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Bandiera della Norvegia

La bandiera: rosso con una croce blu contornata di bianco che si estende fino ai bordi della bandiera; la parte verticale della croce è spostata sul lato sollevatore nello stile del Dannebrog (bandiera danese); i colori ricordano le passate unioni politiche della Norvegia con la Danimarca (rosso e bianco) e la Svezia (blu). Inno della Norvegia.

GEOGRAFIA - EUROPA - NORVEGIA

PRESENTAZIONE

La Norvegia è lo Stato più settentrionale dell'Europa ed è attraversato dal Circolo Polare Artico. Confina a Est con la Svezia, a Nord-Est con la Finlandia e la Russia; è bagnato a Nord dal Mar di Barents e dal Mar Glaciale Artico, a Ovest dal Mar di Norvegia, a Sud dal Mare del Nord. Occupa una superficie di 323.758 kmq e ha una popolazione di 5.509.591 (2021) abitanti con una densità media di 14 abitanti per kmq. La regione è abitata da Norvegesi (95,7%) di ceppo germano-scandinavo e da minoranze di Finni (0,3%), Lapponi (0,3%) e altri (3,7%). Due sono le lingue ufficiali: il riksmal o bokmal, molto simile al danese e parlato dalla maggior parte della popolazione; il landsmal o nynorsk o neonorvegese. La religione più praticata è la protestante (88,4%). La Norvegia è una Monarchia costituzionale. Il Parlamento, composto da 165 membri eletti ogni quattro anni a suffragio universale e con sistema proporzionale, si divide in Camera Alta (Lagting), costituita da 41 membri, e Camera Bassa (Odelsting), composta da 124 membri, ed esercita il potere legislativo. Il Governo, formato dal primo ministro e da almeno sette ministri, ha il potere esecutivo ed è responsabile di fronte al Parlamento. Il sovrano, figura puramente rappresentativa, è il capo delle forze armate e della Chiesa di Norvegia. L'unità monetaria è la corona norvegese. La capitale è Oslo (529.454 ab.).

IL TERRITORIO

L'ossatura del territorio norvegese, che si distingue per la sua pressoché assoluta montuosità, è rappresentata dall'allineamento delle cosiddette Alpi Scandinave, che si allungano per oltre 1.500 km in direzione Nord-Est/Sud-Ovest e formano il bordo più occidentale dello scudo baltico, lembo della placca crostale euro-asiatica. Costituito da antichissime rocce granitiche e metamorfiche, lo scudo baltico è rimasto quasi sempre emerso nel corso dei tempi geologici. Interessata dalle orogenesi paleozoiche che ne corrugarono il margine occidentale, tutta questa vasta area venne notevolmente livellata dall'erosione e quindi sollevata nuovamente dal corrugamento alpino durante l'Era cenozoica. Successivamente l'attività delle glaciazioni quaternarie (sviluppatesi nell'arco degli ultimi due milioni di anni con la formazione a più riprese di una spessa calotta di ghiaccio, simile a quella che copre attualmente la Groenlandia) ha sensibilmente contribuito a delineare la fisionomia attuale di tutta l'area finnoscandinava e particolarmente del settore norvegese, dove numerosi ghiacciai scendevano direttamente in mare: i profondi solchi vallivi da essi scavati dopo la loro scomparsa furono invasi dal mare costituendo le attuali tipiche rientranze costiere note con il nome di fiordi. Nelle zone più elevate le montagne norvegesi sono al contrario caratterizzate da forme morbide e da profili arrotondati, spesso articolandosi in vasti altopiani variamente ondulati (vidder) e incisi da ampie e profonde valli glaciali. I loro versanti esterni, tuttavia, presentano un profilo più scosceso e forme più aspre, come conseguenza di una ripresa dell'erosione fluviale nuovamente sostituitasi a quella glaciale. Dell'antica calotta glaciale è rimasto ben poco: alcuni lembi residui che ricoprono ancora le parti più elevate dei massicci interni (oltre i 1.500 m di quota) costituendo i cosiddetti isefjelde, tra i quali quello dello Jostedal che, con i suoi 486 kmq, è tra i maggiori d'Europa. Nel massiccio dello Jotunheim, invece, sempre nella Norvegia centrale, i ghiacciai hanno un aspetto simile a quelli alpini, con un ampio circo e una lingua che scende verso quote più basse: in questa zona, dall'aspetto desolato per la mancanza di vegetazione arborea, il rilievo raggiunge le massime altitudini del Paese con i 2.469 m del Galdhöpiggen e i 2.470 m del Glittertinden. Tra le isole che fronteggiano le coste della Norvegia i principali raggruppamenti sono rappresentati dagli arcipelaghi delle Lofoten e delle Vesterålen, situati oltre il Circolo Polare Artico. Il clima della Norvegia è essenzialmente marittimo, influenzato dall'azione mitigatrice della calda Corrente del Golfo che risale le coste fin oltre Capo Nord, impedendo in tal modo la formazione dei ghiacci marini durante l'inverno (del che se ne avvantaggia l'attività dei porti), e dal soffio dei venti occidentali che portano l'umidità dell'Atlantico. Questi, infatti, scaricano sulle coste e sulle montagne norvegesi abbondanti precipitazioni che possono superare localmente anche i 2.000-3.000 mm annui (come a Bergen, dove se ne registrano circa 2.350). Le temperature invernali, a parte le zone montuose dell'interno, dove è decisiva l'influenza dell'altimetria, non sono molto basse nonostante l'elevata latitudine: solo a Nord di Trondheim i valori medi di gennaio scendono al di sotto, sia pure di poco, dello zero. Le estati però sono piuttosto fresche e ventilate, con frequenti precipitazioni meno abbondanti che nelle altre stagioni (i massimi si registrano nei mesi autunnali). Le zone sud-orientali e nord-orientali hanno invece un tipo di clima più continentale, con inverni freddi e precipitazioni più scarse: a Oslo le temperature medie mensili oscillano dai 2-3°C in gennaio ai 19°C in luglio, mentre a Vardo sul Mare di Barents le stesse vanno dai 4°C in gennaio ai 10°C in luglio. A Bergen, invece, una delle località più beneficiate dai tepori atlantici, si registrano in media 2°C in gennaio e 16°C in luglio. La rete idrografica è caratterizzata da corsi d'acqua brevi che scorrono in valli articolate e profonde, spesso interrotti da brusche variazioni di pendio e da cascate. Nelle regioni centro-meridionali del Paese i corsi d'acqua sono più lunghi e i bacini più estesi, come quelli del Glomma (che con i suoi 598 km di percorso è il più lungo fiume della Scandinavia), che drena i massicci del Dovrefjell e dello Jotunheimen; del Låagen (297 km), che sfocia in prossimità del fiordo di Oslo. Nel Telemark l'idrografia ha un carattere centrifugo, diramandosi i corsi d'acqua dal massiccio interno dell'Hardangervidda. Più sviluppata è nelle estreme regioni settentrionali: nel Finnmark il Tana (322 km) segna in parte il confine con la Finlandia prima di sfociare a Ovest della penisola di Varanger. Il regime dei fiumi norvegesi è caratterizzato da piene tardo-primaverili nelle regioni settentrionali, mentre in quelle meridionali esse tendono a spostarsi verso i mesi autunnali e invernali. Numerosi sono i bacini lacustri, sia naturali che artificiali, che occupano in genere il fondo di solchi vallivi. Il più esteso è quello di Mjøsa (368 kmq e più di 400 m di profondità) che interrompe il corso del Glomma a Nord-Est di Oslo. L'umidità del clima ha favorito lo sviluppo delle formazioni forestali che in Norvegia occupano circa un quarto del territorio. Esse sono costituite da boschi di conifere con pini silvestri e abeti che si spingono fino a 500-1.200 m di quota a seconda della latitudine, diradandosi gradualmente e mescolandosi a una sottile fascia di betulle, per lasciar posto a distese di lande erbose e praterie d'alta montagna e di ambiente subartico e quindi a vere e proprie tundre che si rivestono di una variegata fioritura durante i brevi calori estivi. Nelle zone meridionali e occidentali, a Sud della latitudine di 64°, alle conifere si mescolano sempre più frequentemente le latifoglie con faggi, querce, olmi. Diffusa è pure la betulla, che resiste nelle zone più fredde e settentrionali meglio anche delle stesse conifere. La flora norvegese, che ha caratteri molto simili a quella alpina, si distingue inoltre per la sua notevole varietà, ricca com'è di circa 2.000 specie. La fauna è rappresentata da un numero abbastanza elevato di specie con caratteri tanto artici quanto meridionali. Tra le specie artiche si segnalano la renna, generalmente allevata ma che vive allo stato selvatico anche sull'Hardangervidda, la lepre polare, la volpe delle nevi e il diffuso lemming; tra quelle meridionali, il cervo, il lupo, l'orso (di cui sopravvivono pochi esemplari), la lince, la lontra. Particolarmente abbondanti sono le specie ittiche di acqua dolce (carpe, salmoni, trote). Tipici della fauna marina, oltre ad aringhe e merluzzi, sono la foca e, sempre più rara, la balena bianca. Sulle coste settentrionali, infine, nidificano moltitudini di uccelli marini, in maggioranza costituiti da specie migratorie.

Cartina della Norvegia

Cartina della Norvegia

Presentazione della Norvegia

Presentazione della Norvegia (english version)

PARCHI NAZIONALI E AREE PROTETTE

Tra i Paesi europei, la Norvegia ha provveduto solo in tempi recenti all'istituzione di aree naturali protette. Il primo Parco nazionale è stato infatti aperto solo nel 1962, ma ad esso ne sono seguiti numerosi altri. Attualmente se ne contano 19 nella Norvegia continentale, con una superficie complessiva di circa 19.000 kmq. Se ne aggiungono altri nelle isole Svalbard per circa 9.500 kmq, oltre a numerose riserve naturali e altre aree protette per circa 7.000 kmq.

Hardangervidda

E' il più grande parco nazionale (3.422 kmq), nella Norvegia meridionale, tra Oslo e Bergen. Comprende un vasto altopiano modellato su scisti e graniti, con numerose incisioni vallive ricoperte di boschi di aghifoglie e di betulle nane, sassifraghe, muschi, licheni, dove pascolano le renne. Assai varia l'avifauna, con pivieri, beccaccini, picchi, civette e molte specie acquatiche che popolano i laghi.

Øvre Anarjåkka

Su un'area di 1.399 kmq, al confine con la Finlandia, è posto a modesta altitudine (meno di 500 m). Il paesaggio è tipico della tundra, spesso interrotta da boschi di betulle e da acquitrini. La fauna selvatica è rappresentata da alci, piccoli roditori (tra cui il caratteristico lemming) e da uccelli come poiane, gufi, codirossi, cigni selvatici.

Børgefjell

Occupa una vasta area montuosa (1.107 kmq) nella Norvegia settentrionale, al confine con la Svezia, che culmina nei 1.699 m del Kvigtind. Il paesaggio vegetale è costituito da brughiere, tundre e da boschi di conifere solo al di sotto dei 600 m. Tra le specie dell'avifauna, tipico è il falco pescatore, oltre ad aquile reali, poiane, pernici, ecc. Tra i mammiferi selvatici, renne, cervi, alci, lepre e anche orsi bruni.

Øvre Dividal

Nella Norvegia settentrionale, poco a Sud-Ovest di Tromsø, al confine con la Svezia, si stende per 743 kmq su un altopiano dominato da cime granitiche che culminano nei 1.428 m dello Jerta. Interessante è il paesaggio, con boschi di conifere, ontani e betulle nelle zone più basse e praterie di montagna con una ricca flora: il ranuncolo dei ghiacciai, il rododendro di Lapponia e il cerastio artico. Oltre a una variegata avifauna (tordi, poiane, pernici, ecc.), tra i mammiferi ci sono l'orso bruno, la lince e il ghiottone.

Rondane

Fra i più bei parchi nazionali della Norvegia, ampio 580 kmq, è situato nella parte centro-meridionale del Paese, circa 200 km a Nord di Oslo. Presenta un paesaggio alpestre e molte cime oltre i 2.000 m di altezza (Rondslottet, 2.178 m). La vegetazione è costituita da praterie e tundre d'alta montagna, con salici nani, ranuncoli, sassifraghe, ecc. Boschi di betulle rivestono le pendici più basse. Ricco è il patrimonio faunistico: renne selvatiche, volpi, ghiottoni, ermellini, donnole, alci, visoni, ecc. Numerose le specie di uccelli (poiane, gheppi, aquile reali, pivieri, pernici bianche, ecc.).

Ånderdalen

Posto a Sud-Ovest di Tromsø, comprende una parte dell'isola di Senja (69 kmq) con tratti costieri e foreste di conifere e betulle. Caratteristiche sono le diverse varietà di orchidee. La fauna è composta da alci, renne, volpi, lontre, ermellini e uccelli (cigni, aquile, pispole, codirossi, ecc.). Ricca anche la fauna ittica dei laghi e dei corsi d'acqua.

Isole Svalbard

Nordvest-Spitsbergen

(3.560 kmq), paradiso della renna delle Svalbard e dei trichechi.

Forlandet

(640 kmq), dai numerosi ghiacciai e popolato da uccelli marini.

Sør-Spitsbergen

(5.300 kmq), con nevi e ghiacci perenni.

Saltfjellet-Svartisen

Situato (2.105 kmq) nella contea del Nordland, si etsnde dalla costa al confine con la Svezia; comprende il secondo ghiacciaio del Paese, lo Svartisen (370 kmq).

Jostedalsbren

Si estende (1.310 kmq) tra il Sognefjord e il Nordfjord; comprende il più grande ghiacciaio d'Europa (815 kmq).

Jotunheimen

Si estende (1.145 kmq) a Est del Sognefjord. Qui sono i rilievi più alti del Paese (Galdhöpiggen, 2.469 m e Glittertinden, 2.740 m), con molti ghiacciai di tipo alpino.

Forollhogna

Si estende (1.062 kmq) a Est della Norvegia. E' parco nazionale dal 2001 per preservare la particolare vegetazione di ambiente alpino.

Reisa

Si estende (803 kmq) nella valle della Reisa a Est di Tromsø.

Femundsmarka

Si estende (390 kmq) al confine con la Svezia, nella parte centro-meridionale del Paese. Prende il nome dal lago Femund.

Dovrefjell-Sunndalsfjella

Inaugurato nel 1974 con una superficie di 256 kmq, è divenuto, dal 2002, la più vasta area protetta di tutto il territorio norvegese (4.367 kmq), estendendosi a Nord e a Ovest della prima riserva naturale situata a Sud di Trondheim. È l'unico a ospitare il bue muschiato allo stato brado.

