Home Geografia Italia Itinerari Italia Europa Itinerari Europa America Asia e Oceania Africa Storia antica Medievale Scienza e tecnica Animali Passeracei Insetti Matematica Classici Classici I Itinerari culturali Guida medica Lavoro

Cerca in trapaninfo.it e sul web con Google Oltre 200 portali per la ricerca nel web

adLeggiad   Il Feudalesimo.

Link utili

C p i l eMail_to_trapaninfo.it f w

Non chiedete che cosa il vostro Paese può fare per voi; chiedete che cosa potete fare voi per il vostro Paese.
John Fitzgerald Kennedy

La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l'individuo in condizione di fare a meno di essa.
(Ernesto Codignola)

Quando con passione dedichi tempo ed energie al tuo lavoro i risultati si vedono nelle reazioni dei tuoi visitatori. Grazie di cuore, per fornirci ogni giorno l'energia di cui abbiamo bisogno, fornendoci feedback per migliorarci.

Storia Medievale Storia Antica Dizionario di Storia Antica e Medievale Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Storia Antica e Medievale Prima Seconda Terza Parte

Il Feudalesimo

Introduzione Clodoveo I Re "Fannulloni" e I Pipinidi Franchi, Papato e Longobardi Carlo Magno

Il Feudalesimo Il Feudalesimo in Italia La Società Feudale La Cavalleria Armi da Assedio Medioevali La Catapulta La Balista Il Trabucco o Trabocco Ottone I

Ottone II Ottone III Enrico II di Baviera Corrado II Il Salico La Riforma Religiosa Personaggi Celebri Carlo Martello Carlo Magno Riassunto Cronologico Piccolo Lessico Capitolare di Kiersy Cavalleria

STORIA MEDIEVALE - IL FEUDALESIMO

INTRODUZIONE

Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, il V secolo fu caratterizzato dalla nascita dei primi regni romano-barbarici in Europa.

Fra tutte queste organizzazioni statali, sorte in seguito all'invasione dell'Impero Romano d'Occidente da parte delle popolazioni germaniche, si distinse il regno dei Franchi, che più tardi avrebbe esercitato la propria influenza su tutta l'Europa occidentale.

I Franchi erano un popolo formato da diverse tribù germaniche (Catti, Sigambri, Teucteri) ed abitavano, già dal III secolo d.C., nel territorio sulla sponda destra del Reno.

Intorno al 400 d.C. cominciò la lenta infiltrazione franca nell'Impero Romano; ma a differenza delle altre popolazioni germaniche, i Franchi, suddivisi in due gruppi principali (i Salii e i Ripuarii), calarono nel sud Europa molto lentamente e senza abbandonarsi a saccheggi o a violenze.

L'unificazione del popolo franco fu opera del re Clodoveo che, durante il suo regno dal 481 al 511, riuscì a riunire le due tribù dei Salii e dei Ripuarii, fondando così la prima dinastia franca.

CLODOVEO

La storia dei Franchi nel periodo anteriore al 481 ci è nota solo in parte a causa della mancanza di testimonianze scritte.

Conosciamo solamente alcuni nomi di sovrani, probabilmente leggendari, come Faramondo, Meroveo, che diede il nome alla dinastia Merovingia, e Childerico, padre di Clodoveo.

Nel 481, alla morte di Childerico, salì sul trono dei Franchi Salii il giovane e saggio re Clodoveo.

Fin dai primi anni del suo governo egli si dimostrò una valida guida per il Paese.

Egli riuscì infatti ad allargare i confini del regno annettendo gran parte della Francia centrale e meridionale.

Nel 486 d.C. proseguì la sua politica espansionistica penetrando nel territorio romano del generale Siagrio e occupando parte della Gallia settentrionale tra il corso medio della Loira e la Somme.

Nel 496 la tribù dei Ripuarii, minacciata dagli Alemanni, chiese aiuto a re Clodoveo, il quale assalì con il suo esercito il popolo invasore, infliggendogli una pesante sconfitta nella battaglia di Tolbiac (l'odierna Zülbich).

La sconfitta degli Alemanni permise al regno franco di estendere ancora una volta i propri confini, che giunsero a comprendere anche la Svizzera settentrionale.

