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Geografia Europa

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Presentazione Il Territorio L'Economia La Rivoluzione Industriale Uno stato fatto di Stati Inghilterra Galles Scozia

Irlanda del Nord Cenni Storici

La Demograzia in Gran Bretagna L'Arte nel Regno Unito Dopo l'arrivo dei Romani L'arrivo dei Normanni Il gotico: variazioni sul tema Le epoche Tudor e Stuart L'età georgiana L'arte vittoriana Il Novecento e gli albori del nuovo Millennio

La Capitale Londra Uno sguardo d'insieme I principali luoghi d'interesse londinesi Trafalgar Square Downing Street The Houses of Parliament Westminster Abbey Covent Garden Piccadilly Circus Buckingham Palace Royal Albert Hall

I principali luoghi d'interesse londinesi Notting Hill St. Paul's Cathedral Tower of London Tower Bridge Shakespeare's Globe Greenwich Kew Gardens I grandi musei British Museum National Gallery Tate Britain e Tate Modern Natural History Museum Science Museum

I grandi musei Victoria and Albert Museum I grandi parchi St. James's Park Green Park Hyde Park Kensington Gardens Regent's Park Inghilterra: Le Città Birmingham Leeds Liverpool Sheffield Manchester Bristol Leicester Nottingham Stoke-on-Trent Wolverhampton

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Dipendenze della Corona Britannica Isole del Canale o Normanne Isola di Man Territori esterni del Regno Unito Anguilla Bermuda Cayman Georgia del Sud e Sandwich Australi Gibilterra Isole Falkland (o Malvine) Isole Vergini britanniche Montserrat Pitcairn e dipendenze Sant'Elena e dipendenze Territorio antartico britannico Territorio britannico dell'Oceano Indiano Turks e Caicos

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GEOGRAFIA - EUROPA - REGNO UNITO DI GRAN BRETAGNA E IRLANDA DEL NORD

IRLANDA DEL NORD

L'Irlanda del Nord (Ulster), storicamente la zona più sviluppata dell'isola, fu definita come entità politica in seguito alla legge sull'Irlanda del 1920, emendata nel 1922. Tale disposizione le concedeva l'autonomia, pur all'interno del Regno Unito. Nel 1922-23 si verificarono gravi attentati terroristici a causa della guerra civile che infuriava nella vicina Repubblica d'Irlanda. I confini tra i due territori furono fissati nel 1925. Tuttavia in seguito alla nuova guerriglia, in corso dal 1969 tra protestanti unionisti, cattolici indipendentisti e repubblicani, l'autonomia venne sospesa e l'amministrazione della regione fu affidata direttamente a Londra. Nel 1995 venne proposta una riforma istituzionale che concesse alla regione più autonomia e il diritto all'autogoverno. Pur tra molte difficoltà, le trattative tra Unionisti e Repubblicani, iniziate nel 1997, si conclusero nel 1998 con un accordo di pace (detto "del Venerdì Santo") grazie al quale fu possibile procedere alla costituzione di un'assemblea regionale (Northern Ireland Assembly), la cui attività venne però sospesa nell'ottobre 2002. Questa problematica porzione di Regno Unito ha una popolazione di circa 1.700.000 abitanti e una superficie di 13.576 kmq. Capoluogo del Nord Irlanda è Belfast, che sorge vicino all'estuario del fiume Lagan e conta una popolazione urbana di circa 300.000 abitanti. Città modernissima e vivace, caratterizzata dai suoi tanti murales a sfondo politico-sociale, ospita un grande porto e vi convergono tutte le linee industriali e commerciali dell'Irlanda; le sue fabbriche di cordami e le manifatture di tabacchi sono tra le maggiori del Regno Unito. Importante anche la produzione di lino, la cantieristica navale, l'industria aeronautica e quella delle armi.

