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GEOGRAFIA - ITALIA - MOLISE

PRESENTAZIONE

Il Molise occupa il territorio compreso fra il Trigno, il medio Sangro, l'alto Volturno, i rilievi del Matese e il medio corso del Fortore, e si affaccia per un breve tratto sull'Adriatico, tra la foce del Trigno e quella del Saccione. Confina a Nord-Ovest con l'Abruzzo, a Ovest con il Lazio e la Campania, a Sud con la Campania e ad Est con il Mare Adriatico e la Puglia. Consta delle due province di Isernia e Campobasso, quest'ultima capoluogo della regione. Dopo la Valle d'Aosta, il Molise è la regione più piccola e meno popolata d'Italia. Fu istituita in regione autonoma il 23 dicembre 1963, quando fu divisa dall'Abruzzo: è dunque la regione italiana di più recente istituzione. Occupa una superficie di 4.438 kmq e conta 292.150 (2022) abitanti; la densità media è di 75 abitanti per kmq, valore di molto inferiore alla media nazionale. Un dato significativo è che, mentre dall'unità d'Italia (1861) a oggi il numero degli italiani è più che raddoppiato, quello dei molisani è diminuito (c'erano circa 355.000 abitanti nel 1861). La causa di questa diminuzione di popolazione è da ricercarsi nella povertà delle risorse locali, che ha portato a un forte movimento migratorio. Una buona parte della popolazione si concentra nei due capoluoghi regionali, Campobasso e Isernia, nonché a Termoli (in provincia di Campobasso); quest'ultimo centro, scalo portuale sull'Adriatico, nodo di comunicazioni stradali e ferroviarie, e sede di moderne industrie, ha anzi qualche migliaio di abitanti più di Isernia, che è fortemente svantaggiata dalla posizione isolata in un'area montana. Qui, e nella stessa fascia collinare, l'insediamento caratteristico è rappresentato, come in tutto il Sud italiano, dai centri arroccati sulle alture.

Cartina del Molise

Cartina del Molise

IL TERRITORIO

Il territorio, la cui forma ricorda un rettangolo irregolare, è prevalentemente montuoso (per il 55,4%) e collinare. L'Appennino Sannita forma infatti l'ossatura del Molise. Una rilevante parte di esso però sconfina in Campania; la parte molisana possiede la più alta cima, i 2.050 m del Monte Mileto, e il Passo di Vinchiaturo. Questo è l'unico valico montano che permette il collegamento della regione con il versante tirrenico d'Italia. Sono pochi i valichi agevoli e l'isolamento è stato nella storia una costante regionale. Se si eccettuano pochi rilievi confinari, in genere la morfologia della montagna molisana è meno rude e imponente di quella del vicino Abruzzo: le vette si mantengono sui 1.000-1.500 metri e hanno profili arrotondati. Dall'Appennino Sannita si protende lentamente verso il Mare Adriatico una serie di colline scarsamente erose dai corsi d'acqua. Insufficiente è pertanto il patrimonio idrografico e scarse sono le vallate. Anche questi fattori naturali contribuiscono a frenare lo sviluppo demografico ed economico del territorio molisano. La rete idrica è composta da corsi d'acqua con regime irregolare, scarsa portata estiva e piene impetuose durante l'inverno. Il fiume più importante è il Biferno: nasce nell'Appennino Sannita, attraversa tutta la regione con direzione prevalente Ovest-Est e, dopo un percorso di 93 km interamente in territorio molisano, è immissario ed emissario del lago di Guardialfiera e forma l'unica vallata importante della regione; in prossimità della costa si apre in una fertile pianura alluvionale. Si getta nell'Adriatico, tra Termoli e Campomarino. Ha un bacino idrico di 1.311 kmq di ampiezza e una portata media d'acqua al secondo di 20 metri cubi. Altro fiume di un certo interesse è il Trigno che, assieme al Fortore, appartiene soltanto in parte al Molise. Il primo segna il confine fra le terre molisane e quelle d'Abruzzo, il secondo costituisce il confine amministrativo tra la regione molisana e quella pugliese. Gli unici laghi molisani sono i grandi bacini artificiali sul Biferno e sul Fortore. Il vasto lago artificiale di Occhito, ampio 12 kmq, è formato dallo sbarramento delle acque del Fortore, in parte però in territorio pugliese. Per la particolare costituzione geomorfologica del suolo, si verificano frequenti terremoti. Assai rovinose furono le scosse sismiche del 1688 e del 1805, che colpirono le città di Campobasso, Termoli e Isernia. Danni gravissimi si produssero nelle zone del medio e basso Molise durante il terremoto del 1962. Il clima della regione mostra rilevanti differenze tra la fascia costiera e l'entroterra montuoso; in prossimità della costa è mite, mediterraneo, caldo e asciutto, mentre all'interno ha caratteri di continentalità con inverni freddi e precipitazioni abbondanti. Le temperature, i cui minimi si abbassano con il crescere dell'altitudine, hanno un'escursione annua rilevante: Termoli, pur essendo sul mare, passa da una media invernale di 8 °C a una estiva di 25 °C; Campobasso, a 701 m di quota, ha una media invernale di 4 °C e una estiva di 22 °C.

L'ECONOMIA

Il Molise rientra nel novero delle aree depresse del Sud peninsulare, con elevata disoccupazione, povertà di attività industriali, scarsità di risorse e di iniziative. L'economia del Molise è nettamente agricolo-pastorale. Generalmente organizzata in aziende di modeste dimensioni, l'agricoltura è scarsamente meccanizzata e razionalizzata. Si può ancora parlare, per una larga parte della regione, di agricoltura di sussistenza, praticata quasi unicamente da donne e anziani. Sviluppate sulla fascia costiera sono l'orticoltura (patate, pomodori, fave) e la frutticoltura (fiorente è la coltivazione di mele, pere e mandorle). Di un certo rilievo è la coltura dell'olivo e la coltivazione della vite sui rilievi collinosi di media altezza. La cerealicoltura rappresenta la principale risorsa della regione, ed è praticata soprattutto all'interno; i raccolti maggiori sono quelli di frumento, di granoturco e di avena. Buoni risultati ottiene anche la coltura del tabacco. L'allevamento ovino e caprino, tipica attività locale millenaria, si è molto ridotto. L'industrializzazione della regione è ancora molto limitata. L'industria, caratterizzata da aziende di piccole dimensioni, è presente soprattutto nei settori che riguardano la lavorazione dei prodotti agricoli e zootecnici locali. Alcune officine meccaniche si trovano a Campobasso. Venafro possiede un certo numero di industrie per la produzione di conserve. A Termoli vi sono importanti stabilimenti per la lavorazione del travertino (materiale da costruzione), uno stabilimento FIAT e un'acciaieria. L'artigianato locale produce le belle ceramiche di Campobasso e Venafro. Le centrali idroelettriche, nella vallata del Biferno, sono alimentate dalle acque del fiume omonimo. L'attività peschereccia è necessariamente concentrata a Termoli, unico porto della breve costa molisana. Molto scarso e quasi irrilevante economicamente è il movimento turistico della regione, nonostante non manchino bellezze naturali tali da poter costituire una buona risorsa per il turismo, sia montano sia marittimo. Sulla povertà dell'attività turistica incide l'insufficienza delle vie di comunicazione, poche e frammentate. Alcune zone interne sono tuttora di difficile accesso. L'unica area favorita dalle comunicazioni è quella costiera. Vi passano sia la linea ferroviaria che collega il Molise alla Puglia e al Nord d'Italia, sia la strada e l'autostrada adriatica. Si hanno centri di sport invernali a Capracotta, presso Isernia, e soprattutto a Campitello Matese, cui si aggiungono, sulla costa, alcune località balneari, come Termoli. Nella regione sono stanziate alcune comunità slave e albanesi che conservano lingue, usanze e costumi pressoché inalterati. Colonie slave, costituite di serbi e croati, sono a Larino, Ururi, Montemitro e San Felice del Molise. Gli albanesi sono invece concentrati nelle zone di Portocannone e Ururi. Una interessante manifestazione folkloristica è la sacra rappresentazione in onore della Madonna, che si tiene annualmente a Termoli.