Dopo la vittoria di Tolbiac, Clodoveo e i suoi sudditi si convertirono al Cattolicesimo, per opera di San Remigio.

Nel contesto della storia europea, questa conversione assunse un'importanza grandissima: la Chiesa romana e le popolazioni latino-cattoliche trovarono infatti nel popolo dei Franchi un valido alleato contro i soprusi e le violenze dei popoli germanici.

Nonostante la conversione al cattolicesimo, Clodoveo proseguì incessantemente la sua politica espansionistica.

Nel 500 i Franchi sconfissero a Digione il popolo dei Burgundi, sottoponendolo all'obbligo del pagamento di un tributo.

Fra il 507 e il 508 Clodoveo riuscì a sconfiggere persino il temibile popolo dei Visigoti, conquistando tutti i loro territori compresi fra la Loira e i Pirenei.

Nel 510 d.C., nella chiesa di S. Martino a Tours, l'imperatore d'Oriente Anastasio concesse a Clodoveo il titolo e le insegne del consolato.

Questo titolo legittimava il potere del re dei Franchi agli occhi delle popolazioni romane sottomesse, che consideravano quindi degli usurpatori gli altri re romanobarbarici.

Ma nel 511, con la morte di Clodoveo, il regno dei Franchi conobbe un periodo di profonda crisi, iniziata con la spartizione dello Stato fra i quattro figli del re scomparso.

L'unità del regno franco creata da Clodoveo andò così perduta nella seconda metà del secolo, a causa della concezione patrimoniale e dinastica dello Stato che avevano i sovrani barbarici; infatti alla loro morte il regno doveva essere diviso fra i figli maschi come se si trattasse di una comune eredità privata, con tutte le conseguenze che si possono immaginare.

Si trattava senza dubbio di una concezione rozza e primitiva, che ancora non sapeva cogliere il concetto di continuità dello Stato al di sopra delle dispute individuali.

I RE "FANNULLONI" E I PIPINIDI

Nonostante le discordie interne, i successori di Clodoveo riuscirono ad estendere ulteriormente i confini del regno. Nel 531 i Franchi conquistarono la Settimania togliendola ai Visigoti di Amalarico e, fra il 523 e il 534, riuscirono, dopo non poche difficoltà, a sottomettere le popolazioni dei Borgognoni e dei Turingi, allargando il proprio dominio in Franconia. Ma nonostante queste vittorie, la società franca era ormai in disfacimento, soprattutto a causa dell'inettitudine degli ultimi re merovingi, passati alla storia con l'appellativo di re fannulloni. Dopo aver smembrato lo Stato in più parti, fra cui l'Austrasia (a nord-est), la Neustria (a nord-ovest) e la Borgogna (a sud), essi commisero l'errore di assegnare vasti territori alla nobiltà locale. In realtà i re merovingi attuarono questa politica per tenere a bada la grande nobiltà, sempre smaniosa di potere, cercando invece di sfruttare le risorse economiche e finanziarie delle città del Mezzogiorno affacciate sul Mar Mediterraneo. Ma quando, sul finire del VII secolo, l'espansione araba causò il crollo dei traffici, i sovrani merovingi si ritrovarono completamente esautorati e in balìa della grande nobiltà. In questa situazione acquistarono sempre più autorità i maestri di palazzo, o maggiordomi, che in passato avevano svolto la semplice mansione di ministri ma che ora, in qualità di rappresentanti della nobiltà latifondista, erano i veri depositari del potere politico. Verso la seconda metà del VII secolo la vita politica francese vide la crescente affermazione di una famiglia di maggiordomi, destinata a modificare radicalmente il futuro dell'Europa: i Pipinidi. Il capostipite, Pipino il Vecchio, che era il maggiordomo dell'Austrasia e possedeva vari terreni nella Lorena e nelle Fiandre, incominciò con molta saggezza a sostituirsi al sovrano merovingio e ad acquistare maggiore credibilità ed autorità. La stirpe dei Pipinidi si consolidò definitivamente con Pipino di Heristal che nel 687, dopo aver sconfitto gli avversari della Neustria, riunì nelle sue mani tutte le regioni della Francia. Anche il figlio di Pipino di Heristal, Carlo Martello, contribuì ad aumentare il prestigio della famiglia grazie alla famosa vittoria di Poitiers sugli Arabi nel 732. Carlo Martello in quell'occasione si rese conto che il suo esercito, formato da uomini liberi che combattevano a piedi, non era adatto ad uno Stato tanto esteso come quello franco. La necessità di creare un nuovo organo di difesa spinse così Carlo Martello ad adottare una serie di provvedimenti molto radicali. Dopo aver confiscato parte dei territori dello Stato della Chiesa, li affidò in usufrutto a persone fidate, le quali si impegnarono a creare un corpo di cavalleria ben addestrato e pronto a prestare il proprio aiuto militare qualora il maggiordomo lo richiedesse. La creazione di questa nuova realtà gerarchico-amministrativa gettò le basi definitive per la nascita e la crescita di quella società feudale che avrebbe caratterizzato la storia e le società europee sino all'XI secolo. Tutte queste profonde trasformazioni operate da Carlo Martello furono realizzate con il tacito assenso dei re merovingi che, esclusi oramai dai processi decisionali, si limitavano ad esercitare un potere formale. Basti pensare che nel 741, alla morte di Carlo Martello, da ben quattro anni l'ultimo re merovingio era scomparso senza che nessuno avvertisse la necessità di eleggere un successore. I figli di Carlo Martello, Pipino il Breve e Carlomanno, non osarono però farsi eleggere re dei Franchi e preferirono chiamare al trono Childerico III. Ma nel 751, dopo che Carlomanno si era ritirato in convento, Pipino il Breve rinchiuse in un monastero Childerico III, facendosi eleggere re dei Franchi da un'assemblea di nobili.

