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Non chiedete che cosa il vostro Paese può fare per voi; chiedete che cosa potete fare voi per il vostro Paese.
John Fitzgerald Kennedy

La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l'individuo in condizione di fare a meno di essa.
(Ernesto Codignola)

The Conversation sulla Croatia

Commissione europea. La Croatia varo il suo piano nazionale per l'Energia e il Clima

The Guardian "Come una fiamma ossidrica": il Mediterraneo in fiamme mentre le fiamme si diffondono in nove paesi

Metro Mentre incendi mortali divampano in tutta la Croazia, è sicuro viaggiare lì?

Reuters Gli incendi si sono diffusi vicino alla perla adriatica della Croazia, Dubrovnik

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GEOGRAFIA - EUROPA - CROAZIA

PRESENTAZIONE

Stato dell'Europa centro-meridionale; confina a Nord con la Slovenia e l'Ungheria, a Est con la Serbia e il Montenegro, a Sud con la Bosnia-Erzegovina e la Serbia e il Montenegro; a Ovest si affaccia sul Mar Adriatico.

La Croazia si estende per 56.594 kmq e conta 4.169.239 (2023) abitanti, con una densità di 79 abitanti per kmq.

La maggioranza della popolazione è costituita da Croati (89,6%), con una minoranza di Serbi (4,5%) e di Bosniaci (0,5%).

Lingua ufficiale è il croato; la religione maggiormente professata è la cattolica.

Già parte della Repubblica federativa socialista jugoslava, sotto la spinta di un forte movimento nazionalista, si è proclamata indipendente nel 1991.

Riconosciuta dalla comunità internazionale nello stesso anno, la Croazia è oggi una Repubblica presidenziale con delega di ampi poteri al presidente.

L'unità monetaria è la kuna.

La capitale è Zagabria (691.724 ab.).

Google map

La Croazia è composta da paesaggi di diversa natura morfologica: a Nord, fra la Sava e la Drava, le pianure ondulate della Slavonia, della Podravina e della Posavina costituiscono estese e fertili regioni agricole con scarse alture; a Ovest si elevano le Alpi Dinariche, che si saldano a Nord Ovest con le Alpi Giulie.

A Sud il territorio è formato da alti pianori a morfologia carsica e poco popolati.

La Croazia comprende anche l'Istria e quasi tutta la parte costiera e insulare della Dalmazia, fino alle Bocche di Cattaro.

Questa varietà di paesaggio rende la Croazia una regione poco caratterizzata dal punto di vista morfologico.

Lo sviluppo costiero è irregolare e definito dalla presenza di numerose isole, soprattutto a Sud della penisola istriana.

Il monte più elevato è il Troglav, al confine con la Bosnia, con i suoi 1.913 m.

Le Alpi Dinariche costituiscono lo spartiacque fra i due fronti del sistema fluviale croato: i corsi d'acqua del versante adriatico sono brevi e a carattere torrentizio (Cetina, Krka).

I restanti fiumi sono affluenti della Sava e della Drava, mentre il Vuka si getta direttamente nel Danubio.

Il clima è continentale all'interno, caratterizzato da estati calde e inverni rigidi, e mediterraneo sulle coste.

Cartina della Croazia

Cartina della Croazia

PARCHI NAZIONALI E AREE PROTETTE

Sono ben sette i parchi nazionali, quattro dei quali sulla costa o nelle isole. A questi si devono aggiungere le oasi protette, le riserve naturali, le innumerevoli aree di interesse naturalistico e ambientale. Che si tratti di piccole isole sospese in un mare limpidissimo, di tratti di costa costellati da una miriade di isolotti e scogli, di fitti boschi con alberi secolari o di terre carsiche dove l'acqua ha scavato gole e grotte, i paesaggi naturali compongono quadri diversi, ma tutti d'irripetibile fascino e suggestione.

Parco nazionale di Risnjak

Creato nel settembre del 1953, il Parco nazionale di Risnjak si trova nel massiccio montuoso del Corski kotar, il grande altipiano carsico tra la Slovenia e la costa del Quarnaro, la regione più boscosa di tutta la Croazia. E proprio la straordinaria vegetazione, con abeti secolari alti fino a 45 metri, è uno dei motivi che ha portato alla protezione di quest'area. È popolato da linci, orsi, stambecchi e gatti selvatici.

Parco nazionale di Brioni

Un piccolo arcipelago di fronte alla costa istriana, formato da due isole e 12 isolotti, con una superficie di 36 kmq. Il parco risale alla fine del XIX secolo, quando un industriale meranese acquistò le isole e arricchì la vegetazione locale con piante esotiche e rare per creare un lussureggiante giardino zoologico e botanico, luogo di villeggiatura aristocratico ed esclusivo. L'arcipelago unisce al fascino di resti archeologici dei periodi romano e bizantino un ambiente davvero unico, in cui daini, cervi, pavoni, fagiani e una particolare specie di muflone si muovono in libertà. Le isole Brioni sono parco nazionale dal 1983.

Parco nazionale dei laghi di Plitvice

Creato nel 1949, è il più vecchio tra i parchi nazionali della Croazia. Con una superficie di circa 30.000 ettari, la maggior parte dei quali ricoperta di boschi di faggi, abeti rossi e bianchi, aceri e pini, il parco di Plitvice è uno spettacolo della natura, anche per la fauna ricchissima (orsi, lupi, volpi, caprioli, cinghiali, tassi, lontre e 156 specie di volatili). Ben 16 laghi carsici collegati tra loro da un numero infinito di cascate, ruscelli e salti d'acqua. Un complesso sistema di passeggiate che si snoda su sentieri ben segnalati, ai quali si aggiungono ponti e passerelle sospese sull'acqua.

Parco nazionale di Paklenica

Istituito nel 1949 comprende un'area di 36 kmq situata tra la vetta più alta del Velebit e la costa. Caratteristica del parco sono le due gole, profonde fino a 400 m, con impressionanti fenomeni erosivi e grotte. Nei fitti boschi di faggio e pino nero, vivono numerosi mammiferi, con qualche esemplare di orso; tra le molte specie di uccelli si segnala la presenza del raro grifone.

Parco nazionale delle Incoronate

Istituito nel 1980 per proteggere molte specie di flora e fauna marina, il parco nazionale delle Incoronate comprende oltre 100 isole, con isolotti e scogli di roccia bianca disseminati in un tratto di mare lungo circa 35 km e largo al massimo 13. Il parco è celebre per la straordinaria bellezza del suo mare, i fondali di corallo e una natura ancora incontaminata.