CENNI STORICI

In epoca preromana la storia del Molise si identifica con quella dei Sanniti, il più forte tra i popoli italici, che seppero a lungo contrastare la politica espansionistica romana. I Romani impiegarono mezzo secolo per dominarli, combattendo tre guerre: dal 343 al 341, dal 326 al 304 e dal 298 al 290 a.C. I Sanniti, durante l'aspra e sanguinosissima lotta, ottennero anche strepitose vittorie, come quella celebre delle Forche Caudine. I principali centri molisani divennero colonie romane: tra queste si segnalano Isernia, colonia dal 262 a.C., Venafro, le cui origini risalgono all'età augustea, e Bojano, sorta all'epoca di Vespasiano. Disabitata per molto tempo dopo il tramonto dell'Impero romano, la regione tornò a vivere con i Longobardi, che divisero la parte d'Italia soggetta al loro controllo in sette ducati, tra cui quello di Benevento in cui era compreso il territorio corrispondente all'attuale regione. Sorsero così le contee di Venafro (964), di Larino (975), di Trivento (992) e agli inizi del sec. XI di Bojano, Isernia, Campomarino, sulle quali, con l'aiuto dei Normanni, prevalse più tardi (ca. 1053) quella di Bojano, ed è probabile che i conti de Molisio abbiano dato nome alla circoscrizione amministrativa, il Contado di Molise, estesa così a tutta la regione. In epoca feudale la regione fu occupata dai Longobardi e aggregata al ducato di Benevento (572), per passare in seguito sotto la dominazione normanna. Durante l'Alto Medioevo comparve per la prima volta il nome Molise, che, secondo l'etimologia più accreditata, deriverebbe dalla parola latina mola, che significa macina, certamente impiegata per le estese coltivazioni cerealicole del territorio molisano. Comunque fu soltanto con la venuta dei Normanni (XII sec.) che si registrò il nome storico di Comitatus Molisii, vocabolo che si propende a riferire a una famiglia predominante nell'Alto Medioevo. A partire dal 1143 e per oltre sette secoli, la regione molisana seguì le sorti del Regno di Napoli, prima sotto gli Svevi e gli Angioini, e quindi sotto gli Aragonesi. Data fondamentale nella storia del Molise è il 1221, anno in cui l'imperatore Federico II trasformò il Molise in un distretto di giustizia imperiale, nel quale l'autorità regia si sovrapponeva a quella dei feudatari. La contea del Molise nel Basso Medioevo conobbe l'immigrazione di zingari e di schiavoni, e nel XV secolo quella degli albanesi, che fondarono diversi centri e si insediarono anche nell'adiacente zona intorno a Foggia. A questi ultimi succedette il dominio spagnolo e in seguito quello borbonico. Intorno al 1531 fu aggregato alla Capitanata fino a tutto il 1806. II 27 settembre 1806 il Contado di Molise divenne provincia autonoma e il 19 dicembre dello stesso anno assunse la denominazione di "provincia di Molise". L'ultima riforma avvenne il 4 maggio 1811 ad opera di Gioacchino Murat: la provincia si ingrandì e venne divisa nei distretti di Campobasso, Larino e Isernia, per un totale di 134 comuni. Le riforme amministrative post-unitarie cambiarono i confini regionali lungo i bacini del Fortore e del Volturno; nel 1861 il Molise venne aggregato all'Abruzzo, con cui formerà un'unica entità amministrativa per altri cento anni. Negli anni tra il 1861 e il 1865 costituì uno degli epicentri del fenomeno del brigantaggio, espressione del malessere delle plebi montanare e contadine del Sud, e strumento in mano ai borbonici per opporre resistenza allo stato unitario. La struttura agricola e pastorale dell'economia molisana non subì mutamenti, indotti dalla nuova realtà nazionale in cui era inserita. Nel corso della seconda guerra mondiale attorno a Campobasso ebbero luogo aspri combattimenti, che si conclusero nel settembre 1943 con lo sbarco delle Forze alleate a Termoli. I combattimenti causarono la distruzione di buona parte del patrimonio storico e architettonico e la perdita di molte vite umane, soprattutto a Isernia (decorata con medaglia d'oro per essere stata quasi rasa al suolo il 10 settembre 1943, quando gran parte della sua popolazione perì sotto le bombe delle "fortezze volanti" americane) e nei centri rurali posti lungo la dorsale appenninica; la ricostruzione del tessuto socio-economico è stata qui più lenta che altrove.

IL PERCORSO ARTISTICO E CULTURALE

La complessità della storia ha attraversato questa splendida terra con i lasciti di varie civiltà. Dal periodo longobardo, durato due secoli, emergono per splendore le vestigia di quella che fu la grande abbazia di San Vincenzo al Volturno, importante centro culturale che sorgeva, con le sue otto chiese decorate con affreschi e mosaici, nella quiete della valle del Volturno. Alla distruzione operata dai Saraceni sopravvisse la Cappella-cripta dell'abate Epifanio, tangibile e raffinata testimonianza della lunga presenza dei Benedettini in terra molisana (703-1450). Le valli, i monti e le colline del paesaggio molisano si sono arricchite, grazie all'opera dei Benedettini, di torri e castelli divenuti punti nodali del sistema difensivo del territorio monastico: i borghi fortificati, sorti nel tempo, configuravano il suggestivo patrimonio architettonico della valle del Volturno. Dall'Alto Medioevo fino ad un inoltrato Settecento molte furono le cinte murarie, le rocche ed i castelli che ebbero ampliamenti e migliorie, contribuendo così ad arricchire artisticamente la zona.

