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La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l'individuo in condizione di fare a meno di essa.
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The Conversation sulla Spagna

La bandiera e l'inno

Presentazione

Cartina delle principali città della Spagna

Il territorio

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Cartina della Spagna

La Spagna in EU map

Le mura di Avila, nella Vecchia Castiglia

La meseta

L'Economia

Cenni storici

Il primo ministro spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero

La Regione Basca Arte e Lingua nella Spagna del Nord Arte e Lingua nella Spagna  del Sud Le Città Madrid

Le Città Barcellona Valencia Siviglia Il Museo del Prado La Corrida Piccolo Lessico Alcazar Alhambra Flamenco Gibilterra Huertas Merinos Rías

Personaggi Celebri Cid Campeador Francisco Franco Bahamonde Juan Carlos di Borbone Marquez Felipe Gonzalez José María Aznar Altri Centri Alicante Bilbao Burgos Cadice Cordoba Girona Gijon Granada

Altri Centri La Coruña León Malaga Palma di Maiorca Pamplona Salamanca San Sebastian Saragozza Tarragona Toledo Valladolid Dipendenze Ceuta Melilla Peñón de Vélez de la Gomera, Peñón de Alhucemas e Arcipelago di Chafarinas

Geografia Europa

Il Libro dei Fatti della Spagna Foto

Bandiera della Spagna

La Bandiera.

Tre bande orizzontali di rosso (sopra), giallo (doppia larghezza), e rosso con lo stemma nazionale sul lato sollevatore della banda gialla;

lo stemma è espanso per mostrare gli emblemi dei regni tradizionali della Spagna (in senso orario dall'alto a sinistra, Castiglia, Leon, Navarra e Aragona) mentre Granada è rappresentata dalla melagrana stilizzata nella parte inferiore dello scudo;

i bracci sono incorniciati da due colonne che rappresentano le colonne di Ercole, che sono i due promontori (Gibilterra e Ceuta) su entrambi i lati dell'estremità orientale dello stretto di Gibilterra;

il rotolo rosso attraverso le due colonne porta il motto imperiale di "Pius Ultra" (più oltre) che si riferisce alle terre spagnole oltre l'Europa; la disposizione delle tre bande con la striscia centrale risale al XVIII secolo.

Nota: i colori rosso e giallo sono legati a quelli dei più antichi regni spagnoli: Aragona, Castiglia, Leon e Navarra.

Inno della Spagna.

GEOGRAFIA - EUROPA - SPAGNA

PRESENTAZIONE

La Spagna copre i quattro quinti della penisola iberica e confina a Nord-Est con la Francia e col Principato di Andorra;

a Ovest col Portogallo.

A Nord-Ovest e Sud-Ovest è bagnata dall'Oceano Atlantico;

a Est e a Sud-Est dal Mar Mediterraneo.

Ha una superficie di 505.957 kmq e una popolazione di 47.222.613 (2023) abitanti, distribuiti in maniera irregolare (la densità media è di 84 abitanti per kmq).

Il gruppo etnico principale è lo spagnolo, ma esistono minoranze catalane e galiziane.

La lingua ufficiale è lo spagnolo;

altre lingue parlate e ufficiali sono il basco, il catalano, diffuso nel Nord-Est del Paese, e il gallego, in uso in Galizia.

Religione di Stato è la cattolica; le minoranze sono costituite da musulmani e protestanti.

La Spagna è una Monarchia costituzionale, suddivisa in 17 comunità autonome, comprese quelle insulari delle Baleari e delle Canarie.

La funzione legislativa spetta al Parlamento (Cortes), formato dal Congresso dei deputati e dal Senato, entrambi eletti per quattro anni a suffragio diretto;

il potere esecutivo è attribuito al Governo, il cui capo è nominato dal Congresso dei deputati su designazione del sovrano.

Dal 1° gennaio 2002 l'unità monetaria è l'euro.

