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Bandiera della Francia

La bandiera.

Tre bande verticali uguali di blu (lato asta portabandiera), bianco e rosso; noto come "Le Drapeau Tricolore" (tricolore francese), l'origine della bandiera risale al 1790 e la Rivoluzione francese, quando il "colore francese antico" di bianco è stato combinato con i colori blu e rosso della milizia parigina;

la bandiera ufficiale per tutte le aree dipendenti francesi.

Inno della Francia.

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Google map della Francia

Bandiera della Francia

GEOGRAFIA - EUROPA - FRANCIA

PRESENTAZIONE

La Francia è bagnata a Nord dal Canale della Manica; a Ovest dall'Oceano Atlantico;

a Sud dal Mar Mediterraneo.

Confina a Nord-Est con il Belgio e il Lussemburgo, a Est con la Germania, a Sud-Est con la Svizzera e l'Italia, a Sud-Ovest con la Spagna e Andorra.

Fa parte del territorio francese anche la Corsica, divisa dalla Sardegna dalle Bocche di Bonifacio.

La Francia è il secondo Stato europeo per estensione territoriale, con una superficie di 543.965 kmq.

La popolazione è di 68.374.591 (2024) abitanti, con una densità media di 111 abitanti per kmq.

La maggioranza è costituita da Francesi;

sono però presenti immigrati di diverse nazionalità:

Portoghesi, Italiani, Algerini, Marocchini, Spagnoli e Turchi.

La lingua nazionale è il francese.

La religione predominante è la cattolica;

tra le minoranze vi sono protestanti, musulmani ed ebrei.

La Francia è una Repubblica presidenziale e comprende 22 regioni amministrative (di cui una, la Corsica, autonoma) e 96 dipartimenti metropolitani;

parte integrante dello Stato sono anche 4 dipartimenti d'oltremare (Guyana Francese, Guadalupa, Martinica, Riunione), 4 territori d'oltremare (Nuova Caledonia, Wallis e Futuna, Polinesia Francese, Terre Australi e Antartiche Francesi) e 2 collettività territoriali (Mayotte, Saint-Pierre e Miquelon).

Il presidente della Repubblica, eletto per cinque anni a suffragio universale e diretto (come ha sancito il referendum costituzionale del 2000), detiene poteri molto estesi:

nomina il primo ministro e, su sua proposta, il Governo;

presiede le riunioni dell'esecutivo;

assume, in caso di emergenza, poteri straordinari.

Il potere legislativo appartiene all'Assemblea nazionale (577 membri eletti per cinque anni a suffragio universale) e al Senato (331 membri eletti per nove anni).

Il voto contrario del Senato può essere superato da un secondo voto positivo dell'Assemblea nazionale.

Il potere esecutivo è attribuito al Governo che non è vincolato all'eventuale sfiducia espressa dall'Assemblea nazionale la quale può emettere al massimo un voto di censura.

Dal 1° gennaio 2002 l'unità monetaria è l'euro.

La capitale è Parigi (2.142.800 ab.; agglomerato urbano 9.794.000 ab.).

IL TERRITORIO

La Francia è occupata per due terzi da pianure e aree collinari non superiori ai 250 m di altitudine.

La parte centrale, occidentale e centro-settentrionale è infatti pianeggiante e attraversata da lievi ondulazioni:

il Massiccio Armoricano, a Nord-Ovest in Bretagna, le Ardenne, a Nord al confine con il Belgio e, nell'estremità nord-orientale, nel bacino parigino, si trova un gruppo di colline disposte ad anfiteatro attorno alla capitale e digradanti verso il centro.

I rilievi montuosi sono distribuiti principalmente nella parte orientale e meridionale del Paese.

A Nord-Est è situata la catena dei Vosgi che, svolgensosi lungo il corso del Reno, segna il confine con la Germania.

Le sue cime sono talmente arrotondate da essere chiamate ballons, palloni.

A Sud dei Vosgi si estendono le montagne del Giura, da essi separate da una depressione chiamata Porta Burgundica.

Questi rilievi sono delimitati a Sud dalla catena delle Alpi che, poste sul confine italiano, si protendono fino al Mediterraneo, digradando verso le colline della Provenza.

Le vette principali superano talvolta i 4.000 m e raggiungono la massima altitudine con il Monte Bianco (4.810 m), la cima più alta d'Europa.

Numerosi sono i valichi della catena alpina che mettono in comunicazione l'Italia con la Francia:

il Tenda, il Piccolo San Bernardo, il Moncenisio e il Monginevro.

A Ovest delle Alpi, e da esse separato dalla valle del Rodano, si trova il Massiccio Centrale, un vasto altopiano di origine molto antica, caratterizzato da contorni lievi e ondulati. Nell'Alvernia, una delle regioni più isolate, si ergono i puys, rilievi vulcanici perfettamente conservati.

In generale l'altezza media di questi sistemi è inferiore ai 1.000 m, eccezion fatta per le Cevenne che dal Massiccio Centrale si diramano verso Sud e che raggiungono i 1.500 m.

Una depressione, la Porta d'Aquitania, le separa a Sud dai Pirenei che si estendono dal golfo di Guascogna, sulla costa atlantica, al Mediterraneo, segnando il confine con la Spagna.

Meno elevati delle Alpi, sono però meno accessibili, caratterizzati da ripidi pendii e dalla scarsa presenza di valichi, situati perlopiù a notevole altitudine.

A causa della mancanza di valli sufficientemente ampie, gli insediamenti nella regione pirenaica sono scarsi.

I passi più agevoli sono quelli di Perthus, Puymorens e Roncisvalle.

La Francia è attraversata da una rete fluviale molto estesa e articolata.

I fiumi più importanti, non di rado collegati da canali navigabili, sono:

la Loira (1.020 km) che nasce dal Massiccio Centrale e sfocia a Sud della penisola della Bretagna;

il Rodano (812 km) che nasce dalle Alpi Svizzere, attraversa il Sud-Est della Francia, scavando una valle profonda e paludosa, fino a raggiungere il Mediterraneo;

la Garonna (650 km) che, estendendosi dai Pirenei all'Atlantico, forma, insieme alla Dordogna, un estuario assai ampio e profondo chiamato Gironda;

la Senna (776 km) che nasce dai rilievi della Borgogna, riceve le acque di numerosi affluenti, tra i quali l'Oise e la Marna, e si getta nella Manica.

Infine importanti sono il Reno (1.320 km) e i suoi affluenti di sinistra, la Mosella (545 km) e la Mosa (950 km), che terminano il loro cammino oltre i confini francesi.

Pochi sono i laghi e di modesta estensione.

Appartiene alla Francia la sponda meridionale del Lago di Ginevra, la cui superficie si trova per la maggior parte in Svizzera.

Lo sviluppo costiero della Francia ammonta a 3.200 km circa e presenta una grande varietà d'aspetto.

Ciò è dovuto a una serie di fattori:

diversa costituzione delle rocce, presenza di correnti e maree, erosione marina e differenti vicende geologiche.

Il litorale a Nord, lungo la Manica, si presenta roccioso con scogliere e muraglie di roccia bianca alte tra i 40 e i 100 m, chiamate falaises.

I golfi più importanti sono la Baia della Senna e il golfo di Saint-Malo.

