Geografia Africa Repubblica Democratica del Congo e il Mondo.

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The conversation Republic of The Congo

La bandiera

Presentazione

Il territorio

Mappa della Repubblica Democratica del Congo che mostra le principali città, parti dei paesi circostanti e l'Oceano Atlantico meridionale

Cartina della Repubblica Democratica del Congo

La Repubblica Democratica del Congo in Africa map

Lo Shaba

L'economia

Cenni storici

Google map

Le città

Kinshasa

Lubumbashi

Kisangani

Piccolo lessico

Bantu

Corrente del Benguela

Copper Belt

Lago Alberto

Lago Edoardo

Lago Tanganica

Mintadi

Pigmei

Ruvenzori o Ruwenzori

Personaggi celebri

Moisè Ciombe

Patrice Lumumba

Sese Seko Mobutu

Altri centri

Kananga

Likasi

Geografia Africa

Congolesi Congo = Zaire

Congo-Kinshasa, Repubblica Democratica del

Congo, Repubblica Democratica del

Web link:

Il Libro dei Fatti della Repubblica Democratica del Congo Foto

Il Libro dei Fatti dei profili di tutti i paesi del Mondo World profiles

Atlante delle Guerre Repubblica Democratica del Congo

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Bandiera della Repubblica Democratica del Congo

La bandiera.

Campo celeste diviso in diagonale dall'angolo inferiore del sollevatore all'angolo superiore del fly da una striscia rossa delimitata da due sottili strisce gialle; una stella gialla a cinque punte appare nell'angolo superiore del paranco; il blu rappresenta la pace e la speranza, il rosso il sangue dei martiri del paese e il giallo la ricchezza e la prosperità del paese; la stella simboleggia l'unità e il brillante futuro del paese.

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GEOGRAFIA - AFRICA - REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

PRESENTAZIONE

A cavallo dell'Equatore, la Repubblica democratica del Congo confina a Nord con la Repubblica Centrafricana e il Sudan, a Nord-Est con l'Uganda, a Est con il Ruanda, il Burundi e la Tanzania, a Sud-Est con lo Zambia, a Sud con l'Angola, a Ovest con il Congo; a Ovest si affaccia solo per un brevissimo tratto all'Oceano Atlantico. Ha una superficie di 2.344.858 kmq e 115.403.027 (2024) abitanti, con una densità media di 24 abitanti per kmq. La composizione etnica è piuttosto varia: il gruppo principale è costituito dai Bantu, presenti soprattutto nelle regioni centrali e meridionali e divisi in numerose tribù e clan (Luba, Lunda, Kongo, Mongo). Nelle regioni settentrionali sono localizzate minoranze di ceppo sudanese, mentre nel Nord-Est abitano piccoli gruppi di Nilotici. I Pigmei, i più antichi abitatori del Paese, sono oggi ridotti a poche unità e relegati nel cuore della foresta tropicale. La lingua ufficiale è il francese, usato quasi esclusivamente in commercio e negli atti ufficiali; sono in uso parlate indigene come lo swahili, il kikongo e altri dialetti locali. Molto diffusa è la religione cattolica (41%), ma sono presenti minoranze protestanti (32%) e musulmane (1,2%); sono praticati culti animisti. Già Congo Belga e poi Repubblica dello Zaire, la Repubblica democratica del Congo è una Repubblica presidenziale, il cui presidente, che è anche capo del Governo, concentra in sé tutti i poteri, compreso quello legislativo. Il territorio è diviso in 10 regioni più il distretto della capitale. L'unità monetaria è il franco congolese. La capitale è Kinshasa (5.277.000 ab.).

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IL TERRITORIO

L'enorme bacino del fiume Zaire occupa gran parte del Paese, costituito da un bassopiano alto mediamente 500 m e caratterizzato da paludi nelle zone più pianeggianti e da una serie di altopiani (Kasai e Katanga) che delimitano il bacino a Sud e a Sud-Est. Una catena montuosa piuttosto uniforme, di altezza media attorno ai 2.000 m, si estende a Est segnando lo spartiacque che divide il bacino dello Zaire da quello del Nilo. Questa catena, di cui fa parte anche il Ruwenzori (5.119 m), prosegue con i vulcani Virunga che culminano con il Karisimbi (4.507 m). Il fiume Zaire (4.320 km) è il secondo del mondo per portata. Nasce nello Shaba meridionale col nome di Lualaba ed è in gran parte navigabile, benché le cascate di Livingstone ne impediscano la navigabilità fino all'Oceano Atlantico, dove lo Zaire sfocia con un enorme estuario. I suoi affluenti più importanti sono: l'Ubangi e il Sangha a destra; il Lomami, il Kasai e il Kwango a sinistra. Lungo tutto il confine orientale si estendono laghi piuttosto vasti quali il lago Alberto, il lago Edoardo e il Kivu. La conformazione delle coste, estese per poche decine di km, è determinata dal profondo estuario dello Zaire. Il clima è prevalentemente di tipo equatoriale con precipitazioni durante tutto l'anno e temperature intorno ai 26°. Man mano che ci si allontana dall'equatore, le precipitazioni sono più scarse e la stagione secca più lunga. Anche la regione costiera, a causa della corrente fredda del Benguela, è piuttosto secca.

