PRESENTAZIONE
Posta
nella parte settentrionale dell'America Meridionale, la Colombia confina a Est
il Venezuela e il Brasile, a Sud con il Perú e l’Ecuador, a
Nord-Ovest Panamá; a Nord si affaccia sul Mare delle Antille e a Ovest
sull’Oceano Pacifico. Ha una superficie di 1.141.748 kmq e una popolazione
di 45.325.000 abitanti, con una densità media di 40 ab. per kmq. La
popolazione è composta per oltre due terzi da sanguemisti, meticci (47%)
e mulatti (20%); i bianchi raggiungono il 20%, i neri il 6% e gli Amerindi puri
l’1%. La lingua ufficiale è lo spagnolo; tuttavia sono in uso anche
la lingua chibcha presso gli Amerindi dell’altopiano e idiomi amazzonici
presso gli Amerindi della Selva. La religione maggiormente praticata è
quella cattolica (92%); sono presenti anche piccole minoranze di protestanti,
israeliti e animisti. In base alla Costituzione del 1991, la Colombia è
una Repubblica unitaria di tipo presidenziale. Il presidente, eletto ogni
quattro ani a suffragio diretto, è anche capo del Governo, cui spetta il
potere esecutivo. Il potere legislativo è affidato al Congresso
Nazionale, composto dal Senato, formato da 102 membri, e dalla Camera dei
rappresentanti, formata da 161 membri; entrambi i rami del Congresso sono eletti
a suffragio universale diretto ogni quattro anni. L'unità monetaria
è il peso colombiano. La capitale è Bogotá (6.850.205 abitanti).
IL TERRITORIO
Il territorio colombiano
è suddiviso in due settori: quello occidentale è occupato dalla
Cordigliera delle Ande che partono dall'altopiano di Pasto e sono distinte in
tre grandi fasce che corrono parallelamente verso Nord: Cordigliera Orientale,
Cordigliera Centrale, Cordigliera Occidentale. La più elevata è
quella Centrale, che raggiunge la maggiore altitudine con il Nevado del Huila
(5.750 m). La parte orientale della Colombia è formata da una vasta
pianura disabitata che appartiene fisicamente ai bacini del fiume Orinoco e del
Rio delle Amazzoni. La Colombia è l'unico Paese sudamericano bagnato sia
dal Pacifico che dall'Atlantico (Mar Caribico). Le coste sono generalmente
basse, tranne che in corrispondenza della Serrania de Baudó sul Pacifico
e della Sierra Nevada de Santa Marta sull'Atlantico. Il clima è caldo e
umido lungo le coste e nelle pianure orientali, mentre nella zona andina le tre
fasce climatiche (terre calde, terre temperate e terre fredde) sono determinate
dall'altitudine.
Cartina della Colombia
L'ECONOMIA
La Colombia è un
Paese a economia mista, basata largamente sull'agricoltura di esportazione.
Nonostante abbia una superficie coltivata ridotta e divisa in latifondi, il
clima tropicale favorisce una produzione abbondante. Il maggior prodotto di
esportazione è il caffè, di cui il Paese è uno dei maggiori
produttori mondiali; inoltre si esportano cotone, banane, zucchero e cacao.
Mais, riso, granoturco, patate, manioca, ortaggi, frutta sono essenzialmente
destinati al consumo interno e sono sufficienti a soddisfare l'intero fabbisogno
nazionale. Molto diffuse, sugli altipiani e nella foresta amazzonica, le
coltivazioni di canapa indiana, coca e papavero da oppio che fanno della
Colombia uno dei punti cruciali della produzione e del traffico della droga. Le
foreste ricoprono una vasta porzione del territorio e forniscono legname
pregiato ma anche noci per bottoni, caucciù, balsamo del Tulú e
dividivi, sostanza usata nell'industria
conciaria. Negli altipiani è largamente praticato l'allevamento di
bovini. La pesca è poco sviluppata, nonostante il Paese disponga di
notevoli risorse ittiche. Le risorse del sottosuolo sono numerose e abbondanti,
ma in molti casi il loro sfruttamento incontra notevoli difficoltà per
via delle comunicazioni poco agevoli. Il Paese estrae ed esporta petrolio, gas
naturale, carbone, nonché oro, argento, platino e smeraldi a cui si
aggiungono zolfo, sale marino e fosfati. L'intero settore è però
controllato da grandi compagnie straniere, soprattutto statunitensi. Il settore
industriale si presenta diversificato e in via di sviluppo. Accanto
all'industria petrolifera è attiva anche l'industria siderurgica,
metallurgica (alluminio), del cemento, alimentare e chimica; tra le industrie
tradizionali primeggia la tessile, in particolare nei comparti cotoniero e
laniero. È inoltre in espansione l’industria per il montaggio
d’autoveicoli stranieri. Notevole anche la produzione di cappelli e di
sigari e
cigarillos pregiati e l'attività artigianale che produce
terraglie, ceramiche e
azulejos. Gli scambi commerciali avvengono con gli
Stati Uniti, il Giappone, l'Europa, il Venezuela, il Brasile, il Perú e
la Bolivia. I principali prodotti di esportazione sono: caffè, zucchero,
petrolio, banane, cotone; quelli di importazione: macchinari, prodotti chimici,
mezzi di trasporto. Le vie di comunicazione possono contare su 112.988 km di
strade, di cui 16.270 asfaltati, e solo su 3.185 km di rete ferroviaria, che
serve per lo più a collegare i porti con le zone minerarie. Molto ben
sviluppata è invece l'aviazione: gli aeroporti principali si trovano a
Santa Fé de Bogotá/Eldorado, Medellín, Cali, Barranquilla,
Cartagena. Numerosi i porti: tra i principali vi sono Santa Marta, Barranquilla,
Cartagena, Buenaventura, Turbo, Coveñas, Mamonal. Vi sono inoltre 7.053
km di acque navigabili interne tra cui i 1.400 km del fiume Magdalena.