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CENNI STORICI

Testimonianze dei primi insediamenti umani sono riferibili al Paleolitico e si collocano nelle attuali regioni dell'Essex e del Suffolk; a partire dal 4.000 a.C. iniziarono a svilupparsi le prime civiltà agricole cui seguirono (III millennio a.C.) le società guerriere del Wessex (Stonehenge), sopravvissute sino all'avvento di popolazioni celtiche, i Bretoni (secc. IX-VIII a.C.), che iniziarono a lavorare il ferro (V sec. a.C.) e a commerciare con Fenici e Greci. Dopo lo sbarco di Giulio Cesare nel 55-54 a.C., la conquista romana venne portata a termine dall'imperatore Claudio nel 43-48 d.C. I Romani si spinsero fino ai confini dell'attuale Scozia (Vallo di Adriano, 122-27), ma, caduto l'Impero, il territorio fu progressivamente invaso dalle popolazioni degli Angli, dei Sassoni e degli Juti che, provenienti dall'Europa centro-settentrionale, si stanziarono nella parte Sud-orientale dell'isola, scacciando i primitivi abitanti verso il Galles, la Cornovaglia e il Cumberland. Nel VII sec. il Paese venne cristianizzato, subendo successivamente una nuova invasione, quella dei Danesi (IX sec.), che occuparono la regione orientale dell'Inghilterra. Nell'XI sec. (1066) giunsero i Normanni, guidati da Guglielmo il Conquistatore, che imposero la propria egemonia sull'isola: provenienti dal Nord della Francia, essi sconfissero i Sassoni, introdussero il sistema feudale e importarono usi e costumi francesi, dando impulso alla formazione di una lingua nazionale. Con Enrico II (1154-89) iniziò la dinastia dei Plantageneti: con questo sovrano il Paese acquistò una maggiore stabilità politica, nonché il territorio della vicina Irlanda (1169-72), di cui Enrico ottenne il riconoscimento da papa Adriano IV, reprimendo tuttavia le resistenze dell'aristocrazia e delle autonomie ecclesiastiche (assassinio di Thomas Becket, 1170). Il prestigio conquistato da re Riccardo Cuor di Leone (1189-99) si sgretolò durante il Regno del successore, Giovanni Senza Terra (1199-1216), quando l'Inghilterra perse i territori francesi nella battaglia di Bouvines, combattuta contro Filippo II Augusto (1214). Nel 1215 re Giovanni concesse ai sudditi la Magna Charta che ammetteva, accanto all'autorità regia, anche quella dei baroni. Il successore di Enrico II, Enrico III (1216-72), riconobbe con l'istituzione del Parlamento di Londra (1265) i diritti dei feudatari minori e della borghesia, mentre Edoardo I (1272-1307) approvò il sistema bicamerale. Il Parlamento, esprimendo gli interessi anche della piccola nobiltà e della borghesia, permise di giungere al consolidamento di una salda Monarchia. I frequenti conflitti dinastici, le aspirazioni della Corona britannica al trono francese, la rivalità commerciale fra queste due Nazioni in territorio fiammingo, l'appoggio offerto dalla Francia alla Scozia nelle lotte contro l'Inghilterra determinarono lo scoppio della guerra dei Cent'anni (1337-1453), che culminò con la sconfitta dell'Inghilterra e la perdita dei suoi possedimenti sul continente. Le sconfitte militari sminuirono ulteriormente il prestigio della Corona inglese, che sul fronte interno dovette affrontare la peste del 1348-49, le rivolte servili del 1381 di Wat Tyler e il movimento antipapista dei Lollardi di John Wycliffe. La disputa dinastica fra i Lancaster e gli York, sviluppatasi nel periodo successivo alla guerra dei Cent'anni, sfociò nella guerra delle Due Rose (1455-85), che ebbe termine con l'ascesa al trono dei Tudor (1485). Enrico VII (1485-1509) pose fine alle contese feudali, rafforzando la Monarchia; il successore Enrico VIII (1509-47) fu invece responsabile della rottura con la Chiesa di Roma (Atto di supremazia, 1534), di cui confiscò tutti i beni e i monasteri, istituendo la Chiesa anglicana. Dopo il tentativo di restaurazione cattolica attuato da Maria I (1553-58), l'Inghilterra acquistò grandezza e prosperità con Elisabetta I (1558-1603) che portò le flotte inglesi a tessere rapporti con la Russia, le Indie orientali, l'Oriente e che sconfisse l'Invencible Armada degli Spagnoli (1588), arrivando a controllare le rotte atlantiche e le colonie del Nord America.