Mappa della Repubblica Democratica del Congo che mostra le principali città, parti dei paesi circostanti e l'Oceano Atlantico meridionale.

Cartina della Repubblica Democratica del Congo

Cartina della Repubblica Democratica del Congo

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La Repubblica Democratica del Congo in Africa

Africa la Repubblica Democratica del Congo

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LO SHABA

Lo Shaba (Katanga fino al 1972) è una delle regioni sud-orientali della Repubblica del Congo. Il territorio è costituito da un vasto altopiano che s'innalza verso la catena dei Mitumba ed è attraversato dal corso superiore del fiume Zaire. Gli ingenti giacimenti minerari della provincia offrono: platino, diamanti, oro, manganese, uranio, cobalto, rame, stagno e ferro. Il clima, data anche l'altitudine che oscilla tra i 1.000 e i 2.000 metri, è mite e salubre. La popolazione è costituita da Bantu e Balumba nella parte meridionale e Baluba nelle zone centrali. Lo Shaba è suddiviso in quattro distretti e il centro principale è Lubumbashi che funge anche da capoluogo di provincia. Conquistata dai Belgi nel 1891, la regione divenne ben presto, a motivo delle ricchezze del sottosuolo, il centro delle attività delle grandi compagnie minerarie europee. Nel 1960, alla conquista dell'indipendenza da parte del Congo, tali compagnie, nel tentativo di mantenere il controllo dei giacimenti minerari, incoraggiavano la secessione promossa da Moisé Ciombe. Il Governo centrale, tuttavia, dopo tre anni di sanguinosi combattimenti, riusciva a ricondurre la regione sotto la propria autorità, grazie anche al sostegno dell'ONU. Successivamente, una volta falliti i tentativi di giungere ad un accordo con le compagnie minerarie europee, il Presidente Sese Seko Mobutu decideva di porre i giacimenti minerari della provincia sotto il controllo di una società statale.

L'ECONOMIA

Il Congo è un Paese estesissimo, con consistenti risorse minerarie; tuttavia le sue potenzialità restano ancora poco sfruttate e la struttura economica rimane quella di un Paese coloniale, caratterizzato da un'agricoltura di sussistenza e da ingenti importazioni. Circa il 60% della popolazione vive dei frutti di un'agricoltura arretrata che non arriva a coprire il fabbisogno interno. I vasti terreni pianeggianti e ricchi di acque sono coltivati soltanto in minima parte. I prodotti principali sono manioca, mais e miglio nelle zone più aride; patate dolci, arachidi e riso nelle zone più umide; infine, frutta nelle fasce vicine ai centri urbani. Ridotte le colture da piantagione. Si trovano palme da olio, caffè, canna da zucchero, cotone, tè, hevea (per la produzione di caucciù). L'allevamento è diffuso nelle regioni nord-orientali, ma non basta a soddisfare il fabbisogno. Più importante è la pesca; la foresta tropicale abbonda di legni pregiati, il cui sfruttamento è però ostacolato dalle difficoltà dei trasporti. Limitato risulta anche il settore industriale, costituito da piccole e medie aziende alimentari, tessili e calzaturiere, la cui produzione è destinata al mercato interno. Lo sviluppo dell'industria è impedito dalla mancanza di energia necessaria e dall'inefficienza delle vie di comunicazione interne. Una parte delle attività industriali dipende dallo sfruttamento del sottosuolo dello Shaba. Il Paese ha un sottosuolo ricco di petrolio, rame, diamanti, cobalto, piombo e stagno. Le maggiori esportazioni del Paese riguardano proprio i prodotti dell'industria estrattiva: rame, cobalto, zinco, diamanti e petrolio. L'industria è alimentata dall'energia prodotta dall'immenso potenziale idroelettrico delle due centrali di Inga, sul fiume Congo. Il commercio estero, effettuato, insieme al Ruanda e al Burundi, in seno alla Comunità economica dei Grandi Laghi, è indirizzato principalmente ai Paesi della Comunità Europea. La rete di comunicazioni è notevolmente ridotta, nonostante i 4.499 km di ferrovie, di cui 858 km elettrificati; le strade (157.000 km) sono asfaltate solo per 3.080 km; maggiormente utilizzata è la rete fluviale (16.400 km navigabili). I maggiori porti del Paese sono Boma, Matadi e Banana; gli aeroporti principali si trovano a Kinshasa, Lubumbashi, Bukavu, Goma e Kisangani.

