Geografia Italia Territorio Storia Economia della Valle d'Aosta.
Fromadzo Genepì Grolla Jambon de Bosses Lard d'Arnad Patois francoprovençal Polenta Rascard Personaggi Celebri Jean Baptiste Celogne Challant Pierre Chanoux Sant'Anselmo Centri Minori Antey-Saint-Andrè Arnad Avise Ayas Aymavilles Bard Brusson Cervinia Champdepraz Champoluc Champorcher Châtillon Cogne Courmayeur Dondenaz Entrèves Etroubles Fénis Gressoney-la-Trinité Gressoney-Saint-Jean Introd Issime Issogne La Thuile Montjovet Morgex Pila Pont-Saint-Martin Pré Saint-Didier Rhêmes-Notre-Dame Rhêmes-Saint-Georges Saint-Nicolas Saint-Pierre Saint-Vincent Sarre Valgrisenche Valsavarenche Valtournenche Verrès Villeneuve PICCOLO LESSICOFontinaProdotto per antonomasia dell'agricoltura valdostana ed elemento base della gastronomia locale, la Fontina è un formaggio grasso a pasta semicotta, fabbricato con il latte bovino intero proveniente da una sola mungitura. Un Decreto del Presidente della Repubblica del 1955 ha ufficialmente riconosciuto la Fontina come prodotto a denominazione di origine e nel 1996 essa ha ottenuto la Denominazione di Origine Protetta (DOP) dall'Unione Europea. La tipica attività casearia risale però a molto tempo prima e già nel XV secolo fu oggetto di un'accurata descrizione da parte del medico vercellese Pantaleone da Confienza, nel cui trattato sono annotate con chiarezza e precisione le tecniche di lavorazione e le caratteristiche organolettiche di questo formaggio. Il termine "fontina" compare per la prima volta nel 1717, in un documento dei monaci dell'Ospizio del Gran San Bernardo. Due le tesi etimologiche: secondo alcuni deriverebbe dal nome di alcuni alpeggi locali, ove ne viene prodotta una qualità particolarmente pregiata, secondo altri sarebbe da collegare alla spiccata attitudine alla fusione (fontis o fondis nell'antico francese). Le essenze fresche e profumate dei pascoli d'alta quota, che si estendono tra le montagne più imponenti d'Europa, sono l'alimentazione ideale per le mucche autoctone (pezzata rossa e pezzata nera), dalle quali si ricava l'elemento base della Fontina: il latte. Appena munto viene trasformato, evitando la pastorizzazione e i lunghi trasporti, secondo una procedura tuttora artigianale. Le forme (circa 9 kg caduna) sono cilindriche a facce piane con scalzo leggermente concavo e vengono riposte in grotte e magazzini, umidi e freschi, ove stagioneranno per un minimo di tre mesi. La salatura viene fatta a secco e periodicamente vengono spazzolate o strofinate affinché il sale si distribuisca uniformemente su tutta la superficie. La Fontina, dal gusto dolce e gradevole, ha un alto contenuto energetico ed è ricca di fosforo, calcio e vitamine (A e B). Viene consumata cruda o nell'ambito di prelibate ricette di cucina. Autentiche leccornie sono la fonduta, che si ottiene riscaldando il formaggio fino ad ottenere una pasta cremosa, che ben si accompagna con carni e verdure, e la zuppa alla vapelenentse, preparata con brodo, cavolo verza e pane integrale.FromadzoFormaggio preparato con latte vaccino di due mungiture, al quale è possibile aggiungere piccole quantità di latte caprino. Semidolce quando è fresco, diviene più pronunciato, leggermente salato, talvolta con una punta di piccante, quando raggiunge una maggiore stagionatura. Spicca il suo gradevole profumo di latte. Il disciplinare consente la produzione di diverse tipologie: semigrasso, semigrasso con aggiunta di erbe aromatiche (ginepro, cumino selvatico, ecc.), magro, misto vaccino-caprino. Le forme del Fromadzo, "invecchiate" dai sessanta giorni ai quattordici mesi, si presentano con una crosta di colore paglierino o grigia con sfumature rossastre. La pasta ha una struttura compatta con occhiature sparse di piccole e medie dimensioni.GenepìNome comune di una pianta erbacea di alta montagna (Artemisia glacialis), appartenente alla Famiglia delle Composite, con foglie aromatiche e fiori verdi, molto usata in liquoreria. Genepì, per estensione, è anche il nome del liquore digestivo prodotto in Valle d'Aosta dalla distillazione di questa pianta e di altre erbe aromatiche. A seconda delle erbe utilizzate per la sua produzione, il genepì, invecchiato per circa un anno e mezzo, può avere un colore variabile dal giallo al verde e una gradazione di circa 40°.GrollaLa Grolla, definita dallo studioso Brocherel coppa valdostana per il vino ("Coupe à vin valdôtaine"), rappresenta uno degli oggetti in legno più tipici dell'artigianato valdostano. Al giorno d'oggi ha un valore perlopiù ornamentale e simbolico, mentre una volta veniva usata per bere il vino "à la ronde". Veniva passata infatti di mano in mano allo scopo di consolidare o istituire un legame di amicizia tra i presenti che si dissetavano con lo stesso calice. Analogo significato di fratellanza e convivialità si attribuisce alla Coppa dell'amicizia che però è un recipiente più largo e basso, dotato di vari beccucci per bere il famoso caffè alla valdostana, il cui uso è ancora molto frequente. La tradizione popolare valdostana ha designato la Grolla come la discendente del Sacro Graal. Secondo Brocherel la coppa sarebbe arrivata in Valle grazie ai "pellegrini provenienti dalla Borgogna, probabile origine della Grolla". Egli ha scoperto, consultando un vecchio scritto, che alcuni nobili come il duca di Orléans o Amedeo VIII di Savoia, hanno tutti posseduto almeno una grolla che presentava caratteristiche analoghe a quelle descritte nelle vicende del Graal; era infatti un calice in oro munito di coperchio, adornato di perle e zaffiri. I rapporti intercorsi tra questi personaggi con i valdostani conti di Challant e la presenza ad Aosta di diverse botteghe orafe, fanno presumere che le Grolle d'oro dovessero essere presenti in Valle d'Aosta nelle chiese, ma anche nei castelli. In seguito con il passare del tempo, la Grolla da raro suppellettile d'oro dell'aristocrazia è diventato un oggetto in legno del popolo; una coppa per il vino che ha raggiunto una grandissima diffusione e che rappresenta una delle più belle forme d'arte del nostro artigianato.Jambon de BossesProsciutto crudo speziato con erbe di montagna, prodotto a 