FRANCHI, PAPATO E LONGOBARDI

Nel 751, mentre Pipino il Breve veniva eletto re dei Franchi, in Italia la situazione politica assumeva toni particolarmente drammatici. Re Astolfo, il successore di Liutprando al trono longobardo, stava conducendo una politica molto spregiudicata e, dopo aver occupato l'Esarcato e il Ducato di Spoleto, giunse a minacciare la stessa città di Roma, sede del Papato. Il pontefice Stefano II, succeduto nel 752 a Zaccaria, decise allora di approfittare dei buoni rapporti fra lo Stato della Chiesa e i Franchi e chiese a Pipino di intervenire nelle questioni italiche. Il patto di alleanza fra i due fu stipulato nel gennaio del 754 a Ponthion in Francia: l'accordo prevedeva che i Franchi avrebbero avuto l'assenso papale alla conquista dell'Italia longobarda, mentre i territori già bizantini occupati da Astolfo sarebbero andati alla Chiesa romana. Per suggellare il patto, il papa Stefano II incoronò Pipino re dei Franchi e gli conferì il titolo onorifico di patricius Romanorum. In realtà Pipino il Breve, pur essendosi legato al Papato, voleva evitare uno scontro frontale con i Longobardi, poiché questi erano stati alleati di Carlo Martello contro gli Arabi e perché un'impresa guerresca in Italia avrebbe potuto trovare l'opposizione della nobiltà latifondista franca. Così, nella primavera del 755 dopo aver tentato inutilmente la via delle trattative con Astolfo, Pipino entrò in Italia e cinse d'assedio la città di Pavia. Il re longobardo a questo punto chiese la pace e si impegnò a donare allo Stato della Chiesa tutti i territori bizantini già occupati. Ma quando Pipino tornò in patria, Astolfo venne meno ai patti e cinse d'assedio la città di Roma. Nell'estate del 756, su invito di papa Stefano II, Pipino il Breve ritornò in Italia e sconfisse nuovamente i Longobardi, imponendo delle condizioni di pace molto più dure delle precedenti: Astolfo fu obbligato a pagare un'indennità di guerra, a consegnare tutti gli ostaggi e ad accettare la presenza di alcuni presidi franchi con funzioni di controllo. In quest'occasione lo stesso re dei Franchi donò al Papato tutti quei territori che l'anno prima Astolfo si era impegnato a consegnare al pontefice; si costituì così uno Stato della Chiesa sufficientemente ampio e protetto dal governo franco. Nello stesso anno il trono del regno longobardo passò da Astolfo a Desiderio. Quest'ultimo, pur volendo seguire la politica antipapale impostata dal suo predecessore, si dimostrò molto più saggio e cauto in campo diplomatico: Desiderio mirava infatti, in un primo tempo, ad allontanare i Franchi dallo Stato della Chiesa. L'occasione propizia si manifestò nel 768 quando, alla morte di Pipino il Breve, il regno franco passò nelle mani dei due figli, Carlo e Carlomanno. Desiderio tentò immediatamente di accattivarsi le simpatie dei due futuri sovrani, dando loro in moglie le proprie figlie, Ermengarda e Gerberga. Dopo un breve periodo di pace, i progetti di Desiderio subirono un improvviso sconvolgimento: nel 771 Carlomanno morì e Carlo divenne sovrano di tutto il regno franco. Due mesi dopo venne eletto papa l'energico Adriano I e, contemporaneamente, Carlo ripudiò la moglie Ermengarda, in segno di rottura con i Longobardi. Nel 773 Carlo, passato alla storia con il titolo di Magno (ovvero "il Grande"), scese in Italia e sconfisse i Longobardi alle Chiuse di Susa, nella Pianura Padana. Desiderio, tradito da molti duchi, fu costretto a rifugiarsi a Pavia e, dopo un anno d'assedio, ad arrendersi ai Franchi. Suo figlio Adelchi, sconfitto alla porte di Verona, per non cadere nelle mani del nemico riparò a Costantinopoli. Il regno dei Longobardi, protrattosi in Italia per più di due secoli, scomparve così dalla scena, lasciando il posto alla nuova dominazione franca. Nel 774 Carlo Magno si proclamò re dei Franchi e dei Longobardi, impegnandosi a donare alla Chiesa di Roma una parte dei territori conquistati. Fra i possedimenti longobardi, Carlo concesse l'indipendenza solo al Ducato di Spoleto e a quello di Benevento, che svolsero la funzione di Stati-cuscinetto fra i confini del regno franco e quelli dell'Impero Romano d'Oriente.

