L'atto o l'effetto dell'aumentare:
lo s. dei centri
commerciali. ║ In riferimento a bambini e ragazzi, crescita:
essere
nell'età dello s. ║ Con riferimento a fatti e fenomeni
naturali, insorgenza:
combattere lo s. di un'epidemia. ║ Di
operazioni astratte, svolgimento:
lo s. di una linea argomentativa.
• Biol. - L'insieme dei cambiamenti strutturali e funzionali che hanno
luogo in un organismo vegetale o animale, mediante i quali questo passa da uno
stato semplice o precoce a uno più complesso o avanzato. Negli organismi
superiori si distinguono uno
s. embrionale e uno
s. postnatale.
• Embriol. -
S. embrionale o
intrauterino: processo di
formazione e di accrescimento dell'embrione, che termina con la nascita di un
nuovo organismo. Durante questo processo gli organismi animali si sviluppano
seguendo modalità diverse, che portano alla nascita di un individuo con
caratteri morfologici e fisiologici simili a quelli dell'adulto (
s.
diretto) o del tutto diversi (
s. indiretto). Nel primo caso l'animale
può essere partorito dalla madre (viviparità), oppure sgusciare
dall'uovo (oviparità) e, a questo punto, trovarsi già in grado di
condurre una vita autonoma (prole precoce) oppure essere ancora completamente
indifeso e dipendente dai genitori (prole inetta). Nel secondo caso l'organismo
va incontro a un processo di metamorfosi, rappresentato da uno o più
stadi larvali, al termine del quale viene raggiunta la forma definitiva. Lo
s. embrionale (embriogenesi) dei metazoi ha inizio con la fecondazione
dell'uovo e la sua trasformazione nello zigote ed è caratterizzato da una
serie ordinata di eventi successivi così schematizzabili: segmentazione,
blastulazione e gastrulazione. È controllato geneticamente e risulta
strettamente correlato a fattori citoplasmatici che ne influenzano la
velocità e soprattutto il tipo. Anche la matrice extracellulare,
costituita prevalentemente da molecole proteiche e glicoproteiche (soprattutto
collagene e proteoglicani), sembra condizionare in maniera consistente il
comportamento delle cellule, soprattutto nelle prime fasi. Essa rappresenta
infatti una sorta di substrato sul quale le cellule possono muoversi e regola
l'adesione, la migrazione e la forma di queste ultime. Infine, nei processi di
associazione delle cellule sembrano entrare in gioco alcune proteine presenti
sulla loro membrana plasmatica. Queste proteine, note come molecole di adesione
cellulare, facilitano l'associazione delle cellule e la loro adesione alla
matrice extracellulare. È pertanto chiaro che, durante l'embriogenesi,
l'interazione combinata tra le molecole della matrice extracellulare e quelle di
adesione conduce, attraverso l'espressione temporalmente regolata di determinati
geni, alla corretta disposizione dei vari tipi cellulari nei diversi distretti
dell'embrione in modo da costituire tessuti e organi. ║ Dal punto di vista
formale, lo
s. embrionale può essere
normale o
anormale. Il primo segue rigorosamente l'andamento caratteristico della
specie di appartenenza mentre il secondo comporta l'insorgenza di alterazioni
congenite, morfologiche o funzionali, talvolta incompatibili con la vita. Queste
alterazioni spesso compaiono entro le prime cinque settimane di vita
dell'embrione, durante le quali cominciano ad abbozzarsi tutti gli organi.
