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Prùssia.

Regione storica della Germania di cui costituì, fino al 1945, la più vasta e popolata circoscrizione amministrativa. Suddivisa in 13 province (P. Orientale, Berlino, Brandeburgo, Pomerania, Bassa e Alta Slesia, Sassonia, Schleswig-Holstein, Hannover, Westfalia, Assia-Nassau, Renania, Hohenzollern), si estendeva longitudinalmente dal confine belga-lussemburghese a quello lituano e, in senso latitudinale, dal Mare del Nord al Meno. Smembrata alla fine della seconda guerra mondiale e privata così di qualsiasi fisionomia geopolitica, i suoi territori furono divisi tra le due Germanie, la Polonia e l'Unione Sovietica; a seguito della riunificazione tedesca e della polverizzazione dell'Unione Sovietica, le terre prussiane fanno oggi quasi interamente parte della Germania, con l'eccezione dei territori orientali, divisi tra la Polonia e la Russia. • Geogr. - Da un punto di vista fisico-morfologico, la P. è regione prevalentemente pianeggiante con coste basse e sabbiose, ricche di insenature e di isole; i fiumi (Reno, Elba, Oder, Vistola) sono in gran parte navigabili e alcuni di essi hanno estuari molto profondi che hanno favorito il sorgere dei maggiori porti marittimi tedeschi (Amburgo, Brema) e polacchi (Danzica, Stettino). • Econ. - Verso l'interno si trova una fascia di terre ricoperte da praterie, a Sud della quale si estende una landa interrotta da torbiere, poco abitata e poco coltivata; procedendo ancora verso Sud, in prossimità dei rilievi, il suolo è fertile e intensamente coltivato (patate, segale, avena, orzo, barbabietola da zucchero, frumento, tabacco, luppolo); nella zona orientale abbondano, invece, i boschi, soprattutto di conifere. Il sottosuolo prussiano è ricco di risorse minerarie, in special modo carbone (Renania, Westfalia), rame (Sassonia), zinco (Slesia), piombo (Alta Slesia), lignite (Sassonia, Assia-Nassau), sali (Sassonia). • St. - Il nome di P. indicava originariamente il territorio abitato da un popolo di origine baltica (Prussi) e comprendente le terre a Ovest della bassa Vistola (P. occidentale), nonché la zona racchiusa tra la Vistola e il Neman (P. orientale). La P. resistette alla penetrazione cristiana fino al XIII sec., quando i cavalieri dell'Ordine Teutonico la soggiogarono e promossero un'opera di evangelizzazione che significò nei fatti germanizzazione, con il conseguente sterminio o la riduzione in schiavitù della popolazione autoctona e la creazione di colonie tedesche. Alla fine del secolo, i soprusi e i privilegi dell'Ordine finirono, però, per suscitare la ribellione della nobiltà prussiana sopravvissuta, che si appoggiò alla Polonia, a cui l'Ordine aveva sottratto l'unico sbocco sul mare, cioè Danzica; il re polacco Ladislao Iagellone sconfisse a Tannenberg l'Ordine e gli impose il pagamento di una forte indennità (Pace di Thorn, 1411). Una seconda guerra scoppiò nel 1453 e condusse 13 anni dopo alla seconda Pace di Thorn (1466), che sancì la divisione della P. in due parti: quella occidentale (con Marienburg, Elbing, Thorn e, soprattutto, Danzica) passò alla Polonia, che ne ebbe il dominio per quasi tre secoli, mentre quella orientale, con capitale Königsberg (attuale Kaliningrad), rimase all'Ordine, soggetta, però, alla sovranità polacca. L'Ordine vide così notevolmente diminuita la propria importanza, fino a essere secolarizzato nel 1525 dal gran maestro Alberto di Hohenzollern; la P. orientale diventò, allora, un ducato laico ereditario, vassallo della Polonia, alla quale sarebbe dovuta tornare in caso di estinzione del ramo degli Hohenzollern. In realtà, alla morte di Alberto e in considerazione dell'infermità mentale del figlio Alberto Federico, essa