CENNI STORICI
La civiltà indigena
che occupava la Colombia era quella dei chibcha, per lo più agricoltori e
minatori, stanziati in particolare nel Nord del Paese. Il territorio fu
conquistato dalla Spagna tra il 1536 e il 1539. Gonzalo Giménez de
Quesada sottomise i Chibcha e fondò la città di Santa Fé de
Bogotá, che dal 1718 divenne la sede del viceré di Nuova Granada.
Gli indigeni furono sottoposti a ritmi di lavoro massacranti, che nel giro di
trecento anni li decimarono quasi completamente. La tradizionale agricoltura di
sostentamento (patate, yucca, mais) fu sostituita da quella intensiva destinata
all’esportazione, in particolare di caffè, banane, cotone e
tabacco. Per soddisfare il bisogno di manodopera come negli altri Paesi
limitrofi vennero importati schiavi africani. Nel 1781 la rivolta dei Comuneros
fu l’inizio di un periodo di lotte che si concluse nel 1813 con la
dichiarazione di indipendenza. Due erano state le formazioni politiche nate
durante questo periodo: i centralisti di Antonio Nariño, legati alla
borghesia urbana e quindi agli europei, e i federali guidati da Camilo Torres,
presidente del Congresso delle province unite e rappresentante dei ceti
popolari. Torres nel 1816 fu sconfitto e ucciso da Pablo Morillo. Nel 1819
Simón Bolívar contrattaccò dal Venezuela, vincendo e dando
origine alla Repubblica della Grande Colombia, che includeva oltre alla stessa
Colombia, il Venezuela, l’Ecuador e Panamá. Tra il 1829 e 1830, a
causa della forte pressione britannica e delle rivalità interne, il
Venezuela e l’Ecuador uscirono dalla congregazione. Venne allora
proclamata la Repubblica di Nuova Granada, che nel 1886 prese l’attuale
nome di Colombia. Tra il 1830 e il 1900 il Paese fu scenario di nove guerre
civili e quattordici altri conflitti (due dei quali con l’Ecuador),
emanando nel frattempo ben undici Costituzioni. Liberali e conservatori, a causa
delle antiche rivalità, restarono infatti su fronti opposti, incapaci di
dialogare in modo più democratico. Intanto, dal punto di vista economico,
cominciò in quegli anni un intenso sfruttamento delle riserve
petrolifere, che di fatto si esaurirono già nel 1957, avendo arricchito
nel frattempo solo le imprese statunitensi. Queste controllavano anche
l’80% dello sfruttamento delle banane e delle miniere e il 98% della
produzione di elettricità e di gas. Il leader liberale Jorge
Eliécer Gaitán venne assassinato nel 1948 a Bogotá. Il
fatto fece esplodere una rivolta popolare conosciuta come «El
Bogotazo». Lo stesso anno nacque il primo dei 36 gruppi guerriglieri che
entrarono in azione durante i Governi dei presidenti Ospina Pérez,
Laureano Gómez e Rojas Pinilla. Nel 1957 liberali e conservatori si
accordarono per una riforma costituzionale che assicurava l’alternanza al
potere ogni 12 anni. Nel 1964 fecero la loro prima apparizione le Forze armate
rivoluzionarie della Colombia (FARC) comandate da Manuel Marulanda e da Jacobo
Arena. Faceva parte della guerriglia anche il sacerdote Camilo Torres Restrepo,
cofondatore dell’ELN, l’Esercito di liberazione nazionale, che
morì combattendo nel 1966. La guerriglia rurale si scontrava con i gruppi
di «autodifesa», armati e finanziati dai latifondisti, che agivano con
l’appoggio dell’esercito e, a volte, di mercenari internazionali.