Fra le foci della Senna e della Loira si trovano le penisole del Cotentin e della Bretagna, quest'ultima fronteggiata da numerosi isolotti e scogli.

La costa atlantica è più uniforme, paludosa in alcuni punti e saltuariamente interrotta da piccoli promontori.

Il golfo più importante è quello di Guascogna.

Sul Mediterraneo il litorale, basso, uniforme e paludoso nel delta del Rodano (Camargue), diventa scosceso e ricco di baie e piccole penisole a Ovest dopo il golfo del Leone.

Nel Mar Mediterraneo, a Nord della Sardegna e da essa separata dalle Bocche di Bonifacio (12 km), è situata la Corsica (8.680 kmq, 266.000 ab.).

L'isola, prevalentemente montagnosa (monte principale il Cinto, 2.710 m), è pianeggiante solo in prossimità del litorale.

Le coste orientali sono basse mentre quelle occidentali sono rocciose e frastagliate.

I fiumi sono poco più che torrenti;

il clima, mite sulle coste, si fa più rigido all'interno.

La Francia ha una certa varietà di climi:

oceanico a Nord e a Ovest, con deboli escursioni termiche e notevole piovosità;

continentale a Est, con forti differenze stagionali di temperatura e precipitazioni più scarse;

mediterraneo temperato sulle coste meridionali, con presenza di mistral (vento nordico che discende attraverso la vallata del Rodano e può raggiungere i 200 km/h) nei mesi primaverili.

I rilievi alpini e pirenaici sono infine caratterizzati da un clima tipicamente montano con inverni rigidi e abbondanti precipitazioni nevose.

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Cartina della Francia

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La Francia in Europa

Map Francia

Veduta del centro storico di Vannes, in Bretagna

Veduta del centro storico di Vannes, in Bretagna

La spiaggia di Bayeux, in Normandia

La spiaggia di Bayeux, in Normandia

Francia: scorci della Camargue

Cavalli selvaggi in Camargue

Panorama di Mont Saint Michel

LA MERVEILLE E IL FENOMENO DELLE MAREE

La località di Mont-Saint-Michel sorge su uno scoglio granitico in Normandia, sulle coste settentrionali della Francia. Lo scoglio è cinto alla base da un muraglione medioevale (secc. XIII-XV) all'interno del quale si trovano gli edifici del villaggio coronato da una pittoresca abbazia: quest'insieme di strutture affacciate sulla Manica vengono chiamate La Merveille. Essa costituisce una delle attrazioni turistiche di maggior richiamo del Paese, soprattutto grazie al santuario dedicato a Saint-Michel, uno dei monumenti più interessanti dell'architettura militare e monastica francese. Fu fondata nel 966 da Riccardo I duca di Normandia ed ebbe un duplice ruolo: quello di meta di numerosi pellegrinaggi e quello di fortezza (fu infatti fortificata durante la guerra dei Cent'anni). L'isolotto roccioso è collegato alla terraferma per mezzo di una lingua di terra artificiale sulla quale è stata costruita una strada, percorribile anche in momenti di alta marea. È infatti questa un'altra caratteristica della zona: questo tratto di costa atlantica è soggetta a un dislivello tra alta e bassa marea che raggiunge i 14 m. Tale fenomeno, che avviene in un tempo rapidissimo (il mare avanza ad una velocità di 75 m al minuto), separa Mont-Saint-Michel dalla terraferma per qualche ora al giorno.

L'ECONOMIA

Sul piano internazionale la Francia si pone tra i sette Paesi più industrializzati del mondo, e nell'ambito occidentale è tra le Nazioni a reddito medio più elevato. L'agricoltura occupa il 10% della popolazione attiva. È un settore preminente dell'economia e ha subito nel dopoguerra una grande evoluzione legata all'impiego di mezzi tecnologicamente più avanzati (meccanizzazione, impiego di fertilizzanti chimici, ecc.). La superficie agrario-forestale copre l'85% dell'intero territorio ed è occupata da colture, pascoli e foreste. L'elevata produzione di cereali e della vite ha provocato la saturazione del mercato interno e ha reso necessaria una limitazione di questi prodotti (sono note le proteste dei viticoltori francesi che si oppongono tenacemente alle restrizioni). La viticoltura è d'altronde altamente specializzata e vi sono severe norme che tutelano la denominazione di origine controllata. I vini pregiati vengono esportati in tutto il mondo. La zootecnia è un altro settore economico di grande importanza: produce infatti i due terzi del reddito agricolo complessivo.

Al primo posto figura l'allevamento di bovini da carne e da latte. La produzione lattiero-casearia supera il fabbisogno interno per cui viene esportata, nonostante le restrizioni imposte dalla Comunità europea in materia di scambi tra i Paesi membri. È molto praticato anche l'allevamento dei suini e, in misura minore, quello di equini e ovini. Poiché la coltivazione dei cereali è in fase di contenimento, attualmente vengono privilegiate le colture di patate e barbabietole da zucchero, utilizzate nella produzione di zucchero e di alcool. Come l'agricoltura, anche l'industria soffre di un eccesso di produzione. Dopo la seconda guerra mondiale e la perdita delle colonie, la Francia ha incontrato difficoltà ad assorbire al proprio interno l'intera produzione. Negli ultimi decenni ha intensificato i rapporti commerciali con i Paesi in via di sviluppo; in cambio di materie prime e manodopera a basso costo fornisce tecnologia e prodotti finiti. Sono stati nazionalizzati i settori del carbone, dell'elettricità, del gas, dei servizi di trasporto e comunicazioni, dell'energia atomica e degli autoveicoli. L'industria meccanica è un settore trainante, produce macchinari industriali e sofisticate apparecchiature ferroviarie. L'industria automobilistica è per importanza la seconda in Europa. Buono il settore aeronautico, usato a scopi militari e civili, e quello cantieristico per le attrezzature portuali. Anche l'industria tessile è molto avanzata. Lana e cotone vengono prodotti nel Nord-Est del Paese, mentre la lavorazione della seta e delle fibre artificiali si concentra a Sud, nella regione del Rodano (Lione). Collegata all'industria tessile è quella dell'abbigliamento, che ha reso la Francia celebre non solo nel campo dell'alta moda, ma anche in quello delle confezioni in serie. Sempre in tema di abbigliamento e accessori, vanno menzionate le industrie di calzature e pellettiere. La siderurgia è concentrata nelle zone dove vi sono grandi giacimenti di ferro (nel bacino della Lorena e in Normandia). Il settore chimico si occupa principalmente della produzione dei derivati del petrolio per l'industria chimica leggera. Anche in questo caso, le norme previste in materia di antinquinamento hanno favorito la concentrazione delle imprese e la chiusura delle piccole e medie aziende che non si sono adeguate a questa legislazione. Le risorse del sottosuolo sono piuttosto ricche: abbondano i minerali di ferro e i gas naturali. Un altro minerale diffuso è la bauxite (il cui nome deriva dal villaggio di Les Baux in Provenza). Dalla sua lavorazione si ricava l'alluminio. Buona la produzione di piombo, rame e zinco. Per quanto riguarda le risorse energetiche, la Francia dipende ancora dall'estero. Con la perdita delle risorse petrolifere dell'Algeria, un tempo sua colonia, ha dovuto ricorrere all'importazione di greggio. Marsiglia è il centro di smistamento verso le principali raffinerie.