Parco nazionale della Cherca

Nella contea di Sebenico un fiume, forse il più bello di tutta la Dalmazia, ha scavato il suo cammino in un terreno carsico, creando un lungo, affascinante canyon, con laghi, rapide e cascate: quella di Scardona precipita da una barriera di tufo alta ben 46 metri. Il parco è anche un'importante riserva ornitologica, che vanta oltre 200 specie diverse di uccelli. All'interno del parco, visitabile anche in barca, sono la storica cittadina di Scardona e, sull'isola di Visovac, un antico convento dei Francescani.

Parco nazionale della Méleda

Méleda è un'isola posta tra Curzola e Ragusa, dalla particolarissima conformazione e dalla flora particolarmente rigogliosa. Con i suoi boschi di pini secolari, querce e lecci che circondano i laghi e si stendono fino al mare, Méleda è una delle più verdi tra le isole dell'Adriatico croato. All'interno il Piccolo e il Grande lago sono collegati tra loro e con il mare da stretti appena percettibili.

L'ECONOMIA

Prima del 1991 la Croazia era, con la Slovenia, la Repubblica più industrializzata della Jugoslavia. Oggi, dopo la guerra civile, la Croazia ha infatti dovuto sostenere il peso economico di un conflitto che ha provocato 12.000 morti, 3.000 dispersi, 30.000 feriti e 16.000 invalidi. Secondo una stima, i danni diretti della guerra ammontano a 23 miliardi di dollari, mentre quelli indiretti raggiungono i 30 miliardi. Eppure il Paese è riuscito a rimanere in piedi e oggi guarda con maggiore serenità al futuro, anche perché le sue potenzialità economiche sono state finora solo in parte sfruttate. La produzione industriale sta aumentando, ma soprattutto vi è stata una ripresa importante nel settore turistico, ormai affermatosi come una tra le voci principali per l'economia del Paese. Tra le attività industriali più sviluppate si trovano quella estrattiva (carbone, gas, petrolio), quella alimentare, quella chimica e farmaceutica, quella tessile; seguono l'industria metallurgica, l'industria del legno, quella elettrica e infine quella cantieristica. Con la privatizzazione delle industrie e delle banche in Croazia è cominciato a entrare il capitale straniero: tra le prime compagnie straniere a investire nel Paese va ricordata la svedese Ericsson. Nel settore agricolo lavora il 17% della popolazione. Benché la Croazia continui a importare generi alimentari, la produzione nazionale comincia a soddisfare i bisogni della popolazione, soprattutto per quanto riguarda i cereali; altrettanto importante è l'allevamento del bestiame, che costituisce la metà del prodotto nazionale agricolo lordo. Negli ultimi anni si sono sviluppate la pesca e l'industria del pesce (conserve e surgelati).

CENNI STORICI

Abitata da Illiri, nel I sec. d.C. venne conquistata dai Romani che la suddivisero nelle provincie della Dalmazia e di Pannonia. Invasa da Ostrogoti e Avari, nel 533 passò a Bisanzio che permise lo stanziamento dei Croati, convertitisi nel VII sec. al Cristianesimo. Dopo la pace dell'812 tra Franchi e Bizantini, il ducato di Pannonia venne ceduto all'Impero franco e quello di Dalmazia a Bisanzio; a metà del IX sec., entrambi i ducati si liberarono, unendosi e fondando il primo Regno croato. Tomislav e i suoi eredi combatterono contro l'Impero bulgaro in Pannonia e contro l'espansione di Venezia sulla costa dalmata. Petar Kresimir (1058-1074) ruppe con Bisanzio e rafforzò i suoi vincoli con il papato. In questo periodo, la Croazia raggiunse la massima espansione territoriale; quando il successore Dimitrije Zvonimir cercò di coinvolgere il Regno in una guerra contro i Turchi selgiuchidi venne duramente attaccato dall'opposizione e assassinato (1089). La guerra civile che seguì segnò il declino del Regno; Lazlo I di Ungheria conquistò la Pannonia nel 1091 e rivendicò la Corona croata. Dopo un conflitto prolungato, Kalman d'Ungheria firmò un trattato, i pacta conventa, con i rappresentanti croati: da quel momento la Croazia fu vincolata all'Ungheria, mentre la fascia costiera e le isole vennero occupate dalla Repubblica di Venezia (1409).

Dopo la sconfitta delle forze croate e ungheresi nelle battaglie di Krbavsko Polje (1493) e di Mohacs (1526), la maggior parte della Pannonia e dell'Ungheria centrale caddero in mano turca. La dominazione dei musulmani modificò la composizione etnica della Pannonia: molti Croati passarono in Austria, mentre i Turchi favorirono le immigrazioni di Tedeschi e Ungheresi, accogliendo anche i Serbi in fuga dai Balcani. Nel 1603 l'Austria cacciò gli Ottomani e ridusse a province dell'Impero la Croazia e l'Ungheria. I nobili croati e ungheresi, prima resistettero uniti e in seguito cospirarono per organizzare un movimento indipendentista, ma il progetto fallì e i capi vennero uccisi e le loro terre distribuite ai nobili stranieri. Nel 1809 il Paese fece parte delle province illiriche di Napoleone. Alla caduta di Napoleone, le relazioni tra Ungheria e Croazia divennero critiche e nell'aprile 1848 il Parlamento ungherese adottò misure severamente restrittive per l'autonomia della Croazia che, da parte sua, aveva decretato la separazione dall'Ungheria e abolito la servitù. Lo scontro con i Croati fiaccò le forze della Rivoluzione ungherese del 1848 e facilitò la ripresa del potere da parte degli Asburgo. La Dieta croata venne sciolta nel 1865; due anni dopo, con la divisione della Corona, Tedeschi e Ungheresi assunsero il ruolo di Nazioni dominanti nell'Impero austro-ungarico. Nel 1868 l'Ungheria riconobbe lo Stato costituito da Croazia, Slavonia e Dalmazia quale entità politica indipendente, sebbene l'Austria mantenesse il controllo sulla Dalmazia. All'inizio del XX sec., gruppi nazionalisti croati intensificarono la loro attività, adottando con i Serbi la cosiddetta "decisione di Rijeka", un programma di azione con cui vinsero le elezioni del 1906. Nello stesso tempo il Partito contadino croato intraprese un'intensa attività di propaganda, suscitando una dura repressione dell'Impero. Nel 1915 i leader croati, serbi e sloveni organizzarono a Parigi il Comitato jugoslavo, con lo scopo di accelerare la separazione dall'Austria e l'unione con la Serbia indipendente. La sconfitta dell'Impero austro-ungarico nel primo conflitto mondiale portò alla creazione di un solo Regno (1918), divenuto nel 1921 Regno di Jugoslavia, formato da Croazia, Serbia, Slovenia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina. L'espansionismo serbo tuttavia urtò lo spirito nazionalista croato, determinando un forte dissenso della Croazia, animato soprattutto dal Partito contadino di Stjepan Radic. L'assassinio di quest'ultimo e di altri oppositori, nel 1928, provocò una seria crisi che acuì le differenze interne. Occupata dai nazifascisti (1941-45), vi fu instaurato il Governo collaborazionista di Ante Pavelic, mentre alla Liberazione la Nazione entrò tra le sei Repubbliche federali della Repubblica popolare jugoslava insieme a Serbia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Montenegro, Slovenia e alle due regioni autonome della Vojvodina e del Kosovo.

