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Tempo.

Successione illimitata degli istanti, ordinata secondo criteri di scansione riferibili al ciclo astronomico (alternanza giorno/notte, ciclo stagionale, ecc.), o alla storia, personale o collettiva, intesa come il susseguirsi e il perdurare di eventi, fenomeni, esistenze. Percezione e rappresentazione del t. possono essere condizionate da fattori di ordine culturale o psicologico (lo stato della coscienza, la memoria, ecc.): il t. è volato. Perdere la nozione del t.: non essere più consapevole del suo trascorrere, quindi non sapere più in quale ora o giorno ci si trovi. ║ Fig. - Il t. è galantuomo: alludendo agli effetti benefici che il passare degli anni produce. ║ Fig. - Le ingiurie del t.: con riferimento al processo degenerativo cui soggiacciono, invecchiando, persone e cose. ║ Fig. - Dare t. al t.: attendere fino al momento opportuno per la felice risoluzione di qualche cosa. ║ Contrapposto a eternità in quanto entità finita; da cui senza t.: eternamente. ║ Il susseguirsi uniforme di istanti concepito come una grandezza misurabile, suddivisa in frazioni di varia durata: il t. si divide in anni, mesi, giorni. ║ Per estens. - Parte circoscritta di questo divenire, compresa entro limiti più o meno precisi: un'ora di t. ║ Per estens. - Durata della vita (di bambino o di animale) la cui età non si può ancora valutare in anni: quanto t. ha tuo figlio? ║ Spazio di t. previsto o deciso per il compiersi di un'operazione o il verificarsi di un evento: t. di lavorazione. ║ In t. reale: circostanza per cui l'acquisizione e l'elaborazione elettronica dei dati d'ingresso procedono di pari passo con l'intervenire di variazioni su tali dati, in modo da potere, in ogni momento, rendere conto della situazione aggiornata; operare in t. reale è essenziale in tutti i casi in cui sia determinante l'acquisizione di dati per decisioni rapide. Per estensione, l'espressione è spesso usata per indicare una grande rapidità. ║ T. morti: i momenti di pausa o di attesa, e perciò infruttuosi, in un'attività produttiva. ║ T. tecnici: il periodo di t. richiesto per l'espletamento di determinati compiti e che non può essere accorciato intensificando l'attività umana. ║ Più genericamente, intervallo di t. entro il quale viene compiuto qualcosa: ho giusto il t. necessario per fare i bagagli. ║ Usato assolutamente, spazio di t. non breve: questo è un lavoro che richiede t. ║ Con riferimento a limiti di t. assegnati per l'adempimento di qualche cosa: quanto t. manca alla partenza? ║ Con implicita l'idea della dilazione: abbiamo tre giorni di t. prima che la cambiale scada. ║ Fig. - Prendere t.: indugiare per attendere un momento più favorevole. ║ Fig. - Guadagnare t.: far le cose in anticipo o più in fretta, in modo da avere più t. libero. ║ Cercare di guadagnare t.: tirare le cose per le lunghe nell'attesa di un evento che risolva la situazione. ║ Per t.: presto, di buon'ora. ║ Al t. stesso: contemporaneamente, insieme. ║ Parte della giornata, o di un periodo più lungo, destinata a un certo impiego: il t. del lavoro. ║ T. libero: quello non impiegato nel lavoro o nello studio. ║ Buttare via il t.: fare cose inutili o stare in ozio. ║ Perdere t.: farlo passare senza concludere nulla. ║ A t. perso: di attività svolta non professionalmente o a margine del lavoro principale. ║ Ingannare il t.: fare qualche cosa tanto per non annoiarsi. ║ Avere buon t.: spassarsela allegramente. ║ Fig. - Chi ha t. non aspetti t.: detto proverbiale che incita a non procrastinare il momento di agire. ║ Periodo o età, caratterizzati da una realtà particolare o da particolari condizioni storiche, sociali, culturali: t. di pace. Il nostro t.: l'epoca odierna. ║ Bisogna adeguarsi ai t.: sapersi conformare alle particolari esigenze poste dal momento storico in cui si vive. ║ Nella notte dei t.: in un'epoca molto lontana o favolosa. ║ Ai miei t.: alludendo con nostalgia, anche scherzosamente, a periodi trascorsi (della propria giovinezza, ecc.) percepiti, magari ingiustificatamente, come migliori dei t. odierni. ║ Ha fatto il suo t.: di cosa o persona che ha perduto valore e autorità, che è passata di moda. ║ Un t.: in un passato più o meno lontano. ║ In ogni t.: sempre. ║ In nessun t.: mai; con riferimento al futuro. ║ Rimandare a t. migliori: rimandare a una circostanza più propizia. ║ Periodo ricorrente dell'anno durante il quale si verificano fatti calendariali o eventi naturali: il t. della vendemmia. ║ Momento stabilito