1600 metri di altitudine, nell'omonima località di Saint-Rhémy-en-Bosses, nella Valle del Gran San Bernardo. I primi documenti che ne testimoniano la produzione risalgono al 1397, nei Contes de l'Hospice du Grand-Saint-Bernard. Le notizie storiche si susseguono poi nei secoli, confermando la notorietà di questo pregiato prosciutto. Le particolarità gustative del Jambon, per la cui maturazione serve almeno un anno, sono dovute all'abilità dei "maturatori", tramandata di padre in figlio, oltre che alle caratteristiche ambientali. L'incrocio delle correnti provenienti dal Col Citrin, dal Gran San Bernardo, dal Malatrà e dal Serena gli consentono infatti di acquisire, durante la maturazione, quel gusto aromatico con una delicata venatura di selvatico. Momento ideale per gustare il Jambon è la sagra che si tiene annualmente a Saint-Rhémy-en-Bosses, la seconda domenica di luglio.Lard d'ArnadComplessa alchimia di acqua, sale, erbe aromatiche e spezie, sapientemente miscelate e unite al lardo. Il sapore è piacevole e ricorda le erbe usate nella salamoia: ogni fetta è bianca al taglio, con possibile leggero strato di carne e cuore leggermente rosato. Viene conservato in appositi contenitori (doïls) di castagno, rovere o larice. Nel primo inventario del Castello di Arnad, del 1763, si trova già indicazione della presenza di quattro doïls all'interno della cucina. La "Féhta dou lar" (festa del lardo), ormai divenuta tradizione, si festeggia l'ultima domenica di agosto e richiama migliaia di turisti.Patois francoprovençalDialetto valdostano. Sin dall'antichità hanno convissuto in Vallée d'Aoste il francese, come lingua scritta, ed i vari idiomi francoprovençaux derivati dal latino, come lingue parlate. Il francese divenne sola lingua ufficiale della Vallée d'Aoste nel 1561, imponendosi come lingua scritta accanto al latino. Il binomio francese-francoprovençal rimase forte sino all'unificazione d'Italia, nel 1861, quando l'introduzione dell'italiano diede vita ad una nuova serie di rivendicazioni culturali, linguistiche e politiche. Oggi, comunque, circa il 50% della Vallée d'Aoste parla il patois francoprovençal e si assiste all'uso di questo patois, seppur limitatamente e insieme al francese, in certe riviste e periodici quali "Le Flambeau", o "Les Cahiers du Ru". Bisogna, comunque, tenere presente che in Vallée d'Aoste esiste una grandissima varietà di dialetti patois, che rende spesso difficile una classificazione precisa. é possibile tracciare un confine tra la Haute Vallée e la Basse Vallée: nella prima il patois è fortemente influenzato da quelli savoyards e valaisans; nella seconda esistono aspetti più conservatori del patois, che però ha subito anche penetrazioni da parte del piemontese. Ogni patois, comunque, ben connota l'origine dell'interlocutore essendo, così, prezioso strumento per leggere la cultura del territorio, gli aspetti della vita quotidiana, i racconti antichi e tutto quello che può sfuggire alla letteratura ufficiale. Alcune particolarità del patois valdôtain rispetto al francese si possono ritrovare per esempio: nell'accento tonico, in francese l'accento tonico cade sull'ultima sillaba delle parole, mentre il patois utilizza un'accentuazione che può variare ponendo l'accento sia sull'ultima sillaba, che sulla penultima (come avviene in italiano; nella declinazione di nomi e aggettivi, esiste una doppia serie grammaticale di quei nomi che in latino appartenevano alla prima declinazione (rosa, ae); Per quanto concerne l'ortografia tre sono le tappe importanti per il patois francoprovençal valdôtain: nel 1967 il primo volume del dizionario di patois valdôtaindi Aimé Chenal e Raymond Vautherin; negli anni '70 Joseph Henriet propone un sistema ortografico che miri a differenziare il patois valdôtain da quelli limitrofi, ma ha scarsa diffusione; il lavoro congiunto del Centre d'Etudes Francoprovençales Réné Willien, di Saint-Nicolas, e del Bureau Régional pour l'Ethnologie et la Linguistique (B.R.E.L.) ha avanzato una proposta per un sistema ortografico che semplifichi al massimo la lettura e la scrittura, senza sacrificare le caratteristiche peculiari di ciascun patois.PolentaCon il termine polenta viene inteso un impasto cotto a base di farina di mais, sale e acqua. In gastronomia, la polenta, data sua versatilità e il suo sapore neutro, si abbina a moltissime preparazioni, per le quali diventa un contorno ideale, e può essere consumata come piatto unico mangiata semplice o con l'aggiunta di altri ingredienti. Preparata nel tipico paiolo, la ricetta base di questa vivanda prevede acqua, farina gialla di mais, sale, e l'apposito cucchiaio di legno, per schiacciare i grumi e mescolare il tutto continuamente e piuttosto a lungo. Partendo da questa ricetta la polenta può venire arricchita con elementi diversi (pancetta, formaggi, fagioli, ecc.) aggiunti all'impasto durante la cottura, come avviene, ad esempio, con i 'calzagatti' ricetta tipica dell'apennino emilano, che prevede l'aggiunta di fagioli borlotti, pancetta, cipolla e salsa di pomodoro, o come descritto nella ricetta della polenta 'concia' bergamasca, cotta con pezzetti di fontina e toma fresca. Alla polenta semplice, una volta cotta, possono essere aggiunti ingredienti diversi, come formaggi o lardo, si può anche friggere, grigliare o mettere al forno. Ottima, ad esempio, affettata e messa a strati in tortiera, condita con burro, gorgonzola e formaggio grana. La ricetta può essere anche più elaborata e prevedere un condimento più ricco, a base di cipolla, salsiccia, funghi porcini e salsa di pomodoro. La polenta è particolarmente indicata per accompagnare alcuni tipi di pesce, come il baccalà o le aringhe affumicate. A seconda delle caratteristiche della farina usata, che può essere mista o integrale, la polenta può risultare, a fine cottura, soda o molle e più o meno liscia. Esistono farine diverse che danno origine a prodotti differenti; nel Bergamasco si usa farina a grana grossa, che origina una polenta dura e asciutta; in Veneto si preferisce quella a grana fine, adatta a fare polentine morbide da servire con pietanze in umido, esiste anche la cosiddetta 'polenta