Successione illimitata degli istanti, ordinata secondo
criteri di scansione riferibili al ciclo astronomico (alternanza giorno/notte,
ciclo stagionale, ecc.), o alla storia, personale o collettiva, intesa come il
susseguirsi e il perdurare di eventi, fenomeni, esistenze. Percezione e
rappresentazione del
t. possono essere condizionate da fattori di ordine
culturale o psicologico (lo stato della coscienza, la memoria, ecc.):
il t.
è volato. ║
Perdere la nozione del t.: non essere
più consapevole del suo trascorrere, quindi non sapere più in
quale ora o giorno ci si trovi. ║ Fig. -
Il t. è galantuomo:
alludendo agli effetti benefici che il passare degli anni produce. ║ Fig.
-
Le ingiurie del t.: con riferimento al processo degenerativo cui
soggiacciono, invecchiando, persone e cose. ║ Fig. -
Dare t. al t.:
attendere fino al momento opportuno per la felice risoluzione di qualche cosa.
║ Contrapposto a eternità in quanto entità finita; da cui
senza t.: eternamente. ║ Il susseguirsi uniforme di istanti
concepito come una grandezza misurabile, suddivisa in frazioni di varia durata:
il t. si divide in anni,
mesi,
giorni. ║ Per estens.
- Parte circoscritta di questo divenire, compresa entro limiti più o meno
precisi:
un'ora di t. ║ Per estens. - Durata della vita (di bambino
o di animale) la cui età non si può ancora valutare in anni:
quanto t. ha tuo figlio? ║ Spazio di
t. previsto o deciso
per il compiersi di un'operazione o il verificarsi di un evento:
t. di
lavorazione. ║
In t. reale: circostanza per cui l'acquisizione
e l'elaborazione elettronica dei dati d'ingresso procedono di pari passo con
l'intervenire di variazioni su tali dati, in modo da potere, in ogni momento,
rendere conto della situazione aggiornata; operare in
t. reale è
essenziale in tutti i casi in cui sia determinante l'acquisizione di dati per
decisioni rapide. Per estensione, l'espressione è spesso usata per
indicare una grande rapidità. ║
T. morti: i momenti di pausa
o di attesa, e perciò infruttuosi, in un'attività produttiva.
║
T. tecnici: il periodo di
t. richiesto per l'espletamento
di determinati compiti e che non può essere accorciato intensificando
l'attività umana. ║ Più genericamente, intervallo di
t. entro il quale viene compiuto qualcosa:
ho giusto il t. necessario
per fare i bagagli. ║ Usato assolutamente, spazio di
t. non
breve:
questo è un lavoro che richiede t. ║ Con
riferimento a limiti di
t. assegnati per l'adempimento di qualche cosa:
quanto t. manca alla partenza? ║ Con implicita l'idea della
dilazione:
abbiamo tre giorni di t. prima che la cambiale scada. ║
Fig. -
Prendere t.: indugiare per attendere un momento più
favorevole. ║ Fig. -
Guadagnare t.: far le cose in anticipo o
più in fretta, in modo da avere più
t. libero. ║
Cercare di guadagnare t.: tirare le cose per le lunghe nell'attesa di un
evento che risolva la situazione. ║
Per t.: presto, di buon'ora.
║
Al t. stesso: contemporaneamente, insieme. ║ Parte della
giornata, o di un periodo più lungo, destinata a un certo impiego:
il
t. del lavoro. ║
T. libero: quello non impiegato nel lavoro o
nello studio. ║
Buttare via il t.: fare cose inutili o stare in
ozio. ║
Perdere t.:
farlo passare senza concludere nulla.
║
A t. perso: di attività svolta non professionalmente o a
margine del lavoro principale. ║
Ingannare il t.: fare qualche cosa
tanto per non annoiarsi. ║
Avere buon t.: spassarsela allegramente.
║ Fig. -
Chi ha t. non aspetti t.: detto proverbiale che incita a
non procrastinare il momento di agire. ║ Periodo o età,
caratterizzati da una realtà particolare o da particolari condizioni
storiche, sociali, culturali:
t. di pace. ║
Il nostro t.:
l'epoca odierna. ║
Bisogna adeguarsi ai t.: sapersi conformare alle
particolari esigenze poste dal momento storico in cui si vive. ║
Nella
notte dei t.: in un'epoca molto lontana o favolosa. ║
Ai miei
t.: alludendo con nostalgia, anche scherzosamente, a periodi trascorsi
(della propria giovinezza, ecc.) percepiti, magari ingiustificatamente, come
migliori dei
t. odierni. ║
Ha fatto il suo t.: di cosa o
persona che ha perduto valore e autorità, che è passata di moda.