o opportuno per un adempimento. ║ T. utile: quello entro il quale si deve fare qualcosa (presentare domande, ricorsi, ecc.). ║ A t. debito: al momento giusto. ║ Prima del t.: prima del termine stabilito od opportuno. ║ Ciascuna delle parti in cui è diviso uno spettacolo cinematografico o teatrale, o un incontro sportivo: siamo entrati nello stadio all'inizio del secondo t. della partita. ║ Nel linguaggio della danza accademica il termine t., utilizzato però quasi sempre nella forma francese temps, in opposizione a passo, indica un movimento che non comporta spostamento del peso del corpo da una gamba all'altra, pur potendo produrre uno spostamento nello spazio, con ricaduta sulla stessa gamba di partenza. ║ Ciascuno dei movimenti in cui si può dividere un'azione complessa: lo spostamento viene eseguito in due t. ║ Ciascuna delle fasi che compongono il ciclo completo di un meccanismo, di un motore a scoppio: motore a due t. ║ Fig. - Fare il bello e il cattivo t.: avere piena autorità su qualche cosa. ║ Lasciare il t. che trova: di azione o intervento di scarsa o nulla efficacia. ║ Parlare del t.: conversare di cose irrilevanti. ║ Sentire il t.: risentire nell'umore dei cambiamenti meteorologici; scherzoso, essere particolarmente nervoso. ║ Con iniziale maiuscola, personificazione del fluire dei secoli, rappresentato di solito come un vecchio dalla lunga barba bianca. ║ Salario a t.: con retribuzione a giornata, a settimana, a quindicina. • Fis. - Il t. è un concetto primitivo in base al quale gli eventi sono distinti in presenti, passati e futuri e si coordinano in un'organica successione. Come tale, la nozione di t. si precisa in una grandezza che, proprio in ragione del carattere primitivo della nozione da cui ha origine, viene assunta come fondamentale in tutti i sistemi di unità di misura; un coordinamento temporale degli eventi è possibile solo dopo aver fissato un'origine, un verso e un'unità di misura, che viene tradizionalmente scelta riferendosi a fenomeni accessibili a tutti e il più possibile invariabili. Nella fisica classica si postula l'esistenza di un t. assoluto, che consente sempre di stabilire la simultaneità o meno di due eventi, indipendentemente dal sistema di riferimento adottato; nel caso di sistemi di riferimento in moto con velocità prossime a quella della luce, tuttavia, eventi simultanei secondo un riferimento non lo sono più se osservati da un altro riferimento, come messo in luce dalla teoria della relatività einsteniana. Il concetto di t., pertanto, non è assoluto, ma relativo a un dato osservatore; esso, inoltre, è soggetto, per trasformazioni di sistemi di riferimento, a fenomeni di dilatazione, come accade per le variabili temporali. ║ Inversione del t.: operazione consistente nel variare la direzione di evoluzione del t. per un processo fisico. I sistemi fisici descritti da equazioni che rimangono inalterate per inversione del t. vengono detti invarianti per inversione temporale o reversibili; in meccanica classica, il moto di un sistema con N gradi di libertà, in assenza di forze dissipative, è reversibile: esso, cioè, ripercorre la medesima traiettoria già percorsa se, a un dato istante t1 > t0, si opera un'inversione di t. I processi termodinamici, invece, sono generalmente irreversibili. ║ Sistemi di misurazione del t.: l'uso di determinare le date e di misurare gli intervalli di t. con riferimento al moto apparente del Sole e delle stelle sulla volta celeste risale alla più remota antichità. Così, con riferimento al moto apparente del Sole, si è definito l'anno solare o tropico come l'intervallo di t. intercorrente fra due successivi passaggi del Sole all'equinozio di primavera (o punto vernale), e il giorno solare come l'intervallo di t. intercorrente fra due successivi passaggi del Sole al meridiano superiore del luogo di osservazione. Un anno solare risulta comprendere 365,242198 giorni solari medi. Il giorno solare medio viene diviso in 24 parti uguali (ore); l'ora è divisa in 60 parti (minuti) e il minuto a sua volta in 60 parti. La sessantesima parte del minuto viene assunta come l'unità fondamentale di misura del t. e ha il nome di secondo solare medio o secondo. Viene frequentemente utilizzato dagli astronomi anche il t. siderale, definito come l'angolo orario del punto vernale; l'intervallo di t. che intercorre tra due successivi passaggi del punto vernale al meridiano prende il nome di giorno siderale, che risulta leggermente più corto del giorno solare medio. Sia il t. solare