Una repubblica partigiana di Ettore Serafino

... trapaninfo.it Tweet

Una repubblica partigiana di Ettore Serafino













Indice Monografie

DONATE

«Una repubblica partigiana» di Ettore Serafino


Chi, raggiunta Pinerolo da Torino, vuol portarsi al Sestriere, la notissima stazione di sport invernali, raggiunge i duemila metri del Colle percorrendo la valle del Chisone, lunga una cinquantina di chilometri. Nel torrente Chisone si getta dalla destra orografica, all'altezza di Perosa Argentina, il torrente Germanasca che raccoglie le acque delle valli di Massello, Salza, Rodoretto, Prali (quest'ultima di confine con la Francia). In questa vasta zona alpina, così ricca di storia, disputata nei secoli tra i Francesi, i Savoia, gli Acaja, e, come le vicine valli Pellice e Angrogna, patria disperatamente difesa dei Valdesi perseguitati per la loro fede, la Resistenza italiana scrisse, dal 1943, alcune delle sue pagine più belle. Pagine poco conosciute, perché le formazioni partigiane che vi operarono non erano inquadrate politicamente, alle dipendenze di commissari politici di questo o quel partito, ma conservarono una loro autonomia, rispettando le singole posizioni ideologiche di ognuno, consentendo a ogni partito del C.L.N. di far sentire la sua voce attraverso l'invio delle pubblicazioni clandestine di allora: ma senza che la condotta delle operazioni di guerra fosse in qualche modo condizionata da scelte politiche, al di là di quella grande, autentica scelta fatta schierandosi contro il nazifascismo. Questa effettiva «autonomia», che ha differenzìato le formazioni partigiane della Val Chisone (e anche della vicina Val Sangone) da altre formazioni, pure definitesi «autonome», ma più caratterizzate politicamente, ha senza dubbio consentito una migliore preparazione militare e una più efficace condotta di guerra (non foss'altro che per la prevalenza data alla preparazione tecnica), ma ha, d'altro lato, determinato lo scarso interesse dei partiti per le vicende della Val Chisone, e quindi la poca conoscenza di quelle pagine di storia. In questa zona la resistenza nasce, dopo l'8 settembre 1943, come in tante altre valli (si può dir tutte) alpine. Il terreno è fertile: i montanari han sempre pagato il prezzo più duro nelle guerre; nell'ultima poi, il sacrificio chiesto alle truppe alpine, che delle nostre valli sono figlie, é stato tremendo; e tragico, anche, perché inutile, perché imposto in una guerra non voluta (se mai qualcuna fu voluta dal popolo), addirittura avversata, se non apertamente, istintivamente. Così i primi partigiani sono valligiani, reduci dai fronti di battaglia, o giovanissimi; a loro si affiancano soldati che l'armistizio ha colto lontani dai loro paesi, ha lasciato sbandati, e che si sono sottratti alla cattura e alla deportazione in Germania; poi salgono sui monti, nei mesi successivi, studenti, cittadini, ad infittire le fila delle prime formazioni «ribelli». E' veramente, in un paese come l'Italia, sconvolto dalle distruzioni, affamato, avvilito, senza guida e senza ideali, una meravigliosa germinazione spontanea di nuova vita, una rinascita insperata, che poco per volta investe l'intero paese, gli restituisce una dignità, una ragion d'essere e di operare. Così in Val Chisone: é un sergente degli Alpini, già ferito sul fronte greco-albanese, maestro di sci a Sestriere, Maggiorino Marcellin, che raccoglie attorno a sé il primo nucleo di quella che diverrà poi la Divisione Alpina Autonoma Val Chisone, operante non solo in questa valle e nella confluente Val Germanasca, ma anche nell'alta Val di Susa e, nell'autunno-inverno 44/45, nella zona pedemontana e di pianura del Pinerolese. Descrivere in poche pagine, anche a grandi linee, le vicende dei diciotto mesi di guerra partigiana in Val Chisone, non è possibile. Possiamo ricordare quindi, un periodo, breve ma intenso, di quella storia di ieri; quello dell'estate 1944, che vide la media e alta valle completamente in mano partigiana, piccola isola liberata nell'Italia ferocemente occupata, non meno significativa di quelle, più note, che van sotto il nome di «Repubblica dell'Ossola» o «delle Langhe».E' il periodo che vide il passaggio dalla guerriglia alla guerra. Quando la gente sentiva parlare dei partigiani s'immaginava la lotta condotta da questi come una serie di combattimenti slegati tatticamente, di colpi inferti or qua or là al nemico, di azioni subitanee e improvvise di disturbo e di sabotaggio. Lo stesso nemico considerava il pericolo partigiano sotto l'identica luce, e ne misurava la gravità dal fatto che un attacco non era temibile tanto per la sua intensità e potenza, quanto per la straordinaria facilità d'impostazione e attuazione, capace di sconvolgere i metodi di difesa della guerra moderna, studiati sull'osservazione dei movimenti e dei preparativi della battaglia. I risultati ottenuti con questa guerriglia furono considerevoli, per non dire essenziali ai fini della vittoria. Oltre i risultati materiali (distruzioni di uomini e mezzi, interruzioni di vie di comunicazione, necessità per l'attacco di concedere una maggiore protezione alle colonne di rifornimenti con conseguente sottrazione di