• Fisiol. -
S. neuromotorio e psichico: iniziato nel periodo
fetale, si completa alla fine dell'infanzia e presuppone sia un processo di
maturazione del sistema nervoso, sia un progressivo
s. e affinamento
delle funzioni motorie. Al momento della nascita il neonato possiede quelle
capacità motorie che gli permettono di favorire il travaglio e il parto e
di sopravvivere nel nuovo ambiente. Successivamente acquisisce la funzione di
raddrizzamento, che interessa dapprima il capo (2°-3° mese), poi la
colonna vertebrale (5°-6° mese), e quindi le vertebre lombari
(7°-8° mese), diventando capace di stare seduto da solo, di allargare
le braccia per parare le cadute, di rotolare su se stesso. Inoltre comincia ad
afferrare gli oggetti con le mani e a portarli alla bocca per ispezionarli,
dimostrando una precisa coordinazione della traiettoria della mano. In seguito
il bambino impara a gattonare (8°-10° mese) e quindi a camminare
(11°-13° mese) e contemporaneamente sviluppa notevolmente il senso
dell'equilibrio. Nel primo anno di vita si assiste inoltre a un netto
miglioramento della coordinazione motoria e a un affinamento dei movimenti
volontari che, insieme, consentono al bambino di fare nuove esperienze,
acquisire informazioni e sviluppare le principali funzioni sensoriali. Anche la
capacità di apprendimento, già presente nelle prime settimane di
vita, si sviluppa ulteriormente nei mesi successivi. Al 7°-8° mese un
bambino è capace di distinguere se una persona è estranea o no e
verso i 12 mesi comincia a pronunciare le prime parole e ad apprendere l'uso
degli oggetti finalizzato al raggiungimento di uno scopo. Verso il 2° anno
di età è in grado di utilizzare un linguaggio con frasi di
più parole, che gli permette di farsi capire. Parallelamente impara a
controllare gli sfinteri, completando lo
s. neuromotorio. Al termine
della prima infanzia, infine, anche lo
s. psichico e quello cognitivo
risultano ben avviati. • Banca -
Ufficio di s.: ufficio preposto
all'espansione della banca sul territorio. • Econ. -
S. economico di un
Paese,
di un'area, ecc.: progresso determinato dalla crescita di
alcune variabili reali del sistema economico (produzione, consumi, investimenti,
ecc.). I tradizionali parametri di riferimento con i quali viene misurato lo
s. sono il reddito reale netto per abitante e il prodotto interno lordo
(PIL) per abitante; essi, tuttavia, sono stati col tempo soggetti a numerose
critiche, alla luce del fatto che essi non individuano, da un lato, il livello
di benessere effettivamente raggiunto, dall'altro la reale distribuzione del
reddito. A ciò si aggiunge il fatto che lo
s. economico è
un fenomeno complesso, che risulta diverso nei suoi modi di attuazione a seconda
dei tempi e dei luoghi; così, quello
s. con caratteristiche
fortemente intensive, tipico delle economie moderne, risale allo
s.
industriale della fine del XVIII sec. A quell'epoca, infatti, si
determinò una serie di eventi (forte espansione dell'attività
industriale,
s. delle risorse naturali, ricorso al lavoro qualificato,
innovazioni tecnologiche) che condussero il PIL dei Paesi dell'Europa
occidentale a crescere a un ritmo mediamente superiore all'1% annuo (contro lo
0,1-0,2% dei secoli precedenti). Conseguenza di tutto questo fu una profonda
modificazione della struttura economica di questi Paesi, con la crescita del
settore dei servizi, un maggior coinvolgimento dello Stato nei processi
produttivi e l'affermarsi di un'elevata variabilità nel tempo delle
grandezze economiche. ║
Modelli di s.: schemi teorici
attraverso i quali, alla luce di determinate ipotesi, si fanno delle previsioni
sul possibile
s. ║
Politica di s.: creazione delle
condizioni favorevoli allo
s. attraverso il ricorso a piani organici che
coordinino investimenti pubblici e privati. ║
S.