CENNI STORICI

La Repubblica democratica del Congo fu scoperta nel 1482 dal portoghese D. Cão ed esplorata nel 1876-77 dall'inglese Henry Morton Stanley. In realtà, il territorio aveva già dieci secoli di storia politica, quando i resoconti delle esplorazioni di Livingstone tra il 1840 e il 1870 la resero famosa tra gli Europei. Nel 1876 il re del Belgio, Leopoldo II, fondò l'Associazione Internazionale Africana, per finanziare le spedizioni di Henry M. Stanley, capace di firmare, nel giro di pochi anni, oltre quattrocento trattati di commercio o protettorati con i capi delle tribù sulle rive del fiume Congo. Grazie a questi cominciò lo sfruttamento del Paese, ufficializzato dalla Conferenza di Berlino. Per sottomettere la resistenza anticoloniale e proteggere le ricche miniere di rame del Katanga, venne costantemente impiegata la forza e i Congolesi vennero sottoposti a estreme forme di sfruttamento, che non cambiarono neppure quando nel 1908 il territorio divenne colonia belga. Solo nel 1957 vennero introdotte delle norme più democratiche che permisero la nascita di partiti politici africani. Tra i molti movimenti che sorsero in quel periodo, solo il Movimento Nazionale Congolese, diretto da Patrice Lumumba, riuscì a considerare i problemi a livello nazionale. Nel 1959 la repressione di un comizio politico scatenò scontri che solo la promessa una rapida indipendenza da parte del re belga Baldovino riuscì a sedare. L'indipendenza arrivò infatti nel 1960, con Joseph Kasavubu a ricoprire la carica di presidente e Lumumba quella di primo ministro. Poco dopo Moisés Chombé, primo ministro del Katanga, diede inizio ad un movimento secessionista. Kasavubu organizzò un colpo di stato consegnando Lumumba ai mercenari belgi. Il leader della causa indipendentista venne assassinato e la guerra civile continuò fino al 1963. Con l'aiuto dei mercenari, dei paracadutisti belgi e l'appoggio logistico nordamericano, Chombé il difensore degli interessi coloniali, sconfisse le forze rivoluzionarie e venne nominato primo ministro. Nel 1965 prese il potere il comandante dell'esercito, Joseph Désiré Mobutu, considerato l'uomo adeguato ad imporre l'ordine delle transnazionali che operavano nel Paese. Mobutu cambiò il nome del paese in Zaire e, in obbedienza alla dottrina di «autenticità africana», cambiò anche il suo in Mobutu Sese Seko. Nel 1975 il rame venne nazionalizzato, favorendo la borghesia nazionale e la burocrazia statale. Lo Zaire appoggiò il Fronte Nazionale di Liberazione dell'Angola (FNLA) per combattere il MPLA di Agostinho Neto e sostenne i gruppi secessionisti della provincia petrolifera angolana di Cabinda, costituendo un'alleanza implicita con le forze sudafricane. Tra il 1978 e il 1979 all'interno del Paese proseguiva intanto la guerriglia. Le offensive del Fronte di Liberazione del Congo vennero contenute grazie all'intervento dei paracadutisti francesi e belgi e dalle truppe marocchine ed egiziane, appoggiate logisticamente dagli USA. Alla fine del 1977 vennero indette elezioni parlamentari e in questo modo si distolse l'attenzione internazionale dalla repressione, dai campi di concentramento per gli oppositori e dai maltrattamenti inflitti ai rifugiati. Lo Zaire era in quegli anni il maggiore esportatore mondiale di cobalto, il quarto produttore di diamanti e tra i primi dieci produttori del mondo di uranio, rame, manganese e stagno. Tra il 1980 e il 1981, le grandi potenze occidentali decisero di intervenire per garantirsi il controllo dei grandi giacimenti minerari strategici del Paese. Il Fondo Monetario Internazionale aiutò lo Zaire che rinegoziò il debito estero, imponendo drastiche misure per ottenere un livello minimo di moralizzazione interna. Già verso la fine del 1982, le statistiche cominciarono a mostrare indici positivi, mentre sul piano politico, nel 1981, il primo ministro Nguza Karl-i-Bond aveva lasciato l'incarico chiedendo asilo politico al Belgio, denunciando i soprusi del presidente Mobutu e presentandosi come una «alternativa dignitosa» alla corruzione dilagante. Nelle elezioni del 1984, Mobutu ottenne il 99,16% dei voti.