sia quello siderale sono t. locali, ossia dipendenti dalla longitudine del luogo di osservazione: la differenza di t. tra due punti diversi di una grande città può giungere a parecchi secondi e a parecchi minuti tra due punti diversi di una stessa Nazione. Tale inconveniente è stato evitato suddividendo la superficie terrestre in 24 fusi orari, delimitati da meridiani spaziati tra loro di 15° (cioè di un'ora) a partire dal meridiano di Greenwich. L'origine del t. è stata fissata alla mezzanotte e in tutti i punti del fuso si assume per convenzione che il t. sia quello solare medio del meridiano centrale del fuso. Il t. così definito (t. civile) coincide esattamente, a meno di 12 ore, con quello solare medio solo nel meridiano centrale del fuso: in tutti gli altri punti esso differisce per una quantità pari alla longitudine rispetto al meridiano centrale. ║ Fino a poco tempo fa, gli strumenti fondamentali per la misurazione, la conservazione e il controllo del t. erano gli orologi astronomici, cioè orologi a pendolo, di alta precisione, regolati in modo da compiere 86.400 oscillazioni complete in un giorno solare medio (orologi a t. medio). Gli orologi piezoelettrici hanno poi sostituito, intorno agli anni Trenta, come campioni primari di t., gli orologi a pendolo, grazie a un andamento assai più uniforme: il confronto tra le indicazioni fornite da questi orologi e i passaggi di astri al meridiano mise in luce il carattere aleatorio del concetto di giorno solare medio e quindi di secondo solare medio. Si propose, quindi, di rifarsi a un Sole fittizio, e precisamente a quello medio dell'anno solare 1900: al t. solare medio si è così sostituito il t. delle effemeridi, la cui unità di misura, detta secondo, venne fissata come la frazione 1/31.556.925,9747 dell'anno tropico 1900. Recentemente sono entrati nell'uso misuratori di t. ancora più precisi e stabili, i cosiddetti orologi atomici, nei quali lo scorrere del t. viene valutato con riferimento non più alla frequenza di oscillazione di un cristallo piezoelettrico, ma alla frequenza di determinate righe d'assorbimento o di emissione molecolare: di questo tipo sono ormai tutti gli orologi che controllano le stazioni irradianti radiosegnali orari. • Geol. - T. geologico: intervallo cronologico della storia della Terra entro il quale sono possibili datazioni, sia di tipo assoluto sia relativo (in base ai fossili o ad eventi geologici quali glaciazioni, eruzioni, orogenesi, ecc.); il t. geologico è fondamentale per comprendere l'evolversi di molti fenomeni che all'osservazione umana appaiono immutabili. • Meteor. - L'insieme delle condizioni meteorologiche (temperatura, stato del cielo, umidità, vento, ecc.), più propriamente detto t. meteorologico, presente in un luogo o una regione in un determinato momento. La modificazione del complesso dei fenomeni meteorologici è causata fondamentalmente dai movimenti e dalle caratteristiche termodinamiche delle masse d'aria presenti nell'atmosfera in un dato luogo e in un dato momento. Sulla continua evoluzione delle varie masse d'aria interagiscono numerosi fattori: le differenti pressioni delle masse stesse (tra zone di alta e bassa pressione, tra aree cicloniche e anticicloniche, tra saccature e promontori, ecc.), le trasformazioni energetiche all'interno della singola massa d'aria e tra masse d'aria differenti, in particolare i processi di riscaldamento/raffreddamento, di evaporazione/condensazione del vapore acqueo, di espansione/compressione dell'aria e di rimescolamento orizzontale e verticale fra masse d'aria diverse, ecc. La deforestazione, l'urbanizzazione e, più in generale, gli interventi di modificazione dello stato del suolo, nonché l'introduzione in aria di sostanze inquinanti, sono tutti fenomeni che rischiano di produrre dannosi squilibri nell'atmosfera e quindi di provocare sconvolgimenti meteorologici e climatici: in particolare, l'assottigliamento dello strato d'ozono causato dagli idrocarburi alogenati, l'effetto serra dovuto a un eccesso di anidride carbonica e il fenomeno delle piogge acide provocato dagli inquinanti industriali. Lo studio dei fattori o processi che regolano l'evoluzione del t. conduce anche alla determinazione probabilistica (riferita alla più alta probabilità che l'evento considerato si possa verificare) delle condizioni future dell'atmosfera, cioè alla previsione del t. Minore è l'arco temporale e l'area geografica ai quali la previsione si riferisce, maggiore sarà l'attendibilità della previsione