Gressåmoen

Si estende (182 kmq) nella Norvegia centrale, a Est del lago Snåsavatn, con belle foreste di abete rosso.

Rago

Si estende (167 kmq) in una regione montuosa al confine con la Svezia, nel Nord del Paese (Nordland).

Stabbursdalen

Si estende (98 kmq) nella Norvegia settentrionale, 100 km da Capo Nord. Ospita la foresta di pini più a Nord d'Europa.

Øvre Pasvik

Si estende (67 kmq) al confine con la Russia e la Finlandia, con una foresta di pini e betulle.

Gutulia

Si estende (19 kmq) nella parte centro-meridionale del Paese. Fra i parchi più piccoli, è ricco di depositi morenici.

Ormtjernkampen

Il più piccolo parco nazionale norvegese (9 kmq), prende il nome dall'omonimo rilievo (1.128 m) a Ovest di Lillehammer.

Spot

Spot

Mappa della Norvegia

L'ECONOMIA

Per la sua costituzione fisica e per la sua posizione geografica, la Norvegia è un Paese che è sempre stato proiettato sul mare, con una vocazione plurisecolare per la navigazione e il commercio, ulteriormente confermatasi anche dopo il distacco dalla Svezia (1905) e la pacifica conquista dell'indipendenza. Già nel periodo tra le due guerre mondiali la Marina norvegese era una delle prime del mondo. La pesca costituiva allora la più importante delle risorse interne, mentre la carenza di materie prime alimentava un notevole flusso di importazioni di prodotti finiti. Tuttavia, la crescente disponibilità di energia idroelettrica, oltre che del carbone delle Svalbard, cominciava a porre le premesse per una più ampia industrializzazione che caratterizzò soprattutto gli anni successivi all'ultimo conflitto mondiale. I settori sviluppatisi più rapidamente in questo periodo furono quello estrattivo e manifatturiero, unitamente a quelli tradizionali della cantieristica, della pesca e dello sfruttamento forestale. Il benessere sociale raggiunto con lo sviluppo dell'economia venne mantenuto a prezzo di notevoli sacrifici anche nel corso dell'ultimo ventennio del XX sec., quando, superata la crisi energetica mondiale, il Paese dovette affrontare una serie di profondi mutamenti strutturali, evidenziati dal ridimensionamento delle attività tradizionali come la pesca e dall'avvio di nuove produzioni industriali tecnologicamente avanzate, oltre che dalle possibilità offerte dallo sfruttamento dei ricchi giacimenti petroliferi e metaniferi (entrati in produzione già all'inizio degli anni Settanta del XX sec.) della piattaforma sottomarina costiera. Stimolata dal progressivo aumento della produzione petrolifera, l'economia norvegese ha registrato un notevole sviluppo, consentendo al Paese di ritenere superflua la stessa adesione all'Unione europea (respinta con il referendum del novembre 1994). Attualmente il tenore di vita è uno dei più elevati del mondo, con un reddito pro-capite altissimo. Il 2% della popolazione attiva è addetta ai settori primari (agricoltura, foreste, pesca) e il 31% al settore estrattivo e manifatturiero. Altri elementi positivi dell'economia norvegese sono il basso livello dell'inflazione e della disoccupazione, nonché un bilancio statale fortemente in attivo dopo l'ammortamento degli investimenti effettuati dallo Stato nel settore petrolifero. La produzione dei combustibili liquidi e gassosi (petrolio e metano) contribuisce a circa un quarto della formazione del PIL, monopolizzando più del 40% del valore delle esportazioni. I principali giacimenti sono ubicati nel Mare del Nord (Ekofisk, Heimdal, Cullfaks, Statfjord), mentre le intense ricerche lungo la piattaforma costiera, specialmente al largo di Tromsø e di Trondheim, ma anche nel settore norvegese del Mare del Nord, hanno portato alla scoperta di nuovi e ricchi giacimenti di gas. La produzione di combustibili è completata dal carbon fossile delle Svalbard, alla cui estrazione è interessata anche la Russia, ma che fornisce modeste quantità di antracite. Per il resto il sottosuolo norvegese non appare molto ricco, a eccezione del ferro proveniente dai giacimenti delle regioni centro-settentrionali (Fossdalen, Mo i Rana, Sydvaranger). Tra gli altri minerali vanno segnalati pirite, rame, vanadio, molibdeno, piombo, zinco, titanio. L'energia elettrica è interamente di derivazione idrica, grazie all'intenso sfruttamento di questa abbondante risorsa naturale. Con lo sviluppo delle innovazioni tecnologiche e dell'informatica, e, sotto la spinta delle accresciute disponibilità energetiche, hanno ripreso vigore i settori della chimica, delle costruzioni e della lavorazione dei minerali metalliferi. Al riguardo, particolarmente sviluppata è l'elettrometallurgia (con impianti a Stavanger, Kristiansund, Tyssedal) per la produzione di ghisa, ferroleghe, acciaio, alluminio e altri metalli, la petrolchimica (con raffinerie a Bergen, Stavanger, Slagen) e la chimica con la produzione di fertilizzanti, acidi vari e materie plastiche. Notevolmente ridimensionato appare il settore cantieristico, che peraltro vanta in Norvegia tradizioni secolari (i principali cantieri navali sono ubicati a Oslo, Stavanger, Bergen, Trondheim), anche se parzialmente riconvertito alle esigenze dell'industria petrolifera offshore. Notevole importanza riveste anche l'industria del legno, con la fabbricazione di cellulosa e carta da giornale. Tra le industrie tradizionali sono ampiamente diffuse quelle alimentari (in cui prevalgono gli impianti per la lavorazione e la conservazione dei prodotti ittici), tessili (con produzione di raion, lana, cotone), i birrifici, i tabacchifici, i cementifici. Appena il 3% della superficie territoriale è coltivato, mentre circa un quarto della stessa è ricoperto da foreste. L'agricoltura e l'allevamento sono diffusi soprattutto nelle regioni meridionali (Telemark). La prima, caratterizzata dal dominio della piccola proprietà coltivatrice, fornisce in prevalenza cereali. Di questi, i più diffusi, anche per le particolari condizioni climatiche, sono l'orzo e l'avena. Sono comunque coltivati anche frumento e segale. Altra produzione di rilievo è quella della patata. Nelle zone più meridionali non mancano anche colture ortofrutticole (mele, cavoli). Il patrimonio zootecnico è costituito in prevalenza da ovini, bovini e suini. Nel Finnmark i sami allevano la renna. È piuttosto diffuso l'allevamento di animali da pelliccia (volpi, visoni). Lo sfruttamento forestale fornisce abbondante legname (prevalentemente da resinose), proveniente per lo più dalle regioni centro-orientali. Pur avendo perso l'importanza che aveva un tempo nel quadro dell'economia nazionale, la pesca conserva tuttavia il suo primato a livello europeo. Essa viene effettuata nei mari circostanti (Mar di Norvegia, Mare del Nord, la cui pescosità è favorita dai contrasti termici e dalla forte ossigenazione provocati dalla Corrente del Golfo) e in ancor più lontani distretti oceanici da una attrezzata e moderna flottiglia peschereccia che ha le sue basi a Bergen, Trondheim, Stavanger e in numerosi altri porti dove sono anche ubicati gli impianti per la lavorazione del pescato. Questo è costituito in gran parte da aringhe, quindi da merluzzi (provenienti dai banchi delle Lofoten), sgombri, acciughe (distretto di Stavanger). Ancora molto diffusa è la caccia alla foca e alla balena. Cronicamente deficitaria in passato, la bilancia commerciale norvegese solo con lo sviluppo della produzione petrolifera ha registrato considerevoli saldi attivi in questi ultimi anni. Le principali esportazioni riguardano naviglio, minerali, carta, prodotti ittici, prodotti petroliferi, pasta di legno. Principali partner commerciali della Norvegia sono il Regno Unito, la Germania, la Svezia e i Paesi Bassi. Nel settore delle comunicazioni, una posizione di preminenza è occupata dalla navigazione marittima. A livello mondiale, la flotta mercantile norvegese è una delle più importanti. Porti principali sono Oslo, Bergen, Stavanger, Trondheim, Narvik (utilizzato soprattutto per l'esportazione del minerale di ferro dalle miniere svedesi di Kiruna e Gällivare), Tonsberg, Sandefjord, Porsgrunn. Per contro le comunicazioni interne sono molto ostacolate dalle avversità morfologiche e climatiche: la rete ferroviaria è lunga appena 4.077 km e quella stradale 91.910 km (di cui 590 di autostrade). Sviluppato, in proporzione, è il traffico aereo interno, reso necessario dalle lunghe distanze tra le estreme località del Paese. I principali scali internazionali sono a Oslo (Fornebu) e a Bergen (Fresland). Il turismo è divenuto una delle componenti rilevanti dell'economia norvegese.

LA CACCIA ALLA BALENA

Benché fosse più avventurosa e pericolosa di oggi, la caccia alla balena era un tempo molto praticata. Le imbarcazioni erano a remi e i cacciatori disponevano soltanto di arpioni a mano, che venivano lanciati quando la balena usciva in superficie. Oggi la caccia alla balena è in diminuzione soprattutto per la regolamentazione imposta per proteggere la specie. Il periodo e le zone di caccia sono limitati: si caccia solo nei mari a Sud dei 40° di latitudine, fra la Patagonia e l'Australia, e nel Pacifico settentrionale a Nord del Giappone e della California. Sono inoltre in vigore leggi severe per tutelare la sopravvivenza delle madri e delle balene gravide, degli esemplari giovani e di quelli che non raggiungono la dimensione minima stabilita. Infine è stato limitato il numero degli esemplari che si possono catturare annualmente. La caccia alla balena oggi si effettua con flotte costituite da baleniere, navi-officina e navi-frigorifero. Le balene vengono individuate con il radar, uccise con arpioni elettrici e issate sulle navi-officina per mezzo di piani inclinati. Il sezionamento e la lavorazione dei cetacei uccisi avvengono immediatamente a bordo; il grasso è separato dalla carne e viene utilizzato nell'industria chimica e alimentare. Tutte le parti preparate sono conservate in celle frigorifere. I Norvegesi praticano la pesca alla balena nei mari artici e antartici; dispongono di flotte ben attrezzate con baleniere che vanno da 100 a 500 tonnellate e navi-officina che raggiungono anche le 30.000 tonnellate. Il numero di balene catturate ogni anno si aggira intorno ai trenta esemplari. La maggior parte delle spedizioni parte da Tonsberg, porto baleniero sull'Oslofjord.