bianca' considerata la più delicata, derivata da farina di granturco bianco.RascardBaite ad uso promiscuo, con abitazione, stalla e deposito. I primi rascardvennero edificati soltanto con due livelli: il piano terra, costruito in pietra, ed il primo piano, realizzato in legno di larice. Al piano terreno, in un unico grande ambiente, c'erano la stalla, spesso delimitata da un semplice recinto, l'abitazione e, nella parte posteriore, una piccola cantina interrata. Il primo piano era adibito, invece, a deposito per i cereali. Non era costruito direttamente sulla parte inferiore di pietra, bensì si appoggiava su di essa, mediante dei sostegni di legno e pietra. In questo modo veniva a crearsi una sezione vuota che consentiva una buona circolazione dell'aria, disperdendo l'umidità della stalla; inoltre non permetteva la salita dei topi, certamente dannosa alle scorte immagazzinate. Col passare degli anni i rascard divennero sempre più grandi e completi. Il piano terreno in pietra venne raddoppiato; il livello inferiore ospitava la stalla e la cantina, quello superiore il soggiorno e la cucina. Ciò nonostante, un piccolo spazio abitativo venne conservato all'interno della stalla che, essendo riscaldata dagli animali, consentiva di trascorrere i periodi più freddi dell'inverno limitando il consumo di legna. Un tavolo, una panca e le sedie arredavano il soggiorno, separato dalla zona notte da una tenda. La cucina, utilizzata per la preparazione dei pasti e per la lavorazione del latte, era divisa dal soggiorno da una parete costituita, nella maggior parte dei casi, da lastre di pietra ollare. Ad essa veniva accorpato il camino, in modo che il fuoco potesse riscaldare la pietra, e rilasciare quindi calore al soggiorno adiacente senza dispersione di fumo. All'interno del camino, agganciato ad una catena che lo sorreggeva sul fuoco, veniva posizionato il paiolo. Anche il piano superiore, cioè quello in legno, venne ingrandito ed in alcuni casi disposto su due livelli. Il suo perimetro era formato da travi di larice sovrapposte, unite solidamente negli angoli da precisi e sicuri incastri. All'interno trovavano spazio diversi ambienti ben distinti, utilizzati per immagazzinare i cereali dopo la mietitura, per effettuare la trebbiatura mediante battitura, per conservare alcune riserve alimentari per l'inverno. I balconi, ai lati del rascard, erano in gran parte chiusi da tavole di legno poste in verticale; diventavano così dei funzionali e riparati essicatoi. Nel sottotetto venivano appese delle particolari rastrelliere in legno, sulle quali venivano conservati il pane, i salumi e la carne secca. Il tetto, infine, era ricoperto da lastre di pietra, le cosiddette beole, sorrette da robuste travi in legno.PERSONAGGI CELEBRIJean Baptiste CelognePoeta dialettale (Saint Nicolas, Aosta 1826-1910). Scrisse un dizionario del patois valdostano, saggio storico sulle origini e sulla grafia del dialetto parlato nella Valle.ChallantNobile famiglia valdostana. Discendenti di Guido, figlio di Goffredo, primo visconte della Valle e fratello di Bosone, conte di Savoia, appartengono al ramo dei Visconti di Aosta. Si divisero nei rami di Aymaville, che si estinse nel 1565 con Renato, e di Madruzzo di Trento e di Fénis che si estinse nel 1804 con Filippo Marrizio. I più famosi membri della casata furono: Ibleto, governatore del Piemonte dal 1379 al 1404, cui si deve la costruzione del castello di Verrès; Bonifacio, Maresciallo di Savoia dal 1384 al 1418, governatore del Piemonte nel 1410; Giorgio, priore di S. Orso ad Aosta, che fece costruire il castello di Issogne.Pierre ChanouxBotanico (Champorcher, Aosta 1828-Piccolo San Bernardo 1909). Si dedicò allo studio della flora alpina fondando nel 1897 la Chanousia, un giardino situato a 2.200 metri sul Gran S. Bernardo, che raccoglie piante alpine di diversi paesi.Sant'Anselmo(Aosta 1033-1109). Dottore della chiesa e Arcivescovo di Canterbury. Nato ad Aosta (o forse nella vicina Gressan) nel 1033, emigrò in Francia come tanti altri valdostani dopo di lui. Nel 1060 entrò nell'abbazia benedettina di Bec, in Normandia, della quale divenne abate nel 1078. Chiamato in Inghilterra da Lanfranco di Pavia, vi riorganizzò la vita monastica e nel 1093 fu eletto arcivescovo di Canterbury. In un'epoca di forte ingerenza del potere secolare, Anselmo si oppose strenuamente all'invadenza del potere politico dei re Guglielmo il Rosso ed Enrico. Morì nel 1109. Nel pensiero di Anselmo l'indagine razionale è avvertita come indispensabile alla fede e in accordo con la rivelazione. Credo ut intelligam (credo per capire) è la formula efficace con cui Anselmo sintetizza tale metodo. Famosa è la sua dimostrazione dell'esistenza di Dio, la cosiddetta "prova ontologica". Non è il patrono della Valle d'Aosta, che è invece San Grato, vescovo della diocesi nel V secolo, festeggiato il 7 settembre con una processione per le vie di Aosta.CENTRI MINORIAntey-Saint-Andrè(554 ab.). Rinomata località di soggiorno della bassa Valtournenche. Percorsa dal torrente Marmore, la valle termina sotto il massiccio del Cervino; essa fu popolata fin dall'Età del Ferro (I millennio a.C.), come mostrano i reperti ritrovati a La Magdaleine e a Torgnon; dal V secolo a.C. vi si insediarono i Celti. Incassato tra i monti, il comune è frammentato in una serie di villaggi. Il capoluogo è stato abitato fin dall'Età del Bronzo; nel Medioevo fu importante centro giurisdizionale. Notevole la parrocchiale, edificata nel XII secolo e rimaneggiata nel XV e nel XIX, con portale tardo-gotico in pietra. L'isolato campanile quattrocentesco incorpora l'antica torre del castello di Cly. A otto chilometri sorge La Magdeleine (m 1644, 108 ab.), località di soggiorno e di sport invernali tra le più piccole e caratteristiche della Valle d'Aosta; a circa sette chilometri, Torgnon (m 1489, 471 ab.) è anch'esso un rinomato centro turistico, che conserva alcune tipiche 'rascard' del Settecento. La parrocchiale di S. Martino, ricostruzione neogotica dell'Ottocento, conserva un pregevole pulpito intagliato e un Crocifisso ligneo.Arnad(1.338 ab.). Il borgo sorge nella bassa valle della Dora