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Universalismo.

Tendenza di un organismo politico o religioso a ritenersi universale e, pertanto, a considerare le dottrine e le concezioni da esso propugnate come valevoli per l'intera umanità: l'u. della Chiesa di Roma. ║ Apertura mentale nel rivolgersi a problematiche, interessi e discipline di rilievo universale: l'u. del pensiero illuminista. ║ Forma di pensiero che attribuisce a tutti gli individui, a prescindere dalla loro razza, confessione e cultura, uguali diritti etico-religiosi e politico-sociali. • Filos. - Dottrina morale che considera gli individui subordinati alla totalità e, pertanto, in grado di realizzarsi completamente solo in rapporto a quest'ultima. • St. delle rel. - L'u. caratterizza tutte quelle religioni che si rivolgono all'individuo in quanto tale, a prescindere dalla sua appartenenza a un aggregato tribale, a un gruppo etnico o a un organismo nazionale, e che si considerano pertanto valide per tutti gli uomini. L'u. è dunque assente sia dalle religioni tribali primitive sia da quelle nazionali. Nelle prime, esso non ha ragione di esistere in quanto le società primitive sono caratterizzate da una concezione dell'uomo e del mondo coincidente in linea di massima con la percezione del proprio ethnos e dell'ambiente naturale in cui quest'ultimo si muove. L'u. non può infatti svilupparsi in assenza di un orizzonte culturale internazionale entro il quale la religione di un gruppo umano possa rapportarsi con quelle di altri gruppi. D'altro canto, la consapevolezza dell'esistenza di realtà diverse dalla propria non costituisce l'unica condizione necessaria dell'u. Così per gli antichi Greci e Romani, la consapevolezza dell'esistenza di civiltà diverse che adoravano divinità simili alle loro, ma chiamate con nomi differenti, comportava esclusivamente il problema dell'identificazione di queste ultime con le proprie: a tale proposito, non va dimenticato che l'essenza stessa del politeismo escludeva a priori l'intolleranza e la persecuzione nei confronti delle altre tradizioni religiose. D'altro canto, il fatto che le religioni nazionali pagane siano estranee a qualsivoglia manifestazione di intolleranza e di proselitismo non esclude la possibilità che tendenze all'u. si sviluppino anche dal paganesimo stesso: così nella Roma imperiale, la necessità di glorificare l'universalità dell'Imperium nella sua dimensione sovranazionale portò alla nascita del culto di particolari istituzioni profane (degli imperatori, della dea Roma, ecc.), che tutte le popolazioni soggette all'Impero erano chiamate a venerare pur mantenendo intatte le proprie tradizioni religiose. Indipendentemente da quanto affermato, resta comunque assodato che l'u. costituisce un tratto proprio delle religioni soteriologiche, vale a dire di tutte quelle religioni imperniate sulla dottrina della salvezza, intesa come liberazione dell'uomo dal male comunque concepito. Vanno classificate come soteriologiche sia le religioni esclusivistiche, che ritengono la salvezza possibile solo per coloro che abbracciano il loro sistema dottrinario, quali il Cristianesimo, l'Islamismo, il Manicheismo e il Mazdeismo, sia le religioni che non hanno preclusioni nei confronti delle diverse tradizioni con cui si sono rapportate nel corso della loro storia, quali il Buddhismo, le religioni misteriche del mondo antico, alcune sette dello Gnosticismo e svariate tendenze dell'occultismo. Tra le religioni soteriologiche e, come tali caratterizzate da tendenze universalistiche, vanno inoltre annoverate anche talune religioni che nel loro corso storico non hanno mai dato luogo a fenomeni di autentico proselitismo, continuando di fatto ad avere una diffusione limitata alla terra e all'aggregato etnico-nazionale di origine: ne sono esempi il Taoismo, le tradizioni religiose sorte all'interno dell'Induismo, sviluppatesi nell'ambito di quest'ultimo (S'ivaismo e Visnuismo) o emancipatesi da esso solo in parte (Jainismo), nonché quelle tecniche e tendenze religiose panindiane, quali il Tantrismo e lo yoga, la cui diffusione al di fuori dell'India è stata proporzionale alla loro assimilazione da parte del Buddhismo, insieme al quale sono penetrate nell'Asia orientale. Questi fenomeni religiosi, che pur non essendo accompagnati da una vera e propria azione missionaria accolgono individui di ogni parte del mondo, hanno preso piede nell'Occidente euroamericano grazie al proselitismo esercitato in modo discontinuo e limitato da occidentali che ne hanno avuto esperienza e vi hanno aderito sul posto. Considerazioni a parte vanno infine fatte in merito alla religione d'Israele: pur ammettendo la salvezza solo nell'adesione al proprio sistema dottrinario e mantenendo un atteggiamento di preclusione nei confronti delle religioni del proprio ambiente, quest'ultima ha esercitato una sporadica attività di proselitismo, e ha preferito rimanere circoscritta alla sua terra di origine.