CENNI STORICI

Verso il 7000 a.C. l'aspetto della penisola scandinava non doveva essere molto dissimile dal paesaggio della Groenlandia attuale. Con il graduale ritrarsi dei ghiacci, la flora e la fauna della tundra artica diedero sufficiente sostentamento alle prime popolazioni dell'Età della Pietra di cui si sono ritrovate tracce di insediamento in Norvegia; tuttavia pare che si fossero già verificate migrazioni in quest'area prima del termine dell'ultima glaciazione, nel 10000 a.C. A partire dal 4000 a.C. si diffonde l'agricoltura. Un brusco cambiamento di clima segnò il passaggio all'Età del Ferro. Intorno al 500 a.C. la temperatura diminuì e i boschi cedui cedettero il passo a betulle e abeti, che costituiscono il paesaggio odierno. Dall'inizio della nostra era fino all'800 d.C. si sviluppò una società contadina sempre più stratificata, in cui il capo della comunità locale, lo høvding, veniva considerato anche capo religioso e giuridico. Una fonte inglese ci ha lasciato la descrizione del saccheggio nel 793 del monastero di Lindisfarne, sulla costa orientale dell'Inghilterra, avvenimento con cui solitamente si fa iniziare l'epoca dell'espansione vichinga. Essa ci offre un quadro parziale dei Vichinghi e del loro modo di vivere: un popolo pagano e selvaggio proveniente dal Nord che terrorizzava l'Europa saccheggiando, distruggendo e seminando morte. In patria erano agricoltori autosufficienti e vivevano lungo i fiordi e nelle vallate della Norvegia. La nascita di un potente Regno islamico, il califfato di Baghdad, stimolò una forte richiesta di schiavi e pellame: è essenzialmente in questa direzione che si avviarono i commerci dei Vichinghi svedesi, che si spinsero dal golfo di Finlandia attraverso la Russia, lungo il corso dei grandi fiumi. Le prime mete della colonizzazione norvegese intorno all'800 furono le Isole Fær Øer e gli arcipelaghi a Nord della Scozia, Orcadi, Shetland ed Ebridi, da cui proseguirono intorno all'850 per depredare le coste di Scozia, Inghilterra e Irlanda, fino a colonizzare l'Islanda. Si spinsero poi più a Sud, costeggiando la penisola iberica, e giunsero in Italia settentrionale. Alla fine del X sec., quando la terra coltivabile divenne insufficiente anche in Islanda, Erik il Rosso guidò parte delle sue genti in Groenlandia, da dove il figlio, Leiv Eiriksson, partì alla volta del continente americano per sbarcare a Terranova, in Canada. Il commercio nel periodo vichingo acquistò sempre maggiore importanza e portò alla fondazione di centri commerciali e città: in Norvegia, per esempio, si sviluppò Kaupang, nel fiordo di Oslo. Uno dei principali motivi di successo di questa enorme espansione del popolo vichingo è da ricercarsi nell'abilità raggiunta nella costruzione delle imbarcazioni: navi leggere e veloci dalle caratteristiche vele quadrate, con scafo poco profondo che rendeva possibile l'attracco ovunque. Ma si deve anche tener presente che le aree di conquista erano scarsamente abitate e quindi opponevano poca resistenza agli invasori: nel IX sec. il Regno di Carlo Magno si stava disgregando e i suoi feudatari erano indeboliti da guerre intestine. Intorno al Mille le rotte commerciali si spostarono verso il Mediterraneo e il ruolo giocato dalla Scandinavia e dal popolo vichingo perse gradualmente importanza. La vittoria nella battaglia di Hafrsfjord, nel 900, permise a Harald Hårfagre di assoggettare tutta la Norvegia meridionale e occidentale. Il processo di unificazione riprese con Olav Haraldsson, noto come Olav il Santo, che regnò sulla Norvegia dal 1018 al 1030. Dopo essersi convertito al Cristianesimo in Normandia, fece ritorno in Norvegia e iniziò a consolidare il Regno sottoponendo gli høvding a vincoli di tipo feudale e imponendo il Cristianesimo quale unica religione. Olav fondò le basi dell'organizzazione ecclesiastica in Norvegia e pose i vescovi a capo della Chiesa: tale decisione, sancita a Mostertinget nel 1020, implicò però l'estromissione degli høvding dal loro ruolo di capi religiosi della comunità. Alcuni di essi cercarono pertanto appoggio presso il re danese Knut il Potente. Nel 1030 Olav perse la vita nella famosa battaglia di Stiklestad, nel Trøndelag, ma la sua morte da martire contribuì a rafforzarne la leggenda e il suo nome rimase indissolubilmente legato all'unificazione e alla cristianizzazione della Norvegia. Dopo una breve dominazione danese, il Regno tornò al figlio di Olav, Magnus, a cui seguì un secolo di pace. Vennero fondate in questo periodo su ordine del re le prime grandi città della Norvegia: i quattro principali centri nel Medioevo furono Nidaros (Trondheim), sede della prima diocesi norvegese dal 1152, Bjørgvin (Bergen), Tunsberg e Oslo. Furono costruiti imponenti edifici in pietra e numerose chiese in legno, le stavkirker. Dal 1130 al 1217 si succedettero con alterne vicende le lotte tra i pretendenti al trono, che indebolirono il Regno e offrirono alla Chiesa la possibilità di rafforzare il proprio potere. È del 1163, con Magnus Erlingsson, la prima incoronazione a re da parte di un vescovo in Scandinavia; contemporaneamente fu proclamata la riforma delle norme di successione che sancì il diritto del primogenito legittimo. Magnus, di soli 7 anni, e il padre Erling Skakke che reggeva in sua vece, furono osteggiati da Sverre; questi con il suo esercito di birkebeiner (così chiamati per le calzature ricoperte di corteccia di betulla) iniziò la conquista del Paese riuscendo a uccidere Magnus ed Erling, ma non ad assoggettare l'intero Regno, successo che arrise al nipote, Håkon Håkonsson: con il suo dominio, nel 1217, terminò la guerra civile ed ebbe inizio un periodo di pace e fioritura delle arti. All'inizio del XIV sec. la popolazione della Norvegia era al suo apogeo, ma in breve iniziò il lungo periodo di decadenza che vide il numero degli abitanti ridotto della metà, lo Stato in rovina e l'economia totalmente dipendente dai Regni vicini. Vari furono i motivi alla base di questa decadenza. Nel 1349 l'epidemia di peste nera, che stava imperversando in Europa, colpì anche la Norvegia, falcidiandone la popolazione. Nel 1319 diventò re di Svezia Magnus Eriksson, che nello stesso anno ereditò il trono di Norvegia, unendo così temporaneamente le due corone. Il figlio Håkon VI Magnusson sposò la regina Margreta, figlia di re Valdemar Atterdag di Danimarca, alla morte del quale nel 1375 gli successe il figlio di Margreta, Olav IV, che nel 1380, morto Håkon VI, ereditò anche il trono norvegese. Ebbe inizio così l'unione della Norvegia con la Danimarca, che si sciolse solo nel 1814. Dopo pochi anni morì Olav IV e la madre Margreta operò per conquistare anche la Svezia: è del 1397 l'incontro di Kalmar, in cui Erik di Pomerania fu incoronato monarca dei Tre regni. La Svezia fu poi con alterne vicende esclusa o parte dell'unione. Dal 1533 al 1536 si svolse in Danimarca la cosiddetta Lotta dei Conti, per la scelta del successore al trono: vinse la nobiltà protestante e salì al trono Kristian III. Una delle sue prime azioni fu quella di introdurre nel Paese la Riforma di Lutero. Il vescovo di Nidaros, Olav Engelbrektsson, capo del Consiglio di Stato norvegese, tentò di salvare la Chiesa cattolica in Norvegia chiedendo aiuto all'imperatore Carlo V e attuando una disperata rivolta. Ma lo sperato aiuto dalla Germania non arrivò, né l'insurrezione fu appoggiata dal popolo: il vescovo fu costretto a fuggire e l'esercito di Kristian III occupò la Norvegia, che dal 1536 divenne così provincia danese. La religione cattolica fu sostituita dalla Chiesa di Stato evangelico-luterana, con a capo il re, che confiscò e incamerò tutti i beni del clero. Anche se in Norvegia la lingua ufficiale diventò il danese, il Paese mantenne una propria identità e fu considerato dalla Danimarca una unità amministrativa a parte, con un proprio governatore. Nel XVI sec. la Danimarca-Norvegia era più potente della Svezia, ma nel secolo successivo le posizioni si rovesciarono. All'inizio della guerra dei Trent'anni (1618-48) il Regno gemello tentò di ostacolare l'espansione della Svezia, ma fu sconfitto dalle truppe cattoliche; anche un successivo tentativo per via diplomatica non ebbe il risultato sperato. La Svezia, con re Gustav II Adolf della dinastia dei Vasa, consolidò la sua posizione di Stato più potente dell'Europa settentrionale e raggiunse l'estensione più vasta che avesse mai avuto (quasi il doppio di quella attuale) dominando l'accesso al Mar Baltico. Con la Pace di Roskilde (1658) Fredrik III dovette cedere alla Svezia le province norvegesi di Jemtland, Herjedalen, Båhuslen, oltre che Halland e Skaane. La provincia di Trondheim fu riacquistata dalla Danimarca-Norvegia dopo la sconfitta della Svezia nel 1660 e la successiva Pace di Copenaghen. I primi decenni del XVIII sec. furono caratterizzati dalla Guerra Nordica. Il Regno gemello Danimarca-Norvegia si coalizzò con Polonia e Russia contro la Svezia, in quel periodo governata da Karl XII. Il re svedese conseguì inizialmente alcune vittorie, ma in seguito alla sua morte e alla successiva pace (1718) la Svezia perse definitivamente il suo ruolo egemone. Dal 1720 al 1800 la Norvegia godette di un lungo periodo di pace, interrotto solo nel 1788 dalla cosiddetta guerra dei Mirtilli, che la vide alleata alla Russia contro la Svezia. Fredrik IV instaurò un regime autocratico e sfruttò il periodo di pace per far progredire economicamente il Regno gemello. La flotta mercantile norvegese fu in continua crescita e sostenne lo sviluppo delle esportazioni verso Gran Bretagna e Olanda. Si intensificarono gli scambi sia in campo commerciale che culturale. L'inizio del XIX sec. fu segnato dalle guerre napoleoniche. Nonostante il cannoneggiamento inglese di Copenaghen nel 1801, capitanato dal comandante Nelson, la Danimarca-Norvegia riuscì a rimanere neutrale fino al 1807, quando l'Inghilterra entrò in guerra con la Francia. Alleandosi con i Francesi il Regno gemello si pose allora contro la Svezia. Fu la Norvegia a subire maggiormente le conseguenze disastrose della guerra e del blocco navale dell'Inghilterra. Con il Trattato di Kiel (14 gennaio 1814) i vincitori tolsero la Finlandia alla Svezia e la diedero alla Russia; per compensarne la perdita, la Norvegia fu ceduta alla Svezia e quindi separata dalla Danimarca dopo 434 anni: terminò così la "quadrisecolare notte", come la definì Ibsen nel Peer Gynt. Per contrastare i piani dell'unione tra Norvegia e Svezia fu scelto reggente di Norvegia l'erede al trono danese Kristian Fredrik. Il principe e 112 rappresentanti eletti dal popolo si riunirono a Eidsvoll e il 17 maggio 1814 firmarono la Costituzione e proclamarono l'indipendenza della Norvegia. La Svezia reagì imponendo con la forza delle armi (30 luglio - 14 agosto) la realizzazione dell'unione prevista dal Trattato di Kiel: nella convenzione di Moss la Svezia accettò la Costituzione di Eidsvoll e la convocazione dell'Assemblea nazionale, lo Storting. Il 10 ottobre il nuovo Parlamento norvegese approvò l'unione con la Svezia e Bernadotte, maresciallo di Napoleone, salì al trono come Karl XIV/III di Svezia e Norvegia. La saggezza del suo governo lo rese un sovrano amato anche in Norvegia. Dal 1838 lo Storting norvegese ottenne di utilizzare la propria bandiera; nel 1848 nacque il primo movimento operaio capeggiato da Thrane; nel 1898 fu concesso il suffragio universale, esteso nel 1913 alle donne. La cultura fiorì, la politica economica fu caratterizzata dal liberalismo. Nel 1864 Danimarca e Germania ripresero le ostilità; il sovrano svedese, nipote di Karl III, promise di inviare in aiuto truppe svedesi e norvegesi, ma i Parlamenti dei due Paesi rifiutarono, determinando così l'isolamento e la sconfitta della Danimarca. Lo scioglimento ufficiale dell'unione con la Svezia ebbe luogo nel 1905, quando il primo ministro norvegese Kristian Michelsen dichiarò che Oscar II non era più governatore della Norvegia, atto ratificato successivamente dal Trattato di Karlstad. Il figlio di Oscar II, Karl, accettò di diventare re di Norvegia assumendo il nome di Håkon VII, mentre suo figlio Olav V gli successe nel 1957 sino al 1991 quando, alla sua morte, il potere fu assunto da Harald V. I primi trent'anni del Novecento, dopo un massiccio esodo di parte della popolazione verso il Nord-America (oltre 750.000 emigrati tra il 1825 e il 1925), portarono alla Norvegia un periodo di stabilità e progresso: fu installata la prima linea telefonica a Oslo e la corrente elettrica per le vie di Hammerfest; nel 1911 l'esploratore norvegese Roald Amundsen scoprì il Polo Sud. Nel 1920 fu firmato il Trattato delle Svalbard, che sancì la piena sovranità della Norvegia sulle isole omonime, si sviluppò l'industria navale e l'indotto a essa collegato. Purtroppo la Grande Depressione che caratterizzò la fine degli anni Venti del Novecento negli USA, si rifletté anche in Norvegia: nel 1932 il tasso di disoccupazione era al 42% e nel 1933 numerosi scioperi bloccarono le attività industriali. Sempre lo stesso anno nacque un nuovo partito di destra: il Nasjonal Samling (Unità Nazionale), che si oppose al dominante Partito laburista. La Norvegia rimase estranea alla prima guerra mondiale, ma fu coinvolta dalla seconda, nonostante la dichiarazione di neutralità. Un attacco improvviso delle truppe tedesche ai principali porti norvegesi, il 9 aprile 1940, colse il Paese del tutto impreparato. Il re e il governo riuscirono a fuggire ad Hamar: da qui respinsero la richiesta del ministro tedesco di affidare il governo a Vidkun Quisling, capo del partito di Unità Nazionale in Norvegia, e lanciarono al popolo un appello alla resistenza. Forze alleate (britanniche, francesi e polacche) giunsero in aiuto della Norvegia, attaccando la flotta tedesca nei porti di Kristiansand, Bergen e Narvik. Il 7 giugno la Norvegia fu costretta a capitolare; re e governo si rifugiarono a Londra. Il bilancio della guerra dopo l'8 maggio 1945, data in cui gli Alleati accettarono la resa del generale tedesco Böhme a Lillehammer, fu pesantissimo: il Paese ne uscì devastato, intere regioni come il Troms e il Finnmark furono rase al suolo. Gli aiuti del Piano Marshall consentirono alla Norvegia del dopoguerra di rinascere. L'economia decollò negli anni '70 con la ricchezza creata dal petrolio del Mare del Nord. Nel 1949 la Norvegia fu tra i primi Paesi a entrare a far parte della NATO. Il ministro degli Esteri norvegese Trygve Lie divenne il primo segretario generale delle Nazioni Unite. Dal 1960 la Norvegia fece parte dell'EFTA, l'Associazione Europea di Libero Scambio, e dal 1994 del SEE, Spazio Economico Europeo, sottoscritto dai Paesi dell'Unione europea e dell'EFTA. Nel 1972 e poi nuovamente nel 1994 la Norvegia votò a stretta maggioranza contro l'ingresso nell'Unione europea. Il Partito laburista continuò a conservare la guida del Paese (dal 1935), salvo alcune brevi parentesi conservatrici. Nel marzo 2000 il primo ministro cristiano-democratico Kjell Magne Bondevik si dimise con tutto l'Esecutivo; il re designò suo successore Jens Stoltenberg del Partito socialdemocratico. Il 2001 si aprì nel segno della mobilitazione civile: in gennaio l'omicidio di un adolescente di colore da parte di tre giovani neo-nazisti provocò la rabbia di migliaia di Norvegesi scesi in piazza a protestare, come fecero anche in occasione della decisione governativa di riprendere le esportazioni di carne di balena. In settembre il Governo socialdemocratico di Stoltenberg dovette far fronte alla difficoltà determinata dai risultati delle elezioni generali alle quali nessun partito riuscì a ottenere una maggioranza di rilievo. Dopo un mese di trattative, i tre partiti maggiori, i Conservatori, i Partito dei cristiano-democratici e i Liberali, si accordarono per formare un Governo di coalizione con il supporto del Partito del progresso, di estrema destra: primo ministro venne designato ancora Bondevik. Le elezioni politiche per la formazione del nuovo Parlamento tenutesi in Norvegia nel settembre 2005 diedero la maggioranza assoluta dei voti alla coalizione dell'opposizione guidata dal laburista Stoltenberg. L'alleanza di sinistra rosso-verde ottenne 88 seggi dei 169 seggi disponibili e Stoltenberg venne nominato per la seconda volta (dopo la parentesi 2000-01) primo ministro.

ARTE

Dalle incisioni rupestri alle stavkirker

Incisioni rupestri di epoca preistorica sono state rinvenute in oltre 40 località della Norvegia. Le più conosciute sono quelle di Alta, nel Finnmark. Sono riconoscibili scene di caccia e scene pastorali: figure di persone, animali, carri, navi, che rappresentano le attività quotidiane e probabilmente avevano una funzione simbolica e propiziatoria. Le capanne di torba e le tende che i sami utilizzano ai nostri giorni sono molto simili ai rifugi preistorici, anche se gli unici resti ritrovati di quel tempo sono alcune fattorie a Ullandshaug presso Stavanger: costruzioni lunghe e basse adibite ad abitazione e stalla. Data la sua facile reperibilità, l'uso del legno è caratteristico nell'architettura norvegese fin dai tempi antichi e la deperibilità del materiale spiega le scarse tracce rimaste delle costruzioni del passato. Anche per fattori climatici l'uso della pietra veniva riservato alle costruzioni di dimensioni maggiori e alle più piccole: chiese e fortezze da un lato, modesti rifugi di caccia o pesca dall'altro. La maestria raggiunta nelle tecniche di lavorazione del legno è testimoniata dai reperti a noi giunti dell'epoca vichinga: le eleganti navi-tomba perfettamente conservate, ora al Museo delle Navi Vichinghe di Oslo, con slitte e vari arredi del tempo, e, dei secc. XI-XII, le preziose chiese in legno, le stavkirker. L'architettura in pietra reca segni evidenti dell'influenza europea e si esprime nelle linee semplici delle chiese romaniche.