Baltea, sulla strada ottocentesca che riprende in parte l'antica via romana. è dominato da una torre rettangolare e dal seicentesco Castello della famiglia Vallaise, con all'interno vivaci affreschi coevi. Sovrastano l'edificio i ruderi di un altro castello merlato, edificato nel XII secolo da Saverio di Arnad e rimaneggiato nel XIII e nel XIV secolo. La parrocchiale, dedicata a S. Martino, fu eretta tra l'XI e il XII secolo e rimaneggiata nel XV. La facciata, restaurata negli anni Cinquanta del Novecento, conserva un portale gotico in tufo scolpito (XV sec.); frammenti di affreschi quattrocenteschi sul fianco destro della chiesa. Campanile del XII secolo.Avise(327 ab.). Centro della valle della Dora Baltea, a circa 15 chilometri da Aosta. L'abitato sorge in una piana nella quale si innesta la Comba di Vertosan; fu feudo nel Medioevo della famiglia omonima, proprietaria di due castelli. Il più antico è il castello Blonay, del XII secolo e rimaneggiato nel Quattrocento; è un edificio monoblocco aperto da finestre, con un torrione merlato. Il castello di Avise fu invece edificato alla fine del Quattrocento; a forma di parallelepipedo, con un torrione nello spigolo occidentale, presenta sulla facciata una serie di bifore. La parrocchiale di S. Brizio è affiancata da un bel campanile quattrocentesco.AyasComune della Valle d'Ayas, percorsa dal torrente Evançon, denominata nella parte bassa Valle di Challand. La sede del comune è ad Antagnod, rinomata località turistica. La parrocchiale di S. Martino, edificata nel 1497 e rimaneggiata nell'Ottocento, presenta all'interno un maestoso altar maggiore barocco, in legno intagliato, opera di artisti della Val Sesia, che vi inserirono sculture raffiguranti santi provenienti dall'altare tardo-gotico originario. Di interesse il tesoro della chiesa, che custodisce dipinti, icone lignee e oggetti liturgici del XV e XVI secolo.Aymavilles(1.723 ab.). Località estiva collocata allo sbocco della valle di Cogne, nota anche per le cave di marmo. Notevole il castello di Aymavilles, risalente al XIII secolo; dall'originaria torre quadrata prese avvio l'ampliamento voluto da Aimone di Challant e che comportò la costruzione di quattro torrioni cilindrici merlati angolari. Tra il 1713 e il 1728 il castello fu trasformato in residenza signorile stile barocco-rococò. Situata oltre l'abitato, la chiesa di Saint-Léger fu ricostruita nel Settecento su strutture precedenti; la facciata è decorata da una prospettiva architettonica a trompe-l'oeil. Il campanile tardo trecentesco è cuspidato, con doppio ordine di bifore. All'interno della chiesa vi è l'interessante cripta che risale alla fine del X secolo. Non lontano si incontra l'imponente architettura del ponte-acquedotto romano, che scavalca il torrente Grand Eyvia. A un'arcata, è lungo m 56 e largo m 2,40. Un'iscrizione ricorda la sua edificazione nel 3 a.C. per uso privato di Caio Avillo e Caio Aimo Patavino. Risalendo il vallone del Loson si raggiunge il rifugio "Vittorio Sella" (2584 m), uno dei più noti osservatori faunistici del Parco nazionale del Gran Paradiso.Bard(149 ab.). Antico borgo medievale, sovrastato dal celebre forte eretto come castello nell'XI secolo da Ottone di Bard, e trasformato in fortezza nel 1242 dopo la conquista di Amedeo IV di Savoia. Demolito nel 1800 per ordine di Napoleone, l'edificio odierno è il risultato del rifacimento voluto da Carlo Alberto e comprende tre distinti complessi uniti da passaggi coperti. Di particolare rilievo è il Palazzo dei conti Nicole, ricostruito alla metà del Settecento su una struttura del secolo precedente.Brusson(917 ab.). Centro già noto in epoca romana, appartenuto in età medievale agli Challant. Brusson è posto nella valle percorsa dal torrente Evançon, denominata nella parte bassa valle di Challand, e nella parte alta, dopo Brusson, Valle d'Ayas. La valle, di origine glaciale con la caratteristica sezione a U, forma una S allungata aprendosi in conche ridenti e verdeggianti. Numerosi edifici del paese sono testimonianze dell'architettura rurale del XVII e XVIII secolo; la parrocchiale di S. Maurizio, edificata a fine Ottocento su progetto di Giuseppe Lancia, fu decorata internamente dai fratelli Artari di Verrès; la pala dell'altar maggiore è opera di Carlo Morgari (1931). A Valle di Brusson, la Valle di Challand si apre presso Arcésaz in un ampio pianoro formato dal prosciugamento dell'antico lago e dominato dal castello di Graines, edificato nell'XI secolo e restaurato all'inizio del Novecento da Alfredo d'Andrade.Cervinia(765 ab.). Celebre e frequentata località turistica, posta nella conca di Breuil- Cervinia, racchiusa entro un anfiteatro di montagne: a Ovest le vette de Les Jumeaux (3875 m) e del Dent d'Hérens (4179 m), a Nord il Cervino (4478 m), a Est il Corno di Téodulo (3468 m), la Testa Grigia (3480 m) e la Gobba di Rollin (3902 m). Dotata di un comprensorio sciistico che si estende per 175 km (collegato con la Valtournenche e con Zermatt, nel Vallese, tramite la funivia del Klein Matterhorn, la più alta d'Europa) e punto di partenza per svariate escursioni: al ghiacciaio del Plateau Rosa (3472 m), alla cresta del Furggen (3488 m), entrambi raggiungibili tramite funivia, al rifugio "Duca degli Abruzzi" (2802 m) e alla Croce Carrel (dal nome della guida alpina Jean Antoine Carrel).Champdepraz(657 ab.). Borgo della bassa valle della Dora Baltea. La seicentesca parrocchiale, dedicata a S. Francesco di Sales, mostra un monumentale altar maggiore intagliato (XVIII sec.). Champdepraz possiede inoltre interessanti esempi di architettura rurale, costruiti con materiali reperiti in loco (pietra e legno), che ricalcano modelli diffusi in altri comuni della bassa Valle d'Aosta. Le abitazioni rurali possono essere "dissociate" (più corpi separati destinati a diversi usi) o "concentrate" con un unico fabbricato comprendente l'alloggio ("lo pejo"), la stalla ("l'htabio") e il fienile ("lo payi(c)"). Si possono poi distinguere: la "grisse", piccolo edificio in pietra usato per essiccare le castagne (disposte su un soffitto a griglia e affumicate per ucciderne i parassiti); il "reucard", granaio per covoni