stessa; così, se la previsione è a breve o brevissimo termine e considera aree grandi come l'Italia o parte di essa (previsione a media scala o regionale) o aree ancora più limitate (previsione a piccola scala o locale), la probabilità che gli eventi considerati si possano verificare è normalmente molto alta (attualmente fino a 48 ore circa su media scala e 12-24 ore su scala locale). La previsione può essere inoltre finalizzata alle esigenze di singole attività, tra le quali l'agricoltura (previsioni agrarie) o la navigazione aerea o marittima (previsioni aeronautiche e marittime). Per effettuare una previsione del t. è necessaria una preliminare acquisizione di tutti i dati provenienti dalle stazioni meteorologiche (terrestri e oceaniche) che, a seconda del tipo, effettuano regolari osservazioni ogni 3, 6 o 12 ore, nonché dai vari satelliti meteorologici orbitanti intorno alla Terra; la situazione meteorologica presente viene quindi analizzata e interpretata in funzione degli eventi che hanno concorso a produrla. Si procede infine alla previsione meteorologica utilizzando vari metodi. Molto usati, soprattutto in passato, metodi semi-empirici i quali, partendo dal presupposto che le situazioni meteorologiche si ripetono in modo pressoché costante, combinano osservazioni relative, per esempio, alla prevedibile posizione delle alte e basse pressioni, al percorso e alla posizione dei fronti o all'andamento delle isobare al suolo, con alcune valutazioni matematiche basate sui principi generali della fisica (conservazione della massa, conservazione dell'energia, principi della termodinamica, ecc.). I metodi matematici applicati alla meteorologia sono di vario tipo e di varia complessità a seconda della qualità dei dati disponibili, dell'area territoriale in esame e del tipo di previsione da effettuare. La determinazione delle future condizioni del t. effettuata con metodi matematici consiste nel risolvere, ricorrendo all'aiuto di calcolatori elettronici di notevole potenza, il sistema di equazioni matematiche con le quali si esprimono le leggi della fisica che governano la dinamica e la termodinamica dell'atmosfera. La soluzione analitica del sistema completo di tali equazioni non è però facile, sia per l'elevato numero di variabili in gioco, sia per l'impossibilità di ridurre l'atmosfera a un sistema di relazioni di causa-effetto. L'attendibilità della previsione così ottenuta diminuisce rapidamente allorché si superino le 48-72 ore; di conseguenza, per le previsioni a medio termine (fino a 7-10 giorni) si ricorre a una combinazione di metodi matematico-numerici e metodi statistici. Questi ultimi vengono utilizzati per stabilire le relazioni intercorrenti tra quei fenomeni meteorologici la cui variabilità e i cui legami sono evidenti solo sul lungo periodo. Sulla scorta di lunghe serie storiche di dati meteorologici e meteoclimatici, si stabilisce in pratica con quanta probabilità certi eventi potrebbero ripresentarsi nel futuro studiando le frequenze con le quali essi sono stati osservati nel passato. La ricerca scientifica internazionale nel campo della meteorologia è attualmente impegnata ad aumentare l'intervallo di attendibilità e il livello di dettaglio delle previsioni del t. e a perfezionare gli strumenti di previsione dell'andamento futuro del clima su aree molto vaste. • Cin. - T. reale: contrapposto a t. cinematografico, è quello di un'azione che ha la stessa durata che avrebbe nella realtà. • Fotogr. - T. di posa: t. durante il quale l'emulsione sensibile viene esposta alla luce. • Metr. - Nella metrica classica, misura che corrisponde al valore di una vocale breve: in una sillaba lunga ci sono due t. • Dir. - Il t. viene considerato come punto di riferimento per stabilire come si evolve e modifica una situazione giuridicamente rilevante. Alcuni tra i fatti più significativi collegati al decorso del t. sono la perdita di diritti in seguito a prescrizione, l'acquisto di diritti mediante l'usucapione, la decadenza. Per la misura del t. vale, di regola, il calendario comune e il modo di computare il decorso del t. può essere naturale (nel quale il calcolo si fa da momento a momento) e civile (nel quale il calcolo si fa per unità di t.: giorni, mesi, anni interi). Il t. utile è quello durante il quale possono essere notificati gli atti giudiziari, con esclusione quindi dei giorni festivi; t. continuo è quello che comprende anche i giorni festivi. Quest'ultimo modo di computo costituisce la regola; però, se il giorno