Anche l’esercito formò dei gruppi paramilitari, non ufficiali, che
si caratterizzarono per le loro azioni violente. Nel 1974 il presidente liberale
Alfonso López Michelsen fece un tentativo di mediazione a favore delle
rivendicazioni popolari, ma i grandi gruppi di potere economico lo fermarono.
Secondo i dati ufficiali, ancora nel 1978, solo il 30% della popolazione
riceveva assistenza sociale e tra gli allevatori si scendeva sotto
all’11%. L’ingresso di valuta nel Paese dipendeva in quegli anni
soprattutto dall’andamento del prezzo del caffè sui mercati degli
Stati Uniti e della Germania Occidentale, che assorbivano rispettivamente il 20%
e il 36% di questo prodotto. Tra il 1978-82 la guerriglia (in particolare le
FARC e il Movimento 19 aprile M-19) subì la dura repressione del Governo
di Julio C. Turbay Ayala. Nel 1982 venne eletto presidente il conservatore
Belisario Betancur, giornalista, poeta e umanista, da sempre impegnato per la
pace nei conflitti dell’America Centrale. La Colombia durante il suo
Governo entrò a far parte del Movimento dei Paesi non allineati, difese
il diritto delle Nazioni debitrici a negoziare con i Paesi creditori e
iniziò il dialogo con la guerriglia, in particolare con l’M-19.
Tuttavia la morte di Jaime Bateman, capo dell'M-19, in un misterioso
«incidente» aereo, provocò la sospensione dei negoziati. Le
FARC raggiunsero comunque un’intesa con i rappresentanti del Governo sulla
base di un documento che decretava la fine delle ostilità e delineava le
necessarie riforme politiche, sociali ed economiche. Tuttavia furono ancora una
volta i grandi proprietari ad opporsi apertamente al dialogo tra Governo e
guerriglia. L’oligarchia agraria, cioè il 4% dei proprietari in
possesso del 67% dei terreni produttivi, considerò il piano di pace una
concessione ai sovversivi e propose in alternativa la formazione di milizie
speciali. Ripresero quindi le azioni paramilitari: indagini successive al
periodo rivelarono la presenza del gruppo MAS (Morte ai sequestratori) che si
opponeva al ritiro dell’esercito dalle zone interessate dalla guerriglia.
Fu anche proposta una tregua, che nelle intenzioni sarebbe dovuta durare un
anno, ma che finì cinque mesi dopo con la denuncia da parte dell'M-19
sulla mancata attuazione del cessate il fuoco da parte dell'esercito. Nel 1985
il Governo adottò delle drastiche misure di risanamento economico come la
riduzione delle spese pubbliche, l’aumento dei prezzi dei carburanti e dei
trasporti, l’aumento delle imposte. La recessione si acuì di
conseguenza, con un’ulteriore perdita del potere d’acquisto dei
salari. L’obiettivo era quello di ridurre del 30% il deficit fiscale di
2.000 milioni di dollari, ma oltre ad essere respinto dai sindacati, il piano
scontentò anche i Paesi creditori. Il Comitato per i diritti umani
denunciò intanto la scomparsa di 80 prigionieri in un anno, documentando
le torture verso i prigionieri politici e le 300 esecuzioni clandestine. Il
totale dei militanti scomparsi arrivò a 325. Nel novembre 1985 35
guerriglieri dell’M-19 occuparono il palazzo di giustizia di
Bogotá. L’intervento dell’esercito provocò un
massacro: oltre ai guerriglieri, morirono altre 53 persone, tra magistrati e
civili. In questo clima di violenza il narcotraffico assunse il ruolo di un
autentico centro di potere. Nel 1987 la spirale di violenza si
intensificò: duemila militanti di sinistra furono vittime del terrorismo
e Jaime Pardo Leal, esponente dell’Unione patriottica fu assassinato. Nel
1989 ci fu un altro assassinio politico: Luis Carlos Galán, senatore e
candidato alle elezioni presidenziali del 1990 fu ucciso dopo aver promesso di
smantellare i gruppi paramilitari e combattere il narcotraffico. Si
scatenò così una vera e propria guerra tra il Governo e la mafia
della droga. Nel 1990 vennero assassinati anche Bernardo Jaramillo, candidato
presidenziale dell’Unione patriottica, e un mese dopo il suo successore,
Carlos Pizarro. Si parlava di 140 gruppi paramilitari nel Paese, in maggioranza
finanziati dal narcotraffico. La DEA, il dipartimento antidroga nordamericano,
fu accusato in quei giorni di bombardare con prodotti chimici le piantagioni di
coca. Nelle elezioni presidenziali del 1990, in cui si registrò il 58% di
astensioni, il liberale César Gaviria venne eletto presidente con il 48%