Con la morte di Tito (1980), la Lega dei comunisti di Jugoslavia rinunciò al ruolo dirigente assegnatole dalla Costituzione e permise le prime elezioni pluripartitiche che diedero la maggioranza all'Unione democratica croata (HDZ), guidata da Franjo Tudjman; in dicembre il Parlamento approvò una nuova Costituzione che contemplava il diritto alla secessione. Il 25 giugno 1991 la Croazia proclamò l'indipendenza, seguita dalla Slovenia, mentre i Serbi della Krajina annunciarono l'intenzione di separarsi dalla Croazia. La dichiarazione d'indipendenza produsse l'intervento dell'esercito federale, ufficialmente mossosi per difendere le minoranze serbe presenti in Slavonia, Dalmazia e Krajina. Gli scontri, assai aspri, si svolsero principalmente nella Krajina (territorio popolato in maggioranza da Serbi) e nella Slavonia: le città di Vukovar e Osijek vennero distrutte, mentre Zara e Ragusa gravemente danneggiate. La Croazia confinò la minoranza serba della Krajina in Bosnia-Erzegovina, spingendo quindi il conflitto con la Federazione jugoslava in quella regione, al fine di salvaguardare l'integrità della minoranza croata lì presente. La tensione perdurò nei mesi seguenti, cosicché nel novembre del 1992 Radovan Karadzic, capo dei Serbi di Bosnia proclamò la confederazione tra la Repubblica Serba di Krajina in Croazia e la Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina. F. Tudjman, nello sforzo di evitare la proliferazione del separatismo, offrì l'amnistia e una relativa autonomia ai Serbi della Krajina croata. Le divergenze successive furono tuttavia causa del rinnovarsi delle ostilità da parte serba e neppure la mediazione dell'ONU riuscì a garantire la sicurezza del Paese.

Alla fine del 1993 Tudjman e il suo omologo bosniaco Alija Izetbegovic, firmarono un accordo per il cessate il fuoco e la chiusura dei campi di prigionia. Nel gennaio 1994 Croazia e Serbia si accordarono a Ginevra per il pieno ripristino dei trasporti e delle comunicazioni tra le due Repubbliche, sebbene rimanesse ancora insoluto il problema della Krajina, situata sotto il controllo serbo. Nel gennaio 1995 la Croazia decise di non autorizzare la permanenza della forza di pace dell'ONU oltre il mandato del 31 marzo, perché, a suo giudizio, questa avrebbe legittimato la presenza serba nella Krajina; il 13 aprile le forze serbe bombardarono l'aeroporto di Ragusa e dieci giorni dopo bloccarono la strada tra Zagabria e Belgrado, nella Slavonia occidentale. Un'intesa tra Tudjman e Stati Uniti consentì la permanenza della forza internazionale e il suo lento sgombero, assistito dalle truppe della NATO. All'inizio dell'agosto 1995 la Krajina venne conquistata dai Croati che obbligarono i Serbi alla fuga: circa 250.000 Serbi si aggiunsero così agli oltre 700.000 connazionali emigrati negli anni precedenti. Gli accordi di Dayton del 21 novembre 1995 stabilirono la fine delle ostilità, anche se nel 1996 la situazione rimase incandescente per le aggressioni interetniche che coinvolsero anche le forze dell'ONU e della NATO. Nel giugno 1997 Tudjman venne rieletto alla presidenza con il 61,4% dei voti, mentre il 15 gennaio 1998 truppe croate riacquistarono il controllo della Slavonia orientale (posta dal 1996 sotto l'amministrazione dell'ONU). La morte del presidente Tudjman (11 dicembre 1999) determinò una nuova fase nella politica interna croata: l'Unione democratica priva del suo protagonista e divisa dalla lotta per la successione, subì una clamorosa sconfitta perdendo sia le elezioni legislative del gennaio 2000, sia quelle per la presidenza. Le prime videro l'ascesa al potere di una coalizione di centro-sinistra, formata dal Partito socialdemocratico (SDP) e da quello liberale (HSLS), guidata da Ivica Racan. Le consultazioni presidenziali di febbraio videro la vittoria di Stjepan Mesic, fermo sostenitore dell'ingresso del Paese nell'Unione europea e nella NATO. Il nuovo Governo di centro-sinistra si guadagnò in breve tempo quella fiducia internazionale mai accordata a Tudjman, reo di aver sistematicamente calpestato i diritti civili delle minoranze e le più elementari libertà politiche e di opinione.

Con il 2001 iniziarono le richieste da parte del Tribunale internazionale dell'Aia di estradizione nei confronti di alcuni esponenti del Governo e dell'esercito croati durante il conflitto interetnico dei primi anni Novanta. Nel mese di marzo, dopo due settimane di fuga, il generale Mirko Norac si costituì a un Tribunale croato per rispondere dell'accusa di sterminio nei confronti di civili serbi della città di Gospic (1991): la consegna volontaria, preceduta da imponenti manifestazioni di nazionalisti suoi sostenitori, venne effettuata da Norac solo in cambio della certezza di non venire estradato. In settembre il Tribunale accusò formalmente l'ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic per crimini di guerra e contro l'umanità perpetrati in Croazia. Nel dicembre 2001 la Confederazione jugoslava restituì numerose opere d'arte, tra cui molte icone ortodosse, che erano state fatte oggetto di saccheggi dopo la presa della città di Vukovar nel 1991. Nel luglio 2002 Mesic incontrò per la prima volta, dalla fine della guerra, i presidenti di Bosnia e Jugoslavia per confrontarsi sul rimpatrio dei rifugiati, sulla lotta contro la criminalità organizzata e per attuare piani di reciproco aiuto economico. Al vertice di Praga per l'allargamento della NATO ai Paesi della ex cortina di ferro, tenutosi il 21 novembre 2002, la Croazia non presentò in tempo la propria candidatura che, pertanto, non venne presa in considerazione. Con la firma però della "Carta di partenariato dell'Adriatico", siglata dal segretario di Stato americano Colin Powell a Tirana il 2 maggio 2003, si concluse il negoziato tra Washington e le tre Nazioni balcaniche rimaste fuori dall'allargamento della NATO. La Carta accompagnerà Croazia, Albania e Macedonia verso l'ammissione a pieno titolo nell'Alleanza Atlantica. Nel febbraio 2003 la Croazia depositò la sua candidatura per l'ammissione nell'Unione Europea e firmò alcuni accordi bilaterali con la Slovenia, la Bosnia-Erzegovina e la Serbia-Montenegro per migliorare le relazioni con i Paesi confinanti. Sul fronte interno furono avviate riforme strutturali ed economiche, indispensabili per il rilancio dell'economia e per la modernizzazione e democratizzazione del Paese. Le elezioni legislative del novembre 2003 videro il ritorno al potere dei nazionalisti. L'HDZ riuscì a sfruttare la crisi della coalizione di centro-sinistra e a riconquistarsi un vasto consenso tra l'elettorato croato. Il nuovo Esecutivo confermò gli impegni internazionali assunti dal precedente Governo, soprattutto a riguardo del Tribunale penale internazionale e dell'ingresso della Croazia nell'Unione europea. Nel marzo 2004 si avviarono i negoziati per l'ingresso della Croazia nell'Ue, che vennero tuttavia sospesi nel marzo 2005 a tempo indeterminato per la mancata consegna al Tribunale internazionale del generale Ante Gotovina, uno dei principali ricercati per crimini di guerra. Nel gennaio 2005 il liberale Stjepan Mesic, sostenuto dal centro-sinistra, venne confermato alla massima carica dello Stato con una larga maggioranza (65,9%), sconfiggendo la candidata per il centro-destra.