La capitale è Madrid (3.092.759 ab.).

Mappa della Spagna che mostra i principali centri abitati, parti dei paesi circostanti e il Mar Mediterraneo e il Golfo di Biscaglia.

Cartina della Spagna

IL TERRITORIO

La Spagna è convenzionalmente divisa in tre regioni geografiche:

la Meseta, le pianure costiere e le montagne.

La Meseta è un vasto altopiano nel cuore del Paese che raggiunge l'altitudine media di 600 m.

Si estende per tre quarti del territorio spagnolo tra la Cordigliera Cantabrica a Nord e la valle del Guadalquivir a Sud, digradando irregolarmente verso la costa mediterranea e sconfinando in Portogallo a Ovest.

È attraversata da parecchi sistemi montuosi e rilievi collinari, tra i quali i più importanti sono:

la Cordigliera Iberica a Nord-Est; le Sierre de Guadarrama e de Gredos al centro;

i Monti di Toledo e le Sierre dell'Estremadura a Sud-Ovest; la Sierra Morena a Sud.

Le principali pianure costiere, oltre a quelle situate a Nord-Ovest del Paese, sono:

quella che si estende lungo il Mediterraneo da Sud-Est a Sud-Ovest (da Barcellona al golfo di Almería), divisa in due parti uguali da un'appendice della Sierra Nevada;

la valle del Guadalquivir a Sud-Ovest, costituita nella parte centrale da una zona paludosa detta las Marismas.

Tre sono le principali catene montuose:

i Pirenei, la Cordigliera Cantabrica e la Cordigliera Betica.

I primi seguono il confine francese e corrono dall'Atlantico al Mediterraneo con picchi brulli e desolati (Pico de Aneto, 3.404 m).

I rilievi orientali sono collegati alla Cordigliera Iberica dalla Catena Catalana, contraddistinta da rilievi modesti, che si alternano a fertili vallate e che si elevano gradualmente verso i massicci pirenaici.

La Cordigliera Cantabrica corre a Nord lungo la costa atlantica dai Pirenei alle montagne della Galizia.

La massima altezza è raggiunta dal gruppo dei Picos de Europa (2.648 m).

La Cordigliera Betica si estende a Sud, da Gibilterra a Cabo de la Nao, e comprende le vette più alte della penisola iberica (Mulhacén, nella Sierra Nevada, 3.478 m).

Quattro dei maggiori fiumi della Spagna sorgono nella Meseta e sfociano nell'Oceano Atlantico:

il Duero (780 km), il Tago (1.010 km) e la Guadiana (800 km) entrano nel Portogallo;

il Guadalquivir, l'unico navigabile in quanto più profondo, scorre invece interamente in Spagna.

L'Ebro nasce dalla Cordigliera Cantabrica, scorre a Est, raggiungendo la lunghezza complessiva di 927 km, e forma la fertile valle omonima ai piedi dei Pirenei.

Dai Monti Cantabrici scendono fino alla costa atlantica altri fiumi, dal corso breve e rapido, che scorrono in valli talora parallele ai rilievi.

La costa atlantica, alta ma poco articolata a Nord-Ovest nel golfo di Biscaglia, è invece caratterizzata da profonde insenature nella parte settentrionale e occidentale;

a Sud, tra il confine portoghese e lo Stretto di Gibilterra, è bassa e spesso paludosa e comprende il golfo di Cadice.

La costa mediterranea è bassa e uniforme dallo Stretto di Gibilterra alla valle dell'Ebro (Costa del Sol) e comprende i golfi di Almería e di Valencia.

Dall'Ebro ai Pirenei (Costa Brava) presenta invece tratti bassi alternati a balze scoscese.

Il clima, continentale con scarse precipitazioni nella zona centrale, è invece temperato con alto tasso di umidità a Nord, lungo la Catena Cantabrica, e subtropicale con notevoli escursioni termiche nella regione dell'Andalusia a Sud.