delle preferenze dei votanti. Nel dicembre dello stesso anno, quando si
votò per rinnovare l’Assemblea Costituente, l’astensione
arrivò al 65%. L’ADM-19, la formazione legalizzata composta dagli
ex M-19 ottenne in quella consultazione 19 seggi, appena 4 in meno del Partito
liberale al Governo. Nel 1991 cominciarono una serie di incontri a Caracas tra
esponenti dell'Esecutivo di Gaviria, rappresentanti delle FARC, dell’ELN,
dell’Esercito popolare di liberazione (ELP) e del Coordinamento
guerrigliero Simón Bolívar. I temi scottanti erano quelli della
fine della guerriglia, dello smantellamento dei gruppi paramilitari e della
subordinazione delle Forze armate al potere civile. La nuova Costituzione,
introdotta quello stesso anno, oltre a vietare il secondo mandato presidenziale
stabilì alcune importanti conquiste: il divorzio, l’elezione
diretta delle autorità locali, un regime di autonomia per i popoli
indigeni, l’istituto del referendum e le pari opportunità tra
uomini e donne. Dopo lo scioglimento del Congresso, si svolsero le nuove
elezioni parlamentari. Il Partito liberale raggiunse il 60% dei voti e
l’ADM-19 il 10%. Nelle elezioni amministrative del marzo 1992 si
confermò questa tendenza, ma con un astensionismo giunto al 70%. A
partire dal 1992 il processo di pace entrò in crisi. Il Governo
cominciò allora la cosiddetta «guerra totale», che autorizzava
l’intervento contro le organizzazioni civili che avevano rapporti con i
gruppi ribelli. La violenza portò ad un massiccio esodo delle
popolazioni, che dalle zone del conflitto (concentrate nei dipartimenti di
Magdalena, Boyacá e nella città di Medellín) si spostarono
all’interno del Paese. Pablo Escobar Gaviria, capo del cartello di
Medellín, potente organizzazione di narcotrafficanti, evaso intorno alle
metà del 1992, ricominciò le azioni armate. A novembre il Governo
decretò lo stato di emergenza. Nel 1993 apparve una nuova formazione, i
PEPES (Persecutori di Pablo Escobar), che uccise 30 esponenti del cartello in
due mesi e distrusse varie proprietà di Escobar. Lo scontro raggiunse
livelli molto alti, con l’esplosione di varie autobombe, che causarono
decine di morti. In dicembre la polizia uccise Escobar in uno scontro a fuoco
nel centro di Medellín. Nonostante il duro colpo inflitto al cartello di
Medellín, il narcotraffico aveva ancora molteplici tentacoli, alcuni dei
quali, come il cartello di Cali, si rinforzarono. Sempre nel 1993 la Corte
Suprema di Giustizia decise di depenalizzare il consumo della cocaina, della
marijuana e di altre droghe, tra le proteste della Chiesa e dei conservatori,
mentre la crisi del mercato del caffè e la siccità di
quell’anno colpirono duramente le esportazioni. Nonostante ciò il
Paese ebbe una crescita del 2,8% pro capite, «grazie» ai duemila
milioni di dollari provenienti ogni anno dal narcotraffico e alla scoperta del
petrolio nella provincia di Casanare. L’edilizia crebbe dell’8%, i
trasporti del 5%, la disoccupazione scese al di sotto del 9%, anche se il 45%
della popolazione viveva sotto la soglia di povertà. Con l’appoggio
di Washington Gaviria fu nominato segretario generale dell’OEA,
l’Organizzazione degli Stati americani. Nelle elezioni presidenziali del
1994 Gaviria favorì la vittoria del candidato del suo partito, Ernesto
Samper, che si pose con il 50% dei consensi contro il 48,6% ottenuto dal
candidato conservatore Andrés Pastrana. Samper, insediatosi al Governo,
mise subito a segno una serie di vittorie contro il narcotraffico. Tuttavia nel
1995 scoppiò uno scandalo quando un esponente del cartello di Cali
rivelò che questa organizzazione aveva contribuito alle campagne
elettorali di Samper e Pastrana. Nell’agosto del 1996 Samper
dichiarò lo stato di emergenza per reprimere la nuova ondata di violenza:
la decisione fu interpretata come il tentativo di proteggersi dagli scandali
legati alla droga. Assassinii degli esponenti dell’opposizione e azioni
terroristiche di risposta si susseguirono in quasi cento fronti aperti in tutto
lo Stato, mentre proseguirono gli sforzi per sradicare le piantagioni di coca e
di papavero, come pure le operazioni armate contro le basi operative dei
cartelli. Alcuni dei principali capi del cartello di Cali, che dominava il 70%