Nello stesso anno Mobutu propose di dare vita ad una «Lega degli Stati dell'Africa Nera», ma il progetto venne respinto da tutti i Governi progressisti del continente. Nel giugno 1989 Mobutu ottenne un prestito di venti milioni di dollari dalla Banca Mondiale mentre per tentare di gestire un processo che considerava probabilmente imminente, Mobutu nel 1990 prese la decisione di far finire il sistema monopartitico. Introdusse quindi il pluralismo sindacale e promise libere elezioni entro un anno. Centinaia di associazioni e gruppi politici chiesero di venire legalizzati. Le autorità si spaventarono e così Mobutu dichiarò che nessun partito sarebbe stato legalizzato e che prima delle elezioni sarebbe stato necessario modificare la Costituzione, in quanto il capo dello Stato desiderava «preservare la sua autorità senza esporsi a critiche». Gli studenti universitari della città di Lubumbashi, attraverso un'ampia mobilitazione, presto allargatasi a livello nazionale, chiesero le dimissioni di Mobutu che inviò la guardia presidenziale a stroncare la rivolta. Oltre cento studenti vennero assassinati, mentre i sopravvissuti fuggirono, chi in altre province e chi in Zambia, da dove denunciarono il massacro. Mobutu cercò di far passare sotto silenzio la sanguinosa repressione, ma la Comunità Economica Europea chiese ed ottenne un'indagine internazionale. Il massacro di Lubumbashi provocò un'ondata di proteste e scioperi, come quello di Gecamina, la maggiore impresa mineraria del paese, di proprietà statale. Nell'ottobre 1990, cedendo alle pressioni interne ed esterne, Mobutu decise una nuova «apertura», autorizzando il pluralismo politico, questa volta senza preclusioni. L'opposizione, riunita nella Sacra Unione, un fronte di nove partiti tra cui i quattro maggiori, chiese le dimissioni di Mobutu e la convocazione di una Conferenza Nazionale per decidere il futuro politico dello Zaire. Nel settembre 1991, Mobutu affrontò una nuova e imponente sollevazione popolare che provocò decine di morti e l'intervento del Belgio e della Francia, che inviarono varie centinaia di soldati per proteggere il rientro dei connazionali residenti nel Paese. Nel 1991 la Sacra Unione costituì un «Governo ombra» appellandosi alle Forze armate affinché abbandonassero il regime di Mobutu. All'inizio del 1992 si aprì la Conferenza Nazionale, voluta dall'opposizione che in questo modo sperava di realizzare le riforme costituzionali e di rendere effettiva la transizione alla democrazia. Nel febbraio dello stesso anno il primo ministro Karl-i-Bond, nominato l'anno prima, sospese la Conferenza, provocando il sollevamento di una parte dell'esercito che si impadronì della radio e chiese le dimissioni di Mobutu. Le truppe fedeli al presidente ristabilirono in poche ore la situazione. Anche questa volta i morti e i feriti si contarono a decine. La Comunità Europea sospese tutti gli aiuti finanziari allo Zaire, subordinandoli alla riapertura della Conferenza Nazionale.

