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Pesci Fisostomi.

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Non chiedete che cosa il vostro Paese può fare per voi; chiedete che cosa potete fare voi per il vostro Paese.
John Fitzgerald Kennedy

La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l'individuo in condizione di fare a meno di essa.
(Ernesto Codignola)

Animali Invertebrati Insetti Uccelli Passeracei

Alosa Comune (Alausa vulgaris)

Alosa Finta (Alausa finta)

Sardina Comune (Alausa pilchardus)

Alice (Engraulis encrasicholus)

Arapaima (Arapaima gigas)

Gimnoti

Anguilla Elett (Gymnotus electricus)

Murene

Anguilla (Anguilla vulgaris)

Grongo (Conger vulgaris)

Murena (Gymnothorax muraena)

Leptocefali

Leptocefalo di Morris (Leptocephalus morrisii)

Ambliopsidi

Pesce Cieco della Caverna del Mammuth

Peciliidi

Gambusia (Gambusia affinis)

Ameiuridi

Pesce Gatto (Ameiurus nebulosus)

Clariidi

Claride del Deserto (Clarias lazera)

Mormiridi

Pesce Elefante (Gnathonemus mirus)

Megalopidi

Tarpone (Megalops atlanticus)

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Introduzione Siluri Siluro (Silurus glanis) Bayad (Bagrus bayad) Sciarmut (Heterobranchus claria anguillaris) Malapteruro Elettrico (Malapterurus electricus) Siluro Carenato (Doras costatus) Hassar (Callichthys pictus) Goniodonti Loricaria Catafratta (Loricaria cataphracta) Guacari dei Brasiliani (Hypostomus plecostomus) Acantopsidi Cobite Fossile (Cobitis fossilis) Ccobite Barbatello (Cobitis barbatula) Cobite Fluviale (Cobitis taenia) Ciprini Carpa (Cyprinus carpio) Carassio Comune (Carassius vulgaris) Pesce Dorato (Carassius auratus) Tinca Comune (Tinca vulgaris) Barbo Fluviatile (Barbus fluviatilis) Semling (Barbus petenyi) Barbo Comune o Plebeo (Barbus plebejus) Gobione Comune (Gobio vulgaris) Gobione Uran (Gobio uranoscopus) Rodeo Amaro (Rhodeus amarus) Abramide (Abramis brama)

Vimbla (Abramis vimbla) Abramide Ballero (Abramis ballerus) Blicca (Blicca bjoerkna) Peleco (Pelecus cultratus) Alburno Lucido (Alburnus lucidus) Alburno Mento (Alburnus mento) Aspio Rapace (Aspius rapax) Ido Melanoto (Idus melanohs) Scardola Comune (Scardinius erythophtalmus) Leucisco Rosso (Leuciscus rutilus) Squaglio o Laste Squalo (Squallu cephalus) Squaglio Leucisco (Squalius leuciscus) Sanguinerola (Chondrostoma nasus) Ciprinodonti Quattrocchi dei  Coloni (Anables tetrophthalmus) Caracini Hurri (Erythrinus unitaeniatus) Patha (Hydrolicus scomberoides) Serrasalmone Rombeo (Serrasalmo rhombeus) Piraia (Pygocentrus piraya) Piraia o Huma (Pygocentrus niger) Salmoni Coregono di Wartmann (Coregonus wartmanni)

Fera (Coregonus fera) Marena (Coregonus maraena) Coregono Invernale (Coregonus hiemalis) Marena Piccola (Coregonus albula) Coregono dal Muso Lungo (Coregonus oxyrhynchus) Temolo Comune (Thymallus vulgaris) Cappellano (Mallotus villosus) Eperlano (Osmerus eperlanus) Trota (Trutta fario) Trota Lacustre (Trutta lacustris) Trota Salmonata (Trutta trutta) Salmone (Trutta salar) Huco (Salmo huco) Salmarino (Salmo salvelinus) Lucci Luccio (Esox lucius) Ombra (Umbra crameri) Aringhe Aringa (Clupea harengus) Spratto (Harengula sprattus)