L'unione della Corona di Scozia e di quella d'Inghilterra, con la salita al trono di Giacomo I Stuart (1603-25), significò per la Scozia la fine della propria indipendenza. L'intolleranza religiosa manifestata da Carlo I (1625-49), figlio e successore di Giacomo I, provocò lo scoppio di una rivolta in Scozia, sostenuta dalla Svezia (Covenant scozzese, 1638), mentre lo scontento aumentò anche in Inghilterra. Il re convocò allora il Parlamento (1640) che, scioltosi (Short Parliament) e ricostituitosi (Long Parliament, 1640-53), dichiarò guerra alla Monarchia (1642), sotto il comando di Oliver Cromwell, che sconfisse le forze della Corona. Nel 1649 il Parlamento condannò a morte Carlo I e istituì la Repubblica (Commonwealth), guidata dallo stesso Cromwell e trasformatasi ben presto in un regime dittatoriale. Eliminati i sostenitori monarchici e le minoranze favorevoli all'indipendenza, come i calvinisti scozzesi, Cromwell sciolse il Parlamento e si fece nominare Lord protettore (1653). Nel 1651, intanto, con il I° Atto di navigazione, venivano poste le basi del futuro sviluppo marittimo del Regno, fondato anche sull'esclusione dei Paesi terzi dal commercio tra madre patria e colonie, alle quali si aggiunse la Giamaica sottratta agli Spagnoli nel 1655. Dopo la morte di Cromwell (1658) e l'effimero Governo del figlio, la salita al trono di Carlo II nel 1660 rappresentò la restaurazione della Monarchia Stuart; il sovrano diede un nuovo impulso alla colonizzazione dell'America settentrionale e si preoccupò di intensificare i rapporti commerciali con America, Estremo Oriente e Paesi del Mediterraneo. La sconfitta contro le Province Unite (1667 e 1674) e la crisi economica indussero il sovrano a chiedere soccorso alla Francia; nel 1679 venne poi approvato l'Habeas Corpus Act, legge che garantiva l'inviolabilità personale e i diritti del cittadino. La politica assolutista attuata da Giacomo II (1685-88) e la sua aperta professione di fede cattolica si scontrarono con il Parlamento protestante; tali contrasti sfociarono nella cosiddetta Gloriosa Rivoluzione: il re fu costretto a trovare rifugio in Francia, mentre i protestanti chiamarono sul trono l'olandese Guglielmo d'Orange, genero di Giacomo II, che divenne re nel 1689 con il nome di Guglielmo III, giurando di rispettare la Dichiarazione dei diritti che imponeva precisi limiti all'autorità del sovrano e che sanciva la supremazia del Parlamento. La reazione dei partigiani della dinastia Stuart fu piuttosto tiepida, tanto che lo stesso Giacomo II, sbarcato in Irlanda, venne sconfitto in breve tempo dopo la battaglia della Boyne (1690). I dissidi religiosi e civili si placarono sotto il Regno di Anna (1702-14), durante il quale venne promulgato l'Atto di unione (1707) che unificò Scozia e Inghilterra, istituendo il Regno Unito di Gran Bretagna. Si consolidò il sistema parlamentare sotto i due schieramenti dei Tories, espressione dell'aristocrazia fondiaria e dell'imprenditoria, e dei Whigs di formazione liberale. Lo Stato intervenne nella guerra di Successione spagnola (1704), in seguito alla quale ottenne (Trattato di Utrecht del 1713) i territori di Minorca, Gibilterra e Nuova Scozia.

Durante il Regno degli Hannover (Giorgio I, II e III, 1714-1821) e dei relativi primi ministri (Robert Walpole e i due William Pitt) si ampliarono i poteri del Parlamento e le rivalità coloniali con la Francia portarono alla conquista del Canada francese (Pace di Parigi, 1763) e di altre colonie. La crescente pressione fiscale provocò tuttavia l'insurrezione delle tredici colonie britanniche Nord-americane, che culminò con la proclamazione dell'indipendenza (1776) e con la Costituzione degli Stati Uniti d'America (1783). Dal 1793 il Paese entrò nella Iª coalizione, sconfiggendo Napoleone nella Battaglia di Trafalgar (1805) e a Waterloo (1815), mentre continuava l'espansione nel Mediterraneo, in Asia e in Africa. Dalla fine del XVIII sec. aveva intanto preso avvio un grandioso processo economico e sociale destinato a cambiare il volto non solo del Regno Unito, ma di tutto il mondo occidentale: ebbe luogo infatti in Inghilterra la Rivoluzione industriale, che portò la Gran Bretagna a diventare la prima potenza economica del mondo, anche grazie a una serie di nuove norme liberoscambiste (quali l'Anti-Corn Law, 1846), la riforma elettorale del 1832, la legge sulle fabbriche del 1833 e la nascita del movimento Cartista, conseguente alla Carta del popolo (1838). Il movimento Cartista avanzò una serie di rivendicazioni, di natura sia politica (suffragio universale, voto segreto, riforma delle circoscrizioni elettorali), sia sociale (salari più alti e condizioni di lavoro migliori). Dopo alcuni imponenti scioperi e manifestazioni, la forza propulsiva del movimento andò comunque esaurendosi. L'introduzione delle macchine nel ciclo produttivo mutò i metodi di lavoro e i laboratori artigianali furono sostituiti dalle fabbriche. Successivamente, i cambiamenti toccarono anche l'industria mineraria e quella metallurgica; con l'invenzione della macchina a vapore, l'uso del carbone combustibile e la sostituzione del legno dapprima con il ferro e quindi con l'acciaio, si giunse a un processo generalizzato di meccanizzazione del lavoro. La crescita demografica, l'aumento della domanda di derrate e manufatti, il miglioramento dei mezzi di trasporto, l'accumulo di capitali, l'espansione del commercio, la creazione di un vasto impero coloniale, i progressi scientifici e l'ascesa della borghesia furono i tratti caratterizzanti dell'epoca. La Rivoluzione industriale provocò d'altra parte bassi salari, malsane condizioni di lavoro per i proletari, scarsità di alloggi nelle città, precarietà dell'occupazione, sfruttamento di donne e bambini nei processi produttivi: tutto ciò generò uno scontento diffuso nella popolazione, spesso sfociato in azioni di protesta violenta. In una prima fase si trattò di agitazioni spontanee, come nel caso dei cosiddetti luddisti (che praticavano la distruzione dei macchinari); mentre in un secondo momento nacquero dei sindacati operai organizzati (Trade Unions). Sotto il lungo Regno della regina Vittoria (1837-1901) si inaugurò l'era dell'Imperialismo, contrassegnata sul piano esterno dalla massima espansione e sfruttamento dei possedimenti coloniali. In politica interna, invece, si avviarono numerose riforme sociali.