del traffico mondiale della cocaina, si consegnarono spontaneamente. Nel 1996 la
Colombia fu cancellata dagli Stati Uniti dalla lista dei Paesi che collaboravano
alla lotta alla droga, privando il Governo degli aiuti bilaterali e bloccando
l’accesso alle risorse finanziarie esterne. Nel tentativo di mettere alle
strette il presidente colombiano, a Samper fu anche negato il visto
d’ingresso agli USA. Quasi duemila candidati rinunciarono per protesta
quell’anno a presentarsi alle elezioni locali, e cinque milioni di quelli
che andarono a votare aggiunsero alla scheda frasi come «Voto per la
pace». Stime provenienti da diverse fonti indicarono che all’inizio
del 1997 un milione di Colombiani erano stati espulsi dalle loro abitazioni
nelle zone di conflitto, soprattutto a causa dell’azione dei gruppi
paramilitari. Bill Clinton decise, nel febbraio 1998, di «riammettere»
Santa Fé de Bogotá, invocando ragioni di interesse nazionale. Nel
marzo successivo nel Caquetá ottanta soldati morirono in uno scontro con
le FARC e questo provocò una grave crisi nel Governo, sempre più
debole nei confronti della guerriglia. Nel giugno dello stesso anno, l’ex
sindaco di Santa Fé de Bogotá, Andrés Pastrana,
conservatore, venne eletto presidente. Gli scontri tra guerriglieri ed esercito
proseguirono incessantemente tanto che sia nel 1998 sia nel 1999 la Colombia
venne decretata dall'Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani come il Paese
più violento del mondo. Nel gennaio del 1999 ripresero le trattative di
pacificazione nel Paese tra il presidente Pastrana e i capi della guerriglia,
pur nell'ambito di una situazione di continua emergenza politica e sociale.
Inoltre nel 1999 la Colombia fu colpita da due catastrofi naturali che
esasperarono ulteriormente la già precaria situazione socio-economica.
Nel dicembre 1999 fu ratificato il Trattato Ramirez-Lopez, con cui veniva
ribadita la sovranità della Colombia sulle Isole San Andrés e
Providencia, di cui anche il Nicaragua rivendica il possesso. Il trattato,
ratificato anche dall'Honduras, innescò una crisi diplomatica con il
Governo di Managua. Nel 2000 ripresero i negoziati di pace tra il Governo e la
guerriglia delle FARC, mentre continuarono gli scontri tra i guerriglieri,
l’esercito regolare e i gruppi paramilitari. In aprile le FARC
annunciarono la formazione di un movimento politico, il Movimento bolivariano,
mentre in luglio fu creata una commissione speciale per indagare sulla sorte di
oltre 3.000 persone scomparse durante la guerra civile e fu nominato un Governo
di unità nazionale per far fronte alla grave situazione sociale ed
economica in cui versava il Paese. Nel corso del 2000, per contrastare il
narcotraffico, venne approvato il Piano Colombia, finanziato in parte con aiuti
internazionali, che prevede la sostituzione delle piantagioni di coca (che alla
fine del 1999 occupavano 105.000 ettari) con colture alternative. Il presidente
degli USA, Bill Clinton, in visita al Paese, promise inoltre lo stanziamento di
sette miliardi di dollari a sostegno della lotta al narcotraffico e alla
guerriglia, con forniture d'armi e l'invio di consiglieri militari.
Nel gennaio
2001 il Governo colombiano annunciò il raggiungimento di un accordo con
l'Esercito di liberazione nazionale per la creazione di una zona franca
demilitarizzata che sarebbe servita da luogo eletto per i colloqui di pace.
Pastrana, inoltre, si mostrò disposto a continuare a mantenere la zona
franca, decisione che mantenne fino al febbraio 2002, quando accusò i
guerriglieri di aver dirottato un cargo e ordinò loro di lasciare la
zona. Le violenze continuarono (rapimento del candidato alla presidenza Ingrid
Betancourt, uccisione di un senatore e di un vescovo), ostacolando il piano di
lotta alla droga messo a punto con la partecipazione attiva del Governo degli
Stati Uniti. Nel mese di aprile si assistette a una recrudescenza della campagna
destabilizzante messa in atto dal FARC con attentati dinamitardi e rapimenti,
questi ultimi (circa 60) eseguiti al fine di effettuare scambi con guerriglieri
arrestati. Nel maggio 2002 Alvaro Uribe vinse le elezioni presidenziali. Al
centro della sua azione politica vi fu una lotta serrata tanto nei confronti della
guerriglia di sinistra, quanto nei riguardi delle forze paramilitari di destra.