dapprima passò al ramo brandeburghese degli Hohenzollern e, una volta estintosi anche questo, entrò a far parte dei possessi dell'elettore del Brandeburgo Giovanni Sigismondo (1618), imparentatosi con gli Hohenzollern. A Giovanni Sigismondo successe prima il figlio Giorgio Guglielmo (1619), sotto il cui dominio le terre prussiane subirono le devastazioni delle truppe imperiali, danesi e svedesi, e poi il nipote Federico Guglielmo (1640), che, al contrario, risollevò le sorti prussiane, occupando Pomerania orientale e vescovato di Kammin, territori che la Pace di Westfalia (1648) attribuì, poi, ufficialmente al ducato di P. Durante il suo lungo dominio (1640-88), Federico Guglielmo compì una serie di importanti riforme amministrative, creò un possente esercito e consolidò i possedimenti renani che già deteneva (vescovato di Minden, contea di Ravensberg, contea di Mark e ducato di Kleve); soprattutto, però, con lo scioglimento del vincolo di vassallaggio nei confronti del re di Polonia (Trattato di Oliva, 1660), realizzò quel passo indispensabile perché nel 1701 a Königsberg suo figlio Federico III, che gli era succeduto nel 1688, potesse essere incoronato re di P. col nome di Federico I. Per tutta la prima metà del XVIII sec., tuttavia, la P. svolse un ruolo molto marginale sullo scenario politico europeo: l'unico accrescimento territoriale di rilievo risale al 1720, quando con la Pace di Stoccolma il successore di Federico I, Federico Guglielmo I (1713-40), riuscì a ottenere la Pomerania occidentale (con Stettino). Le riforme dello Stato che Federico Guglielmo promosse durante il suo Regno sarebbero state, però, fondamentali per l'avvenire prussiano: esse, infatti, consegnarono a Federico II (1740-86) uno Stato perfettamente organizzato, sia dal punto di vista amministrativo sia militare. Le mire espansionistiche di Federico II poterono così trovare ben presto soddisfazione e, nel quadro della guerra di Successione austriaca, cui il giovane sovrano prussiano aveva dato l'avvio, la P. ottenne dall'Austria la Slesia (1745). Dopo un decennio di pace, nel corso del quale vennero potenziate le attività produttive e fiorirono le scienze e le arti, nel 1756, di fronte al progressivo avvicinamento di Austria, Russia e Francia in funzione antiprussiana, Federico II ruppe gli indugi, aggredendo la Sassonia, alleata di Vienna: ebbe così inizio la guerra dei Sette anni, durante la quale la P. si trovò ad affrontare una coalizione che comprendeva Austria, Polonia, Russia, Svezia, Francia, avendo per alleata la sola Inghilterra (che, peraltro, mandava aiuti finanziari più che soldati). Federico II vinse a Rossbach e a Leuthen (1757) e riuscì a respingere i Russi che avevano invaso la P. orientale, ma a Kunersdorf (1759) subì un grave rovescio, fino a dover abbandonare nel 1761 Berlino ai Russi. La mancanza di coesione nel fronte antiprussiano, tuttavia, salvò Federico II: la Pace di Hubertusburg (1763) pose fine alla guerra senza mutamenti territoriali di sorta. Di lì a poco la P. si sarebbe ingrandita ulteriormente: nel 1772, con la prima spartizione della Polonia, Federico II ottenne la P. occidentale (con l'eccezione di Danzica e Thorn), saldando così la P. orientale col resto del Regno; nel 1793 e nel 1795, con la seconda e la terza spartizione della Polonia, il suo successore Federico Guglielmo II (1786-97) si impadronì di Danzica, di Thorn, della Grande Polonia e della Masovia. Peraltro, ripetutamente sconfitto dai Francesi tra il 1793 e il 1795, con la Pace di Basilea (1795) Federico Guglielmo II finì per perdere i territori sulla sponda sinistra del Reno. La politica di neutralità mantenuta da Federico Guglielmo III (1797-1840) nei confronti della Francia