Crostacei.
Decapodi Granchi Quadrati Granchi Convessi o ad Arco Granchi Triangolari Granchi Tondi Piedorsali Anomuri Loricati Gamberi Caridine Stomatopodi Schizopodi Anfipodi VITA DEGLI ANIMALI - INVERTEBRATI - CROSTACEIFra gli animali inarticolati, ai quali appartengono anche gli insetti, i miriapodi e gli aracnidi, i Crostacei occupano un posto ben definito.Hanno il corpo articolato di quelli, tanto nel tronco come nelle estremità, e con essi concordano, per lo più, nella posizione delle parti del corpo; le loro caratteristiche sono in generale quelle che corrispondono ad una vita acquatica. Se molte larve di insetti, o insetti perfetti, possono vivere le prime, o scendere temporaneamente gli altri, nell'acqua, il loro apparato respiratorio resta fedele alla respirazione aerea, alcuni portando seco addirittura una provvista di aria. Non così i Crostacei: animali destinati a respirare nell'acqua, sono a tale scopo muniti di branchie, che per ora possiamo paragonare a quelle dei pesci. Come le larve precitate si discostano, vivendo nell'acqua, dalla gran massa della quale fan parte, nel modo di vivere, così avviene per i numerosi Crostacei, alcuni dei quali (onisci), pur essendo provvisti di apparato branchiale, sono anche adatti alla vita aerea. Un secondo carattere dei Crostacei perfetti e non atrofizzati dalla vita di parassita è quello di possedere più di quattro paia di zampe. Come per gli insetti e gli altri animali fin qui esaminati, anche i Crostacei hanno il rivestimento esterno chitinoso; questi inoltre sorpassano i primi nelle differenze della struttura e del modo di vivere. Abitano indifferentemente in alto mare o sulle coste, a profondità inaccessibili, in acqua dolce, corrente o stagnante, piena di sostanze buone o putrefatte. Uscendo dal proprio elemento, questi crostacei possono vivere sotto le pietre, alcuni intraprendono viaggi sulle superfici renose, altri si arrampicano addirittura sui palmizi per raccoglierne i dolci frutti. Di solito inseguono apertamente la preda, grazie alla perfezione dei loro sensi, delle mandibole forti, delle pinze e delle robuste membra. Fra questi però ve ne sono alcuni nei quali un'articolazione, che permetteva di essere normale, improvvisamente arresta il suo sviluppo, per cui essi sono costretti a fare una vita da parassiti a spese dei pesci dei granchi e anche dei vermi, atrofizzandosi in modo tale da rimanere soltanto una borsa in apparenza priva di vita. Per avere una prima idea su questi animali, cominciamo con l'esaminare un gambero comune. Visto dalla parte superiore, esso sembra composto di due parti principali. L'anteriore, il cefalotorace, è coperta di sopra da uno scudo dorsale o scaglia, in un pezzo solo, che si ricurva in giù lateralmente, rivestendo il corpo sino all'articolazione delle zampe. L'estremità anteriore dello scudo dorsale termina in un aculeo frontale, alla cui base sono collocati gli occhi. Questi posano sopra peduncoli mobili che permettono di volgerli in tutte le direzioni, e possono anche essere ritirati in un paio di depressioni, dove stanno al sicuro. Guardandoli con una lente, si vede che la superficie di questi occhi non è liscia come la nostra cornea, ma sfaccettata, in perfetta armonia con gli occhi degli insetti. Comunque, il gambero gode con essi di una buona vista e può riconoscere ad una certa distanza nemici e vittime. All'indietro e al di sotto degli occhi si trovano le grandi antenne esterne. I loro grossi articoli basali sono coperti di sopra da una scaglia mobile; gli articoli basali portano lunghi staffili, composti di molti piccoli anelli. Alla base di queste antenne si vedono due rialzi sferici che sono in relazione con una ghiandola interna verde, il cui ufficio non è ancora interamente conosciuto. Le antenne interne si trovano in mezzo alle esterne, e la loro base porta due staffili; nell'interno della base delle medesime hanno sede gli organi dell'udito. Nel Gambero di Fiume, come in tutti i suoi affini, ognuno degli organi dei sensi ha un apparato; l'organo uditivo consiste in un apparato che riceve e trasmette le impressioni esterne, come uno strumento di fisica, ed in un