Google map

Cartina della Spagna

Cartina della Spagna

La Spagna in Europa

Spagna luogo

Le mura di Avila, nella Vecchia Castiglia

Le mura di Avila, nella Vecchia Castiglia

LA MESETA

La Meseta è un vastissimo altipiano con un'altitudine media fra i 600 e i 900 m. che occupa la parte centrale della Spagna.

L'altipiano è diviso in due regioni chiamate Vecchia Castiglia (a Nord) e Nuova Castiglia (a Sud).

È circondata da un cordone di rilievi montuosi:

a Nord la Cordigliera Cantabrica, a Est la Cordigliera Iberica e i Monti di Cuenca, a Sud la Cordigliera Betica e la Sierra Morena, a Ovest i monti del Portogallo.

Questi monti isolano la Meseta dalle coste ostacolandone in tal modo le vie di comunicazione, e la escludono dall'influenza benefica del mare e dei suoi venti umidi.

Infatti il clima dell'altipiano è tipicamente continentale, caratterizzato da inverni lunghi e rigidi e da estati torride.

Il suolo, per lo più stepposo e con scarsa vegetazione spontanea, viene sfruttato in due modi:

per l'allevamento delle pecore merinos, che producono lana in abbondanza, e per la coltivazione di cereali.

D'estate, quando gli altipiani non offrono più erba per i pascoli, le greggi vengono portate sui Pirenei o sui Monti Cantabrici, e d'inverno ridiscendono verso la Meseta.

La coltura dei cereali viene praticata con metodi antiquati e ha scarsa redditività.

Le regioni più fertili si concentrano ai piedi delle montagne.

Le difficoltà dell'agricoltura sono dovute all'aridità del terreno e aggravate dal selvaggio disboscamento, avvenuto nel corso dei secoli per costruire le navi della flotta spagnola e portoghese nell'epoca d'oro delle conquiste coloniali, dal permanere del latifondo e dalla scarsa irrigazione.

I grossi centri sono raggruppati nelle zone dove vi è una maggiore quantità d'acqua disponibile.

Madrid è situata proprio nella Nuova Castiglia, regione meridionale della Meseta;

altre importanti città sono Valladolid, dove morì Cristoforo Colombo, Salamanca e Toledo.

L'ECONOMIA

Rispetto agli altri Paesi europei, la Spagna ha conosciuto tardi un periodo di ascesa e di sviluppo notevoli.

La sua storica ricchezza e potenza sono svanite con la dissoluzione dell'Impero coloniale e con la guerra civile (1936-39), conclusasi con l'instaurazione del regime dittatoriale di Franco.

In questi ultimi decenni però, gli Spagnoli si sono impegnati nella ripresa economica sviluppando l'industria e il turismo e aderendo dal 1986 alla CEE.

L'agricoltura, nonostante la conformazione del suolo, il clima e la diffusione del latifondo, è divenuta voce essenziale della bilancia economica nazionale, grazie soprattutto all'impiego di nuove tecnologie (rispetto alla razionalizzazione del sistema di irrigazione).

Le colture principali sono i cereali (orzo, frumento, granoturco, grano) e le patate.

Di grande importanza è la produzione di olio, agrumi e vino destinata all'esportazione.

Sviluppato è anche l'allevamento di suini, bovini (indirizzato alla produzione di carne e latte), tori da corrida e ovini, principalmente di pecore da lana merinos.

L'industria è localizzata nelle regioni della Catalogna, delle Asturie e delle Province Basche ed è caratterizzata dal relativamente recente (dopo l'ingresso del Paese nella CEE) rinnovamento tecnologico.

Le industrie tradizionali sono tessili e alimentari. A esse si sono affiancate le industrie siderurgiche, chimiche e meccaniche (autoveicoli, motocicli, macchine da scrivere).

