(dal latino
qualitas, der. di
qualis: quale). Proprietà che
caratterizza in qualche modo una persona, un animale, una cosa o una situazione,
determinandone la natura e distinguendola così dalle altre. ║
Riferito a persone, nelle espressioni
q. fisiche e
q.
intellettuali o
morali,
il termine è sinonimo di
pregio, dote. ║ Riferito a cose o situazioni, ha valore positivo (
un
vino di q.: di alto pregio). ║ Con significato affine a quello di
specie, tipo:
quel negoziante vende mele di due q. ║
Q. della
vita: espressione derivata dal francese
qualité de la vie, con
la quale si indica il livello di benessere, fisico e psicologico, dei cittadini.
║ Fig. -
Salto di q.: mutamento radicale che determina un
miglioramento sostanziale (
con l'ultimo romanzo ho compiuto un notevole salto
di q.). ║ Fig. -
In q. di: seguita dal sostantivo, locuzione
equivalente a come, quale; mediante essa viene specificato il ruolo o la
funzione che una persona ha modo di svolgere abitualmente o in una determinata
occasione (
in q. di pubblico ufficiale, non potevo fare altrimenti).
• Acust. -
Q. di un suono: il suo timbro, determinato dalla sua
maggiore o minore purezza.
• Fon. -
Q. di una vocale: il suo
timbro, in rapporto alla zona della cavità orale nella quale viene
articolato.
• Gramm. -
Complemento di q.: complemento
indiretto mediante il quale si determina la
q. di una persona, di un
animale o di una cosa. Può essere introdotto dalle preposizioni di, a,
con, da (
un uomo di sani principi). • Aer. -
Q. di
volo: l'insieme delle caratteristiche di un aeromobile, che determinano la
sicurezza del volo e la condotta del velivolo (manovrabilità,
maneggevolezza, ecc.). Un'adeguata
q. di volo è condizione
necessaria perché l'aeromobile ottenga il certificato di
navigabilità. • Elettrotecn. -
Fattore di q.:
grandezza numerica che indica la
q. di un circuito o di un suo componente
in relazione a determinati usi. • Filos. - La prima esplicita trattazione
del concetto di
q. risale ad Aristotele e al libro V della
Metafisica, ove il filosofo greco distingue due significati di
q.:
nella prima accezione, la
q. consiste nella differenza specifica, ovvero
nella caratteristica che distingue una sostanza all'interno di un genere (ad
esempio, l'essere bipede è la
q. dell'uomo in quanto animale,
l'essere quadrupede lo è del cavallo); nel secondo significato, la
q.
rientra tra le categorie e indica le caratteristiche accidentali in ragione
delle quali una sostanza è simile, diversa o contraria rispetto a
un'altra. In questo secondo senso, Aristotele specifica quattro tipi di
q. (disposizioni e abiti, capacità e incapacità, figura e
forma geometrica, caratteristiche che colpiscono i sensi). La riflessione
filosofica successiva accetterà per lungo tempo l'analisi aristotelica,
introducendo in essa, anche se solo con la tarda Scolastica, un'unica
variazione, ovvero la distinzione tra
q. sensibile o
manifesta
(caratteristica esterna che si può cogliere mediante i sensi) e
q.
occulta (potere interno alle cose che si può individuare solo tramite
i suoi effetti). La nascita del modello scientifico moderno, fisico-matematico
e, dunque, quantitativo, segnando la fine del metodo investigativo della
realtà di stampo qualitativo, comporta per conseguenza una
reinterpretazione del concetto di
q. Questa reinterpretazione conduce
alla distinzione, già accennata da Democrito nel V sec. a.C. e ripresa da
Galileo, tra
q. primarie (esistenti obiettivamente in natura e,
quindi, determinabili quantitativamente) e
q. secondarie
(esistenti solo nel soggetto, in quanto effetto delle
q. primarie sugli
organi di senso). Tale distinzione viene riformulata da J. Locke all'interno di
un nuovo quadro problematico, definito dalla necessità di risolvere la
questione gnoseologica del rapporto soggetto-oggetto:
secondo Locke, per
quanto le cose abbiano in se stesse una «essenza reale» preclusa alla
conoscenza umana, poiché l'unico mezzo di conoscenza, la
sensibilità, soggettivizza qualsiasi dato, è possibile distinguere
tra
q. oggettive o
primarie (estensione, solidità,
impermeabilità, ecc.) e
q. soggettive o
secondarie (colori,
suoni, sapori, ecc.). La soluzione lockiana viene respinta da G. Berkeley, il
quale sostiene che le
q. dei corpi sono tutte soggettive, ovvero funzione
del soggetto percepiente; in questo senso, anche il concetto di materia come
substrato delle
q. sensibili è, secondo Berkeley, assurdo e si
risolve integralmente nelle idee che il soggetto percepisce (
esse est
percipi). Con I. Kant e la riduzione delle
q. sensibili a
quantità (seppure di tipo particolare), si assiste all'appropriazione
filosofica del modello scientifico fisico-quantitativo. In questa posizione,
come in quella di Hegel, secondo il quale la
q. costituisce la categoria
più povera della
Scienza della Logica, ovvero la determinazione
semplice e immediata dell'Idea, si può leggere il destino a cui è
andato incontro il concetto di
q. nel pensiero occidentale moderno: da
questo punto di vista, le
q. non sarebbero altro che aspetti momentanei
sotto cui si manifestano le cose in un particolare momento del loro continuo
$ivenire. La necessità di un ritorno a considerazioni qualitative
è stata, tuttavia, avvertita nel XX sec. dalle correnti di pensiero (per
esempio, l'Esistenzialismo) che sostengono l'irripetibilità delle
situazioni che l'uomo si trova a vivere e, a livello metodologico, nell'ambito
delle cosiddette scienze umane (antropologia, sociologia, ecc.), per le quali
l'utilizzo di metodi statistici si è rivelato inadeguato per comprendere
e spiegare le specificità culturali. • Tecn. -
Coefficiente
di q.: grandezza numerica che serve a dare un riferimento qualitativo
sul comportamento nell'impiego di un prodotto industriale. Gli elementi che lo
determinano mutano a seconda dei prodotti considerati. • Comm. -
Q.