Il settore del carbone ha subito un rallentamento a causa dell'antieconomicità dei costi di estrazione, ma attualmente lo Stato sovvenziona le industrie estrattive per non dipendere totalmente dall'estero. Le abbondanti risorse idriche alimentano una grossa rete di impianti idroelettrici. La Francia è uno dei Paesi europei a maggiore concentrazione di centrali nucleari. Marginali, ma squisitamente francesi, sono prodotti pregiati come il paté di fegato, i liquori e le ostriche esportati in tutto il mondo. Paese turistico, la Francia ha potenziato le attrezzature ricettive. I centri più rinomati si trovano in Savoia, per gli sport invernali, mentre il turismo estivo si riversa sulla Costa Azzurra e in Normandia. Nel commercio, le importazioni hanno superato di poco le esportazioni. Le materie prime esportate sono, in ordine di importanza, ferro e acciaio, macchinari, autoveicoli, cereali e prodotti chimici. I Paesi privilegiati nell'esportazione sono quelli di area francofona (Belgio, Olanda e Canada) e molti Stati africani che un tempo appartenevano all'Impero coloniale francese. La rete stradale ha una lunghezza di tutto rispetto: 964.759 km, per la maggior parte asfaltati, che assicurano un collegamento capillare fra tutti i centri del Paese. Le ferrovie coprono una rete di 31.940 km. Parigi è il centro da cui si dipartono le grandi linee di collegamento con l'Europa centrale e settentrionale e con la Gran Bretagna. Il traffico navale è ben sfruttato, avendo a disposizione una flotta di 824 unità. I porti principali sono Marsiglia, Le Havre, Dunkerque e Rouen. Le vie d'acqua interne si sviluppano per circa 5.736 km. Il canale della Mosella è una via di comunicazione essenziale per il trasporto di ferro e carbone da e per la Germania. I trasporti aerei sono sviluppatissimi (quinto posto nel mondo). I principali aeroporti si trovano a Parigi, Nizza, Marsiglia, Lione.

CENNI STORICI

Le prime tracce di presenza umana nel territorio dell'attuale Francia risalgono al medio Paleolitico, tra 90.000 e 40.000 anni fa. Seguirono poi testimonianze di popolazioni presenti nell'Età della Pietra (Cro-Magnon) intorno al 25.000 a.C., cui subentrò, circa 16.000 anni dopo, la civiltà neolitica. Nel 5.000 a.C., con l'avvento dell'agricoltura, si profilarono tre zone culturali: una mediterranea, una atlantica e una nord-orientale, mentre con l'Età del Bronzo, soprattutto nelle regioni centro-orientali, popolazioni celtiche sopraffecero le preesistenti genti liguri e iberiche. Dal II sec. a.C. la regione meridionale della Francia venne invasa dai Romani che vi crearono la Provincia Narboniensis (120 a.C.), mentre la zona interna, detta Gallia Comata, rimase sotto il controllo di differenti tribù locali. Tra il 58 e il 52 a.C. Giulio Cesare s'impadronì completamente della regione, definitivamente assicurata al controllo romano sotto Augusto (25 a.C.), il quale divise il territorio in quattro provincie: oltre alla Narbonense, vennero create quella d'Aquitania, la Lugdunese e la Belgica. Il dominio romano cessò nel V sec. d.C., quando i Franchi e altri gruppi germanici (Alamanni, Visigoti, Burgundi e Bretoni) invasero il Paese e vi si stabilirono. Tra i gruppi barbarici prevalsero i Franchi che sotto Clodoveo (481-511), fondatore della dinastia dei Merovingi, unificarono il Paese. Con Pipino il Vecchio (VII sec.), ma soprattutto con Pipino di Héristal, il Regno franco venne riportato all'ordine dopo le rivendicazioni autonomistiche dell'aristocrazia; il figlio di Pipino, Carlo Martello, rafforzò la casata e bloccò l'invasione araba in Europa con la vittoria ottenuta nella Battaglia di Poitiers (733). Nel 751 con l'incoronazione di Pipino il Breve, figlio di Carlo Martello, a re dei Franchi, la dinastia dei Carolingi andò affermandosi in maniera sempre più decisa; in tal modo l'intervento di Carlo Magno, figlio di Pipino il Breve, a difesa di papa Stefano II minacciato dalla presenza longobarda, permise ai Carolingi di espandersi anche in Italia. Carlo Magno venne quindi incoronato da Leone III imperatore del Sacro Romano Impero (notte di Natale dell'800). Alla sua morte tuttavia l'Impero decadde, minato dalle invasioni normanne da Nord e saracene da Sud, nonché da una serie di contese tra i signori feudali, finché nel 987 Ugo Capeto venne insignito della Corona, iniziando la dinastia dei Capetingi. Il matrimonio tra Eleonora d'Aquitania e Enrico II Plantageneto d'Inghilterra (1154) costituì il pretesto per risvegliare ambizioni territoriali dell'Inghilterra sulla Francia nord-occidentale e fu la causa scatenante di alcuni conflitti tra i due Stati. Il figlio di Luigi VII, Filippo II Augusto, iniziò la conquista dei territori settentrionali (XIII sec.) e durante la crociata contro gli Albigesi (1208-09) riuscì a impadronirsi anche della Provenza e della Linguadoca.

Dalla seconda metà del XIII sec. alla prima del successivo, Filippo IV il Bello (1285-1314) si impose sul papato e, poco dopo la morte di Bonifacio VIII, fece trasferire la sede papale ad Avignone (1309), dove sarebbe rimasta fino al 1377. Nel 1337 scoppiò la guerra dei Cent'anni con l'Inghilterra, il cui re rivendicava il trono di Francia: i Francesi si divisero allora in due fazioni e nel 1422 Enrico VI d'Inghilterra venne proclamato re di Francia. Ma nel 1429 gli Inglesi furono sconfitti ad Orléans, grazie anche all'intervento di Giovanna d'Arco, e il legittimo pretendente al trono, Carlo VII di Valois, venne liberato. Questi però non poté essere incoronato e Giovanna fu arsa come eretica nel 1431. Nel 1453 gli Inglesi vennero cacciati dal territorio francese e si limitarono a controllare solo Calais. Con Luigi XI la Francia riacquistò la sua potenza e con Carlo VIII il Paese fu finalmente riunificato. Iniziarono così le campagne miranti a occupare l'Italia in concorrenza con la Spagna; le lotte continuarono anche con Luigi XII e Francesco I. Nel 1559 fu firmata però la pace (Trattato di Cateau-Cambrésis) tra Enrico II e Filippo II e la Francia dovette rinunziare alle proprie mire espansionistiche. La seconda metà del XVI sec. fu teatro di sanguinose lotte tra i protestanti ugonotti e i cattolici, che culminarono col massacro dei primi nella Notte di San Bartolomeo. Nel 1598 Enrico IV, capostipite della dinastia dei Borboni, pose fine ai contrasti con l'Editto di Nantes (revocato poi da Luigi XIV) che stabilì la tolleranza religiosa. Sotto il Regno di Luigi XIII, e soprattutto grazie all'ascesa del potente ministro del re, il cardinale Richelieu, la Francia visse un periodo di pace e prosperità. Luigi XIV rafforzò il proprio potere personale, sottomettendo l'aristocrazia e instaurando l'assolutismo. In quel momento la Francia si impose come la più importante potenza europea, ridimensionando, con la guerra dei Trent'anni, la forza degli Asburgo, ottenendo l'Alsazia, il Rossiglione e l'Artois, e iniziando l'espansione coloniale in America e in Africa. Durante il suo lungo Regno, Luigi XIV (1643-1715), assistito dai ministri Mazarino e Colbert, perseguitò la minoranza protestante (revocandone in seguito i diritti), limitò i poteri della litigiosa aristocrazia e creò il primo Stato francese centralizzato. Ma durante il XVIII sec. l'ancien régime si dimostrò lontano dai bisogni sociali ed economici del Paese. Ancora più disastroso per le casse dello Stato fu il coinvolgimento della Francia nella guerra dei Sette anni (1756-63) e in quella d'Indipendenza americana (1776-83). Luigi XV e Luigi XVI (1774-92) persero gradualmente il primato europeo. Inoltre il diffondersi dei principi illuministici, nonché l'insofferenza dei ceti borghesi per lo strapotere dell'aristocrazia, intaccarono l'unità dello Stato gettandolo in una grave crisi economica e politica.