Dal barocco all'architettura post-moderna

L'epidemia di peste del 1349 decima la popolazione e determina una stagnazione delle arti e dell'architettura. Nei secc. XVII-XVIII gli amministratori danesi portano in Norvegia le tradizioni del Rinascimento e del Barocco europei. La vecchia Oslo, fondata nel 1048 dal re vichingo Harald Hardråde, è distrutta da un incendio nel 1624; ricostruita con edifici in muratura ai piedi della fortezza di Akershus da re Kristian IV, viene ribattezzata Christiania. Altre fortezze barocche rappresentative di questo periodo sono Vardøhus Festning, al Nord, eretta nel 1738 a forma di stella ottagonale, e l'imponente Håkonshallen a Bergen, commissionata da re Håkon IV Håkoon nel 1247, con la torre Rosenkrantztårn, terminata nel '700. Sono rimasti anche due begli esempi di residenze private: Austråt, nei pressi di Trondheim, e la Baronia di Rosendal, nell'Hardanger, entrambe del 1650-60, avamposti del barocco italiano nel paesaggio norvegese. La "lunga notte" non impedisce il progresso economico che si riflette nella ricchezza architettonica di alcune località. La cittadina mineraria di Røros, nella Norvegia centrale, rappresenta un'esperienza architettonica unica ed è inclusa nella World Heritage List dell'UNESCO. Il perfezionamento delle segatrici nel XVIII sec. porta a nuovi sviluppi nell'architettura in legno, con l'alleggerimento e la maggiore resistenza degli edifici, mentre l'incremento dei contatti con l'estero crea nuove tendenze. Nelle città medievali le strade convergevano verso il porto o la riva del fiume, su cui erano allineati i capanni per le barche e le merci (come il Bryggen a Bergen o le costruzioni su palafitte lungo il fiume Nidelva a Trondheim), con alle spalle lunghe e strette file di case, suggestive ma pericolose per i frequenti incendi. La nuova borghesia vuole ora case più grandi e luminose e particolarmente a Bergen ci sono numerose dimore patrizie di questo periodo. Damsgård, alle porte di Bergen, è uno dei pochi esempi in Norvegia di esterno in puro rococò; Stiftsgården a Trondheim è la più grande casa in legno norvegese. In questo periodo (1700-1850) nei distretti rurali, in particolare nel Telemark, fiorisce un'arte decorativa di impronta popolare, denominata rosemaling (pittura di rose), caratterizzata in gran parte da motivi floreali. Anche dopo la dissoluzione dell'unione con la Danimarca nel 1814, le influenze danesi e tedesche rimangono rilevanti. La necessità della nuova Nazione di edifici governativi e amministrativi coincide con l'arrivo in Norvegia dello stile neoclassico o impero. H.D.F. Linstow disegna il Palazzo Reale (1824-48) e si occupa della pianificazione della Karl Johans Gate, la principale arteria di Oslo. L'ispettore all'urbanistica della capitale, K.H. Grosch, è incaricato di progettare la Borsa di Oslo, la Banca Centrale, il Teatro Christiania e, soprattutto, l'Università (1842-52), per la quale riceve consigli dal grande architetto Karl Schinkel di Berlino. Ben presto però le linee classiche cedono il passo a impulsi romantici. Grosch disegna il Bazaar (1849), attorno alla Cattedrale di Oslo, con le arcate in mattoni ispirate allo stile romantico dei castelli tedeschi. Si afferma anche lo stile svizzero, cui si ispirarono gli architetti norvegesi che, in viaggio verso l'Italia, videro sulle Alpi questi edifici in legno. La ripresa di questo stile vede l'aggiunta di tipici motivi norvegesi, come le decorazioni riprese dalle stavkirker, e nasce così quello che con un nuovo termine viene definito dragonstil. Ne troviamo un esempio nel ristorante Frognerseteren a Oslo (1890), dell'architetto Holm Munthe. Dopo lo scioglimento dell'unione con la Svezia nel 1905, viene eretto il Parlamento (1910) su disegno di Henrik Bull, edificio solenne in cui gli ornamenti zoomorfi norvegesi si uniscono all'Art Nouveau o Jugendstil proveniente da Germania e Austria. Tra le opere di Bull ricordiamo anche il Teatro Nazionale (1899) con interni rococò. Nel 1904 la città di Ålesund viene distrutta da un incendio e completamente ricostruita in Jugendstil con un risultato di eccezionale armonia. Gli anni 1905-25 vengono definiti nazional-romantici, per lo sforzo del Paese di creare un'architettura propria sulla base delle antiche tradizioni edilizie: abitazioni che ricordano le fattorie dei secoli precedenti e monumentali edifici in pietra come la Biblioteca di Bergen (Olaf Nordhagen, 1917) o l'Istituto di Tecnologia dell'Università di Trondheim (Bredo Greve, 1910). Servono ben 30 anni agli architetti A. Arneberg e M. Poulsson per completare il progetto del Municipio di Oslo, il Rådhus (1950), che rappresenta una forma unica e molto discussa di Neorinascimento nordico. Intorno al 1930 anche in Norvegia, come nel resto d'Europa, si diffonde il funzionalismo e ha il suo maggior rappresentante in Ove Bang. Gli anni successivi alla seconda guerra mondiale, con la necessità di ricostruire tutto il Nord del Paese, segnano un ritorno all'essenziale. Arne Korsmo e Knut Knutsen dominano la scena architettonica del dopoguerra: il primo è il principale esponente delle tendenze internazionali; il secondo si fa erede di Arneberg e Poaulsson nello sviluppo di una tradizione norvegese (uso di materiali naturali in relazione all'ambiente). Rappresentanti dello Strutturalismo, con un utilizzo particolare di cemento armato, mattoni e legno, sono K. Lund e N. Slaato; mentre Sverre Fehn, autore del Museo Sandvigske Samlinger e creatore del Padiglione scandinavo per la Biennale di Venezia (1959-64), sottolinea la relazione tra architettura e natura. Gli anni '80 del '900 sono contrassegnati da un dibattito sul Post-modernismo e dal rinato interesse per la conservazione degli edifici antichi. Le vaste aree portuali in disuso delle città costiere vengono ripristinate come singole unità con negozi, locali, uffici e appartamenti, creando centri molto vivaci, come, per esempio, l'Aker Brygge a Oslo.

Il design

Un discorso a parte merita il design norvegese. Nella prima metà del XX sec. le aziende all'avanguardia sono quelle del settore artistico-industriale: vetrerie, fabbriche di porcellana, lavorazione di metalli nobili, industrie tessili e mobilifici. Solo dopo il 1960 e l'ingresso nell'EFTA, anche l'industria norvegese dei beni di consumo, per far fronte alla concorrenza, è costretta a commercializzare all'estero la propria attività. Vengono prese iniziative allo scopo di stimolare l'uso dei designer: l'istituzione di un premio norvegese per il design, di un Consiglio Norvegese del Design (Norsk Designråd) e nel 1963 la prima grande esposizione di design industriale norvegese. È solo negli anni '70 '80 che si iniziano a vedere i primi risultati, mentre ora la situazione è piuttosto avanzata rispetto ad altri Paesi esteri.

LETTERATURA E VITA CULTURALE

Fino al X sec. in Scandinavia si parlava una stessa lingua, l'antico nordico, o norreno, che ci è rimasto grazie al ritrovamento in tutti i paesi di quest'area di numerose iscrizioni runiche incise su pietra o altri materiali. È l'Islanda che diventa il maggior centro letterario tra l'XI e il XIII sec., perché qui, tra i norvegesi emigrati dopo l'unificazione del regno compiuta da Harald Hårfagre, si mantengono più a lungo le tradizioni vichinghe. I monaci trascrivono il patrimonio orale, anche pagano. Nel XVII sec. nasce un grande interesse per il passato e lo storico Arnas Magnaeus raccoglie quasi 3.000 manoscritti; nel 1643 il vescovo Brynjolfur Sveinsson trova un testo del XIII sec., l'Edda antica o poetica, una raccolta di canti anonimi di due generi: poesie mitiche (creazione del mondo e degli dei) e poesie eroiche (epopea di figure storiche). Delle poesie skaldiche conosciamo invece l'autore, lo skald o poeta di corte, che utilizza difficili metafore dette kenning, spiegate nel 1220 da Snorri Sturluson nel suo manuale di versificazione, l'Edda prosastica. Tra gli skald più noti vi è Egill Skallagrumsom, protagonista di una saga scritta da Snorri. La letteratura norrena raggiunge i suoi esiti più alti nelle saghe; anche queste, dapprima tramandate oralmente e poi trascritte, basate su argomenti storici e allo stesso tempo frutto di fantasia, celebrano un personaggio e una stirpe: tra le saghe islandesi troviamo alcune di quelle più note e artisticamente più mature, la già citata Saga di Egill e la Saga di Njall. Tra le saghe sui re le più famose sono le Heimskringla, scritte da Snorri in collaborazione con altri storici. A partire dal XIV sec. le saghe tendono a esaurirsi e a scadere di qualità. Nei primi secoli del Medioevo il Cristianesimo, almeno ufficialmente, è stato accettato. In Norvegia si ha un esempio di letteratura storica in latino Historia de antiquitate regum norwagensium scritta dal monaco Teodorico e qualitativamente inferiore alla contemporanea cronaca di Saxo Gramaticus Gesta Danorum. La letteratura religiosa in lingua volgare del periodo è rappresentata dalla poesia Draumkoedet (canto del sogno), che segue il modello dei canti popolari nordici. Tra la letteratura profana le ballate popolari sono il contributo più tipico dei Paesi nordici: chiamate folkevise, vengono cantate in collaborazione con il pubblico. Nascono in ambiente aristocratico dalla fusione del materiale epico-eroico nordico con la canzone a ballo d'origine francese (carole) e sopravvivono poi a lungo in ambiente contadino. In Norvegia si diffonde soprattutto la kampevise, la ballata eroica, mentre la tryllevise ha contenuto mitico o magico (Elverskud, il colpo degli elfi). Il periodo di dominazione danese è culturalmente povero. Nel '600 la cultura ha carattere universitario e dotto: il letterato rinascimentale è un polihistor che si dedica con sentimento nazionalistico allo studio del passato. L'unico poeta importante in questo secolo è Petter Dass (1647-1707), pastore luterano di una piccola località sulla costa del Nordland: è autore di canti catechistici e dell'opera epico popolare Nordlands trompet (Tromba del Nord). Nel '700, secolo dei Lumi e delle dottrine scientifiche anche in Scandinavia, emerge lo storico e commediografo Ludvig Holberg (1684-1754), autore di una satira in 14 canti Peder Paars e di 34 commedie tra cui le note Jeppe della montagna ed Erasmus Montanus. L'Ottocento e il Romanticismo, con la fine della dominazione danese nel 1814, suscitano un nuovo interesse nazionalistico rappresentato dalla trascrizione dei racconti popolari da parte di Asbjørnsen e Moe e dall'interesse filologico e linguistico di Henrik Wergeland (1808-45), con la questione delle due lingue norvegesi bokmål e nynorsk. Camilla Collet, sorella di Wergeland, scrive i primi romanzi realistici psicologici, in cui si pronuncia per i diritti della donna. Negli anni 1870-80 al realismo segue il naturalismo, introdotto dal critico danese Georg Brandes, vero periodo aureo della letteratura norvegese, rappresentata da quattro grandi artisti che si esprimono in generi diversi. Il drammaturgo Henrik Ibsen (1828-1906) inaugura la propria attività con drammi storici; Brand (1866) e Peer Gynt (1867) sottolineano la necessità di seguire il proprio ideale a qualsiasi costo. Il primo dramma naturalista di Ibsen è Casa di bambola (1879), in cui la protagonista Nora ha il coraggio di abbandonare marito e figli per trovare una propria identità, seguito nel 1881 da Spettri, in cui le colpe del padre ricadono sul figlio. A questi drammi di polemica sociale ne seguono altri di approfondimento psicologico: L'anitra selvatica (1884), Rosmersholm (1886), Hedda Gabler (1890), La donna del mare (1880). Bjørnstierne Bjørnson (1832-1910) è il primo scandinavo a ricevere il premio Nobel nel 1903. Scrive poesie liriche, tra cui l'inno nazionale norvegese. Le prime opere, Bondeforoellinger, sono racconti della vita contadina a scopo pedagogico e patriottico cui seguono drammi storici ambientati nel periodo antico nordico. Gli altri due rappresentanti dell'800 sono Jonas Lie (1833-1908), considerato il creatore del moderno romanzo norvegese, e Alexander Kjelland (1849-1906), che scrive novelle leggere e ironiche di stile francese e romanzi che descrivono l'ambiente commerciale di Stavanger. Knut Hamsun (1859-1952), premio Nobel nel 1920, è tra le figure più eminenti del Decadentismo norvegese. Le sue opere, tra cui ricordiamo Fame (1890), Misteri (1891), Pan (1894), sono caratterizzate dal culto della natura, dalla divinizzazione dell'istinto e dal divenire cosmico come arcana vicenda di vita e di morte. Successivamente si avvicina alle teorie nazionalsocialiste e viene accusato di tradimento della patria. Nel '900 a questi giganti della letteratura seguono altri nomi illustri: Arne Garborg e Hans Kinck. Sigrid Undset (1882-1949), premio Nobel nel 1928, esprime interesse storico e inclinazione verso misticismo e religione: importante la trilogia Kristin figlia di Lauran ambientata nel XIV sec. Johan Falkberget ambienta i tre volumi di Christianus Sextus nella comunità mineraria di Røros. Dopo la seconda guerra mondiale la letteratura sulla libertà è rappresentata dal poeta Arnulf Øverland e dal romanziere e critico letterario Sigurd Hoel. Gli anni '50-'60 sono caratterizzati dai racconti di Johan Borgen; mentre dagli anni '70 si può notare una certa volontà di sperimentazione.