costruito in tronchi squadrati di larice; lo "dzerbì" deposito per covoni chiuso su tre lati e affacciato sull'aia di trebbiatura. Risalendo il vallone percorso dal torrente Chalamy si entra in una zona interessata dall'intensa attività mineraria (magnetite, pirite, calcopirite) che vi si svolse dalla fine del XVII secolo alla metà del XX. La media e l'alta valle sono invece occupate dal Parco naturale del Mont Avic.Champoluc(343 ab.). Rinomata località di villeggiatura e sport invernali nella Valle di Ayas. Il comune copre un territorio che è denominato anche "Canton des Allemands"; comprende le pittoresche frazioni di Periasc, Frachey e Saint-Jacques, dalle quali partono interessanti escursioni e passeggiate verso laghi (lago Bleu e Gran Lago), ghiacciai e rifugi (rifugio "Mezzalama" 3004 m) di particolare suggestione.Champorcher(216 ab.). Comune nella Valle di Champorcher, percorsa dal torrente Ayasse. L'asprezza dell'entrata da Bard vincolò la percorribilità della valle, limitando anche lo sviluppo turistico, ma preservando il paesaggio alpino originario. Sopra le rovine del castello di Champorcher, di cui rimane una torre merlata, sorge la parrocchiale di S. Nicola, costruita nella prima metà del XVI secolo e più volte rimaneggiata; conserva all'interno pregevoli altari seicenteschi.Châtillon(4.648 ab.). Centro commerciale e industriale (stabilimenti tessili), allo sbocco della Valtournanche. La cittadina sorge in un sito abitato sin dall'Età del Bronzo; ebbe sempre un ruolo di primo piano nei traffici commerciali tra la Valle d'Aosta e i paesi transalpini, acquisendo particolare importanza a partire dal XVII secolo. L'antica parrocchiale di S. Pietro, completamente ricostruita all'inizio del Novecento, conserva però un campanile quattrocentesco. A fianco della chiesa sorge il duecentesco Castello degli Challant, ristrutturato nel XVIII secolo, che conserva all'interno affreschi quattrocenteschi. Domina la conca di Châtillon il castello di Ussel, il più antico esempio di monoblocco fortificato valdostano, edificato su una rocca alla metà del XIV secolo da Ebalo di Challant. A qualche chilometro da Châtillon si trova la piccola (4 ettari) Riserva naturale del Lago di Lozon, l'ambiente palustre più ricco della valle dal punto di vista fioristico.Cogne(1.448 ab.). Località di soggiorno estivo e di sport invernali, situata in parte nel Parco nazionale del Gran Paradiso, nella Valle di Cogne. La valle si estende per 25 chilometri lungo il bacino del torrente Grand Eyvia e si addentra nel massiccio del Gran Paradiso. Originariamente fu popolata da abitanti provenienti dalla valle del torrente Soana; dall'XI secolo fino al 1730 fu sotto la giurisdizione dei vescovi di Aosta. Cogne è nota soprattutto per le sue miniere di ferro che, nonostante l'altitudine tra i 2.000 e i 2.500 metri, vennero utilizzate fin dall'epoca romana. Ampiamente sfruttate nei secoli successivi (in particolar modo nel XIX secolo), vennero chiuse nel 1979 per esaurimento delle vene. L'aggregarsi degli insediamenti intorno al giacimento di Cogne, nell'alta valle, determinò scarsi legami con la valle della Dora Baltea, e privilegiò invece i collegamenti con le valli del Canavese, attraverso i passi del Gran Paradiso. Facili valichi portano inoltre alle attigue Valli di Champorcher e di Valsavarenche. Nell'abitato di Cogne sorge la parrocchiale di S. Orso, già esistente nel 1202, ristrutturata nel 1642 e rimaneggiata nell'Ottocento, quando venne rifatto il campanile. Sulla facciata, entro una nicchia, è collocata la statua di S. Orso, d'inizio Quattrocento. Sulla medesima piazza si trova il Castello reale, una casa-forte di epoca romanica, dove i vescovi aostani amministravano la giustizia, in seguito dimora di caccia di Vittorio Emanuele II. Nella piazza del Municipio una fontana in ferro ottocentesca ricorda la lunga attività della miniera, a cui sono legati anche alcuni edifici industriali e nuclei abitativi del comune; all'archeologia industriale è dedicato il Museo Minerario Alpino, allestito nell'ex villaggio dei minatori. Prodotti tipici dell'artigianato locale sono "les dentelles", pizzi lavorati al tombolo. A breve distanza da Cogne si trova il Giardino alpino Paradisia (che deve il nome al giglio bianco "Paradisea"), fondato nel 1955. Su un'estensione di 10.000 metri quadrati si possono ammirare oltre 1500 specie appartenenti sia alla flora alpina locale sia a quella di altre catene montuose europee ed extraeuropee.Courmayeur(3.000 ab.). Stazione turistica tra le più rinomate d'Europa, è disposta in un'ampia conca naturale dominata dal Monte Bianco. Nota ai Romani per le miniere di quarzo aurifero presenti nel suo territorio, nel Medioevo fu chiamata Curia Maior, da cui deriva l'attuale denominazione. Alla fine del Seicento la scoperta di acque minerali curative diede il via alla fortuna turistica del luogo. Lo sviluppo successivo si deve alle attività alpinistiche ed escursionistiche, tanto che nel 1850 vi nasce la prima "Società italiana di guide di alta montagna" per le esplorazioni del Monte Bianco (Courmayeur diede i natali a celebri guide alpine). La località è frequentatissima per le ampie possibilità di svolgervi gli sport invernali e per gli stupendi paesaggi. Nonostante gli accrescimenti edilizi e le modifiche urbanistiche, il centro storico offre ancora antiche testimonianze. La parrocchiale dei Ss. Pantaleone e Valentino, rifatta nel 1722, conserva il campanile romanico. All'interno della chiesa, altari barocchi in legno dorato nelle navate laterali e altar maggiore in marmo, di forme barocche. Notevole il Museo Alpino "Duca degli Abruzzi" aperto nel 1929, che ospita reperti di interesse naturalistico.La valle di Courmayeur e il massiccio del Monte Bianco DondenazComune dell'alta Valle di Champorcher, percorsa dal torrente Ayasse. Dall'abitato partono interessanti escursioni e ascensioni. Seguendo le tracce della strada reale di caccia diretta a Cogne, fatta costruire da Vittorio Emanuele II di Savoia, si giunge al Lago Miserin (2578 m), uno dei luoghi più pittoreschi delle Alpi Graie, posto ai piedi del Monte Rosa dei Bianchi (3164 m). Sulle