Il sottosuolo della Spagna è molto ricco:

vi si trovano ferro, carbone, piombo, zinco, stagno e mercurio in abbondanza.

Le fonti di energia, invece, sono piuttosto scarse: le risorse idroelettriche sono poco sfruttate e il carbone richiede investimenti di capitale troppo elevati. Ciò rende necessaria un'ingente importazione di petrolio.

Nel territorio sono presenti alcune centrali nucleari e di raccolta dell'uranio.

L'economia del Paese si avvantaggia inoltre di altre attività, quali la pesca (tonni, acciughe e sardine), praticata soprattutto lungo la costa dell'Oceano Atlantico;

la produzione di sughero e di resine;

il turismo, che si è sviluppato in maniera straordinaria a partire dagli anni Settanta.

Gli scambi commerciali con l'estero sono caratterizzati da un volume d'importazioni superiore alle esportazioni.

La Spagna importa combustibili, macchine utensili e materie prime dagli USA, dalla Germania e dalla Francia.

Esporta metalli, veicoli, prodotti alimentari negli stessi Paesi e nella Gran Bretagna.

Poco sviluppato è anche il sistema di comunicazioni, che comprende la rete ferroviaria (12.280 km) e la rete stradale (341.230 km).

La flotta mercantile spagnola è piuttosto modesta per divenire un significativo mezzo di trasporto per gli scambi commerciali.

I porti principali sono concentrati a Barcellona, Bilbao, Gijón, Siviglia, Avilés, Santa Cruz de Tenerife, Las Palmas, Valencia, mentre gli aeroporti principali sono quelli di Madrid e Barcellona.

CENNI STORICI

Fra il IX e l'VIII sec. a.C. i Celti si stabilirono al centro e nella porzione occidentale della penisola iberica; più tardi, durante il VI ed il V sec. a.C. la fusione di queste due culture dette origine ai popoli celtico-iberici, colonizzati successivamente da Fenici, Greci e Romani (III sec. a.C.).

In particolare, nel 226 a.C. il Trattato dell'Ebro definì le sfere d'influenza tra Roma e Cartagine, anche se quest'ultima, assediando Sagunto, fornì lo spunto per lo scoppio della seconda guerra punica.

Nel 197 a.C. Roma divise i possedimenti spagnoli nelle province di Hispania citerior e Hispania ulterior, separate dal corso dell'Ebro.

La scomparsa dell'Impero romano coincise con l'espansione del Cristianesimo e la successiva invasione dei barbari che devastarono l'Europa e la penisola iberica: in principio transitarono Alani, Svevi e Vandali, poi i Visigonti che s'insediarono (507) nella penisola, formando un Regno avente Toledo come capitale.

I Visigoti si amalgamarono alla popolazione romanizzata, assumendone anche la religione (conversione di re Recaredo del 589);

tuttavia i contrasti per il potere indussero una fazione in lotta a richiedere l'aiuto dei musulmani che invasero la penisola, sconfiggendo re Rodrigo, l'ultimo re visigoto, e conquistando Toledo (711).

I discendenti dei Visigoti, concentrati nel Nord del Paese, si organizzarono in Regni (Castiglia, Catalogna, Navarra, Aragona, León) e nei secoli realizzarono un lento processo di unificazione che si consolidò nella lotta contro gli Arabi.

Questi ultimi chiamarono Al-Andalus le terre meridionali della penisola iberica. Durante il X sec., queste regioni raggiunsero il massimo splendore e, in contrasto con il resto dell'Europa rurale, le sue città (come Cordoba) prosperarono grazie all'attivo commercio con l'Oriente, permettendo lo sviluppo delle arti e delle scienze, in particolare dell'astronomia e della matematica.

Il potente califfato costituito dai musulmani si disgregò nell'XI sec.; alla decadenza araba si contrappose l'espansione degli Stati cristiani (Navarra, León, Castiglia e Aragona, sorti nei secc. IX e X), che diedero inizio alla Reconquista.

