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 GEOGRAFIA - EUROPA - LITUANIA

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PRESENTAZIONE

La Lituania confina a Nord con la Lettonia, a Est con la Bielorussia, a Sud con la Polonia e l'enclave russa di Kaliningrad; a Ovest è bagnata dal Mar Baltico. La Lituania ha un'estensione di 65.300 kmq e una popolazione di 3.425.445 ab., con una densità di 52 abitanti per kmq. La popolazione è costituita in maggioranza da Lituani (83,5%), con importanti minoranze di Russi (6,3%) e Polacchi (6,7%); sono presenti anche Bielorussi (1,2%), Ucraini (0,7%) e altri (1,6%). Lingua ufficiale è il lituano; molto diffuso è anche il russo. La religione più diffusa è la cattolica (79%). Già parte dell'URSS, e proclamatasi indipendente nel 1991, la Lituania è un Repubblica monocamerale. Il Parlamento è formato da 141 membri eletti per quattro anni a suffragio universale; il potere esecutivo è esercitato dal presidente, eletto dal Parlamento ogni cinque anni. L'unità monetaria è il litas. La capitale è Vilnius (553.076 ab.).

IL TERRITORIO

Il territorio è generalmente pianeggiante, con boschi estesi, laghi e numerosi massi erratici. Solo nel Sud si trovano alcuni rilievi morenici marginali. A occidente si estende una serie di alture minori formate per lo più da morene di fondo lasciate dai ghiacciai all'epoca della loro regressione. Il clima è di transizione tra il sub-atlantico e quello continentale russo; scarsa l'influenza del mare. Il fiume più importante è il Neman (Nemunas), il cui maggiore affluente è il Neris. Esistono anche numerosi specchi lacustri di scarsa ampiezza. Il clima è continentale temperato, con estati fresche e inverni non gelidi.

Cartina della Lituania

L'ECONOMIA

Il mancato inserimento del Paese nel primo gruppo di candidati per l'entrata nell'Unione europea ha lasciato l'economia lituana in piena transizione tra la sfera d'influenza russa e l'integrazione nel sistema europeo occidentale. L'agricoltura viene praticata soprattutto nelle pianure centrali, dove sono coltivati cereali, barbabietole da zucchero, lino, foraggi e legumi. Nelle zone settentrionali e orientali si pratica l'allevamento di bovini e suini. Klaipeda è un importante porto peschereccio. Assenti le risorse minerarie, le industrie si occupano prevalentemente della trasformazione dei prodotti agricoli: zuccherifici, fabbriche di latte condensato, industrie del legno, della carta e del lino. Kaunas è un centro di produzione delle fibre artificiali, mentre a Vilnius si trovano alcune fabbriche metallurgiche e metalmeccaniche.