di scadenza è festivo, il termine è prorogato di diritto al giorno seguente non festivo. Anche nel diritto internazionale il decorso del t. può, in base a speciali manifestazioni di volontà dei soggetti (ma in certi casi anche a prescindere da esse), determinare la nascita o l'estinzione di determinati diritti, oppure l'inizio o la cessazione di accordi di rilevanza internazionale. ║ L'approfondimento del tema del rapporto tra t. e processo porta alla constatazione di come il ritmo processuale, inteso come la scansione temporale con cui gli atti processuali si susseguono e la loro durata, sia un elemento inscindibile dal processo stesso. Lo dimostra l'attenzione rivolta al problema della lungaggine eccessiva dei processi, e alla necessità di graduare la durata della custodia cautelare sulla base dello svolgersi delle varie fasi del processo, e quindi sul ritmo di questo. Da notare, inoltre, come la nuova impostazione data al processo dal nuovo Codice di Procedura Penale, che privilegia il momento del dibattimento, basato sull'immediatezza dell'oralità, voglia influire sulla durata del processo e sul suo ritmo. Da ciò non si può non rilevare come l'elemento del t. sia intrinseco a una determinata dimensione o qualità del processo. Trasferita nel più vasto campo dell'esperienza giuridica generale, questa conclusione offre spunti per riflettere sull'importanza che il fattore t. assume in relazione all'utilizzazione dello strumento legislativo. La legge, lungi dall'essere considerata come in passato qualcosa di mutabile solo con estrema cautela, è usata anche per risolvere situazioni di concreto adattamento alla realtà che prima venivano affidate alla lenta opera della giurisprudenza. Evidente l'esigenza di accelerare il processo di modificazione cui sono sottoposti gli istituti del diritto di fronte all'incessante mutare delle situazioni, caratteristico della società moderna. • Ling. - Categoria del verbo che indica il momento (presente, passato o futuro) in cui si collocano l'azione o lo stato espressi dal verbo stesso. I t. verbali sono detti assoluti (presente passato, futuro) quando non sono in rapporto con un altro t., o relativi (futuro anteriore, piuccheperfetto) quando sono posti in relazione con un altro t. dello stesso periodo sintattico. Dal punto di vista della morfologia si distinguono t. semplici, formati dalla sola parola del verbo, variabile secondo il numero e la persona, e t. composti, formati dall'ausiliare "avere" o "essere" (e perciò detti anche perifrastici) seguito dal participio passato del verbo. Nel sistema verbale indoeuropeo il t. assume rilievo grammaticale prima di tutto nell'opposizione presente-passato e si afferma poi nello sviluppo delle singole lingue, diventando prevalente, per esempio, nelle lingue romanze, dove la distinzione temporale si articola in una pluralità di forme grammaticali che la determinano in sottili gradazioni (passato e trapassato prossimo e remoto, futuro anteriore, piuccheperfetto, ecc.). ║ Complemento di t.: esprime le circostanze di t. in due fondamentali modalità: il complemento di t. determinato risponde alla domanda quando? (per esempio, giovedì partirò per Roma); il complemento di t. continuato risponde alla domanda per quanto t.? (per esempio, sono stato fuori tutta la mattina). • Mus. - Struttura ritmico-metrica delle battute (o misure) che costituiscono un brano musicale (4/4, 3/4, 3/8, t. binario, ternario, quinario, ecc.). Inoltre, sono detti t. anche le singole parti nelle quali viene divisa la battuta: viene detto t. forte (o in battere) quello che riceve l'accento più forte, t. debole (o in levare) quello poco o non accentato; per esempio, nella battuta di 3/4 il primo t. è forte, gli altri due deboli; nella battuta di 2/4 il primo è forte e il secondo è debole. ║ Indicazione che stabilisce attraverso una didascalia (Adagio, Andante, Presto, Allegro, Vivace, ecc.) la velocità alla quale un pezzo musicale va eseguito. Solo l'introduzione del metronomo ha permesso di indicare con esattezza matematica il t. di esecuzione di un pezzo; tuttavia, la determinazione del t. va fatta rientrare nel più generale ambito dei problemi d'ordine interpretativo e stilistico. ║ Andare a t.: seguire esattamente il ritmo di una musica nel cantare, suonare, danzare. ║ Andare fuori t.: accelerare o rallentare rispetto agli altri esecutori o al t. esatto. ║ Sinonimo di movimento inteso come parte di una sinfonia, di una sonata, di un concerto; il nome deriva dal fatto che ogni