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Il Governo, sotto la guida di personalità della ricca borghesia come Robert Peel (1841-46), William Gladstone (1868-74) e Benjamin Disraeli (1874-80), diede un forte impulso all'imperialismo britannico, estendendo i confini dell'Impero in Asia (Ceylon, Estremo Oriente e India ), in Africa (Egitto, Kenya, Sudan, Rhodesia, Sudafrica), in America centrale (Trinidad e Tobago) e in Nuova Zelanda, tanto che nel 1876 la regina Vittoria venne proclamata imperatrice delle Indie. Proprio in quegli anni, l'industria inglese cominciò a risentire della concorrenza di Stati Uniti e Germania; nel 1906 venne inoltre fondato il Partito laburista ed elaborata la politica del welfare state (assistenza pensionistica, sussidi per la salute e la disoccupazione) sotto il Governo di David Lloyd George (1906-10). Dopo l'Intesa con la Francia (1904), divenuta Triplice Intesa con l'adesione della Russia, in Gran Bretagna nacque un forte movimento anti-germanico, determinante per lo scoppio del primo conflitto mondiale. Nel 1914 un fronte di belligeranti si componeva tra i Paesi dell'Europa centrale (Austria, Ungheria e Germania; cui si unirono, in un secondo momento, Turchia e Bulgaria), mentre dall'altra parte si ritrovavano alleati Francia, Gran Bretagna, Russia, Serbia e Belgio, cui si aggiunsero poi Italia, Portogallo, Grecia, Stati Uniti, Romania e Giappone. Nonostante la Gran Bretagna fosse uscita vittoriosa dalla guerra, ne fu comunque indebolita: ottenne i mandati sulla Palestina e la Transgiordania, oltre al controllo sulle colonie tedesche dell'Africa, ma sul fronte interno dovette fare i conti con la lotta per l'indipendenza dell'Irlanda, iniziata nel 1916 con l'insurrezione scoppiata a Dublino il lunedì di Pasqua. Dopo anni di repressione e guerra, nel 1921 Londra si piegò alla nascita del nuovo Stato libero d'Irlanda (dove ben presto scoppiò una guerra civile fra moderati e radicali); sei contee della regione Nord-occidentale (Ulster), a maggioranza protestante, rimasero però sotto il controllo britannico, con Belfast come capitale. Con la spaccatura dell'Irlanda lo Stato britannico assunse la nuova (e attuale) denominazione di Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord. Il periodo di crisi economica seguito alla prima guerra mondiale ravvivò le proteste operaie, la cui massima espressione fu lo sciopero generale del 1926. Il Governo conservatore dichiarò illegale lo sciopero, ma non fu comunque in grado di prendere le opportune misure per rivitalizzare l'industria inglese, superata progressivamente da quella statunitense. Furono queste le premesse per il trionfo laburista alle elezioni del 1929. Nel 1931 lo Statuto di Westminster con il Commonwealth of Nations dichiarò paritetici i rapporti tra Gran Bretagna e suoi dominions: nel 1936 venne riconosciuta l'indipendenza dell'Egitto, mentre in Sudan fu creato un Governo anglo-egiziano. Il 3 settembre del 1939, due giorni dopo l'invasione tedesca della Polonia, la Gran Bretagna dichiarò guerra alla Germania, entrando nella seconda guerra mondiale sotto il Governo di Winston Churchill (1940-45). Anche se la Gran Bretagna fu tra i Paesi vincitori del conflitto, la guerra sottolineò il declino dell'Impero britannico, consacrando al contrario la supremazia degli Stati Uniti in campo economico, finanziario, tecnologico e militare. Nel 1945 Churchill, leader dei conservatori, fu sconfitto dal laburista Clement Attlee (1945-51) che avviò un programma di nazionalizzazioni e di riforme sociali. Tra i Paesi fondatori dell'ONU, la Gran Bretagna entrò nella NATO al momento della sua fondazione (1949), ma la crisi finanziaria del Paese aprì la via ai conservatori (1951). Questi, pur non annullando le riforme laburiste, rinnovarono l'impulso all'iniziativa privata. Nel 1947, intanto, India e Pakistan avevano conquistato l'indipendenza, pur restando nell'ambito del Commonwealth. Nel decennio successivo, la maggioranza delle colonie d'oltremare seguirono l'esempio dei due Paesi asiatici. Nel 1956 la crisi di Suez dimostrò in modo tangibile il tramonto dell'Impero, concludendosi solo quando l'ONU deliberò il ritiro delle truppe franco-inglesi che avevano occupato il canale. Nel 1964, dopo anni di governo conservatore (1951-64) le elezioni diedero la vittoria ai laburisti di Harold Wilson che dovette affrontare problemi molto delicati, fra cui la dichiarazione d'indipendenza da parte della Rhodesia del Sud (l'attuale Zimbabwe) e la rottura delle relazioni diplomatiche con nove Paesi africani. Nel 1967, dopo essersi visto rifiutare l'ingresso nel Mercato comune europeo e di fronte a una grave crisi economica e a una crescita allarmante del tasso di disoccupazione, il Governo di Londra ritirò le proprie truppe dallo Yemen del Sud e abbandonò tutte le proprie basi a Est di Suez, con l'eccezione di Hong Kong.