║
Un t.: in un passato più o meno lontano. ║
In
ogni t.: sempre. ║
In nessun t.:
mai;
con
riferimento al futuro. ║
Rimandare a t. migliori: rimandare a una
circostanza più propizia. ║ Periodo ricorrente dell'anno durante il
quale si verificano fatti calendariali o eventi naturali:
il t. della
vendemmia. ║ Momento stabilito o opportuno per un adempimento. ║
T. utile: quello entro il quale si deve fare qualcosa (presentare
domande, ricorsi, ecc.). ║
A t. debito: al momento giusto. ║
Prima del t.: prima del termine stabilito od opportuno. ║ Ciascuna
delle parti in cui è diviso uno spettacolo cinematografico o teatrale, o
un incontro sportivo:
siamo entrati nello stadio all'inizio del secondo
t. della partita. ║ Nel linguaggio della danza accademica il
termine
t., utilizzato però quasi sempre nella forma francese
temps, in opposizione a passo, indica un movimento che non comporta
spostamento del peso del corpo da una gamba all'altra, pur potendo produrre uno
spostamento nello spazio, con ricaduta sulla stessa gamba di partenza. ║
Ciascuno dei movimenti in cui si può dividere un'azione complessa:
lo
spostamento viene eseguito in due t. ║ Ciascuna delle fasi che
compongono il ciclo completo di un meccanismo, di un motore a scoppio:
motore
a due t. ║ Fig. -
Fare il bello e il cattivo t.: avere piena
autorità su qualche cosa. ║
Lasciare il t. che trova: di
azione o intervento di scarsa o nulla efficacia. ║
Parlare del t.:
conversare di cose irrilevanti. ║
Sentire il t.: risentire
nell'umore dei cambiamenti meteorologici; scherzoso, essere particolarmente
nervoso. ║ Con iniziale maiuscola, personificazione del fluire dei secoli,
rappresentato di solito come un vecchio dalla lunga barba bianca. ║
Salario a t.: con retribuzione a giornata, a settimana, a quindicina.
• Fis. - Il
t. è un concetto primitivo in base al quale gli
eventi sono distinti in presenti, passati e futuri e si coordinano in
un'organica successione. Come tale, la nozione di
t. si precisa in una
grandezza che, proprio in ragione del carattere primitivo della nozione da cui
ha origine, viene assunta come fondamentale in tutti i sistemi di unità
di misura; un coordinamento temporale degli eventi è possibile solo dopo
aver fissato un'origine, un verso e un'unità di misura, che viene
tradizionalmente scelta riferendosi a fenomeni accessibili a tutti e il
più possibile invariabili. Nella fisica classica si postula l'esistenza
di un
t. assoluto, che consente sempre di stabilire la
simultaneità o meno di due eventi, indipendentemente dal sistema di
riferimento adottato; nel caso di sistemi di riferimento in moto con
velocità prossime a quella della luce, tuttavia, eventi simultanei
secondo un riferimento non lo sono più se osservati da un altro
riferimento, come messo in luce dalla teoria della relatività
einsteniana. Il concetto di
t., pertanto, non è assoluto, ma
relativo a un dato osservatore; esso, inoltre, è soggetto, per
trasformazioni di sistemi di riferimento, a fenomeni di dilatazione, come accade
per le variabili temporali. ║
Inversione del t.:
operazione
consistente nel variare la direzione di evoluzione del
t. per un processo
fisico. I sistemi fisici descritti da equazioni che rimangono inalterate per
inversione del
t. vengono detti
invarianti per inversione
temporale o
reversibili; in meccanica classica, il moto di un sistema
con
N gradi di libertà, in assenza di forze dissipative, è
reversibile: esso, cioè, ripercorre la medesima traiettoria già
percorsa se, a un dato istante
t1 > t0, si opera
un'inversione di
t. I processi termodinamici, invece, sono generalmente
irreversibili. ║
Sistemi di misurazione del t.: l'uso di
determinare le date e di misurare gli intervalli di
t. con riferimento al
moto apparente del Sole e delle stelle sulla volta celeste risale alla
più remota antichità. Così, con riferimento al moto
apparente del Sole, si è definito l'
anno solare o
tropico
come l'intervallo di
t. intercorrente fra due successivi passaggi del
Sole all'equinozio di primavera (o
punto vernale), e il
giorno solare
come l'intervallo di
t. intercorrente fra due successivi passaggi del
Sole al meridiano superiore del luogo di osservazione. Un anno solare risulta
comprendere 365,242198 giorni solari medi. Il giorno solare medio viene diviso
in 24 parti uguali (ore); l'ora è divisa in 60 parti (minuti) e il minuto
a sua volta in 60 parti. La sessantesima parte del minuto viene assunta come
l'unità fondamentale di misura del
t. e ha il nome di
secondo
solare medio o
secondo. Viene frequentemente utilizzato dagli
astronomi anche il
t. siderale, definito come l'angolo orario del punto
vernale; l'intervallo di
t. che intercorre tra due successivi passaggi
del punto vernale al meridiano prende il nome di
giorno siderale, che
risulta leggermente più corto del giorno solare medio. Sia il
t.