sostenibile: termine comparso negli anni Ottanta con il quale si indica
quello
s. in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente
senza con ciò compromettere la possibilità per le generazioni
future di soddisfare i propri; in questo senso, il concetto mette in luce
l'esigenza di rendere compatibile lo
s. delle attività economiche
e la salvaguardia dell'ambiente. Questa necessità si è venuta
affermando negli anni Settanta alla luce di due ordini di fattori: da un lato,
la percezione del fatto che le risorse naturali sono tutt'altro che esauribili;
dall'altro, la consapevolezza che una crescita illimitata, oltre a non
assicurare la piena occupazione né la riduzione delle sacche di
povertà e di emarginazione, ha degli effetti nefasti sul ciclo di vita
del Pianeta. In questa prospettiva, al di là della necessità di
sviluppare nuove tecnologie compatibili con l'ambiente (peraltro ancora troppo
costose e troppo poco sicure), diviene centrale l'esigenza di un superamento del
tradizionale schema concettuale dell'
homo oeconomicus, in base al quale
il comportamento egoistico del singolo dovrebbe essere vantaggioso per tutta
l'organizzazione sociale, e l'adozione di un punto di vista nuovo, in cui l'uomo
pone a se stesso dei limiti in nome di principi etici fondamentali. ║
Teoria dello s.: analisi economica delle condizioni in cui può
aversi lo
s. Gli autori classici (A. Smith, D. Ricardo, J.S. Mill)
ponevano le possibilità di
s. nelle mani dei capitalisti, in
quanto sono questi che, reinvestendo i propri profitti, consentono
l'accumulazione di capitale (mentre i percettori di salari e rendite consumano
interamente i propri redditi). Inevitabilmente, però, secondo questi
autori, con il procedere dell'accumulazione, le opportunità di realizzare
profitti si riducono progressivamente (
caduta tendenziale del saggio di
profitto) fino a generare una situazione di stazionarietà
dell'economia. K. Marx riprese l'impianto dei classici in relazione alla caduta
tendenziale del saggio di profitto, ma prefigurò un esito radicalmente
diverso per il sistema capitalistico: secondo Marx, infatti, la contraddizione
esistente tra rapporti di produzione e distribuzione dei redditi avrebbe
ineluttabilmente condotto al crollo del sistema. Dopo Marx, i temi dello
s. non furono per lungo tempo oggetto di indagine (con la sola eccezione
di J. Schumpeter) fino alla metà del XX sec. Al 1939 risalgono, infatti,
gli studi di R.F. Harrod sulle condizioni di investimento; in particolare,
Harrod elaborò un modello che tentava di spiegare quando le decisioni di
investimento degli imprenditori soddisfano l'equilibrio dinamico sul mercato dei
beni. Tale soddisfacimento, secondo Harrod, si ha allorché gli
investimenti desiderati coincidono con quelli giustificati. Nella realtà
dei fatti, tuttavia, l'indeterminatezza delle decisioni di investimento ostacola
il soddisfacimento delle condizioni di equilibrio dinamico, generando, dunque,
una sorta di instabilità di fondo del sistema. A partire dagli anni
Cinquanta, l'elaborazione di modelli di stampo neoclassico mise in discussione
la teoria di Harrod e la questione dello
s. tornò a essere
studiata come un problema di allocazione delle risorse. Così, R. Solow e
T. Swan elaborarono una funzione di produzione in grado di individuare
l'equilibrio dinamico tra risparmi e investimenti; rispettando tale equilibrio,
secondo questi autori, viene a sussistere tra capitale e lavoro una relazione in
grado di assicurare la piena occupazione tra i due fattori produttivi. Questo
modello fu, poi, esteso negli anni Sessanta da J. Meade e H. Uzawa a schemi in
cui la produzione di beni capitali viene tenuta separata dai beni di consumo. Un
modello alternativo a quelli neoclassici fu, invece, proposto da N. Kaldor alla
fine degli anni Cinquanta; in particolare, Kaldor argomentò contro l'idea
neoclassica secondo cui il progresso tecnico rappresenterebbe una variabile
esogena e, tuttavia, indispensabile per assicurare una crescita costante,
affermando che, essendo le spese per investimento anche l'occasione per