A partire dal 1968-69 i contrasti nell'Irlanda del Nord provocarono violenti disordini fra cattolici e protestanti; Londra assunse quindi il controllo diretto dell'Ulster, con l'invio stabile di truppe nel tentativo di ristabilire l'ordine. Nell'agosto del 1971 il primo ministro nordirlandese Brian Faulkner riaprì i campi di internamento e ristabilì la prassi delle retate per gli individui sospetti. I moti di protesta generati da questi provvedimenti furono stroncati da un tragico bilancio di sangue: il 30 gennaio del 1972, nella città di Londonderry (Derry per i repubblicani), le truppe inglesi aprirono il fuoco sui partecipanti a una manifestazione indetta dai cattolici per protestare contro le misure repressive varate dal Governo nordirlandese: tredici furono le persone uccise e decine quelle ferite. L'Esercito repubblicano irlandese (IRA) rispose a questa strage con una serie di sanguinosi attentati. Intanto, nel 1970, il Governo inglese aveva continuato la sua opera di riassestamento economico svalutando la sterlina e portando la Gran Bretagna a far parte della CEE (gennaio 1973). Il Governo conservatore di Edward Heath dovette affrontare tre grandi scioperi indetti in aziende statali con un ruolo chiave nell'economia inglese (porti, miniere di carbone, trasporti ferroviari). Nel 1974 Heath si dimise, mentre i laburisti si apprestavano a vincere le imminenti elezioni. L'entrata nella Comunità europea coincise con l'inizio di una crisi economica (1974-78) che si aggravò negli anni seguenti, portando alla nuova vittoria elettorale dei conservatori (1979) e alla nomina di Margaret Thatcher alla guida del Governo. Il nuovo primo ministro avviò una severa politica di risanamento economico, smantellando lo stato sociale fondato sulle riforme laburiste e sostenendo a livello internazionale una politica di estrema fermezza nella vittoriosa guerra delle Falkland, combattuta contro l'Argentina (1982), nonché nella questione irlandese. Nell'ottobre del 1983 il Governo di Londra ritirò le proprie truppe dal Belize; l'anno seguente, sulla base di un accordo firmato ai tempi della prima guerra dell'oppio (1842), la Gran Bretagna cedette alla Cina la sovranità su Hong Kong, che sarebbe ritornata a far parte dello Stato asiatico dal dicembre del 1997. Durante il Governo della signora Thatcher il sindacalismo visse un momento di indebolimento, determinato da una diminuzione degli iscritti nelle industrie tradizionali, ormai in declino. Nonostante le polemiche e le asprezze del suo programma, la Thatcher fu riconfermata nelle elezioni del 1983 e del 1987; i Governi Thatcher ridussero la spesa pubblica e avviarono una drastica privatizzazione delle aziende pubbliche, procedendo inoltre alla chiusura degli impianti siderurgici obsoleti e delle miniere non più redditizie. Nel 1989, dopo anni positivi, la situazione economica iniziò di nuovo a peggiorare, anche per l'introduzione di una legge locale (la poll tax, un'imposta che avrebbero dovuto pagare tutti i cittadini iscritti nelle liste elettorali, indipendentemente dall'entità dei propri redditi) che scatenò l'opposizione popolare. Nel novembre del 1990 Margaret Thatcher, dopo aver lasciato la guida del Partito conservatore, venne posta in minoranza all'interno del proprio schieramento e sostituita da John Major, riconfermato nella carica nelle elezioni dell'aprile 1992.