LE CITTÀ

Campobasso

(50.762 ab.). Campobasso, capoluogo di provincia e della regione, si trova a 786 m s/m. sulle pendici orientali dei Monti del Matese, fra i bacini dei fiumi Biferno e Fortore. è un centro agricolo (cereali, vino, prodotti ortofrutticoli) e commerciale. L'economia locale si basa sulla tradizionale lavorazione delle lame da taglio, che oggi è praticata sia a livello industriale sia artigianale (produzione di coltelli, forbici, rasoi, tagliacarte), e su altre industrie (alimentari e tessili). STORIA. Di origine incerta, Campobasso risale all'epoca longobarda quando, attorno al castello, si sviluppò un centro abitato che nel corso dei secoli fu feudo di numerosi conti (di Molise, Monforte, Gonzaga, De Marinis, Carafa) e successivamente di varie famiglie nobiliari (Gonzaga, De Marinis, Carafa). Nel 1728 fu incorporata nel Regno di Napoli; nel 1732 gli abitanti abbatterono le mura medievali ed edificarono in pianura la città nuova, che fu denominata Campus bassus per distinguerla dall'antico centro, chiamato Campus de Prata. Nel 1860 fu annessa al Regno d'Italia. ARTE. La città presenta un borgo antico in cui è piacevole passeggiare alla scoperta di scorci, viuzze, palazzi arroccati e chiese antiche che danno alla "città vecchia" un fascino tutto medievale. Solo scarse tracce rimangono delle mura preromaniche e normanne (XI-XIII sec.). Tra le caratteristiche case del centro storico spiccano le facciate delle chiese romaniche di San Leonardo (la più antica), San Bartolomeo (restaurata nel 1656), San Giorgio (XIII sec.), con arcate cieche e portali inquadrati da protiri appiattiti, secondo un modello ornamentale di derivazione pugliese; la chiesa di Sant'Antonio Abate (1572, con arredo seicentesco), la neoclassica Cattedrale (1829) e il Museo del Presepe. Nel Museo Sannitico sono conservate ricche collezioni di reperti di scavo provenienti dalla regione. La formazione della città bassa, con edifici barocchi, risale in gran parte ai secc. XVII-XVIII mentre appartengono al XIX sec. la Cattedrale, neoclassica (1829), il Collegio M. Pagano (1800), il Carcere giudiziario e i Palazzi del Governo e del Municipio. LA PROVINCIA. La provincia di Campobasso (230.749 ab.; 2.909 kmq) comprende 84 comuni in un territorio prevalentemente montuoso e collinare, con una fascia costiera sul Mare Adriatico; occupa la parte orientale del Molise ed è bagnata dal Mare Adriatico. Risorsa principale è l'agricoltura che produce frumento, patate, barbabietole da zucchero, olive, uva, pomodori, legumi. Diffuso è l'allevamento degli ovini. Industrie alimentari, dell'abbigliamento e del legno. Tradizionale è la lavorazione di lame d'acciaio e produzione di coltelli e forbici. Fra i centri principali ricordiamo Campomarino, Guglionesi, Larino, Montenero di Bisaccia, Riccia, Santa Croce Di Magliano, Termoli, Trivento.

Panorama di Campobasso

Panorama di Campobasso

Sepolcro all'interno di S. Maria della Strada a Matrice (Campobasso)

Sepolcro all'interno di S. Maria della Strada a Matrice (Campobasso)

Luoghi di interesse

Il Castello Monforte

Risalente alla metà del XVI secolo, il castello domina da un colle tutta la città. Di origine longobarda, fu successivamente rimaneggiato in epoche diverse e ricostruito nel 1459, a seguito dei danni del terremoto del 1456, dal feudatario Nicola di Monforte. Che esso rispecchi l'impianto di un edificio molto più antico, di epoca medioevale (se non precedente) è evidente nell'attuale struttura ed è inoltre confermato dalla citazione di un castello a Campobasso in una pergamena del 1375. L'edificio rientra in un sistema più complesso di mura e torri, che lo stesso Nicola di Monforte rinforzò ed ampliò lungo le pendici del monte, fino a inglobare, con una seconda cerchia, il centro abitato che si sviluppa a Sud-Est. Il castello presenta pianta rettangolare: su due lati ha la sola cortina muraria (che è a scarpa), senza torri angolari; sugli altri due presenta torri angolari con basamento a scarpa e, all'interno, nell'angolo sinistro della fronte, il mastio quadrato soprelevato. Il coronamento è a merli. L'ingresso era sul lato verso valle ed era munito di ponte levatoio; l'ingresso attuale è invece sul lato opposto. All'entrata del castello è lo stemma della famiglia Monforte; esso è identico ad altri due di cui uno, datato al 1459, è collocato presso una delle porte urbiche; l'altro è di incerta provenienza e attualmente si trova collocato nel municipio; raffigura in una cornice quadrilobata uno scudo con croce e quattro fiori.

Chiesa di San Bartolomeo

La chiesa di San Bartolomeo sorge sulla parte alta delle pendici del colle Monforte, immediatamente a ridosso della strada a gradini che sale verso il castello. Situata a poca distanza dalla chiesa di San Giorgio, si può raggiungere percorrendo una delle tante scalinate che si snodano tra le viuzze del centro storico del capoluogo molisano. Menzionata in documenti trecenteschi, fu probabilmente costruita attorno alla metà del XIII secolo. La facciata di grossi conci squadrati, ha come elemento particolarmente significativo il portale ornato di portico con colonne fra due arcate cieche. La lunetta raffigura a rilievo Cristo asceso benedicente, sorretto da due angeli, contornata da un'ampia fascia, sempre a rilievo, divisa in otto sezioni con i simboli dei quattro Evangelisti in posizione centrale, e ai lati otto figure rannicchiate affrontate a due (i dottori della chiesa occidentale o quelli della chiesa greca). L'interno è a tre navate divise da archi a tutto sesto su pilastri; l'accesso alle navatelle laterali era previsto tramite due portali secondari.