Il presidente croato Stjepan Mesic con papa Giovanni Paolo II nel 2004

Il presidente croato Stjepan Mesic con papa Giovanni Paolo II nel 2004

LE CITTÀ

Zagabria

(691.724 ab.). Capitale della Croazia, sorge a 135 m s/m., nella piana fra il monte Medvednica e il fiume Sava, varcato da quattro ponti che collegano i nuclei storici con le moderne espansioni della parte nuova. La città conserva l'originale divisione in parte bassa e parte alta, a sua volta nettamente divisa in due quartieri storici. Zagabria è un importante centro di comunicazione stradale e ferroviario e sede di un attivo mercato dei settori alimentare, tessile, dell'abbigliamento. Notevole è anche la produzione metalmeccanica, elettrotecnica, chimico-farmaceutica e grafica editoriale. È dotata di un aeroporto internazionale. STORIA. Il primo insediamento della città risale a uno stanziamento romano, ma, dopo la caduta dell'Impero e le devastazioni operate da Visigoti, Alani, Unni e Avari, solo all'inizio del VII sec. si ebbe un insediamento stabile di Croati. Nell'anno 879 si gettarono le basi della città, in cui venne incoronato nel 925 Tomislav, primo re croato. Nello stesso secolo si elevò nelle vicinanze la prima fortezza, mentre nella zona sottostante la collina si costruì la prima chiesa. Nel 1094 l'abitato cresciuto attorno alla chiesa di Kaptol fu proclamato diocesi dal re Ladislao d'Ungheria. Parallelamente si sviluppò la città commerciale, governata da un Senato elettivo e fortificata a causa delle frequenti lotte con il nucleo ecclesiastico. Importante momento della storia cittadina fu il 1242, quando Bela IV, re d'Ungheria e di Croazia, sfuggendo all'invasione mongola, trovò rifugio dentro le mura di Zagabria. A titolo di ringraziamento il sovrano emanò la "Bolla d'oro", con la quale proclamò Zagabria libera città del regno, assicurandole privilegi e immunità. Durante l'invasione turca (secc. XVI-XVIII) divenne il principale centro politico e culturale in cui maturò il risorgimento croato. Nel 1867 il Regno ungherese la designò capitale delle province autonome della Croazia e della Slavonia. Capitale del Regno di Croazia dal 1941 al 1945, fu quindi annessa col proprio Regno alla Repubblica federale di Jugoslavia. Fra il 1991 e il 1992, in seguito alla proclamazione di indipendenza da parte del Parlamento croato, la città fu pesantemente bombardata a opera dell'aviazione serba.

ARTE. La città ha mantenuto la vecchia divisione in parte bassa e parte alta, a sua volta divisa nei due quartieri storici di Cornji grad, la città alta propriamente detta, un tempo sede delle corporazioni e del governo civile, e Kaptol, nucleo della città sviluppatosi dal Medioevo attorno alla cattedrale abitato dai canonici. La città alta è d'impronta barocca, ma con stradine strette e suggestive di impianto medievale e passeggiate panoramiche ricavate nelle antiche mura. In questa parte della città sono presenti i monumenti più rappresentativi di Zagabria: il duomo in stile gotico francese, le chiese di San Marco, di Santa Maria e San Francesco e la cappella arcivescovile. Quella di Santa Caterina risale al XVII sec., mentre quella di San Francesco Saverio data al XVIII. La città bassa ha invece una struttura più moderna, dovuta anche alla ricostruzione resasi necessaria dopo il terremoto del 1880; presenta strade ortogonali e severi palazzi di stile neoclassico e secessione. Risale al 1867 l'Accademia jugoslava delle Scienze e delle Arti e nel 1873 all'interno dell'università venne aperta una pinacoteca con opere dal primo rinascimento al tardo barocco. Alla fine del sec. XVIII risalgono i primi piani regolatori per il territorio fuori le mura della città. Nell'ultimo decennio del XIX secolo la città prese le sembianze odierne, grazie in primo luogo all'architetto Hermann Bollé che con i suoi progetti urbanistici ha lasciato importanti segni nel restauro di antichi edifici cittadini e nella costruzione dei moderni quartieri nella parte bassa della città.

La cattedrale di Santo Stefano

Fondata nel 1094 dal re Ladislao d'Ungheria, la cattedrale di Santo Stefano fu distrutta dai Mongoli nel 1242 e venne subito dopo ricostruita nelle forme gotiche attuali; numerosi furono però i rimaneggiamenti che si ebbero nel corso dei secoli, soprattutto in epoca barocca. Dopo i gravi danni provocati dal terremoto del 1880, subì un radicale restauro secondo il gusto neogotico del tempo, che portò anche alla costruzione delle torri in facciata. Dietro la sagrestia è il Tesoro della cattedrale, che comprende oreficerie dell'XVIII sec., antichi reliquiari, codici miniati e arredi sacri di pregevole fattura. Tra i preziosi tessuti meritano particolare attenzione i paramenti ricamati del sec. XI e gli arazzi francesi del periodo barocco. Particolarmente prezioso è il reliquiario d'oro del sec. XV, a forma di croce, che contiene un'altra più piccola e antica croce, risalente al sec. XII. La cattedrale è chiusa per tre lati dal vastissimo complesso barocco dell'Arcivescovado, costruito nel sec. XVIII sulle mura cinquecentesche, innalzate come difesa contro le minacce dei Turchi. Delle antiche fortificazioni, che circondavano la cattedrale da ogni parte, si conservano solo le mura sul lato settentrionale e le cinque possenti torri. Nella corte dell'Arcivescovado è la gotica cappella di Santo Stefano (sec. XIII), che conserva brani di affreschi coevi.

