Isola (1.042 kmq; 130.000 ab.) della Polinesia
Francese, la più vasta delle isole appartenenti all'arcipelago della
Società. Di origine vulcanica, è situata a 17° 40' di
latitudine Sud, e a 149° 26' di longitudine Est. Capoluogo: Papeete. La
popolazione, che alla fine del XIX sec. era formata quasi totalmente dagli
abitanti nativi del luogo, è oggi costituita da una maggioranza di
Polinesiani, per lo più meticci, da Francesi e altri Europei di diversa
provenienza e da una minoranza di Cinesi. La popolazione indigena, appartenente
all'area culturale polinesiana, parla un dialetto della famiglia linguistica
maleo-polinesiana. • Geogr. -
T. è formata da due grandi
vulcani spenti profondamente erosi, il Tahiti Nui e il Tahiti Iti, connessi
l'uno all'altro da una stretta lista di terra, l'istmo di Taravao. Il cono
vulcanico sud-orientale viene denominato penisola di Taiarapu; quello
nord-occidentale, di maggiore estensione rispetto al primo, presenta la cima
più alta dell'isola, il Monte Orohena, che raggiunge i 2.241 m di
altitudine. Brevi corsi d'acqua (Papenoo, Faatetai, Orofere, Vaitepiha),
discendendo dai rilievi vulcanici per immettersi in profonde valli, hanno
accumulato abbondanti materiali detritici e, grazie anche alla presenza delle
barriere coralline che, tranne a Nord-Est, circondano tutta l'isola, hanno
costituito una breve e stretta pianura litoranea. Il clima è di tipo
subequatoriale: le temperature sono assai elevate, oscillando in media tra i 24
°C in luglio e i 29 °C in febbraio, ma sono mitigate dagli alisei e
dall'abbondanza delle precipitazioni che, comprese tra i 1.800 mm nella parte
settentrionale dell'isola e i 2.500 in quella meridionale, favoriscono la
crescita e il rigoglio della vegetazione. Quest'ultima è assai variegata,
anche se per la maggior parte è costituita da piante di provenienza
europea, importate e acclimatate dopo la colonizzazione dell'isola. •
Econ. - L'agricoltura è praticata limitatamente alla stretta pianura
costiera: qui si coltivano canna da zucchero, palme da cocco, banani, ananas,
vaniglia e caffè. Assai fiorente è l'attività peschereccia
che, oltre a ricoprire parte del fabbisogno alimentare degli indigeni, fornisce
le ostriche perlifere, esportate insieme alla copra ricavata dalle palme da
cocco. La principale risorsa economica dell'isola è comunque il turismo.
• St. - La scoperta di
T. da parte del vecchio continente avvenne
nel 1767 ad opera del navigatore inglese S. Wallis che la battezzò
Isola di Re Giorgio III. Da allora
T. (che prima della scoperta di
Wallis veniva peraltro identificata con l'Isola Sagittaria, avvistata dal
portoghese P.F. de Quiros nel 1606), divenne una delle mete predilette dalle
esplorazioni europee: C.A. de Bougainville (1768) la ribattezzò
Nuova
Citera; J. Cook vi soggiornò nel corso delle sue esplorazioni
nell'emisfero australe (1769, 1773-74, 1777). All'epoca della sua scoperta,
T. era abitata da Polinesiani immigrati nell'isola probabilmente dal XV
sec.: essi erano già organizzati in una società gerarchica che
comprendeva nobili, piccoli proprietari plebei e servi o plebei senza
proprietà, e che era dominata da capi locali la cui autorità si
estendeva, in una certa misura, anche sui vicini arcipelaghi. I primi
colonizzatori di
T. furono un gruppo di missionari protestanti inglesi,
appartenenti alla London Missionary Society. Sbarcati sull'isola nel 1797, essi
si intromisero nei conflitti locali sostenendo la novella dinastia reale dei
Pomaré, che in breve tempo riuscì a estendere il proprio dominio
sull'intera isola, dando vita a uno Stato unitario tahitiano. Subito dopo, lo
scoppio di una rivolta antidinastica costrinse i pastori inglesi alla fuga.
Questi ultimi riacquistarono la loro influenza solo nel 1815, quando rimisero
sul trono re Pomaré II, riuscendo peraltro a farlo convertire al
Cristianesimo (1819). Incontrarono tuttavia forti opposizioni da parte degli
indigeni, tutt'altro che disposti ad accettare passivamente l'assolutismo
monarchico e l'intromissione degli Europei. Le tensioni crebbero ulteriormente
durante il Regno della regina Pomaré IV (1827-1877) la quale nel 1836
mise al bando un gruppo di missionari cattolici francesi: il gesto della
regnante causò l'intervento di una fregata francese che, al comando
dell'ammiraglio Dupetit-Thouars, costrinse l'isola a accettare il protettorato
della Francia che, sanzionato da un trattato di protezione del 1843, si
sostituì in questo modo all'influenza inglese. Nel periodo successivo,
l'assetto così raggiunto fu turbato da nuove controversie, esiti delle
quali fu la deposizione di Pomaré IV (1843). Nel 1847 la regina fu
comunque restaurata sul trono, e fu stipulato un nuovo trattato di protettorato.
Questa situazione giunse a una svolta decisiva solo nel 1880, quando l'ultimo re
di Tahiti, Pomaré V, abdicò al trono e concesse tutti i suoi
diritti alla Francia: l'isola e i territori da essa dipendenti furono annessi
agli Stabilimenti Francesi d'Oceania, dal 1957 divenuti Polinesia Francese. Il
22 settembre 1914, all'inizio della prima guerra mondiale, la squadra tedesca di
crociera dell'ammiraglio von Spee bombardò Papeete. Nel settembre 1940,
durante la seconda guerra mondiale,
T. diede la propria adesione alla
Francia Libera. Nel 1959, dopo la proclamazione della Polinesia Francese a
Territorio d'Oltremare, la sede del Governo polinesiano fu stabilita a Papeete.
• Arte - La produzione artistica tahitiana si distingue per le decorazioni
su tapa, i tatuaggi e le vesti dei capi. Queste ultime, in particolare, venivano
decorate con piume, considerate l'unica dimora della divinità e
utilizzate quindi anche per creare varie figure. Poco sviluppata era invece la
statuaria, di cui sono rimasti solo pochi esemplari: il più significativo
è rappresentato dalla statua del dio Teri Aotura, conservata al British
Museum di Londra. Diverso è il caso della scultura applicata che, come
dimostrano le eleganti figure stilizzate decorative di bastoni cerimoniali e
manici di ventagli e scacciamosche, raggiunse livelli di grande
perfezione.
Tahiti: veduta aerea della barriera corallina