(o
psicoastenìa). Termine psichiatrico introdotto nel 1903 da P.
Janet con riferimento a un particolare quadro psicopatologico, riferito a un
abbassamento della tensione psicologica. Il termine, attualmente in disuso, fu
introdotto per indicare una varietà di psiconevrosi le cui
caratteristiche particolari sono: affaticamento e stanchezza mentale, che
comportano l'esaurirsi rapido dell'attenzione e la difficoltà ad
applicarsi a un'attività intellettuale; senso di incompletezza interiore
con insoddisfazione di sé, dubbi incessanti, spesso angosciosi e
irresolutezza nell'azione; tendenza eccessiva alla introspezione; manifestazioni
ossessive più o meno accentuate consistenti in scrupolosità,
perfezionismo. La
p. si accompagna spesso a disturbi funzionali,
neurovegetativi quali turbe digestive, cefalea, vertigini.