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Pèricle.

Uomo politico ateniese. Di nobili origini, fu l'artefice principale dello sviluppo e dell'espansione politica, militare e culturale di Atene, contribuendo a fare della città dell'Attica il vero centro del mondo greco classico. Le fonti riguardanti la vita di P. sono rintracciabili in larga parte nelle opere di Tucidide e di Plutarco, per quanto le annotazioni del primo, di circa quarant'anni più giovane dello stratega ateniese, tendano a tralasciare molti particolari biografici, mettendo invece l'accento sulle qualità intellettuali e militari dell'uomo politico ateniese. Molto più esaustivo appare il racconto plutarchiano che, per quanto stilato ben cinque secoli più tardi, risulta tuttavia dotato di un maggiore equilibrio e di una maggiore obiettività rispetto alla narrazione di Tucidide. Dopo la morte del padre Santippo, uno dei fondatori della fazione democratica e comandante della flotta ateniese vincitrice dei Persiani nella battaglia di Micale (479 a.C.), P., abbracciato l'ideale democratico, si mise in luce nel mondo ateniese soprattutto per le sue aperte dichiarazioni a favore di una politica estera più aggressiva. Tale orientamento venne via via accentuandosi, tanto che nel 463 a.C. P. tentò di attaccare pubblicamente ma senza successo Cimone, figlio di Milziade e capo della corrente conservatrice, colpevole di non aver colto una favorevole occasione per conquistare la Macedonia. L'occasione per liquidare Cimone si presentò due anni più tardi, in seguito alla rottura dell'antica alleanza di Atene con Sparta. In seguito all'opposizione all'attuazione del programma presentato da Efialte, capo dei democratici, Cimone venne bandito da Atene con l'ostracismo, decretato nel 461. La condanna, che pure costò la vita allo stesso Efialte, assassinato da sicari del partito avversario, spianò a P. la strada per la conquista della leadership della fazione democratica e, con essa, della vita politica ateniese. Rieletto annualmente dal Consiglio degli strateghi, P. rimase alla guida della città per oltre trent'anni (461-429 a.C.), dando un forte impulso all'affermazione delle libertà democratiche, adottando meccanismi atti a impedire il disgregamento dell'autorità statale. In politica estera, l'uomo politico ateniese si propose l'egemonia di Atene sulle altre città-Stato greche e il predominio ellenico, sia politico sia economico, nel Mediterraneo orientale. La volontà ateniese di conquistare il predominio sulle altre città greche si tradusse in uno scontro frontale con Sparta (prima guerra del Peloponneso, 457-446 a.C.), conclusosi, dopo una tregua di cinque anni, con la firma di un trattato di pace trentennale, che prevedeva la rinuncia di Atene alle sue alleanze e ai suoi possessi nel Peloponneso. Naturalmente l'affermazione della potenza ateniese e il suo consolidamento passavano anche e soprattutto attraverso un ulteriore indebolimento del vicino Impero persiano. Ciò convinse P. della necessità di un intervento in Egitto, per sostenere il ribelle Inaro contro la Persia. Tuttavia, la spedizione, compiuta negli anni 458-452 a.C., si risolse con una dura sconfitta; la successiva pace di Callia (448 a.C.) segnò di fatto la fine della politica di espansione greca in Oriente. Migliori risultati ottenne la politica espansionistica in Occidente che, reprimendo con la massima severità gli atti di ribellione dei diversi membri della lega marittima delio-attica e favorendo la creazione di colonie al di fuori del territorio metropolitano, assicurò di fatto la supremazia ateniese sulle città greche del Mediterraneo occidentale. Tuttavia, il malcontento che serpeggiava tra gli alleati non accennava a diminuire; anzi, il prelievo forzoso dei tributi con i quali P. aveva dato il via alla campagna di riordino urbano di Atene contribuì in maniera non indifferente al nascere di episodi di aperta rivolta, come a Samo nel 441 a.C. Tale politica venne a suscitare crescente riluttanza anche all'interno, dove tanto la fazione conservatrice quanto gli esponenti più estremisti fra i conservatori iniziarono a bersagliare P. da più parti. Uno dopo l'altro caddero nella rete delle più svariate accuse Damone di Oa, ex maestro dell'uomo politico, il filosofo Anassagora, accusato di aver diffuso dottrine contrarie alla religione di Stato, lo scultore Fidia, e perfino la sua convivente, Aspasia, una etera appartenente al circolo sofista. Lo scoppio della guerra peloponnesiaca, nel 431 a.C., le conseguenti distruzioni apportate in Attica dall'esercito spartano, l'aggravarsi della situazione economica in seguito al dilagare di una terribile pestilenza (430 a.C.), portarono alla destituzione dello stesso P., che venne messo sotto processo. Riabilitato e richiamato al potere l'anno seguente (429 a.C.), morì pochi mesi dopo, colpito dalla peste. Uno dei grandi meriti di Pericle fu senz'altro quello di dotare la sua città di stupende opere e di propiziare l'instaurarsi di un ricco clima culturale. Durante il periodo in cui rimase al potere egli diede un forte impulso ai lavori pubblici, utilizzando per lo più i tributi degli alleati, destinandoli alla fortificazione e all'abbellimento di Atene. Agli anni compresi tra il 450 e il 440 a.C. risale infatti la realizzazione dei grandi templi, tra cui il Partenone, la sistemazione dell'Acropoli e la creazione delle grandi mura per assicurare il collegamento con il porto (495 a.C. circa - 429 a.C.).