sponde del lago sorge il santuario della Madonna della Neve. Dal lago si giunge alla Finestra di Champorcher (2826 m), passaggio per la valle di Cogne.EntrèvesUltimo centro abitato della valle della Dora Baltea; da qui si dipartono nelle opposte direzioni le due valli Veny e Ferret, che costeggiano il massiccio del Monte Bianco verso la Francia e la Svizzera. A breve distanza da Entrèves si trova il traforo (lungo 11,6 km) che attraversa il massiccio del Monte Bianco collegando Entrèves a Chamonix- Mont-Blanc, inaugurato nel 1965. Il gruppo del Monte Bianco (4807 m) è il più elevato d'Europa e si estende per una superficie di 645 kmq tra l'Italia, la Francia e la Svizzera (il punto di contatto dei tre confini è il Mont Dolent, 3819 m). Il più lungo impianto di funivie del mondo attraversa il massiccio partendo da La Palud, presso Entrèves, e arriva fino a Chamonix-Mont-Blanc in territorio francese, offrendo un panorama straordinario sul Monte Bianco e sulle Alpi.Etroubles(428 ab.). Centro turistico montano, nella valle del Gran S. Bernardo. Sciovie. Vista della Grande Rochère (3.326 m).Fénis(1.593 ab.). Centro abitato sin dall'epoca romana, nel Medioevo feudo degli Challant. Il celebre Castello è uno dei monumenti medievali più importanti della regione. La fortezza difensiva risale al 1242, ma la costruzione attuale fu voluta intorno al 1340 da Aimone di Challant, che trasformò l'originario edificio fortificato in un palazzo residenziale, arricchito nella prima metà del secolo successivo da importanti cicli decorativi. L'edificio, a pianta pentagonale con torrette angolari, è attorniato da una doppia cinta di mura merlate. Dal cortile interno, con loggiato affrescato, si sale ai piani superiori; i dipinti delle pareti sopra lo scalone, raffiguranti S. Giorgio e il drago e santi che reggono cartigli, sono attribuiti ad artisti vicini a Giacomo Jaquerio e datati intorno al 1420. Sulla parete orientale i dipinti dell'Annunciazione e santi sono di Giacomino da Ivrea (1440 circa). Degna di nota all'interno la sala baronale con arredi d'epoca, e la cappella, che conserva affreschi del Quattrocento (Madonna della Misericordia, Crocifissione, Annunciazione). Proprietà degli Challant fino al 1716, il castello fu restaurato a fine Ottocento da Alfredo d'Andrade; la Regione Autonoma lo ha destinato a sede del Museo del Mobile valdostano.Gressoney-la-Trinité(274 ab.). Centro turistico estivo ed invernale nella valle di Gressoney, detta anche valle del Lys, dal nome del torrente che nasce dal Monte Rosa e la percorre interamente. L'ampia conca, attorniata dalla catena del Monte Rosa, fu feudo dei vescovi di Sion; questa terra fu occupata intorno al XIII secolo dalla popolazione Walzer, di origine sveva, che vi portò cultura e tradizioni proprie, ancora oggi presenti. L'abitato è località turistica di grande fama e offre modernissime attrezzature per gli sport invernali e per le ascensioni al Monte Rosa. Il massiccio è il secondo in Europa per elevazione: la quota più alta è raggiunta dalla Punta Dufour (4637 m) al confine tra l'Italia e la Svizzera. Il comprensorio sciistico del Monterosaski conta 86 impianti di risalita e 79 piste, che si estendono per ben 180 chilometri.Gressoney-Saint-Jean(803 ab.). Centro turistico ed invernale, a valle di Gressoney-la-Trinité, posto nella conca dominata dal ghiacciaio del Lyskamm. Fu fondato nel Duecento da pastori provenienti dal Vallese. Oltre a tipici edifici dei secoli XVII-XVIII, il centro conserva la chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista, edificata nel Settecento da un originario edificio cinquecentesco. è preceduta da un portico seicentesco, con quattordici edicole recanti affreschi della Via Crucis, opera di Johan Joseph Franz Curta di Chamonal. All'interno della chiesa, nel Museo parrocchiale, si conserva un Crocifisso ligneo, della prima metà del Duecento. Immerso in un bosco di conifere, si erge il Castel Savoia, costruito nei primi anni del Novecento su progetto dell'architetto Emilio Stramucci per la regina Margherita di Savoia, che vi abitò fino al 1925.Introd(540 ab.). Comune posto all'inizio della valle di Rhêmes. Bacino del torrente Dora di Rhêmes, la valle si articola in diverse unità paesaggistiche di grande interesse naturalistico dove, grazie al limitato sviluppo turistico, si possono incontrare villaggi montani che conservano antiche architetture rurali. L'abitato di Introd è sovrastato dal Castello, il cui torrione centrale, già esistente nel 1244, è circondato da un fabbricato circolare, ampiamente rimaneggiato nel 1910 da Giovanni Chevalley durante la costruzione della cinta muraria merlata. Sulla strada che conduce al castello sorge un edificio rurale del XV secolo di particolare bellezza, detto l'"Ola", che fungeva da magazzino dei prodotti agricoli destinati al castello. La parrocchiale cinquecentesca presenta all'interno l'altare maggiore barocco in legno intagliato e all'esterno il campanile, con la parte superiore rifatta nel Seicento.Issime(386 ab.). Villaggio della bassa Valle di Gressoney, situato nel tratto in cui la valle si apre in una conca. La chiesa di S. Giacomo Maggiore, ricostruita a fine Seicento su antiche strutture dei secoli VI-IX, presenta sulla facciata un grande affresco con il Giudizio universale, opera del ginevrino Francesco Biondi (1698). L'edificio, a tre navate, conserva pregevoli altari dei secoli XVII-XIX; l'altar maggiore del 1698 è opera degli intagliatori Giuseppe il Vecchio e Giovanni Gilardi di Campertogno. Nel Museo parrocchiale si conserva un'interessante raccolta di arte sacra.Issogne(1.373 ab.). Centro ubicato nella bassa valle della Dora Baltea, sorge sulla destra orografica del fiume. L'edificio più rappresentativo è il Castello, già casa-forte, trasformato nell'assetto attuale, tra Quattro e Cinquecento, da Giorgio di Challant, protonotario apostolico e priore di S. Orso. è un ampio complesso quadrangolare con torri laterali, senza decorazioni esterne. Attraverso il portale gotico si accede al vasto cortile dove si trova la celebre fontana del Melograno, ottagonale con l'albero in ferro battuto, un tempo dipinto. Sette