Alosa Comune (Alausa vulgaris) Alosa Finta (Alausa finta) Sardina Comune (Alausa pilchardus) Alice (Engraulis encrasicholus) Arapaim (Arapaima gigas) Gimnoti Anguilla Elettrica (Gymnotus electricus) Murene Anguilla (Anguilla vulgaris) Grongo (Conger vulgaris) Murena (Gymnothorax muraena) Leptocefali Leptocefalo di Morris (Leptocephalus morrisii) Ambliopsidi Pesce Cieco della Caverna del Mammuth Peciliidi Gambusia (Gambusia affinis) Ameiuridi Pesce Gatto (Ameiurus nebulosus) Clariidi Claride del  Deserto (Clarias lazera) Mormidiri Pesce Elefante (Gnathonemus mirus) Megalopidi Tarpone (Megalops atlanticus)

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ANIMALI PESCI FISOSTOMI

INTRODUZIONE

Alcuni anacantini si distinguono dagli altri per un condotto proveniente dalla vescica natatoria. Caratteri diversi esistono anche nelle ossa faringee sempre divise, nelle branchie a foggia di pettine, nelle pinne molli, nella posizione delle pinne ventrali, e nel rivestimento, che, in tutte le specie portanti squame, è fatto di squame cicloidi.

I Fisostomi appartengono (tranne qual che eccezione) alle acque dolci, ed abitano i laghi interni, gli stagni e i ruscelli.

Alcuni fisostomi sono strettamente vincolati all'acqua, altri non vengono danneggiati da un lungo soggiorno sulla terra asciutta, altri intraprendono lunghi viaggi per acqua, ed altri ancora migrano per terra; l'ordine conta audaci predoni ed innocui mangiatori di vermi e di vegetali.

SILURI

Non dobbiamo certamente considerare questi pesci come i più nobili dell'ordine, ma come i più grossi e massicci. Un corpo tozzo, mai rivestito di squame ma di pelle nuda o di scudi ossei, la testa grossa con larga bocca, i cirri soggetti a diverse variazioni nel numero, nel collocamento, nella lunghezza sono i caratteri di questa famiglia. Assai singolare è una stretta apertura, che si trova al lato destro e sopra la radice delle due pinne pettorali, e mette in una cavità.

I Siluri abitano in grande quantità e varietà le acque dell'America, dell'Asia, dell'Africa e dell'Oceania, ma sono rappresentati in Europa da sole poche specie. Amano l'acqua stagnante o di lento corso, con fondo melmoso, senza però mancare nei fiumi rapidi, e persino nei torrenti montani.

Alcuni hanno anche la facoltà di stordire le vittime con scosse elettriche. Sebbene le femmine emettano una considerevole quantità di uova, la loro moltiplicazione non pare molto grande; il crescere è lento, ma la vita si prolunga fino a tarda età.

Non servono per la nostra alimentazione.

SILURO (Silurus glanis)

Lo storione solo, fra i pesci fluviatili d'Europa, può gareggiare in mole con il Siluro. Nel Danubio giunge ad una grandezza tale che due uomini stentano ad abbracciarlo e sovente misura in lunghezza fino a 3 metri, ed ha un peso da 200 a 250 chilogrammi. Il cranio, il dorso, il margine delle pinne sono di un nero azzurro, i fianchi nero-verdicci; la parte inferiore è rossiccia o di un bianco-giallo, marmoreggiata di nero-azzurro.

Dal sud della Svezia il Siluro si diffonde sopra tutta l'Europa centrale ed orientale, ed una parte dell'Asia occidentale.

Sceglie le tranquille profondità dal suolo melmoso e, pigramente sdraiato dietro sassi o tronchi d'albero, fa ondeggiare i suoi cirri ed abbocca pesci, crostacei, rane, uccelli acquatici: in una parola tutto ciò che può inghiottire. Nello stomaco di un siluro furono trovati, secondo alcuni naturalisti, gli avanzi di un bambino, in un altro un cane ed un'oca, che aveva fatto annegare ed ingoiato.

Il tempo della riproduzione ricorre nei primi mesi dell'estate. Dai calcoli fatti risulta che la femmina emette soltanto 17.000 uova. La maggior parte dei piccoli, nei primi tempi della sua vita, è abboccata dalla bottatrice e da altri predoni; i più grandi sono anche inghiottiti dai genitori, e molti sono presi dai pescatori.

Sebbene la sua carne non sia molto stimata, il Siluro è insidiato per l'uso che si fa del lardo per la preparazione del cuoio e per la trasformazione della sua vescica in colla.