I cristiani riconquistarono Toledo nel 1085, nel 1236 venne ripresa Cordoba, nel 1248 Siviglia, nel 1262 Cadice.

La lotta si concluse solo nel 1492 con la presa di Granada ad opera di Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia che con il loro matrimonio avevano unito i rispettivi Regni in un solo potente Stato.

Nello stesso anno Cristoforo Colombo scoprì l'America, impossessandosene in nome della Spagna: ebbe così inizio il vastissimo Impero coloniale, destinato a inglobare progressivamente il Messico (1519) e il Perù (1533).

I nuovi domini americani approvvigionarono di metalli preziosi le metropoli, permettendo il benessere economico e il pagamento dei conflitti, ma non favorirono la produttività locale.

Con Carlo I (nel 1516; eletto imperatore con il nome di Carlo V) iniziò la signoria degli Asburgo, durante il cui Regno la Spagna raggiunse il massimo splendore in Europa, estendendo la propria potenza su gran parte dell'Italia, sulle Fiandre e i Paesi Bassi (Pace di Cateau Cambrésis, 1559).

La ribellione dei Paesi Bassi e la conseguente formazione dello Stato delle Province unite (1579), e la distruzione di quella che veniva definita Invencible Armada (1588) segnarono il declino economico della Spagna.

Nel XVII sec. diversi conflitti si conclusero in modo sfavorevole per la potenza iberica e solo la guerra della Lega di Augusta permise alla Spagna di riconquistare alcuni suoi territori (Pace di Rijswijk, 1697).

Estintasi la casa d'Asburgo, dopo una lunga lotta per la successione, salì al trono Filippo V di Borbone che assistette tuttavia al passaggio dei domini italiani all'Austria.

Negli anni seguenti, la diffusione per tutta l'Europa e l'America delle idee liberali della Rivoluzione francese e la successiva espansione napoleonica sulla penisola iberica, debilitarono i legami fra la madrepatria e le colonie, che cominciarono un lungo periodo di guerre per l'indipendenza;

sul fronte interno il Regno di Carlo III (1759-88) rappresentò per la Spagna un epoca di dispotismo illuminato.

Nel 1808 le truppe francesi invasero il Paese e Napoleone I nominò re di Spagna il fratello Giuseppe.

Ma la resistenza popolare, appoggiata dall'Inghilterra, riuscì a cacciare i Francesi (1812).

Dopo un breve Governo provvisorio di ispirazione liberale (Costituzione di Cadice, 8 marzo 1812), seguì la restaurazione assolutista di Ferdinando VII nel 1814.

Nel 1820 scoppiò la rivolta di Cadice che portò il Paese a un breve periodo di libertà, subito represso dalla Santa Alleanza.

Nel 1823 con l'ascesa al trono di Isabella II, figlia di Ferdinando VII, il Paese precipitò nella guerra civile (1833-38), tra i sostenitori di Isabella e quelli di Carlo di Borbone;

inoltre tra il 1816 e il 1825 le colonie americane, a eccezione di Cuba e Portorico, si proclamarono indipendenti costituendo gli attuali Stati di Argentina, Cile, Messico, Colombia, Bolivia, Ecuador.

Nel 1868 un'insurrezione militare depose la regina e, dopo continui rivolgimenti interni, venne proclamata la Repubblica (1873) che fu comunque di breve durata.

Nel 1875 infatti venne ripristinata la Monarchia di Alfonso XII. Alla fine dell'Ottocento, sotto il Regno di Alfonso XIII, la guerra con gli Stati Uniti (1895-98) si risolse con la perdita di Cuba, Portorico e delle Filippine.

Neutrale durante la prima guerra mondiale, la Spagna attraversò quindi un periodo molto travagliato: nel 1923 un colpo di Stato militare, capeggiato dal generale Primo de Rivera, instaurò la dittatura; ripristinata la democrazia nel 1931, la vittoria elettorale dei repubblicani e dei socialisti portò all'abolizione della Monarchia, all'instaurazione della IIª Repubblica e a una nuova Costituzione.