Sotto la sua presidenza il tasso di omicidi e di rapimenti registrò un calo
significativo. Nel maggio 2006 Uribe ottenne così un secondo mandato presidenziale.
LE CITTÀ
Bogotá
(6.850.205 ab.). Sino al 1991
Bogotá. Capitale della Colombia e sede del Governo dal 1819, fu fondata
nel 1538 dallo spagnolo Gonzalo de Quesada. È il maggior centro culturale
dell'America Latina, nonché sede di università e di istituti di
insegnamento superiore e di magnifiche costruzioni barocche e dell'epoca
coloniale come la famosa cattedrale, il Campidoglio (residenza del presidente
della Repubblica), il Museo dell'Oro. Nei pressi della città scorre il
fiume Bogotá, che forma le splendide cascate di Requendama. La
città è collegata alla costa atlantica e a quella del Pacifico per
mezzo della ferrovia. Possiede inoltre tre aeroporti.
Cali
(2.287.820
ab.). Città della Colombia e capoluogo della provincia di Valle del Cauca
(22.140 kmq; 4.389.000 ab.), è una delle città più belle
del Sudamerica. Sorge sulle rive del fiume Cali a circa 1.000 m d'altezza.
Fondata nel 1536 dallo spagnolo Sebastiano Belalcazar, è anche un
importante mercato per l'esportazione di platino e oro.
Medellín
(1.955.750
ab.). Città della Colombia e capoluogo della provincia di Antioquia
(63.612 kmq; 5.609.000 ab.), sorge presso la vallata inferiore del Cauca, a
1.487 m d'altezza. Città in rapida espansione, costituisce il maggior
centro industriale della Colombia.
PICCOLO LESSICO
Chibcha
Importante famiglia etno-linguistica
dell'America Centro-Meridionale, che ancor oggi conta, probabilmente, più
di un milione di individui. I Chibcha in senso stretto (oggi forse 300.000
individui), erano stanziati nella regione centro-orientale dell'odierna
Colombia; di lingua chibcha sono vari gruppi etnici stanziati nell'America
istmica e dal Perú al Venezuela. Le più recenti indagini
archeologiche ed etnologiche hanno rivelato che quella dei Chibcha fu la quarta
grande civiltà precolombiana: agricoltori e tessitori colonizzarono terre
e coltivarono varie piante (mais, cacao, cotone, ecc.). Al tempo dell'invasione
spagnola, i Chibcha erano organizzati in città-Stato; quella
corrispondente all'odierna Santa Fé de Bogotá era retta da un capo
elettivo (
zipa) con funzioni sacerdotali. La religione dei Chibcha,
ancora poco nota, era basata sul culto del sole, astro dal quale facevano
discendere il loro eroe eponimo (
Bochica); secondo i conquistadores
effettuavano sacrifici umani, ma di ciò non vi è traccia; le tombe
rivelano anche un culto dei morti per i quali usavano la doppia sepoltura, dopo
averne dipinte le ossa di ocra rossa. Il gruppo più importante, quello
dei Muisca, sembra che sia da riallacciarsi con l'antica cultura protostorica di
San Augustin (Colombia sud-occidentale); era diviso in nove città-Stato
che, oltre a Bogotá, avevano come centro egemone Tunja, situata
più a Nord e retta da un capo elettivo detto
zaque; tali centri
furono completamente distrutti, fra il 1538 e il 1576, dalle spedizioni dei
conquistadores. L'arte dei Chibcha è nota soprattutto per i suoi prodotti
di coroplastica e oreficeria; quest'ultima tecnica, secondo ipotesi assai
attendibili, ebbe forse origine in questa area, e tocca le vette più alte
dell'intera America indigena. Erano già conosciute ed usate tutte le
tecniche note al mondo moderno; tipicamente indigena la tecnica nota con il nome
di
mise-en-couleur, in cui il metallo veniva trattato con succhi e acidi
vegetali. Raramente l'oro era puro, ma quasi sempre lavorato con rame, in una
lega chiamata localmente
tumbaga (lavori eseguiti con questa tecnica sono
conservati a Roma al Museo Pigorini). Si producevano figurine umane, nude o
ricoperte di vesti e ornamenti pletorici, scene di genere (famosissima la
replica in miniatura della zattera su cui annualmente il sovrano compiva la sua
navigazione sacrale), figure zoomorfe, ornamenti per scettri, bottiglie,
bicchieri, gambiere e guanti, corone, scudi, gioielli di ogni genere, spesso con
l'aggiunta di smeraldi di cui la Colombia è ricchissima.