Nel 1992 Mobutu annunciò la riapertura della Conferenza, dopo essersi riunito con il suo presidente, l'arcivescovo Monsegwo Pasinya. La Conferenza nominò alla carica di primo ministro Étienne Tshisekedi, leader della Sacra Unione, al posto di Nguza Karl-i-Bond. Nel corso del 1992 ripresero vigore i conflitti interetnici nei quali morirono duemila persone e migliaia di Luba lasciarono la regione di Shaba a causa della distruzione delle loro abitazioni. Sempre nel 1992, a causa della mancanza di personale, le dodici banche commerciali che operavano nello Zaire decisero la chiusura a tempo indeterminato; l'inflazione arrivò a livelli spaventosi e venne stimato che lo Zaire era tra i dieci Paesi più poveri del mondo. All'inizio del 1993, si registrarono scontri tra una parte dell'esercito che causarono mille morti a Kinshasa. Belgio, Francia e Stati Uniti, di fronte all'aggravarsi della situazione, si rivolsero a Mobutu pretendendo un impegno a spartire il potere con il Governo provvisorio di Tshisekedi. Mobutu destituì invece il primo ministro e nominò al suo posto Faustin Birindwa. Nel corso del 1994, nel pieno del disordine monetario, e con la sospensione del pagamento del debito estero, l'incertezza economica e politica non fece che accentuarsi. L'arrivo al potere in Ruanda della guerriglia del Fronte patriottico ruandese portò la Francia a diminuire la pressione nei confronti di Mobutu, di nuovo considerato come un potenziale alleato. A metà 1995, all'annuncio che il Governo di transizione sarebbe rimasto in carica per altri due anni si scatenò una nuova ondata di proteste. La tensione aumentò ancora nel 1996 dopo che le milizie ruandesi, appoggiate dai soldati zairesi, cominciarono un'opera di «pulizia etnica» nella regione Est del Masisi, uccidendo e deportando i Tutsi che vivevano da generazioni in questa zona dello Zaire. Alla fine dello stesso anno, il conflitto tra i gruppi armati tutsi e i resti dell'esercito ruandese (a maggioranza hutu) si trasformò in vera e propria guerra civile. Il regime di Mobutu fu seriamente minacciato nel momento in cui si unirono varie fazioni dell'opposizione in una alleanza diretta dal leader guerrigliero Laurent Kabila. Nei primi mesi del 1997 gli oppositori conquistarono con facilità quasi tutto il paese; iniziò una mediazione internazionale alla ricerca di una soluzione. Nelson Mandela propose un incontro diretto tra Mobutu e Kabila per un accordo di transizione, ma il leader guerrigliero chiese con forza a Mobutu di abbandonare il potere. Nello stesso anno per la terza volta, venne nominato in Parlamento Étienne Tshisekedi, con il consenso di Mobutu. Tshisekedi offrì a Kabila sei ministeri, tra cui la Difesa, ottenendo in cambio un rifiuto. Le compagnie minerarie straniere, prevedendo la fine del regime, cominciarono a trattare con Kabila per proteggere i loro interessi in Zaire. In maggio Mobutu fuggì in Marocco e l'opposizione entrò a Kinshasa: Kabila si autoproclamò presidente. Nel settembre dello stesso anno Mobutu morì a Rabat proprio mentre il nuovo Governo stava cambiando il nome del Paese, questa volta in Repubblica Democratica del Congo. Nel 1998 Kabila permise l'ingresso degli ispettori ONU per indagare sulle atrocità perpetuate nel Paese. In quello stesso mese si verificarono le peggiori inondazioni degli ultimi trentacinque anni, con decine di migliaia di evacuati soprattutto lungo il fiume Congo, costringendo il Governo a decretare lo stato di emergenza. Nel 1999 scoppiò una nuova guerra civile tra il Governo, sostenuto da Angola, Namibia e Zimbabwe, e un ampio movimento di guerriglia sostenuto da Stati che prima avevano appoggiato Kabila, Ruanda, Burundi e Uganda. Nel luglio dello stesso anno venne firmato a Lusaka un accordo di tregua, presto infranto da entrambe le parti. Gran parte del Nord-Est del Paese fu occupato dai ribelli della Coalizione democratica congolese (RCD), formata dai miliziani tutsi banyamulenge e dai nostalgici del regime di Mobutu del Movimento di liberazione congolese (MLC), mentre nel centro-Sud le truppe straniere di Angola, Namibia e Zimbabwe, che sostenevano il presidente Kabila, si occupavano del governo delle vaste aree occupate militarmente. Un nuovo accordo per il cessate il fuoco venne siglato a metà anno dai rappresentanti del Governo centrale, dell'RCD e di cinque dei Paesi coinvolti nel conflitto. Per la prima volta dopo quasi due anni il presidente Kabila incontrò a Eldoret, in Kenya, il presidente ruandese Paul Kagame un tempo suo alleato e, successivamente, a capo di uno degli eserciti invasori. Il presidente istituì a Kinshasa un Parlamento transitorio nominando per decreto 240 deputati.