Alfonso lasciò la Spagna e nel Paese venne stabilito un Governo provvisorio.

Nel 1932 furono espulsi i Gesuiti e introdotto il divorzio, mentre nel 1933 vennero incamerati i beni ecclesiastici;

tale politica governativa colpiva le forze tradizionaliste legate al passato regime e per tale motivo provocò la coalizione tra le correnti cattoliche di destra, anche se tra le componenti repubblicane si andarono inasprendo i dissidi.

Nelle elezioni del 1933 trionfarono le destre, mentre nelle successive elezioni del 1936 l'esiguo margine di vittoria del Fronte popolare composto da socialisti, repubblicani, comunisti ed anarchici fu occasione di un grave attrito con l'opposizione.

Dopo le elezioni, l'esercito, la Chiesa e settori dell'economia spagnola cominciarono a lavorare per abbattere il Governo, indebolito dalle divisioni interne.

Nel 1936 un importante settore dell'esercito comandato dal generale Francisco Franco, e appoggiato da Italia e Germania, si ribellò contro la Repubblica e dette inizio a tre anni di guerra civile.

Dopo la vittoria (1939) Franco instaurò un regime di tipo fascista, ma si dichiarò neutrale allo scoppio della seconda guerra mondiale.

Nel dopoguerra il regime franchista, vincendo le iniziali diffidenze dei Paesi occidentali, riuscì a sopravvivere e nel 1947 Franco restaurò la Monarchia, pur rimanendo capo dello Stato.

Negli anni Sessanta il generale aprì le porte del Governo ad altri gruppi e movimenti: si inserirono in posti chiave del Governo numerose figure appartenenti all'Opus Dei che modificarono gli orientamenti economici del Paese.

La Spagna abbandonò il proprio isolamento e liberalizzò l'economia, eliminando molti controlli statali.

La classe media urbana godette di un periodo di sostanziale miglioramento del livello di qualità della vita e ciò permise un'importante distensione politica.

Nel 1975, alla morte di Franco, il potere passò all'erede alla Corona spagnola Juan Carlos I di Borbone, che rapidamente iniziò i negoziati con le opposizioni per ristabilire il sistema democratico annullato nel 1939.

La nuova Costituzione del 1978 fece del Paese una Monarchia costituzionale, fondata sui principi della democrazia occidentale.

La Spagna intraprese un impetuoso sviluppo economico, supportato da ingenti investimenti esteri (soprattutto tedeschi), raggiungendo presto un tenore economico sul livello della media europea.

Fra il 1976 e il 1981 Adolfo Suárez, leader della Unione del centro democratico (UCD), divenne primo ministro;

nel dicembre del 1978 venne realizzata una consultazione popolare che convertì la Spagna in una Monarchia parlamentare, ristabilì la libertà dei partiti politici e garantì il diritto all'autonomia ad alcune regioni spagnole (nuova Costituzione del 28 dicembre 1978).

Nel febbraio del 1981 un gruppo di ufficiali della Guardia civile assaltò il Parlamento e cercò di abbattere il Governo; tuttavia la decisa reazione di tutti i gruppi politici democratici e specialmente del re Juan Carlos fece fallire il piano dei golpisti e consolidò il processo democratico.

Dalle elezioni dell'ottobre 1982, nelle quali trionfò il Partito socialista operaio (PSOE), Felipe Gonzalez divenne primo ministro, guidando la Spagna verso l'adesione alla NATO (1982) e l'ingresso nella CEE (1986).

Gli anni seguenti ribadirono il predominio del Partito socialista, che venne riconfermato alle elezioni del 1986, del 1989 e del 1993.

Ma l'avvento della democrazia non fece cessare l'attività terroristica dell'ETA, l'organizzazione indipendentista basca.