solare sia quello siderale sono
t. locali, ossia dipendenti dalla
longitudine del luogo di osservazione: la differenza di
t. tra due punti
diversi di una grande città può giungere a parecchi secondi e a
parecchi minuti tra due punti diversi di una stessa Nazione. Tale inconveniente
è stato evitato suddividendo la superficie terrestre in 24
fusi
orari, delimitati da meridiani spaziati tra loro di 15° (cioè di
un'ora) a partire dal meridiano di Greenwich. L'origine del
t. è
stata fissata alla mezzanotte e in tutti i punti del fuso si assume per
convenzione che il
t. sia quello solare medio del meridiano centrale del
fuso. Il
t. così definito (
t. civile) coincide esattamente,
a meno di 12 ore, con quello solare medio solo nel meridiano centrale del fuso:
in tutti gli altri punti esso differisce per una quantità pari alla
longitudine rispetto al meridiano centrale. ║ Fino a poco tempo fa, gli
strumenti fondamentali per la misurazione, la conservazione e il controllo del
t. erano gli
orologi astronomici, cioè orologi a pendolo,
di alta precisione, regolati in modo da compiere 86.400 oscillazioni complete in
un giorno solare medio (
orologi a t. medio). Gli
orologi
piezoelettrici hanno poi sostituito, intorno agli anni Trenta, come
campioni primari di t., gli orologi a pendolo, grazie a un andamento
assai più uniforme: il confronto tra le indicazioni fornite da questi
orologi e i passaggi di astri al meridiano mise in luce il carattere aleatorio
del concetto di giorno solare medio e quindi di secondo solare medio. Si
propose, quindi, di rifarsi a un Sole fittizio, e precisamente a quello medio
dell'anno solare 1900: al
t. solare medio si è così
sostituito il
t. delle effemeridi, la cui unità di misura, detta
secondo, venne fissata come la frazione 1/31.556.925,9747 dell'anno
tropico 1900. Recentemente sono entrati nell'uso misuratori di
t. ancora
più precisi e stabili, i cosiddetti
orologi atomici, nei quali lo
scorrere del
t. viene valutato con riferimento non più alla
frequenza di oscillazione di un cristallo piezoelettrico, ma alla frequenza di
determinate righe d'assorbimento o di emissione molecolare: di questo tipo sono
ormai tutti gli orologi che controllano le stazioni irradianti radiosegnali
orari. • Geol. -
T. geologico: intervallo cronologico della storia
della Terra entro il quale sono possibili datazioni, sia di tipo assoluto sia
relativo (in base ai fossili o ad eventi geologici quali glaciazioni, eruzioni,
orogenesi, ecc.); il
t. geologico è fondamentale per comprendere
l'evolversi di molti fenomeni che all'osservazione umana appaiono immutabili.
• Meteor. - L'insieme delle condizioni meteorologiche (temperatura, stato
del cielo, umidità, vento, ecc.), più propriamente detto
t.
meteorologico, presente in un luogo o una regione in un determinato momento.
La modificazione del complesso dei fenomeni meteorologici è causata
fondamentalmente dai movimenti e dalle caratteristiche termodinamiche delle
masse d'aria presenti nell'atmosfera in un dato luogo e in un dato momento.