Panorama di Zagabria con la cattedrale di Santo Stefano

Panorama di Zagabria con la cattedrale di Santo Stefano

La cattedrale di San Marco

Nella piazza San Marco, la più antica della città, circondata da edifici che ospitano le più importanti sedi del governo croato, sorge la gotica chiesa di San Marco, eretta nel 1242. Più volte rimaneggiato, l'edificio conserva finestre romaniche sul fianco destro e un portale tardogotico ornato da 15 figure e una serie di nicchie. Nel 1502 un forte terremoto distrusse il campanile originario; quello attuale, terminato nel 1725, è chiuso da un'alta cuspide barocca. La chiesa, la cui particolarità consiste nelle tegole smaltate predisposte a formare gli stemmi di Croazia, Slavonia, Dalmazia e Zagabria, fu sottoposta a importanti lavori di restauro, eseguiti nel 1876-82 da Friedrich Schmidt e Hermann Bollé, ai quali si aggiunsero in seguito quelli diretti da Ivan Mestrovic nel 1936-38. L'interno, composto di tre navale, racchiude affreschi moderni realizzati da Jozo Kljakovic e alcune sculture di Ivan Mestrovic.

Il cimitero di Mirogoj

Realizzato dall'architetto Hermann Bollé nel 1876, il cimitero di Mirogoj è unico nel suo genere per il carattere monumentale e per le vere opere d'arte e architettura che custodisce al suo interno. Costruito nelle forme neorinascimentali, per la purezza delle sue superfici e dei suoi volumi Mirogoj dà l'impressione di essere un'architettura moderna. È molto forte il contrasto tra la facciata esteriore completamente chiusa, tale da dare l'impressione di trovarsi di fronte a una fortezza, e la trasparenza luminosa del porticato interno sormontato da cupole e scandito da arcate tra le quali si snodano sentieri alberati. Destinato alle più grandi famiglie della città e ai personaggi illustri della politica, della scienza e della cultura croata, accoglie tombe e monumenti realizzati da importanti artisti, tanto da costituire una sorta di museo all'aperto dell'arte croata dalla fine del sec. XIX. Tanti artigiani-artisti, soprattutto quelli della scuola di Bollé, ci hanno lasciato le loro opere. Sono infatti presenti, tra gli altri, lavori di Ivan Mestrovic, Antun Augustincic, Ivan Rendic, Edo Murtic, Jozo Kliakovic e di altri importanti artisti.

Spalato (Split)

(175.140 ab.). Città della Croazia; è situata sulla costa e ha un porto commerciale e turistico tra i maggiori del Paese. Vi si scambiano i prodotti agricoli e zootecnici della regione, mentre il traffico dei passeggeri si fa via via più notevole, anche grazie all'alto numero di turisti provenienti dall'Italia. L'economia, fermo restando il ruolo del porto e della cantieristica navale, mostra nella costante crescita del settore terziario l'avvenuta conversione al modello occidentale. STORIA. Le origini di Spalato vanno collocate tra il IV e il III sec. a.C., quando un gruppo di coloni siracusani fondò un insediamento sulla costa del Bracki kanal, al quale fu dato il nome Aspalathos. Nel 293 l'imperatore Diocleziano, originario di Salona, decise di costruire poco a nord di Aspalathos una maestosa residenza. Dopo la sua morte, nel 313, il palazzo visse un lungo periodo di incuria e abbandono, durato fino al 615, quando Salona venne saccheggiata e distrutta dagli Àvaro-Slavi. Mentre la popolazione civile trovò scampo nelle isole, la guarnigione militare si rifugiò tra le mura della residenza dioclezianea, riuscendo a bloccare l'avanzata degli invasori. La fine delle ostilità (639) e il ritorno dei profughi sulla terraferma fecero sì che all'interno del palazzo si sviluppasse un vero e proprio centro urbano. Spalato rimase sino alla metà del sec. XI soggetta a Bisanzio, rappresentata nell'Adriatico da Venezia. Poi divenne libero comune, conteso tra il Regno d'Ungheria e Venezia, a cui passò definitivamente nel 1420. Da allora la storia della città si identificò con le vicende della Dalmazia: al lungo dominio veneziano - che ebbe termine nel 1797 e lasciò un'impronta indelebile nel tessuto urbano - seguirono due brevi periodi sotto l'Austria (1797-1805) e la Francia napoleonica (1805-1813). Tornata dopo il Congresso di Vienna all'Impero asburgico, Spalato ne rimase parte fino alla sua dissoluzione, la pace di Versailles la assegnò al regno di Iugoslavia. L'annessione di Fiume e Zara all'Italia fece poi di Spalato il principale porto del Paese: ne conseguirono una rapida crescita economica e un consistente incremento demografico. Alla fine della seconda guerra mondiale venne incorporata nella Repubblica federata di Croazia e la quasi totalità della popolazione di lingua italiana scelse di emigrare in madrepatria. Il conflitto serbo-croato non ha recato a Spalato danni di rilievo, ma la presenza nel retroterra delle milizie serbe, con la conseguente chiusura dell'aeroporto e della ferrovia per Zagabria e la distruzione del ponte di Maslenica, limitarono fortemente i collegamenti tra la città e il resto della Croazia. Il cuore antico della città. ARTE. La tormentata architettura del centro storico, eredità di un passato segnato da numerosi momenti, rivela una costante vitalità artistica e intellettuale: gotico e barocco, scuola veneziana e tradizione dalmata si sovrappongono ai resti romani per delineare un tessuto cittadino particolare e irripetibile. Spalato è caratterizzata da un nucleo centrale antico, compreso entro le mura del palazzo di Diocleziano (300.000 mq), una tra le più significative testimonianze della presenza romana in Dalmazia, che, dal 1979 l'Unesco ha inserito nel Patrimonio dell'Umanità. I monumenti più significativi si trovano tutti dentro le mura palatine: la cattedrale, il battistero, il palazzo comunale e la chiesa di San Giovanni Battista.