Chiesa di San Giorgio

Come la vicina chiesa di San Bartolomeo, la chiesa di San Giorgio si trova nella parte alta della città, all'inizio del viale che conduce alla fortezza longobarda, e si raggiunge dopo aver percorso una delle tante scalinate che caratterizzano il borgo antico della città. La chiesa è tra i monumenti più significativi di Campobasso, sia per le felici linee architettoniche, sia per il contesto naturalistico in cui è inserita. Il suo stile medievale, soprattutto all'esterno, e il ritrovamento di un documento del 1100 fanno datare la sua edificazione tra il X e l'XI secolo. Inizialmente la chiesa di San Giorgio era una collegiata, che nel corso degli anni acquisì maggior importanza, tanto da diventare la prima vera unità religiosa dalla quale dipendevano gli abitanti di Campobasso. Intorno al 1300 la chiesa divenne parrocchia. Di notevole importanza per la storia della chiesa è l'ex cimitero ormai abbandonato, posto accanto ad essa. La chiesa presenta la divisione interna in tre navate: la parte corrispondente alla navata centrale è ottenuta con conci ben squadrati ed è segnata nella parte bassa ai margini, da due pilastri che si vanno ad aggiungere a quelli che fiancheggiano il portale. Nella sobria e bianca facciata l'unico elemento decorativo è dato dalla lunetta al cui centro è raffigurato l'Agnello Crocifero, uno dei simboli più ricorrenti del Romanico molisano. Il campanile, a pianta quadrangolare, è situato al termine del lato destro, ed alterna nella parte superiore finestre bifore e monofore. Sul lato sinistro è inserita la Cappella di San Gregorio con accesso dal presbiterio. Costruita nel XIV secolo, la cappella è a pianta quadrata, con tamburo ortogonale e soprastante cupola, decorata quest'ultima con affreschi raffiguranti Sant'Agostino e Santi, accompagnati talvolta da iscrizioni che li identificano.

Isernia

(21.000). La città di Isernia è situata ad una media altezza (423 m s/m.) su uno sperone di travertino che si allunga fra i valloni dei brevi fiumi Sordo e Carpino (le cui acque confluiscono nel Volturno), a Nord-Ovest del massiccio del Matese. Il paesaggio in cui sorge Isernia è assai suggestivo, con i suoi declivi a magri pascoli, i boschetti radi, gli isolati speroni rocciosi e le dolci ondulazioni delle colline. L'attività economica della città e della sua ampia provincia si basa soprattutto sulla lavorazione dei prodotti derivati dalla pastorizia e dall'allevamento. Importante è anche l'agricoltura (cereali, uva da vino, olive, ortaggi e frutta). Sono presenti alcune industrie legate alla produzione di paste alimentari e di abbigliamento. Ha un posto assai ragguardevole l'artigianato di lunga tradizione, soprattutto in alcuni settori di lavorazione specializzatisi nei secoli (merletti a tombolo e ceramiche d'arte). STORIA. Isernia ha una storia antichissima. Il territorio è stato segnato dalla civiltà dei Sanniti Pentri, grande e fiero popolo che a lungo si oppose alla dominazione romana, soccombendo soltanto in seguito alla crisi determinata dalle guerre sociali. Aesernia divenne colonia romana nel 263 a.C. e, dopo gravi contrasti con Roma, ottenne la cittadinanza nel I secolo a.C. Con la caduta dell'Impero romano, Isernia subì un destino analogo a quello di altre città; venne distrutta nel 456 dai Barbari e, nel IX secolo, per ben tre volte subì le incursioni saracene. Sotto il predominio dei Normanni Isernia fece parte della contea di Molise, successivamente divenne "terra regia" sotto la dinastia sveva. Nel corso del XIII secolo a Isernia nacquero personaggi che svolsero un ruolo di primo piano sulla scena italiana ed europea, quali papa Celestino V e il giureconsulto Andrea d'Isernia. Nel 1371 divenne feudo sotto Carlo di Durazzo, che poi divenne Re Carlo III. Dopo venne in possesso della Regina Margherita, moglie di Carlo. Nel Quattrocento Alfonso I d'Aragona proclamò Isernia città regia in perpetuo. Ciò nonostante suo figlio naturale, Ferrante I, ne diede la proprietà alla moglie Giovanna. Nel 1518 fu feudo del marchese Guglielmo De Croy; nel 1639 ne era possessore il duca Carlo Greco. Passò poi a Diego D'Avalos che, nel 1698, vendette la città alla famiglia Costanzo. Nel 1710 Cesare Michelangelo d'Avalos riscattò il feudo. Nel 1799 Isernia si distinse per la resistenza opposta alle truppe francesi che assediavano il luogo. Nel 1860 fu annessa al Regno d'Italia. Calamità naturali e guerre, nel corso dei secoli, hanno più volte sconvolto la città. Più che per ogni altro tragico evento, Isernia ha subito vittime a causa dei bombardamenti del settembre del 1943; gli anglo-americani rasero al suolo quasi un terzo dell'abitato e provocarono la morte d'un altissimo numero di persone. Il 3 marzo 1970 Isernia è stata elevata a capoluogo di provincia. ARTE. Anche Isernia, come Campobasso, ha una delle strutture tipiche del centro d'altura di impianto prettamente medievale. Infatti presenta il nucleo antico, che si allunga sulla cresta rocciosa e la città nuova che si espande in continuazione di esso, poco più a monte. Il centro storico, stretto fra i ripidi pendii che scendono ai fiumi, è fatto di stradine minute e tortuose, che presentano il disordine tipico delle cittadine medievali. I quartieri più recenti si sviluppano invece radialmente con andamento regolare e spazi piuttosto ampi, secondo i moduli tipici della città moderna. Per quanto riguarda la relativa povertà della città in fatto di monumenti storici, ciò in gran parte dipende dalle ripetute distruzioni subite da Isernia nella sua storia, per calamità naturali e per vicende umane fin troppo note. Gli edifici più importanti sono la Fontana Fraterna (XIV sec., ricomposta con materiale romano di recupero), a loggiato di stile goticheggiante; la Cattedrale (1837) rifatta in forme neoclassiche su di una precedente costruzione gotica; le chiese di San Francesco e dell'Assunta. La prima, romanica, ha la facciata adorna di un elegante portale e l'interno barocco. Antichissimo è anche il santuario dei SS. Cosma e Damiano, dove si recano i fedeli in pellegrinaggio. Nel Museo di S. Maria delle Monache, ospitato nel convento annesso alla perduta chiesa di S. Maria, sono visibili sculture e frammenti architettonici d'epoca romana. Del suo passato sannita e romano Isernia conserva resti di mura, il ponte romano e il basamento di un tempio rinvenuto sotto la Cattedrale, sul cui fianco ne è visibile un lungo tratto. LA PROVINCIA. La provincia di Isernia (91.824 ab.; 1.529 kmq) comprende 52 comuni e si estende nella parte occidentale del Molise ed è prevalentemente montuosa e collinare. Risorsa principale è l'agricoltura (cereali, uva da vino, olive, ortaggi e frutta) e l'allevamento ovino. Attività industriali rilevanti sono le fonderie e le industrie alimentari. Importante è l'artigianato della lavorazione del legno, dei metalli (coltelli e forbici), del ricamo (merletti a tombolo) e della ceramica. Fra i centri principali ricordiamo Agnone, Frosolone, Macchiagodena, Sesto Campano, Venafro.