nervo sul quale agisce ogni impressione - onda di luce, onda di suono -, e dal quale viene trasmessa al cervello per ulteriori effetti. L'apparato fisico dell'organo uditivo vibra ed oscilla ricevendo onde sonore, ed è tanto più perfetto, quanto più numerose e frequenti sono le onde ricevute e ritrasmesse dal nervo. Un prolungamento a forma di pelo messo in vibrazione dalle onde sonore, trasmette tali vibrazioni ad un nervo collocato alla sua base, ma la rudimentale semplicità di tale organo uditivo non può dare che un apparato imperfetto. Nei Crostacei, alla base delle loro antenne interne si trova collocata una borsetta chiusa, o munita di una fessura che si apre dal di fuori, sulle cui pareti interne esistono alcune serie composte di molti peli, sia semplici, sia penniformi. Le vibrazioni dalla endolinfa, liquido che riempie la cavità chiusa, dell'acqua ordinaria in una cavità aperta, si trasmettono ai peli uditivi; l'effetto è aumentato da pietruzze calcaree del liquido, dette otoliti. Il prof. Hensen vide un piccolo crostaceo marino riempirsi le orecchie con ghiaia sottile per surrogare così le otoliti che aveva perduto; altre osservazioni costanti sono state fatte da questo studioso per assicurarsi che il gambero oda veramente. Scendendo dalla parte inferiore del Gambero, dalle antenne interne verso il basso si giunge all'apertura boccale, circondata da numerose parti mobili. Oltre al grosso labbro superiore, di traverso davanti alla bocca, le parti boccali comprendono circa sei paia di organi. I primi tre comprendono, come negli insetti, la mandibola, robusta, munita di un palpo mobile, la mascella, che corrisponde al labbro inferiore dell'insetto, e, essendo divisa, viene detta seconda mascella interna; gli altri organi sono le così dette mascelle ausiliari, o piedimascelle, zampe secondo l'origine e la posizione. Tuttavia non sono applicate per la locomozione, ma servono, con le due paia di mascelle interne, a trattenere, a tasteggiare, a disporre convenientemente il cibo, mentre tocca alla mandibola sminuzzarlo provvisoriamente; infatti, ulteriore triturazione e masticazione si compie mediante i denti stomacali. I piedimascelle sono seguiti da cinque paia di zampe, di cui le prime tre terminano con chele; la posizione di queste zampe ambulatorie può essere paragonata a quella degli insetti sull'addome. In tal modo la coda del Gambero risulta come una nuova divisione del corpo che non esiste negli insetti, e che chiameremo postaddome. Esiste cioè nello scorpione, proprio nella coda. Gli anelli del postaddome portano appendici piediformi, fra le quali, nella femmina, sono attaccate le uova. All'ultimo anello, sulla cui faccia inferiore si apre il tubo intestinale, queste appendici assumono la forma di larghe pinne. Le branchie sembrano fissate alla base delle zampe, se si recidono le lamine laterali, libere di sotto, della corazza. L'acqua penetra sino ad esse per mezzo dell'apertura boccale, può sgocciolare sotto e dietro, mentre viene provveduto un costante rinnovamento dal moto continuo dei palpi dei piedimascelle. Il muoversi quindi dei palpi e dei piedimascelle corrisponde, grosso modo, al «prender fiato» degli animali superiori muniti di polmoni. L'apparato digerente comincia dietro l'apertura boccale, con un breve esofago che sbocca in uno spazioso stomaco, la cui parte convessa è rivolta verso il dorso. La superficie interna è tutta rivestita da una serie di protuberanze, di liste, di denti, mossi da muscoli speciali, mediante i quali viene proseguita la masticazione cominciata dalla mascella superiore. I così detti «occhi del gambero» sono due formazioni calcaree a forma di lenticchie, situate nelle parti laterali dello stomaco le quali, dopo la muta annua, servono alla riproduzione della scaglia. Dallo stomaco parte attraverso l'addome un tubo intestinale sottile, quasi diritto, che si può facilmente strappare con l'estremità della coda, operazione da non trascurare prima di cuocere l'animale. Il fegato che produce la bile dalle due parti dello stomaco è facile da riconoscere per il suo colore verdiccio e la struttura filamentosa e lobata. Se si taglia con