reparti operativi al fronte di combattimento) un risultato analogo i partigiani l'ottennero sul morale del soldato nemico; un soldato diventa coraggioso quando può misurare le sue doti di forza e di spirito contro qualcuno che vede e di cui può valutare le capacità; combattere contro un nemico invisibile e onnipresente è quanto mai difficile, spesso terribilmente angoscioso. Questo breve preambolo è inteso a mettere in giusta luce le caratteristiche della lotta partigiana come lotta schiettamente guerrigliera. Ma in talune occasioni è accaduto che i partigiani siano riusciti a concepire e attuare episodi di vera e propria guerra manovrata. Lo stesso ultimo glorioso episodio della lotta partigiana, quello insurrezionale, è stata una vera e propria azione di guerra. Nei giorni dell'immediata vigilia, e in quelli decisivi di fine aprile, le formazioni partigiane funzionarono come tanti battaglioni e reggimenti di un vero esercito, coordinati tra di loro nei piani operativi, con obiettivi ben precisati per ognuno, con una rete di collegamenti perfetta dei reparti in combattimento. Ma qui vogliamo ricordare un periodo in cui la formazione operante in Val Chisone attuò da sola il passaqgio dalla guerriglia alla guerra: giugno 1944. La valle del Chisone, da Villaretto al Colle di Sestriere, viene ad essere in mano dei patrioti di Marceilin. Se la sono conquistata si può dire paese per paese, catturando i presidi nemici o costringendoli a ritirarsi; i ponti saltati completano l'isolamento della valle. Sulla rotabile asfaltata di fondo valle sfrecciano le motociclette dei partigiani, i ragazzi finalmente scendono nei paesi, ne popolano le vie, i ritrovi. Ma fino a quando può durare indisturbata questa tranquilla vita di presidio? Certo il nemico ritornerà all'assalto, scottato dalle sconfitte subite: occorre premunirsi, potersi difendere. I ragazzi che han vinto da partigiani, devono ora difendersi da soldati. Loro, che sono abituati a correre di roccia in roccia lungo i fianchi della valle, e per i quali la migliore difesa è l'estrema mobilità, devono star chiusi in una trincea, passare lunghe notti nelle veglie, sempre nello stesso posto, imparare a tendere reticolati e scavar camminamenti e postazioni, saper cosa significa l'incrocio dei fuochi e la direzione d'arresto automatico. Il passaggio non è facile: i più son molto giovani, non han fatto il soldato o ne han fatto troppo poco, non sanno cosa sia la guerra di un esercito. E la zona da difendere è vasta, immensa per quel migliaio di uomini o poco più; almeno da tre lati su quattro la valle può essere attaccata coi mezzi più moderni di combattimento, artiglierie e carri armati. Ma il miracolo riesce: in pochi giorni gli accessi alla valle sono ben muniti a difesa, le creste ben vigilate. A Villaretto la 228a Compagnia al comando di Enrico Gay predispone saldi posti di sbarramento scaglionati in profondità sino a Fenestrelle. La 229a Compagnia al comando di Poet (Baldin), di sede a Pourrieres, occupa il Colle delle Finestre, e mantiene una riserva in fondo valle. Il Colle di Sestriere è occupato dalla 23a Compagnia (comandante Ugo), dal Sises al Colle Fraiteve. Un plotone della Compagnia guastatori comandata da Gianni Daghero (Lupo) fa posto avanzato verso Cesana, sistemando una linea di sicurezza a Champlas du Col. La lunga cresta spartiacque Susa-Chisone dal Fraiteve al Colle delle Finestre è occupata: dal Col Basset al monte Moucrons passando attraverso il Triplex e Col Bourget, dalla 232a Compagnia (comandante Beltramo Gibbi); dal Col di Costa Piana al Col Blegier (Genevris incluso) dalla 230a Compagnia (comandante Toye), che mantiene ancora un plotone di riserva a La Ruà di Pragelato. Dal Blegier alla testa dell'Assietta, Gran Serin e Cima della Valletta, dalla 233a Compagnia (comandante Ezio Musso-Robba). In fondo valle funziona un distretto, che smista le reclute alle compagnie, una sussistenza, un ospedaletto, un reparto genio che costruisce le baracche, stende i reticolati, organizza un'officina. Vi è pure un reparto di artiglieria con un pezzo da 149, uno da 57/32 in postazione alla Banchetta, due anticarro alle due estremità di fondo valle della zona occupata. I primi urti del nemico sono egregiamente sostenuti, non solo, ma intercalati da azioni offensive. Così, dopo deboli attacchi nemici verso il Colle Sestriere, il 16 luglio una formazione partigiana attacca con buoni risultati Perosa Argentina: il 17 all'alba il nemico con un'azione di sorpresa occupa il monte Triplex, ma ne è ricacciato. Verso fine luglio con un poderoso attacco il nemico cerca nuovamente di forzare lo schieramento partigiano sullo spartiacque Susa-Chisone. Il generoso sacrificio del comandante di distaccamento Mario Costa, figlio del poeta piemontese Nino Costa, vigilante le posizioni sul monte Genevris, consente di mantenere l'importantissima quota. Il nemico che si ritira è in questa occasione attaccato sul fianco da due plotoni della 232a Compagnia che scendono nei boschi verso Salice d'Ulzio a tagliargli la ritirata con un'audace manovra. Primi di agosto: gli Alleati sbarcano in Francia, e il nemico vuole assicurarsi l'indispensabile possesso della