Il duomo di Spalato, antico mausoleo imperiale

Il duomo di Spalato, antico mausoleo imperiale

Il palazzo di Diocleziano

Visto dall'alto, il complesso rivela la pianta rettangolare tipica del castrum romano. Le mura si presentano quasi intatte: la loro altezza raggiunge in certi settori 28 metri. Al centro dei quattro lati si aprono le porte. L'appartamento imperiale occupava la sezione meridionale del complesso, nella quale si trovavano pure le cantine; gli altri alloggi erano destinati a funzionari e pretoriani. Pur se l'impronta generale dell'opera rimane inequivocabilmente romana, alcuni motivi architettonici e decorativi rivelano influenze orientali. La funzione di ingresso principale al palazzo spettava alla porta nord, porta Aurea, posta in direzione di Salona. Nei giardini adiacenti alle mura sono visibili le fondamenta della chiesa di Sant'Eufemia e dell'annesso convento di Benedettine, distrutti da un incendio nel 1877. Sul lato ovest è il palazzo Agubio caratterizzato dalla mescolanza di elementi gotici e rinascimentali. Il cuore del palazzo è posto nel cortile centrale del complesso dioclezianeo, con un maestoso colonnato ad archi dominato da palazzi gotici e barocchi. Il vestibolo era l'anticamera degli appartamenti imperiali: di questi, distrutti durante la seconda guerra mondiale, rimane solo l'ingresso del tablinum. Nel lato sud del palazzo spiccano 38 delle 52 colonne che sostenevano il lunghissimo portico dell'appartamento imperiale, i cui archi furono murati a metà '700. Tornati al peristilio si visita la cattedrale di San Doimo. L'edificio ha mantenuto quasi inalterata l'originaria pianta ottagonale e l'unica aggiunta è rappresentata dal coro secentesco. A fianco della cattedrale si leva il romanico campanile (secc. XIII-XIV). Ai piedi della torre è una sfinge egizia in granito nero. Il trecentesco edificio alle spalle della cattedrale ospita la sagrestia, il tesoro e l'archivio del capitolato spalatino.

Fiume (Rijeka)

(167.964 ab.). Città della Croazia, compresa nel golfo del Quarnaro, presso i confini italiani, sorge sulla Recina che alcuni chilometri più a valle sfocia nel Mar Adriatico. La sua economia si basa sulle attività del porto, il maggiore del Paese, attivissimo come tappa intermedia per le comunicazioni con l'Austria, l'Ungheria e la Bulgaria. L'attività peschereccia è notevole, ma importanti sono anche la sua grande raffineria e l'industria che produce carte per sigarette. Centro amministrativo e sede universitaria. Di antica tradizione è il Carnevale cittadino con una lunga e coloratissima sfilata di maschere. STORIA. Città marinara rivale di Venezia e subordinata ai vescovi di Pola dal X sec., nel Medioevo cadde sotto la dominazione dei conti di Duino e, dal 1466 fino al 1797, con brevi interruzioni, fu caposaldo del Governo asburgico contro Venezia. Nel sec. XVII, grazie ai commerci e ai traffici marittimi, visse un periodo di splendore e ricchezza, in cui si svilupparono anche l'arte e la cultura. Proclamata porto franco nel 1719, divenne nel 1769 parte del regno d'Ungheria, come unico porto marittimo dei Paesi danubiani e importante sbocco commerciale del centro Europa. Nel sec. XIX è un porto mercantile di primaria importanza e un fiorente centro industriale, con la maggior manifattura di tabacchi di tutto l'Impero austriaco, una grande cartiera, dove viene installata la prima macchina a vapore dell'Europa sud-orientale, e numerosi cantieri navali. Occupata da Gabriele D'Annunzio e dai suoi legionari nel 1919, con il trattato di Rapallo fu proclamata Stato libero di Fiume (1920-24) e passò poi con il patto di Roma all'Italia, che la tenne fino al 1945. Due anni più tardi, per decisione del trattato di Parigi, fu assegnata alla Repubblica popolare federativa di Iugoslavia. ARTE. La città conserva un nucleo antico, con strette strade e vecchie case, mentre allungata sul mare si stende la parte moderna, con palazzi ottocenteschi. Sulla collina alle spalle e lungo il mare, alti grattacieli e anonimi palazzi, sobborghi di una città che ha sempre avuto nel suo importante porto la principale fonte di ricchezza. Il grave terremoto del 1750 portò a una profonda trasformazione urbanistica, con l'abbattimento delle mura che impedivano l'espansione del vecchio nucleo e la formazione di nuovi quartieri, ottenuti interrando una parte di mare. Tra i monumenti sono degni di nota il duomo romanico, rimaneggiato nel XVII sec., l'arco romano del III sec., la torre civica, completamente rifatta nella seconda metà del sec. XVIII, che riporta iscrizioni, stemmi e i busti degli imperatori Leopoldo I e Carlo VI d'Austria. Notevole è la cattedrale dell'Assunta, costruita nel Medioevo sui resti di terme romane e trasformata a più riprese nel sec. XV, nella seconda metà del XVII e tra il 1716 e il 1726, quando venne aggiunto il profondo coro, ornato di stucchi rococò. Del 1824 è la facciata, che ingloba il rosone del 1516. Tardo-romanico è l'isolato campanile pendente, che sull'architrave dell'ingresso reca la data della sua costruzione (1377); alla base sono riconoscibili alcune pietre romane.

Fiume: la chiesa dei Cappuccini

Fiume: la chiesa dei Cappuccini

Ragusa (Dubrovnik)

(30.400 ab.). Città della Croazia, nella Dalmazia meridionale, posta sul canale di Val Cassone, prospiciente l'Isola di Lokrum. L'attività turistica, favorita dal clima mediterraneo e dalle bellezze naturali e artistiche che abbelliscono la città, costituisce una delle voci principali dell'economia, alimentata inoltre dal commercio, dall'artigianato e dall'industria. STORIA. Fondata nel VII sec. da alcuni coloni greci, la città fu annessa nel 1205 ai domini della Repubblica di Venezia, alla quale appartenne fino al 1358. Dal 1358 al 1526 fu parte del Regno d'Ungheria; passò quindi agli Ottomani (1526-1806). Occupata dai Francesi nel 1806, nel 1809 la città entrò tra le province il liriche. Nel 1815 venne assegnata dal Congresso di Vienna all'Impero austriaco, sotto il cui dominio rimase fino al 1918, quando passò alla Jugoslavia. Occupata dai Tedeschi durante la seconda guerra mondiale, fu in seguito assegnata alla Repubblica federata di Croazia. Negli anni Novanta, durante la guerra che portò alla divisione della Jugoslavia, Ragusa venne ripetutamente assediata dalle truppe serbe, i cui attacchi compromisero irrimediabilmente gran parte dell'inestimabile patrimonio artistico della città. Nel 1979 la città è stata iscritta dall'Unesco nel patrimonio culturale mondiale. ARTE. La città presenta un'impronta essenzialmente barocca, essendo stata ricostruita completamente dopo il terremoto del 1667. Solo pochi edifici possono testimoniare l'arte dei secoli precedenti; fra questi il Palazzo dei Rettori (XV sec.), il convento dei Francescani, il convento dei Domenicani, il palazzo Sponza (XVI sec.), la chiesa di San Salvatore (1520).