movimento ha un t. diverso. Nella sinfonia classica, i t. sono quattro: Allegro, Adagio, Minuetto (o Scherzo) e Finale, anche se a volte non in questo ordine. • Sport - Nella ginnastica, ciascuna delle due suddivisioni di un esercizio, ognuna formata da un t. di andata e un t. di ritorno che regolano i singoli movimenti. ║ Nelle gare di velocità, la massima velocità raggiunta da un atleta (oggi ha fatto il miglior t.) o la media di velocità tenuta (tenere un buon t.). ║ Nel pugilato, il momento opportuno per un attacco o una difesa. Significa anche round, ripresa. ║ Nella scherma, l'istante propizio per un attacco o per un'azione di difesa. ║ T. morto: nella pallavolo e nella pallanuoto, la pausa di un minuto concessa dagli arbitri a una squadra che lo richieda per sostituzione di un giocatore o per un breve riposo. ║ Categoria a t.: nell'ippica, una delle categorie di salto nei concorsi; il percorso, che comprende in genere 12 ostacoli, deve essere coperto a una velocità non inferiore a 350 m al minuto. ║ Negli sport a squadre, ciascuna delle fasi di gioco, di uguale durata e intervallate da alcuni minuti di riposo, in cui è suddivisa la partita. Nel gioco del calcio, la partita, della durata complessiva di 90 minuti, è suddivisa in due parti di 45 minuti ciascuna, dette rispettivamente primo t. e secondo t. ║ T. regolamentare: durata complessiva di una competizione sportiva. ║ T. supplementari: negli sport a squadra, il supplemento di partita che, per varie ragioni, viene giocato oltre il t. regolamentare. In particolare, in certi tornei di calcio a eliminazione, qualora la partita finisca in parità, vengono giocati due t. supplementari di 15 minuti ciascuno, con un brevissimo intervallo. ║ T. massimo: intervallo di t. concesso ai partecipanti a una corsa per completare il percorso senza essere esclusi dalla classifica d'arrivo; la locuzione fuori t. massimo viene usata in riferimento al corridore che impiega un t. superiore al suddetto e che pertanto non viene classificato. ║ T. sospeso: nella pallacanestro e nella pallavolo, momento della partita in cui il gioco viene interrotto; in tal caso il cronometro viene fermato e riattivato alla ripresa del gioco. ║ Terzo t.: nella pallacanestro, l'azione per cui un giocatore, tenendo ferma la palla, può compiere due passi e tirare a canestro senza incorrere nell'infrazione di passi. • Psicol. - Il concetto di t. è stato indagato, nell'ambito della ricerca contemporanea, soprattutto da P. Fraisse nelle specificazioni di percezione della successione, di percezione e stima della durata, e di orientamento temporale. Studi fondamentali sullo sviluppo della nozione del t. nel bambino sono stati compiuti, negli anni Quaranta, da J. Piaget, che ha indicato come tale nozione si vada formando parallelamente a quella di spazio in base alla capacità di coordinazione delle velocità. Negli anni Settanta G. Voyat ha dimostrato come la psicogenesi della nozione di t. non possa prescindere dalla comprensione del rapporto tra velocità e distanza; a un certo stadio dell'età evolutiva (all'incirca a partire dal settimo anno), il t. psicologico (interno o soggettivo) si armonizzerebbe con quello fisico (esterno o obiettivo). ║ T. di reazione: t. intercorrente tra la presentazione di uno stimolo e l'emissione di una risposta da parte del soggetto. • Pedag. - Con riguardo alle condizioni e alle fasi dell'apprendimento, la ricerca contemporanea ha preso in considerazione il fattore t. sotto l'aspetto della durata di esposizione dei discenti a un particolare contenuto. In base a tali studi si è osservato come i t. di apprendimento tendano a diminuire, anche per gli allievi più deboli, applicando una metodologia articolata per unità di apprendimento, in cui il passaggio all'unità successiva è subordinato all'acquisizione della precedente. Le nuove acquisizioni devono essere conservate per un certo t. e soprattutto risultare inserite in un contesto più ampio. Un rapporto ottimale t./apprendimento si conseguirebbe, pertanto, organizzando il programma di studio secondo una gerarchia di sequenze logico-temporali di complessità crescente. Quanto alla durata complessiva della formazione scolastica, nonché alle fasi o gradi in cui essa si organizza, la tendenza contemporanea è quella di realizzare i principi del diritto allo studio prolungando il periodo di istruzione e formazione, anche al di là della progressiva estensione dell'obbligo scolastico formale. Quasi tutti i sistemi scolastici sono strutturati in