fronte alpina. Conscio, dopo i primi assaggi, della consistenza delle difese partigiane, non predispone uno dei soliti rastrellamenti: sa che non approderebbe a nulla. Prepara invece scrupolosamente un vero e proprio piano di guerra, con l'ammassarsi di reparti di SS a Perosa, l'arrivo in Val di Susa di un treno blindato e di numerose batterie, il concentrarsi di altri reparti a Cesana e Meana di Susa, l'inizio delle operazioni in Val Pellice tendenti ad assicurarsi la possibilità di aggiramento per l'alta Val Chisone attraverso i valichi alpini con la Val Germanasca. Le due brigate in cui si articola la Divisione, Monte Albergian e Monte Assietta, al comando rispettivamente del Colonnello Giordano e dello scrivente, attendono l'urto imminente. Sanno perfettamente di non poter reggere a lungo, ma sanno di poter resistere tanto da far pagar molto cara al nemico la sua conquista, e questo decidono di fare. Sui comandanti pesa la grave responsabilità di attuare una difesa sino al limite delle possibilità senza dar modo al nemico di accorgersi dell'esaurirsi di queste. Lo schieramento può gradualmente restringersi, non deve in nessun caso essere infranto: se ciò dovesse accadere, centinaia di uomini perderebbero la vita. Non si deve comunque permettere al nemico di attuare un aggiramento totale irrigidendosi in una difesa cieca. Le fanterie delle SS attaccano Villaretto; ne appoggiano l'azione mezzi corazzati e mortai. In una puntata verso il forte di Fenestrelle il nemico perde tre carri armati ad opera dei guastatori di Lupo. Ezio Caffer della 228a, in postazione tra le rocce di fronte a Mentoulles, spara ininterrottamente con la sua mitragliatrice migliaia di colpi nonostante la pioggia di bombe di mortaio; la sua eroica lotta ha l'epilogo glorioso del supremo sacrificio. Da Cesana parte pure un debole attacco verso il Colle di Sestriere: è respinto, e il mattino seguente i mortai partigiani portatisi a distanza ravvicinata bombardano Cesana; i nazi-fascisti disorientati sono ancora fatti segno a una violenta azione di mitragliamento. Dalla Val di Susa i Tedeschi iniziano il sistematico bombardamento dei caposaldi sulla cresta spartiacque Susa-Chisone dove giorni prima si erano infranti sanguinosamente i loro attacchi. Non mancano i bombardamenti aerei: ne sono obiettivi il forte di Fenestrelle e Pragelato, dove vengono demolite solo case civili, e dove si lamentano perdite fra la popolazione. La linea difensiva ripiega in un primo tempo a Fenestrelle; una squadra si porta al Forte di Serre Marie per controllare la rotabile Pra Catinat-Colle delle Finestre, accessibile al nemico ora che ha raggiunto Dépot. Il forzamento di questa delicata posizione e la minaccia di una poderosa azione attraverso il facile Colle delle Finestre inducono il comando ad evacuare Fenestrelle, dopo averne fatto saltare gli accessi, ed a sistemarsi sulla linea Usseaux-Laux. Questa linea è occupata dalla 230a Compagnia, ché contemporaneamente la 228a si è assestata ai Colli dell'Albergian e del Piz per difendere le provenienze della Val Germanasca. Il nemico inizia con mortai un insistente martellamento della posizione del Laux. La linea Usseaux-Laux resiste egregiamente e un primo tentativo di aggiramento nemico dal Pian dell'Alpe è sventato. Ma la pressione dalla Val Susa e da Cesana aumenta di giorno in giorno, i bombardamenti contro le posizioni chiave Genevris-Moucrons sono sempre più violenti e causano perdite non lievi. La sera del 4 agosto, il comando, indottovi dalla scarsità di munizioni e dal profilarsi di una prossima minaccia verso il Col delle Finestre, decide di attuare il piano di operazioni detto «caso A»: ripiegamento in Val Troncea. Il movimento viene stabilito per la notte dal 4 al 5 e deve essere terminato per le ore 6 del giorno 5. L'ora di inizio del movimento è scalare a seconda delle distanze da percorrere in modo che sia nello stesso tempo assicurato il possesso della linea con forza di sicurezza e la contemporaneità del movimento stesso. Ogni plotone ha un orario e una direttrice di marcia prestabilita. Il tempo pessimo non ostacola in nulla l'attuazione del piano; gli ultimi feriti vengono trasportati dal Monte Moucrons entro mezzanotte a Pragelato e proseguono per l'infermeria già trasferitasi nel fondo della Val Troncea. Questa entro le 6 di mattina à occupata a difesa con una prima linea a Jussaud-Laval-Banchetta, una seconda linea all'altezza di Seyte (Vallonetto). La 228a guarda Col del Piz, reparti del genio i colli della Valletta e Clapis; materiali e armi, tutto è in salvo. Ha termine così il periodo che si potrebbe chiamare veramente «bellico» della Val Chisone: l'arida descrizione tecnica delle vicende militari di questo periodo cela episodi di fulgido valore: ma esprime soprattutto il concetto fondamentale che, come il soldato italiano di tutte le guerre, anche il partigiano, pur essendo dotato di un minor addestramento e molto peggio equipaggiato ed armato, ha saputo mirabilmente adattarsi alle diverse forme di combattimento con dei risultati superiori a ogni aspettatitativa. Verrà poi il lungo, tragico, secondo inverno; sino al ritorno della primavera liberatrice.