forbici affilate la scaglia tegumentale del dorso del Gambero, staccando con precauzione e delicatezza la parte superiore del dorso, si trova nel mezzo della linea mediana il cuore bianchiccio, terminante in parecchie punte, a partire dal quale si può seguire il corso dei principali vasi. La posizione di questo concorda con il così detto vaso dorsale degli insetti; la stessa cosa si può dire della circolazione del sangue. Questo è bianchiccio, viene spinto dal cuore nel corpo, ritorna di là alle branchie, e da queste giunge al cuore. Nel Gambero il sistema nervoso presenta la forma di una funicella a nodi, perfettamente sviluppata, come per es., nei palemoni (Palemon), mentre nei granchi, a forma non allungata, presenta nella sua concentrazione il contrapposto con quella; infatti la catena dei gangli ventrali offre la medesima concentrazione. Come quasi tutti i Crostacei, il Gambero è unisessuale. Senza addentrarci negli organi interni della riproduzione, è sufficiente osservare le differenze sessuali esterne. Nel maschio, alla base del quinto paio di zampe, e quasi in un prolungamento esterno, si trova da ogni parte l'interno con dotto seminale, sotto forma di semicanale. Le aperture degli ovidutti si trovano alla base del terzo paio di piedi. Lo sviluppo del Gambero nell'uovo concorda, nei tratti fondamentali, con quello dell'uovo dell'insetto. La parte ventrale dell'embrione sporge da una striscia germinativa. Da una fessura longitudinale del medesimo provengono i così detti rigonfiamenti germinativi, prima formazione del ventre simmetrico bilaterale, che non seguiremo negli ulteriori suoi stadi per mezzo della divisione trasversale dei rigonfiamenti germinativi, e dello sviluppo di quei segmenti primitivi. Il Gambero esce dall'uovo in uno stadio di sviluppo tale che non deve più sopportare la metamorfosi cui vanno soggetti tanti insetti e tanti altri crostacei. Tuttavia, come l'insetto, anch'esso ha una sua muta, che però è annua. Tutti gli animali articolati, che non subiscono mute, sono, dopo la metamorfosi, e dopo che il loro dermascheletro abbia raggiunto un certo grado di rigidezza e di saldezza, vincolati ad una determinata mole: non crescono più. I gamberi, che si spogliano periodicamente, hanno con tale mezzo ottenuto la possibilità di crescere per tutta la durata della loro vita. Lo stupore prodotto poi dalla facilità con la quale il Gambero spoglia ogni anno la sua rigida scaglia, aumenta ancora quando si vede come anche gli organi più fini, le antenne, gli occhi, le branchie, si liberano dai loro involucri: anche il canale intestinale prende parte alla muta. Osservandoli durante questo periodo, e sapendo che anche la pelle dello stomaco e i denti di esso mutano, si capisce che il Gambero manifesti già alcuni giorni prima un certo malessere e poco appetito. Questi sintomi infatti avvertono l'imminenza dell'avvenimento; se si preme allora un dito sulla scaglia, questa cede un pochino, denunciando così il parziale scioglimento della sua materia calcarea. Dopo oltre mezz'ora di lavoro, sforzi e fatica, il Gambero esce dalla sua pelle, liberando prima gli occhi e le antenne, estraendo poi le zampe dal loro stretto astuccio: lavoro piuttosto difficoltoso, durante il quale talvolta perde una zampa, e che non gli riuscirebbe se la pelle delle zampe non si lacerasse nel senso della lunghezza. Si affretta quindi a lasciare il resto del vecchio involucro, passando la testa sotto lo scudo dorsale, e trae fuori facilmente la coda dalla sua guaina. Il Gambero così spogliato è coperto da una pelle molle che acquista in breve tempo la consistenza della precedente, grazie ad abbondanti addizioni di chitina e di calce. Al granchio occorre invece un periodo di tempo molto più lungo per raggiungere lo stato di durezza della scaglia e si ritira, perciò, durante l'attesa, in qualche fessura di roccia o sotto qualche pietra. DECAPODIQuesto ordine comprende i crostacei caratterizzati da occhi peduncolati, mobili, da cefalotorace immobile, saldato in tutte le sue parti e coperto da un grande scudo, e da cinque paia di zampe. Il loro apparato boccale è fatto di labbro e mandibole, di