La difficile situazione culminò nello scoppio della Rivoluzione del 1789 che portò alla condanna a morte del re Luigi XVI, dei suoi familiari e di numerosi nobili, e alla successiva proclamazione della Repubblica (1792). Il 14 luglio 1789 la folla parigina attaccò Les Invalides e la prigione della Bastiglia, simbolo del dispotismo del regime. Alcune personalità dell'ala radicale giacobina come Maximilien Robespierre, Jacques Danton e Jean-Paul Marat, mantennero un rigido controllo sul Paese durante il cosiddetto Terrore (1793-94), caratterizzato da esecuzioni di massa e revoca delle libertà religiose. La violenza rivoluzionaria ebbe fine con il colpo di Stato del 1794 che affidò il potere a un Direttorio, espressione delle forze borghesi moderate. Sconfitte le ondate controrivoluzionarie provenienti dai maggiori Stati europei, uniti in una coalizione, i Francesi rafforzarono la nuova organizzazione politica. Durante tale fase emerse la figura di Napoleone Bonaparte, nominato primo console nel 1799 e poi incoronato imperatore alla presenza del papa nel 1804. Napoleone s'impadronì di parte dell'Europa, ma la campagna di Russia del 1812 segnò il suo declino. La sconfitta di Lipsia (1813) minò il suo Impero; costretto ad abdicare nel marzo del 1814, venne esiliato all'Isola d'Elba, da dove riuscì a fuggire e a rientrare a Parigi nell'aprile del 1815, venendo tuttavia sopraffatto da una nuova coalizione a Waterloo, dopo 100 giorni di Regno. Esiliato nella remota Isola di Sant'Elena, nell'Atlantico meridionale, Napoleone vi morì nel 1821. Dopo il Congresso di Vienna, in Francia venne restaurata la Monarchia e i Borboni ritornarono sul trono con Luigi XVIII. Nel 1830 il suo successore Carlo X fu spodestato da Luigi Filippo d'Orléans che governò fino al 1848, quando la rivoluzione proclamò la Seconda Repubblica. Nel 1852 Luigi Napoleone Bonaparte, già presidente della Repubblica, si fece proclamare imperatore con il nome di Napoleone III, fondando il Secondo Impero. La Francia partecipò alla guerra di Crimea (1854-56), poi si schierò contro l'Austria, a fianco dell'Italia ottenendo Nizza e la Savoia, e contro la Prussia nel 1870, quando fu duramente sconfitta a Sedan. Crollato l'Impero, la Francia dovette cedere alla Prussia l'Alsazia e la Lorena, mentre sul piano interno fu instaurata la Terza Repubblica, durante la quale l'insurrezione popolare e della guardia nazionale nella capitale (18 marzo - 28 maggio 1871) obbligò il Governo Thiers a fuggire a Versailles, lasciando la città nelle mani della Comune. Represso nel sangue tale tentativo di autogestione, la Francia dovette accettare la perdita di Alsazia e Lorena a vantaggio della Germania. Gli ultimi anni dell'Ottocento furono caratterizzati da un intenso sviluppo industriale sul fronte interno e coloniale in Africa e in Indocina. Intorno allo stesso periodo, l'Entente Cordiale (1904) pose fine alla rivalità coloniale tra Francia e Gran Bretagna in Africa, dando inizio a un periodo di cooperazione tra i due Paesi.

Alleata alla Russia, all'Italia e alla Gran Bretagna nel primo conflitto mondiale, alla fine della guerra il Paese recuperò l'Alsazia e la Lorena, alcune colonie e ottenne dalla Germania l'impegno al pagamento di pesanti indennizzi di guerra. Dopo la crisi del 1929, nel 1934 la sinistra costituì il Fronte popolare che vinse le elezioni del 1936, assumendo il potere con il Governo Blum. L'avanzata della sinistra venne tuttavia interrotta nel 1938 quando divenne presidente del Consiglio Edouard Daladier, sostenuto da una coalizione di centro e di destra e che non seppe opporsi all'espansionismo tedesco. Entrata in guerra solo successivamente all'invasione nazista della Polonia (1939), la Francia venne occupata dai Tedeschi e divisa in due parti: una, a Nord, sottoposta al controllo tedesco, l'altra, a Sud, governata dal regime filo-tedesco di Vichy e guidata dal maresciallo Henri-Philippe-Omer Pétain. Il generale Charles de Gaulle costituì a Londra un Governo in esilio e organizzò una forza di resistenza clandestina per continuare a combattere gli invasori. Dopo la liberazione, resa possibile dallo sbarco degli alleati in Normandia nel 1944, venne formata un'Assemblea costituente che decise l'instaurazione della Quarta Repubblica. Quasi contemporaneamente la Francia dovette affrontare problemi di difficile risoluzione, primo fra tutti quello della decolonizzazione. Dopo lunghe lotte l'Indocina venne abbandonata nel 1954, mentre la guerra algerina, iniziata nello stesso periodo, creò una spaccatura nell'opinione pubblica francese, risolvendosi solo nel 1962 con la conquista dell'indipendenza da parte dell'Algeria. Dal 1958 il generale de Gaulle guidava intanto la Francia nella Quinta Repubblica, caratterizzata da un indirizzo spiccatamente presidenziale e nazionalistico. Iniziò così una fase di stabilità politica e di prosperità, anche se il progressivo allontanamento degli Stati Uniti e il delinearsi di una politica internazionale autonoma portarono il Paese a uscire dal comando militare NATO (1966), pur mantenendosi nell'ambito dell'alleanza. Tutto l'assetto interno gollista fu invece scosso pesantemente dall'ondata rivoluzionaria del maggio 1968, allorché i giovani delle università e poi vasti settori del mondo del lavoro e della cultura si sollevarono chiedendo cambiamenti radicali nella società francese e nei suoi rapporti di potere e di classe. Il movimento fu talmente ampio e impetuoso che colse di sorpresa le stesse organizzazioni di sinistra maggioritarie, a partire dal Partito comunista e dalla centrale sindacale della CGT, impegnate a far sì che le agitazioni popolari rientrassero entro argini più tradizionali e riformisti. Nell'atmosfera di panico che si venne creando in seno agli strati borghesi e medio-alti del Paese, De Gaulle decise di sciogliere l'Assemblea nazionale e indire nuove elezioni, convincendo buona parte dell'elettorato a dirottare il proprio voto dalla sinistra allo schieramento conservatore.