Sulla continua evoluzione delle varie masse d'aria interagiscono numerosi
fattori: le differenti pressioni delle masse stesse (tra zone di alta e bassa
pressione, tra aree cicloniche e anticicloniche, tra saccature e promontori,
ecc.), le trasformazioni energetiche all'interno della singola massa d'aria e
tra masse d'aria differenti, in particolare i processi di
riscaldamento/raffreddamento, di evaporazione/condensazione del vapore acqueo,
di espansione/compressione dell'aria e di rimescolamento orizzontale e verticale
fra masse d'aria diverse, ecc. La deforestazione, l'urbanizzazione e, più
in generale, gli interventi di modificazione dello stato del suolo,
nonché l'introduzione in aria di sostanze inquinanti, sono tutti fenomeni
che rischiano di produrre dannosi squilibri nell'atmosfera e quindi di provocare
sconvolgimenti meteorologici e climatici: in particolare, l'assottigliamento
dello strato d'ozono causato dagli idrocarburi alogenati, l'effetto serra dovuto
a un eccesso di anidride carbonica e il fenomeno delle piogge acide provocato
dagli inquinanti industriali. Lo studio dei fattori o processi che regolano
l'evoluzione del
t. conduce anche alla determinazione probabilistica
(riferita alla più alta probabilità che l'evento considerato si
possa verificare) delle condizioni future dell'atmosfera, cioè alla
previsione del
t. Minore è l'arco temporale e l'area geografica ai
quali la previsione si riferisce, maggiore sarà l'attendibilità
della previsione stessa; così, se la previsione è a breve o
brevissimo termine e considera aree grandi come l'Italia o parte di essa
(previsione a media scala o regionale) o aree ancora più limitate
(previsione a piccola scala o locale), la probabilità che gli eventi
considerati si possano verificare è normalmente molto alta (attualmente
fino a 48 ore circa su media scala e 12-24 ore su scala locale). La previsione
può essere inoltre finalizzata alle esigenze di singole attività,
tra le quali l'agricoltura (previsioni agrarie) o la navigazione aerea o
marittima (previsioni aeronautiche e marittime). Per effettuare una previsione
del
t. è necessaria una preliminare acquisizione di tutti i dati
provenienti dalle stazioni meteorologiche (terrestri e oceaniche) che, a seconda
del tipo, effettuano regolari osservazioni ogni 3, 6 o 12 ore, nonché dai
vari satelliti meteorologici orbitanti intorno alla Terra; la situazione
meteorologica presente viene quindi analizzata e interpretata in funzione degli
eventi che hanno concorso a produrla. Si procede infine alla previsione
meteorologica utilizzando vari metodi. Molto usati, soprattutto in passato,
metodi semi-empirici i quali, partendo dal presupposto che le situazioni
meteorologiche si ripetono in modo pressoché costante, combinano
osservazioni relative, per esempio, alla prevedibile posizione delle alte e
basse pressioni, al percorso e alla posizione dei fronti o all'andamento delle
isobare al suolo, con alcune valutazioni matematiche basate sui principi
generali della fisica (conservazione della massa, conservazione dell'energia,
principi della termodinamica, ecc.). I metodi matematici applicati alla
meteorologia sono di vario tipo e di varia complessità a seconda della
qualità dei dati disponibili, dell'area territoriale in esame e del tipo
di previsione da effettuare. La determinazione delle future condizioni del
t. effettuata con metodi matematici consiste nel risolvere, ricorrendo
all'aiuto di calcolatori elettronici di notevole potenza, il sistema di
equazioni matematiche con le quali si esprimono le leggi della fisica che
governano la dinamica e la termodinamica dell'atmosfera. La soluzione analitica
del sistema completo di tali equazioni non è però facile, sia per
l'elevato numero di variabili in gioco, sia per l'impossibilità di
ridurre l'atmosfera a un sistema di relazioni di causa-effetto.
L'attendibilità della previsione così ottenuta diminuisce
rapidamente allorché si superino le 48-72 ore; di conseguenza, per le
previsioni a medio termine (fino a 7-10 giorni) si ricorre a una combinazione di
metodi matematico-numerici e metodi statistici. Questi ultimi vengono utilizzati
per stabilire le relazioni intercorrenti tra quei fenomeni meteorologici la cui
variabilità e i cui legami sono evidenti solo sul lungo periodo. Sulla
scorta di lunghe serie storiche di dati meteorologici e meteoclimatici, si
stabilisce in pratica con quanta probabilità certi eventi potrebbero
ripresentarsi nel futuro studiando le frequenze con le quali essi sono stati
osservati nel passato. La ricerca scientifica internazionale nel campo della
meteorologia è attualmente impegnata ad aumentare l'intervallo di
attendibilità e il livello di dettaglio delle previsioni del
t. e
a perfezionare gli strumenti di previsione dell'andamento futuro del clima su
aree molto vaste. • Cin. -
T. reale: contrapposto a
t.
cinematografico, è quello di un'azione che ha la stessa durata che
avrebbe nella realtà. • Fotogr. -
T. di posa:
t.
durante il quale l'emulsione sensibile viene esposta alla luce. • Metr. -
Nella metrica classica, misura che corrisponde al valore di una vocale breve:
in una sillaba lunga ci sono due t. • Dir. - Il
t. viene
considerato come punto di riferimento per stabilire come si evolve e modifica
una situazione giuridicamente rilevante. Alcuni tra i fatti più
significativi collegati al decorso del
t. sono la perdita di diritti in
seguito a prescrizione, l'acquisto di diritti mediante l'usucapione, la
decadenza. Per la misura del
t. vale, di regola, il calendario comune e
il modo di computare il decorso del
t. può essere
naturale
(nel quale il calcolo si fa da momento a momento) e
civile (nel quale il
calcolo si fa per unità di
t.: giorni, mesi, anni interi). Il
t. utile è quello durante il quale possono essere notificati gli
atti giudiziari, con esclusione quindi dei giorni festivi;
t.
continuo è quello che comprende anche i giorni festivi.