due paia di mascelle e tre paia di piedi-mascelle; le branchie a pennello o lamellari, sono racchiuse, in cavità speciali, sotto lo scudo dorsale.Nei Decapodi la facoltà di operare è superiore grazie alla perfezione dello sviluppo degli organi dei sensi, che permette loro di abbracciare il mondo esterno, ed alla forza del corpo che consente di reagire contro di esso. Si rivelano molto scaltri nell'insidiare la preda, nello sfuggire il pericolo, e molto astuti. Tale eccellenza del sistema nervoso e degli organi dei sensi si unisce alla maggior forza di resistenza dell'involucro tegumentale ed al più potente sviluppo dei muscoli. Tuttavia, molti Decapodi, tolti fuori dell'acqua, sembrano costruiti male, ed appena capaci di sollevare le enormi chele; soltanto nel loro elemento naturale rivelano la leggerezza e la velocità dei loro movimenti. I crostacei Decapodi sono tanto più svelti ed atti al correre e all'arrampicarsi, quanto più breve e leggera è la parte del corpo chiamata da noi, nel gambero, postaddome. Questa parte ha le funzioni di un robusto remo, ed i robusti gamberi marini e le aragoste possono assestare con queste sonore percosse. Naturalmente, per correre, tale appendice si rivela piuttosto incomoda, ed infatti, fuori dell'acqua, il Decapodo dalla Lunga Coda, o Macruro, si trova in una sgradevole posizione. E' facile dedurre che questi movimenti saranno più agevoli per tutti quei crostacei privi di tale appendice destinata ad altro uso. Considerando che le creature destinate a vivere sulla terra superano, nel loro complesso, nel modo di vivere, nell'energia vitale, quelle che abitano le acque, sarà oltremodo facile dedurre il vantaggio che offre respirare nell'aria, introdurre cioè direttamente l'ossigeno nel sangue che si alimenta, diventa più caldo, rendendo di gran lunga più energica la vita sensitiva e nervosa. Dobbiamo quindi aspettarci dai granchi, capaci di vivere anche sulla terra, sia pure per breve tempo, un notevole aumento delle facoltà sensitive, e dei così detti istinti. Rappresenterebbero in sostanza un più alto sviluppo della natura dei crostacei. Nei Decapodi le femmine si distinguono dai maschi per la maggior larghezza della loro piastra caudale, la quale, in una specie, forma una scodella, in cui vengono, con l'aiuto delle appendici filiformi delle zampe, portate le uova sino allo sgusciare dei piccoli. Il cefalotorace delle femmine è breve, spesso più largo che lungo, e talvolta dà all'animale un aspetto molto strano a causa delle sue numerose protuberanze e dei suoi aculei. La maggior parte dei granchi cammina lateralmente, con effetto molto comico, specialmente quando corrono. Sebbene i granchi adulti abbiano una coda misera, in gioventù questa loro appendice era molto sviluppata, tanto che vennero creduti animali differenti e furono chiamati Zoea. Granchio di fiume (Potamon edule) Granchio d'acqua dolce: il Potamon edule GRANCHI QUADRATILa prima famiglia comprende i Granchi Quadrati, così chiamati appunto per il cefalotorace più o meno quadrato, troncato trasversalmente sul davanti. Ad essa appartengono molte specie terragnole dei generi Gecarcinus, Gelasimus, Ocypoda, Grapsus ed altri; le specie dei primi generi vivono in buche nel suolo. La vita dei Gecarcini, o Granchi Terrestri (Gecarcinus), si svolge nei boschi ombrosi e umidi, sotto le radici degli alberi o in buche di una certa profondità; si possono trovare vicini o lontani dal mare, su rupi calcaree prive di acqua (granchi terragnoli) e spaventano il solitario viandante con il loro atteggiamento difensivo. Gli indiani hanno ripugnanza per i granchi come alimento, poiché si dice che, talvolta, questi animali abitino anche nelle vicinanze dei cimiteri, e raggiungano i cadaveri per nutrirsene. Il Gecarcino Comune (Gecarcinus ruricola) si trova in tutte le isole delle Indie Occidentali e sulle coste del vicino continente. Una volta all'anno lascia il suo soggiorno, dirigendosi verso il mare, talvolta lontano anche due ore di cammino. Di solito, in febbraio, si vedono i primi di questi viaggiatori che avanzano, non aggirando gli ostacoli ma superandoli, e questo passaggio dura fino ad