Nel 1969, tuttavia, nel teso clima politico succedutosi alle grandi dimostrazioni dell'anno precedente e in seguito anche alla sconfitta referendaria sull'ordinamento regionale, de Gaulle rassegnò le dimissioni, e si ritirò a vita privata. I successori Georges Pompidou (1969-74) e Valéry Giscard D'Estaing (1974-81) lasciarono a loro volta il posto a una coalizione di sinistra guidata da François Mitterrand che, nel 1981, strappò il potere ai gollisti e ai loro alleati. Battuti anche nelle elezioni politiche i gollisti riacquistarono però il potere nel 1986 formando un Governo guidato da Jacques Chirac. L'inedita situazione, caratterizzata da un presidente socialista e da un primo ministro gollista, durò sino al 1988, quando i socialisti vinsero le elezioni e Mitterrand ottenne un secondo mandato presidenziale. Seguirono una rapida successione di Governi e una serie di scandali che indebolirono il Partito socialista. Le elezioni del 1993 confermarono la situazione di disagio e d'insofferenza dell'elettorato francese: il Front National del nazionalista Jean-Marie Le Pen ottenne infatti quasi il 14% dei consensi e Edouard Balladur, fedele sostenitore di Jacques Chirac, divenne primo ministro. Alla fine del 1994 si complicarono notevolmente i rapporti tra la Francia e l'Algeria: i cittadini francesi divennero l'obiettivo di una serie di azioni terroristiche promosse dalla falange più estremista e violenta del Fis (Fronte di salvezza islamico) algerino che accusava il Governo francese di fornire aiuto politico, economico e militare a quello di Algeri. Alle elezioni presidenziali del 1995, Mitterrand uscì dal panorama politico francese e venne sostituito da Jacques Chirac. Con l'elezione di Chirac alla presidenza dell'Eliseo, la carica di primo ministro e la presidenza dell'Assemblea nazionale passarono quindi nelle mani del partito di destra RPR (Rassemblement Pour la République). Chirac ricevette inizialmente ampi consensi per la posizione assunta nei confronti dell'Unione europea, da lui fortemente sostenuta, e della guerra nella ex Jugoslavia. Dopo la vittoria delle sinistre alle elezioni parlamentari del 1997, si verificò la coabitazione forzata ai vertici dello Stato tra il presidente neogollista Chirac e il primo ministro socialista Lionel Jospin, leader del partito dopo la morte di Mitterand (1996). La situazione interna si caratterizzò per un diffuso malessere sociale, creato soprattutto da un elevato tasso di disoccupazione (oltre il 12%) e dalla necessità di controllare la spesa pubblica per adeguarsi ai parametri stabiliti dal Trattato di Maastricht ed entrare così nel primo gruppo dei Paesi aderenti all'Unione economica e monetaria europea. Nel corso del 1998 il Governo Jospin riuscì a ridurre il tasso di disoccupazione e a rilanciare l'economia, così che il 1° gennaio 1999 la Francia entrò di fatto nell'Unione economica e monetaria europea. Nel marzo 2000 il primo ministro Jospin procedette a un rimpasto di Governo, già modificato successivamente alle dimissioni del novembre 1999 di Dominique Strauss-Kahn ministro dell'Economia; il 29 agosto 2000 si dimise anche il ministro degli Interni Jean-Pierre Chevènement, contrario agli accordi sul decentramento amministrativo della Corsica denominati 'Accordi di Matignon''. Nel marzo 2001 le elezioni amministrative, pur confermando, a livello locale, il potere di buona parte del gruppo partitico conservatore, denunciarono, in alcuni casi, pesanti passaggi di mano verso aree estremiste o progressiste: clamorosi i casi di Orange, in mano fin dal primo turno al Fronte Nazionale, e di Parigi, il cui sindaco divenne il socialista Bertrand Delanoë. Dopo l'emergenza mucca pazza, scoppiata in tutta Europa nel 2000, nel 2001 scattò l'allarme afta in seguito la scoperta dei primi casi in Gran Bretagna (20 febbraio). Per impedire il dilagare dell'epidemia, in marzo il Governo proibì l'esportazione di animali a rischio (bovini, ovini, caprini, maiali) e impose misure straordinarie di disinfezione nei macelli. Nel mese di settembre, pochi giorni dopo l'attentato contro le Twin Towers a New York, a Tolosa si verificò l'esplosione della fabbrica petrolchimica Azf, primo produttore francese di fertilizzanti appartenente al gruppo TotalFina-Elf: il bilancio della tragedia, per la quale, in un primo tempo, si temette un nuovo attentato, fu di 29 persone morte e quasi duemila ferite. L'esplosione, violentissima, provocò inoltre una scossa tellurica di 3,2 gradi sulla scala Richter e sprigionò una nube tossica che invase la città. La fabbrica era da tempo al centro delle polemiche perché situata in un quartiere popolare della città e in prossimità di un ospedale. Sempre nel 2001 scoppiarono una serie di scandali che coinvolsero il presidente Chirac chiamato in causa per avvenimenti accaduti durante la sua permanenza alla carica di sindaco di Parigi, dal 1977 al 1995 (scandalo sulle case popolari e sui fondi al suo partito; scandalo riguardo una serie di viaggi personali, suoi e della famiglia, effettuati presumibilmente con finanziamenti pubblici): ciò nonostante Chirac si ricandidò alla massima carica dello Stato per le presidenziali della primavera 2002.