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CENNI STORICI

I Lituani si stanziarono nella regione del Niemen all'incirca nel X sec. d.C. In seguito le varie piccole tribù si unificarono sia per difendersi dagli assalti dei Cavalieri teutonici che per attaccare le città russe. Nel 1253 il principe Mindaugas unificò definitivamente lo Stato e venne incoronato re dei Lituani. I successori, approfittando delle scorrerie mongole in Russia, conquistarono la Russia Bianca, iniziando quella espansione che avrebbe esteso lo Stato lituano fino a Novgorod, a Kiev e al Mar Nero. All'inizio del XIV sec., con Gedimino, la Lituania divenne un granducato e nel 1386 il duca Ladislao II Iagellone sposò Jadwiga, erede alla Corona polacca, unificando così i due Stati con l'atto di Krewo (1385). La riluttanza dei Lituani ortodossi a unirsi ai Polacchi cattolici ritardò l'unione, che fu conclusa solo all'inizio del XV sec. anche se a esclusivo vantaggio dei cattolici. La Lituania affrontò le offensive dei Cavalieri teutonici, ordine sorto con la Crociata del 1190, che a partire dal XII sec. si espanse verso l'Europa orientale al fine di cristianizzare le popolazioni della regione; i Cavalieri persistettero nella lotta contro l'unione lituano-polacca, nonostante i due popoli professassero già il Cristianesimo. La sconfitta contro i Tartari nella Battaglia della Vorskla (1399) e l'avanzata dei Turchi in Europa orientale bloccò l'espansione della Lituania, che si difese però validamente contro i Cavalieri teutonici nella Battaglia di Grunwald (1410). Un nuovo patto tra Lituania e Polonia, firmato nel 1413, riaffermò il principio di unione ma nel rispetto della reciproca autonomia dei due Stati. Nel 1447 il re di Lituania Casimiro venne incoronato anche re di Polonia e, di fronte alla crescente potenza degli zar, la nobiltà lituana accettò (Dieta di Lublino del 1569) che l'unione diventasse anche politica. La Lituania venne subordinata completamente alla Polonia e ne seguì le sorti, subendo le spartizioni che nel XVIII sec. smembrarono totalmente lo Stato polacco. Nel 1795 la Lituania venne annessa alla Russia e, velocemente depolonizzata, andò incontro a un rapido risveglio nazionale. Il Congresso di Vienna conferì allo zar il titolo di re di Polonia e gran principe di Lituania; le rivolte nazionaliste dei Polacchi (1830 e 1863) coinvolsero anche i Lituani, il cui Stato venne definito dal regime zarista Territorio del Nordovest a partire dal 1832. Tra il 1864 e il 1905 il processo di russificazione si estese: i libri in lituano dovettero usare l'alfabeto cirillico e la religione cattolica iniziò a essere perseguitata. Dopo il 1905, tuttavia, a Vilnius cominciarono a essere pubblicati due quotidiani, uno in polacco e l'altro in lituano, e un congresso costituito da 2.000 rappresentanti rivendicò l'autonomia territoriale, l'elezione democratica del Parlamento e la demarcazione delle frontiere della Lituania nel rispetto della volontà dei popoli. Durante la prima guerra mondiale, la Germania occupò gran parte della Lituania; nel 1915, i Tedeschi permisero la realizzazione di un congresso di 214 delegati, il quale elesse un Consiglio di Lituania, costituito da 20 membri e chiese la creazione di uno Stato lituano indipendente, etnicamente determinato, con Vilnius come capitale. Il 16 febbraio 1918 il Consiglio dichiarò la Lituania indipendente e decretò la fine dei vincoli politici stretti con le altre Nazioni. Nel 1919, l'Armata Rossa entrò e Vilnius e fu creato un Governo comunista che dovette comunque subito dimettersi. I Sovietici riconobbero la Lituania nel 1920, ma il nuovo Stato ebbe vita politicamente agitata: Josef Pilsudski, presidente della Polonia, cercò di ristabilire l'antica unione tra i due Paesi, ma fallì a causa della resistenza di Lituani, Ucraini e Bielorussi. La Società delle Nazioni e le potenze europee riconobbero la separazione di Polonia e Lituania (1923), ma con una linea di demarcazione che quest'ultima contestò, avendo la prima occupato (1920) Vilnius, Grodno e Suvalki. Nel 1926 venne instaurata una dittatura; Lituania e URSS firmarono un protocollo di non aggressione, seguito da un accordo di amicizia e cooperazione tra Lituania, Lettonia ed Estonia (1934).

