano in sostanza dei soldati che dietro congruo compenso, prestavano il loro servizio di militari nelle corti dei Signori. La mancanza assoluta di fedeltà nei confronti del Signore, che in pratica diventava una sorta di datore di lavoro, provocò numerosi tradimenti che fecero calare la stima verso queste particolari truppe.

PRAMMATICA SANZIONE

Ordinanza sovrana di carattere eccezionale. La più importante fu quella emessa nel 1713 dall'imperatore Carlo VI per assicurarsi la successione della figlia, Maria Teresa, e che diede luogo alla guerra di successione austriaca.

PERSONAGGI CELEBRI

LUDOVICO ARIOSTO

(Reggio Emilia 1474 - Ferrara 1533). Maggior poeta italiano del Rinascimento e autore del famoso Orlando Furioso. Rimasto molto giovane a capo della sua famiglia, fu costretto a prestare servizio al cardinale Ippolito d'Este. Dal 1518 sotto il duca di Ferrara svolse numerosi incarichi, fra i quali quello di governatore della Garfagnana dal 1522 al 1525. Passò il resto della sua vita accanto alla donna amata, Alessandra Benucci. Le sue opere più importanti sono: le poesie latine, le sette Satire e le commedie Cassaria, Suppositi, Negromante, Scolastica e Lena.

DONATO BRAMANTE

(Urbino 1444 - Roma 1514). Detto il Fermignano, fu architetto e pittore. Sotto gli Sforza si occupò a Milano del rifacimento di Santa Maria delle Grazie. A Roma si occupò del chiostro di Santa Maria della Pace e del tempietto di San Pietro in Montorio. Al servizio del pontificato di Giulio II diresse una serie di importanti lavori al Vaticano.

FRANCESCO FERRUCCI

(Firenze 1489 - Gavinana 1530). Capitano fiorentino fu celebre per la sua difesa della Repubblica di Firenze nel 1529 dalle forze imperiali. Nello scontro di Gavinana dell'anno successivo fu ferito a morte da Maramaldo, condottiero italiano al servizio di Carlo V. In quest'occasione il Ferrucci pronunciò la frase storica "tu uccidi un uomo morto".

FRANCESCO GUICCIARDINI

(1483-1540). Nato a Firenze, fu uno dei più importanti storici e politici dell'epoca. Diplomatico, lavorò al servizio di due pontefici della famiglia dè Medici, Leone X e Clemente VII; durante gli scontri con Carlo V e Francesco I, si dimostrò abile amministratore sia in campo politico che militare. Le sue opere più significative sono: Del reggimento di Firenze, Storia fiorentina, Considerazioni sul discorso del Machiavelli, Storia d'Italia e Ricordi politici e civili.

RIASSUNTO CRONOLOGICO

1492: i Mori vengono cacciati dalla Spagna. Morte di Lorenzo il Magnifico. Inizio dell'instabilità dell'equilibrio politico in Italia.

1498: il Comune di Firenze condanna al rogo, come eretico, l'animatore della nuova repubblica, Girolamo Savonarola.

1515: Regno di Francesco I in Francia. Egli scende in Italia imponendo il suo dominio sul ducato Milanese.

1516: i portoghesi ottengono un punto d'appoggio per il loro commercio a Canton. Carlo I d'Asburgo sale al trono.

1519: Carlo V diventa imperatore. Fernando Cortes distrugge l'impero Azteco. Muore Massimiliano d'Asburgo, nonno paterno di Carlo d'Asburgo.

1525: Carlo V conquista Pavia. Francesco I viene fatto prigioniero nella battaglia di Pavia.

1526: Carlo V contro la Francia. Francesco I ottiene la libertà e organizza la lega di Cognac, alla quale aderiscono Firenze, Venezia, il papa e l'Inghilterra.

1527: Sacco di Roma compiuto dagli imperiali. Il papa per salvarsi si nasconde a Castel Sant'Angelo. I fiorentini cacciano i Medici dalla città.

1556: abdica Carlo V e lascia al figlio Filippo II la Spagna, i domini d'Italia e d'America, i Paesi Bassi e al fratello Ferdinando I, la corona imperiale e l'Austria.

1559: pace di Cateau-Cambrésis tra Francia e Spagna. La Spagna estende i suoi domini su circa la metà della penisola italiana.

1571: battaglia di Lepanto e vittoria delle forze cristiane, che riunite nella lega Santa tolgono la supremazia navale nel Mediterraneo ai Turchi.

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