Altro candidato di eccezione era il presidente del Consiglio Lionel Jospin, socialista, leader della cosiddetta "Gauche plurielle", la coalizione di sinistra che aveva vinto le elezioni legislative anticipate del 1997. In un clima di incertezza e di insoddisfazione (in tutto si presentarono ben 16 candidati) si svolsero le elezioni meno "sentite" dall'elettorato francese (il tasso di astensionismo al primo turno fu del 27,4% degli aventi diritto al voto): il risultato fu però disarmante e inaspettato, con la sconfitta di Lionel Jospin (16,18% dei voti) e l'avanzata dell'estrema destra di Jean Marie Le Pen (16,86 %), leader del Fronte Nazionale, che si ritrovò così a poter affrontare Chirac (19,88%) al ballottagio del 5 maggio. La Francia, mobilitatasi anche nelle piazze, dove a migliaia scesero a protestare contro il Fronte Nazionale, si preparò a dare, in massa, il proprio voto a Jacques Chirac pur di fermare Le Pen. La vittoria del presidente uscente fu schiacciante (l'82,21% delle preferenze, contro il 17,79% di Le Pen). Il terremoto elettorale provocò però l'abbandono della scena politica da parte di Jospin, dimessosi il 6 maggio e sostituito immediatamente dal moderato di destra Jean-Pierre Raffarin, nominato ad interim fino alle vicine elezioni legislative. In giugno si svolsero le elezioni legislative in un clima di astensionismo record (disertò il 39% degli elettori): ai ballottaggi del 16 giugno il centro-destra trionfò, la sinistra di Jospin subì un'altra sconfitta, così come il Fronte Nazionale di Le Pen, che scomparve dall'Assemblea Nazionale. Raffarin venne riconfermato al governo. Il 1° gennaio 2002 l'euro era intanto diventato la nuova moneta ufficiale del Paese. Sul piano dell'economia, dopo la fase recessiva del 2003, la crescita del PNL nel 2004-05 risultò vicina all'1,5%. Il dato positivo fu determinato soprattutto dall'aumento dei consumi interni, mentre le esportazioni risultarono in calo e la disoccupazione si attestò attorno al 9,7%. D'altra parte, numerosi scioperi bloccarono nei primi mesi del 2005 i servizi pubblici (poste, ferrovie, scuole e ospedali) per protesta contro i piani di riforma del lavoro, del welfare e delle pensioni. Intanto il Governo, per ridurre un deficit statale superiore ai parametri del "Patto di stabilità" della Ue, accelerò nella seconda metà del 2005 il programma delle privatizzazioni (in particolare, nei comparti dell'energia e delle autostrade). Il malessere sociale verso le politiche liberiste si espresse in Francia anche attraverso la bocciatura della Costituzione europea (referendum popolare del 29 maggio 2005), che indusse il primo ministro Raffarin a rassegnare le proprie dimissioni; il presidente Chirac incaricò al suo posto Dominique De Villepin (dell'UMP, Unione per la maggioranza presidenziale). Ma, sopratutto, la rabbia esplose nelle periferie di Parigi (banlieue) e di altre città in seguito alla morte accidentale di due minorenni di origini nord-africane inseguiti dalla polizia (27 ottobre). Per diverse settimane furono date alle fiamme centinaia di automobili, vi furono scontri e feriti e il Governo, tramite il suo ministro degli Interni, l'ultraconservatore Nicolas Sarkozy, introdusse misure d'emergenza e il coprifuoco per restaurare l'ordine. L'esplosione di violenza denunciò agli occhi dell'opinione pubblica internazionale le difficili condizioni di vita dei giovani cittadini francesi figli di immigrati, segnati da scarsa scolarizzazione e soggetti a un elevato tasso di disoccupazione, nonché a discriminazioni di stampo religioso e razziale. Qualche mese dopo, nel marzo 2006, fu la volta dei loro coetanei liceali e universitari, i quali, sebbene meglio inseriti nella società francese e appoggiati in parte dai sindacati e dagli insegnanti, scesero in massa nelle piazze per dare sfogo all'esasperazione e alla paura per il futuro indotte dalle politiche di precarizzazione del lavoro perseguite dall'establishment di centro-destra (nel mirino vi era in particolare l'ultimo progetto governativo voluto dallo stesso primo ministro Villepin, denominato CPE, Contratto di prima assunzione, che prevedeva il licenziamento senza giusta causa per i lavoratori con meno di 26 anni nei primi due anni di assunzione e che portò allo sciopero generale del 28 marzo).

La rivolta popolare nella periferia parigina (ottobre 2005)

La rivolta popolare nella periferia parigina (ottobre 2005)

Dominique De Villepin

Dominique De Villepin

I CASTELLI DELLA LOIRA

Tra il 1418, quando il futuro re di Francia, Carlo VII, dovette lasciare Parigi, e il 1528, anno nel quale Francesco I riportò la residenza nella capitale, i reali si stabilirono nella valle della Loira. Cominciarono così a sorgere in questa zona nuovi tipi di edifici, i castelli, che, perdendo il loro aspetto militare-difensivo, si ingentilirono acquisendo la forma rinascimentale di palazzo signorile. Le residenze create per il sovrano e per i feudatari divennero allora centri di attivo scambio culturale, dove il diffondersi delle idee del Rinascimento italiano aggiunse raffinatezza anche alle opere architettoniche. Le costruzioni furono edificate interamente o costituirono il risultato delle ristrutturazioni di fortezze già esistenti. Tra i più rinomati sono il castello di Amboise, dove fu più diretta la penetrazione dell'arte italiana (Leonardo da Vinci vi lavorò e qui si trova la sua tomba), quello di Loches, cui fu aggiunta un'ala nuova, quello di Le Lude, trasformato a più riprese, e infine il castello di Langeais, fatto costruire da Luigi XI. Caratteristica dei nuovi edifici era la loro posizione: mentre le fortezze erano in cima alla collina, questi ultimi si trovavano a valle. I castelli più volte rimaneggiati mostrano la varietà dei loro stili: accanto al gotico-francese fanno capolino quello rinascimentale o quello classicheggiante. Anche i privati si fecero costruire palazzi, o più propriamente veri e propri castelli: come Bury, iniziato nel 1514, o Azay-le-Rideau, uno dei più raffinati, e ancora Chenonceau (1515-22), Villandry (1532), Chaumont-sur-Loire (secc. XV-XVI). Merita attenzione particolare il castello di Chambord, il più importante, fatto edificare nel 1519 da Francesco I; la sua pianta a quadrilatero e le sue grosse torri d'angolo ne fanno il prototipo del suo genere.

Il Castello di Azay-Le Rideau

Il Castello di Azay-Le Rideau

Amboise e il suo castello

In questa cittadina del Centre, dipartimento Indre-et-Loire, sulla riva sinistra della Loira, trascorse gli ultimi tre anni di vita Leonardo da Vinci (1452-1519), ospite di Francesco I. Era stato Carlo VIII, nato e cresciuto ad Amboise, a trasformare dal 1489 il vecchio castello in una reggia fastosa, cenacolo di poeti e artisti. Nel 1560, durante la congiura di Amboise, il castello fu teatro del massacro degli ugonotti (protestanti calvinisti) che vennero impiccati o gettati nel fiume dai bastioni. In seguito, distruzioni e smantellamenti ridussero il complesso alla dimensione odierna, solo un quinto di quella del sec. XVI.

Una lunga rampa d'accesso sale alla terrazza, già teatro di feste reali: da qui è bellissima la vista sulla valle della Loira e sulla città vecchia ai piedi del castello. Degli edifici che un tempo circondavano il belvedere rimane sulla sinistra la Chapelle de St. Hubert (1491-96), gioiello gotico fiammeggiante dal portale finemente scolpito (nel transetto, una lastra di granito copre la presunta sepoltura di Leonardo da Vinci). Due corpi di fabbrica ad angolo formano il Logis du Roi, unica parte del castello sopravvissuta alle demolizioni della prima metà dell'800: l'ala gotica, che volge al fiume la facciata con finestre mansardate, fu costruita da Carlo VIII; quella rinascimentale, dalle torri cilindriche, fu iniziata da Luigi XII e continuata da Francesco I. L'innesto dei due corpi è segnato dalla Tour des Minimes, che nei suoi 20 metri di diametro racchiude una rampa elicoidale percorribile anche a cavallo; sul lato meridionale dello sperone su cui sorge il castello s'innalza invece la Tour Heurtault, dal diametro ancora maggiore (24 m), la cui rampa elicoidale scende direttamente in città. All'interno del castello, grandi sale ornate di camini conservano mobili gotici e rinascimentali. Notevole per le volte sorrette da un'unica colonna centrale la Sala delle Guardie, aperta sulla galleria ad arcate dell'ala gotica. La Sala del Consiglio, con arazzi fiamminghi del sec. XVI, è decorata da gigli e code di ermellino, simboli del regno di Francia e del ducato di Bretagna. Le sale al secondo piano dell'ala cinquecentesca sono arredate con mobili stile impero e ritratti della famiglia Orléans.