Panorama di Isernia

Panorama di Isernia

Il lago di Castel San Vincenzo (Isernia)

Il lago di Castel San Vincenzo (Isernia)

Luoghi di interesse

Fontana Fraterna

La Fontana Fraterna è il più celebre monumento della città. Campeggia nella Piazza Celestino V, che rappresenta il cuore e il centro vitale della città vecchia. Risalente al XIII secolo, la fontana è un monumento storico di grande interesse per il suo aspetto composito. Si tratta infatti di una struttura a forma di loggia realizzata con materiale di spoglio tratto da un antico mausoleo patrizio di età romana; probabilmente alcuni dei frammenti usati sono di provenienza del monumento funebre della famiglia di Ponzio Pilato, nativo di Isernia. Da notare particolarmente sono i capitelli scolpiti che coronano le colonnine del loggiato.

La Cattedrale

L'attuale Cattedrale di Isernia, dedicata a san Pietro Apostolo, è ottocentesca. Sorge sui ruderi di un antico tempio italico, risalente al III sec. a. C., dedicato a Giove, Giunone e Minerva. Molti degli elementi strutturali e decorativi che si trovavano nel tempio pagano sono andati persi col tempo, quindi si può supporre che sia stato abbandonato per un lungo periodo e utilizzato semplicemente come cava di pietre. Successivamente una Cattedrale di stile greco-bizantino venne edificata sul tempio pagano. Nel 1300 venne costruita la possente torre campanaria che si innalza sopra una sorta di atrio ad arcate ogivali, con statue romane ai quattro angoli e i resti della cinta muraria a blocchi poligonali, probabilmente della prima epoca romana (III secolo a.C.). Il vescovo De Perutanel, nel 1769, fece realizzare una cupola, ma il terremoto del 1805 lo ridusse in macerie. Successivamente la Cattedrale fu protagonista di una lunga serie di ristrutturazioni, che le diedero la struttura neoclassica che osserviamo oggi.

I SANNITI

La storia dei Sanniti è molto simile a quella degli altri popoli italici pre-romani che, venuti a contatto con una civiltà più forte ed evoluta della loro, combatterono coraggiosamente fino alla resa. La popolazione sannita si insediò all'inizio (600 a.C.) nell'Appennino Meridionale, nell'area che oggi corrisponde all'Abruzzo e al Molise. Creò presto una federazione con i gruppi etnici vicini (Irpini, Caudini ecc.) e verso il V sec. estese il proprio controllo fino alle coste campane, impadronendosi di Capua e Cuma. Qui subì l'influenza dei Greci, tanto che i gruppi sanniti campani si differenziarono profondamente da quelli residenti sulle montagne, che rimasero più arretrati, dediti alla pastorizia e, in minor misura, all'agricoltura. Tuttavia la loro organizzazione statale appariva abbastanza evoluta; possedeva un consiglio di guerra e teneva assemblee nel santuario federale di Bovianum Vetus. Tra i centri più importanti fondati dai Sanniti, occorre ricordare Maleventum(Benevento), Abellinum (Avellino), Aesernia (Isernia) e Saepinum (Sepino). A causa delle loro mire espansionistiche, nel IV sec. entrarono in conflitto con i Romani, anch'essi desiderosi di ampliare le loro conquiste. Dopo una breve alleanza difensiva antigallica, i Sanniti entrarono in antagonismo con i Romani, che volevano sottrarre loro la costa campana. Si scatenarono così le tre sanguinose guerre sannitiche (343-290 a.C.), che sancirono la supremazia di Roma, ma non la fine dell'indipendenza sannita. Infatti le popolazioni sannitiche si batterono ancora contro Silla, che le punì duramente, uccidendo circa ottomila uomini nella battaglia di Porta Collina (82 a.C.). I Sanniti, prostrati da quest'ennesimo conflitto, furono costretti ad arrendersi e cominciarono lentamente ad assimilare la civiltà romana, in cui vennero inglobati. In seguito a tale integrazione ebbero la cittadinanza romana, ma continuarono a parlare la loro lingua, l'osco, fino a tutto il I sec. a.C.

TRADIZIONI E FESTE NEL MOLISE

Il Molise è una terra ricca di storia: le sue radici infatti affondano nelle civiltà preromaniche dei Sanniti e degli Osci. Quest'atmosfera così caratteristica, a cavallo tra passato e presente, la si respira in tutta la regione e soprattutto all'interno. Infatti se ci si addentra nell'alta Val di Sangro si possono visitare centri montani di rara bellezza, immersi in una grande quiete e circondati da monti aspri e da altipiani e pascoli verdeggianti. Capracotta, Pescopennatro e Castel di Sangro sono solo i più famosi, pronti ad offrire l'ospitalità migliore a chiunque voglia visitarli. Custodiscono ancora i segreti della gastronomia molisana, a base di lenticchie, scamorze, agnello brodettato con uovo e limone e zuppa di cardi. Qui l'amore per la montagna e la buona tavola si unisce all'attaccamento per le tradizioni artigianali tramandate dagli avi. Infatti questi paesi vantano grande abilità nel creare ferri battuti, ceramiche di pregio e merletti al tombolo. In particolare Agnone è nota sin dal Mille per i suoi oggetti di rame e per le sue campane. Fanno parte della tradizione molisana anche le numerose feste e sagre che si svolgono in ogni stagione. Basti ricordare la Sagra del gambero (di fiume e di lago) che si tiene a Carovilli, o quella del caciocavallo, o la Fiera di Sant'Angelo del Presco. Indimenticabile è il Rodeo Pentro, che si svolge a Montenero Valcocchiaria, in cui i giovani del luogo montano a pelo cavalli bradi.