un primo livello, comprendente l'istruzione primaria e la prima fascia di quella secondaria, in corsi di istruzione secondaria superiore, di differente indirizzo, la cui durata varia dai tre ai cinque anni, e in corsi di istruzione superiore, a carattere universitario. Altri aspetti imprescindibili dal fattore t. sono quelli della durata dell'anno scolastico, cioè del numero dei giorni destinati all'attività didattica, e dei t. giornalieri di permanenza a scuola, entrambi spesso notevolmente differenziati da Paese a Paese. In Italia, il t. pieno è stato introdotto nella scuola elementare nel 1971, con prolungamento pomeridiano dell'orario scolastico, per lo svolgimento di attività libere o integrative. Nella scuola media, dal 1984-85 possono essere istituite classi a t. prolungato, con un carico orario non inferiore a 36 e non superiore a 40 ore settimanali; anche nella scuola secondaria superiore sono attuate sperimentazioni che prevedono orari prolungati di 32-36 ore, fino a 40 ore settimanali. Alcune riserve avanzate, sia in Italia sia all'estero, riguardo al prolungamento dell'orario di permanenza a scuola, si rifanno ai risultati di analisi comparative, secondo le quali disporre di più t. da destinare allo studio individuale aiuterebbe l'allievo ad acquisire una preparazione più solida e duratura. • St. delle rel. - Così come lo spazio sacro è diviso e circoscritto rispetto al resto, anche il t. sacro deve essere delimitato dal t. comune, altrimenti detto t. profano. Quest'ultimo, continuo e irreversibile, si distingue dal t. sacro che, invece, ricorre sempre uguale a se stesso e richiede sempre lo stesso comportamento; questa particolare qualità del t. sacro è rivelata dall'aspetto ricorrente e commemorativo che la festa, il caso più tipico di t. sacro, assume nelle più varie religioni. Nella celebrazione rituale della festa si spezza la linea continua del t. profano e si fa rivivere, mediante i gesti e le parole che lo rievocano, un evento essenziale accaduto una volta per sempre, nel mito o nella storia. Il t. sacro può avere durate varie, corrispondenti alla durata di un'azione rituale, o viceversa estendersi a periodi molto più lunghi; inoltre, ciò che un determinato gruppo di individui considera come t. sacro, può non esserlo per altri gruppi della comunità. Tuttavia, ogni tipo di t. sacro è caratterizzato da norme e comportamenti diversi da quelli propri del t. comune, ed è per questo che uno dei caratteri più diffusi della festa è la sospensione di ogni attività profana. Inoltre, quasi tutte le religioni conoscono anche un t. sacro occasionale, al di fuori di un preciso calendario: nel Cristianesimo occidentale, per esempio, t. sacri sono quelli dedicati alla celebrazione religiosa di avvenimenti a carattere privato (matrimonio, battesimo, ecc.). • Filos. - Una concezione oggettivistica del t., visto cioè come qualcosa di reale e di assoluto in sé, indipendentemente da relazioni col mondo esterno e col soggetto umano, caratterizzò alcuni indirizzi della speculazione filosofica antica, dalla dottrina pitagorica (per la quale il t. è ordine, ritmo del movimento cosmico) al pensiero stoico (Zenone definì il t. "l'intervallo del momento") ed epicureo, che concepiva il t. come ordine oggettivo misurabile del movimento. Era già tuttavia presente un'impostazione diversa del problema, di taglio soggettivistico-idealista, che poneva l'origine prima del t. nel soggetto. Se il pensiero di Platone accolse ancora il concetto oggettivistico (nella filosofia platonica il t. è la misura del movimento del mondo materiale, l'immagine mobile dell'eternità e immutabilità dell'essere, cioè dell'eterno presente immobile), nella sua Fisica Aristotele tentò una sintesi tra aspetto oggettivo e soggettivo del concetto di t. Egli definì il t. come "misura del movimento secondo il prima e il poi", accettando la distinzione di ascendenza platonica tra il mondo e il primo motore immobile, fuori del t. e quindi eternamente presente, e ponendolo in relazione con l'idea pitagorica che vuole il t. espressione misurabile del movimento circolare, quindi perfetto, del cosmo. Più che la concezione aristotelica, fu tuttavia il Neoplatonismo plotiniano a influire maggiormente sul concetto di t. sviluppato da sant'Agostino. Per Plotino il t. non era più connesso al moto cosmico, quanto al trascorrere dell'anima da uno stato all'altro della sua esistenza. Riprendendo e sviluppando la teoria plotiniana, sant'Agostino pose il problema della non estensione