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Turbellari.

(dal latino scientifico Turbellaria, der. di turbellae: rimescolamento). Zool. - Classe di platelminti carnivori, terrestri e acquatici, dal corpo appiattito e spesso ricoperto di ciglia vibratili, di colori diversi e lunghezza variabile da pochi millimetri a 60 cm; ne fanno parte le planarie. Rappresentati da più di 3.000 esemplari, i t. si suddividono a loro volta in cinque ordini: policladi, tricladi, rabdoceli, aceli e alleoceli. Presentano un corpo ovoide o fogliaceo, nastriforme o cilindrico, articolato in due regioni, una cefalica e una posteriore. Nella prima si trovano gli organi di senso fotoricettori, mentre nella seconda, ventralmente e più o meno nel mezzo del corpo, è situata la bocca. L'epidermide, che va a formare il tegumento, presenta un unico strato, rivestito da una sottile cuticola e costituito da elementi sensoriali, dalle cellule ciliate e da cellule ghiandolari. La muscolatura, situata al di sotto dell'epidermide, è caratterizzata da fibre trasversali, longitudinali, dorsoventrali e lisce. La faringe e l'intestino, a fondo cieco e di forma varia, formano l'apparato gastrovascolare. Il sistema sensoriale, collegato a quello nervoso, comprende le ciglia, gli organi fotorecettori e gli occhi, costituiti da semplici macule di pigmento o da pigmento unito a elementi rifrangenti. Ermafroditi, i t. possiedono uno o più testicoli situati ventralmente nel parenchima, una vescicola seminale e un'apertura genitale. Gli ovari sono generalmente due. Gli ovodutti sfociano nell'ootipo, un affossamento da cui parte il condotto del vitellogeno. La sezione distale dell'ovidutto funge da ricettacolo seminale. Sia nelle femmine sia nei maschi, le aperture genitali possono dare sull'esterno, fuoriuscendo da una sacca genitale comune, oppure avere sbocchi differenziati. I t. sopravvivono in vari ambienti (acque dolci o salate, terreni umidi), nutrendosi di sostanze animali o vegetali. Si riproducono sessualmente oppure per scissione.