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LE ESPRESSIONI POPOLARI

Leggende, favole, troll

Nonostante le loro antiche radici, i racconti popolari norvegesi vengono trascritti solo nel XIX sec. Con l'avvento del movimento romantico in Germania si attua una rivalutazione di queste favole per il loro valore artistico e nazionale e, sulla scia dei fratelli Grimm, viene pubblicata nel 1852 la prima edizione della raccolta di fiabe norvegesi di Asbjørnsen e Moe, Norske Folkeeventyr. Il numero delle edizioni successive rende testimonianza della popolarità dell'opera. È difficile determinare che cosa contraddistingue le favole norvegesi da varianti conosciute in altri Paesi: forse si caratterizzano per lo stile narrativo realistico e conciso, che ricorda il linguaggio asciutto delle saghe, e l'ambientazione dei racconti in cui sono riconoscibili i paesaggi e la natura della Norvegia. Con "Det var en gang...", il classico "C'era una volta...", ha inizio la quasi totalità delle favole norvegesi, che possiamo dividere in tre gruppi: vicende di animali, i cui protagonisti sono spesso orsi, lupi, volpi e capre; storie comiche, che descrivono fatti strani e personaggi strampalati (Kjerringa mot strømmen, la donna contro corrente); e da ultimo i racconti del soprannaturale, il gruppo più importante, che hanno per soggetto avvenimenti o esseri magici. La narrazione segue in questo caso uno schema fisso: dapprima accade qualcosa di imprevisto (per esempio, una principessa viene rapita da un troll); un eroe acquisisce dei poteri magici (il buono a nulla di numerose storie, Askeladden, beve una pozione che gli permette di impugnare la spada magica con cui può tagliare la testa al troll); l'eroe e la principessa si incontrano, l'eroe supera alcuni ostacoli e ottiene in ricompensa la principessa e metà del Regno. Fiordi e foreste che i protagonisti attraversano sono quelli della Norvegia; il re ricorda più il proprietario terriero norvegese che i grandi monarchi europei; Askeladden, il figlio minore che non ha mai dimostrato il suo valore, riesce nell'impresa. Abbiamo anche le leggende popolari (raccolte da Asbjørnsen in Norske Huldre Eventyr og Folkesagn del 1845-48) che, al contrario delle favole, spesso pretendono di raccontare fatti reali; e le leggende mitiche, connesse a fenomeni naturali. Strani tratti geologici stimolano l'immaginazione popolare; basti pensare a Torghatten, il monte con un foro sulla cima; oppure alle leggende popolate da esseri soprannaturali, come il mostro del lago di Seljord (il Loch Ness norvegese), il pericoloso spirito fluviale di Nixie, che appare talvolta sotto forma di un cavallo bianco e cerca di attirare nell'acqua i viandanti. Esclusivamente norvegese è invece Fossegrimen, lo spirito suonatore di fela (violino di Hardanger) che dimora nelle cascate e che insegna a suonare lo strumento a chi lo avvicina con rispetto e gli offre del cibo. Vi sono poi svariate creature mitiche che abitano le montagne e le fitte foreste della Norvegia. I troll sono conosciuti in tutto il mondo grazie all'opera Peer Gynt, scritta da Henrik Ibsen e musicata da Edvard Grieg. Alcuni troll sono giganteschi, con piante e muschio che crescono sulle loro teste, altri molto piccoli; hanno solo quattro dita per mano e per piede, un lungo naso e una coda pelosa; alcuni hanno un solo occhio, altri due o tre teste. Vivono per centinaia di anni e sono creature notturne: se il sole li sorprende fuori dalle loro grotte di montagna, si trasformano in pietra. Il capo, il più forte di tutti, era Dovregubben, il re del monte Dovre. Nonostante la loro forza, spesso vengono raggirati da furbi contadini. I vetter sono spiriti legati a un luogo particolare: sono i malevoli bergfolk (il popolo delle montagne), haugfolk (il popolo delle colline) e underjordiske (che dimorano sottoterra: huldrer e tusser, elfi e fate). Secondo la leggenda, Eva aveva celato a Dio l'esistenza di questi suoi figli e quando questi lo venne a sapere, decretò che dovessero rimanere nascosti per sempre. Questi vetter sono invidiosi degli uomini, che possono vivere alla luce del giorno, e tentano di ingannarli e trascinarli giù nel loro regno; spesso sono piccoli di statura e possono essere smascherati guardandoli da dietro, perché hanno una coda pelosa. Altri vetter sono benevoli, come gli spiriti del paese, landvettir, che abitano un luogo prima che vi giungano gli uomini e se non vengono disturbati li aiutano benevolmente; e gli spiriti domestici, o nisser, folletti che portano in testa un lungo cappello rosso e che proteggono la famiglia (simili ai lares latini).

Bunad: i costumi tradizionali

Sono pochi i Paesi occidentali industrializzati che hanno mantenuto vivo come in Norvegia l'uso dei costumi tradizionali: vengono indossati, anche dai giovani, il 17 maggio, Festa della Costituzione, o in occasione di matrimoni, cresime e celebrazioni importanti. Esistono probabilmente oltre 300 tipi diversi di bunad: alcuni rappresentano lo stadio finale dell'evoluzione degli abiti che i contadini portavano quotidianamente; altri sono riproduzioni che tentano di copiare le tecniche e i materiali antichi sulla base di vecchi capi e accessori conservati nei musei e su fonti storiche medievali. È soprattutto dall'inizio del Novecento e con lo scioglimento dell'unione con la Svezia nel 1905 che il costume tradizionale è assurto a simbolo dell'identità nazionale e rivalutato anche dalle comunità rurali inurbate al fine di mantenere integra la propria peculiarità d'origine. Un bunad può appartenere a uno o più paesi, che in passato coincidevano con una sola parrocchia, o a un distretto più ampio, che rappresentava la giurisdizione di un sorenskriver (l'autorità giudiziaria locale). Un costume completo è formato da diversi pezzi e ci sono severe regole che ne determinano la combinazione delle varie parti: per quello femminile blusa, vestito, grembiule, calze e scarpe, scialle o copricapo, borsa e gioielli. Alcuni dettagli del costume o delle decorazioni indicano se la donna è sposata o nubile. Spesso i ricami sono eseguiti con fili di lana a colori brillanti. Particolare è il costume di Hardanger, in cui il copricapo per le donne sposate è di lino bianco ricamato con fili di seta nera e nella blusa viene utilizzata una tecnica che ha origine nei ricami a traforo del Rinascimento italiano. Anche i gioielli sono caratteristici di ogni bunad: solitamente in argento e filigrana, riprendono motivi medievali e vichinghi e sono composti da spille, collane e bottoni. Il costume maschile, invece, non è completo senza un coltello, spesso con il manico e il fodero riccamente intagliati con motivi di foglie di acanto ed elementi in argento. L'importanza formale attribuita al bunad è provata dal fatto che esiste addirittura un comitato (Bunad og Folkedraktrådet) che ha il compito di salvaguardare l'integrità culturale e storica dei costumi tradizionali e dà consigli sui corsi da seguire per chi vuole confezionare il proprio costume, sulla scelta dei materiali e delle tecniche di cucito per impedire incongruità di stile.

Musica e tradizioni folcloristiche

L'hardingfela è uno strumento ad arco simile al violino, originario della regione di Hardanger, che produce un suono particolare grazie a una fila aggiuntiva di corde simpatetiche (4 o 5) collocate al di sotto delle altre. Il ponticello e il manico piatti hanno importante attinenza con le tecniche di esecuzione musicale di questo strumento. Anche se l'origine dell'hardingfela è sconosciuta, un notevole impulso allo sviluppo dello strumento dal punto di vista tecnico e musicale si deve a Isak N. Skårbotnen (1669 1759) e al figlio, Trond Botnen. Alcune teorie sostengono che la fela fosse inizialmente la copia di un violino, ma la cronologia sembra smentire questa ipotesi a favore della tesi che i due strumenti avessero origini separate. La più antica fela esistente venne infatti costruita nel 1651 da Ola Jåstad, ma è provato che già suo padre e il nonno Erling (nato nel 1569) fossero costruttori di fela. Anche per quanto riguarda il violino non si hanno notizie certe, ma nella sua forma finale è attribuibile a Gasparo da Salò (nato nel 1542) e alle note famiglie cremonesi Amati, Guarneri e Stradivari. Ciò significa che il violino non avrebbe avuto più di una trentina d'anni di tempo per la sua "migrazione" ed evoluzione dall'Italia all'Hardanger. Attorno al 1850 le guerre napoleoniche portano un risveglio della coscienza nazionale: il celebre violinista Ole Bull (1810-80) - chiamato il Paganini del Nord - introduce l'uso dell'hardingfela nei concerti, mentre la raccolta di musiche popolari realizzata da L.M. Lindeman risveglia l'attenzione dei compositori per i tesori della tradizione musicale norvegese. Anche questa tradizione, come avviene per l'utilizzo del bunad, riprende vigore all'inizio del secolo scorso come conseguenza delle tendenze nazionalistiche del periodo. Ai giorni nostri uno tra i più abili suonatori di hardingfela è il famoso violinista Arne Tellefsen. I gruppi professionisti che eseguono musiche tradizionali suonano l'hardingfela (i cui suonatori sono detti fiddlers), la cetra norvegese e l'arpa ebraica (munnharpe) e sono spesso accompagnati da gruppi di danzatori in costume chiamati leikarringer che eseguono gammeldans, balli uniti al canto o danze a cerchio come rondò, polche, mazurche. Un'altra tradizione folcloristica ancora viva ai nostri giorni è la celebrazione del matrimonio contadino a Voss, località montana nella regione dei fiordi.

I SAMI, IL POPOLO DEL SOLE E DEL VENTO

Il termine lapp in svedese vuol dire foglietto, toppa, da cui il verbo lappa (rattoppare). Lapponia e lappone hanno quindi una connotazione dispregiativa. Oggi, dopo che in tutte le società civili si è affermata la consapevolezza del razzismo più o meno implicito nella lingua, non ne è più consentito l'uso. Da qualche anno il rispetto delle popolazioni indigene ha cominciato a evidenziarsi anche con l'introduzione delle denominazioni che quei popoli hanno sempre usato per definirsi. Ecco perché si è imposta la parola sami, invariabile al singolare e al plurale, sia come sostantivo sia come aggettivo. La lingua dei sami appartiene alla famiglia delle lingue uraliche, divisa a sua volta in due grandi ceppi: le lingue samoiediche e quelle ugro-finniche. Esistono tre gruppi principali: il sami orientale, il centrale e il meridionale, all'interno dei quali si distinguono nove dialetti. La letteratura sami si è espressa soprattutto attraverso forme di narrativa orale, dove i generi più tipici sono il racconto fantastico-mitologico e la fiaba, che ha spesso per protagonista Stállo, un forestiero sempliciotto che vive tra i sami e di cui tutti si fanno burla. Un genere a parte è lo joik, il canto tradizionale sami, che non ha una funzione di intrattenimento, ma di ricerca di un rapporto più stretto con la natura e con se stessi; è quindi un'esperienza emotiva profonda per chi lo canta, al punto che in passato era proprio attraverso lo joik che il noajdde, lo sciamano, tramite tra il suo popolo e le divinità, cadeva in trance. La letteratura scritta appare solo all'inizio del XX sec., prediligendo da subito la forma poetica; tra gli autori più noti della letteratura sami contemporanea sono Kirsti Paltto, Paulus Utsi e Nils Alak Valkepää. Nelle arti visive l'espressione più antica sono le incisioni rupestri o i disegni di soggetto mitologico che ornano i tamburi dei noajdde. Nella mitologia dei sami, il Sole è la divinità maschile per eccellenza, la Terra rappresenta invece la divinità femminile; gli uomini sono dunque nati dall'incontro del Sole con la Terra. Ma a queste latitudini estreme, senza il favore del dio del Vento, la Terra non potrebbe generare nulla. Se i venti polari la sferzano troppo a lungo, questa non produce neppure la rada vegetazione necessaria al magro pascolo delle renne: ecco perché i sami si dicono i figli del Sole e del Vento. Oggi i sami sono poco più di 60.000 sotto la giurisdizione di quattro Paesi diversi: la Norvegia, dove vive la comunità più numerosa (36.000), la Svezia (17.000), la Finlandia (5.000) e la Russia (3.000). I sami furono i primi, circa 10.000 anni fa, a stabilirsi nel territorio che occupano ancora oggi, insediandosi prima sulle coste e poi, con lo scioglimento dei ghiacci, nell'entroterra. L'organizzazione sociale era basata sulla sijdda, costituita da un gruppo di famiglie spesso imparentate tra loro che detenevano il controllo di un territorio. La caccia alle renne selvatiche e la pesca erano attività collettive; il bottino veniva diviso tra tutti i membri della siJdda per assicurare il necessario anche a chi non era in grado di partecipare alle battute. L'allevamento delle renne si affermò solo nel XVI sec., quando i sami cominciarono ad addomesticarne interi branchi e a migrare con questi secondo le stagioni. Solo allora sorsero i primi villaggi, formati da allevatori associati in forme cooperativistiche. Nello stesso periodo ebbe inizio la colonizzazione del Sápmi, a partire dalle coste del Mar Glaciale Artico e del golfo di Botnia; dapprima i coloni erano semplici contadini che si spingevano al Nord in cerca di terre da coltivare; in seguito, quando furono scoperte le risorse minerarie, intervennero i Governi. Nel 1635 la Svezia cominciò a sfruttare massicciamente le miniere d'argento del monte Nasa, al confine tra Svezia e Norvegia, impiegando i sami e le renne nel trasporto del materiale. Le pesantissime condizioni di lavoro imposte dagli Svedesi li costrinsero a emigrare in Norvegia, motivo che spiega la loro presenza più numerosa in questo Stato. Alla fine del XIX sec. grandi giacimenti di ferro furono scoperti a Gällivare e a Kiruna: la costruzione della ferrovia facilitò lo sfruttamento delle miniere, aperte ancora oggi, e diede il via all'emigrazione di molti Svedesi e Finlandesi nella regione, con conseguenze pesantissime per i sami. Con i coloni arrivarono anche i primi missionari, che si impegnarono nell'opera di cristianizzazione dei sami, aprendo le prime scuole e traducendo la Bibbia. Verso il 1830, Lars Levi Læstadius (1800-61), pastore luterano di padre svedese e madre sami, fondò, con l'aiuto del fratello Petrus, una coscienza dei propri diritti. I raduni tradizionali sono da allora serviti anche per organizzarsi politicamente e far valere le proprie rivendicazioni. Nel 1956 è stato istituito un Consiglio dei sami del Nord, che nel 1986 ha adottato una bandiera nazionale. Dopo la disgregazione dell'URSS, prendono parte al Consiglio anche i sami della penisola di Kola. In Finlandia un parlamento sami esiste dal 1972. Nel 1989 si sono svolte in Norvegia elezioni generali tra i sami, portando alla formazione di un Parlamento. Lo stesso è avvenuto nel 1993 in Svezia. A questi Parlamenti è affidato per ora un potere soltanto consultivo da parte dei Parlamenti nazionali dei rispettivi Stati, ma si tratta già di un primo passo verso il riconoscimento dell'autonomia. Il boom delle vacanze in ambiti naturali selvaggi e incontaminati, l'attrazione esercitata da fenomeni come il sole di mezzanotte o la lunga notte polare hanno fatto scoprire a Norvegia, Svezia e Finlandia e agli stessi sami che anche le tradizioni di un popolo possono costituire una risorsa economica; l'artigianato dei ricami e dei tessuti, dei manufatti in pelle di renna vive oggi una stagione d'oro; musei etnografici dedicati ai sami sono sorti ovunque; una novità assai redditizia sono i villaggi-riserve abitati da alcune famiglie sami, dove i turisti possono partecipare alla marchiatura delle renne e imparare antiche tecniche artigianali. Ma la realtà è diversa: oggi l'allevamento delle renne, molto ricercate per la carne, è condotto su basi più produttive; l'eccessivo sfruttamento delle risorse naturali (foreste, grandi fiumi, miniere) ha fatto scattare in molte aree una vera e propria emergenza ambientale alla quale, proprio grazie alla pressione degli interessi turistici, si sta cercando di porre rimedio; il nomadismo è praticato solo da pochissimi sami, mentre il resto della popolazione è ormai sedentarizzato, scolarizzato e variamente integrato nella società industriale e post-industriale dei Paesi entro cui si estende il Sápmi (il territorio abitato dai sami). Oggi, dopo gli errori compiuti in passato, si sa che il turismo è un'industria che può rappresentare un'arma a doppio taglio per l'ambiente e le culture; agli Stati, ma anche ai viaggiatori consapevoli, spetta il compito di valorizzare e salvaguardare quel che rimane di autentico e di limitare i danni a ciò che è già stato compromesso.