DONATE

eXTReMe Tracker

Shiny Stat

free counters

GBM W3C

Ai sensi dell'art. 5 della legge 22 aprile 1941 n. 633 sulla protezione del diritto d'autore, i testi degli atti ufficiali dello Stato e delle amministrazioni pubbliche, italiane o straniere, non sono coperti da diritti d'autore. Il copyright, ove indicato, si riferisce all'elaborazione e alla forma di presentazione dei testi stessi. L'inserimento di dati personali, commerciali, collegamenti (link) a domini o pagine web personali, nel contesto delle Yellow Pages Trapaninfo.it (TpsGuide), deve essere liberamente richiesto dai rispettivi proprietari. In questa pagina, oltre ai link autorizzati, vengono inseriti solo gli indirizzi dei siti, recensiti dal WebMaster, dei quali i proprietari non hanno richiesto l'inserimento in trapaninfo.it. Il WebMaster, in osservanza delle leggi inerenti i diritti d'autore e le norme che regolano la proprietà industriale ed intellettuale, non effettua collegamenti in surface deep o frame link ai siti recensiti, senza la dovuta autorizzazione. Framing e Deep Link: che cosa è lecito - Avvocato Gabriele FAGGIOLI. Il webmaster, proprietario e gestore dello spazio web nel quale viene mostrata questa URL, non è responsabile dei siti collegati in questa pagina. Le immagini, le foto e i logos mostrati appartengono ai legittimi proprietari. La legge sulla privacy, la legge sui diritti d'autore, le regole del Galateo della Rete (Netiquette), le norme a protezione della proprietà industriale ed intellettuale, limitano il contenuto delle Yellow Pages Trapaninfo.it Portale Provider Web Brochure e Silloge del web inerente Trapani e la sua provincia, ai soli dati di utenti che ne hanno liberamente richiesto l'inserimento. Chiunque, vanti diritti o rileva che le anzidette regole siano state violate, può contattare il WebMaster. Note legali trapaninfo.it contiene collegamenti a siti controllati da soggetti diversi i siti ai quali ci si può collegare non sono sotto il controllo di trapaninfo.it che non è responsabile dei loro contenuti. trapaninfo.it

Check google pagerank for trapaninfo.it