Panorama di Ragusa

Panorama di Ragusa

Le mura

Una poderosa e spettacolare cerchia di mura, tra le più belle e meglio conservate di tutto il Mediterraneo, racchiude per intero un nucleo antico di ineguagliabile bellezza, testimonianza della ricca e raffinata cultura artistica di una piccola Repubblica marinara che sopravvisse all'avanzata turca e rivaleggiò con Venezia nei traffici sul Mediterraneo. Il principale accesso al nucleo fortificato è la Porta Pile, eretta nel 1537 quando fu ampliato il canale difensivo. La porta interna, di stile gotico, risale al 1460. Sopra l'arco a ogiva che immette nel cuore della città è una piccola immagine di San Biagio. Alle spalle della porta Pile si apre una piazza monumentale al cui centro domina la grande fontana di Onofrio, così chiamata dal nome del suo autore, Onofrio de la Cava, che la realizzò nel 1438-44 come serbatoio terminale dell'acquedotto cittadino.

Il convento dei Francescani

Iniziato nel 1317 e terminato un secolo più tardi, il vasto convento dei Francescani ebbe numerose modifiche barocche in seguito al terremoto del 1667. Verso la strada domina la snella mole del campanile a trifore gotiche, innalzato nel 1424. Di stile gotico fiorito è il portale meridionale (1499). Completamente rifatto dopo il terremoto, l'interno della chiesa conserva del più antico arredo solo il pulpito marmoreo quattrocentesco. Al centro del bellissimo chiostro (1317) è una fontana quattrocentesca. Su un lato del chiostro è la farmacia del 1317, una delle più antiche in Europa, restaurata nel 1901 e tuttora in attività.

Il Palazzo dei Rettori

Il palazzo dei Rettori, realizzato da Onofrio de la Cava nel 1435, era l'abitazione del rettore nel periodo del suo mandato, la sede della pubblica amministrazione, nonché il luogo delle udienze, dei ricevimenti e delle cerimonie ufficiali. Oggi ospita il Museo di Ragusa. Nel 1465 fu aggiunto l'elegantissimo portico rinascimentale a sei arcate, realizzato su progetto di Michelozzo Michelozzi: si notino i preziosi capitelli, alcuni gotici, dovuti a Giorgio Orsini, altri con putti rinascimentali, opera del Michelozzi. Sotto il portico sono due portali gotici ornati di cornici rinascimentali e una lunga fila di seggi in marmo, dove sedevano il rettore e i nobili per assistere alle cerimonie e alle pubbliche manifestazioni. Giustamente celebre il cortile, capolavoro di Onofrio da la Cava, formato da quattro ali di arcate terrene e logge, con scala esterna e fontana del 1452. Grazie alla perfetta acustica, è uno degli spazi privilegiati per concerti e rappresentazioni musicali durante il Festival di Ragusa.

PICCOLO LESSICO

Ùstascia

Voce croata: insorto, ribelle. Termine usato dagli Slavi dei Balcani per indicare chi combatteva i Turchi e poi ripreso da Ante Pavelic per designare i membri dell'associazione nazionalista croata da lui fondata nell'ottobre del 1928 in opposizione al predominio serbo nel Paese. Decretata la lotta aperta, gli ùstascia operarono con azioni terroristiche culminate con l'assassinio di re Alessandro a Marsiglia il 9 ottobre 1934; durante l'occupazione nazifascista essi costituirono il Partito unico della Jugoslavia, sterminando con estrema ferocia i Serbi di Croazia e Bosnia-Erzegovina. Nel 1945, dopo la fuga dei capi e di A. Paveliæ all'estero, sugli ùstascia si sfogò la vendetta dei comunisti di Tito e dei Serbi.

ALTRI CENTRI

Pola (Pula)

(59.000 ab.). Città della Croazia, è collocata al vertice meridionale del triangolo capovolto con cui si può raffigurare la penisola; si affaccia all'Adriatico con una costa frastagliatissima, che le permette di essere un frequentato centro turistico, oltre che rilevante polo industriale, con i cantieri navali più grandi della Croazia. Principale porto della marina da guerra austriaca, poi base di quella italiana, la città è oggi centro turistico e culturale, e sede di una delle maggiori comunità di italiani in Croazia. STORIA. Colonia romana dal II sec. a.C., la città conserva numerosi monumenti di età imperiale. Passò in seguito ai Bizantini, la cui dominazione è documentata dalla cappella di Santa Maria del Canneto (VI sec.). Come il resto dell'Istria conobbe il dominio dei Franchi, dei patriarchi di Aquileia e, a partire dal 1330, quello dei Veneziani, che vi costruirono il castello (secc. XIII-XVII) oggi adibito a museo. Circondata da paludi malariche, fu stremata da epidemie e pestilenze, al punto che verso la metà del sec. XVII la sua popolazione era ridotta a sole 500 anime, mentre ne contava 5000 come colonia romana. Sotto gli Austriaci dal 1797, passò all'Italia dopo la prima guerra mondiale e fu assegnata alla Jugoslavia nel 1947. ARTE. La struttura della città risale all'epoca del dominio romano di cui sono rimaste numerose testimonianze, quali l'arena (I sec.), l'augustea porta d'Ercole, con la testa del mitico eroe e la sua clava scolpite sulla sommità dell'arco, l'arco dei Sergi, innalzato alla fine del I sec. a.C. per tre esponenti della nobile famiglia romana, la porta Gemina, elegante costruzione a due archi del II sec. L'anfiteatro romano è il più maestoso monumento della città e fu costruito per ospitare le lotte dei gladiatori nell'età di Vespasiano; è un'arena di forma ellittica, eretta fuori delle mura cittadine sfruttando una lieve pendenza della collina. Poteva contenere oltre 20 mila spettatori che entravano da una ventina di ingressi. Quasi perfettamente conservata, l'ellisse esterna in bianca pietra istriana presenta due ordini di arcate, ciascuna con 72 archi, sopra i quali corre una serie di aperture rettangolari. Le quattro torri che sporgono dal perimetro ellittico sostenevano le scale lignee d'accesso ai posti più alti.