In proposito, nel 1988 tutti i partiti baschi, eccettuata Herri Batasuna, sottoscrissero un patto anti-terrorismo.

La volontà di allineare il Paese agli standard europei portò il Governo a realizzare tagli alla difesa, alla spesa pubblica e ai finanziamenti al settore industriale.

Il Parlamento ratificò il Trattato di Maastricht; la disoccupazione raggiunse il 22%, il livello più alto tra i Paesi dell'Unione europea.

Intanto, numerosi dirigenti del Partito socialista furono coinvolti in indagini relative a frodi e proprio per i numerosi scandali, il Governo socialista perse nel 1995 buona parte dell'appoggio parlamentare.

Le elezioni politiche del 1996 segnarono una svolta nel cammino politico della Spagna:

il PSOE subì una clamorosa sconfitta, a vantaggio della destra del Partito popolare (PP) di José Maria Aznar, sorretto da una coalizione composta dai nazionalisti moderati baschi, catalani e delle Canarie.

Il suo Governo vide un notevole sviluppo dell'economia nazionale, anche se accompagnato dal permanere di tensioni sociali.

Il procedere della positiva congiuntura economico-politica permise alla Spagna di entrare nel primo gruppo dei Paesi partecipanti all'Unione economica e monetaria europea (maggio 1998).

Il vero problema interno rimaneva però quello legato al terrorismo: continuarono infatti gli attentati dell'ETA, diretti in particolare contro gli esponenti del Partito popolare attivi nei Paesi baschi.

Sul piano internazionale, il Governo di Aznar decise di appoggiare più apertamente dei suoi predecessori l'isolamento di Cuba, disponendo la sospensione dei crediti che la Spagna aveva promesso a Fidel Castro.

Dopo la tregua proclamata dall'ETA nel 1998, l'anno seguente (28 novembre) riprese l'attività terroristica degli indipendentisti baschi, intensificatasi ancor di più nel corso del 2000 sia nelle Province Basche sia nel resto del Paese.

Nelle elezioni legislative del 12 marzo 2000 il Partito popolare di J. Aznar rafforzò la propria posizione, conquistando la maggioranza assoluta al Congresso dei deputati e in Senato.

Uno dei problemi più scottanti con cui Aznar dovette fare i conti fu ancora quello del terrorismo basco, tornato a colpire dopo la rottura della tregua unilaterale da parte dell'ETA.

All'inizio di gennaio 2001 il presidente del Governo basco Juan José Ibarretxe annunciò le elezioni anticipate, dopo la crisi che aveva investito il governo di Vitoria da quando, nel settembre 2000, Euskal Herritarrok (Eh), la coalizione che comprendeva anche Herri Batasuna, braccio politico dell'Eta, aveva tolto l'appoggio esterno alla coalizione formata dai moderati del Partito nazionalista basco (Pnv) e da Eusko Alkartasuna (Ea).

Aznar non era mai stato d'accordo con le posizioni del Pnv e aveva sempre sostenuto l'isolamento di tutti i nazionalisti baschi, anche quelli moderati:

nel dicembre 2000 aveva rafforzato questa sua posizione dopo aver sottoscritto con il Partito socialista (Psoe) un accordo per la libertà e contro il terrorismo per isolare il Pnv e imporre la linea della non trattativa con gli indipendentisti.

Il Governo basco era allora entrato in crisi sottoposto alle continue mozioni di censura dell'alleanza Pp-Psoe:

per questo alla fine Ibarretxe, preso atto della mancanza di progressi nelle trattative e dell'escalation di violenza, non aveva potuto far altro che indire le elezioni anticipate (la scadenza naturale sarebbe stata nel 2002).