Quest'ultimo modo di computo costituisce la regola; però, se il giorno di
scadenza è festivo, il termine è prorogato di diritto al giorno
seguente non festivo. Anche nel diritto internazionale il decorso del
t.
può, in base a speciali manifestazioni di volontà dei soggetti (ma
in certi casi anche a prescindere da esse), determinare la nascita o
l'estinzione di determinati diritti, oppure l'inizio o la cessazione di accordi
di rilevanza internazionale. ║ L'approfondimento del tema del rapporto tra
t. e processo porta alla constatazione di come il ritmo processuale,
inteso come la scansione temporale con cui gli atti processuali si susseguono e
la loro durata, sia un elemento inscindibile dal processo stesso. Lo dimostra
l'attenzione rivolta al problema della lungaggine eccessiva dei processi, e alla
necessità di graduare la durata della custodia cautelare sulla base dello
svolgersi delle varie fasi del processo, e quindi sul ritmo di questo. Da
notare, inoltre, come la nuova impostazione data al processo dal nuovo Codice di
Procedura Penale, che privilegia il momento del dibattimento, basato
sull'immediatezza dell'oralità, voglia influire sulla durata del processo
e sul suo ritmo. Da ciò non si può non rilevare come l'elemento
del
t. sia intrinseco a una determinata dimensione o qualità del
processo. Trasferita nel più vasto campo dell'esperienza giuridica
generale, questa conclusione offre spunti per riflettere sull'importanza che il
fattore
t. assume in relazione all'utilizzazione dello strumento
legislativo. La legge, lungi dall'essere considerata come in passato qualcosa di
mutabile solo con estrema cautela, è usata anche per risolvere situazioni
di concreto adattamento alla realtà che prima venivano affidate alla
lenta opera della giurisprudenza. Evidente l'esigenza di accelerare il processo
di modificazione cui sono sottoposti gli istituti del diritto di fronte
all'incessante mutare delle situazioni, caratteristico della società
moderna. • Ling. - Categoria del verbo che indica il momento (presente,
passato o futuro) in cui si collocano l'azione o lo stato espressi dal verbo
stesso. I
t. verbali sono detti
assoluti (presente passato,
futuro) quando non sono in rapporto con un altro
t., o
relativi
(futuro anteriore, piuccheperfetto) quando sono posti in relazione con un altro
t. dello stesso periodo sintattico. Dal punto di vista della morfologia
si distinguono
t.
semplici, formati dalla sola parola del verbo,
variabile secondo il numero e la persona, e
t. composti, formati
dall'ausiliare "avere" o "essere" (e perciò detti
anche
perifrastici) seguito dal participio passato del verbo. Nel sistema
verbale indoeuropeo il
t. assume rilievo grammaticale prima di tutto
nell'opposizione presente-passato e si afferma poi nello sviluppo delle singole
lingue, diventando prevalente, per esempio, nelle lingue romanze, dove la
distinzione temporale si articola in una pluralità di forme grammaticali
che la determinano in sottili gradazioni (passato e trapassato prossimo e
remoto, futuro anteriore, piuccheperfetto, ecc.). ║
Complemento di
t.: esprime le circostanze di
t. in due fondamentali modalità:
il
complemento di t. determinato risponde alla domanda
quando?
(per esempio,
giovedì partirò per Roma); il
complemento
di t. continuato risponde alla domanda
per quanto t.? (per esempio,
sono stato fuori tutta la mattina). • Mus. - Struttura
ritmico-metrica delle battute (o misure) che costituiscono un brano musicale
(4/4, 3/4, 3/8,
t. binario, ternario, quinario, ecc.). Inoltre, sono
detti
t. anche le singole parti nelle quali viene divisa la battuta:
viene detto
t.
forte (o
in battere) quello che riceve
l'accento più forte,
t. debole (o
in levare) quello poco o
non accentato; per esempio, nella battuta di 3/4 il primo
t. è
forte, gli altri due deboli; nella battuta di 2/4 il primo è forte e il
secondo è debole. ║ Indicazione che stabilisce attraverso una
didascalia (
Adagio,
Andante,
Presto,
Allegro,
Vivace, ecc.) la velocità alla quale un pezzo musicale va
eseguito. Solo l'introduzione del metronomo ha permesso di indicare con
esattezza matematica il
t. di esecuzione di un pezzo; tuttavia, la
determinazione del
t. va fatta rientrare nel più generale ambito
dei problemi d'ordine interpretativo e stilistico. ║
Andare a t.:
seguire esattamente il ritmo di una musica nel cantare, suonare, danzare.