CARLO MAGNO

Questo grande sovrano, durante il suo lunghissimo regno (dal 771 all'814), dovette affrontare una moltitudine di problemi sia interni che esterni: la regolamentazione dei rapporti con il Papato, i delicati contatti diplomatici con l'Impero di Bisanzio, il proseguimento della lotta antimusulmana in Spagna, le rivolte anti-franchi in Italia, la pressione sui confini di popoli barbari quali i Sassoni e gli Avari e la riorganizzazione del vasto regno furono solo i principali campi d'azione di Carlo Magno. Ma nonostante la molteplicità dei problemi, Carlo riuscì molto saggiamente a superare tutti gli scogli: non a caso la letteratura europea trasse ispirazione dalla sua vita per creare una leggenda epica che, negli anni a venire, fornì lo spunto ideale alle imprese dei Crociati. A questo proposito vale la pena di ricordare la celebre Chanson de Roland, che narra l'epico scontro di Roncisvalle in cui perse la vita il conte paladino Rolando (Orlando). Carlo Magno, dopo la vittoria sui Longobardi e il suo rientro in patria, dovette ritornare in Italia varie volte per reprimere le ripetute ribellioni. Nel 780 e nel 787 i Franchi, dopo aver sedato la rivolta organizzata dal duca del Friuli Rotgaudo, combatterono contro il duca di Benevento e altri duchi delle Venezie, colpevoli di aver cospirato contro il dominio franco. Ma, contemporaneamente alle vicende italiane, Carlo Magno dovette affrontare altre imprese in varie parti dei suoi domini: la campagna contro i Sassoni, stanziati fra il Reno e l'Elba, fu senza dubbio la più difficile: iniziata nel 772 e conclusa nel 797, costò al regno franco una ventina di spedizioni particolarmente impegnative. Spinto dalla necessità di rendere più sicure le frontiere del regno, Carlo Magno impose la propria autorità in tali zone sin dal 772; ma le popolazioni barbaro-pagane, nemiche della cristianità, diedero vita ad una serie incessante di ribellioni. La prima, durata dal 777 al 785, fu soffocata dall'esercito franco in modo assai cruento: a Verden in un solo giorno furono massacrati 4.500 Sassoni. Per evitare ulteriori sommosse Carlo Magno introdusse la pena di morte per tutti coloro avessero celebrato altre cerimonie pagane o rifiutato il battesimo cristiano. Ma gli indomabili Sassoni insorsero nuovamente nel 792 e i Franchi dovettero compiere altre quattro spedizioni prima di riuscire ad avere la meglio sui rivoltosi. Una volta ristabilito l'ordine, Carlo fece deportare intere tribù di Sassoni e assegnò le terre di quella zona a nobili franchi, a enti ecclesiastici e a Sassoni dimostratisi fedeli al cattolicesimo. Il pieno controllo della Sassonia fu stabilito soltanto nel 797 e i provvedimenti contro i Sassoni furono mitigati. In Europa ebbero altrettanta importanza gli scontri con i Bavari e gli Avari. La Baviera fu conquistata abbastanza facilmente nel 778; mentre gli Avari, stanziati lungo il corso medio del Danubio, riuscirono in un primo tempo a resistere alla forza dell'esercito franco; tuttavia