introdurre nuovi processi produttivi, non è più corretto
considerare come esogeno il progresso tecnico incorporato nei nuovi beni. Fu,
poi, K. Arrow a costruire un modello che comprendesse una funzione endogena del
progresso tecnico negli schemi neoclassici; in questo modello, gli aumenti di
produttività del lavoro sono funzione non solo del capitale accumulato,
ma anche dell'esperienza acquisita nello svolgimento di una data
attività. Questa impostazione venne, però, sviluppata in tutte le
sue conseguenze solo negli anni Ottanta da P. Romer e da R.E. Lucas, i quali
mostrarono come nello
s. economico giocano un ruolo fondamentale tutte le
conoscenze e competenze acquisite dai lavoratori nel corso della loro
formazione. ║
Ricerca e s.: traduzione della locuzione inglese
research and development con la quale si identifica quella branca della
ricerca scientifica impegnata nel favorire la realizzazione e l'applicazione
delle innovazioni tecnologiche. ║
Paesi in via di s.: espressione
con la quale vengono designati quei Paesi a basso reddito pro capite e a bassa
industrializzazione. In essi l'attività prevalente resta quella agricola,
condotta con metodi e tecniche generalmente arretrati; essendo, poi, il reddito
pro capite quasi interamente consumato, diventa impossibile formare un risparmio
a scopo di investimento, con la conseguenza che la produzione e il reddito
rimangono bassi (è questo, secondo la definizione di K.G. Myrdal, il
circolo vizioso della povertà). Sei sono le categorie in cui sono
solitamente divisi i sistemi economici: economie a basso reddito (buona parte
della Cina, India, Africa sub-sahariana); economie con reddito medio (i piccoli
Paesi latino-americani e caraibici, gli altri Paesi africani); economie a
reddito medio-alto (i maggiori Paesi latino-americani, Hong-Kong, Corea,
Israele, i Paesi più poveri dell'Est europeo); economie dei Paesi
esportatori di petrolio a reddito più elevato (Libia e Paesi OPEC della
penisola arabica; economie ex comuniste dell'Est europeo); economie
industrializzate. I Paesi in via di
s. sono compresi nelle prime quattro
categorie; già da questa considerazione appare evidente come la
definizione finisca per includere Paesi con elevate differenze nel grado di
s., venendo così a perdere molto del suo significato analitico. Lo
stesso studio delle economie dei Paesi in via di
s. ha risentito a volte
di approcci troppo generalizzanti; si pensi, al riguardo, all'adozione del
modello a tre stadi di W.W. Rostow, secondo il quale tutti i Paesi passano da un
lungo periodo di preparazione per il decollo al periodo di decollo vero e
proprio della durata di alcuni decenni, per arrivare a un periodo in cui la
crescita diviene stabile e quasi automatica: l'esperienza storica ha, infatti,
mostrato come l'ipotesi di Rostow non fosse applicabile ai Paesi in via di
s.. Allo stesso modo, si è rivelata imperfetta anche la teoria di
W.A. Lewis, secondo il quale il processo di industrializzazione di un Paese
arretrato ha come presupposto l'esistenza di una riserva di forza lavoro nelle
campagne che accetta di spostarsi per un basso salario in città; la
debolezza dell'ipotesi di Lewis è emersa quando sono stati documentati
casi in cui lo
s. si è arrestato senza che la riserva di
manodopera si fosse esaurita. Nel frattempo, però, le caratteristiche del
sottosviluppo avevano subito delle modificazioni decisive: verso la fine degli
anni Cinquanta, la decolonizzazione e la formazione di Governi nazionali,
associati a un massiccio intervento statale in economia e all'incremento degli
investimenti stranieri, scompaginarono il quadro e resero, perciò,
necessario un diverso approccio analitico al problema quale si può
cogliere, ad esempio, nei lavori di H.B. Chenery e, più avanti, in quelli
di S.S. Kuznets. Quest'ultimo, in particolare, ha identificato alcuni elementi
comuni dei Paesi industrializzati che non si hanno nei Paesi in via di
s.
e che sono riducibili essenzialmente all'elevata crescita della
produttività dei fattori e del prodotto pro capite e alla rapida
trasformazione della struttura economica e sociale, culturale e istituzionale.