aprile. Raggiunta la sponda, i granchi si abbandonano alle onde, evitando con cura i luoghi ove urterebbero con violenza; non rimangono mai a lungo nell'acqua. Escono dal mare non appena sono state portate via le uova, le quali, attaccate ad una tenace colla, coprono con grande abbondanza lo addome della femmina. In maggio e giugno si compie il viaggio di ritorno; verso la metà di agosto i gecarcini si ritirano in buche ben imbottite di foglie secche, ne chiudono diligentemente l'ingresso e subiscono una muta che sembra richiedere circa un mese di tempo. All'inizio di settembre il granchio si trova nel suo nascondiglio, coperto di una pelle venata di rosso, molto sottile e sensibile. E' il momento in cui viene considerato il boccone migliore dagli intenditori; infatti, prima della muta è sconsigliabile mangiarlo, perché ha perduto tutta la sua squisitezza. Rivestito di nuovo della salda corazza, si avventura ad uscire più di notte che di giorno, crescendo e ingrossando fino al momento della nuova migrazione. Le femmine del Gelasimo (Gelasimus) hanno le chele debolissime, i maschi invece ne possiedono una enormemente sviluppata, della quale si servono per tener chiusa l'entrata della loro buca. Mentre alcuni scelgono la spiaggia uniforme per le escursioni e la caccia, altri dimostrano la loro agilità nell'arrampicarsi. Müller un naturalista che viveva sulle coste del Brasile, descrive un granchio di questa famiglia che si arrampica su per le piante di mango e ne rode le foglie con gli uncini brevi, affilatissimi, questo animale sale e corre con grande velocità sui rami più sottili. Sempre secondo Müller, questi animali possono resistere nell'aria portando seco a terra una certa dose di acqua nella cavità branchiale. Invece di sgocciolare fuori di questa cavità, l'acqua che dovrebbe uscire, si spande in un sottile tessuto cellulare della corazza ed è di nuovo ricondotta nella cavità branchiale dai movimenti energici dell'appendice della base esterna delle mascelle che si muove nella fessura d'entrata. Durante lo sdrucciolamento sulla corazza, l'acqua si satura di ossigeno ed è di nuovo pronta per l'uso. Respira effettivamente anche aria la Ocipoda, o Granchio della Rena (Ocypoda), animale esclusivamente terragnolo, che messo nell'acqua, riesce a viverci appena un giorno, perdendo prima ogni energia e poi ogni facoltà di muoversi. Anche esso lascia penetrare l'aria nella cavità branchiale per mezzo di una nascostissima apertura posteriore, chiudibile. Diversi nella forma, ma concordanti con gli altri granchi quadrati in alcune disposizioni essenziali dell'apparato boccale e della cavità branchiale, sono i Pinnoteri (Pinnotheres), che vivono fra le valve di varie conchiglie marine. Il loro rivestimento principale è piuttosto molle e non concede valida difesa, per cui vanno a cercarla in grembo alle valve amiche come il Pinnotheres veterum nella conchiglia pinna, e il Pinnotheres pisum nella grande conchiglia Mytinus. La conchiglia difende il granchio mal vestito, e questo, a sua volta, dotato di buoni occhi, avvisa del pericolo che si avvicina. Nella famiglia dei Pinnoteri sono compresi i generi dal cefalotorace largo, tondeggiante davanti. Per la maggior parte sono buoni nuotatori e uno dei loro esponenti può essere rappresentato da una specie di Talamita (Thalamita natator). In questo animale troviamo molto prolungati i piedi anteriori, cioè le chele; l'articolo branchiale che porta la chela o mano si prolunga molto oltre la parete laterale del cefalotorace, ed è munito, sul margine anteriore, di acuti pungiglioni. Anche l'articolo delle chele, collocato sul precedente, è lungo ed armato esteriormente di aculei. Le paia seguenti di zampe sono notevolmente più brevi, e l'ultimo articolo del secondo, del terzo e del quarto paio è appuntito e a foggia di peduncolo; invece, nell'ultimo paio di zampe, quest'ultimo articolo è trasformato in piastra larga e ovale.GRANCHI CONVESSI o AD ARCOPiedi simili ai precedenti e atti al nuoto si trovano nel genere Portunus, di cui il Mediterraneo ha nove specie, una delle quali, il Granchio Comune (Portunus marmoreus), si trova in grande quantità