della merce: l'insieme delle proprietà intrinseche ed estrinseche
di una merce. ║
Merce di q. mercantile o
di q. mercantile e
buona: merce avente proprietà intrinseche ed estrinseche non
inferiori alla media e che, in base alla legislazione italiana, costituisce il
criterio a cui si deve attenere il venditore nel commercializzare i propri
prodotti. ║
Certificazione di q.: attestazione della
q. di
un prodotto (bene o servizio) attraverso un'approfondita analisi del prodotto
stesso o anche dell'intero ciclo di produzione, in modo da verificarne la
corrispondenza con determinati standard prefissati. La materia fu definita a
livello internazionale nel 1987 con l'approvazione delle norme ISO 9.000 (9.001,
9.002, 9.003, 9.004); frutto del lavoro congiunto di associazioni di produttori,
associazioni di consumatori e autorità competenti, queste norme furono
recepite dall'Unione Europea con la sigla di EN 29.000 e sono vigenti anche in
Italia sotto la denominazione di UNI 9.000. In particolare, per quel che
concerne il nostro Paese, le richieste di certificazione di
q. vanno
rivolte ad apposite società, accreditate a questo scopo da SINCERT
(SIstema Nazionale accreditamento organismi di CERTificazione) e SINAL (SIstema
Nazionale Accreditamento Laboratori). • Econ. az. -
Q. totale:
metodo di organizzazione del lavoro aziendale finalizzato a soddisfare
sempre meglio le esigenze del cliente e, dunque, alla produzione di beni o
servizi che rispondano a determinati criteri d'uso e di efficacia (più
che a particolari specifiche tecniche). Esso si basa sulla pianificazione degli
interventi sull'intero processo produttivo (anche nei suoi momenti
extraaziendali) o su sue singole fasi e sulla misurazione dell'impatto di questi
interventi. Le origini dell'organizzazione industriale fondata sulla
q.
possono essere ricondotte alle teorie elaborate all'inizio del Novecento da F.W.
Taylor. Egli attribuì al controllo un ruolo fondamentale nel ciclo
produttivo, in quanto, separando i prodotti buoni da quelli che non lo sono,
esso da un lato permetteva il funzionamento continuo della catena di montaggio,
dall'altro evitava che pezzi difettosi ricevessero ulteriori lavorazioni (con
spreco di tempo e di denaro). In queste teorie, delle quali fu data coerente
applicazione nelle fabbriche Ford, era già implicita una tendenza che di
lì a poco si sarebbe manifestata nella sua irreversibilità, ovvero
la separazione della funzione di controllo da quella di produzione; primo
esempio in questo senso fu la riorganizzazione aziendale operata nel 1920 da
G.D. Edwards alla Western Electric. Col passare degli anni, anche l'elaborazione
teorica sulla
q. si andò intensificando: W.A. Shewhart introdusse
l'utilizzo di metodi statistici, A.V. Feigenbaum per primo parlò di
controllo della
q. totale, T. Ohno ideò il metodo di produzione
just in time. Contemporaneamente, si vennero costituendo appositi
organismi con il compito di promuovere e diffondere i sistemi organizzativi
aziendali basati sulla
q.: pionieristico, in questo senso, fu il JUSE
(Japanese Union of Scientists and Engineers), fondato in Giappone nel 1946, ma
un ruolo molto importante finirono presto per avere anche l'EOQC (European
Organization for Quality Control), creato nel 1957, e l'ASQC (American Society
for Quality Control), istituito nel 1946, nonché i vari gruppi che
svolgevano attività di controllo della
q. in singole unità
operative (i cosiddetti
circoli della q.). Verso la metà degli
anni Settanta, il perseguimento della
q. totale iniziò a
costituire un irrinunciabile obiettivo per molte industrie manifatturiere
occidentali e la certificazione di
q. divenne un aspetto strategico della
politica aziendale. Conseguentemente, mentre la normativa riceveva continue
integrazioni, anche l'elaborazione teorica assunse maggiore sistematicità
attraverso l'introduzione di nuovi concetti quali, ad esempio,
cerchio della
q. (un modello concettuale che rappresenta quelle attività che, nella
loro interazione, influiscono sulla
q. di un prodotto o servizio nel
percorso che va dall'individuazione delle esigenze da soddisfare al controllo
del loro soddisfacimento);
sistema q. (insieme delle
responsabilità, delle procedure e delle risorse create per la gestione
aziendale della
q.). In questo modo, anche tramite distinzioni analitiche
sempre più raffinate, si giunse alla traduzione in pratica di più
sofisticate e funzionali procedure operative, in grado di meglio garantire la
q. totale. Tuttavia, studi più recenti, condotti soprattutto in
ambito francese, hanno cercato di evidenziare alcune difficoltà che
sarebbero implicite nell'applicazione del modello e che rischiano di
comprometterne i fondamenti teorici.