Termine introdotto da Hermann Diels il quale, nel 1903, intitolò
Frammenti dei presocratici la sua raccolta di frammenti e di
testimonianze sui pensatori greci anteriori a Socrate. In origine il termine ha
avuto un significato prettamente filologico-cronologico, indicando in generale
l'insieme dei pensatori greci vissuti prima di Socrate (VII-V sec. a.C.) e
più specificamente l'insieme degli scritti raccolti da Diels e
revisionati più tardi da W. Kranz. Nell'ambito della storiografia
filosofica, tuttavia, il termine è venuto ad assumere un significato
storiografico-concettuale: in questo contesto con
p. si indica non solo
l'insieme dei pensatori vissuti prima di Socrate, ma anche quelli a lui
contemporanei e posteriori, che tuttavia rimasero estranei alla rivoluzione
socratica, ovvero allo spostamento della riflessione filosofica dal campo
cosmologico a quello etico, con al centro l'uomo. Ciò che accomuna questi
pensatori è la ricerca, su base razionale, di un principio causale che
sia a fondamento del Tutto. Poiché essi intesero il Tutto come natura e
cosmo, essi vengono spesso indicati dalla storiografia anche come
naturalisti o
fisiologi. Il principio causale da essi ricercato,
che non è altro che ciò da cui derivano, per cui sussistono, e
verso cui tendono tutte le cose, viene di solito indicato con il termine (in
realtà posteriore) di
arché (principio, origine): esso si
configura come principio non solo in quanto spiega l'origine di tutte le cose,
ma anche perché rende intelligibile e riconduce a unità la
molteplicità del mondo fenomenico. I
p. concepirono la natura come
un tutto vivente: infatti la sostanza originaria non viene intesa in modo
statico, ma dinamico, dotata di forza, di energia vitale, di vita; concezione
che si suole indicare con il termine
ilozoismo. Nella loro ricerca l'uomo
si inserisce esclusivamente come parte del Tutto, senza riconoscimento di una
particolare specificità dell'esistenza umana. I
p. non
costituiscono un blocco compatto di pensatori, ma fra loro è possibile
distinguere diverse tendenze e scuole. Una prima importante distinzione in uso
nella storiografia filosofica è di carattere geografico: essi vengono
suddivisi in
ionici, attivi nelle colonie greche della Ionia, e
italici, vissuti in quelle della Magna Grecia. Agli ionici appartengono i
primi tre filosofi greci: Talete, Anassimandro, Anassimene e ionico è
considerato anche Eraclito, nato a Efeso. Senofane, benché nato in Ionia,
a Colofone, fu attivo soprattutto in Magna Grecia e può perciò
essere considerato intermedio fra i due ambiti geografici. Nel gruppo degli
italici vanno ascritti i pitagorici e gli eleati Parmenide e Zenone. Alla
suddivisione geografica corrisponde una differenza di impostazione concettuale:
gli ionici furono infatti più marcatamente fisici, in quanto
individuarono l'
arché nell'acqua (Talete),
nell'
àpeiron - infinito o illimitato- (Anassimandro), nell'aria
(Anassimene), nel fuoco (Eraclito). Più astratti paiono invece i
pensatori italici che individuarono nei numeri (pitagorici) il principio di
tutte le cose, o spostarono il discorso dal piano cosmologico a quello
ontologico (eleati). Altra distinzione storiografica canonica è quella
che si basa sul contenuto del pensiero dei
p., a seconda che essi
ammettano un solo principio o diversi principi. I primi sono detti
monisti, i secondi
pluralisti. Nel gruppo dei monisti vengono
inclusi i milesi, Eraclito, e gli eleati, mentre fra i pluralisti si annoverano
i pitagorici, Anassagora, Empedocle e gli atomisti. La storiografia filosofica
ha anche introdotto la categoria di
pluralisti eclettici per indicare
quei pensatori, attivi in Atene e contemporanei di Socrate, i quali cercarono di
riproporre soluzioni vicine al primo monismo ionico, integrandole con le
problematiche messe in luce dai pluralisti (in particolar modo da Anassagora) e
di cui l'esponente di spicco fu Diogene di Apollonia. Dal punto di vista
storico-concettuale le tappe fondamentali del pensiero presocratico possono
essere così sintetizzate: 1) con i milesi vengono posti in maniera chiara
i problemi fondamentali del pensiero occidentale: ricerca razionale di un
principio che sia a fondamento del molteplice fenomenico. Con Eraclito tale
principio viene precisandosi non solo dal punto di vista materiale (fuoco), ma
anche come ordine razionale che governa tutte le cose secondo un ritmo preciso.
In questa visione sintetica, la natura si contrapponeva tuttavia a se stessa:
essa era essere e divenire, unità e molteplicità, sostanza e
legge, sensibilità e ragione. 2) Con Parmenide e gli eleati si afferma il
principio che le cose non sono come ci vengono presentate dall'esperienza
sensibile, ma come la ragione le pensa. La posizione eleatica era così
radicale da arrivare a negare il reale e sollevare una serie di aporie. 3) I
pluralisti tentano di conciliare la frattura apertasi fra esperienza e ragione a
partire da Parmenide. Per far questo introducono una molteplicità di
principi (i quattro elementi, governati dalle forze dell'amicizia e della
discordia di Empedocle, le omeomerie e il
Nous di Anassagora, gli atomi e
il loro movimento di Democrito). 4) Un posto a parte in questo percorso spetta
ai pitagorici, sostenitori di un pluralismo di tipo preparmenideo.