permise alla P. di acquisire nuovi territori a seguito della secolarizzazione, operata da Napoleone, dei possessi ecclesiastici. Quando, però, Federico Guglielmo III entrò nella coalizione antifrancese e fu sconfitto a Jena (1806), la P. dovette sopportare la perdita della maggior parte dei territori polacchi e di quelli a Ovest dell'Elba, nonché l'imposizione di un'elevatissima indennità di guerra (Pace di Tilsit, 1807). La P. parve, allora, destinata a scomparire dal novero delle grandi potenze ma, grazie anche all'opera riformatrice del ministro K. von Stein (1757-1831) e complice la disastrosa campagna napoleonica di Russia (1812), nel 1813 fu nuovamente in grado di riprendere la lotta all'interno di una ricostituita coalizione antifrancese, contribuendo in non piccola misura alla sua vittoria. Il Congresso di Vienna (1815) ridisegnò la P. sostanzialmente sui confini prenapoleonici (con l'aggiunta di parte della Sassonia, della Renania e della Westfalia e la perdita, a favore della Polonia, della Masovia) e la inserì, insieme all'Austria e agli altri 37 Paesi di lingua tedesca, in una Confederazione germanica presieduta dall'Imperatore austriaco. Gli anni che seguirono furono caratterizzati dal tentativo prussiano di attrarre nella propria orbita gli altri Stati tedeschi, sostituendo in questo ruolo egemonico l'Austria: questo tentativo trovò una prima concretizzazione nel 1834 sul versante economico-commerciale, con la creazione dell'unione doganale (Zollverein). Sebbene alcune riforme avessero indebolito i privilegi della nobiltà e dei ceti possidenti, la P. rimase complessivamente un regime reazionario e conservatore, nel quale monarchia e aristocrazia terriera manovravano a loro piacimento le leve del potere politico ed economico; la stessa Costituzione, concessa per grazia sovrana nel 1848, risentì di questa situazione di fatto e finì per recepire assai poco delle istanze liberali. In quest'ottica, per nulla incline ad accettare una qualsiasi investitura dal basso dell'autorità regia, va letto anche il rifiuto che Federico Guglielmo IV oppose al Parlamento pangermanico, insediatosi a Francoforte l'anno precedente, quando questo nel 1849 venne a offrirgli la Corona ereditaria del nuovo Impero tedesco. Per quanto il Patto di Olmütz (1850) avesse sancito il fallimento prussiano di una ridefinizione della Confederazione germanica, in quegli anni dapprima si accentuò l'egemonia economica della P. sugli altri Stati tedeschi, successivamente, con l'incoronazione di Guglielmo I (1861) e con la nomina da parte di costui di Otto von Bismarck al cancellierato (1862), si risolse per vie militari (Sadowa, 1866) l'atavico dissidio con l'Austria per il predominio all'interno della Confederazione germanica. La Pace di Praga sancì la fine della Confederazione germanica, la nascita, con l'esclusione dell'Austria, di una Confederazione della Germania del Nord (presieduta da Guglielmo I) e l'annessione alla P. di Hannover, Nassau, Assia e della città libera di Francoforte. All'unificazione tedesca sotto la P. si opponeva ormai solo la Francia, che aveva imposto a Bismarck il rispetto della linea del Meno; fu così che il cancelliere prussiano si impegnò in un lavoro di provocazione continua nei confronti della Francia. Quando la guerra, infine, scoppiò, la P. ebbe facilmente ragione delle truppe francesi a Sedan (1870): a Versailles, il 18 gennaio 1871, dopo essersi annesso gli Stati della Confederazione ancora autonomi, Guglielmo I fu proclamato imperatore del Reich tedesco. Qualche mese dopo, la Pace di Francoforte avrebbe attribuito al Reich l'Alsazia e la Lorena. Da questo momento, la storia della P. coincise con quella della Germania.
Espansione dello stato prussiano