LE CAMPANE DI AGNONE

Tra le varie espressioni dell'artigiano molisano un posto di rilievo è occupato dalle campane di Agnone. Qui, in questo piccolo centro in provincia di Isernia, è stata rinvenuta la "Tavola osca", una tavola bronzea conservata al British Museum di Londra e risalente al III sec. a.C. a testimonianza che oltre duemila anni fa qui era già praticata la fusione dei metalli. Delle tante fonderie in passato esistenti ad Agnone, oggi è rimasta la sola pontificia fonderia dei fratelli Marinelli, la più antica fabbrica di campane del mondo; fu fondata, infatti, intorno al 1300 dai membri della famiglia Marinelli, che di generazione in generazione si tramandano l'arte di fabbricare campane. Per realizzare una campana ad Agnone ancora oggi si usano le stesse tecniche dei maestri del Medioevo e del Rinascimento. Oggi in questa fucina si continuano a costruire campane dirette in ogni angolo del mondo. Il ciclo di lavorazione di una campana varia da trenta a novanta giorni. Se ne collauda il suono rilevandone la tonalità con diapason e apparecchi speciali. La campana viene quindi completata dal battaglio, costruito proporzionalmente al suo peso. Ad Agnone sono state fuse campane celebri tra cui quella destinata al santuario di Lourdes nel centenario dell'apparizione della Vergine (1958), la commemorativa del primo centenario dell'Unità d'Italia (1961), la campana del Concilio Vaticano II (1963), la "Kennedy Bell" (1964), la campana dell'Anno Santo (1975), quella di Medjugorje per l'anno mariano (1988), quella della "Perestrojka" per lo storico incontro del Papa con Gorbacíov (1989), il campanone per il centro sportivo di Sapporo in Giappone (1990), per le celebrazioni colombiane del 1992, fino alla campana del Giubileo del 2000. Per costruirla, le maestranze della Fonderia Marinelli hanno lavorato per oltre un anno. Il primo rintocco di Jubilaeum MM, questo il nome della campana, è avvenuto sul sagrato di San Pietro a Roma e a darglielo è stato lo stesso Pontefice Giovanni Paolo II. La prima nota emessa dalla grande campana è stato immediatamente seguito dal suono sincronizzato delle campane di tutto il mondo, che hanno così inaugurato l'Anno Santo e salutato l'inizio del nuovo Millennio. Campane molisane suonano nelle chiese di San Paolo a Roma, Preziosissimo Sangue di Firenze, Santa Maria delle Grazie ad Ancona, San Giovanni Rotondo in Puglia. Ed ancora: Amalfi, Collevalenza, Maiori, Montecassino, Montevergine, Pompei, Ravello, San Gabriele, Scala, Visciano.

PICCOLO LESSICO

Monti del Matese

Massiccio montuoso dell'Appennino campano, al confine tra la Campania e il Molise. è delimitato abbastanza nettamente da profondi solchi vallivi del Volturno, del Biferno, del Tammaro e del Calore. Si eleva con pareti piuttosto ripide sin quasi a 1.000 m di altitudine e culmina a 2.050 m nel monte Miletto. Il mantello vegetale del Matese è per gran parte scomparso e le aree coltivate arrivano all'altezza dei centri abitati.

Svevi

Antica popolazione germanica, di incerta provenienza, che i Romani chiamarono Suebi, probabilmente col significato di liberi o vaganti. Parteciparono a tutti gli attacchi contro i Romani, irruppero in Gallia (V sec. d.C.), in Galizia e Portogallo (V sec.), in Svizzera (VI sec.). Dopo il periodo carolingio gli Svevi esercitarono un'influenza determinante sui destini dell'Impero.

Torcinelli

Piatto tipico della cucina pastorale molisana. è una pietanza molto ricercata realizzata farcendo le budelline di agnello con pezzi di carne, di fegato, con animelle e con uova sode; gli involtini ottenuti vengono poi aromatizzati con spezie e cotti normalmente alla brace o al forno.

Tratturi

Il tratturo era ed è un ampio sentiero erboso largo 100-120 metri, creatosi per le periodiche trasmigrazioni stagionali dei pastori con le greggi, che dai pascoli montani migravano verso quelli più caldi della Capitanata e del Tavoliere. Nel periodo di maggiore sviluppo, i tratturi si estendeva da L'Aquila a Taranto, dalla costa adriatica alle falde del Matese, con uno sviluppo complessivo che superava i 3.000 km. Oggi sono diventati dei musei all'aperto, dove è possibile ammirare la stratificazione prodotta nel tempo dal susseguirsi di numerose civiltà. L'11 aprile del 1997 è nata la legge che ha istituito il Parco dei tratturi del Molise, istituzione che intende non solo proteggere ma anche valorizzare il patrimonio tratturale.

Travertino

Calcare formatosi per deposito chimico, di aspetto compatto, stratificato o zonato, di colore variabile da bianco giallognolo a rosa chiarissimo. Resistente a compressione e all'azione degli agenti atmosferici, fu usato fin dall'antichità come materiale da costruzione.

Zampogna

Strumento musicale nel quale l'aria è soffiata in una o più canne provviste di ancia attraverso una sacca che viene gonfiata direttamente dal fiato dell'esecutore o tramite un piccolo mantice. è uno strumento di origine antichissima che per secoli ha accompagnato i pastori nei loro spostamenti e il cui suono è indissolubilmente legato all'avvento del Natale.

PERSONAGGI CELEBRI

Angiò

Nome di tre celebri dinastie francesi. La prima casa d'Angiò fu fondata dal visconte d'Angers, Ingelger, nei primi anni del X sec. Nell'XI sec. la casa si divise in due rami: il primo fu quello della dinastia anglo-angioina dei Plantageneti, il cui capostipite fu Goffredo V detto Plantageneto; il secondo ramo annoverò gli ultimi re effettivi di Gerusalemme. La seconda casa d'Angiò, ebbe come capostipite Carlo I, che conquistò nel 1266 il Regno di Sicilia, ma ne venne scacciato nel 1282. Dal nipote Carlo II lo Zoppo (1248-1309), marito di Maria d'Ungheria, ebbero origine i numerosi rami di questa casa; oltre ai rami d'Ungheria e di Napoli, si ricorda la terza casa d'Angiò che ebbe a capostipite Carlo di Valois (1270-1325), venuto in possesso della contea in seguito al matrimonio con la nipote di Carlo I. Passata la contea in appannaggio a Luigi I d'Angiò (1339-1384), che venne adottato da Giovanna I di Napoli, la terza casa d'Angiò fu coinvolta nella politica napoletana e fu all'origine delle guerre d'Italia. La famiglia si estinse alla morte di Carlo V (1436-1481) e i diritti sulla contea passarono al re di Francia.

Aragonesi

Principi che regnarono in Aragona, Napoli e Sicilia. Discesero da Ramiro I e si affermarono in Sicilia, dopo i Vespri (1282). In Napoli conquistarono il Regno (1442) con Alfonso V (1416-1458), che regnò sulla Sicilia, la Sardegna e l'Aragona. La dinastia degli Aragonesi regnò successivamente su Napoli fino al 1410.

Vincenzo Cuoco

Uomo politico, storico e letterato (Civitacampomarano, Campobasso 1770 - Napoli 1823). Prese parte ai moti napoletani del 1799. Arrestato, fu condannato all'esilio. Stabilitosi a Milano fondò il Giornale italiano sulle cui pagine svolse attiva opera di propaganda per la formazione di una coscienza nazionale degli Italiani. Tornò a Napoli con l'arrivo in Italia di Napoleone e l'ascesa al trono, nel Regno di Napoli di Gioacchino Murat. Si occupò prevalentemente di studi storici contemporanei, nei quali analizzò i mali dell'Italia (Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799-1801).