LE CITTÀ

Oslo

(529.454 ab.). Capitale della Norvegia e capoluogo della contea omonima (454 kmq; 529.454 ab.). È situata in fondo all'Oslofjord, lungo 100 km, ampio e articolato in piccole insenature, e si stempera verso il mare protetta alle spalle da un avamposto di colline boscose costellate di laghi. È un attivo centro industriale, soprattutto dopo la scoperta e lo sfruttamento del petrolio del Mare del Nord; è sede di industrie navali, metallurgiche ed elettrochimiche. Molto sviluppato è anche il settore terziario.STORIA. Oslo è considerata la più antica capitale del Nordeuropa. Secondo la leggenda di Snorre, fu fondata nel 1048 dal re Harald Hårdrade e rimase un villaggio stretto intorno a un mercato e alla cattedrale fino al 1299, quando il re Hakon V la elevò al rango di capitale e intraprese la costruzione della poderosa fortezza di Akershus. Pestilenze, incendi, l'ostilità delle città marinare dell'HANSA e l'unione della Norvegia alla Danimarca ne arrestarono lo sviluppo. Dopo l'ennesimo incendio, nel 1624, il re danese Kristian IV ne ordinò la ricostruzione (in pietra e mattoni e non più in legno per evitare il ripetersi di devastanti incendi) secondo il piano urbanistico tuttora visibile e le impose il nome di Christiania. Solo nel XIX sec. cominciò a ingrandirsi e nel 1925 riacquistò l'antico nome di Oslo. Durante la seconda guerra mondiale, dal 1940 al 1945, fu occupata dalle truppe tedesche. La scoperta del petrolio nel Mare del Nord diede il via alla costruzione di edifici modernissimi che caratterizzano la nuova capitale degli affari. ARTE. Oslo si sviluppa estendendosi orizzontalmente, con case di pochi piani; i quartieri residenziali, anche quelli centrali, sono immersi nel verde. Karl Johans Gate, l'arteria principale della città, collega la stazione centrale al Palazzo Reale passando per il Parlamento e l'università; è perciò il cuore della vita politica e sociale del paese. Aperta dal re svedese Karl XIV Bernadotte (1815-44) per dare un volto moderno alla ancor modesta Christiania, oggi questa strada salotto, pedonalizzata nel tratto tra la stazione e il Parlamento, è un brulicare di negozi, caffè e ristoranti. La Domkirke, la cattedrale evangelica consacrata nel 1697, fu ricostruita a metà dell'Ottocento e rinnovata all'interno verso la metà del Novecento. Il palazzo del Parlamento, fatto erigere dallo svedese E.V. Langlet tra il 1857 e il 1866, fu ingrandito nel 1965. Il Municipio, simbolo della città, si presenta come una struttura imponente, soprattutto se vista dal mare. Opera di Arnstein Arneberg e Magnus Poulsson (1933-50), è costituito da un poderoso corpo centrale e da due grosse torri: sulla torre Est è il più grande orologio da torre di tutta Europa (diametro 8,5 m). L'interno è decorato da artisti norvegesi. Il 10 dicembre di ogni anno (anniversario della morte di Alfred Nobel), nella Sala delle Feste del Municipio, decorata con il grande dipinto La Norvegia al lavoro e in festa di Henrik Sørensen, viene assegnato il premio Nobel per la pace (gli altri Nobel vengono assegnati in Svezia, presso il Palazzo del Municipio di Stoccolma). Il Palazzo Reale fu eretto al tempo del re svedese Karl XIV Bernadotte dall'architetto H.D.F. Linstow. Il palazzo è abitato dal 1848 e fu abbandonato dal re, Håkon VII Yngling, solo durante l'occupazione tedesca. Ogni giorno alle 13.30 si può assistere alla cerimonia del cambio della guardia. L'importante Museo di Storia raccoglie le preziose collezioni antiche dell'università. Vi sono esposizioni di arte sacra, sculture in legno e dipinti (secc. XII-XIII) provenienti da chiese medievali (notevoli quelli della chiesa di Ål); la Sala del Tesoro ospita gioielli in oro e argento, dalla preistoria sino all'epoca vichinga. Altre due sezioni sono dedicate all'etnografia, con una delle collezioni più ricche del mondo per quanto concerne la civiltà degli esquimesi (oggetti raccolti soprattutto da Roald Amundsen). Nella collezione numismatica si trovano monete di tutto il mondo, sigilli, medaglie e decorazioni. La Galleria Nazionale è la principale galleria d'arte della Norvegia. È sede di mostre temporanee e ospita una notevole collezione di sculture, tra cui il Trionfo di Afrodite di Renoir, La toilette del mattino di Degas, opere di Emmanuel Vigeland, Sinding, e calchi di opere egizie, greche, romane e del Rinascimento italiano. Importantissima è anche la pinacoteca con opere di grandi artisti europei. La fortezza di Akershus, che domina il porto di Oslo, fu eretta nel 1299 dal re Håkon V e per quasi tutto il XIV sec. fu residenza reale. Distrutta dagli incendi, fu ricostruita nelle forme attuali dal re di Danimarca Kristian IV (XVII sec.). Al suo interno si trova il castello di Akershus, le cui sfarzose sale sono utilizzate oggi per ricevimenti di Stato. Il Museo Munch ha sede in un palazzo costruito nel 1963 per raccogliere le opere lasciate alla città di Oslo dal grande pittore espressionista Edvard Munch (1863-1944). Insieme a documenti e ricordi, conserva 150 dipinti, 330 disegni, litografie e piccole sculture. Frognerpark è il parco più celebre della Norvegia e tra i più belli della Scandinavia; fu concepito e attuato, a partire dal 1924, dallo scultore Gustav Vigeland, che per esso ha creato ben 192 gruppi scultorei per un totale di 671 personaggi, che raccontano le fasi della vita.

Il palazzo Reale di Oslo

Reale di Oslo

Visita a Oslo

Visita a Oslo (english version)

Bergen

(237.430 ab.). Città della Norvegia, capoluogo della contea di Hordaland (15.460 kmq; 448.474 ab.). Si estende intorno al golfo di Vå ed è il secondo nucleo urbano del Paese; il suo porto è da secoli il più importante della costa meridionale norvegese. Chiamata la "capitale dei fiordi", contende a Oslo il titolo di città più conosciuta della Norvegia. È una delle città più belle della Scandinavia, nonostante la forte piovosità; il suo clima, grazie all'influsso della Corrente del Golfo, non è rigido, ma le precipitazioni raggiungono i 2.108 mm d'acqua annuali. Di fronte alla città, che spicca sul fondo del Byfjord, spuntano innumerevoli isole sparse a labirinto che proteggono l'abitato dai venti marini, mentre alle sue spalle si stagliano alte montagne. Bergen ha un passato costellato di devastanti incendi e immediate ricostruzioni, ma alcuni suoi quartieri sono rimasti uguali a com'erano nel passato, conservando il fascino dell'antico. Il porto, con gli antichi magazzini in legno dipinti di rosso, è uno dei punti di maggior attrattiva. La città è sede di industrie (tessili, di lavorazione del pesce e dell'argento) e ha un'intensa attività portuale e commerciale. STORIA. Intorno a un antico porto, re Olav III Kyrre fondò sul luogo di una postazione commerciale, nel 1070, la città di Bergvin ("il prato tra i monti"), nota successivamente come "fortezza di Bergenhus" e come sede della prima residenza reale della Norvegia. Nel 1211, con l'arrivo da Trondheim di Håkon Håkonsson, fondatore del "Norge veldet" (il diritto di sovranità norvegese su tutte le isole tra la Scozia e l'Islanda), cominciò per la città il periodo di massimo splendore, durante il quale fu la prima capitale della Norvegia. Anche quando Oslo la sostituì in questo ruolo, dopo l'incoronazione, nel 1299, del nipote di Håkonsson, Håkon V Magnusson, la città conservò i suoi privilegi e incrementò le attività commerciali (esportazione di merluzzo e pellicce, importazione di vino, grano e stoffe) fino a divenire una delle più grandi città della Scandinavia. Tra il XIV e XV sec., si installarono in città i commercianti della Lega anseatica, monopolizzando per i due secoli successivi una parte del commercio. Seguì un periodo di fioritura commerciale, con ripresa dell'attività di pesca e di marineria, in concomitanza con l'arrivo di commercianti dall'Olanda e dalla Germania. ARTE. Nella fortezza di Bergen, costruita nei secc. XI-XII a difesa del porto di Vågen, è l'Håkonshallen, il più bell'esempio di stile gotico della Norvegia: si tratta di un salone per feste e ricevimenti voluto, a metà del XIII sec., da re Håkonsson; caduto in rovina dopo il '500; fu restaurato alla fine dell'800 e arricchito da dipinti di Gerhard Munthe. La fortezza fu seriamente danneggiata nel 1944 da una violenta esplosione, ma i restauri le hanno restituito l'antico aspetto anseatico. Bryggen è la riva Est del porto di Vågen, area protetta dall'UNESCO. Nonostante i danni causati dagli incendi, vi si ritrova l'atmosfera della Bergen anseatica: case in legno colorate appartenute ai commercianti dell'HANSA, ristoranti d'atmosfera, vecchi negozi e grande animazione. Sul Bryggen, nel settecentesco palazzetto di Finnegård, è l'Hanseatisk Museum, che ricostruisce la storia e la vita dei mercanti dell'HANSA dal XV al XVIII sec. La chiesa di Santa Maria fu eretta nel XII sec. in stile romanico-normanno; la facciata presenta due torri e un portale ornato; l'interno, a tre grandi navate con pilastri quadrati, ha un sontuoso arredo barocco secentesco. Il Museo Bryggens, il cui allestimento è uno dei più belli d'Europa, venne inaugurato nel 1976. Ospita una raccolta di iscrizioni runiche di carattere sia colto sia popolare, risalenti al XII sec., e sezioni che riguardano la vita, le usanze, il commercio e la cultura della antica città anseatica. La Cattedrale di Bergen, che ha origine da una cappella della seconda metà del XII sec. dedicata a re Olav il Santo, divenne chiesa conventuale francescana nel 1248. In stile romanico-gotico, presenta un severo interno a navata unica cui fu poi aggiunta una seconda navata su pilastri polistili.

Trondheim

(154.351 ab.). Città della Norvegia, capoluogo della contea di Sør-Trøndelag (18.848 kmq; 272.451 ab.). È la terza città della Norvegia per estensione e numero di abitanti. Importante porto del Mare del Nord, sorge allo sbocco del fiume Nidelv nel vasto e profondo Trondheimsfjord. È attivo centro industriale (cantieri, industrie meccaniche, lavorazione del legno, conservazione del pesce). STORIA. Sull'area dell'antico insediamento vichingo di Nidarnes, re Olav I Tryggvason costruì, nel 997, il Palazzo Reale e una chiesa; pochi anni dopo, re Olav il Santo ribattezzò il sito con il nome di Nidaros. Le spoglie del re santo richiamarono presto pellegrinaggi da tutta la Scandinavia; nel 1152 divenne sede arcivescovile, nel '200 la principale residenza reale e dal 1449 vi si svolsero le incoronazioni. Con l'unione della Norvegia alla Danimarca nel 1491, la città prese il nome attuale. La rapida decadenza fu accelerata nel XVII sec. dalle invasioni svedesi e dagli incendi; alla fine del secolo, però, la città risorse su un moderno piano urbanistico, disegnato dal generale ugonotto lussemburghese Jean Caspard von Cicignon. La ripresa venne favorita dalla rinnovata indipendenza norvegese; nel 1905 fu qui incoronato il nuovo re di Norvegia Håkon VII. ARTE. La parte più antica dell'abitato è molto pittoresca per le belle case in legno e i notevoli monumenti d'arte. La zona moderna, con strade ampie e aree verdi, si estende lungo il fiume e il fiordo. Torget è il cuore della città: una piazza quadrata resa vivace dal mercato. Al centro, la colonna che supporta la statua di Olav I Tryggvason, fondatore di Trondheim. La cattedrale gotica è il più importante monumento d'arte medievale della Scandinavia. Fu eretto alla fine dell'XI sec. da Olav III Kyrre (Pacifico), sulla tomba di Olav il Santo. Poiché nel 1153 era nata l'arcidiocesi di Nidaros, papa Eugenio III inviò il proprio legato, l'inglese Nicholas Brekespear (futuro papa Adriano IV), a rifondare la nuova cattedrale (1161). Al XII sec. risalgono il transetto e la sala capitolare, in forme romanico-normanne; al XIII sec. il coro gotico, chiuso dall'abside ottagonale, e le navate del piedicroce. Nel 1320 l'edificio fu terminato e dal 1449 fu sede dell'incoronazione dei re di Norvegia. L'abbandono dopo la Riforma e gli incendi del 1531, 1708 e 1719 causarono la rovina del piedicroce. Il risveglio del sentimento nazionale stimolò l'avvio dei restauri che iniziarono nel 1869; il 28 luglio 1930, in occasione del 900° anniversario della morte di Olav il Santo, la cattedrale veniva riconsacrata. A destra della cattedrale sorge l'antico Palazzo Arcivescovile, la cui parte Nord fu costruita tra il 1161 e il 1188. Il settore Ovest, invece, fu eretto tra il 1430 e il 1450. Dopo la Riforma il palazzo diventò proprietà della Corona e, nel XVIII sec., fu utilizzato come arsenale. Oggi è in parte adibito a sede museale. Il Museo d'Arte conserva una ricca sezione di dipinti antichi e dei secc. XIX-XX, in particolare di pittori francesi e danesi. Trondheim è sede di un Politecnico, l'unico esistente in Norvegia.