Poco dopo a Entebbe, in Uganda, i presidenti ruandese, P. Kagame, e ugandese, Y. Museveni, riaffermarono l'alleanza e si impegnarono a smilitarizzare la città di Kisangani. Nonostante la nuova tregua, la guerriglia continuò tutto l'anno in varie parti del Paese, così come fece l'anno seguente, sebbene a Lusaka venisse sottoscritto, il 10 luglio, un accordo tra le parti. In questo clima, il 16 gennaio 2001, il presidente Kabila venne ucciso da una guardia del corpo, probabilmente su mandato ugandese e ruandese, e fu acclamato nuovo presidente dal Parlamento transitorio il figlio Joseph Kabila il quale, a differenza del padre, manifestò la volontà di cercare soluzioni ai problemi del Paese: a febbraio si recò in visita ufficiale a Washington e poi a New York, al Consiglio di sicurezza dell'ONU, con l'obiettivo di rilanciare il processo di pace e assicurarsi in tal modo il dispiegamento dei caschi blu ostacolato fino ad allora dal padre. In aprile furono ritirate parzialmente le truppe dello Zimbabwe (filo-governative) e dell'Uganda (favorevoli ai ribelli) e intervennero le forze di pace delle Nazioni Unite, che tentarono di assicurare il regolare sviluppo del processo di normalizzazione. A maggio Kabila, a conferma della sua volontà di normalizzare la vita democratica del Paese, tolse il bando a tutti i partiti che avevano operato sotto l'ex presidente Mobuto. Nel gennaio 2002 un'eruzione vulcanica distrusse la città di Goma. Nell'aprile 2003, dopo cinque anni di guerra che si rivelò essere il conflitto più sanguinoso dalla seconda guerra mondiale (provocò 3.500.000 morti, la maggior parte dei quali civili), i partiti politici e gli ex movimenti ribelli firmarono un accordo a Sun City, in Sudafrica, che permise la formazione di un Governo di transizione con un presidente (Joseph Kabila) assistito da quattro vice-presidenti. Se dal 2003 nelle regioni centro-occidentali della Repubblica Democratica del Congo si raggiunse una relativa stabilità, le zone frontaliere nord-orientali e settentrionali furono devastate da una vera e propria guerra, con gravissime violazioni dei diritti umani e violenze efferate a danno dei civili, principalmente delle donne. Come risposta all'emergenza, nel maggio 2003 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU autorizzò l'intervento di una forza multinazionale di pace a Bunia (Nord-Est) e, dal settembre 2003, l'invio di oltre 10.000 caschi blu nel Kivu Settentrionale e nel Kivu Meridionale, che resero le condizioni di sicurezza relativamente stabili fino al dicembre 2004, quando la situazione in quelle regioni precipitò nuovamente. Da allora continuano a svilupparsi gravi focolai di tensione a fasi alterne. Nel febbraio 2006 fu adottata una nuova bandiera nazionale e una nuova Costituzione, approvata a stragrande maggioranza dalla popolazione con referendum del dicembre 2005.

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LE CITTÀ

Kinshasa

(5.277.000 ab.). Capitale della Repubblica democratica del Congo, formante, con il suo territorio, l'omonima regione (9.965 kmq). Fondata nel 1881 dall'esploratore Stanley, che le diede il nome del re del Belgio (Léopoldville), la città si sviluppò rapidamente e divenne capitale della colonia. Si estende sulla riva sinistra del basso Congo, alla sua uscita dallo Stanley Pool, una specie di lago formato dall'allargamento del fiume. È capolinea della ferrovia elettrica che arriva a Matadi. Aeroporto internazionale. Centro commerciale politico e culturale; industrie meccaniche e tessili; cantieri navali. Importante porto fluviale della Repubblica del Congo e principale via verso l'Oceano Atlantico.

Lubumbashi

(851.381 ab.). Città della Repubblica Democratica del Congo, capoluogo della provincia del Katanga o Shaba (496.877 kmq; 4.125.000 ab.). È una città armoniosa e florida, costruita su un altopiano a 1.250 m di altitudine. La sua ricchezza, e la sua stessa esistenza, sono legate allo sfruttamento delle miniere di rame, uranio, cobalto e argento, note fin dai tempi più antichi. È la seconda città del Paese.

Kisangani

(417.517 ab.). Città della Repubblica Democratica del Congo, capoluogo della Provincia Orientale (503.239 kmq; 5.566.000 ab.). Situata sul fiume Zaire, è la terza città del Paese, importante per la sua università.