Dopo il voto negativo della Camera dei Comuni nel 1992, il Governo ottenne l'approvazione parlamentare al Trattato di Maastricht nel luglio 1993, mentre dal 1994 fu avviato un processo di distensione in Irlanda del Nord, che consentì l'apertura di trattative tra il Governo di Londra e i nazionalisti dell'Ulster. Nel 1995 Major annunciò la sostituzione della poll tax, promovendo l'adozione di misure previdenziali, anche se continuò la strada tracciata dalla Thatcher. Il Governo riuscì a diminuire l'inflazione (dal 10% del 1990 al 3,8% del 1991) e a far calare i tassi d'interesse (dal 15% al 9,5%), tuttavia l'attività economica subì una battuta d'arresto, con una diminuzione nella produzione industriale, la crisi delle piccole imprese e con l'aumento del tasso di disoccupazione. La situazione economica del 1995 non produsse un aumento di popolarità per il Governo di Major. I laburisti intanto, guidati da Tony Blair dal luglio dell'anno precedente, continuavano nel loro processo interno di «modernizzazione», eliminando altresì dalle basi teoriche dello storico partito dei lavoratori l'intento di procedere verso la «proprietà collettiva dei mezzi di produzione, distribuzione e scambio». Le successive vittorie in elezioni locali ottenute nel corso del 1996 rappresentarono la premessa per il trionfo riportato a livello nazionale alle elezioni del maggio del 1997, a seguito delle quali Blair divenne primo ministro. Sotto il suo Governo si compì un passo decisivo nella risoluzione della questione nordirlandese: con l'impegno decisivo dei Governi inglese e irlandese, e con la mediazione statunitense, si giunse nel 1998 ai cosiddetti Accordi di Pasqua, che sancirono l'autodeterminazione dell'Irlanda del Nord, pur sotto la sovranità del Regno Unito. Secondo quanto previsto dagli accordi, l'Irlanda del Nord si sarebbe dotata di una propria assemblea legislativa eletta direttamente dal popolo, allo stesso modo del Galles e della Scozia. Contemporaneamente, un referendum indetto nella Repubblica d'Irlanda mise termine, con il favore del 95% dei votanti, alle rivendicazioni territoriali avanzate da questo Paese sul Nord dell'isola, lasciando inoltre la possibilità agli abitanti dell'Ulster di decidere in merito al futuro della provincia. Il 2 dicembre 1999 si insediò così a Belfast il primo Governo autonomo misto composto da cinque ministri cattolici e altrettanti ministri protestanti. Per quanto riguarda la Gran Bretagna nel suo complesso, nonostante la crescita economica e il contenimento della disoccupazione al di sotto della media europea, il Governo laburista rinviò a data da destinarsi l'adesione del Paese all'Unione economica e monetaria europea, da approvarsi con referendum popolare (ancora nel 2006 la moneta ufficiale del Regno Unito era la sterlina e non l'euro). Nei primi mesi del 2001, anno delle elezioni, non poche difficoltà minacciarono la sicurezza di Blair. Dopo l'encefalopatia spongiforme bovina (Bse, malattia della "mucca pazza"), in Gran Bretagna arrivava l'afta epizootica: le due emergenze misero in discussione l'industrializzazione del settore agricolo, oltre a mettere in ginocchio l'agricoltura britannica e il settore zootecnico. Vennero abbattuti migliaia di capi di bestiame in tutto il Paese per impedire la diffusione dell'epidemia. Per lo stesso motivo furono sospese le corse dei cavalli, l'esercito venne mobilitato per organizzare l'eliminazione dei capi, i trasporti di animali vennero bloccati e le persone venute a contatto con potenziali focolai di afta furono sottoposte a disinfezione. Le zone colpite subirono pesanti conseguenze economiche, sia per l'impatto diretto sulla produzione, sia per quello indiretto sul turismo. In febbraio poi un grave incidente ferroviario nel Nord dell'Inghilterra riportava al centro del dibattito la questione delle ferrovie britanniche, la privatizzazione delle quali aveva portato con sé un netto peggioramento degli standard di sicurezza e la moltiplicazione dei disastri ferroviari.