BAYAD (Bagrus bayad)

E' un siluro di circa un metro di lunghezza, superiormente di un nero-azzurriccio e bianco-argento inferiormente, il quale è comune nel Nilo. Le ferile prodotte dai suoi aculei sono pericolose. La carne del Bayad è ricercata.

SILURO DEI VULCANI (Pimelodus cyclopum)

Il Pimelodo, o Siluro dei Vulcani - così chiamato, perché eruttato dai vulcani andini - si distingue per l'assenza dei denti palatini; ha soltanto 10 centimetri di lunghezza, è piatto, punteggiato di nel o sopra un fondo oliva, ed ha, alla estremità dell'ampia bocca, due cirri.

SCIARMUT (Heterobranchus claria anguillaris)

Giunge a 60 centimetri di lunghezza, è superiormente di un nero-azzurro, bianco inferiormente, e, in giovane età, è punteggiato di nero sopra fondo chiaro.

Fra i siluri del Nilo questo è il più comune, ed è anche sovente catturato, perché è altrettanto pigro quanto rapace. Si trova frequentemente soprattutto nel Delta e nelle paludi che circondano i laghi dell'Egitto inferiore. Quando si prosciugano i canali e le paludi, lo Sciarmut si mette in viaggio, e coll'aiuto delle sue pinne, se ne va serpeggiando sulla melma umida, fintantoché non abbia trovato di nuovo dell'acqua. In tali occasioni molti sciarmut vengono presi.

MALAPTERURO ELETTRICO (Malapterurus electricus)

Il Malapteruro - chiamato dagli arabi Raasch - rappresenta un genere che si distingue per la proprietà di dare scosse elettriche. Esteriormente il Raasch si differenzia soltanto per l'assenza della pinna dorsale e per la piccola pinna adiposa che ne tiene il posto, come per le pinne pettorali senza raggi. Il colore della sua pelle liscia e molto vischiosa è un grigio difficile da determinare; il disegno consiste in un gran numero di macchie nere irregolari. La lunghezza è da 30 a 45 centimetri.

Se lo si tocca con la mano, questo pesce dà scasse simili a quelle di una pila galvanica, ma che hanno una forza ben diversa, e dipendono dalla volontà dell'animale. Se ne mangia la carne, la quale tuttavia non è molto pregiata, invece si ascrivono al tessuto cellulare, dal quale proviene la corrente elettrica, proprietà medicamentose.

SILURO CARENATO (Doras costatus)

E' lungo circa 30 centimetri: il colore del dorso e della parte superiore è bruno, quello della testa rosso-azzurro, più chiaro inferiormente. Questo pesce se ne va in branchi sulla terraferma, quando asciugano i fiumi e le paludi, per trovare altre acque. Il viaggio di migrazione sembra essere intrapreso da tutta la popolazione di una palude. Se non si trova acqua, la comitiva si affonda nella melma molle, ed aspetta, in una specie di letargo, finché di nuovo l'acqua non ritorni. Sono pesci molto resistenti e fuori dell'elemento liquido possono sopravvivere a lungo: in media restano perfettamente vivi, anche dopo dieci ore trascorse senza acqua.

HASSAR (Callichthys pictus)

Questo pesce, chiamato anche «Dura Schiena», è un siluro corazzato con l'intero corpo ricoperto da quattro file di scudi. E' lungo da dieci a quindici centimetri.

Si fabbrica un nido perfetto, composto di ogni sorta di piante acquatiche. Non soltanto lo difende con sommo valore, ma vigila incessantemente, con paterna ansietà, ad impedire ogni attacco, finché i figli non siano grandi. L'Hassar preferisce le acque stagnanti delle coste, e intraprende viaggi a terra durante la siccità.

GONIODONTI

Ai siluri si è soliti riunire i Goniodonti, pesci di struttura particolare, quasi totalmente rivestiti di scudi ossiformi.

Tutte le specie di questa famiglia vivono nelle acque dolci dell'America meridionale (soprattutto in quelle che hanno fondo sassoso), salgono nei torrenti montani sino a 5000 metri al di sopra del livello del mare ed hanno, nel loro modo di vivere, molta rassomiglianza coi siluri.

LORICARIA CATAFRATTA (Loricaria cataphracta)

Giunge alla lunghezza di 20, 26 centimetri, è superiormente di un bruno uniforme, talvolta rigato da fasce trasversali scure; è più chiara sul ventre, e numera nella pinna dorsale 8 raggi, nella pettorale 7, nella ventrale 6, nell'anale 6, nella caudale 12, di cui il primo uguaglia la lunghezza del corpo.