Quali possano essere all'atto pratico i rimedi per questa situazione è,
però, tutt'altro che agevole da determinare. I Paesi in via di
s.
necessitano, infatti, di beni di investimento che possono pagare solo aumentando
le loro esportazioni; queste esportazioni riguardano essenzialmente i prodotti
agricoli, che sono, però, soggetti da un lato a un'estrema
variabilità nei prezzi, dall'altro alla pressione delle politiche
agricole protezioniste dei Paesi industrializzati. Accade così che i
Paesi in via di
s. finiscono per essere fortemente dipendenti dai Paesi
industrializzati; il ricorso al debito (politica questa perseguita da molti
Paesi dopo la fine della seconda guerra mondiale), è, a sua volta, misura
inefficace (giacché spesso non è in grado di generare quegli
investimenti necessari per lo
s.), quando non risulta addirittura
peggiore del male che vuol risolvere, dal momento che non di rado accentua la
dipendenza economica del Paese sottosviluppato. Le contraddizioni di queste
politiche di indebitamento esplosero in tutta la loro drammaticità negli
anni Ottanta, allorché si verificarono contemporaneamente un forte
apprezzamento del dollaro (che fece aumentare il valore reale del debito) e una
recessione a livello mondiale (che comportò la diminuzione del reddito
dei Paesi industrializzati e, quindi, la riduzione delle esportazioni da parte
dei Paesi in via di
s.). ║
Banche di s.: istituti di credito
a lungo termine impegnati nel finanziamento dello
s. economico di intere
aree. • Fotogr. - Operazione con la quale l'immagine latente contenuta in
un'emulsione sensibile è resa visibile. Lo
s. fotografico è
un processo chimico tramite il quale i granuli di alogenuro di argento vengono
ridotti ad argento metallico in soluzione (
s. chimico) e l'argento
metallico è, a sua volta, soggetto a precipitazione (
s.
fisico). Esso si svolge in camera oscura immergendo a temperatura
costante e per un periodo di tempo determinato il materiale in una vasca
contenente un'apposita soluzione, detta
bagno di s. Tale bagno può
essere:
normale, se non ha particolari requisiti;
finegranulante o
a grana fina, se opera in modo da limitare la grossezza dei granuli di
emulsione;
compensatore, se elimina o attenua i contrasti di tono
dell'immagine;
per climi tropicali, se sopporta le temperature elevate
dell'ambiente;
a inversione, se trasforma l'immagine di un'emulsione da
negativa in positiva;
cromogeno, se provoca la formazione dei colori. Due
sono i tipi fondamentali di
s.:
a tempo, che è quello
più utilizzato e che prevede l'immersione del materiale per un tempo
predeterminato;
controllato, in cui il materiale viene estratto quando si
ritiene che l'immagine abbia raggiunto la nitidezza adeguata. Effettuato lo
s., si procede, poi, al
fissaggio dell'immagine
(V. FISSAGGIO). • Mus. - Procedimento in
virtù del quale un tema o un soggetto musicale si svolgono in un discorso
basato sui motivi interni al tema o al soggetto stesso. • Mat. -
S. di
una superficie: l'operazione di distendere una superficie sopra un piano,
senza alterarne le proprietà metriche. Non sempre tale operazione
è possibile: le sole superfici che ammettono
s. vengono dette,
appunto,
sviluppabili. ║
S. in serie: con riferimento a una
funzione
f(
x), serie di funzioni della stessa variabile,
f0(
x)
+ f1(
x)
+
f2(
x)
+ f3(
x)
+ ...,
convergente in un dominio Ω, secondo una prefissata nozione di convergenza,
e avente come somma la funzione
f(
x). Assumono notevole rilievo
gli
s. in serie di Taylor, di MacLaurin e le serie trigonometriche, nei
quali, rispettivamente, le funzioni che costituiscono lo
s. sono potenze
del tipo (
x - x0)
k,
xk, o
funzioni trigonometriche sen
kx e cos
kx. Gli
s. in serie
vengono utilizzati per approssimare funzioni nell'intorno di un dato valore, per
il calcolo di limiti, per la derivazione o l'integrazione, ecc.