El Dorado o Eldorado.
Si tratta di una leggendaria regione dell'America
Meridionale descritta come eccezionalmente ricca di oro e gemme preziose. La
leggenda deriva da una cerimonia praticata dalla popolazione colombiana dei
Muisca, nella quale ogni anno il capo del gruppo si cospargeva di polvere d'oro
prima di immergersi nel lago sacro di Guatavita, nei pressi di Bogotá. I
conquistadores spagnoli, al ritrovamento di alcuni preziosi gioielli d'oro nelle
necropoli, organizzarono numerose spedizioni che spesso ebbero esito
catastrofico per la conservazione del grande patrimonio artistico
locale.
Nevado del Ruiz
Vulcano (5.400 m) nel Nord-Ovest della
Colombia, nella Cordigliera Centrale. Nel novembre del 1985 un'improvvisa e
spaventosa eruzione del Nevado del Ruiz distrusse completamente la città
di Armero, a 170 km da Santa Fé de Bogotá, causando oltre 20.000
vittime. Il vulcano era inattivo da almeno 140 anni.
PERSONAGGI CELEBRI
Belisario Betancur
Uomo politico colombiano (n. Antioquia 1923).
Dopo aver iniziato la carriera forense, si dedicò al giornalismo politico
ed ebbe modo di inserirsi nell'ambiente diplomatico colombiano. Si
candidò come rappresentante del partito conservatore nel 1962 ed ottenne
un buon successo elettorale. Fu ministro del Lavoro nel 1963, nel 1970 e nel
1978. Nell'agosto del 1982, grazie ad un'attiva campagna elettorale, fu eletto
presidente della Repubblica colombiana con oltre 3 milioni di voti, contro i 2,5
milioni dell'ex presidente Alfonso Lopez Michelsen. L'elezione a presidente di
Betancur ha posto fine allo stato d'assedio che gravava sul Paese da ben 34
anni. La sua presidenza si caratterizzò per un forte impegno di
pacificazione contro le fazioni che dividevano il Paese: nel dicembre del 1983,
un anno dopo la promulgazione dell'amnistia, un migliaio di guerriglieri depose
le armi, mentre le due principali organizzazioni della guerriglia (il gruppo
M-19 e le FARC) si dichiararono disponibili alla pace. L'impegno di Betancur fu
volto anche a combattere il commercio della droga: il traffico di coca, che
consentiva un utile di circa quattro miliardi di dollari l'anno, grazie a
potenti protezioni (anche governative) sfuggiva ad ogni legge e ad ogni
controllo. I padroni della droga si coalizzarono contro la linea politica di
Betancur e, nel maggio del 1984, assassinarono il ministro della Giustizia
Rodrigo Lara Bonilla, braccio destro del presidente. Betancur si vide
perciò costretto a proclamare lo stato d'assedio, pur non perdendo di
vista il dialogo con la guerriglia. In politica estera, egli riuscì a
fare uscire la Colombia dal suo secolare isolamento: nel 1984 promosse un
incontro a Cartagena per riunire in un'unica linea i Paesi indebitati
dell'America Latina e il suo viaggio negli Stati Uniti, nel marzo del 1985,
confermò la sua statura internazionale. Il suo mandato subì una
profonda crisi a causa della strage di Bogotà, in cui alcuni guerriglieri
del gruppo terroristico M-19, accusando il presidente di non aver mantenuto fede
ai suoi impegni per l'amnistia, posero in stato d'assedio il palazzo di
giustizia e causarono una vera e propria strage (80 morti). A questo
seguì la disastrosa eruzione del vulcano Nevado del Ruiz in cui
perdettero la vita migliaia di persone. Con questi problemi di politica interna,
la politica di Betancur entrò in crisi e le nuove elezioni del 1986
sancirono la vittoria di Virgilio Barco.