GUACARI DEI BRASILIANI (Hypostomus plecostomus)

E' lungo più di 30 centimetri e punteggiato di bruno sopra un fondo giallo vivo. Due cirri sono specialmente sviluppati; gli scudi si ordinano d'ogni lato in quattro file longitudinali.

Anche questo pesce può, senza inconvenienti, sopportare per lunghe ore il contatto dell'aria libera. La sua carne offre uno squisito alimento.

ACANTOPSIDI

La forma di questi pesci è allungata, la testa piccola; le orbite terminano in una o parecchie spine; la bocca è circondata di labbra succianti e di cirri.

COBITE FOSSILE (Cobitis fossilis)

La bocca di questo pesce è circondata da dieci cirri, di cui quattro stanno sul labbro superiore, sei sull'inferiore; il corpo è disegnato su fondo nero con cinque strisce longitudinali gialle e brune; la lunghezza supera i 30 centimetri.

Il Cobite Fossile si diffonde sopra una gran parte dell'Europa settentrionale ed orientale, ma si trova soltanto nei fiumi e nei laghi dal fondo melmoso; si nasconde nel fango quando l'acqua della sua dimora è evaporata sotto l'ardore del sole.

Si alimenta di vermiciattoli d'ogni sorta, di animaletti acquatici, di pesciolini, senza disprezzare gli avanzi vegetali decomposti e neanche la melma, d'onde il suo nome tedesco di «Mordifango».

COBITE BARBATELLO (Cobitis barbatula)

Giunge alla lunghezza di 10, 12 centimetri; è superiormente verde cupo, gialliccio sui fianchi, grigio chiaro inferiormente, tempestato sul capo, sul dorso e sui fianchi di punti irregolari, di macchie e di strisce di color nero. Si diffonde sopra una gran parte dell'Europa.

A differenza del cobite fossile, preferisce le acque correnti, e soprattutto i ruscelli ove l'acqua, poco abbondante, scorre rapidamente sopra un fondo sassoso od arenoso. Verso il tramonto comincia la caccia, che dura per tutta la notte. Nuota benissimo colle sue ampie pinne, ma sempre a sbalzi, e non ama percorrere lunghi tratti. La carne di questo pesce è gradevole da mangiare, è sana, di facile digestione. Oltre che dall'uomo, questo animale è insidiato dai toporagni, dai topi acquaioli dalle anatre e da molti uccelli acquatici.

COBITE FLUVIALE (Cobitis taenia)

Giunge tutt'al più alla lunghezza di 10 centimetri, e presenta eleganti disegni: sopra un fondo arancio stanno disposte in fila delle macchie nere, tonde.

Questo pesce è l'unico del genere che esista al sud delle Alpi, e si diffonda sino alla Dalmazia. Al nord la sua area di diffusione giunge sino alle coste del mare, ad oriente sino alla Russia, ad occidente sino all'Inghilterra. Abita fiumi, torrenti, fossi, peschiere e laghi; si riposa in cavità sotto le pietre; si nutre di larve di coleotteri, di vermi e simili.

CIPRINI

Si chiamano Ciprini (Cyprini) una famiglia di pesci che abitano la maggior parte delle acque dolci dell'Europa meridionale, dell'Asia, ed una parte di quelle dell'Africa e dell'America settentrionale. Sono pesci ovali, con piccola bocca, rivestiti di grandi squame tondeggianti, con mascelle deboli prive di denti.

I Ciprini prediligono le acque stagnanti, con fondi molli, limacciosi o sabbiosi, i quali offrono loro la prediletta alimentazione di vermi, larve di insetti e materie vegetali decomposte.

L'istinto della riproduzione è fortissimo: accade probabilmente che diverse specie della famiglia si associno e mettano la fregola in comune; si crede che diverse delle specie nate sotto il nome di Ciprini ed enumerate nei libri dei naturalisti, altro non siano che semplici ibridi.

I Ciprini hanno carne tenera, succosa e molto saporita; si accontentano di alimenti poco ricercati, crescono in breve tempo, si impinguano senza grandi difficoltà, e riuniscono tutte quelle condizioni che si possono desiderare in un pesce d'allevamento.