L'anfiteatro romano a Pola

L'anfiteatro romano a Pola

Sebenico (Sibenik)

(37.000 ab.). Città della Croazia nella provincia di Crimea. Porto commerciale e peschereccio in una profonda insenatura formata dalla foce del fiume Krka (Cherca). Industrie metallurgiche e chimiche. Nella parte antica della città domina la cattedrale di San Giacomo (secc. XV-XVI). Qui nacque Niccolò Tommaseo, scrittore romantico, studioso della lingua italiana e fervente patriota. STORIA. Città e sede vescovile dal 1298, fu sotto il dominio di Venezia dal 1412 al 1797 meritando, nelle lotte contro i Turchi, il nome di fedelissima. Tra i sec. XV e XVI divenne un importante centro d'arte e di cultura. Alla caduta della Serenissima, dopo un breve periodo di occupazione francese, passò all'Austria. Fu annessa alla Iugoslavia nel 1922 (trattato di Rapallo) dopo il crollo dell'Impero asburgico. Dopo la seconda guerra mondiale la città è molto cresciuta, grazie all'insediamento di industrie e all'ampliamento delle strutture del porto, unito al mare aperto dal canale di Sant'Antonio. ARTE. La città conserva un nucleo antico di viuzze strette e tortuose, suggestivi scorci, preziosi monumenti del dominio veneziano, quando Sebenico fu centro culturale e artistico d'alta fama. Veneziane sono anche le tre grandi fortezze che dall'alto dominano la città, costruite per difendersi dai Turchi. Si citano poi la chiesa barocca di San Lorenzo (1677-97), la chiesa di San Francesco (XIV sec.), la cattedrale di San Giacomo (secc. XV-XVI), in stile gotico-rinascimentale, il palazzo vescovile e palazzo Orsini (XV sec.). La cattedrale di San Giacomo è uno dei capolavori dell'architettura italiana in Dalmazia, in cui si fondono armoniosamente elementi gotici e rinascimentali. La grande chiesa, costruita di marmo di Brazza e di pietra calcarea, iniziò nel 1431 ed ebbe termine nel 1536; è costruita con l'adozione di una singolare tecnica di montaggio (la parte dell'abside, l'insieme di volte e la copertura del tetto). Adottando questo modo di costruzione si è ottenuta una perfetta unione dell'interno e dell'esterno, ovvero, dello spazio esterno e di quello interno, come pure un'organicità dell'architettura, della costruzione e della scultura. Particolare è la copertura in lastre di pietra, che all'interno crea le volte della navata. Statuette di santi ornano il raffinato portale gotico nella facciata principale, aperta da un'armoniosa rosa e chiusa da un frontone semicircolare. Sul fianco sinistro si apre il celebre portale dei Leoni, costruito con materiale romanico di reimpiego e affiancato dalle statue di Adamo ed Eva di Bonino da Milano. L'interno è a tre navate, divise da archi ogivali su colonne dai ricchi capitelli. Se maestosa è la visione d'insieme, sono infiniti i particolari che impreziosiscono l'architettura: i ricchi capitelli delle cantorie, le delicate cornici a rilievo, i putti che reggono festoni nell'abside, dove il trono episcopale è incorniciato da un baldacchino in pietra. Sotto l'abside sinistra è il Battistero, mirabile opera di Orsini e Alessi (1450-52), con ricco fonte battesimale retto da tre putti. Nel 2000 è stata inserita dall'Unesco tra i beni del Patrimonio dell'Umanità.

Zara (Zadar)

(76.000 ab.). Città della Croazia, importante scalo marittimo della Dalmazia centrale situata sul canale omonimo che la separa dall'isola di Ugliano. Difesa dal mare aperto da un triplice cordone di isole, è un importante centro culturale con musei, gallerie d'arte e un archivio storico tra i più ricchi della Croazia. Ha un nucleo antico, chiuso su una penisoletta e ancora circondato da possenti mura, in cui sono evidenti i segni di una lunga storia, che avvicina resti di età romana e chiese medievali, architetture barocche ed eleganti palazzi ottocenteschi ornati di fregi e rilievi, di stemmi e decori. Lungo il porto-canale e alle spalle della stretta penisola si stende la città moderna, caratterizzata da lunghe file di anonime architetture moderne, frutto di una ricostruzione lenta e difficile e sede di industrie e commerci. STORIA. Abitata già in età neolitica, fu dal IX sec. a.C. stanziamento della tribù dei Liburni; prese il nome di Jadera sotto il dominio di Roma, dal 33 a.C., che la innalzò a municipium, cingendola di mura e dandole un assetto urbanistico ancor oggi leggibile nella trama regolare delle sue vie. Rispettata dai barbari, divenne nel sec. VIII capitale del Tema bizantino di Dalmazia. Sede del ducato autonomo di Dalmazia (IX sec.), tornò ai Bizantini nell'XI sec. Divenne libero Comune e fu successivamente occupata dai Veneziani (1202), che ne fecero una roccaforte contro i Turchi. Sotto Venezia conobbe diversi tentativi insurrezionali, ma infine (1409) fu ceduta dal re d'Ungheria Ladislao alla Serenissima, che ne fece la capitale dei domini dalmati e poderosa roccaforte contro i Turchi. Passata all'Austria con il Trattato di Campoformio (1797) e al Regno napoleonico (1805-13), tornò agli Asburgo che la tenne fino al novembre 1918. Partecipò ai moti del Risorgimento (1848, 1861), fu assegnata all'Italia con il Trattato di Rapallo (1920); la città subì gravissimi danni durante la seconda guerra mondiale, in particolare per i bombardamenti aerei anglo-americani del 1943-44. Totale fu l'esodo della popolazione italiana da Zara, protrattosi dal settembre 1943 al 1947, quando il trattato di Parigi ne stabilì la sovranità iugoslava. ARTE. Conserva ruderi di epoca romana, le chiese di San Crisogono (VI sec., ricostruita nel 1175), di San Donato (IX sec.), uno tra i più alti esempi di architettura bizantina della costa dalmata, di San Pietro Vecchio (IX sec.), raro edificio con pianta trapezoidale, di San Simeone (originaria del XII sec. ma quasi completamente rifatta dopo la traslazione delle reliquie del santo nel1632), la chiesa e il convento di Santa Maria (secc. X-XI), la chiesa e il convento di San Francesco (1283), il Grande Arsenale (sec. XVI), la porta terraferma (1543), la porta Marittima (1571). Notevole è la cattedrale dedicata a Santa Anastasia, fondata nel sec. IX e completamente rifatta nel XII-XIII nelle linee tipiche del romanico italiano. La sua armoniosa facciata è una perfetta sintesi di linee verticali e orizzontali dove l'ordine superiore è alleggerito da due grandiosi rosoni. Nel severo ordine inferiore si aprono tre portali composti con materiale di riporto: il portale principale ha nella lunetta un rilievo con la Madonna e i Santi Anastasia e Crisogono racchiusi entro archi a ogiva. Lungo il fianco sinistro si erge l'isolato campanile iniziato nel 1452 ma terminato nella parte superiore solo nel 1892. L'interno è a tre navate: spicca nella navata destra il monumentale altare del SS. Sacramento (1719), vivace scenografia barocca ricca di statue e rilievi. Subito oltre è l'ingresso al Battistero, distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e ricostruito utilizzando i resti dell'impianto esagonale. Sull'altare è un piccolo sarcofago marmoreo, fatto costruire all'inizio del sec. IX per custodire le reliquie della santa. Il secondo altare della navata sinistra è una composizione neoclassica in marmi bianchi e neri (1806) che racchiude un'opera firmata di Palma il Giovane.

Zara (Zadar): la facciata del duomo

Zara (Zadar): la facciata del duomo

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