Gabriel García Marquez
Scrittore colombiano (n. Aracataca, Colombia
1928). Frequentò a Bogotá le scuole dei Gesuiti e l'istituto di
giurisprudenza, interrotto per intraprendere la carriera giornalistica. Nel 1946
iniziò la sua collaborazione con il giornale «El Espectador»,
per il quale fece uscire a frammenti quello che sarà il futuro romanzo
Racconto di un naufrago (1970). Legati all'attività giornalistica
furono i viaggi e i soggiorni a Roma – dove frequentò il Centro
sperimentale di cinematografia – e a Parigi dove pubblicò nel 1955
il primo suo romanzo,
Foglie morte. Dopo il soggiorno nella Cuba di Fidel
Castro, uscirono due volumi di racconti:
Nessuno scrive al colonnello
(1961) e
Funerali della Mamá Grande (1962) a cui fece seguito
La mala ora (1962). Fu solo nel 1967 con la pubblicazione di
Cent'anni
di solitudine che lo scrittore raggiunse fama mondiale e l'attribuzione del
dottorato
honoris causa da parte della Columbia University. García
Marquez si stabilì successivamente in Spagna per studiare da vicino la
dittatura di Franco. Nel 1975 pubblicò il nuovo romanzo
L'autunno del
patriarca, torbida e visionaria vicenda di un dittatore imprecisato, di
stampo anch'esso mitico. Nel 1980 abbandonò la Colombia, dove era tornato
per presentare il libro
Cronaca di una morte annunciata, e chiese asilo
politico al Messico. Nel 1982 gli fu assegnato il premio Nobel per la
letteratura. Straordinaria capacità dello scrittore è quella di
trasportare il lettore fuori dal reale, in un mondo dallo spirito semplice che
rasenta la fiaba infantile, e nel contempo mantenerlo legato alla
complessità spirituale tragica e talvolta umoristica della realtà
colombiana. All'amore è dedicato il romanzo
L'amore ai tempi del
colera (1986), ambientato tra Ottocento e Novecento, sullo sfondo delle
lotte tra liberali e conservatori in Colombia. Tra le sue altre opere
ricordiamo:
Dodici racconti raminghi (1992),
Dell'amore e di altri
demoni (1995),
Le avventure di Miguel Littin, clandestino in Cile
(1996),
Scritti costieri (1894-1952) (1996),
Taccuino di cinque
anni (1980-84) (1996),
Come si scrive un racconto (1997),
Notizia
di un sequestro (1998),
Gente di Bogotá,
1954-1955
(1999).
ALTRI CENTRI
Barranquilla
(1.329.579 ab.). Città della Colombia
e capoluogo della provincia dell'Atlántica (3.388 kmq; 2.272.000 ab.),
sorge presso la foce del Rio Magdalena, affacciandosi così sul Mare delle
Antille. Fu fondata nel 1721 ed è il principale porto del
Paese.
Cartagena
(902.688
ab.). Città della Colombia e capoluogo della provincia di Bolívar
(25.978 kmq; 2.137.000 ab.), è posta su una penisola sabbiosa. Nel XVI
sec. Fu congiunta dagli Spagnoli con un canale navigabile al Magdalena, ma,
accresciutosi il tonnellaggio delle navi, il canale divenne inservibile.
Ciò causò la decadenza del traffico. La città esporta
legname, bestiame e tabacco, oltre a oro e platino. Il clima non è
salubre. Fu fondata nel 1533 da Pedro de Heredia. Sede vescovile sin dal 1534,
ebbe da Filippo II (1579) il titolo di città. Fu saccheggiata dai pirati
francesi e inglesi nel XVI e XVII sec.
Pereira
(420.415
ab.). Città della Colombia centrale e capoluogo della provincia di
Risaralda (4.140 kmq; 993.000 ab.), è situata sul versante occidentale
della Cordigliera Centrale. Sorge a 1.424 m s/m., bagnata da un piccolo
affluente del Rio Canco. Mercato agricolo e del bestiame. Industrie del tabacco
e alimentari.
Puerto Carreño
(12.000 ab.). Città della Colombia e
capoluogo della provincia di Vichada (100.242 kmq; 91.000 ab.), è situata
sull'Orinoco, presso il confine venezuelano. È la città più
orientale della Colombia, con un buon porto fluviale il cui traffico riguarda
soprattutto legname, gomma e resine.
Quibdó
(74.588 ab.). Città della Colombia e
capoluogo della provincia di Chocó (46.530 kmq; 412.000 ab.), è
situata sulla sponda sinistra del Rio Atrato. Ha clima umido. Il suo territorio
è coltivato a cacao, canna da zucchero e mais; nel sottosuolo si trovano
oro e rame.
San Juan de Pasto o Pasto
(365.121 ab.). Città della Colombia
e capoluogo
della provincia di Nariño (33.268 kmq; 1.719.000 ab.), è situata
su un altipiano, a 2.594 m s/m., alle falde del vulcano omonimo. Presenta clima
temperato, nonostante si trovi solo a 1°13" di latitudine nord. È
sede universitaria e vescovile. Vi si trovano alcune industrie metallurgiche,
molitorie, dolciarie, della paglia, del tabacco, ecc. Fondata nel 1539 dagli
Spagnoli, durante la guerra d'indipendenza (1882) resistette lungamente agli
insorti. Nel 1832 il Trattato di San Juan de Pasto sancì la scissione
della Colombia e dell'Ecuador dal vicereame della Nueva
Granada.