lunette sono affrescate con vivaci scene raffiguranti botteghe artigiane, ascrivibili alla scuola del maestro Colin (1499-1509), già attivo nella collegiata di S. Orso ad Aosta. Di particolare interesse gli ambienti interni, tra i quali la Sala baronale di Giustizia con affreschi che raffigurano paesaggi, scene di caccia e di vita cortese entro raffinate architetture illusionistiche; la cappella, con affreschi della scuola del Colin e altare gotico ligneo con trittico fiammingo; la camera di Giorgio di Challant detta anche "dei Cavalieri Mauriziani" e la stanza del re di Francia, detta anche "dei Gigli". Il castello venne acquistato nel 1872 dal pittore Vittorio Avondo il quale vi effettuò ampi lavori di restauro.La Thuile(777 ab.). Rinomata stazione di villeggiatura e di sport invernali, per i quali utilizza un comprensorio che, con la stazione francese di La Rosière, offre 135 km di piste. Fondato dai Romani, l'insediamento ebbe a partire dal XIX secolo un importante ruolo economico. Il nucleo originario del paese si articola intorno alla parrocchiale di S. Nicola, ricostruita nel 1796; all'interno si conserva un Crocifisso ligneo del XVI secolo. Numerose e suggestive le escursioni, tra cui quella alle spettacolari cascate del Lago del Rutor, dominato dal rifugio "Deffeyes" (2494 m), dal quale si risale al ghiacciaio del Rutor (3486 m). Dal colle di S. Carlo (m 1971) si sale alla Tête d'Arpy (2022 m), da cui si gode un'incantevole vista sulla conca di Courmayeur.Montjovet(1.454 ab.). Paese della bassa valle della Dora Baltea, deriva il nome dalla denominazione romana Mons Jovi. Su uno sperone roccioso a picco sulla Dora sorge il castello di Saint-Germain, con al centro una torre quadrangolare risalente al X-XI secolo, attorniata da edifici residenziali successivi. Poco sotto i ruderi del castello si trova la chiesa di Saint-Germain con campanile romanico. Nella frazione di Borgo, di impianto medioevale, la chiesa romanica di S. Rocco e la chiesa di S. Maria al Borgo, ricostruita nel XVIII secolo su strutture del XIV, con campanile in pietra trecentesco. All'interno altar maggiore ligneo seicentesco, alcune sculture in legno del XV secolo e, nel presbiterio, un Crocifisso trecentesco.Morgex(1.825 ab.). Centro situato in un'ampia conca della Valdigne. Costituita dall'alta valle della Dora Baltea, dalla valle di La Thuile e dalle ultime valli afferenti al Monte Bianco, la Valdigne trae il nome dal toponimo di origine celtica Vaudigne cioè "valle dei pini", dovuto alla grande estensione delle foreste fino all'epoca medievale. Anche il nome di Morgex deriva da un toponimo celtico (Morgam). La parrocchiale di S. Maria Assunta, di antica origine, fu ricostruita nel Seicento; la facciata conserva un bel portale gotico. All'interno affreschi cinquecenteschi e resti di sinopie romaniche, altar maggiore in legno scolpito del Settecento e notevole ciclo pittorico (datato 1492) di un maestro di cultura franco-fiamminga. Il Castello, con torre merlata centrale e fortificazioni addossate, risale alla seconda metà del XII secolo. A breve distanza dal paese, uno sbarramento idroelettrico della Dora Baltea ha creato una zona umida, ora Riserva naturale Marais, dove sostano e nidificano uccelli acquatici stanziali e di passo.Pila(50 ab.). Centro posto sul versante destro della Dora Baltea, a 18 chilometri da Aosta, in un'ampia conca di pascoli e prati. è una rinomata località di soggiorno e di sport invernali, collegata ad Aosta anche da una cabinovia.Pont-Saint-Martin(3.870 ab.). Cittadina al confine con il Piemonte e attraversata dal torrente Lys che nasce e trova alimento dai ghiacciai del Monte Rosa. Deriva il nome dall'antico ponte romano a un arco, costruito nel I secolo a.C., alto 23 metri e largo cinque, in uso fino al 1831, quando gli fu affiancato un ponte di legno, sostituito nel 1876 dall'attuale ponte in pietra. Dominano il centro i ruderi del castello risalente ai secoli X-XIV. Sulla rocca adiacente sorge il neogotico castello di Baraing.Pré Saint-Didier(997 ab.). Località di villeggiatura della Valdigne, nota sin dall'antichità per la sorgente di acque minerali curative. La parrocchiale di S. Lorenzo, di origine romanica, fu ristrutturata nel XV e XVII secolo. Notevole la vista sull'orrido scavato nella parete rocciosa dalla Dora di La Thuile.Rhêmes-Notre-DameComune sparso con sede a Bruil (53 ab.), nell'alta valle del torrente Dora di Rhêmes. Località di soggiorno estivo disposta in una conca verdeggiante attorniata da boschi, conserva abitazioni rustiche del Sei e del Settecento. La parrocchiale dell'Assunta, di origine quattrocentesca, fu ricostruita nel Settecento.Rhêmes-Saint-GeorgesComune sparso con sede a Coveyrand-Vieux (118 ab.), situato nella bassa valle del torrente Dora di Rhêmes. Nel borgo si segnala la settecentesca chiesa di S. Giorgio, ricostruita sulle strutture di un edificio quattrocentesco. Notevoli le architetture rustiche con case a più piani del XVII e XVIII secolo.Saint-Nicolas(288 ab.). Località di soggiorno posta su un'altura dalla quale si ha una vista panoramica sull'area naturalistica del Bois de la Tour. Nel territorio sono state rinvenute tombe a cista dell'Età del Ferro, con arredi funerari. La parrocchiale di Saint-Nicolas, attorniata dal cimitero, fu costruita nel Seicento su strutture precedenti; conserva un bel campanile quattrocentesco, con aperture a bifore e copertura a cuspide. Nelle vicinanze si trovano il piccolo Museo "Jean Baptiste Cerlogue", dedicato al primo poeta in patois, e il Centro studi franco-provenzali "René Willien".Saint-Pierre(2.387 ab.). Paese della Valle della Dora Baltea. Il sito era già abitato nel tardo Neolitico (fine IV-inizi III millenio a.C.), come indicano i resti di insediamenti rinvenuti. Il castello, a strapiombo su un'altura rocciosa, domina il borgo. Già esistente nel XII secolo, nella seconda metà dell'Ottocento subì l'aggiunta di quattro torrette circolari e merli che gli conferirono l'attuale aspetto fiabesco. All'interno è ospitato l'importante Museo regionale di Scienze naturali della Valle d'Aosta. Accanto al Castello sorge la chiesa di S. Pietro, con uno