CARPA (Cyprinus carpio)

E' il ciprino da secoli noto ed allevato: giunge ad una ragguardevole mole, vale a dire alla lunghezza di un metro e venti centimetri, con un peso da 18 a 20 chilogrammi. La bocca, grande, è munita di labbra grosse e di lunghi e forti cirri, la testa è del tutto priva di squame e ha gli occhi molto grandi; il robusto raggio osseo delle pinne dorsale ed anale è dentellato. Il dorso e le pinne sono per solito grigi, le labbra ed il ventre giallognoli; le pinne hanno generalmente un riflesso rossiccio. Durante l'estate la Carpa si tiene nelle acque basse. Nell'autunno sale dal mare nei ruscelli per passarvi l'inverno; preferisce peschiere o laghi bassi, limacciosi, poco ombreggiati se è possibile, abbondantemente provveduti di piante acquatiche; vive bene anche nei fiumi, se scorrono lentamente ed hanno fondo melmoso; evita assolutamente le acque limpide e rapide. La principale sua alimentazione consiste in piccoli animaletti, specialmente in vermi, insetti e larve, od anche in anfibi e simili abitanti dell'acqua; tuttavia mangia con gusto anche materie vegetali, frutta marcite, patate cotte, o pane, ecc. Nel mare è probabile che si nutra principalmente di vermi e di piccoli nicchi.

Con un'alimentazione conveniente la Carpa è atta alla riproduzione nel terzo anno di sua vita. Per deporre la fregola, la Carpa fa scelta di un luogo ove siano poca acqua e molte piante acquatiche; molte carpe, però, rimangono sterili per tutta la vita e superano le altre in bontà di carne ed in pinguedine.

Tra i nemici di questi pesci i peggiori sono le lontre, l'aquila pescatrice e gli aironi di ogni specie, i toporagni e i topi d'acqua, le cicogne nere, le anatre, i marangoni, senza parlare, s'intende, dei pesci rapaci delle specie più diverse.

Carpa

Carpa

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CARASSIO COMUNE (Carassius vulgaris)

I carassi hanno il muso ottuso, con la bocca stretta e senza cirri, e la pinna caudale poco incavata. Il colore, soggetto a molte variazioni, è giallo-ottone, che sul dorso passa all'acciaio, e presenta sulle pinne una sfumatura rossiccia. Il Carassio non giunge ad una considerevole mole; raramente oltrepassa 20 centimetri di lunghezza e 750 grammi di peso.

L'area di diffusione dei carassi si estende nell'Europa centrale, settentrionale ed orientale. Si nutrono specialmente di verni, di larve, di sostanze putrefatte e di limo. Il Carassio ha un certo valore in pescicoltura soltanto nelle regioni ove l'acqua è troppo impura per le carpe.

Pesce carassio

Pesce Carassio

PESCE DORATO (Carassius auratus)

Il King-Jo, o Pesce Dorato, venne probabilmente dalla Cina in Portogallo, e a poco a poco si diffuse di là in tutta l'Europa. E' allevato in gran numero, soprattutto all'occidente ed al sud della Francia. Per l'allevamento è adatta una peschiera piccola, profonda, col fondo in parte coperto di pietre accatastate e con canne od altre piante acquatiche, lungo i cui steli le femmine possano deporre le uova. Si alimentano col letame di pecore, con pane o sostanze vegetali, come le carpe, e si abbandonano a loro stessi sino al tempo della riproduzione.

Negli appartamenti si suole tenere il pesce dorato in un recipiente di vetro semisferico.

Il Pesce Dorato ha press'a poco la forma della carpa, la lunghezza di 26, 30, raramente 36 centimetri, e presenta sopra un fondo rosso-cinabro uno splendido riflesso d'oro. Esistono molte varietà, e si possono, mediante allevamento prolungato, ottenere delle razze più o meno distinte, come fanno da secoli i cinesi, nostri maestri in questo. I denti faringei sono sottili, con un'intaccatura, e disposti per tre in fila da ogni lato.