PICCOLO LESSICO

Bantu

Nome che si dà all'insieme delle popolazioni stanziate nella fascia centro-meridionale dell'Africa, tra il Lago Vittoria e il deserto del Kalahari, che comprende gli Stati dello Zambia, della Repubblica Democratica del Congo, dello Zimbabwe, dell'Angola, del Mozambico e del Malawi. Originari probabilmente della regione sahariana, da dove sembra siano emigrati a causa delle modificazioni ambientali, i Bantu sono uniti soltanto dall'uso di determinate lingue (più di 600 dialetti) che, sebbene differenziate, sono strettamente imparentate tra di loro. Alcune popolazioni Bantu, quali i Baluba, i Ngumi e i Bakongo, svolsero un ruolo determinante nella storia dell'Africa, costituendo imperi o dando vita a tradizioni culturali ancor oggi vive. I rapporti tra i Bantu e i colonizzatori europei furono molto difficili giacché questi praticavano la tratta degli schiavi e impoverivano il suolo sfruttandone malamente le risorse.

Corrente del Benguela

Corrente marina fredda, proveniente dalla regione antartica, che lambisce le coste occidentali dell'Africa meridionale e confluisce con la corrente sud-equatoriale del golfo di Guinea.

Copper Belt

Significa «fascia del rame» e indica la regione dell'Africa più ricca di minerali. Si estende tra la Repubblica Democratica del Congo e lo Zambia e oltre al rame offre in abbondanza zinco, stagno, uranio, piombo, cobalto e manganese.

Lago Alberto

Lago dell'Africa equatoriale (5.400 kmq) a 618 m s/m. Immissario principale è il Semliki, attraverso il quale riceve le acque del lago Vittoria, emissario il Nilo Bianco. Samuel Baker fu il primo europeo a raggiungerlo nel 1864 ed Henry Morton Stanley lo distinse dal Lago Edoardo nel 1876. Fu così chiamato per onorare il principe consorte d'Inghilterra, marito della regina Vittoria.

Lago Edoardo

Bacino lacustre (2.200 kmq) dell'Africa equatoriale, al confine tra la Repubblica Democratica del Congo e l'Uganda. Il fiume Semliki fa confluire le sue acque nel Lago Alberto. Fu scoperto da Henry Morton Stanley nel 1889.

Lago Tanganica

Bacino lacustre (32.893 kmq) dell'Africa orientale, di forma stretta e allungata, posto in una fossa tettonica tra la Repubblica Democratica del Congo, la Tanzania e lo Zambia. La profondità massima è di 1.435 m. I suoi maggiori immissari sono i fiumi Ruzizi e Malagarasi; emissario è il Lukuga.

Mintadi

Una caratteristica comune di tutte le culture Bantu della Repubblica Democratica del Congo è il notevole sviluppo della scultura a tutto tondo che ha, in genere, per oggetto la rappresentazione di sovrani, eroi, antenati oltre al tema ricorrente della maternità. Notevoli, in questo senso, sono le mintadi dei Bakongo, statue funebri in pietra che ci hanno tramandato le fattezze degli antichi re di questo popolo. I Bakongo, oltre alle mintadi, produssero anche maschere rituali e statue di dignitari di corte, elaborate con un gusto spiccato per il realismo. Altre manifestazioni artistiche degne di nota sono costituite dalle maschere-feticcio dei Bateke, che sembrano ispirate allo stile cubista, e dalle maschere dei Bapende, usate negli spettacoli teatrali.

Pigmei

Nome di una popolazione africana che occupa la foresta equatoriale del bacino dello Zaire. Di statura inferiore alla media (circa 150 cm) i Pigmei si differenziano in tre distinte varietà: i Bambuti, i Babinga e i Pigmei del Gabon. Caratteri generali, oltre all'altezza mediocre, sono la testa voluminosa, la fronte bassa, la bocca e il naso larghi, le braccia lunghe, le gambe corte, le mani e i piedi piccolissimi. Essi vivono soprattutto di caccia e le loro abitazioni sono rappresentate da capanne sommariamente coperte di foglie, costruite dalle donne. La società dei Pigmei si basa sulla famiglia a discendenza patrilineare; il capotribù viene scelto tra i cacciatori più abili o tra gli anziani del villaggio.

Ruvenzori o Ruwenzori

Massiccio montuoso (5.119 m) dell'Africa orientale, poco più a Nord dell'Equatore, al confine tra la Repubblica Democratica del Congo e l'Uganda, tra i laghi Alberto ed Edoardo. Oltre i 4.480 m è ricoperto da nevi e ghiacci; fu scalato per la prima volta nel 1906 dal Duca degli Abruzzi. Le massime altezze sono la punta Margherita (5.119 m) e la punta Alessandra (5.109 m).