splendido campanile romanico (metà XI sec.), con bifore decorate. Presso l'abitato sorge su un roccione il bellissimo Castello Sarriod de la Tour (XIV-XV sec.). All'interno, il salone presenta un soffitto ligneo quattrocentesco con mensole scolpite; gli ambienti conservano affreschi del XV secolo di cultura franco-fiamminga; nella cappella più antica si trovano frammenti di un duecentesco ciclo di affreschi con scene cristologiche.Saint-Vincent(4.989 ab.). Rinomato centro di villeggiatura della bassa valle della Dora Baltea. è divenuto un'importante stazione idrotermale dopo che nel 1770 fu scoperta una sorgente di acqua minerale curativa. Lo stabilimento termale "Fons Salutis", ampio complesso costruito nel 1900, è raggiungibile anche tramite funicolare. Oltre che alle terme, la rinomanza di Saint- Vincent è legata alla presenza del Centro Congressi, ospitato dal Grand Hotel Billia, in stile liberty (1907), e del Casino de la Vallée, dove hanno luogo prestigiose manifestazioni ("Grolle d'oro" per il cinema, Gran Gala Rouge et Noir, Gran Gala di S. Silvestro, ecc.). La cittadina conserva anche interessanti testimonianze del passato, a cominciare dal ponte romano, di cui rimane la spalla sinistra lastronata. La chiesa romanica di S. Vincenzo è stata in parte ricostruita nei secoli XV (abside centrale, arco trionfale), XVII (volte a crociera) e XIX (facciata e prime due campate interne). Del nucleo originale rimane la cripta a tre navate (XI sec.). Anche il campanile romanico è stato rifatto nella parte superiore tra XVI e XVII secolo. All'esterno l'abside romanica presenta archetti pensili e monofora; l'abside centrale quattrocentesca è affrescata con scene della Passione. All'interno, l'abside maggiore conserva le storie di S. Vincenzo Ferrer, dipinte da Giacomino da Ivrea nel 1445, alle quali si sovrapposero nel 1553 le scene della Passione di Filippo Cavallazzi da Varallo; nell'abside della navata sinistra sono dipinti i Ss. Pietro e Paolo (circa 1440), con stile che ricorda Konrad Witz.Panorama della conca di Saint-Vincent Sarre(3.832 ab.). Centro della valle della Dora Baltea, situato a pochi chilometri da Aosta. Il comune ha sede a Saint-Maurice. La parrocchiale, fondata intorno alla metà dell'XI secolo dai Benedettini e ricostruita nel XVII secolo, conserva un pregevole campanile romanico (XI sec.). Dell'originario edificio, costruito nel 1242 da Giacomo di Bard, il castello di Sarre conserva il torrione, mentre il resto fu costruito ad opera di Jean-François Ferrod che l'acquistò il castello nel 1708; Vittorio Emanuele II lo destinò a residenza di caccia. Curioso il salone decorato con trofei di stambecchi e camosci.Valgrisenche(189 ab.) Località di soggiorno estivo della Valgrisenche. La valle, tra le meno note della regione, conserva ambienti alpini di grande interesse; percorsa della Dora di Valgrisenche, si sviluppa per 26 chilometri terminando nella catena montuosa che domina la val d'Isère, al confine con la Francia. Nel 1957 la Valgrisenche venne sbarrata da una diga alta più di m 100, che formò il Lago di Beauregard, lungo quattro chilometri. Il villaggio è disposto su un pianoro coperto da prati e foreste. La chiesa di S. Grato, ricostruita nel 1894 da Giuseppe Lancia, ha un campanile tardo-romanico cuspidato, e ospita il Museo di Arte sacra, con oreficerie dei secoli XIII-XVI e sculture lignee sei-settecentesche di produzione locale.ValsavarencheComune sparso della Valsavarenche, situato nel Parco Nazionale del Gran Paradiso. Percorsa dal torrente Savara, la Valsavarenche si sviluppa con andamento rettilineo per 26 chilometri circa fino al confine con la piemontese valle della Soana; è dominata dal Gran Paradiso, il gruppo più considerevole delle Alpi Graie, il cui punto più elevato è raggiunto dalla vetta omonima (4061 m). Il comune ha sede a Degioz (m 1541, ab. 201), il cui nome in patois significa "foresta". Da notare la parrocchiale della Madonna del Carmine, di fondazione quattrocentesca e ricostruita nel 1887 in forme neoclassiche. Conserva una ricca collezione di arte sacra, con sculture lignee e oreficerie, di epoca medievale e moderna. Il campanile isolato fu eretto nel 1483, e presenta una finestra contornata da stemmi sabaudi.Valtournenche(2.263 ab.). Rinomata località di soggiorno e di sport invernali della Valtournenche. Legata alle imprese alpinistiche sul Cervino, è patria di famose guide e punto di partenza per numerosissime escursioni e ascensioni. La parrocchiale di S. Antonio, ottocentesca, fu costruita su strutture del XV secolo; nel presbiterio è sistemato un Museo d'Arte sacra che ospita oreficerie e sculture dei secoli XV e XVI.Verrès(2.694 ab.). Paese della bassa valle della Dora Baltea, posto all'imbocco della valle di Challand. Importante centro commerciale in passato, è oggi tra i più attivi centri industriali della valle. Domina l'abitato il castello, una delle espressioni più alte dell'architettura militare tardo-gotica. Fu eretto nel 1390 da Ibleto di Challant su strutture del XIII secolo, e completato nel 1536 da Renato di Challant. Si tratta di un'imponente struttura interamente in pietra, di forma cubica e senza torri angolari; ogni lato misura 30 metri, con muri di 2,50 m di spessore. All'interno ampi ambienti conservano camini di grandi dimensioni e di diverse tipologie; notevole lo scalone, retto da archi rampanti.Villeneuve(1.031 ab.). Centro della Valle della Dora Baltea. Su una ripida altura rocciosa sorge l'antica parrocchiale di S. Maria, eretta nella seconda metà dell'XI secolo su un battistero paleocristiano del V secolo. La facciata e il campanile romanico sono stati largamente rimaneggiati. L'interno, a tre navate irregolari, conserva sotto la zona absidale l'antica cripta. In posizione strategica per l'accesso alla Valdigne, dominano il paese le rovine del Castello di Châtel-Argent (così denominato perché vi si batteva moneta) risalente al XII-XIII secolo e a lungo controllato dai Savoia.Guadagnare navigando! Acquisti prodotti e servizi. Guadagnare acquistando online. Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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