Château de Brissac

Nei dintorni di Angers. Un parco con cedri secolari circonda il fortilizio medievale (ma rifatto nella prima metà del '600); due torri tonde, avanzo della costruzione feudale, inquadrano la facciata principale, mentre nella cappella è una stele scolpita da David d'Angers.

Château de Plessis-Bourre

Nei dintorni di Angers. L'acqua del fossato rende ancor più suggestiva la vista del bianco castello, costruito nel 1468-73, la cui Sala delle Guardie conserva un soffitto a cassettoni (fine sec. XV) ornato da figure allegoriche dipinte.

Château de Serrant

Nei pressi di Saint-Georges-sur-Loire, è un imponente ma elegante castello, costruito nel 1546 ai bordi di uno stagno; magnifico lo scalone rinascimentale all'interno, dove il busto dell'imperatrice Maria Luisa è opera di Antonio Canova, mentre la settecentesca tomba del marchese Vaubrun (m. 1675), nella cappella, è di Antoine Coysevox.

Blois e il suo castello

Qui vide la luce, nel 1462, Luigi II d'Orléans, salito al trono nel 1498 col nome di Luigi XII. Qui, nel 1588, Enrico III ordinò la morte del duca di Guisa, luogotenente generale del regno, distintosi negli scontri contro i protestanti. Importanti pagine di storia si sono scritte nel castello di Blois, città disposta ad anfiteatro sulla riva destra della Loira, che dal sec. XIX è capoluogo del dipartimento Loire-et-Cher, regione Centre.

Edifici di varie epoche formano uno dei più celebri castelli della Loira, iniziato nel sec. XIII ma ampliato e abbellito a più riprese sotto diversi sovrani: Carlo d'Orléans dal 1440; Luigi XII nel 1498-1503; Francesco II, che dal 1519 vi chiamò a lavorare artisti italiani. Esiliato a Blois, anche Gastone d'Orléans fratello di Luigi XIII intraprese lavori per ingrandire il castello (1635-38), che s'innalza sopra un costone dirupato a dominare la città. Una rampa sale alla vasta Place du Château, sulla quale prospetta la facciata dell'ala Luigi XII di forme gotico-fiammeggianti (restaurata a fine sec. XIX), con due ordini di finestre coronate da mansarde. La facciata dell'ala Francesco I, che guarda su Place Hugo, ha tre ordini di logge di gusto italiano, sporti e balconi di tipo francese. È dal cortile che si coglie meglio la struttura del complesso. Su un portico ad archi ribassati poggia l'ala Luigi XII (metà sec. XV), munita alle estremità di scale entro torri. Sulla sinistra è una coeva ala a portico, a destra si allungano la duecentesca Sala degli Stati generali e l'ala Francesco II, costruita nel 1515-24 su disegno attribuito a Domenico da Cortona: trionfo del rinascimento italiano in Francia, reca quasi al centro una torre poligonale, aperta a balconi e riccamente scolpita, che nasconde una scala a spirale di servizio ai diversi piani. Chiude il cortile in fondo l'ala Gaston d'Orléans (1635-38,), di severe forme classiche, all'interno della quale una cupola copre lo scalone d'onore. Per costruire quest'ala venne parzialmente distrutta la Cappella di St-Calais, oratorio privato di Luigi XII di cui rimane solo il coro gotico illuminato da vetrate di Max Ingrand. Oltre il cortile si apre una terrazza alberata, con vista sulla città e la Loira, a destra s'innalza la Tour du Foix, resto della cinta feudale. Notevole anche l'interno del castello. Nell'ala Francesco I, la Sala del Re e la Sala delle Guardie sono ornate di camini e porte in marmo; negli appartamenti di Caterina de' Medici, che qui morì nel 1589, i 237 pannelli in legno scolpito e intarsiato celano nascondigli segreti; negli appartamenti di Enrico III venne assassinato il conte di Guisa (23 dicembre 1588). Tra l'ala Francesco I e l'ala Luigi XII si trova la Sala degli Stati generali, a due navate su colonne e con volte a carena, appartenuta al primo castello dei conti di Blois. Le sale al primo piano dell'ala Luigi XII ospitano il Musée des Beaux-Arts, con, fra l'altro, dipinti di scuola italiana del sec. XVI, fiamminga del XVII e francese del XVI-XIX (alcune opere illustrano l'assassinio del duca di Guisa). Al pianterreno è sistemato il Musée archéologique, con reperti di epoca carolingia e medievale rinvenuti sul promontorio del castello e in scavi nel territorio.

Chaumont-sur-Loire

Nei dintorni di Blois. Tre ali di epoche diverse attorno a una corte (la quarta, verso la Loira, è stata distrutta nel 1739). Così si presenta oggi il castello, poderosa costruzione turrita su un promontorio che domina il borgo e la riva sinistra del fiume. Innalzato nella seconda metà del '400 e ingrandito nel secolo successivo, fu celebre per aver ospitato fino alla morte (1566) Diana di Poitiers, "scacciata" da Caterina de' Medici da Chenonceau; la Sala del Consiglio conserva il pavimento in maiolica del '600.

Maintenon

Nei dintorni di Chartres. Monumento della cittadina è il castello rinascimentale costruito per Jean Cottereau, tesoriere di Luigi XII e di Francesco I. Da Place de l'Hôtel de Ville, sulla quale si affaccia la gotica cappella del castello, si entra nel primo cortile, limitato a sinistra da un lungo edificio seicentesco; per un voltone si passa in un secondo cortile, fiancheggiato a sinistra dall'ala rinascimentale e a destra da quella seicentesca: quest'ultima racchiude gli appartamenti della marchesa di Maintenon (Françoise d'Aubigné), moglie morganatica di Luigi XIV.

Anet

Nei dintorni di Chartres. Anet, notevole per lo splendido castello che nel 1547 Enrico II commissionò a Philibert Delorme per la sua favorita, Diana di Poitiers. Un edificio di forma classica e sobria, ricco di reminiscenze del rinascimento italiano, si collega al vecchio castello che la donna ereditò dal marito, Louis de Brézé; la cappella, con due alti campanili ai lati, è considerata il capolavoro di Delorme (all'interno, bassorilievi della scuola di Jean Goujon); alle spalle della villa è la cappella funeraria che Diana si fece costruire prima della morte.