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A partire dal 1938, i rapporti della Nazione con Varsavia divennero tesi, a causa della rivendicazione polacca della sovranità su Vilnius, e si acutizzarono in seguito all'ascesa di un gruppo nazista a Klaipeda e alla richiesta polacca di cessione di questa città, unico porto lituano sul Baltico. Nel settembre del 1939, l'accordo segreto sovietico-tedesco lasciò la Lituania all'interno della sfera d'influenza sovietica. Nel mese di ottobre, a Mosca, il trattato di mutua assistenza firmato dalla Lituania obbligò il Paese a installare all'interno del proprio territorio guarnigioni e basi aeree russe. Nel 1940 l'esercito sovietico occupò la Lituania, procedendo a deportazioni di alcuni leader politici locali, mentre altri fuggirono verso l'Europa occidentale. Durante il Governo del nuovo primo ministro, Justas Peleckis, nell'agosto del 1940, la Lituania fu annessa all'Unione Sovietica come Repubblica federata. Dopo l'occupazione nazista del 1941, Hitler riunì gli Stati baltici e la Bielorussia nella provincia di Ostland; tra il 1941 e il 1944 circa 200.000 Ebrei furono trasferiti nei campi di concentramento, trovandovi la morte. Vilnius fu riconquistata dall'Armata Rossa nel 1944 e la Lituania tornò sotto l'occupazione sovietica. Circa 20.000 Lituani si rifugiarono in Europa occidentale e cominciò un periodo di sovietizzazione forzata, con deportazioni di massa nella Russia settentrionale e in Siberia, nel quadro della collettivizzazione forzata delle terre. La persecuzione religiosa proseguì anche dopo la morte di Stalin, nel 1953, e permise l'identificazione tra la resistenza della Chiesa cattolica con la difesa della nazionalità lituana. Dopo l'ascesa del segretario del PCUS Michail Gorbaciov, la Repubblica baltica conobbe un risveglio del sentimento nazionale. Nel giugno del 1988 fu fondato il Movimento lituano per la Perestrojka, il cui comitato esecutivo si denominò Sejm (nome del Parlamento lituano durante il periodo d'indipendenza), conosciuto con il nome di Sajudis; quest'ultimo pretese il ritorno ai trattati di pace che riconoscevano l'indipendenza del Paese. In luglio uscì dalla clandestinità la Lega per la libertà lituana, fondata nel 1978, invocando il ritiro delle truppe sovietiche stanziate nello Stato e l'indipendenza della Lituania, in vista di un'integrazione con la Comunità europea. La repressione contro le manifestazioni di questa organizzazione provocò azioni congiunte di protesta con il Sajudis e scatenò una crisi nella direzione del Partito comunista lituano. Il Governo lituano, contrario a una decisione unilaterale di sovranità, come quella adottata dal Soviet supremo estone, cominciò a fare concessioni ai nazionalisti, quale il riconoscimento ufficiale della bandiera, dell'inno nazionale, nonché l'adozione del lituano come lingua ufficiale e la riapertura della cattedrale di Vilnius e di altre chiese. Nel febbraio del 1989, il primo segretario del Partito comunista assistette, a fianco del Sajudis, all'atto ufficiale di commemorazione dell'indipendenza nazionale. In dicembre, il Soviet supremo della Lituania soppresse l'articolo della Costituzione che assegnava al Partito comunista il ruolo dirigente. Nel gennaio del 1990, a Vilnius, il presidente sovietico M. Gorbaciov annunciò nuove modalità nei rapporti futuri con l'Unione Sovietica, ma il presidente lituano Vytautas Landsbergis dichiarò immediatamente l'indipendenza del proprio Paese. Mosca rispose in un primo tempo con un embargo economico, poi con l'occupazione militare (1991).