del t. e della sua non misurabilità in quanto, a ben guardare, tutto si riduce all'istante, poiché il passato non c'è più e il futuro non c'è ancora. A questo punto, non restò ad Agostino che definire il t. come "misura dell'estensione dell'anima", nel ricordo, nell'attenzione e nell'aspettazione (passato, presente e futuro). Con Agostino iniziò la contrapposizione tra il concetto cristiano di t. come espressione lineare del divenire storico e la concezione pagana del t. come movimento ciclico, sempre ritornante. Il concetto aristotelico del t. rimase tuttavia dominante nel pensiero medioevale e rinascimentale, nonostante le polemiche contro le dottrine fisiche di Aristotele. Un primo colpo alla teoria tradizionale di t. fu inferto dalla concezione scientifica galileiana, secondo cui il t. è visto come una successione rettilinea di istanti omogenei, percorribile in entrambi i sensi. Fu la corrente empirista inglese, da Th. Hobbes a G. Berkeley a D. Hume, a porre invece l'attenzione sul carattere soggettivo del t.: Hobbes parlò di "fantasma del t." alludendo all'immagine costituita dalla successione del prima e del poi, intesa come residuo mentale della rimozione della percezione del movimento. Per Berkeley il t. è misura della successione (o durata) delle idee nell'intelletto, mentre nell'empirismo di Hume il t., considerato non intuibile né pensabile, si forma dal modo con cui "le impressioni, tutte insieme, si affacciano allo spirito". Secondo la concezione realistica di G.W. Leibniz, il t. torna a essere identificabile solo con riferimento ai movimenti uniformi esistenti in natura, quali le rivoluzioni della Terra o degli astri. Diversa da quella leibniziana, sia pure inserita nello stesso filone realista, l'interpretazione che I. Newton diede del t. come ente metafisico esistente per sé. Applicandosi alla definizione del concetto di spazio assoluto, Newton concepì il t. assoluto (o durata) come una dimensione oggettiva che con lo spazio contiene gli oggetti naturali, mentre il t. relativo (il t. numero aristotelico) ne è "misura sensibile ed estesa mediante il movimento". La filosofia kantiana si staccò nettamente da queste concezioni, operando una vera rivoluzione nel concetto di t., definito ora come un'"intuizione pura a priori", la "forma del senso interno". Per I. Kant lo spazio e il t. non sono oggetti, ma la condizione necessaria per la conoscenza degli oggetti. Se nessuna sensazione può essere pensata al di fuori dello spazio e del t., ciò significa che queste due forme sono anteriori alla sensazione stessa. Il t. non è quindi né una dimensione assoluta, né un concetto ricavato dall'esperienza sensibile, quanto piuttosto una condizione fondamentale della possibilità della percezione, e quindi della conoscenza stessa. Inoltre, egli identificò l'ordine della successione temporale con l'ordine causale dei fenomeni, per il quale due stati successivi nella percezione stanno tra loro in un rapporto causa-effetto, per cui l'avvenimento successivo segue sempre e necessariamente il precedente. Ne consegue il principio dell'irreversibilità del t., accolto nel pensiero filosofico-scientifico contemporaneo fino a H. Reichenbach e A. Einstein. La teoria einsteiniana della relatività negò carattere di assolutezza all'ordine temporale, che si definisce in base al sistema di riferimento in cui è inserito. Radicalmente contrapposto alla spazializzazione del t. operata dalla scienza contemporanea fu invece il concetto di t. formulato da H.L. Bergson come dimensione principale della coscienza, come flusso ininterrotto di stati della coscienza che trapassano l'uno nell'altro, si mescolano e costituiscono un tutto unitario, per cui non ha senso la distinzione del prima e del poi e, quindi, il concetto d'irreversibilità. Nella concezione bergsoniana, questo t. della coscienza non è il t. della scienza, che riesce a cogliere solo dall'esterno i vari stati successivi della realtà, ma non il suo continuo ricrearsi e profondo mutare. Anche la Fenomenologia husserliana, pur su uno sfondo molto diverso, propose un'interpretazione del t. come corrente di esperienze vissute, mentre del tutto peculiare fu la concezione filosofica del t. elaborata da M. Heidegger, iniziatore dell'Esistenzialismo. Egli superò di fatto la metafisica di ascendenza platonico-aristotelica, considerando la condizione umana imprescindibile dalla sua temporalità, cioè dal suo esserci in termini di progettualità, espressione dei desideri e bisogni dell'essere umano.