Antonio Di Pietro

Ex magistrato e politico italiano (Montenero di Bisaccia, Campobasso 1950). è l'uomo simbolo di quella inchiesta che va sotto il nome di "Tangentopoli", mirata a individuare la rete di corruzione diffusa nei rapporti tra mondo politico, pubblica amministrazione e sistema delle imprese. Commissario del IV distretto di Milano, nel 1981 vince il concorso in Magistratura e, dopo un breve periodo presso la Procura della Repubblica di Bergamo, passa nel 1985 a Milano, dove si specializza in reati amministrativi. Nel 1992, insieme agli altri magistrati del pool di Milano, avvia l'operazione "Mani Pulite", l'inchiesta che travolge inaspettatamente tutto il mondo della politica e lo porta alla ribalta della cronaca italiana e internazionale. Forte del consenso popolare, nel 1995 Di Pietro decide di lasciare la magistratura e di entrare in politica. Nel 1996 è ministro dei Lavori pubblici nel governo di Romano Prodi. Nel novembre del 1997 viene eletto senatore nelle file dell'Ulivo per il comprensorio del Mugello. Nel 1998 presenta il movimento "L'Italia dei valori". Raccoglie l'adesione di alcuni parlamentari ed aderisce al gruppo misto. Nelle elezioni europee del 1999 Di Pietro decide di aderire alla "Lista dell'Asinello" di Prodi, facente parte della più ampia coalizione dei Democratici. La formazione ottiene un ottimo 7,7%, ma nel 2000 l'ex "magistrato di ferro" se ne va per contrasti insanabili con il segretario Arturo Parisi. Nel 2000 fonda il partito "Italia dei valori", all'interno della coalizione dell'Unione, della quale condivide i principi ispiratori e gli obiettivi. Per le elezioni del maggio 2001 Di Pietro non si schiera con nessuno dei due poli ed annuncia una battaglia durissima in nome delle legalità e della democrazia. Arriva al 3,9% e per un soffio non entra in Parlamento.

Roberto Farinacci

Uomo politico (Isernia 1892 - Vimercate, Milano 1945). Interventista, fu tra i fondatori dei Fasci di combattimento (1919) e uno dei più attivi squadristi nel Cremonese. Deputato dal 1921, fondò il quotidiano "Cremona nuova" (1922) poi ribattezzato "Il regime". Tra il 1925 e il 1926 fu segretario del Partito nazionale fascista. Acceso fautore della politica razziale, alla caduta del regime (1943) appoggiò Mussolini e si schierò per l'alleanza con i tedeschi. Riparò quindi in Germania e in seguito partecipò alla Repubblica di Salò. Fu fucilato dai partigiani il 28 aprile 1945.

Benito Jacovitti

Creatore italiano di fumetti umoristici (Termoli 1923 - Roma 1997). Jacovitti esordì giovanissimo nel mondo dell'editoria collaborando al "Il Brivido" con vignette umoristiche mentre, nell'ottobre del 1940 (a diciassette anni) approdò al settimanale cattolico "Il Vittorioso" creando il personaggio di Pippo, presto affiancato da altri due ragazzini, Pertica e Palla, coi quali formerà il famoso terzetto dei "3 P". Autore assai prolifico, Jacovitti diede vita a decine di personaggi, tra cui ricordiamo l'arcipoliziotto Cip e il suo stolido assistente Gallina, Mandrago il Mago e l'Onorevole Tarzano, il popolarissimo Cocco Bill, il fantascientifico Gionni Galassia, il giornalista Tom Ficcanaso, Zorry Kid, parodia del celebre Zorro, e Jack Mandolino, un malvivente sfortunato quanto incapace. Investì le sue energie creative anche nei settori della pubblicità e dei manifesti, anche di natura politica; ha inoltre al suo attivo numerosi diari scolastici sui quali hanno "studiato" intere generazioni di italiani. Fumettista del paradosso, dell'assurdo, dei nasi rotondi gonfi come palloncini, dei salami e delle lische di pesce che sbucano dal terreno, Benito Jacovitti è stato il creatore originale nel grafismo e inimitabile nei contenuti.

CENTRI MINORI

Agnone

(5.900 ab). Centro in provincia di Isernia, posto a 850 m s/m. Nel suo nucleo più antico la cittadina si estende su un suggestivo crinale a strapiombo sulla valle del Verrino, mentre l'abitato moderno è situato nella parte Est. La città si trova nel cuore del Sannio primitivo e quindi è centro di importanti reperti archeologici di fattura osco-sannita. Il centro urbano, in cui svettano ben 14 campanili di altrettante chiese, ricorda nella sua eleganza e nelle sue ricche testimonianze di arte l'illustre passato della città. Il nucleo antico è caratterizzato da viuzze e vicoli adornati da leoni rampanti, da portoni lavorati ed eleganti chiavi di volta; numerose sono le caratteristiche botteghe veneziane, usate dai non pochi orafi che appresero l'arte della filigrana dai veneziani nell'XI secolo. Dalle sette porte di accesso alla città, oggi è possibile ammirare, oltre a quella denominata "Semiurno", la Porta San Nicola e la Porta San Emidio. Tra i numerosi palazzi antichi spiccano il Palazzo Bonanni (XIII sec.), il Palazzo Nuonno (XIII sec.), il Palazzo Appollonio, il Palazzo Fioriti (XIV sec.) e il Palazzo Santangelo. Molto importanti sono le chiese e i monasteri sorti dopo la calata dei Franchi guidati da Carlo Magno; molti guerrieri al suo seguito, affascinati dalla mistica bellezza di Agnone, scelsero la vita monastica e diffusero in questa terra lo studio della loro lingua. L'influenza della loro cultura è chiara nel dialetto locale, che conserva molte parole derivanti dal francese. Tra le chiese ricordiamo quella di Sant'Emidio (XIV sec.), dall'elegante facciata con portale gotico, che conserva al suo interno opere ottocentesche dello scultore G. Dupré, e un eccellente altare settecentesco in legno intagliato; la chiesa di San Marco Evangelista (XII sec.) con facciata dal bel portale romanico e torre campanaria a lato; al suo interno è conservato un ricco altare in policromo con pala attribuita a L. Giordano; tra i tanti tesori d'arte, importante è l'ostensorio in argento, un autentico capolavoro di arte locale in stile bizantino. Agnone è famoso in tutto il mondo per l'arte della fusione delle campane, antica tradizione legata principalmente al nome della famiglia Marinelli. Infatti nel 1339 Nicodemo Marinelli incise il suo nome sulla campana della chiesa parrocchiale di sant'Emidio, ad Agnone. Da allora i membri della famiglia Marinelli si tramandarono il mestiere di padre in figlio, usando le stesse tecniche adottate dal loro antenato.