TINCA COMUNE (Tinca vulgaris)

E' un ciprino che vive in Europa; giunge alla lunghezza di 45 centimetri, ed al peso di 2 o 3 chilogrammi. Il colore è soggetto a maggiori variazioni che non nelle carpe, a seconda del luogo di dimora. Per solito la tinca ha un abito verde-oliva scuro, sul quale si fa notare un fuggitivo riflesso dorato, che passa sui fianchi al rosso chiaro, o grigio-violaceo. Gli individui di colore più chiaro, con debole sfumatura dorata, sono frequenti. In alcune località è allevata la tinca dorata: ha squame più grandi e sottili di quelle della Tinca Comune, le pinne sono delicate e trasparenti, le labbra d'un rosso-roseo, il colore generale giallo-dorato o rosso; il disegno consiste in macchie scure più o meno fitte, che continuano anche sulle pinne. Il maschio e la femmina si distinguono per la conformazione delle pinne e per il colore.

Fra i ciprini d'Europa la Tinca è la più diffusa. Si trova nella maggior parte dell'Europa, dall'Italia meridionale sino alla Svezia centrale, ed è comunissima anche in Russia. Preferisce le acque stagnanti ai fiumi, e ama soprattutto laghi, stagni, paludi dal fondo melmoso, in cui crescano canneti. Prospera specialmente nelle fosse limacciose scavate e piene d'acqua. E' un pesce tardo e stupido, che sta quasi sempre sul fondo, seppellendosi d'inverno nella melma, e facendo capolino sulla superficie soltanto se il tempo è molto bello, o nel periodo della riproduzione. Al pari del cobite fossile, dimora anche nelle acque ove altri pesci, e persino la carpa, non potrebbero resistere, perché il suo bisogno di respirare, cioè il suo consumo d'ossigeno, è estremamente limitato. Questa storia prova chiaramente quanto la Tinca sia moderata nelle sue esigenze. Si doveva ripulire e riempire di terra una pozzanghera piena di letame più che d'acqua; vi si scorsero in essa ben più di quattrocento tinche! Una, essendosi impacciata nelle radici di un cespuglio e non avendo potuto liberarsi, aveva dovuto crescere assumendo la forma, diversa assai dalla sua, che le era stata data dalla cavità che occupava: misurava in lunghezza 85 centimetri; il suo peso era pressoché sei chilogrammi.

Ad imitazione di altri affini, le tinche, durante l'inverno, si affondano nel limo, e vi passano la rigida stagione in uno stato quasi di totale insensibilità. Una cosa analoga capita loro pure in estate. Alcune tinche, mantenute in una peschiera, si affondavano profondamente nella melma, durante i giorni più caldi, e si potevano stuzzicare con una pertica al fondo del loro nascondiglio, senza che si muovessero. Portate alla luce, rimanevano come morte, giacenti sul fianco, finché ripetuti e decisi urti con la pertica non le svegliavano dal loro sbalordimento; allora prendevano a nuotare per andare di nuovo a rintanarsi nella melma.

Rispetto al cibo le tinche concordano in tutto con le carpe. Mangiano ogni sorta di vermi, materie vegetali in decomposizione, e limo.

Il tempo degli amori viene verso la metà di giugno: in quel tempo si vede la femmina, generalmente seguita da due maschi, che si reca Ida un mazzo di canne ad un altro, per deporvi le uova. I due sessi sono talmente occupati alla loro opera che dimenticano ogni timore, e possono esser tolti dall'acqua con una semplice vanga.

«La carne delle tinche è durissima, malsana, di sgradevole sapore, giacché risente della melma nella quale abitano, ed è causa di coliche, di freddo e di febbre. E' alimento plebeo, sebbene anche altre bocche lo mangino». A queste bocche appartengono fra le altre quelle degli Inglesi, che preferiscono la Tinca ad altri pesci migliori.

BARBO FLUVIATILE (Barbus fluviatilis)

Il Barbo misura 60 centimetri e più, e pesa 4 o 5, e talvolta 9, 12 chilogrammi, è di struttura allungata, verde-olivastro superiormente, più chiaro sui fianchi e sul ventre, e bianco alla gola.

Il Barbo Fluviatile merita il suo nome per il suo orrore contro l'acqua stagnante; preferisce i fiumi con fondi sassosi e ghiaiosi. Durante l'estate sta volentieri nascosto tra le piante acquatiche; ma quando in autunno queste periscono, si reca nei luoghi più profondi e vi cerca rifugio tra le pietre, in cavità e simili. Si affonda anche scavando presso la sponda. Il suo cibo consiste di pesciolini, vermi, melma, ed anche avanzi animali e molte volte sterco umano.