dopo una lunga serie di aspre battaglie gli Avari furono completamente sterminati nel 795. Per garantire una maggior sicurezza ai confini orientali, Carlo Magno creò sui territori degli Avari la "Marca Orientale" (Osterreich), da cui prese il nome il Ducato d'Austria. Le cosiddette marche erano delle unità amministrative governate da un marchese, che avevano il compito di organizzare al meglio la difesa dello Stato. Durante il suo lungo regno, Carlo Magno, in nome del Cristianesimo di cui era difensore, riprese la politica antimusulmana che era stata inaugurata anni prima da Carlo Martello. La prima campagna franca contro i califfi musulmani, che aveva come unico scopo la presa di Saragozza, fallì; anzi durante la ritirata verso nord, la retroguardia franca fu sorpresa dai Baschi a Roncisvalle e venne sopraffatta. Fu proprio in questa occasione che morì il paladino Rolando, che la poesia epica ricorda nella già citata Chanson de Roland. Dopo questa sconfitta iniziale, Carlo Magno preparò altre spedizioni e nel ventennio successivo riuscì a sottrarre lentamente agli Arabi il territorio spagnolo compreso fra i Pirenei e il fiume Ebro. Fu creata così la Marca di Spagna, alla quale si unì il piccolo regno cristiano delle Asturie, che si dichiarò spontaneamente vassallo di Carlo Magno. All'inizio del IX secolo il regno di Carlo Magno assumeva proporzioni veramente imperiali: i Franchi erano padroni dell'Europa, dall'Ebro fino all'Elba e dalle coste del Mare del Nord sino all'Italia centrale. Nella notte di Natale dell'800, nella basilica di S. Pietro a Roma, papa Leone III incoronò Carlo Magno imperatore del Sacro Romano Impero. Con questo gesto il pontefice volle ribadire il proprio appoggio all'opera dei Franchi. Ma il delicato rapporto fra potere temporale dell'imperatore e potere spirituale del pontefice nei secoli successivi avrebbe portato a contrasti talvolta drammatici. L'ultima conquista diplomatica di Carlo Magno fu l'avvicinamento con l'Impero Romano d'Oriente: nell'812 i Franchi resero la città di Venezia all'imperatore di Bisanzio, il quale riconobbe definitivamente la realtà del Sacro Romano Impero carolingio. Carlo Magno morì nell'814, circondato dall'ammirazione e dal rispetto del suo popolo e di tutto il mondo cristiano dell'epoca.

Carlo Magno in un antico dipinto

Carlo Magno in un antico dipinto

Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z

Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z

Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z

Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea

Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte

Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea

Storia Antica Storia Moderna

Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z

Linea flashing backefro

Google

gbm w3c

^up^

Web Trapanese eXTReMe Tracker

TP Comuni

Copyright (c) 2002 -   trapaninfo.it home disclaim

w

trapaninfo.it flag counter

Ultima modifica :

Down @webmaster Up