Ling. - Lingua del gruppo dravidico, parlata da circa 60
milioni di individui abitanti il Deccan meridionale (da Madras a Capo Comorin),
la fascia di territorio compresa tra il mare orientale e il confine con il
Travancore e la regione settentrionale dello Srī Lanka. Alcune minoranze
linguistiche sono presenti in Vietnam, Malaysia, Singapore e Sudafrica.
Caratterizzata da un complesso sistema di scrittura, la lingua
t.
presenta differenze notevoli tra quella parlata e quella letteraria. Il termine
t. deriva dalla forma originale
dramila o
damila,
trasformatasi nel sanscrito
dravida, termine designante la famiglia
etnico-linguistica alla quale appartiene il
t. • Lett. - Tra le
letterature in lingua dravidica, quella in
t. si presenta come la
più completa e la più ricca. È possibile farla risalire a
un'epoca alquanto remota, sebbene gli esemplari dei testi più antichi
giunti fino a noi abbiano quasi certamente subito modifiche e revisioni nella
seconda metà del primo millennio. Tra i testi più antichi (secc.
III-I a.C.) si trovano antologie (
Pattuppāttu, contenente liriche e
panegirici;
Ettuttokai, nel quale si trovano componimenti amorosi,
elogiativi, religiosi e di argomento bellico), poemi romanzeschi
(
Cilappatikāram, opera del principe Ilamkō Ātikal) e una
grammatica, il
Tolkāppiyam, nella quale si trova anche una complessa
arte poetica. Dal IX sec. ai giorni nostri sono stati composti diversi testi in
lingua
t., dal
Kural, raccolta di distici curati da Tiruvalluvar
(IX sec.), al
Tirumurai (XI sec.), raccolta di inni sivaiti, al
Libro
dei quattromila inni, contenente componimenti poetici visnuiti, al
Tembavani, serie di racconti tratti dalla Bibbia scritti in lingua
t. da un italiano, C.G. Beschi (1680-1746), missionario in India. La
figura più rappresentativa della letteratura
t. contemporanea
resta il poeta Subrahmanya Bhārati.