Di fronte a tutti questi problemi, e soprattutto all'aggravarsi della crisi dell'afta e alle polemiche che questa aveva suscitato - le associazioni dei consumatori avevano puntato il dito contro le sovvenzioni date dal Governo a quegli agricoltori che avevano convertito i loro campi a coltivazioni geneticamente modificate, invece di investire in un'agricoltura e in allevamenti più sicuri -, Blair decideva, dopo molte incertezze, il rinvio di un mese delle elezioni, spostate al 7 giugno. Nel loro nuovo manifesto elettorale, i laburisti ripresero molti degli impegni assunti quattro anni prima - maggiori investimenti nella sanità e nella scuola, aumento del numero dei poliziotti per garantire maggior sicurezza e miglioramento del sistema dei trasporti - facendo proprie alcune tematiche conservatrici. Da parte loro i conservatori, anziché presentare un programma convincente, si limitarono ad attaccare il Governo su questioni quali economia, ordine pubblico, immigrazione. Le consultazioni terminarono con la vittoria di Blair che, pur perdendo alcuni seggi rispetto alle elezioni del 1997, riuscì a conservare la maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni (413 seggi su 646). I conservatori di William Hague (166 seggi) subirono la seconda pesante sconfitta consecutiva e Hague decise di dimettersi. Dato rilevante delle consultazioni fu anche la bassa affluenza alle urne: 60% degli aventi diritto (la più bassa dal 1918), con la maggior parte degli astenuti di marca laburista. Per i partiti politici nordirlandesi, lo Sinn Féin divenne a Westminster il primo partito nazionalista, superando il moderato Socialdemocratic and Labour Party (Sdlp), mentre Gerry Adams, leader dello Sinn Féin, venne rieletto con una maggioranza schiacciante a West Belfast insieme a Martin McGuinness. Sconfitta invece per l'Ulster Unionist Party di David Trimble, primo ministro dell'Assemblea per l'Irlanda del Nord, che perse voti a favore del Democratic Unionist Party dell'intransigente reverendo Jan Paisley, contrario all'accordo di pace. Sul piano delle relazioni internazionali, Blair mantenne e rafforzò il ruolo di stretto collaboratore degli USA, nonostante il cambio al vertice della Casa Bianca. Ciò apparve chiaro non solo in occasione di nuovi raid contro l'Iraq (16 febbraio, aspramente criticati dalla sinistra laburista), ma soprattutto dopo l'attacco terroristico alle Twin Towers di New York (11 settembre 2001) e la decisione comune di invadere l'Afghanistan. Non poche polemiche, inoltre, suscitò la nuova legge antiterrorismo presentata dal neo ministro degli Interni David Blunkett, nell'ambito del rafforzamento delle misure di sicurezza messo in atto per scongiurare nuovi attentati. Nel 2002 si tennero le elezioni amministrative locali che videro la vittoria dei laburisti, che comunque persero molti favori, e l'importante risultato dell'estrema destra rappresentata dal British National Party, che ottenne la più alta percentuale dei consensi dalla fine degli anni Settanta. Durante l'anno si rafforzarono i rapporti con gli Stati Uniti specie nei confronti dell'Iraq, accusato di detenere armi di distruzione di massa. Questa alleanza divenne di tipo bellico nel marzo 2003, quando venne deciso, dopo il netto rifiuto da parte di Saddam Hussein di lasciare il potere, di dare inizio alla campagna militare congiunta denominata Shock and awe ("scuoti e sgomenta", tradotta in italiano con la quasi equivalente espressione "colpisci e terrorizza"). Il 20 marzo venne così bombardata la città di Baghdad. La politica estera di Blair scatenò una serie di reazioni negative all'interno del suo partito che si tradussero in dimissioni eccellenti, tra cui quella di Robin Cook, ministro delle Relazioni con il Parlamento. Le truppe britanniche operarono prevalentemente nel Sud dell'Iraq e il 4 aprile portarono a compimento, dopo diversi giorni d'assedio e di aspra battaglia, la presa di Bassora, seconda città