La riproduzione ha luogo in maggio e giugno. A quel tempo i barbi si radunano a centinaia, e se ne vanno in lunga fila nuotando, per tal modo che le vecchie femmine aprono la marcia, i vecchi maschi le seguono, dopo di essi vengono gli individui più giovani, e i giovanissimi, infine, chiudono la marcia, assembrati nelle ultime file della colonna.

La carne dei barbi è cattiva e talmente irta di spine da non essere molto apprezzata dai buongustai. Essa può dar luogo ad alcune manifestazioni nocive che più volte hanno posto diverse persone in grave pericolo di morte.

Il Barbo è però utile nella piscicoltura perché serve a mettere in moto le pigre carpe preservandole, in tal modo, da una infinità di malattie.

In stretta custodia mostra di trovarsi bene e rallegra l'osservatore con la sua agilità, con la sua prudenza e con la sua vivacità, ed è uno dei pesci che più facilmente sopporti la prigionia.

Barbo fluviatile

Barbo Fluviatile

SEMLING (Barbus petenyi)

E' una specie affine che vive nelle acque dei Carpazi e che si distingue per mole inferiore e forma più allungata, capo largo posteriormente, pinne anale e caudale con lunghi raggi, ed assenza del raggio osseo seghettato nella pinna dorsale. Superiormente, su fondo grigio-gialliccio, presenta larghe macchie nero-brune.

BARBO COMUNE o PLEBEO (Barbus plebejus)

Rappresenta i barbi nell'Europa meridionale, e si trova specialmente in Italia ed in Dalmazia. Ha corpo grosso e compresso, muso breve ed ottuso.

GOBIONE COMUNE (Gobio vulgaris)

Giunge al massimo ad una lunghezza di 17 centimetri; superiormente è macchiato di verde cupo o di nero-turchino su fondo grigio-nero. Inferiormente è di un bianco argento, con riflesso rossiccio più o meno spiccato; le pinne dorsale e caudale presentano su fondo gialliccio macchie bruno-nere; le altre sono uniformemente giallo pallido o rosso.

Diffuso nella maggior parte dell'Europa ii Gobione abita principalmente i laghi, i fiumi, i ruscelli, ma non è difficile incontrarlo anche nelle paludi, e persino nelle acque sotterranee.

Ad ogni altra preferisce l'acqua limpida con fondo ghiaioso o sabbioso, per cui in certi siti è rarissimo, mentre in altri abbonda. Quasi sempre lo si trova in fitte schiere, giacché sembra che la società sia per esso un bisogno. Il suo cibo si compone di pesciolini, di vermi, di materie animali e vegetali in decomposizione.

Nella primavera il Gobione risale in schiere i fiumi, per deporvi le uova. Durante il tempo della riproduzione il suo colore diventa scuro e in pari tempo appare nel maschio una fina protuberanza cornea sul cranio, ed una particolare escrescenza cutanea sulle squame del dorso, dei fianchi e sui raggi delle pinne pettorali. La emissione delle uova ha luogo ad intervalli, e dura per circa quattro settimane. La pesca ha luogo durante l'estate di preferenza all'amo, perché il Gobione è di quei pesci che premiano anche la pazienza dell'inesperto pescatore. Malgrado la sua piccola mole, il Gobione è molto stimato per la sua saporita carne; serve inoltre di alimento ai pesci più fini allevati nelle vasche. Essendo un pesce resistentissimo, può sopportare agevolmente ogni avversa o nuova condizione di vita, e per questo è adatto ad una lunga schiavitù.

GOBIONE URANOSCOPO (Gobio uranoscopus)

Il Gobione Uranoscopo è una specie affine; ha forma più allungata, cirri più lunghi, e gli occhi obliqui collocati più in su verso la fronte; il dorso e le pinne sono totalmente privi di macchie. Somiglia al gobione comune in grandezza e proporzioni, ma non sappiamo se il suo modo di vivere sia differente.

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RODEO AMARO (Rhodeus amarus)

Pochi fra i nostri pesci fluviatili possono gareggiare col Rodeo Amaro in eleganza di forme ed in bellezza di colore: nella forma esso ricorda i carassi.