Visita a Trondheim

Visita a Trondheim (english version)

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La Norvegia in Europa

PICCOLO LESSICO

Fjeld

Termine norvegese che designa i ghiacciai che ricoprono una pianura o un altopiano senza pendenze accentuate. Lo scarso fluire dei ghiacci fa sì che i fjeld apportino un'azione erosiva assai ridotta; impedendo sia le variazioni di temperatura sia l'alternanza del gelo e del disgelo svolgono poi una funzione protettrice nei confronti del rilievo.

Fjord

Profonda e stretta insenatura che penetra nelle coste per molti chilometri. La sua formazione è dovuta all'azione millenaria dei ghiacci che un tempo coprivano quasi interamente la Norvegia e che hanno scavato il territorio in corrispondenza delle valli. I ghiacci, ritirandosi, hanno permesso al mare di invadere questi golfi che hanno coste rocciose estremamente ripide e scoscese. I fiordi norvegesi ospitano numerosissimi porti che, sorgendo al fondo di queste insenature, sono protetti dall'azione dei venti.

Nordkapp (Capo Nord)

Situato sull'Isola di Mageroy nel Finnmark, a 71°10'21" di latitudine Nord, è il luogo più a Nord del mondo raggiungibile in auto. Per l'esattezza è necessario dire che la penisoletta di Knivskjelodden, visibile a Ovest, si trova un poco più a Nord (71°11'08" di latitudine Nord, raggiungibile in 3 ore a piedi). Il sole di mezzanotte comincia a essere visibile l'11 maggio e rimane sopra l'orizzonte fino al 31 luglio, mentre la notte polare comincia il 18 novembre e dura fino al 24 gennaio. Capo Nord è un promontorio roccioso in granito bruno scuro, che scende a picco (307 m) nelle acque del Mar Glaciale Artico; la sommità è costituita da un enorme altopiano ove crescono rari esemplari di flora artica: l'intera area è protetta ed è pertanto vietato raccogliere qualsiasi specie vegetale. Oggi a Capo Nord si ergono una statua della Madonna col Bambino, opera di alunni di una scuola di Modena, inviata per iniziativa della studiosa di botanica Tina Zuccoli (autrice del volume Flora Arctica); un monumento a ricordo dell'affondamento della nave tedesca "Scharnhorst" nel 1943; sette medaglioni in pietra con disegni di bambini di sette Nazioni diverse. Recentemente è stato costruito il centro turistico chiamato Nordkapphallen, situato quasi completamente sottoterra. STORIA. Il nome di Nordkapp fu conferito alla località nel 1553 dal navigatore inglese Richard Chancellor, a capo di una spedizione alla ricerca di un passaggio verso la Cina e l'India attraverso i mari polari. Forse già nel IX sec., però, Ottar, il navigatore norvegese, in rotta verso la terra dei bjarmi, aveva doppiato Capo Nord: secondo una descrizione del viaggio fatta a re Alfredo d'Inghilterra, Ottar avrebbe raggiunto il Mar Bianco. Nei secc. XVI-XVII, Capo Nord cominciò a diventare un preciso punto di riferimento nella ricerca di vie di navigazione verso Est (trovata per la prima volta solo nel 1872 da A.E. Nordenskiøld con la nave "Vega") e verso Nord, per le rotte polari verso le isole Svalbard, tentate dai cacciatori di balene. Solo nel 1664 Capo Nord fu raggiunto da un prete italiano, il ravennate Francesco Negri.

Norge

È il nome della Norvegia in lingua locale. Il termine deriva dal più antico Norvegr e significa Via del Nord. La Norvegia venne così chiamata per la sua particolare posizione a cavallo del Circolo Polare Artico. Infatti la rotta marittima che dal Sud della Norvegia lungo le coste occidentali si dirigeva a Nord era chiamata Via del Nord.

Stavkirke

Il termine indica le caratteristiche chiese di legno costruite tra il XII e il XIV sec. Le pareti sono costituite da tavole di legno verticali sostenute da tronchi, che fungono da pilastri. La struttura esterna è a diversi piani, che rientrano progressivamente e sono coperti da tetti spioventi. Sui tetti sono posti molto spesso teste di draghi con la bocca aperta, che probabilmente avevano il compito di scacciare il demonio. Di vario tipo sono le piante, differenti da regione a regione. Le incisioni sia esterne sia interne sono di altissimo valore artistico.

Una "stavkirke", caratteristica chiesa norvegese in legno

Una "stavkirke", caratteristica chiesa norvegese in legno

PERSONAGGI CELEBRI

Roald Amundsen

Esploratore norvegese (Borge, Ostfold 1872 - Mar Glaciale Artico 1928). Imbarcatosi giovanissimo su un battello per la caccia delle foche, Amundsen acquisì presto una tecnica marinara che poté perfezionare durante le successive spedizioni. Nel 1903 salpò da Oslo con la Gjöa, un cutter di 22 m, con l'obiettivo di aprire il passaggio di Nord-Ovest tra l'Atlantico e il Pacifico. Dopo lunghe soste giunse finalmente a Nome in Alaska nel 1906, dimostrando la navigabilità del passaggio. La spedizione successiva di Amundsen iniziò nel 1910 diretta alla conquista del Polo Sud. L'esploratore partì con il Fram e raggiunse il Polo Sud il 14 dicembre 1911 con quattro compagni, quattro slitte e 52 cani. Negli anni successivi Amundsen abbandonò le esplorazioni via mare per dedicarsi alle spedizioni aeree, unico modo, secondo l'esploratore, per ampliare le conoscenze sulle zone artiche. Nel 1926 acquistò un dirigibile, il Norge, progettato dal colonnello italiano Umberto Nobile, con il quale partì per il Polo Nord. Anche questa impresa si concluse con un successo: il Norge sorvolò il Polo Nord il 12 maggio 1926 e dopo settanta ore di volo atterrò a Teller, in Alaska. Amundsen morì nel 1928 nel Mar Glaciale Artico mentre, a bordo dell'idrovolante Latham, tentava di soccorrere la spedizione di Nobile. Il suo corpo non fu mai ritrovato. Amundsen fu anche uno scienziato e durante le sue spedizioni svolse ricerche a carattere scientifico. In particolare nel periodo in cui soggiornò nella Terra di re Guglielmo IV, mentre era diretto in Alaska, studiò lo spostamento del polo magnetico. Egli rimane uno dei più grandi esploratori di tutti i tempi.

Henrik Ibsen

Drammaturgo e poeta norvegese (Skien 1828 - Christiana, od. Oslo 1906). Nato da una famiglia di commercianti, conobbe la miseria in seguito al fallimento finanziario del padre. Dopo una breve parentesi giornalistica, nel 1851 fu nominato poeta e direttore artistico al Nationaltheater di Bergen, quindi al Norske Theater di Oslo, con l'incarico di scrivere un lavoro drammatico annualmente, incarico che Ibsen intese come missione pedagogica e sociale. Le sue opere principali (Peer Gynt, 1867; Casa di bambola, 1879; Spettri, 1881; l'Anitra selvatica, 1884; La donna del mare, 1888; Edda Gabler, 1890; Quando noi morti ci destiamo, 1899), quasi tutte ambientate nel mondo borghese a lui contemporaneo, costituiscono una sorta d'indagine psicologica dominata da un senso di disillusione e sconfitta dell'uomo.

Olaf V

Re di Norvegia (Appleton House, presso Sandrigham, Inghilterra 1903 - Oslo 1991). Fu comandante delle truppe norvegesi durante la seconda guerra mondiale Nel 1957 succedette al padre Haakon VII e divenne re. Sposò Marta di Svezia da cui ebbe tre figli: Harald, a lui succeduto con il nome di Harald V, Ragnhild e Astrid.

Alfred Nobel

Chimico e industriale svedese (Stoccolma 1833 - Sanremo, Imperia 1896). Inventore della dinamite, nel suo testamento dispose che gli interessi del suo ingente patrimonio (30 milioni di corone) venissero suddivisi in cinque premi da assegnare a coloro che si fossero distinti nel corso dell'anno nei campi della fisica, della chimica, della medicina, della letteratura e a chi meglio si fosse adoperato per la pace nel mondo. L'Istituto Nobel di Oslo è sede del Comitato norvegese per l'assegnazione del Nobel della pace (gli altri vengono assegnati in Svezia). I cinque membri del comitato, eletti dal Parlamento, devono scegliere chi (persone o istituzioni) abbia maggiormente contribuito alla fratellanza dei popoli, all'abolizione o riduzione degli armamenti e al raggiungimento e miglioramento degli accordi di pace. La prima assegnazione del premio avvenne nel 1901 e andò allo svizzero Henri Dunant, fondatore della Croce Rossa. Tra i premiati si ricordano: Martin Luther King, Mihail Gorbaciov, Nelson Mandela, Yasser Arafat, Yitzhak Rabin, Simon Peres, Madre Teresa di Calcutta. Dal 1905 al 1946, con un'interruzione durante gli anni della guerra, la consegna del premio ebbe luogo nell'Istituto Nobel; si passò poi all'Aula Magna dell'Università, affrescata da Munch tra il 1910 e il 1916. A partire dal 1990 la cerimonia si svolge il 10 dicembre, anniversario della morte di Nobel, nella Sala delle Feste del Municipio di Oslo.

ALTRI CENTRI

Drammen

(56.688 ab.). Città della Norvegia, capoluogo della contea di Buskerud (14.910 kmq; 243.086 ab.); il porto è posto su un braccio secondario dell'Oslofjord, il Drammenfjord. La città si estende lungo il Drammenselv, fiume che separa il quartiere più antico, Strømsø, a Sud, e quello più moderno, Bragernes, a Nord. Drammen è un importante centro industriale e commerciale (lavorazione e commercio del legno, della carta, della birra, industrie metallurgiche, importazione di automobili). Il quartiere di Strømsø presenta caratteristiche strade con casette in legno; la chiesa fu eretta nel 1667 e ampliata in stile Impero nel 1840 (la cripta del 1700 è proprietà della famiglia Knoff Mechlenburg). Dalla piazza centrale del quartiere si arriva al Drammens Museum, che ospita il Museo marittimo. Il nucleo moderno della città (Bragernes) ruota intorno alla piazza da cui la Kirkegata porta alla neogotica chiesa, del 1871; la navata centrale è della chiesa precedente, bruciata nel 1866.

Kristiansand

(75.280 ab.). Città della Norvegia, capoluogo della contea di Vest-Agder (7.276 kmq; 161.130 ab.). Si estende con le sue bianche case su entrambe le rive del fiume Otra, che qui si getta nello Skagerrak. È un fiorente porto e un centro industriale (fabbriche di armi, industria pesante; commercio ittico e del legno). Nacque come presidio militare nel 1641 grazie al re Kristian IV di Danimarca. In passato fu devastata dagli incendi (nel 1734 e nel 1892), ma le case di legno superstiti ne testimoniano l'eleganza architettonica improntata a uno stile rinascimentale, soprattutto nel suo nucleo centrale disposto a scacchiera, il cosiddetto Kvadraturen (quadratura). La piazza centrale, con case in pietra e in legno, è caratterizzata dalla neogotica cattedrale presbiteriana ricostruita tra il 1882 e il 1885. Nel parco intorno alla cattedrale sono collocate statue scolpite da Gustav Vigeland. Sul porto, animato, risalta la sagoma possente della fortezza eretta nella seconda metà del XVII sec., le cui mura misurano 5 m di spessore; sugli spalti e nei cortili sono visibili cannoni dell'epoca. Oggi l'edificio ospita mostre d'arte temporanee.

Skien

(50.507 ab.). Città della Norvegia, capoluogo della contea di Telemark (15.299 kmq; 166.337 ab.), situata sul canale di Telemark. Importante centro commerciale e industriale (in particolare per la lavorazione del legno), è la città natale di Henrik Ibsen, che qui trascorse la sua giovinezza. Nel centro della città sorge la chiesa del 1894, con due torri, vetrate decorate, e, all'interno, un organo, tra i più grandi del paese. Nelle vicinanze, è il centro culturale e sede della biblioteca centrale, ove si tengono concerti, spettacoli teatrali, mostre d'arte. Il Museo regionale è situato nel Brekkeparken, nel palazzo di Søndre Brekke (1780). Le collezioni riguardano l'artigianato (caratteristici gli intagli in legno e i dipinti ornamentali in stile rosemaling, tipici della regione di Telemark), la lavorazione dell'argento e i costumi locali. Una sezione è dedicata a Henrik Ibsen.

Stavanger

(112.405 ab.). Città della Norvegia, capoluogo della contea di Rogaland (9.378 kmq; 392.941 ab.); è per grandezza la quarta del paese. L'economia di Stavanger per secoli fu fiorente grazie alla pesca e all'industria conserviera. Negli anni Sessanta del XX sec. si iniziò a cercare il petrolio nella zona Sud-Ovest di Ekofisk; nel 1971 incominciarono le trivellazioni e le estrazioni. In seguito si individuarono una trentina di giacimenti tra il Mare del Nord e il Mare di Barents, che fecero diventare Stavanger una città importantissima dal punto di vista economico. A Stavanger vengono inoltre montate le enormi piattaforme per l'estrazione in mare. La città è sede delle compagnie petrolifere norvegesi o straniere, nonché di istituti di geologia avanzatissimi. Si caratterizza per i palazzi moderni e le infrastrutture all'avanguardia (aeroporto internazionale e ottimi collegamenti stradali), anche se rimane inalterato il fascino discreto e antico del vecchio centro. La parte vecchia, Gamle Stavanger, conserva vicoli acciottolati e belle case antiche. Lungo il porto e nelle strade retrostanti si moltiplicano i locali dove bere, mangiare e ascoltare musica; è questa infatti una città ricca e incline ai divertimenti grazie al flusso di denaro portato dagli addetti alle piattaforme estrattive che si trovano al largo e a tutti i commerci che ne derivano. La cattedrale fu eretta, in stile romanico-normanno, dal primo vescovo, Reinald di Winchester. I lavori iniziarono nel 1125. Nel 1272 fu realizzato il coro gotico. L'arredo è barocco.