║
Andare fuori t.: accelerare o rallentare rispetto agli altri
esecutori o al
t. esatto. ║ Sinonimo di
movimento inteso
come parte di una sinfonia, di una sonata, di un concerto; il nome deriva dal
fatto che ogni movimento ha un
t. diverso. Nella sinfonia classica, i
t. sono quattro: Allegro, Adagio, Minuetto (o Scherzo) e Finale, anche se
a volte non in questo ordine. • Sport - Nella ginnastica, ciascuna delle
due suddivisioni di un esercizio, ognuna formata da un
t. di andata e un
t. di ritorno che regolano i singoli movimenti. ║ Nelle gare di
velocità
, la massima velocità raggiunta da un atleta
(
oggi ha fatto il miglior t.) o la media di velocità tenuta
(
tenere un buon t.). ║ Nel pugilato, il momento opportuno per un
attacco o una difesa. Significa anche
round, ripresa. ║ Nella
scherma, l'istante propizio per un attacco o per un'azione di difesa. ║
T. morto: nella pallavolo e nella pallanuoto, la pausa di un minuto
concessa dagli arbitri a una squadra che lo richieda per sostituzione di un
giocatore o per un breve riposo. ║
Categoria a t.: nell'ippica, una
delle categorie di salto nei concorsi; il percorso, che comprende in genere 12
ostacoli, deve essere coperto a una velocità non inferiore a 350 m al
minuto. ║ Negli sport a squadre, ciascuna delle fasi di gioco, di uguale
durata e intervallate da alcuni minuti di riposo, in cui è suddivisa la
partita. Nel gioco del calcio, la partita, della durata complessiva di 90
minuti, è suddivisa in due parti di 45 minuti ciascuna, dette
rispettivamente
primo t. e
secondo t. ║
T.
regolamentare: durata complessiva di una competizione sportiva. ║
T. supplementari: negli sport a squadra, il supplemento di partita che,
per varie ragioni, viene giocato oltre il
t. regolamentare. In
particolare, in certi tornei di calcio a eliminazione, qualora la partita
finisca in parità, vengono giocati due
t. supplementari di 15
minuti ciascuno, con un brevissimo intervallo. ║
T. massimo:
intervallo di
t. concesso ai partecipanti a una corsa per completare il
percorso senza essere esclusi dalla classifica d'arrivo; la locuzione
fuori
t. massimo viene usata in riferimento al corridore che impiega un
t.
superiore al suddetto e che pertanto non viene classificato. ║
T.
sospeso: nella pallacanestro e nella pallavolo, momento della partita in cui
il gioco viene interrotto; in tal caso il cronometro viene fermato e riattivato
alla ripresa del gioco. ║
Terzo t.: nella pallacanestro, l'azione
per cui un giocatore, tenendo ferma la palla, può compiere due passi e
tirare a canestro senza incorrere nell'infrazione di passi. • Psicol. - Il
concetto di
t. è stato indagato, nell'ambito della ricerca
contemporanea, soprattutto da P. Fraisse nelle specificazioni di
percezione
della successione, di
percezione e stima della durata, e di
orientamento temporale. Studi fondamentali sullo sviluppo della nozione
del
t. nel bambino sono stati compiuti, negli anni Quaranta, da J.
Piaget, che ha indicato come tale nozione si vada formando parallelamente a
quella di spazio in base alla capacità di coordinazione delle
velocità. Negli anni Settanta G. Voyat ha dimostrato come la psicogenesi
della nozione di
t. non possa prescindere dalla comprensione del rapporto
tra velocità e distanza; a un certo stadio dell'età evolutiva
(all'incirca a partire dal settimo anno), il
t. psicologico (interno o
soggettivo) si armonizzerebbe con quello
fisico (esterno o obiettivo).
║
T. di reazione:
t. intercorrente tra la presentazione di
uno stimolo e l'emissione di una risposta da parte del soggetto. • Pedag.
- Con riguardo alle condizioni e alle fasi dell'apprendimento, la ricerca
contemporanea ha preso in considerazione il fattore
t. sotto l'aspetto
della durata di esposizione dei discenti a un particolare contenuto. In base a
tali studi si è osservato come i
t. di apprendimento tendano a
diminuire, anche per gli allievi più deboli, applicando una metodologia
articolata per unità di apprendimento, in cui il passaggio
all'unità successiva è subordinato all'acquisizione della
precedente. Le nuove acquisizioni devono essere conservate per un certo
t. e soprattutto risultare inserite in un contesto più ampio. Un
rapporto ottimale
t./apprendimento si conseguirebbe, pertanto,
organizzando il programma di studio secondo una gerarchia di sequenze
logico-temporali di complessità crescente. Quanto alla durata complessiva
della formazione scolastica, nonché alle fasi o gradi in cui essa si
organizza, la tendenza contemporanea è quella di realizzare i principi
del diritto allo studio prolungando il periodo di istruzione e formazione, anche
al di là della progressiva estensione dell'obbligo scolastico formale.