La campagna elettorale si era aperta con l'assassinio di un cuoco della Marina, Ramon Diaz Garcia, morto per l'esplosione di una bomba posta accanto alla sua auto nella città basca di San Sebástian (26 gennaio) ed era continuata con molti altri attentati, tra cui quello al vicesindaco di Lasarte, il socialista Froilan Elexpe, freddato in un bar della città.

Di fatto le consultazioni del 13 maggio terminarono con la vittoria dell'alleanza tra il Pnv e Eusko Alkartasuna, guidata dal presidente uscente Ibarretxe, che ottenne il 42% dei consensi, guadagnando sei seggi rispetto al voto del 1998 (per un totale di seggi, nel nuovo Parlamento, di 33 su 75).

L'affuenza alle urne si dimostrò molto elevata, raggiungendo circa l'80%.

I due partiti "costituzionalisti", il Partito popolare e il Partito socialista, ottennero rispettivamente 19 e 13 seggi, mentre Izquierda Unida ne conquistò 3, guadagnandone uno.

Il trionfo del Pnv andava di pari passo con il tracollo elettorale di Euskal Herritarrok, che perdeva la metà dei suoi seggi scendendo da 14 a 7 deputati.

Gli elettori intesero così punire il nazionalismo radicale, lanciando un chiaro segnale all'Eta, sempre più isolata dopo l'esasperazione della strategia di violenza.

La sconfitta elettorale non fece cambiare linea all'Eta che proseguì sulla strada della violenza, la cui prima vittima fu il direttore finanziario del quotidiano "El diario vasco", Santiago Oleata Elejabarrieta, ucciso a San Sebástian con un colpo alla testa alla fine di maggio.

La campagna antiterrorismo avviata dal Governo cominciò a dare risultati alla fine dell'estate, con l'arresto in Catalogna di alcuni militanti indipendentisti e il sequestro di diversi chili di esplosivo.

Il 13 ottobre una nuova autobomba esplosa nel pieno centro di Madrid, dove poche ore prima si trovava anche il re Juan Carlos per la festa nazionale commemorante la scoperta dell'America, rischiò di trasformarsi in una strage:

il bilancio fu di soli diciassette feriti, dal momento che l'ordigno esplose in ritardo per cause non chiarite.

In novembre l'ennesima autobomba venne fatta saltare a Madrid, nel quartiere residenziale Prosperidad, causando 95 feriti. Gli attentati continuarono anche nel 2002:

in maggio due autobombe vennero fatte esplodere a poca distanza dallo stadio Bernabeu di Madrid poche ore prima di un'importante incontro calcistico, provocando il ferimento di 17 persone.

L'11 marzo 2004, tre giorni prima delle elezioni generali spagnole, in un attentato alla stazione ferroviaria di Atocha, durante l'ora di punta, rimasero uccise 191 persone.

Il primo pensiero andò all'ETA, tuttavia la dinamica e il giorno prescelto orientò la colpa verso un gruppo islamico molto vicino ad Al-Qaida.

Nonostante la tragedia, le elezioni non furono cancellate e decretarono la vittoria del PSOE.

Il nuovo primo ministro Jose Luis Rodriguez Zapatero impose subito il ritiro delle truppe dall'Iraq, che lasciarono il territorio entro la fine di maggio.

Ma la scia di sangue non si fermò:

un anno dopo, nel febbraio 2005, a Madrid un auto carica di esplosivo provocò il ferimento di 40 persone circa.

Questa volta la colpa ricadde sull'ETA.

Le trattative di pace aperte tre mesi dopo dal Governo si conclusero un anno dopo circa (marzo 2006) con la dichiarazione di deposizione delle armi da parte del gruppo armato.

Nel frattempo, nel giugno 2005, il Parlamento legalizzò, contro il volere della Chiesa cattolica, il matrimonio tra gay e garantì loro la possibilità di adottare bambini.

Il primo ministro spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero

Il primo ministro spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero

La cerimonia per la firma della Costituzione europea avvenuta in Campidoglio il 29 ottobre 2004

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