Château de Chambord

Più che un castello doveva essere un simbolo, un segno grandioso ed eterno dello splendore della corona di Francia. Così lo volle Francesco I, che partecipò direttamente ai progetti per questa immensa e fastosa dimora reale, soggiorno prediletto di quasi tutti i sovrani francesi. Iniziato nel 1519 nel luogo in cui si trovava il casino di caccia dei conti di Blois e terminato nel 1537, il castello di Chambord sorge solitario al centro di un immenso parco di 5.500 ettari, racchiuso da una cerchia di mura lunga ben 32 km. Se nella pianta ancora ricorda l'impostazione dei manieri medievali, con tanto di mastio centrale e torri angolari, l'esuberante decorazione in ardesia sul tufo bianco della Loira e le armoniose simmetrie testimoniano l'influsso del rinascimento italiano. L'ingresso al castello è sul lato Sud-est, dove la Porte Royale immette nella corte d'onore. Qui si staglia imponente il corpo centrale, con mastio a pianta quadrata circondato da quattro torri angolari. Un'abbagliante fioritura di torri, guglie, finestre, lanterne e camini caratterizza questo capolavoro dell'architettura rinascimentale francese, che si articola attorno a un mirabile scalone a doppia spirale. 440 stanze, 84 scale, 365 camini: anche all'interno il castello propone un'immagine di fasto e grandiosità. Al primo piano si visitano gli appartamenti di Francesco I, nella torre Nord, e quelli di Luigi XIV, con arazzi fiamminghi e francesi, quadri (ritratti storici) e riproduzioni di mobili d'epoca: i fastosi arredi che originariamente ornavano le stanze furono infatti distrutti o dispersi durante la Rivoluzione, quando Chambord divenne uno degli odiati simboli dell'Ancien Régime. Al secondo piano, una ricca raccolta di trofei, armi e arazzi con scene venatorie ricorda che la residenza era al centro di una tenuta nella quale si organizzavano battute di caccia. Dalla grande terrazza è bella la vista sul parco, ma soprattutto sull'immagine fiabesca di guglie, torri e comignoli, dominata al centro dall'ornatissima lanterna dello scalone. Anche qui compare, nei medaglioni, l'immagine della salamandra, simbolo di Francesco I.

Château de Cheverny

Nei dintorni di Chambord. Proporzioni armoniose, linee purissime, gioco di simmetrie. Il castello è un perfetto esempio di classicismo seicentesco, costruito nel 1604-1634 dalla famiglia Harault de Vibraye, che tutt'oggi lo possiede, al centro di un vasto parco. Gli interni conservano intatti in stanze dai soffitti dipinti gli arredi del tempo, con camini, mobili, arazzi e pregevoli dipinti; nella sala da pranzo, arazzi fiamminghi del sec. XVII si affiancano a due pannelli (storia di Don Chisciotte) dipinti da Jean Mosnier, autore anche del soffitto alla francese; questi dipinse anche il soffitto della camera del Re, che è impreziosita da un camino rinascimentale, da arazzi francesi su disegni di Simon Vouet e da un fastoso letto a baldacchino, coperto da sete persiane del sec. XVI.

Château de Chenonceau

Lo volle Caterina Briçonnet, lo abitò la bellissima Diana di Poitiers, conobbe i fasti di Caterina de' Medici e il lutto inconsolabile di Luisa di Lorena, vedova di Enrico III. Per questo è chiamato anche "Castello delle dame". Nobile edificio costruito sulle acque tranquille del Cher, alla cui immagine fiabesca contribuiscono il verde dei giardini, il bianco luminoso della pietra, il riflesso delle alte arcate nel fiume.

Fu Thomas Bohier, ricco banchiere ai tempi di Francesco I, a volere qui una fastosa dimora, costruita nel 1513-21 sui resti di un preesistente maniero e di un antico mulino. Si devono però alla moglie, Caterina Briçonnet, la grazia e il gusto che caratterizzano il castello, ceduto nel 1535 a Francesco I e passato nel 1547 a Enrico II, che lo donò alla favorita Diana di Poitiers. Tornò alla casa reale con Caterina de' Medici, che nel 1580 fece aggiungere l'ala a due piani gettata come un ponte sul fiume. Caterina lasciò Chenonceau a Luisa di Lorena, la quale, rimasta vedova di Enrico III, vi si ritirò vivendovi come una reclusa vestita sempre di bianco. Alla sua morte la dimora fu abbandonata e solo nel XIX venne restaurata, con il rifacimento di gran parte degli interni.

Si accede al castello per un viale che lascia a destra le scuderie reali progettate da Philibert Delorme. Il piazzale d'ingresso, cinto da fossato, è fiancheggiato da giardini alla francese, voluti da Diana di Poitiers (a sinistra del ponte) e Caterina de' Medici (a destra); il torrione circolare quattrocentesco, rimaneggiato da Bohier, è l'ultimo resto della costruzione preesistente. Il corpo centrale ha forma rettangolare, con torrette angolari, due piani di finestre crociate e mansarde rinascimentali. Un ponte con cinque arcate sul fiume sostiene il corpo di fabbrica a due piani costruito da Philibert Delorme per Caterina de' Medici. All'interno, la Sala delle Guardie è ornata di arazzi fiamminghi del sec. XVI; la cappella custodisce un rilievo in marmo di scuola italiana (Madonna col Bambino, sec. XVI) e dipinti del Sassoferrato, di Ribera e Jouvenet; la sala di Diana di Poitiers una Madonna col Bambino attribuita al Murillo; nel gabinetto verde e nella libreria di Caterina de' Medici si segnalano tele di Andrea del Sarto (Sacra famiglia) e del Correggio (Santa martire). La lunga galleria sul fiume fu trasformata in ospedale durante la prima guerra mondiale, mentre le cucine sono sistemate nei primi due piloni nel letto del fiume. Arredata con mobili francesi e italiani del '500, la sala di Francesco I accoglie dipinti del Primaticcio (Diana di Poitiers) e di van Loo (Le Tre Grazie); tra le opere custodite nel salone Luigi XIV spicca un Gesù Bambino con S. Giovanni di Rubens. Un superbo scalone - uno dei primi a doppia rampa costruiti in Francia sul modello italiano - sale al primo piano, dove il vestibolo di Caterina Briçonnet conserva arazzi fiamminghi del sec. XVII, la camera di Caterina de' Medici un dipinto del Correggio e quella detta delle Cinque regine (in ricordo delle due figlie e delle tre nuore di Caterina) uno studio di Rubens per l'Adorazione dei magi oggi al Prado di Madrid. Per ultima si visita la camera di Luisa di Lorena, ritiro dell'inconsolabile vedova.

ARTE, CULTURA E LETTERATURA IN FRANCIA

La storia francese abbraccia perlomeno due millenni di protagonismo nella cultura e nell'arte. Le prime manifestazioni artistiche e culturali passano attraverso l'incisione, la scultura e la pittura. La parola perfeziona assai più tardi il proprio messaggio. In Francia, nella Dordogna, sono stati trovati i resti dell'uomo di Cro-Magnon, qui si trovano anche le grotte di Lascaux, con pitture murali di non meno di 12.000 anni fa. In Bretagna, a Carnac e a Locmariaquer, ci sono gli allineamenti di menhir e i dolmen preistorici. A fronte di un complesso di lasciti preistorici eccezionale per quantità e qualità, l'antichità ha restituito poche manifestazioni artistiche d'interesse. Si dovrà attendere la diffusa romanizzazione della Gallia (che si compie nel I secolo a.C.) per tornare a trovare i frutti della grande arte. Un'arte che si esprime soprattutto in realizzazioni architettoniche di ampie dimensioni: acquedotti (Pont du Gard, Fréjus), templi (Nîmes e Viennes), teatri e anfiteatri (Vaison-la-Romaine, Nizza), archi di trionfo (Orange, Saint-Remy, Besançon).

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