Quasi tutti i sistemi scolastici sono strutturati in un primo livello,
comprendente l'istruzione primaria e la prima fascia di quella secondaria, in
corsi di istruzione secondaria superiore, di differente indirizzo, la cui durata
varia dai tre ai cinque anni, e in corsi di istruzione superiore, a carattere
universitario. Altri aspetti imprescindibili dal fattore
t. sono quelli
della durata dell'anno scolastico, cioè del numero dei giorni destinati
all'attività didattica, e dei
t. giornalieri di permanenza a
scuola, entrambi spesso notevolmente differenziati da Paese a Paese. In Italia,
il
t. pieno è stato introdotto nella scuola elementare nel 1971,
con prolungamento pomeridiano dell'orario scolastico, per lo svolgimento di
attività libere o integrative. Nella scuola media, dal 1984-85 possono
essere istituite classi a
t. prolungato, con un carico orario non
inferiore a 36 e non superiore a 40 ore settimanali; anche nella scuola
secondaria superiore sono attuate sperimentazioni che prevedono orari prolungati
di 32-36 ore, fino a 40 ore settimanali. Alcune riserve avanzate, sia in Italia
sia all'estero, riguardo al prolungamento dell'orario di permanenza a scuola, si
rifanno ai risultati di analisi comparative, secondo le quali disporre di
più
t. da destinare allo studio individuale aiuterebbe l'allievo
ad acquisire una preparazione più solida e duratura. • St. delle
rel. - Così come lo spazio sacro è diviso e circoscritto rispetto
al resto, anche il
t. sacro deve essere delimitato dal
t. comune,
altrimenti detto
t. profano. Quest'ultimo, continuo e irreversibile, si
distingue dal
t. sacro che, invece, ricorre sempre uguale a se stesso e
richiede sempre lo stesso comportamento; questa particolare qualità del
t. sacro è rivelata dall'aspetto ricorrente e commemorativo che la
festa, il caso più tipico di
t. sacro, assume nelle più
varie religioni. Nella celebrazione rituale della festa si spezza la linea
continua del
t. profano e si fa rivivere, mediante i gesti e le parole
che lo rievocano, un evento essenziale accaduto una volta per sempre, nel mito o
nella storia. Il
t. sacro può avere durate varie, corrispondenti
alla durata di un'azione rituale, o viceversa estendersi a periodi molto
più lunghi; inoltre, ciò che un determinato gruppo di individui
considera come
t. sacro, può non esserlo per altri gruppi della
comunità. Tuttavia, ogni tipo di
t. sacro è caratterizzato
da norme e comportamenti diversi da quelli propri del
t. comune, ed
è per questo che uno dei caratteri più diffusi della festa
è la sospensione di ogni attività profana. Inoltre, quasi tutte le
religioni conoscono anche un
t. sacro occasionale, al di fuori di un
preciso calendario: nel Cristianesimo occidentale, per esempio,
t. sacri
sono quelli dedicati alla celebrazione religiosa di avvenimenti a carattere
privato (matrimonio, battesimo, ecc.). • Filos. - Una concezione
oggettivistica del
t., visto cioè come qualcosa di reale e di
assoluto in sé, indipendentemente da relazioni col mondo esterno e col
soggetto umano, caratterizzò alcuni indirizzi della speculazione
filosofica antica, dalla dottrina pitagorica (per la quale il
t. è
ordine, ritmo del movimento cosmico) al pensiero stoico (Zenone definì il
t. "l'intervallo del momento") ed epicureo, che concepiva il
t. come ordine oggettivo misurabile del movimento. Era già
tuttavia presente un'impostazione diversa del problema, di taglio
soggettivistico-idealista, che poneva l'origine prima del
t. nel
soggetto. Se il pensiero di Platone accolse ancora il concetto oggettivistico
(nella filosofia platonica il
t. è la misura del movimento del
mondo materiale, l'
immagine mobile dell'eternità e
immutabilità dell'essere, cioè dell'eterno presente immobile),
nella sua
Fisica Aristotele tentò una sintesi tra aspetto
oggettivo e soggettivo del concetto di
t. Egli definì il
t.
come "misura del movimento secondo il prima e il poi", accettando la
distinzione di ascendenza platonica tra il mondo e il primo motore immobile,
fuori del
t. e quindi eternamente presente, e ponendolo in relazione con
l'idea pitagorica che vuole il
t. espressione misurabile del movimento
circolare, quindi perfetto, del cosmo. Più che la concezione
aristotelica, fu tuttavia il Neoplatonismo plotiniano a influire maggiormente
sul concetto di
t. sviluppato da sant'Agostino. Per Plotino il
t.