a Venezia e nel porto di Trieste. E' un animale straordinariamente pauroso, scappa in mare se qualcuno si avvicina, o, se tale via gli è preclusa, si introduce fra le sconnessure delle pietre, dirigendo con molta destrezza il corpo appiattito. Tenta di minacciare chi lo insidia, con le sue acute chele, che si lascia magari strappare piuttosto che uscire dal nascondiglio. Il Carcino (Carcinus), la cui fronte sporgente in tre lobi al di sopra della cavità oculare forma una linea arcata, con i sottili margini anteriori a cinque denti, ha molto depresso, ma stretto, l'ultimo articolo dell'ultimo paio di zampe. Una specie, il Carcinus maenas, dovrebbe essere il granchio più comune dei mari d'Europa. Secondo antiche notizie, i veneziani facevano grande commercio di tali crostacei, considerati un ottimo alimento, e usati come esca, in Istria, per le sardelle. Martens, nel suo «Viaggio a Venezia» dice: «Dall'inizio della primavera sino al tardo autunno le lagune, i murazzi e persino i canali sono popolati da milioni di questi comici granchi. Se qualcuno si avvicina, corrono con grande sveltezza nella melma vicina e vi si seppelliscono rapidamente. Se la fuga non è più possibile, l'animale si drizza, allarga le pinze e le batte rumorosamente l'una contro l'altra, pronto a vender caramente la sua vita. Per quanto siano socievoli allo stato libero, fatti prigionieri, finiscono, dopo breve tempo, con il divorarsi a vicenda quasi tutti i piedi. Resistono alcuni giorni se posti in una camera fresca, ma esposti al sole muoiono subito: sistema eccellente per ucciderli senza danneggiarli, quando siano destinati a qualche collezione». Dai generi nei quali l'ultimo paio di piedi possiede un sottile articolo uncinato, togliamo il Granchio Paguro (Cancer pagurus), meno frequente nei mari Adriatico e Mediterraneo, più noto invece nel Mare del Nord. La sua fronte, di poco sporgente, al di sopra degli occhi porta tre grossi denti ottusi, uguali, seguiti da ogni lato da nove lobi brevi ed ottusi. Il colore del corpo è bruniccio di sopra, più chiaro di sotto; le chele sono nere.Guadagnare navigando! Acquisti prodotti e servizi. Guadagnare acquistando online. GRANCHI TRIANGOLARII granchi il cui corpo è quasi triangolare, con una parte frontale sporgente, acuta, sono chiamati appunto Granchi Triangolari. Non nuotano, ma strisciano, e le loro zampe, spesso molto allungate, dànno loro un aspetto straordinario che ricorda il ragno. Così le specie dei generi Stenorhynchus ed Inachus, alle quali si collega, come a piccoli ragni marini, la grande Maia o Ragno Marino (Maja squinado, Granceola). Pur vivendo nei mari settentrionali d'Europa, è tuttavia un frequente visitatore del Mediterraneo sino a Trieste e a Fiume. Sono animali rossicci, lunghi da 10 a 12 cm., con le zampe coperte di fitti peli. Di essi si fa grande commercio, perché apprezzati come cibo.Modello tridimensionale di granseola GRANCHI TONDIEccoci ai Granchi Tondi, che si riconoscono dal cefalotorace tondo, senza fronte sporgente, e dall'apertura boccale triangolare. Il Granchio Pudibondo ha un aspetto veramente curioso, e deve il suo nome all'abitudine di coprirsi il volto con i grandi piedi, compressi, rialzati a pettine. Le sue specie appartengono ai Paesi più caldi, e il loro rappresentante più notevole nel Mediterraneo è la Calappa gramulata, però non molto frequente.PIEDORSALICon questo gruppo siamo giunti alle Dromie, che formano il passaggio alla seguente grande suddivisione dei decapodi. Hanno l'articolazione nel dorso più elevata del quarto o del quinto paio di zampe. La Dromia vulgaris, diffusa nel Mediterraneo, ha il corpo, escluse le pinze rossicce, foltamente villoso, e perciò abitualmente coperto di sudiciume e di detriti vegetali ed animali. Sopra molti esemplari di questa specie nascono funghi sotto i quali l'animale, già tardo ed impacciato per natura, si trascina ancora con maggior difficoltà. Nel Mediterraneo il dorso delle Dromie è spesso abitato dal Sarcotragus spinosulus, molto noto per il cattivo odore che emana.Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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