Tromsø

(61.897 ab.). Città della Norvegia, capoluogo della contea di Troms (25.877 kmq; 152.560 ab.). Importante porto per le rotte polari, si trova su un'isoletta, tra il continente e la più estesa isola di Kvaløy. Il clima mite è favorito dalla Corrente del Golfo. Con la fondazione dell'università, nel 1972, questa "capitale dell'Artico" è diventata un centro di ricerche ed è l'unica città industriale (lavorazione del pesce, produzione di birra) e di commerci a Nord del Circolo Polare Artico. Vivace, grazie ai molti locali, bar e ristoranti e per l'animazione delle vie del centro, è chiamata la "Parigi del Nord". Il sole di mezzanotte è visibile dal 20 maggio al 20 luglio; la notte polare dura dal 25 novembre al 17 gennaio. L'origine della città risale alla costruzione di una chiesa, qui voluta, nel 1252, da Håkon V Håkonsson; solo quando il commercio di Bergen e di Trondheim nella Norvegia del Nord decadde, Tromsø venne riconosciuta (1794) come centro commerciale. Nel 1803, diventò sede vescovile. La città divenne ben presto base per le esplorazioni nei mari polari. Tra gli esploratori che partirono da qui, lo svedese S.A. Andrée che viaggiò in pallone (dalle isole Svalbard) per il Polo Nord, ove morì (1891), e Roald Amundsen, che decollò da Tromsø il 18 giugno 1928 con l'aereo francese "Latham", alla ricerca del dirigibile "Italia" di Nobile, e non fece più ritorno. Da qui salpò anche, nel 1820, la prima "nave polare" norvegese a scopo di ricerca nel Mare Artico. Fino al 7 giugno 1940, durante l'invasione tedesca, Tromsø fu la capitale provvisoria dello Stato norvegese. L'università, la più settentrionale al mondo, è nata nel 1912. È nota per gli studi sulle aurore boreali: Tromsø, infatti, è proprio sotto l'anello di formazione delle aurore. Nel 1981, con la collaborazione di sei nazioni europee, vi è stato installato l'EISCAT, il più potente radar del mondo per lo studio di questo fenomeno. Nei giardini dell'università, c'è un centro studi delle aurore boreali, della ionosfera e del magnetismo terrestre. Sulla via principale di Tromsø affacciano case in legno del primo Ottocento, tra cui la cattedrale (1861). Il Museo Polare offre una ricca documentazione sulle esplorazioni polari dei secc. XIX-XX e alle isole Svalbard. Vi si trovano stazioni base originarie, abitate un tempo durante l'inverno dai cacciatori di animali da pelliccia; attrezzature, equipaggiamenti e testimonianze varie di tutte le attività polari. Vi sono sezioni speciali sulle più importanti spedizioni al Polo. L'edificio del 1830 che ospita il Museo fungeva un tempo da dogana. L'istituto Polaria si occupa di documentazione e ricerca sulle zone polari. Storstein è un'altura di 421 m, raggiungibile per mezzo della funivia; è un magnifico osservatorio sulla città, sui fiordi e sulle montagne circostanti, oltre che punto di osservazione per il sole di mezzanotte.

DIPENDENZE

Isole Bouvet e Pietro I

(49 kmq e 156 kmq; disabitate). Isole dell'Oceano Atlantico meridionale, di origine vulcanica. Bouvet passò alla Norvegia nel 1930, Pietro I l'anno seguente.

Jan Mayen

(377 kmq; 18 ab.). Isola dell'Oceano Atlantico settentrionale, posta a 350 km circa al largo del litorale orientale della Groenlandia. La massima cima è costituita dal vulcano estinto Beerenberg (2.277 m); nel 1929 divenne possedimento norvegese.

Svalbard

(62.020 kmq; 2.706 ab.). Arcipelago della Norvegia, posto nel Mar Glaciale Artico. È formato da quattro isole principali: Spitsbergen (37.814 kmq), Terra di Nord-Est (14.467 kmq), Edgeøya (5.073 kmq), Barentsøya (1.331 kmq), e dalle più piccole Prins Karls, Forland, Kong Karls Land, Jan Mayen, Bjørnøy e Kvitøy, oltre ai numerosi scogli e isolette che fanno da corona alle maggiori. Centro principale: Longyearbyen (1.831 ab.). La loro posizione geografica è compresa tra i 14°35' e gli 81°01' di latitudine Nord e tra i 10°39'e 33°36' di longitudine Est. GEOGRAFIA. Le Svalbard sono terre montagnose, con molti rilievi che superano i 1.000 m d'altezza, di cui i più elevati sono il Newtontopp, massiccio granitico di 1.713 m, e il Perrietopp, alto 1.717 m, entrambi nell'isola di Spitsbergen. Geologicamente le isole sono costituite da un basamento di rocce cristalline piegate e metamorfosate dall'orogenesi caledoniana, ricoperto da una serie pressoché continua di sedimenti marini (arenarie, calcari, argille) depositatisi dall'era paleozoica fino agli inizi di quella cenozoica. Questi materiali subirono in epoca successiva processi di sollevamento, piegatura e frantumazione per l'azione di orogenesi alpina (che fu accompagnata anche da episodi vulcanici) e quindi sottoposti a lunghe e intense fasi erosive e interessati dalle glaciazioni quaternarie. Ancora oggi la maggior parte delle isole (65%) è ricoperta da ghiacciai che scendono direttamente in mare all'interno di profondi fiordi. La morfologia che ne risulta è assai varia: le zone occidentali sono percorse da catene frastagliate, quelle orientali si estendono in vasti altopiani e zone più depresse. L'erosione glaciale ha scavato ampie incisioni vallive, mentre le coste risultano profondamente intagliate e con falesie rocciose che sovrastano una larga piattaforma di abrasione marina (Vorland). Il clima delle Svalbard è molto secco, con inverni intensamente freddi, abbondante neve e frequenti tempeste, mentre il sole si mantiene sotto l'orizzonte (dal 28 ottobre al 14 febbraio). Le estati sono brevi e luminose, con il sole sempre al disopra dell'orizzonte (dal 19 aprile al 23 agosto), durante le quali spirano tiepidi venti sud-occidentali che attraversano l'Atlantico con la Corrente del Golfo. La temperatura media estiva rilevata a Isfjord Radio è di + 6°C, quella media invernale è di -14°C. Il fenomeno del permafrost, insieme alla temperatura estiva che può raggiungere durante l'estate in taluni giorni i 20-21°C, giustifica la mancanza di vegetazione arborea, ma non esclude la presenza di una ricca e variegata flora artica. La tundra e le rupi dei fiordi si ricoprono, allora, di fiorellini multicolori. Nei lunghissimi mesi invernali le isole vengono imprigionate nella morsa ghiacciata della banchisa, il pack, che si liquefa a primavera avanzata, tranne che in alcune zone della costa orientale, più fredda e meno favorita dai benefici della Corrente del Golfo. Nonostante queste caratteristiche estreme, le Svalbard ospitano forme di vita animale e vegetale. In estate, si alzano in volo stormi di milioni di uccelli, oltre 150 specie (tra le quali la strolaga minore, il fulmaro, l'edredone, il labbo, il gabbiano d'avorio, la sterna artica, la pulcinella di mare, il gabbiano tridattilo, la gazza marina minore, lo zigolo delle nevi). Alcune di esse (oltre 30 specie, tra marzo e settembre) nidificano lungo la costa e sulle rupi delle montagne. I soli animali stanziali che vivono alle Svalbard sono la renna polare, la pernice bianca, la volpe artica e l'orso bianco, quest'ultimo protetto dal 1972 e presente sul territorio in circa 3.000 esemplari. Dalla Groenlandia, nel 1929, fu portato sin qui il bue muschiato insieme alle lepri delle nevi, specie estinte da tempo sul posto. Le foche sono numerosissime e presenti in varie specie (foca barbata, foca dagli anelli, foca della Groenlandia, foca comune), così come i trichechi e le balene (balena rostrata, beluga, narvalo, balenottera boreale). La flora, che cresce esclusivamente nei mesi estivi e solo sul 6% del territorio dell'arcipelago, è costituita da circa 165 specie botaniche, delle quali 36 sconosciute in Scandinavia. Tra esse vale la pena citare il Papaver dahlianum, la Saxifraga oppositifolia, la Cochlearia officinalis (che contiene sostanze attive contro lo scorbuto), la Salix polaris, il Ranunculus hirculus. Terre dimenticate, se si esclude lo sfruttamento dei notevoli giacimenti carboniferi, le Svalbard si sono aperte ad alcune forme di turismo solo negli ultimi anni.STORIA. Il nome Svalbard (Terra dalle coste fredde) trae origine dall'antico islandese: si presume infatti che i primi scopritori dell'arcipelago siano arrivati dall'Islanda nel 1194. Non si hanno però notizie provate. Ufficialmente l'arcipelago, nel 1596, fu battezzato Spitsbergen (Terra dalle cime appuntite) dal navigatore olandese William Barents che era alla ricerca di una rotta polare per la Cina, viaggio conclusosi tragicamente perché l'equipaggio finì d'inverno tra i ghiacci della terra di Novaja Zemlja. All'inizio del XVII sec. l'Olanda, che inviava circa 300 navi all'anno per la caccia alla balena (di cui veniva utilizzato principalmente l'olio estratto dal grasso come combustibile e i fanoni per la lavorazione degli abiti e dei corpetti femminili), fondò un insediamento permanente, Smeerenburg (Il paese del grasso), abitato, nel 1633, da oltre 1.000 persone. Anche Gran Bretagna, Francia e Spagna si dedicarono alla caccia alla balena, ma non sistematicamente come i loro concorrenti olandesi. Nel XVIII sec. giunsero sull'arcipelago i Russi, che si insediarono lungo le coste (soprattutto occidentali) in piccole e numerose stazioni permanenti per cacciare gli animali di terra (ma anche foche e trichechi e uova di uccelli), mentre i Norvegesi cominciarono a insediarsi circa un secolo più tardi, cacciando principalmente la foca e l'orso bianco. Fatalità, disgrazie e soprattutto lo scorbuto (provocato dalla mancanza di vitamina C) furono la causa della morte di numerosi cacciatori (ogni anno ne moriva almeno il 10%). Ancora oggi capita di reperirne le ossa lungo le coste occidentali. Solo all'inizio del XIX sec. l'arcipelago cominciò ad attrarre scienziati ed esploratori, gran parte dei quali salpava da Tromsø, la città che ben presto divenne la base di partenza per le navi dirette alle Svalbard, mentre Hammerfest lo era per le spedizioni di caccia alla foca. Verso la fine dell'800, le Svalbard iniziarono ad assumere una vera e propria importanza internazionale: i cacciatori vi trascorrevano intere annate ed esse erano meta di spedizioni scientifiche di grande rilievo, come quella dell'ingegnere S.A. Andrée, di origine svedese, che partito in mongolfiera, nel 1897, dall'estremità nord-occidentale dell'arcipelago, tentò di raggiungere il Polo Nord (resti della spedizione, con diario di bordo e pellicole fotografiche intatte, furono ritrovate 33 anni dopo sull'isola di Kvitøy); o come quella condotta dal norvegese Fritdjof Nansen a bordo della nave polare "Fram" attraverso la banchisa polare, tra il 1898 e il 1899. All'inizio del '900 l'americano John Munro Longyear diede inizio all'estrazione del carbone con la Arctic Coal Company, finché nel 1916 i Norvegesi, con la Store Norsk Spitsbergen Kullkompani (SNSK), che tuttora gestisce l'estrazione del carbone, misero le mani su questa attività. L'arcipelago fu quindi abitato permanentemente da cacciatori e minatori, norvegesi e russi. Nel 1920 Danimarca, Francia, Italia, Giappone, Olanda, Norvegia, Inghilterra, Svezia e USA firmarono a Parigi lo Svalbardtraktaten, sottoscritto poi anche dalla Russia e da altre Nazioni (per un totale di 45 Stati), che riconosceva la sovranità norvegese sulla gestione dell'arcipelago e stabiliva la condizione che nessun Paese firmatario potesse stabilirvi basi militari, mentre avrebbe potuto condurre attività scientifiche e di estrazione mineraria, ovviamente subordinate alla legislazione norvegese. Nel tempo si creò una vera e propria cultura polare, ripercorsa oggi nella letteratura e nei racconti di cacciatori, minatori, esploratori e avventurieri. Nel 1926, dall'arcipelago parti il dirigibile "Norge" (guidato da Amundsen, Ellerswert e dal generale Umberto Nobile) che sorvolò il Polo Nord giungendo fino all'Alaska. Due anni dopo, nel 1928, Nobile volò col dirigibile "Italia", schiantandosi sulla banchisa polare: nel tentativo di salvarlo, Amundsen decollò da Tromsø a bordo dell'aereo francese "Latham", ma non fece più ritorno. Durante l'ultima guerra mondiale, forze britanniche occuparono, nel 1941, l'arcipelago; nel 1943 le due corazzate tedesche "Tirpitz" e "Scharnhorst" penetrarono nell'Isfjord e distrussero le installazioni militari. Solo alla fine della guerra, Norvegesi e Russi ripresero lo sfruttamento delle miniere di carbone. Oggi nell'arcipelago vivono circa 2.700 persone, di cui 800 di nazionalità russa, pressoché tutte concentrate nella profonda baia dell'Isfjord. Le Svalbard sono quindi la regione abitata più settentrionale del globo. Politicamente, secondo il Trattato di Sèvres (1920) è territorio norvegese, amministrato da un governatore eletto ogni due anni dal Parlamento norvegese, che risiede nel capoluogo, Longyearbyen. Il turismo, con possibilità di alloggio e di acquisti di viveri, si è sviluppato solo negli ultimi anni. Date le rigorose condizioni climatiche e geografiche, ogni persona che viaggia in proprio deve informare il governatore sul periodo di permanenza e sui progetti di escursioni. Le spedizioni private, infatti, devono essere coperte da un'assicurazione o da una garanzia bancaria sufficiente a far fronte alle spese di eventuali azioni di soccorso lungo gli itinerari dei tour. Molte località sono sotto tutela e accessibili solo a spedizioni scientifiche o con speciali permessi: riserve naturali e parchi nazionali coprono infatti oltre la metà della superficie dell'arcipelago. L'orso bianco, il tricheco e molte altre specie (di uccelli particolarmente) sono oggi protette. Chi volesse avventurarsi al di fuori dei centri abitati, deve munirsi di fucile e delle necessarie informazioni. A questo scopo esistono alcune agenzie che organizzano visite agli insediamenti russi, crociere attorno all'arcipelago, trekking, giri in motoslitta, con gli sci e con slitte trainate da cani groenlandesi.

Terra della Regina Maud

Settore antartico della Norvegia, posto tra 70° di latitudine Sud, 20° longitudine Ovest e 45° longitudine Est. Collocata sull'Oceano Atlantico, si estende tra il Territorio Antartico Britannico e quello Australiano. Il 14 gennaio 1939 una decisione governativa ne attribuì la sovranità alla Norvegia. È disabitata.

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