non era più connesso al moto cosmico, quanto al trascorrere dell'anima da
uno stato all'altro della sua esistenza. Riprendendo e sviluppando la teoria
plotiniana, sant'Agostino pose il problema della non estensione del
t. e
della sua non misurabilità in quanto, a ben guardare, tutto si riduce
all'
istante, poiché il passato non c'è più e il
futuro non c'è ancora. A questo punto, non restò ad Agostino che
definire il
t. come "misura dell'estensione dell'anima", nel
ricordo, nell'attenzione e nell'aspettazione (passato, presente e futuro). Con
Agostino iniziò la contrapposizione tra il concetto cristiano di
t. come espressione lineare del divenire storico e la concezione pagana
del
t. come movimento ciclico, sempre ritornante. Il concetto
aristotelico del
t. rimase tuttavia dominante nel pensiero medioevale e
rinascimentale, nonostante le polemiche contro le dottrine fisiche di
Aristotele. Un primo colpo alla teoria tradizionale di
t. fu inferto
dalla concezione scientifica galileiana, secondo cui il
t. è visto
come una successione rettilinea di istanti omogenei, percorribile in entrambi i
sensi. Fu la corrente empirista inglese, da Th. Hobbes a G. Berkeley a D. Hume,
a porre invece l'attenzione sul carattere soggettivo del
t.: Hobbes
parlò di "fantasma del
t." alludendo all'immagine
costituita dalla successione del
prima e del
poi, intesa come
residuo mentale della rimozione della percezione del movimento. Per Berkeley il
t. è misura della successione (o durata) delle idee
nell'intelletto, mentre nell'empirismo di Hume il
t., considerato non
intuibile né pensabile, si forma dal modo con cui "le impressioni,
tutte insieme, si affacciano allo spirito". Secondo la concezione
realistica di G.W. Leibniz, il
t. torna a essere identificabile solo con
riferimento ai movimenti uniformi esistenti in natura, quali le rivoluzioni
della Terra o degli astri. Diversa da quella leibniziana, sia pure inserita
nello stesso filone realista, l'interpretazione che I. Newton diede del
t. come ente metafisico esistente per sé. Applicandosi alla
definizione del concetto di spazio assoluto, Newton concepì il
t.
assoluto (o
durata) come una dimensione oggettiva che con lo spazio
contiene gli oggetti naturali, mentre il
t. relativo (il
t.
numero aristotelico) ne è "misura sensibile ed estesa
mediante il movimento". La filosofia kantiana si staccò nettamente
da queste concezioni, operando una vera rivoluzione nel concetto di
t.,
definito ora come un'"intuizione pura a priori", la "forma del
senso interno". Per I. Kant lo spazio e il
t. non sono oggetti, ma
la condizione necessaria per la conoscenza degli oggetti. Se nessuna sensazione
può essere pensata al di fuori dello spazio e del
t., ciò
significa che queste due forme sono anteriori alla sensazione stessa. Il
t. non è quindi né una dimensione assoluta, né un
concetto ricavato dall'esperienza sensibile, quanto piuttosto una condizione
fondamentale della possibilità della percezione, e quindi della
conoscenza stessa. Inoltre, egli identificò l'ordine della successione
temporale con l'ordine causale dei fenomeni, per il quale due stati successivi
nella percezione stanno tra loro in un rapporto causa-effetto, per cui
l'avvenimento successivo segue sempre e necessariamente il precedente. Ne
consegue il principio dell'irreversibilità del
t., accolto nel
pensiero filosofico-scientifico contemporaneo fino a H. Reichenbach e A.
Einstein. La teoria einsteiniana della relatività negò carattere
di assolutezza all'ordine temporale, che si definisce in base al sistema di
riferimento in cui è inserito. Radicalmente contrapposto alla
spazializzazione del
t. operata dalla scienza contemporanea fu invece il
concetto di
t. formulato da H.L. Bergson come dimensione principale della
coscienza, come flusso ininterrotto di stati della coscienza che trapassano
l'uno nell'altro, si mescolano e costituiscono un tutto unitario, per cui non ha
senso la distinzione del prima e del poi e, quindi, il concetto
d'irreversibilità. Nella concezione bergsoniana, questo
t. della
coscienza non è il
t. della scienza, che riesce a cogliere solo
dall'esterno i vari stati successivi della realtà, ma non il suo continuo
ricrearsi e profondo mutare. Anche la Fenomenologia husserliana, pur su uno
sfondo molto diverso, propose un'interpretazione del
t. come corrente di
esperienze vissute, mentre del tutto peculiare fu la concezione filosofica del
t. elaborata da M. Heidegger, iniziatore dell'Esistenzialismo. Egli
superò di fatto la metafisica di ascendenza platonico-aristotelica,
considerando la condizione umana imprescindibile dalla sua temporalità,
cioè dal suo
esserci in termini di progettualità,
espressione dei desideri e bisogni dell'essere umano.