del Paese. Nel maggio 2003 ci fu la fine ufficiale delle ostilità: non per questo cessarono le polemiche riguardanti la partecipazione britannica e soprattutto la reale opportunità del conflitto. In agosto venne trovato morto lo scienziato David Kelly, consigliere militare governativo, implicato in una questione riguardante una serie di rivelazioni televisive nelle quali veniva messa in dubbio la validità del rapporto contenente le prove che Saddam fosse in possesso di armi di distruzione di massa. Nonostante la sua morte fosse da imputare a suicidio, essa diede adito a maggiori perplessità della popolazione nei riguardi dell'operato del suo primo ministro, la cui popolarità andò via via scemando. Alla fine di novembre, in Irlanda del Nord si tennero le elezioni per il rinnovo dell'Assemblea nazionale sospesa da 13 mesi. Il risultato delle urne premiò i partiti più radicali dei due schieramenti protestante e cattolico, nelle figure, rispettivamente, del Partito democratico unionista (DUP), guidato dal reverendo Ian Paisley, e dello Sinn Féin di Gerry Adams. Nel marzo 2005 il Governo Blair varò la nuova legge antiterrorismo, comprendente provvedimenti più duri e rapidi per i cittadini sospettati di terrorismo. In campo economico il premier raggiunse ottimi risultati - riduzione della disoccupazione, della povertà e investimenti nei servizi pubblici - e ciò gli permise di ottenere un ulteriore vittoria laburista (la prima "tripletta" nella storia del partito) in occasione delle elezioni legislative del 5 maggio 2005. Nonostante la vittoria, il premier, fortemente criticato per l'intervento in Iraq e per la politica interna (politica sull'immigrazione, riforma costituzionale, processo di pace in Irlanda del Nord, lotta contro il crimine e il terrorismo) vide una perdita di voti per il suo partito pari a meno 66 seggi in Parlamento rispetto alle elezioni del 2001: contemporaneamente, Tories e liberaldemocratici guadagnarono spazio sulla scena politica. I risultati nell'Ulster, inoltre, decretarono l'ulteriore sconfitta dell'UUP (e il conseguente ritiro dalla politica del suo leader David Trimble, già premio nobel per la pace nel 1998) e registrarono una nuova, costante avanzata del DUP, dello Sinn Féin, dei socialdemocratici e dei laburisti. Il 1° luglio 2005 il Regno Unito assunse la presidenza dell'Unione europea. Il 7 luglio Londra fu sconvolta da quattro attentati terroristici, rivendicati dalle brigate Abu Hafs al Masri, un gruppo legato ad Al Qaeda. Le esplosioni provocarono oltre 50 vittime accertate e centinaia di feriti. A due settimane di distanza (21 luglio), alcune deflagrazioni di minori entità riacutizzarono la tensione nella capitale britannica, facendo tornare l'incubo terrorismo.

Uno dei luoghi degli attentati terroristici che hanno colpito Londra il 7 luglio 2005

Uno dei luoghi degli attentati terroristici che hanno colpito Londra il 7 luglio 2005

La paura si ripresentò in dicembre quando un deposito di carburante a Buncefield, alle porte di Londra, venne devastato da tre forti esplosioni che provocarono il ferimento di 43 persone: dopo accurate indagini venne però avvalorata l'ipotesi dell'incidente. Agli inizi del mese, intanto, era stato approvato il Civil Partnership Act, il provvedimento di legge che introduceva i matrimoni omosessuali. A fine mese un altro provvedimento legislativo, valido per l'Inghilterra e il Galles, permise le adozioni per le coppie gay e di fatto. Nel febbraio 2006 il Parlamento approvò due leggi fortemente volute dal premier nell'ambito delle strategie di lotta al terrorismo: la reintroduzione della carta d'identità, documento abolito nel 1952, e l'introduzione del reato di "esaltazione di terrorismo". Agli inizi di settembre Blair annunciò di voler lasciare a breve la leadership del partito laburista e, nell'arco di un anno, la guida del Governo.

Un primo piano di Tony Blair

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