PERSONAGGI CELEBRI

Moisè Ciombe

Uomo politico congolese (Masumba, Katanga 1919 - Algeri 1969). Eletto Presidente della provincia del Katanga nel giugno 1960, l'11 luglio successivo ne proclamò la secessione dal Governo centrale congolese. Questa situazione di guerra intestina sconvolse per oltre due anni il giovane Stato africano, con episodi di lotta resi particolarmente efferati dall'intervento di mercenari bianchi (i cosiddetti Affreux, «i raccapriccianti»), assoldati da Ciombe con l'appoggio di alcune potenze europee interessate a mantenere un controllo diretto sulle ricche miniere della regione. L'intervento dell'ONU, che costò la vita allo stesso Segretario generale Dag Hammarskjold, pose fine alla secessione, costringendo Ciombe a riparare in Francia e poi in Spagna. Richimato in patria nel 1964 dal presidente della Repubblica Kasavubu, con l'incarico di formare un nuovo Governo nazionale, Ciombe fu definitivamente allontanato nell'ottobre del 1965, sostituito da Kimba, e poi da Mobutu. Arrestato nel 1967 a bordo del suo aereo dirottato in territorio algerino, venne trattenuto in prigione ad Algeri e vi morì prima che le autorità congolesi (che nel frattempo lo avevano condannato a morte in contumacia) ne ottenessero l'estradizione.

Patrice Lumumba

Uomo politico congolese (Kasai 1925 - Katanga 1961). Già capo del MNC (Movimento nazionale congolese), divenne primo ministro dell'ex Congo belga alla proclamazione dell'indipendenza nel 1960. Di tendenze progressiste, incontrava gravi difficoltà nel districarsi nella difficile situazione del suo Paese insidiato dal neo-colonialismo. Destituito dal Presidente Kasavubu, veniva poi arrestato dal capo dell'esercito Mobutu e consegnato ai ribelli katanghesi. Trovava quindi la morte in circostanze mai del tutto chiarite.

Sese Seko Mobutu

Uomo politico zairese (Lisala, Equateur 1930 - Rabat 1997). Segretario alla Difesa e capo di Stato Maggiore del Congo-Kinshasa, nel 1960 assunse il comando delle forze armate congolesi e nel novembre 1965 salì al potere, dopo aver deposto J. Kasavubu. Divenuto Presidente a tutti gli effetti nel giugno 1967, in seguito all'entrata in vigore della nuova Costituzione di tipo presidenziale, si batté per il conseguimento dell'unità nazionale, dopo le disgregazioni dei primi anni dell'indipendenza. Egli inoltre perseguì, non senza contraddizioni e azioni trasformistiche, una politica economica tendente a un più stretto controllo da parte dello Stato delle fonti di produzione del Paese, tanto da indurre a varie riprese le forze economiche interessate allo sfruttamento minerario a ricorrere all'azione armata di mercenari bianchi. Nel 1977 fu rieletto alla presidenza della Repubblica, venendo riconfermato per la terza volta nel 1984. Gli anni Novanta furono contraddistinti da un netto peggioramento delle condizioni politiche ed economiche del Paese: in un clima caratterizzato da un tasso di inflazione molto alto, da lotte fra i vari clan, da spinte autonomistiche regionali, dall'esodo nello Zaire di masse di profughi ruandesi e dalla forte opposizione del partito capeggiato da E. Tshisekedi, Mobutu, pur mantenendo strettamente nelle sue mani la carica di Presidente, fu costretto a continui rimpasti di Governo e a rinunciare a parte delle prerogative presidenziali. Visto con sospetto dai Governi del Belgio e degli Stati Uniti, ottenne più volte riconoscimenti ufficiali in Francia, riuscendo tra l'altro a stipulare, nel 1996, un accordo di cooperazione indiretta con J. Chirac. Nel 1997, travolto dalla ribellione delle forze democratiche di liberazione del Congo-Zaire, fu deposto dalla carica di Presidente e costretto a riparare all'estero.

ALTRI CENTRI

Kananga

(393.030 ab.).Città della Repubblica democratica del Congo, capoluogo della provincia del Kasai Occidentale (154.742 kmq; 3.337.000 ab.), sul fiume Lulua. Importante centro commerciale sulla linea ferroviaria di Port-Francqui. Industrie tessili, chimiche; estrazione di diamanti.

Likasi

(299.118 ab.). Città della Repubblica Democratica del Congo, 105 km a Nord-Ovest di Lubumbashi. Si trova vicino a importanti giacimenti di cobalto e di rame e dispone di moderni stabilimenti per la lavorazione del rame. Industrie attivissime che producono clorato di sodio, soda caustica e acido solforico si trovano nei due sobborghi di Shituru e di Panda. In città c'è anche un Museo di mineralogia che vanta ricchissime collezioni e un efficiente osservatorio meteorologico.

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