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Presbiterianésimo.

Sistema di organizzazione ecclesiale di alcune chiese riformate e protestanti, intermedio tra quello episcopale (V. EPISCOPALISMO), proprio dell'Anglicanesimo e di alcune chiese luterane, e quello congregazionalista (V. CONGREGAZIONALISMO), diffuso soprattutto negli Stati Uniti, che non distingue tra funzioni del laicato e dei ministri. Il P., direttamente connesso alla riforma calvinista, si fonda sul principio del "sacerdozio universale" dei fedeli, che nega legittimità alla gerarchia ecclesiastica in quanto non più depositaria di un mandato esclusivo all'interno della comunità cristiana. Il presbiterio costituisce l'autorità locale della Chiesa, ed è costituito da uno o più pastori (ministri preposti alla predicazione) e da un certo numero di laici, tutti eletti da e fra i membri praticanti della comunità, che si esprime in piccoli concistori; i presbiterî di una medesima regione sono poi rappresentati da alcuni delegati in un sinodo generale, che dirige la vita della Chiesa. Questo sistema, che mira a tutelare il principio di libertà delle singole comunità e la vocazione sacerdotale di ogni fedele, si propone anche di rispondere alle necessità di organizzazione, coordinamento e comunione tra le comunità stesse a livello confessionale. Esso è attualmente in vigore (pur se con piccole varianti) nelle Chiese presbiteriane dei Paesi anglosassoni, in quelle riformate di Olanda, Francia e Svizzera e nella comunità valdese in Italia. ║ L'elaborazione del modello presbiteriano, portato a compimento sia da Calvino in Ginevra, sia contemporaneamente da altri riformatori in Olanda, Svizzera e anche tra gli ugonotti francesi, si ispirava alla vita delle prime comunità cristiane così come è descritta dalle pagine degli Atti degli Apostoli e dell'epistolario paolino. Ben lo dimostra il ruolo importante che assunsero nella nuova struttura ecclesiale i presbýteroi: gli anziani, donde deriva il termine stesso di p. Da un punto di vista teologico, il P. coincide in gran parte con il Calvinismo (V.): unica fonte normativa per il fedele è la Sacra Scrittura e le comunità riconoscono come norma normata la Confessione di Westminster del 1647. Il culto, che si svolge in luoghi austeri e spogli, mantiene ancora oggi le semplificazioni volute da Calvino (V. CALVINO, GIOVANNI) nelle sue Ordonnances ecclésiastiques e si incentra sulla lettura della Bibbia e sul sermone, cui si affiancano momenti di preghiera spontanea, canti di salmi e di inni, mentre la celebrazione della Cena avviene solo in alcune occasioni durante l'anno, tra cui la Pasqua. Caratteristica del P. è inoltre la rigida osservanza del riposo domenicale. Dal punto di vista dottrinale il P. comprende realtà ecclesiali improntate a un Calvinismo di stretta osservanza, fino a realtà ispirate a un Protestantesimo (V.) liberale. ║ Il P. si diffuse e affermò in Europa durante la seconda generazione della Riforma. In Scozia si impose addirittura come Chiesa di Stato, ma ebbe un buon radicamento anche in Francia (ugonotti), nei Paesi Bassi (gueux) e in Ungheria. La colonizzazione inglese fu veicolo per la sua esportazione nell'America del Nord, in India e, mediante un'assidua attività missionaria, anche in Africa (V. anche PRESBITERIANO). Nel 1875, coerentemente alla diffusa tendenza al collegamento e alla collaborazione tra le Chiese riformate, le diverse realtà del P. si unirono nella World Alliance of Reformed and Presbyterian Churches, che nel 1970 si fuse con l'associazione omologa delle comunità congregazioniste a formare la World Alliance of Reformed Churches.