Il colore varia a seconda della stagione e dei sessi: fuori del tempo della fregola, i due sessi appaiono del medesimo colore, col dorso verde-grigio ed i fianchi bianco-argento. Da notare una linea longitudinale verde e lucente che dalla metà del corpo si estende sopra i fianchi sino alla coda. Le pinne sono di un rossiccio pallido, la pinna dorsale è nera e la caudale nera alla base. Questo abito viene smesso al tempo delle nozze dal maschio, che indossa uno splendido costume di cui è difficile dare una descrizione fedele. La intera superficie del corpo risplende di tutti i colori dell'iride, fra i quali spiccano specialmente l'azzurro-acciaio, il violaceo e il verde-smeraldo delle strisce laterali, mentre il petto ed il ventre rifulgono di un bel colore arancio; le pinne dorsale ed anale sono rosso-vive, orlate di nero.

Con lo sbocciare di tale magnificenza si manifesta ancora un'altra differenza nei sessi, che consiste nella modificazione dell'epidermide sul labbro superiore. Alle due estremità della mandibola superiore si solleva a poco a poco una sporgenza tondeggiante formata da un gruppetto di circa tredici verruche d'ineguale grossezza e di color bianco gesso; due o tre simili verruche appaiono al margine superiore d'ogni occhiaia, e non sono altro se non alcune cellette cutanee fittamente compresse le une sulle altre. Passato il tempo degli amori, spariscono, lasciando in loro vece depressioni dalle quali, col ritorno del tempo degli amori, tornano a spuntare le verruche.

Sebbene le femmine conservino anche in quel tempo il modesto loro vestimento, e così si mostrino assai diverse dai ringalluzziti maschi, si distinguono esse pure per uno speciale carattere esterno. E' un tubo rossiccio, lungo quasi 2 centimetri, (ovopositore) che si sviluppa nella femmina al principio della fregola, e quando le uova hanno raggiunto la loro maturazione, pende davanti alla pinna anale.

L'area di diffusione del Rodeo Amaro si stende sopra tutta l'Europa centrale ed orientale. Preferisce l'acqua pura e corrente col fondo ghiaioso: dalla pianura sale nella regione delle colline, e persino a metà delle montagne. Pare che si alimenti con sostanze vegetali. La sua moltiplicazione non è grande.

Il sapore amaro, che rende quasi intollerabile la carne di questo pesce, fa sì che sia adoperato solo come esca. Può raccomandarsi quale pesce d'ornamento per gli acquari da sala; lo splendore dei suoi colori e la sua tenacità vitale, lo rendono in sommo grado attraente per qualsiasi amatore.

ABRAMIDE (Abramis brama)

Questi pesci hanno corpo elevato, lateralmente compresso; la bocca, obliquamente collocata, è priva di cirri; la spina dorsale si abbassa bruscamente dall'alto all'indietro e la pinna anale la supera assai in lunghezza.

Questo magnifico ciprino di 45, 60 centimetri di lunghezza, facilmente riconoscibile per il corpo lateralmente molto compresso, è nero sulla nuca e sul dorso, bianco-gialliccio sui fianchi con riflesso argentino, rossiccio al petto, bianco al ventre, con puntini neri sui fianchi e pinne di un nero-turchino.
Anche i maschi di questa specie sono soggetti, al tempo della riproduzione, ad una modificazione, che consiste nello spuntare di protuberanze verrucose sulla parte superiore del corpo.

La patria dell'Abramide è l'Europa centrale, settentrionale ed orientale; a sud delle Alpi si trova raramente, come tutti i suoi affini. E' comune nelle acque di tutti i principali fiumi della Germania, preferendo quelli che hanno fondo melmoso.

Questi pesci si trovano quasi sempre in numerose società, ma al tempo della fregola si uniscono in eserciti innumerevoli. Una femmina è per solito seguìta da tre o quattro maschi; ma in breve tutta la banda si accalca in tale maniera che si finisce col vedere una sola massa.

Alcuni dicono che l'Abramide, dopo la carpa, sia il migliore pesce fluviatile; altri sono di parere che la sua carne, per le molte spine, possa appena mangiarsi.

Probabilmente il giudizio dipende dalla grossezza del pesce e dalla località nella quale vive, perché la carne dei più grossi è migliore di quella dei piccoli, e perché acquista un sapore di putridume se il pesce ha abitato a lungo in acque paludose o molto limacciose.

Ad ogni modo è dappertutto assiduamente perseguitata.

In tutte le peschiere le abramidi e le specie affini sono utilizzate per l'alimentazione delle trote.

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