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Nel settembre 1991, alla vigilia dello scioglimento dell'URSS, Mosca riconobbe ufficialmente l'indipendenza dell'Estonia, della Lituania e della Lettonia che, alla fine dello stesso anno, entrarono a far parte dell'ONU. Nell'agosto del 1991, dopo il fallito colpo di Stato contro Gorbaciov in Unione Sovietica, il Parlamento dichiarò illegale il Partito comunista, il Partito democratico del lavoro e la Gioventù comunista della Lituania. Il mese seguente, il presidente V. Landsbergis sollecitò il ritiro delle truppe sovietiche dalla Lituania. La nuova Costituzione fu approvata mediante referendum il 25 ottobre 1992, ma quell'anno il pnl calò del 35% e l'inflazione raggiunse il 1.150%. Nelle consultazioni del 1992 gli ex comunisti del Partito democratico del lavoro, guidati da Algirdas Brazauskas, riottennero la maggioranza relativa per le gravi difficoltà economiche incontrate dalla Lituania. Il 14 febbraio 1993 Brazauskas fu eletto presidente con il 60% dei voti: egli proseguì la linea politica verso l'economia di mercato, anche se, alle elezioni amministrative svoltesi quello stesso anno, le sempre maggiori disuguaglianze sociali portarono alla sconfitta del partito di Governo. Nel febbraio del 1996, il primo ministro Adolfas Slezevicius fu sostituito da Mindaugas Stenkevicius, il quale, nel mese di novembre, fu a sua volta soppiantato da Gediminas Vagnorius. Durante questo periodo, l'inflazione di ridusse sensibilmente e si conseguì una crescita del 3% del prodotto interno lordo. Le elezioni parlamentari del 1996 registrarono la vittoria dell'opposizione, il che permise a V. Landsbergis di ottenere la presidenza della Camera. Questa coabitazione con gli ex comunisti terminò con le elezioni del 1997-98, nelle quali Valdas Adamkus fu eletto presidente al secondo turno, con uno stretto margine di voti sul suo rivale, l'ex comunista Arturas Paulauskas. Nel 1997 la Lituania firmò con la Federazione Russa un accordo circa la delimitazione dei confini, concludendo un contenzioso che durava dal 1991. Nel dicembre 1999 la Lituania venne inclusa nel gruppo di Paesi candidati all'ingresso nell'Unione europea entro il 2004. Nel giugno 2001 si aprì l'ennesima crisi di governo. Le elezioni anticipate dell'ottobre 2000 si erano concluse con la vittoria del Partito socialdemocratico (che non aveva però ottenuto la maggioranza assoluta), seguito dai moderati dell'Unione liberale e della Nuova unione (centro-sinistra), mentre l'Unione patriottica, al potere, era giunta solo al quarto posto. Era stato quindi formato un Governo di coalizione guidato dall'Unione liberale dell'ex sindaco di Vilnius Rolandas Paksas, con Nuova unione e altri due partiti minori di centro. L'ennesima crisi di Governo, scoppiata nel giugno 2001 in relazione al piano di privatizzazione del settore energetico e alle riforme fiscale, pensionistica e del settore agricolo, necessarie per entrare nell'Ue, sfociò nella formazione di un nuovo Esecutivo di centro-sinistra guidato da Brazauskas, leader del Partito socialdemocratico. Le consultazioni presidenziali tenutesi il 5 gennaio 2003 decretarono la vittoria al ballottaggio dell'ex primo ministro Paksas, del Partito liberaldemocratico, che batté inaspettatamente il favorito presidente uscente Adamkus. Il nuovo premier pose come obiettivi primari il ripristino della legge e dell'ordine e l'ingresso nella NATO e nell'Unione europea, che avvenne rispettivamente il 29 marzo 2004 e il 1° maggio 2004. In seguito alla destituzione di Paksas per corruzione e collusione con la mafia russa, nel giugno dello stesso anno furono convocate le elezioni presidenziali anticipate, che furono vinte dall'ex presidente Adamkus. Le consultazioni legislative dell'ottobre 2004 assegnarono la vittoria alla formazione politica del miliardario di origine russa Viktor Uspaskitch, il Partito laburista, che diventò il gruppo più rappresentato al Parlamento lituano. Dopo una serie di scandali per corruzione e di dispute che avevano coinvolto i partiti della coalizione di Governo nei primi mesi del 2006, in maggio il primo ministro Brazauskas fu costretto a rassegnare le dimissioni. In luglio venne designato nuovo premier il socialdemocratico Gediminas Kirkilas, ex ministro della Difesa, che si impegnò a mantenere stretti legami con l'Unione europea e l'Occidente e ad entrare nella zona euro il prima possibile.

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LA CAPITALE

Vilnius

(553.076 ab.)

Capitale della Lituania e capoluogo della provincia omonima (9.731 kmq; 848.563 ab.). Posta alla confluenza della Vilnia con la Vilija, è sede universitaria, importante nodo ferroviario e polo industriale. Sorta al centro di un territorio abitato da popolazioni rutene e poi lituane, Vilnius emerse come capitale del ducato di Lituania nel 1323. In seguito annessa alla Russia (1739), fu designata capoluogo di governatorato. Occupata nel 1915 da truppe tedesche, dal 1917 fu proclamata capitale della Lituania indipendente da un consiglio nazionale lituano. Dal 1918 al 1920 fu contesa tra Polacchi, Lituani e Bolscevichi. Occupata nell'ottobre 1920 da truppe polacche, fece parte di un voivodato fino al 1939. Annessa quindi la Lituania all'Unione Sovietica (1940), Vilnius divenne capitale della Repubblica lituana nel maggio 1941. Tra i monumenti più interessanti, le chiese gotiche di San Nicola (1440), di Sant'Anna (XVI sec.) e di San Bernardo, la monumentale chiesa barocca di Santa Teresa dei Carmelitani e quella dei Santi Pietro e Paolo nell'Atokol (1668-84).

ALTRI CENTRI

Kaunas

(364.083 ab.). Città della Lituania, capoluogo della provincia omonima (8.089 kmq; 685.766 ab.), è un importante porto sul fiume Nemunas. Centro industriale e commerciale, ha stabilimenti meccanici, metallurgici, elettrotecnici, tessili, alimentari e cartari. Fondata nel XIII sec., tra il 1920 e il 1940 fu capitale della Lituania.

Klaipeda

(185.775 ab.). Città della Lituania, capoluogo della provincia omonima (5.209 kmq; 382.184 ab.), è situata sul Mar Baltico. È un porto commerciale, peschereccio e militare; ha fabbriche del legno, della carta, tessili e alimentari. Venne fondato dai Cavalieri teutonici e fece parte della Lega anseatica.

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