Scorcio di Agnone (Campobasso)

Scorcio di Agnone

Larino

(8.270 ab.). Centro in provincia di Campobasso, posto su un colle nella bassa valle del Biferno, a Nord-Est del capoluogo. Importante centro agricolo, è sede di industrie alimentari, meccaniche e dei materiali da costruzione. Centro dei Frentani, municipium romano nel IV secolo a.C., fu uno dei centri più fiorenti della regione. In epoca medievale la contea di Larino fu soggetta a numerose dominazioni (Longobardi, Greci, Franchi, Normanni) e subì pesanti devastazioni a opera soprattutto dei Saraceni, che la distrussero definitivamente nel XIV secolo. Fu ricostruita nel sito attuale e passò poi sotto diversi casate, tra cui gli Orsini, i Pappacoda, i Carafa. Per l'abbondanza di reperti di epoca romana e preromana presenti nel suo territorio, Larino può essere definita un immenso parco archeologico, testimonianza delle diverse culture che qui si avvicendarono. Nelle vicinanze della cittadina si trova un'importante zona archeologica, l'Area Frentana, in cui si trovano anche i resti dell'antica Larinum, tra cui si segnalano l'anfiteatro e le mura perimetrali di alcuni edifici di epoca ellenistica. Il monumento di maggior pregio della cittadina, che conserva tuttora un impianto medievale, è il Duomo gotico di San Pardo (risalente al XIV sec.) che ha un bel portale ornato da sculture zoomorfe e una Crocifissione nella lunetta.

Scapoli

(945 ab.). Centro in provincia di Isernia, incastonato tra le cime dei massicci appenninici delle Mainarde, a 611 m s/m. Posto su una collina a ridosso della valle del Volturno, si trova ai confini dell'Abruzzo, Campania e Lazio. è famoso a livello internazionale per essere sede del Museo della zampogna, dove è possibile ammirare zampogne provenienti da ogni parte del mondo e prodotte in varie epoche. è uno dei pochi paesi in Italia dove sopravvive l'antica tradizione della fabbrica delle zampogne, grazie a un numero ristretto di artigiani che, tramandandosi le antiche tecniche di costruzione, tengono in vita questo strumento musicale e assicurano il necessario ricambio generazionale. Dal 1975 si svolge il Festival Internazionale della Zampogna, manifestazione che ha lo scopo di valorizzare questo strumento come oggetto, ma anche la musica e il folclore che vi sono connessi. La manifestazione richiama migliaia di turisti da ogni parte d'Italia ed anche dall'estero, attratti da numerosi suonatori di zampogne e ciaramelle la cui melodia inonda le vie del paese.

Termoli

(31.000 ab.). Centro in provincia di Campobasso, lungo il litorale adriatico, presso la foce del fiume Biferno. Si caratterizza per la presenza di un promontorio roccioso sul quale sorge l'antico borgo marinaro, delimitato da un muraglione che cade a picco sul mare; i quartieri moderni si estendono all'interno. L'economia poggia tradizionalmente sull'attività peschereccia, ma ancor più sull'industria (vi hanno sede un importante stabilimento automobilistico della FIAT e alcuni complessi conservieri) e più recentemente su un turismo balneare in forte sviluppo. Il castello è il simbolo più rappresentativo di Termoli; la sua architettura, improntata a gran semplicità, priva di qualsiasi ornamento e le sue caratteristiche difensive, lasciano supporre che sia stato costruito in epoca normanna (XI secolo). Il castello è tuttavia definito svevo, forse in seguito alla ristrutturazione e fortificazione voluta da Federico II di Svevia nel 1240, dopo i danni arrecati da un attacco della flotta veneziana. La Cattedrale, eretta su uno sprone roccioso, sovrasta la piazzetta con una volumetria accorta, scenograficamente perfetta. La costruzione, dedicata a San Basso delle prime mura, è una delle ultime opere della scuola pugliese del XII sec.; fu eretta nel XII secolo su un tempio più antico, e riedificata nella sezione superiore alla metà del Quattrocento, dopo il disastroso terremoto del 1456.

Trivento

(5.300 ab.). Centro in provincia di Campobasso, posto su un colle alla destra del fiume Trigno che domina la vallata a 599 m s/m. Sorge sul luogo dell'antica Terventum, della quale restano numerose vestigia. Il centro storico del paese, ricco di memorie storiche ed artistiche, annovera la Cattedrale romanica a tre navate (XII sec.) dedicata ai SS. Nazario, Celso e Vittore; secondo la tradizione la Cattedrale sorge sull'area di un antico tempio dedicato a Diana. In seguito venne rimaneggiata e della costruzione originaria rimangono le absidi e la cripta. Altre testimonianze storico-artistiche sono: la chiesa della Trinità, attualmente sede del Museo Diocesano e del Museo Civico; la Biblioteca Giulia, con i suoi oltre 5.000 volumi a carattere religioso; il Castello Ducale, eretto probabilmente intorno all'anno 1000 e che offre ancora l'immagine di potere e forza conservata nel corso dei secoli.

Venafro

(10.228 ab.). Centro in provincia di Isernia, a 220 m s/m., situato nella valle del Volturno, ai piedi del Monte Santa Croce. Centro di produzione ortofrutticola, la cittadina è sede di industrie metalmeccaniche, dell'abbigliamento e alimentari. Il sovrapporsi di elementi architettonici e stilistici nei monumenti della cittadina testimonia l'importanza che Venafro rivestì nelle diverse epoche storiche. Fondata dai Sanniti, Venafrum fu colonia romana nota per la produzione olearia (olio Liciniano) e per le acque curative. Medievale sede di contea, quindi di principato, fu possedimento dei Caracciolo di Miranda. Dell'insediamento romano rimangono l'impianto urbanistico e resti dell'anfiteatro; nel territorio circostante si trovano il teatro e tratti dell'acquedotto Venafrano che convogliava le acque del Volturno dalla sorgente alle falde del monte della Rocchetta. La Cattedrale tardo-romanica conserva affreschi del XIV secolo, le sue tre absidi sono costruite con materiale funerario romano. Da ammirare è la chiesa dell'Annunziata in stile barocco e il Palazzo Caracciolo, tipica fortezza merlata quattrocentesca. Simbolo più forte della feudalità laica è il castello, di impianto longobardo con torri angioine e loggiato rinascimentale. All'interno le pareti sono decorate con cavalli dipinti in dimensioni reali. Numerose testimonianze di età romana sono conservate nel Museo Archeologico, ospitato nell'ex convento di Santa Chiara (XVII secolo).

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